23 settembre, 2006

Clandestino e «invisibile» Ucciso dal lavoro nero

«Perché l'imprenditore non ha detto subito che mancavano all'appello degli operai? Perché si è dovuto aspettare la denuncia della moglie dell'operaio? E perché dopo la denuncia prima che scattassero i soccorsi sono passate 24 ore?». Italo Tripi, segretario generale della Cgil siciliana, ed Enzo Campo, segretario del sindacato edili, non ci stanno a parlare di incidente nel caso dell´operaio morto in ospedale dopo essere stato estratto vivo dalle macerie della palazzina crollata mercoledì a Torre di Gaffe a Licata. E puntano il dito contro il «comportamento colpevole di chi ha pensato a se stesso anziché alla vita degli operai, e questo solo perché clandestini quindi "invisibili"». La storia di Spiridon Mircea, romeno di 32 anni, sposato con 3 figli, senza permesso di soggiorno e quindi lavoratore al nero nell´edilizia, sembrava infatti una storia a lieto fine e invece si è rivelata l´ennesima tragedia sul lavoro. Lavoro nero e di "invisibili", appunto. Dopo una durissima giornata culminata con il salvataggio da sotto le macerie della palazzina crollata a, è morto in ospedale. Sotto i resti di quell´edifico di 5 piani e 17 appartamenti l´uomo era rimasto per ben due giorni. Le ricerche non erano però scattate subito. La palazzina infatti era disabitata e, inizialmente, il titolare dell´impresa edile che stava ristrutturando l´edificio aveva dichiarato che nessuno stava lavorando quel giorno.

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