31 agosto, 2011

EVASIONE FISCALE ITALIA SUL PODIO DIETRO GRAN BRETAGNA IN TERMINI ASSOLUTI

Pensioni: Cgil, governo stanato

Il Governo è stato costretto a fare marcia indietro sul riscatto degli anni di laurea e di militare e speriamo che questa decisione duri almeno fino a domani. Questo però vuol dire che la mobilitazione e l'attenzione dell'opinione pubblica possono incidere, condizionare e cambiare una manovra che si fa ogni giorno più iniqua, inefficace e ora anche oltremodo confusa”. Ne è convinta Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil che commenta la decisione di cancellare dalla manovra la norma sulle pensioni.

“Ci auguriamo però – precisa la sindacalista – che non sia già in corso la ricerca di ulteriori forme di persecuzione verso i lavoratori, i giovani e i pensionati e che si prenda atto che è ora di smetterla con manovre che cercano di fare cassa con le pensioni. Per questo si fanno sempre più forti le ragioni dello sciopero generale del 6 settembre contro misure e modalità di governo che stanno affondando l'Italia”.

30 agosto, 2011

ALESSANDRO GENOVESI CONSIDERAZIONI SULLE CONSEGUENZE DELLA NORMA SULLE PENSIONI ED EFFETTI SUI LAVORATORI IN MOBILITA' DEL COMPARTO TLC

Rassegna.it-manovra a Rischio Povert 7mila Lavoratori Tlc

NUMERO DELLE PENSIONI TOTALI EROGATE IN ITALIA NELL'ULTIMO DECENNIO E RATEO MEDIO DAL SITO DELL'INPS



inps-pensioni

pensione al netto del corso di laurea e servizio militare

Per le pensioni resterà in vigore l'attuale regime previdenziale, ma il calcolo dell'anzianità si baserà solo sugli anni di lavoro effettivi, i periodi di laurea o di servizio militare rimarranno fuori dal calcolo degli anni di lavoro necessari a raggiungere l'anzianità contributiva, ma rimangono comunque utili ai fini del calcolo della pensione.

Dal 2012, dunque, serviranno 40 anni di lavoro effettivo, al netto del riscatto della laurea e del servizio militare. Per chi ha riscattato la laurea, le annualità riscattate continueranno ad essere utili ai fini del calcolo della pensione.

Per esempio, se un lavoratore ha riscattato la laurea può lasciare il lavoro solo dopo 40 anni di attività, ma il calcolo della pensione in questo caso avviene su tutti i contributi versati. Nel caso, dunque, del riscatto di un normale corso di laurea, il calcolo della pensione avviene su 44 anni (45 se è stato fatto il servizio di leva).

Il problema nasce per chi va ancora in pensione con il sistema retributivo, cioè per tutti coloro che nel 1995 avevano più di 18 anni di contributi, perché in questo sistema la pensione è calcolata al massimo su 40 anni di versamenti.

Un altro problema nasce per quei lavoratori che attualmente sono in mobilita' lunga con accesso ai vecchi requisiti pensionistici ( gia modificati dall'allungamento delle finestre di un anno), questi non essendo in pensione e venendo meno con il decreto gli anni del servizio militare e/o del corso di laurea come verranno trattati?

PENSIONI PAGANO SEMPRE I SOLITI NOTI

Rassegna.it-camusso Dopo Il Golpe Sulle Pensioni Sciopero Sacrosanto

29 agosto, 2011

Pensioni, esclusi dal conteggio università e servizio militare

Sulle pensioni, il calcolo verrà effettuato solo in base agli "effettivi anni di lavoro" e non dovrebbe più tener conto degli anni di servizio militare prestati e degli anni universitari. "Verranno scorporati", mantenendo immutato l'attuale regime previdenziale. Gli anni in questione, però, verranno computati per il calcolo della pensione (stando alle prime stime solo con lo stop per l'anno di militare si punta a ricavare circa 1-1,5 miliardi di euro). Quanto al contributo di solidarietà - che rimarrà soltanto per i parlamentari - sarà sostituito con "nuove misure fiscali finalizzate a eliminare l'abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive" (intervento che ricalca in parte la proposta sulla tassa antievasione targata Calderoli)

COME AL SOLITO PAGA SOLO CHI LAVORA, I "SIGNORI" RITOCCANO LE PENSIONI, E NON TOCCANO LA LORO CASTA ASPETTIAMO CON TREPIDAZIONE LE DICHIARAZIONI DI STANLIO ED ONLIO (I SEGRETARI DEI SINDACATI GIALLI)


Cgil: "Con le pensioni si colpisce chi lavora". Il sindacato guidato da Susanna Camusso, che ha già proclamato uno sciopero generale contro la manovra, non gradisce neppure le proposte di modifica: "No a interventi sulle pensioni con i quali la manovra peserà ancora di più sui lavoratori", è il primo commento. "E no a un aumento dell'Iva, anche se successivamente con la delega fiscale, perchè si illude chi pensa che la riforma del fisco lo compenserà con tagli alle tasse di lavoratori e pensionati. Per la Cgil, inoltre, "ad una prima lettura" delle notizie emerse dal vertice della maggioranza, l'unica cosa che si capisce è che per tagliare la sovrattassa sui redditi superiori a 150 mila euro si costringono tante persone, che magari fanno anche lavori faticosi, a lavorare almeno un anno in più".

Che ne è stato di aumentare i canoni annuali dei beni demaniali (1,50 Euro a mq)?

Che ne è stato dell’abolizione delle province e della riduzione del numero dei parlamentari? Con la doppia votazione e la maggioranza qualificata non si farà un bel niente e la presa per i fondelli è garantita.

Che ne è stato del contributo di solidarietà oltre gli stipendi annui di 90.000 Euro? E’ questo lo stipendio del ceto medio? Quanti anni ci vogliono per un normale lavoratore?

Che ne è stato dell’abolizione dei doppi incarichi e doppi/tripli/quadrupli stipendi?

Che ne è stato delle liberalizzazioni vere?

Che ne è stato della abolizioni degli enti inutili?

Che ne è stato della eliminazione dei privilegi a tutti gli ex parlamentari?

Che ne è stato del tetto massimo delle pensioni?

Che ne è stato dell’abolizione dei passapgio di grado/livello al momento del pensionamento?

Che ne è stato del divieto di attività politica remunerata per due sole leglislature? Se uno vuole continuare a fare politica, lo farebbe a titolo gratuito.

Che ne è stato della reintroduzione del reato di falso in bilancio?

Che ne è stato delle pie intenzioni di scovare gli evasori e fargli un bel mazzo?

Che ne è stato del limite di tracciabilità a 500 Euro?

Che ne è stato della abolizione del finanziamento ai giornali, inclusi quelli di partito?

Che ne è stato dell’adeguamento canone delle frequenze radio-TV?

Che ne è stato dell’abolizione delle esenzioni ecclesiastiche su beni non destinato a culto (hotel, alberghi, cliniche, farmacie, scuole, università)?

"La CGIL è un’organizzazione con milioni di iscritti e risponde solo a loro"

CGIL - Confederazione Generale Italiana Del Lavoro

26 agosto, 2011

Scalfari sulla repubblica del 28 Agosto 2011

Post scriptum. Nel Partito democratico alcuni dirigenti (ma non il segretario Bersani) vedono con sfavore lo sciopero generale proclamato dalla Cgil contro il decreto-manovra in discussione in Parlamento. Non è il momento, dicono, esortando la Cgil a ripensarci. È incomprensibile la ragione di tali critiche. La Cgil è un sindacato. Come tale non gli spetta, né ha l'intenzione, di proporre una contro-manovra. Nel decreto sono tuttavia presenti alcuni articoli, proposti dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che mettono in discussione diritti dei lavoratori considerati irrinunciabili dalla Cgil. Lo sciopero è il solo strumento del quale un sindacato dispone e legittimamente ha deciso di usarlo. Proporre una contro-manovra è compito dei partiti d'opposizione, scioperare in difesa di diritti lesi è compito del sindacato e delle sue autonome deliberazioni. E questo è tutto.




CLICCA QUA PER FIRMARE LA petizione per salvare feste civili





25 agosto, 2011

volantino confederale

24 agosto, 2011

Riprendiamoci Il Nostro Futuro

21 agosto, 2011

Tv, sei frequenze digitali in regalo così lo Stato rinuncia a 3 miliardi

MENTRE GLI ITALIANI PAGANO INTERAMENTE LA CRISI (CHE NON C'ERA) A LIVELLO ECONOMICO E DI DIRITTI, IL MINISTRO ROMANI(PARADISO) CONTINUA SPUDORATAMENTE A FARE GLI INTERESSI DEL SUO DATORE DI LAVORO.
"

La procedura scelta prevede la concessione a chi ne ha i requisiti, in corsa Rai e Mediaset. Pd all'attacco: "Il governo deve metterle all'asta". Vita: "Lottiamo dal 2009 per evitare un simile scempio, c'è il precedente della gara per l'Umts"
di ALDO FONTANAROSA

ROMA - E se una volta tanto a pagare fossero le televisioni? Ora che la manovra di Tremonti chiede sacrifici ai pensionati, agli insegnanti e alle piccole imprese, viene alle mente chiara una strada alternativa che il governo può percorrere se solo vuole: mettere all'asta le frequenze che ha in mano e incassare tanti milioni dalle emittenti che se le aggiudicheranno. Al momento, le frequenze stanno per essere regalate alle tv senza il minimo corrispettivo in cambio.

Nell'Italia dell'etere selvaggio, il Garante per le Comunicazioni è riuscito in un piccolo miracolo. Ha scovato 6 nuove frequenze nazionali che possono ospitare ripetitori e portare programmi tv agli italiani. Cinque frequenze sono buone per il digitale terrestre mentre la sesta frequenza può veicolare la televisione in mobilità (il Dvbh) che si vede - metti - su un cellulare o su un tablet.

"Di questi tempi, con questi chiari di luna, il governo ha un preciso obbligo morale - spiega il senatore Vincenzo Vita dei Ds - vendere all'asta queste frequenze e incassare il più possibile. In questo modo, potrà ridurre i sacrifici che oggi vuole imporre alla parte debole del Paese con i suoi prelievi dissennati. Io, il senatore Luigi Zanda, mi auguro anche l'Idv e l'Udc proporremo tre cose in un emendamento alla manovra di Tremonti: asta delle frequenze, asta delle frequenze e asta delle frequenze, prima che sia troppo tardi".

Questa battaglia, spalleggiata anche da Giuseppe Giulietti, è iniziata nel 2009 quando lo stesso Garante per le Comunicazioni - organo che vede il centrodestra in maggioranza - diede il via libera al "concorso di bellezza" (beauty contest). In altre parole, il Garante ritenne legittimo e possibile che le frequenze venissero regalate agli editori - nuovi o vecchi, come Rai e Mediaset - forti di alcuni requisiti, di alcune qualità imprenditoriali. Poi sono arrivati il bando e il disciplinare di gara. Ed ora, il 6 settembre prossimo, partirà la preselezione delle emittenti candidate ad ottenere le frequenze.

Il treno è lanciato in corsa, a meno che l'emendamento delle opposizioni non trovi la maggioranza dei voti in Parlamento. In questo caso, il governo dovrà riportare l'intera pratica alla casella di partenza, rinunciare a regalare frequenze e organizzare, appunto, un'asta.

Un precedente, d'altra parte, c'è stato ed è ben noto a tutti. A Natale del 1999, il Garante per le Comunicazioni spiegò come assegnare agli operatori della telefonia un certo tipo di frequenze: quelle che avrebbero permesso il lancio dei servizi di tipo Umts. In quella occasione, il Garante si spese per la "licitazione provata". Suggerì, in altre parole, che le frequenze venissero date agli operatori attraverso una gara ad inviti. A marzo del 2000, il ministero per le Comunicazioni stimò in 3000 miliardi (di lire) i soldi che sarebbero arrivati in cassa alla fine della gara. Un mese dopo, il presidente del Consiglio Giuliano Amato lasciò i deputati a bocca aperta. In un suo intervento alla Camera, annunciò il dietrofront. Le regole andavano cambiate, spiegò, e le frequenze assegnate attraverso un'asta con rilanci.

A gennaio del 2001, la Befana portò in regalo al governo Amato la bellezza di 26.750 miliardi di lire, effetto proprio dell'asta competitiva.

Dice ancora Vincenzo Vita: "Le nostre stime dicono che oggi il governo Berlusconi può avvicinare quel successo. Organizzare un'asta con rilanci per le frequenze stavolta televisive porterà in cassa dai 3 ai 4 miliardi di euro". Tanta roba. E sempre meglio di un regalo.

LA REPUBBLICA ONLINE

13 agosto, 2011

MANOVRA POSIZIONE DELLA CGIL

CGIL - Confederazione Generale Italiana Del Lavoro

11 agosto, 2011

PROPOSTE DELLA CGIL CONTRO LA CRISI

Controproposta CGIL Su Crisi Econ 100811

10 agosto, 2011

INCONTRO PARTI SOCIALI - governo DEL 10 AGOSTO

Rassegna.it-tremonti Ristrutturare Subito La Manovra

09 agosto, 2011

“Se” la guerra totale all’evasione è solo uno spot


Il governo dei condoni ora si affida al buon cuore degli evasori. Ma i redditi e gli utili non dichiarati al fisco arrivano a 275 miliardi di euro

Da oggi sui vostri schermi va in onda la lotta all’evasione: due spot che passeranno sulle reti Rai per un paio di mesi e faranno pure mostra di sé nelle stazioni e negli aeroporti di Roma e Milano. A commissionarli alla Saatchi and Saatchi è stata l’Agenzia delle entrate con l’idea – si presume – di creare a mezzo stampa quella censura sociale che gran parte del popolo italiano si rifiuta di comminare a chi si auto-diminuisce le tasse. Il primo spot è un’animazione intitolata “Se” e dovrebbe ricordare ai cittadini, semmai non lo sapessero, che con le tasse si pagano i servizi pubblici. Il secondo dovrebbe essere invece un pregnante ritratto antropologico dei “parassiti che vivono alle spalle della società, succhiando risorse alla collettività”. Insomma, una sorta di chiamata alle armi della cittadinanza dopo quella, con scarsissimi esiti, con cui Giulio Tremonti invitò alla pugna i Comuni (trovate gli evasori e vi lascio un po’ di soldi). Meglio di niente, si dirà, eppure non proprio quella guerra totale all’evasione fiscale che sarebbe “la vera patrimoniale”, come ha detto Vladimiro Giacché, dirigente della Sator di Matteo Arpe oltre che editorialista del Fatto Quotidiano: “A causa di questa illegalità, ciascun contribuente in regola paga 3.000 euro all’anno di più; in concreto, negli ultimi 30 anni il lavoro dipendente ha pagato maggiori tasse per 870 miliardi”.

I redditi e guadagni non dichiarati al fisco – dati Istat di quest’anno – che oscilla tra i 255 e i 275 miliardi all’anno, il 16,3 e il 17,5 per cento in percentuale sul Pil: il mancato gettito è dunque quantificabile in 120 miliardi, otto punti di Pil, un’enormità. Come spiega il capogruppo dell’Idv alla Camera, Massimo Dona-di: “Questa era ed è la vera priorità nazionale: potremmo dire che la guerra all’evasione è la tassa sulla furbizia. Voglio dire, però, che il prossimo governo dovrà recuperare quel gettito anche per dare un po’ di sollievo a famiglie e imprese tartassate in questi anni come non mai”.

Quello attuale di governo, invece, non pare intenzionato a procedere in maniera militare, anche per una ragione pratica in realtà: adesso i mercati vogliono vedere tagli di spesa e il recupero di gettito, essendo una previsione (spesso, nel caso italiano, sbagliata), non può essere messo a bilancio. Certo, lavorando oggi sui furbetti si potrebbe attenuare la portata dei tagli domani, magari nel 2013, quando la macelleria sociale sarà a pieno regime, ma non pare aria. Ad oggi la strategia del Cavaliere e del suo scudiero del Tesoro è quella di interpretare solo tecnicamente la lotta all’evasione, delegandola cioè all’Agenzia delle Entrate, salvo rivendicarne ogni tanto i (dubbi) successi. È accaduto anche ieri, quando la struttura diretta da Attilio Befera ha fatto sapere che riuscirà a riportare all’erario oltre 11 miliardi (vale a dire, un miliardo in più di quanto fatto nel 2010 e addirittura 2 rispetto al 2009). Ottimo risultato che però nasconde un possibile, spiacevole rovescio: visto che il numero degli accertamenti nel 2011 è diminuito del 20 per cento (da 221.831 a 177.340) se ne deve dedurre che è aumentato l’importo medio per controllo, il che generalmente significa che c’è più evasione non meno. Dal Tesoro si giustificano: è merito delle “visite mirate” dell’Agenzia ai contribuenti ritenuti a rischio (quelli ricchi, visto che coi piccoli evasori il gioco non vale la candela), testimoniato anche dall’aumento delle “vittorie” in Tribunale. Non solo, dicono i tecnici, bisogna ringraziare anche il grande aumento di quanti scelgono l’adesione. E qui non ci siamo: significa che si fa uno sconto all’evasore – a volte assai rilevante, come fu per Valentino Rossi – finendo spesso per rendere poco attraente in ogni caso pagare le tasse per tempo. In altre parole, è un accordo al ribasso, non lotta all’evasione. Intanto, cominciano a dire in giro spalloni e commercialisti, oltre alla fuga dei cervelli è ricominciata pure quella dei capitali: hai visto mai che poi Tremonti fa un altro scudo fiscale e lo chiama recupero del gettito?

di Marco Palombi

08 agosto, 2011

NOTA INCONTRO 4 AGOSTO TRA PARTI SOCIALI E governo

Nota Incontro Parti Sociali4agosto2011

06 agosto, 2011

RIMETTERANNO MANO ALLE PENSIONI?



VOCI INSISTENTI E COMMENTI"AUTOREVOLI", PARLANO DI UN POSSIBILE RITOCCO O UNA MANOVRA

IN CAMPO PREVIDENZIALE, ALCUNI RUMORS DAREBBERO COME POSSIBILE LA SOPPRESSIONE DELLE

PENSIONI DI ANZIANITA' (KOSTORIS sul Fatto). ALTRI L'ADEGUAMENTO DI VECCHIAIA PER LE

DONNE DEL SETTORE PRIVATO ( LE DIPENDENTI PUBBLICHE HANNO GIA' DATO).

COMUNQUE VADA, COME OGNI VOLTA DAL 1992, QUANDO C'è DA FAR CASSA SI RICORRE SEMPRE A

COLPIRE I LAVORATORI, E MAI L'EVASIONE FISCALE CHE E' IL VERO CANCRO DI QUESTO PAESE,

CANCRO CHE VIENE DIFESO E SOSTENUTO DA QUESTA MAGGIORANZA DI GOVERNO.


RIFORMA WELFARE ANTICIPATA AL 2013
Gli effetti della legge delega sulla riforma dell’ assistenza Inps saranno anticipati al biennio 2012-2013 dal previsto periodo 2013-2014.
Si tenterà di approvare la legge entro il mese di settembre. Nel mirino pensioni di invalidità e assegni ai nuclei familiari.

CON LO STATUTO DEI LAVORI MAGGIORE FLESSIBILITA’
Accelera la legge delega che prevede la riforma dello statuto dei lavoratori e la sua sostituzione con lo Statuto dei lavori. Sarà garantita maggiore flessibilità contrattuale e spazi di deroga alle norme del contratto nazionale L'accordo del 28 giugno diventera' cartastraccia?

Camusso, anticipare questa manovra significa uccidere il Paese



Con questo governo, con questa manovra, non è possibile nessun patto sociale. Altro che coesione: loro fanno pagare sempre gli stessi e rompono l’equilibrio sociale. Accade anche con l’ultima manovra, che noi non chiediamo affatto di anticipare, ma di cambiare». Susanna Camusso smonta i troppo facili entusiasmi che qualche ministro (tipo Sacconi) ha espresso a margine dell’incontro del governo con le parti sociali.

«Non ci hanno mostrato nessuna disconitnuità, anzi. Lo schema del governo è stato lo stesso di sempre». Per la leader CGIL c’è un’incapacità strutturale dell’esecutivo nell’affrontare la crisi mondiale: «Qualsiasi cosa facciano, sarebbero costretti ad ammettere che finora si sono sbagliati, cosa che non possono fare. Così stanno fermi». Intanto si diffondono voci di un intervento in pieno agosto e dopo qualche minuto piomba nello studio al quarto piano di Corso d’Italia la conferenza stampa del premier con il ministro del Tesoro.

Si pensa di anticipare la manovra, proprio quello che non volete...
«È l’ennesimo disastro. Fino a ieri il governo negava la crisi. Oggi fa due operazioni: risponde agli ordini europei, ribadisce la politica iniqua e conferma la volontà di dividere. Di fatto fa il contrario di quello che ha sollecitato il presidente della Repubblica e il contrario di quanto abbiamo chiesto noi al tavolo, dove si puntava sulla crescita».

Quando c’è una crisi nessuno sfugge ai sacrifici. fu lo stesso nel ‘92-‘93.
«A differenza di quanto avvenne durante la crisi del 92-93, oggi noi abbiamo già dato. Finora hanno pagato sempre le fasce medio-basse. Allora decidemmo insieme al governo e avevamo un obiettivo chiaro, quello di entrare in Europa. E quel passaggio fu fatto all’insegna dell’equità, con sacrifici chiesti anche ai più ricchi. Oggi invece i lavoratori hanno preso solo schiaffi. Per noi la premessa necessaria è che non paghino più solo i lavoratori e i pensionati. Invece nella manovra che oggi si vuole anticipare si capisce molto chiaramente che i 4 miliardi nel 2013 (oggi già l’anno prossimo) e gli altri 20 nel 2014 (anticipati al 2013) verranno reperiti con una stretta senza precedenti sulle agevolazioni che per la maggior parte sono destinate ai dipendenti e alla famiglia (a proposito di famiglia), mentre sull’assistenza si aggredisce l’ultimo aiuto che è rimasto, per la non autosufficienza, dopo lo svuotamento di tutti i fondi. Per questo diciamo che anticipare questa manovra significa ammazzare il Paese. È importante che tutta l’opposizione dica chiaramente questa cosa. La CGIL non rinuncerà a cambiare la manovra e a partire da settembre riprenderà la mobilitazione per cambiarla sulla base della nostra controproposta».

Il governo parla anche di un testo sul lavoro.
«È sempre la stessa scelta: la volontà di dividere. Quando ce ne hanno parlato al tavolo tutti hanno risposto: no grazie».

Pensa che quell’accenno allo statuto dei lavori da parte di Sacconi sia stata una provocazione?
«Certamente sì. Per questo dico che lo schema del governo non è cambiato. A Palazzo Chigi Berlusconi ha continuato a dire che tutto va bene, Tremonti ha continuato a parlare di rigore, e Sacconi ha continuato a cercare di dividere i sindacati. Tutto come se nulla fosse».

Ci riusciranno?
«Spero di no. Si è maturato un orientamento collettivo che la strada della divisione non ha portato da nessuna parte».

Quale misura avrebbe dovuto essere anticipata ad agosto?
«Si sarebbero dovuti sbloccare gli investimenti. Quello che abbiamo visto finora è poca cosa. Ci sono misure che costerebbero anche poco. Per esempio c’è un piano bonifiche in attesa di autorizzazione da due anni. Quelli sono fondi privati, che restano bloccati. Si annuncia uno stanziamento del CIPE, senza indicare il cofinanziamento. Tremonti ci dice al tavolo che la Cassa depositi e prestiti costituisce un grande fondo per gli investimenti. Allora perché non lo attivano?. Mi permetto di ricordare che nel 2007 una parte del Tfr dei lavoratori è stato dirottato all’Inps per gli investimenti: 5 miliardi l’anno. È legittimo chiedere dove siano andati quei soldi?»

In ogni caso per la scossa servono altre risorse...
«Noi abbiamo le nostre proposte. Una tassa sulle grandi ricchezze, l’aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie. Oggi comincio a pensare che sui grandi patrimoni servirebbe una tassa ordinaria, come accade in tutti i Paesi, e una straordinaria. La patrimoniale straordinaria potrebbe servire per sbloccare gli investimenti e dare il via a un vero piano di sviluppo, evitando il piano di svendite dei beni pubblici che si sta proponendo. Insomma, bisogna costruire un cambiamento delle voci. Ma la volontà di far pagare sempre gli stessi è chiarissima. Il governo non ci ha fornito alcuna spiegazione sul perché non si possano sostituire i ticket con la tassa sul tabacco come chiedono le Regioni. È chiaro perchè gli enti locali non vengono invitati ai tavoli. Si scarica su di loro la responsabilità di fare tagli, si attribuisce alla crisi internazionale la causa di tutti i mali, e Berlusconi e i suoi ministri fanno come Biancaneve, sembra che loro non c’entrino nulla. È innegabile che ci sia una crisi mondiale. Ma dentro questa crisi c’è anche un caso Italia, che con questo governo non si risolverà».

Chiede le elezioni anticipate o un governo di larghe intese?
«Non ci sostituiamo certo alla politica, ma sicuramente in questo paese c’è anche un bisogno forte di democrazia. Voglio sottolineare anche che in Spagna l’annuncio di elezioni anticipate non ha avuto conseguenze sui mercati. Nessuna minaccia alla stabilità, come molti ci raccontano da noi»

Non ci sarà un patto, ma di fatto il fronte delle parti sociali si è unito.
«Non c’è stata un’improvvisa fusione di intenti. Il denominatore che unisce tutte queste sigle è il fatto che la situazione è grave, ciascuna rappresentanza sa che i propri associati rischiano. Cosa porta Confindustria a dire le cose con noi? Il fatto che se le imprese fanno fatica, anche il lavoro soffre. Le diverse sigle esprimono interessi differenti, ma tutti sanno che saranno penalizzati da questa crisi. Non a caso i punti comuni (i sindacati hanno detto no alle privatizzazioni, ndr), si sono concentrati sulla crescita».

E i rapporti con CISL e UIL?
«Bisognerebbe che si convincessero che con questo esecutivo è difficile fare qualsiasi cosa che vada nella direzione dell’equità».

Non avete chiesto voi un patto?
«Assolutamente no. È il governo che parla di patto per la coesione, la stabilità e la crescita. In realtà c’è il tentativo di far condividere alle parti le scelte che loro hanno già fatto. Faccio anche notare che la crescita, rivendicata dalle parti, non richiede alcun patto sociale. Sbloccare gli investimenti, fare la lotta all’evasione, colpire la corruzione spetta al governo. Questa è l’anomalia italiana che non si aggredisce con questa manovra».

04 agosto, 2011

DELLA SERIE FACCE DI TOLLA

LE BORSE CROLLANO, I TITOLI DI STATO SONO ALLA CANNA DEL GAS E B PENSA ALLE SUE AZIENDE!!
POVERA PATRIA


Le Parti Sociali Sfiduciano Il Governo

Se ancora non si era capito, finalmente sappiamo da che parte sta Angeletti e la UIL

Rassegna.it-le Parti Sociali Sfiduciano Il Governo

01 agosto, 2011

PIATTAFORMA CONTRATTUALE RINNOVO CCNL TELECOMUNICAZIONI

29 Luglio 2011 Piatt CCNL TLC x Assemblee Di Settembre