19 agosto, 2006

La strana "convergenza" di Telecom e Murdoch


ORMAI E' IL TORMENTONE DI QUESTA ESTATE, ABBIAMO TROVATO IL COMMENTO ALLA VICENDA DI TAL Davide Giacalone CHE A LEGGERNE LA BIOGRAFIA NON POSSIAMO ANNOVERARLO NELL'AMBITO DELLE VERGINELLE (PARTECIPO' ALLA STESURA DELLA MAMMI').DAL SITO DELLA "MARGHERITA"

Roma, 17-08-2006

Torniamo a guardare dentro il torbido che s’agita attorno a Telecom Italia. I fronti aperti sono due, giudiziario e finanziario. In quanto al primo, civiltà e diritto vorrebbero che a parlare siano le sentenze, imponendosi agli altri, nel frattempo, di tacere. Ma quelle arriveranno fra anni. Per ora c’è chi specula su questi problemi, cercando il ko estivo che è già riuscito nei confronti di Fazio e di chi s’era messo a scalare il Corriere della Sera.

Erano, però, evidenti anche le numerose irregolarità di cui ho spesso scritto, e di cui nessuna autorità ha voluto occuparsi in tempo utile. Che ci sia o no il “botto”, dunque, stiamo parlando di una battaglia condotta con armi che di diritto non hanno neanche la punta.

Poi c’è la partita finanziaria (da non confondersi con quella industriale, abbandonata). Delicata e vitale perché il controllo di Telecom è debolissimo, indebitatissimo, e con i partecipanti al gruppo di comando tutti desiderosi di scappare, anche se lo negano. Vorrei sbagliarmi, ma a naso direi che sta prendendo corpo un’idea di questo tipo: raccontando le solite balle sulla convergenza, il bisogno di contenuti, la multimedialità e così via vaneggiando, Telecom Italia acquista Sky Italia, pagando a Murdoch uno sproposito; il venditore, soddisfatto, dopo avere intascato il risarcimento per l’avventura italiana, investe il di più in Olimpia, soccorrendo il non irragionevolmente generoso Tronchetti Provera e sostituendosi ai soci in fuga. Quindi, con i soldi dei risparmiatori e con la cassa di Telecom si finanzia il puntellamento dell’infima minoranza con cui un gruppo controlla la stessa Telecom. Ma non è finita, perché la vera partita è di potere puro e ruota attorno a quel che Tronchetti Provera non intende mollare, considerandolo anche un’assicurazione per la salute: la Rcs.

Segnalo una stranezza: per diverse volte il Sole 24 Ore ha sostenuto che Rcs, come il gruppo L’Espresso, non potrebbero comperare le televisioni di Telecom essendo questo proibito dalla legge Gasparri. Ma la proibizione non c’è, ed è largamente probabile che quelle tv vadano a finire in Rcs, da dove è stato allontanato chi voleva spendere altrimenti i soldi. Il potere di pochi con i soldi degli altri. Vorrei sbagliarmi, ma se a qualcuno non sta bene, sarà bene si svegli.

Commento di Davide Giacalone per "Libero"

Davide Giacalone (24 maggio 1959, Livorno)

Pubblicista. Dirige i periodici "La Ragione" e "Smoking", e collabora con L'Opinione .

Dal 1979 in poi, mentre continuava a crescere il numero dei tossicodipendenti, si è trovato al fianco di Vincenzo Muccioli, con il quale ha collaborato, nella battaglia contro la droga.

Dal 1980 al 1986 è stato segretario nazionale della Federazione Giovanile Repubblicana.

Dal luglio 1981 al novembre 1982 è stato Capo della Segreteria del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Dal 1987 all'aprile 1991 è stato consigliere del Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, che ha assistito nell'elaborazione dei disegni di legge per la regolamentazione del sistema radio-televisivo, per il riassetto delle telecomunicazioni e per la riforma del ministero PT, oltre che nei rapporti internazionali e nel corso delle riunioni del Consiglio dei Ministri della CEE.

E' stato consigliere d'amministrazione e membro del comitato esecutivo delle società Sip, Italcable e Telespazio.
non preoccuoatevi la foto e' del permutatore degli aereoporti di ROMA, TROPPO ORDINATO..................

16 agosto, 2006

Tv: Murdoch e Provera, matrimonio discutibile


DA ARTICOLO 21

POSIZIONE DI ART 21 SULLA VICENDA IN OGGETTO.
Art.21 è l'associazione che si occupa di informazione e media, fa parte dell'area centro sinistra e in qualche maniera il commento sotto ripreso con alcune varianti potrebbe essere la base ad un ragionamento di merito dell'attuale Governo.

Ha ragione, il Ministro delle Comunicazioni, On. Paolo Gentiloni, la rete infrastrutturale delle telecomunicazioni rimane in ogni modo un asset irrinunciabile del Paese. Concetto analogo ha espresso il Ministro in un recente convegno dell’Associazione ASTRID (maggio 2006)che propone un controllo pubblico delle frequenze, per consentire pari opportunità agli operatori interessati a trasmettere contenuti su tutti i vettori oggi esistenti: La Tv e la radio analogica generalista, la tv Digitale satellitare a pagamento e gratuita, l’IPTV tramite Internet con il p.c. la TV sul telefonino, la TV digitale terrestre, la TV via cavo, la TV ad alta definizione HDTV = MPEG, la Radio digitale.
Il più grande editore mondiale Murdoch e il più grande controllore della rete TLC Telecom Italia, Tronchetti Provera, proprietario dì due reti TV analogiche, cercano di fare degli accordi per sviluppare le rispettive risorse economiche nel settore del digitale. Nella politica della liberalizzazione dell’economia e dei contenuti, questo matrimonio è sicuramente discutibile, poiché l’accentramento di queste due potenze limitano altri imprenditori ad investire in questo settore.

Il digitale è la capacità di trasformare in bit ovvero in messaggi binari codificati, testi, suoni, immagini fisse e in movimento e renderli ricevibili da tutti i mezzi di comunicazione che la società oggi dispone. Queste informazioni binari codificati possono essere combinate, manipolati, immagazzinati nelle teche e trasmessi alla massima velocità possibile con la massima efficienza su qualsiasi rete fissa (cavo) o mobile (via etere) senza che la qualità dei contenuti siano modificati nei vari passaggi, inoltre il valore aggiunto del digitale è la possibilità di avere dei multicanali e l’interattività con gli spettatori.
Per gli operatori telefonici è un’importante opportunità di sviluppo economico, integrare la TV con le TLC, assemblare programmi e servizi, sviluppare la capacità di creazione e produzione di contenuti da poter vendere e diffondere a livello mondiale.
Posiamo quindi, individuare alcuni rischi in questo possibile accordo tra Murddoch e Telecom Italia: Il primo è l’indebolimento della cultura nazionale locale, con la diffusione di contenuti provenienti da altri paesi; per questa ragione già, nel libro “RAI Idea e progetto” del 1998 (editore Liocorno), proponevamo una sinergia tra RAI Servizio pubblico e Radio Tv Locali per produrre e creare programmi che valorizzassero la cultura locale con contenuti pensati per una di diffusione, locale, nazionale, mondiale.
Il secondo rischio è l’affermarsi della TV a pagamento dove lo spettatore consumatore compra quello che vede, accentuando la divisione tra ricchi e poveri e l’accesso alla crescita culturale messo a disposizione solo per chi ha risorse economiche disponibili .
Terzo rischio è soprattutto il controllo dell’accesso allo schermo e alla diffusione di contenuti per tutte le piattaforme ( la TV tematica, il telefono e soprattutto Internet) poiché il soggetto che controllerà l’accesso alla biblioteca mondiale della contemporaneità e possiede i codici del sapere, sarà il “padrone del Mondo, alleato dei grandi e dei potenti”
A questo aggiungiamo la fornitura delle strutture tecniche per la produzione e diffusione dei segnali (contenuti), le forniture delle apparecchiature per la ricezione del segnale (contenuti), la gestione degli utenti finali, tutti modi per controllare la produzione e diffusione di contenuti.
Ancora una volta ha ragione il Ministro delle Comunicazioni On. Paolo Gentiloni, che sostiene che debbano attuarsi politiche per separare la proprietà della rete, dalla proprietà dei contenuti e della loro diffusione.
A questo va sicuramente ripensato un servizio pubblico RAI TV che deve essere un elemento di riequilibrio in un sistema delle reti e dei contenuti, in cui esitano delle regole certe che impediscano al più forte “di avere sempre ragione”, in altre parole di avere una posizione dominante.
In Italia le risorse economiche disponibili in questo settore della comunicazione multimediale non sono molte, se il fatturato di un anno della RAI e pari a quello che la Telecom Italia realizza in 41 giorni. Senza regole certe un accordo Murdoch Telecom Italia, renderà un fatto concreto il predominio culturale monopolista. La politica può solo ripensare a delle scelte che mettano in equilibrio da un lato il Servizio Pubblico RAI, in un sistema che consenta ad una pluralità di soggetti di gestire la Rete, altri che abbiano la possibilità di diffondere contenuti ed altri ancora che pensino e producono cultura.

14 agosto, 2006

Tronchetti-Murdoch accordo obbligato



DALL' ESPRESSO

MILANO - Non si sa ancora come finirà la storia dei “contatti” fra il patron di Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, e il gigante internazionale dei media Rupert Murdoch. Non si sa, insomma, chi comprerà chi e che cosa. Oppure se nessuno comprerà niente e tutti resteranno a casa loro. Per ora si sa solo che questi contatti ci sono. E su questo punto si può ragionare, visto che entrambe le parti in causa hanno ammesso l’esistenza di contatti per “discutere sui contenuti”.

Ci si può chiedere, tanto per cominciare, come mai tutti personaggi così diversi come Murdoch e Tronchetti Provera decidono di incontrarsi per esaminare l’opportunità di fare affari insieme. Il primo è infatti il più importante boss mondiale dei media (case cinematografiche, televisioni, giornali, ecc.). Il secondo è tante cose, ma sostanzialmente il patron di Telecom Italia e della Pirelli (pneumatici). Che cosa hanno mai da dirsi?

Cinque anni fa non avrebbero saputo di che cosa conversare e sarebbero stati costretti a parlare del tempo. Oggi invece hanno moltissimo da dirsi, e da fare insieme. Quello che è cambiato non sono i loro interessi o le loro vocazioni, ma la tecnologia. Sta accadendo, cioè, che la televisione come la conosciamo oggi di fatto è già morta, è già una cosa del passato. E probabilmente fra dieci anni sarà solo un ricordo del passato, come le ingombranti radio che subito dopo la guerra troneggiavano nei soggiorni di tutta l’Italia. La tecnologia di oggi consente di far correre la televisione lungo i cavi del telefono grazie ai protocolli di Internet. E questo provoca una serie di rivoluzioni.

La prima (e forse la più imponente) riguarda proprio aziende come la Telecom di Tronchetti Provera. Fra qualche anno i suoi proventi arriveranno soprattutto da Internet e dalle trasmissioni tv che viaggeranno attraverso la sua rete. Al punto che queste aziende di telecomunicazioni pensano già che nel giro di non molto potranno offrire gratis le conversazioni in voce, che a quel punto saranno un business marginale. Le vecchie (e nuove) società telefoniche si avviano a trasformarsi in aziende che trasmettono immagini, film, eventi sportivi, ecc. E’ del tutto evidente, in questo quadro, che quello che conta è avere cose da trasmettere, altrimenti si possono solo affittare i cavi a chi ha quella roba da mandare in rete. Da qui i colloqui di Tronchetti Provera con Murdoch per assicurarsi i famosi “contenuti”, cioè la sostanza del business prossimo venturo.

Ma anche Murdoch è dentro una rivoluzione. Sa benissimo che tutto sta cambiando e sa benissimo che dispone di poche reti. Ha i contenuti, insomma, ma non ha le reti con cui trasmetterli. Si è messo a comprare qualcosa in giro, ma non può arrivare ovunque. Anche perché il suo è un mondo globale (fatto un film lo si vende ovunque), mentre le Telecom sono di solito nazionali. E nemmeno un gigante come Murdoch può pensare di comprarsi Telecom Italia, Telecom France e Deutsche Telecom. Da qui la necessità di fare accordi, di stabilire paletti di confine e protocolli di intesa affinché il nuovo business in arrivo sia conveniente per tutti.

E il nuovo business può assumere dimensioni oggi ancora impensabili. Di fatto con la tv-Internet (detta IPTV) nascerà nel giro di qualche anno una sorta di tv via cavo a dimensione non più regionale o nazionale, ma addirittura planetaria. Dal Canada, volendo, chiunque potrà “entrare” in Internet e vedersi il Tg1 o il Tg5, o la partita della Fiorentina. E la stessa cosa si potrà fare dall’Australia o dal Giappone. Basta solo questo accenno (ma ce ci sono molti altri aspetti, primo fra tutti la interattività) per capire che siamo di fronte a un business che probabilmente si rivelerà come il più grande di tutti i business. Sarà, però, un business fatto di due parti: i contenuti e le reti. Un po’ come le auto sono fatte di un motore e del carburante. Logico, quindi, che i protagonisti di questo nuovo mondo si parlino e cerchino di trovare accordi fra di loro. Come sarà logico che, a un certo punto, ci sia qualche scambio azionario per dare forza agli accordi appena raggiunti. Ma non credo che nessuna delle parti in causa rinuncerà alla sovranità sul proprio territorio. Dovrebbe accadere un po’ quello che è successo con i computer. I costruttori di macchine (i Pc) hanno continuato a fare le macchine, mentre Microsoft e altri hanno fatto il software. Ognuno, insomma, padrone a casa propria, anche se poi di accordi fra una parte e l’altra ce ne sono fin troppi.

Il “nuovo mondo” della tv globale, comunque, non apre spazi immensi solo ai giganti delle tlc e dei media. Con queste nuove tecnologie “fare una tv” e mandarla in onda costerà abbastanza poco. Non dico che si potrà fare in un garage, ma quasi. E già ci sono esempi in rete di piccole iniziative di Tv autosufficienti (con la pubblicità). E quindi avremo la tv dei giganti (che del resto abbiamo già oggi sui nostri schermi), ma anche molte tv fatte dal basso, con mezzi più modesti. Magari più piccanti e interessanti di quelle fatte dai big del settore. Insomma, il nuovo mondo, inesorabilmente, va avanti.
14/08/2006 - 10:15

12 agosto, 2006

PROFESSIONISTI E AUTONOMI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI


svegliarsi un giorni di agosto ed improvvisamente scoprirsi ricchi

La fotografia del Paese del ministero dell'Economia in base alle dichiarazioni 2004
Il caso: molti imprenditori e professionisti dichiarano 500 euro al mese
"In Italia dieci milioni di poveri"
Un lavoratore autonomo su 4 evade


Dieci milioni di poveri da una parte. Qualche decina di migliaia di Paperoni dall' altra. E' questa la fotografia dei contribuenti italiani scattata dal ministero dell' Economia in base alle dichiarazioni dei redditi consegnate nel 2004. A dichiarare redditi inferiori ai 6 mila euro sono nel complesso il 25,2% dei contribuenti italiani, cioè 10,2 milioni sul totale di 40,6. Il 6,58% indica un importo inferiore addirittura ai 1.000 euro.

I Paperoni, con oltre 200 mila euro di reddito, sono invece 55.733, lo 0,14% del totale. Il numero cresce, ma non di molto, se si riduce drasticamente la soglia del reddito dichiarato ai 100 mila euro: il numero dei "più che benestanti" sale a 271 mila ma non rappresenta che solo lo 0,67% del totale.

Ma il dato più eclatante riguarda la posizione contributiva dei lavoratori autonomi: uno su quattro dichiara un reddito inferiore alla pensione sociale. Il 25,6% dei contribuenti titolari di partita Iva ha denunciato con la dichiarazione Unico 2004 un reddito pari o inferiore ai 6 mila euro. E' questa la fotografia che emerge dalle elaborazioni del Dipartimento per le Politiche Fiscali del ministerno dell' Economia sulle dichiarazioni dei redditi consegnate nel 2004 da 3.821.650 lavoratori autonomi. Dai dati risulta inoltre che un esercito di 978.991 imprenditori, commercianti, professionisti e agricoltori racconta al fisco di percepire meno di 500 euro al mese.
La percentuale degli autonomi-indigenti varia però a seconda delle categorie: tra gli imprenditori-commercianti è del 24,7% (582 mila contribuenti) la quota di chi dichiara sotto i 6 mila euro l' anno, un valore che scende al 14,1% tra i professionisti (117 mila i più poveri) e sale al 44,24% tra gli agricoltori (pari a 278 mila).
(12 agosto 2006)

10 agosto, 2006

NELL'OCCHIO DEL CICLONE


Intorno a Telecom spira un vento di “italianità” statale

Milano, 10 ago (Velino) - Si poteva ragionevolmente pensare che Telecom non diventasse un brutto affaire. Alla fine, dopo una primavera e un’estate incerta, soprattutto per i conti della società e per il valore del suo titolo in Borsa, il fatto più importante sarebbe stato prendere decisioni operative che riguardassero la gestione del colosso delle telecomunicazioni italiane. Ci si è barricati dietro a comunicati ufficiali, mentre arrivavano voci indistinte su nuovi soci nell’assetto societario e mentre lo stato evidente di sofferenza del management di Telecom appariva su quasi tutti i media nazionali. Nonostante le dichiarazioni e i comunicati, il fatto si sta ingarbugliando, con sullo sfondo un nuovo intervento che ha il sapore dell’interesse dello Stato dopo la cosiddetta stagione delle privatizzazioni (senza liberalizzazione) degli anni Novanta. Che cosa significa in effetti la presa di posizione, riportata ieri con grande enfasi da un quotidiano, del responsabile delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni (“Il governo segue da vicino la questione”)? È una frase tutta da decifrare nel suo avvertimento minaccioso a possibili accordi di Telecom con quello che, si dice, sarebbe il maggior interessato a un affare-annnessione-controllo con la società di Marco Tronchetti Provera. Il personaggio in questione sarebbe il re dei media, il magnate australiano Rupert Murdoch, che serve come il prezzemolo nella minestra paragonandola a ogni stagione di traballamento di qualche società italiana. Insomma, il cosiddetto “squalo” viene sempre presentato come un “Annibale alle porte” che fa spaventare tutti e contro il quale occorre prendere rimedi. Naturalmente, il radicale Daniele Capezzone sente odore di bruciato e mette le mani avanti: “L’ultima cosa che la politica deve fare è sindacare libere operazioni imprenditoriali”. Mentre anche da destra, dall’ex ministro Maurizio Gasparri, viene un monito “all’italianità”. Praticamente piove sul bagnato.

In realtà tutti sanno, e ne parlano, che non si sa bene come sia spuntato il nome di Murdoch con la sua News Corp, a cui fa capo Sky in questa storia di Telecom. È stata Telecom a cercare Murdoch o quest’ultimo a cercare Tronchetti Provera? Sapendo inoltre che non ci sarebbe, in teoria, solo News Corp a essere interessata al gigante delle comunicazioni italiano, ma anche la spagnola Telefonica e la tedesca Deutsche Telekom. Intanto occorre prendere atto delle ripetute smentite di Murdoch in queste settimane, fino all’ultima dichiarazione dei suoi emissari che non cambia molto le cose: “Tra News Corp e Telecom Italia ci sono trattative agli stadi iniziali solo per la fornitura di contenuti”. Ribadite ancora, a chi fa finta di non capire: “Non c’è nulla di serio”. Certo gli uomini di grande finanza, gli “squali” che si muovono sul mercato internazionale, sono pronti a tutte le circostanze e a usare qualsiasi espediente, di cui la menzogna è forse il più banale. Ma il problema è che intorno a Telecom, come avvertiva IL VELINO più di un mese fa, si muovono molti hedge fund Usa che sono pochi controllabili. La sostanza è che qualsiasi investitore sa che una nuova bolla possibile sul mercato sarà quella delle telecomunicazioni e che acquistare titoli di questo genere è come metterli in un cassetto per risparmi a lungo termine. Di fatto quasi il 70 o il 75 per cento del capitale di Telecom è poco controllabile. Allora che cosa si sta muovendo intorno a questo colosso che controlla il 95 per cento della telefonia fissa e l’85 per cento della telefonia mobile?

C’è che la gestione non va bene da mesi e mesi. Solo dall’inizio dell’anno Telecom ha perso in Borsa il 14 per cento e se si fa il calcolo di dodici mesi la perdita arriva al 20 per cento. Oggi il titolo vale poco più di due euro, mentre era arrivato a sei e Tronchetti nella sua scalata era arrivato a “dissanguarsi” con un 4,20 che lasciò tutti stupefatti. La scontentezza regna sovrana nel “principato” di Telecom, anche per via dell’esito della fusione con Tim e per l’indebitamento che è arrivato a 41,3 miliardi di euro. Dire che Telecom è a rischio Opa è un fatto quasi banale. A questo punto, probabilmente sulla base di una privatizzazione fatta male senza un’autentica liberalizzazione, è arrivato l’allarme sul “gestore”. Ed è arrivato per strane vie. Mentre la società continuava a perdere in Borsa, è saltata fuori (come se tutti se ne fossero accorti all’improvviso) la questione delle intercettazioni telefoniche, con un’accusa a Telecom di avere costituito anche un archivio privato. Certo, l’accusa è oggetto di un’inchiesta (che alcuni giudicano un po’ lunga) da cui Telecom può uscire benissimo senza alcuna responsabilità. Ma indubbiamente la “bomba” delle intercettazioni, soprattutto l’uso che se ne fa, è arrivata quasi come il formaggio sui maccheroni nella vicenda Telecom. Anche perché le sequenze sono state impressionanti. Così, tra giugno e luglio, sono arrivate le prime dichiarazioni del governo, per bocca del ministro dell’Interno, Giuliano Amato, che si è dichiarato “esterrefatto” e poi si è chiuso in un silenzio inquietante, mentre tra il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, e il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, si disputava sulle pene da assegnare ai giornalisti che avrebbero pubblicato le intercettazioni.

Amato, a quanto dicono le cronache, si limitava a mediare. Intanto però quattro procure arrivano a scoperte, interrogano manager Telecom, pensano che il contenuto delle intercettazioni avessero un tariffario come al tempo delle indulgenze. E c’è da notare un ultimo fatto che, in tutta le vicenda Telecom e in tutti i suoi aspetti, mai si è sentita la voce della Consob, dell’Antitrust e del garante della privacy. Sembra che adesso il management Telecom chiami la Consbob! Allora l’impressione degli operatori è che si arrivi in autunno (anche se qualcuno parla di settimane) a un intervento di carattere “misto”. Non c’è solo Murdoch, Telefonica, Deutsche Telekom, Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi a interessarsi al vacillante regno di Tronchetti Provera. È invece probabile che, con la scusa delle intercettazioni (che potrebbero benissimo essere regolate come in tutti i paesi del mondo civile) e con la scusa dell’arrivo di Murdoch, si apra un fronte di “italianità” e di “garanzia democratica”. C’è un terreno fertile a sinistra, ovviamente, ma anche nell’altro schieramento. Così, nel rispetto del mercato, si prepara un’altra tutela governativa o statale a una grande azienda.

09 agosto, 2006

9 agosto 2006 Telecom ancora in evidenza, ai blocchi l'1% del capitale

DAL SOLE 24 ORE

Titoli Telecom e Pirelli in gran spolvero a Piazza Affari nonostante il clima pre-ferragostano che vede scambi sensibilmente inferiori alle medie: +1,75% a 2,155 per la compagnia di telecomunicazioni e +2,57% a 0,707 per la controllante.

Oltretutto nella seduta odierna sono passati di mano più di 121 milioni di azioni ordinarie Telecom Italia, pari allo 0,62% circa del capitale, che aggiunte a quelle scambiate da inizio mese fanno circa l'1 per cento sul totale delle azioni. Naturalmente l'intera galassia Pirelli-Telecom, comprese quindi Camfin (+051% a 1,575) e TI Media (che controlla La7, +0,99% a 0,3665), è sotto stretta osservazione da parte del mercato visti i rumor di un possibile avvicinamento tra Newscorp e Telecom Italia: nonostante le smentite di Rupert Murdoch e di Marco Tronchetti Provera, entrambi decisi a fare passare la tesi degli accordi sui soli contenuti, e l'intervento a piedi uniti del Governo a difesa dell'iatalianità di un asset ritenuto «strategico» come l'ex monopolista della telefonia, il mercato continua a voler credere che gatta ci covi e che dietro l'angolo si nasconda qualcosa di ben più consistente. Non mancano tuttavia, a conferma che sotto il cielo c'è grande confusione, gli operatori scettici davanti all'ipotesi di un'entrata del tycoon proprietario di Sky nel capitale di Olimpia (la holding che controlla Telecom con il 18%). Per altri perfino l'ipotesi di fondi in movimento sul titolo non sembra trovare riscontri, pur essendoci la possibilità che le operazioni sul mercato dei blocchi celino movimenti pur consistenti ma ancora indecifrabili. Salomonicamente, infine, nelle sale operative c'è anche chi non si meraviglia che «in un mercato con poche idee c'è molto interesse su Telecom, un titolo che ora ha valore difensivo visto che ha a lungo sottoperformato il mercato».

COMUNICATO UNITARIO PF/ NOU PI-LI-LU


Pisa, 3 Agosto 2006




COMUNICATO




I lavoratori portanti fisici dei NOU di Pisa,Lucca e Livorno, si sono riuniti in assemblea alla presenza delle OO.SS.provinciali di categoria, dopo l'azione intrapresa unilateralmente dall'azienda nei confronti di due lavoratori che non hanno aderito alla proposta di mobilità fatta dai rappresentanti aziendali.

Secondo quanto previsto dall'accordo sancito nel piano industriale, i lavoratori in questione hanno esercitato il diritto a voler continuare a svolgere il proprio lavoro rimanendo in servizio.

Le segreterie sindacali e i lavoratori rigettano l'atteggiamento aziendale e le pressioni sui lavoratori che hanno portato all’esclusione di questi dai turni di reperibilità e alle minacce di trasferimento in altri reparti con altre mansioni.



Le OO.SS. nel recepire la volontà dei lavoratori di avviare azioni sindacali e legali preannunciano una prima fase di lotta che da settembre, in difetto di soluzioni, potrebbe essere estesa a tutti i lavoratori Telecom e l'apertura immediata delle procedure di raffreddamento previste per legge.



Le Segreterie Provincialidi Pisa Lucca e Livorno

SLC-CGIL FISTel-CISL UILCOM-UIL

Telecom: nessuno scorporo rete

TELECOM CHIEDE AIUTO A CONSOB, "BASTA TURBATIVE MERCATO"

(AGI) - Roma, 9 ago. - Telecom Italia contesta le voci che parlano con insistenza di uno scorporo della rete fissa del gruppo telefonico e di una cessione della societa' alla Cassa depositi e prestiti. Il gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera - riporta La Stampa - chiede in particolare 'l'attivazione della Consob onde evitare il proseguire della diffusione di notizie suscettibili di determinare gravi turbative di mercato'. Sulle altre voci, quelle che danno per certa una trattativa con la Nes Corporation, societa' editoriale di Rupertt Murdoch, interviene invece il magnate australiano. Quanto alle trattative con Telecom - spiega Il Sole-24 Ore -, Rupert Murdoch ha chiarito agli analisti che sono alle battute iniziali trattative per fornire contenuti al gruppo italiano, bollando come 'interpretazioni sbagliate' le ipotesi di accordi che vadano oltre questi progetti.

DA REPUBBLICA

MILANO - Telecom Italia chiede l'intervento della Consob sulle ricorrenti voci di ipotesi di scorporo delle rete fissa del gruppo e ribadisce come tale operazione 'non puo' essere realizzata se non in accordo con la società, legittima proprietaria della rete che, si ricorda, opera nel libero mercato in regime di licenza e non di concessione governativa". Un'operazione simile peraltro, nota la società, non "ha mai trovato alcun riscontro nè presso il governo e le autorità italiane nè a livello di Commissione Europea". La comunicazione del gruppo guidata da Marco Tronchetti Provera arriva in serata dopo che, nel corso della giornata, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni aveva affermato come "il governo sta seguendo da vicino queste questioni: naturalmente faremo le nostre valutazioni se e quando ci saranno cose da valutare: una cosa è certa: la rete infrastrutturale delle telecomunicazioni è un asset irrinunciabile per il Paese". In seguito la Cassa depositi e prestiti aveva smentito le ipotesi che la indicavano come una candidata a rilevare la rete fissa di Telecom. La Cassa aveva spiegato in una nota di "non avere allo studio alcuna ipotesi di questo genere".

Intanto, in Borsa il titolo Telecom questa mattina ha aperto le contrattazioni in leggera flessione (-0,26% a 2,1125 euro). La società, da parte sua, starebbe lavorando a un'intesa di tipo industriale con il magnate australiano Rupert Murdoch, patron di Sky, limitata ai contenuti. Lo ha precisato il magnate australiano in una conference call tenuta questa notte (ora italiana) sui risultati del quarto trimestre della società. Murdoch ha smentito l'esistenza di trattative volte alla cessione di sky italia in cambio di una partecipazione in telecom. "La stampa italiana ci sta ricamando molto sopra" ha detto, aggiungendo che "ci sono contatti, ad uno stato non avanzato, sulla possibile vendita di contenuti". News corp ha ottenuto nel trimestre chiuso a fine giugno (l'ultimo dell'esercizio per la società) ricavi in crescita dell'11% rispetto allo stesso periodo dell'esercizio precedente a 6,78 miliardi di dollari ed un utile di 852 milioni di dollari rispetto ai 717 milioni ottenuti nel quarto trimestre 2004/2005.
09/08/2006

9 agosto 2006 Murdoch: «Con Tronchetti tratto solo sui contenuti»


DAL SOLE 24 ORE

Trattative in corso tra il magnate austrialiano Rupert Murdoch e Marco Tronchetti Provera, ma solo per la fornitura di contenuti per i servizi tv a banda larga.

Dopo il tam tam di indiscrezioni che si susseguono ormai da settimane prende la parola il diretto interessato. «Tra Newscorp e Telecom Italia ci sono trattative, neanche avanzate, solo per la fornitura di contenuti», ha detto Murdoch nel corso della conference call di presentazione dei risultati del suo gruppo e ha bollato come «un malinteso» le voci di un suo presunto interesse a barattare con la società italiana la propria quota in Sky Italia in cambio di alcune quote detenute in Telecom dalla sua principale azionista Olimpia (che detiene il 18%). «La stampa italiana - ha affermato in tono scherzoso - parla molto».
Ma non è finita qui: secondo rumors citati dai giornali il governo avrebbe intenzione di cedere la rete fissa di Telecom alla Cassa Depositi e Prestiti. Tanto basta per spingere il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni a chiarire che «una cosa è certa: la rete infrastrutturale delle tlc è un asset irrinunciabile per il Paese». I principali protagonisti, però, negano. Per il gruppo milanese le ipotesi «non hanno mai trovato riscontro né presso il governo e le autorità italiane né presso la Commissione europea». Telecom ha chiesto l'intervento della Consob sulla vicenda e ha ribadito che l'operazione può essere realizzata solo in acordo con la società, «legittima proprietaria della rete che opera nel libero mercato in regime di licenza e non di concessione governativa». Sulla stessa lunghezza d'onda è la Cassa Depositi e Prestiti che ha smentito un interesse per la rete fissa di Telecom.

Sky Italia avanti tutta. Parlando agli analisti, Murdoch si è detto molto soddisfatto del lavoro svolto da Tom Mockridge, amministratore delegato di Sky Italia, che è riuscito a riportare il bilancio della società in positivo per la prima volta dal 31 luglio 2003. Nel quarto trimestre dell'esercizio fiscale 2006 (terminato il 30 giugno) la rete tv satellitare ha registrato un utile operativo di 84 milioni di dollari in rialzo di 10 milioni rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Su base annua gli utili della società si sono attestati a 39 milioni di dollari contro una perdita di 173 milioni nell'esercizio precedente. A trainare i risultati è stato il forte aumento del numero di abbonati, pari a 513mila nel corso degli ultimi dodici mesi, che hanno consentito di raggiungere quota 3,83 milioni grazie all'inserimento di nuovi titoli di film nel palinsesto e alla trasmissione delle partite di calcio dei mondiali. Lo sbarco in Borsa di Sky Italia, però, per il momento può attendere. La quotazione, ha spiegato Murdoch, arriverà «quando sarà «politicamente appropriata».

05 agosto, 2006

Murdoch è la seconda vita di Tronchetti


Si parla con insistenza dell'imminente annuncio di nozze tra Sky e Telecom Italia.

[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-08-2006]

L'alleanza tra Sky e Telecom è ormai cosa fatta, almeno secondo il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, che invita i giornalisti a occuparsi di questo nuovo impero multimediale. Il tema di un'alleanza finanziaria non limitata alla sola distribuzione di film e spettacoli su telefonini e Alice Web Tv è stato al centro del colloquio tra Prodi e Tronchetti Provera, in cui avranno parlato anche delle questioni relative al caso Tavaroli/Sismi e in cui Tronchetti avrebbe ricevuto quella solidarietà delle istituzioni di cui ha parlato nel recente videomessaggio ai dipendenti.

Visti i buoni rapporti tra Murdoch e il centrosinistra, Prodi, pur senza dare assensi espiciti (come fece D'Alema con Coaninno) avrà probabilmente tirato un sospiro di sollievo: con l'ingresso di Murdoch nel capitale Telecom si eviterebbe un'Opa della spagnola Telefonica, che caricherrebbe ulteriormente Telecom Italia di debiti, con ricadute sulle tariffe e sull'occupazione, a cui il governo dovrebbe opporsi. Sarebbe il secondo no a una grande azienda spagnola, dopo il caso Autostrade, con il rischio di uno scontro Prodi-Zapatero, tutto interno alla sinistra europea.

Sky aveva pouto acquisire D+ e Stream, creando un monopolio di fatto della pay Tv satellitare in Italia, a condizione di non acquisire altre emittenti Tv. Si aprirebbe quindi il problema La7-Mtv, con il rischio che l'Unione Europea imponga la vendita delle emittenti, o comunque obblighi Sky a rivendire i propri contenuti anche ad altri gestori telefonici e Internet provider, come attualmente con 3 e Fastweb, senza rapporti di esclusività.

I più informati vedono coinvolto anche il miliardario tunisino Tarek Ben Ammar, socio di Berlusconi e "quasi" suo prestanome, nel senso che si presterebbe a coprirlo nelle operazioni più delicate politicamente, come potrebbe essere l'ampliamento della quota di Mediaset, già tra i principali soci di minoranza, all'interno di Telecom Italia.

Per questo Telecom ha voluto dichiarare, con un comunicato che si annuncia come l'ultimo sull'argomento, che presto la magistratura accerterà l'assoluta estraneità dei vertici dell'azienda dalla vicenda Tavaroli/intercettazioni. Il sito di gossip Dagospia dà anche una data per l'annuncio delle nozze: il 10 agosto.

Sirti tra digitale terrestre ed esuberi

Articolo del 22.10.2005,10 mesi che sembrano un secolo, visti i possibili nuovi scenari. estratto da zeus news sito sempre ben informato di cose relative al NS settore.

La maggiore azienda italiana di appalti telefonici ha vinto la commessa per la Rete del Digitale Terrestre ma comincia a perdere appalti Telecom Italia e, soprattutto, riduce il personale.

[ZEUS News - www.zeusnews.it - 22-10-2005]

Fino a poco tempo fa Sirti era controllata da Telecom Italia, ora è stata ceduta a una cordata Wiretel e tuttora ha il 50% del fatturato e il 20% dei ricavi legato all'installazione di reti di accesso in fibra ottica e rame, soprattutto per conto Telecom Italia.

In pratica, chi chiama Telecom Italia per la riparazione di un guasto o per l'installazione di un'ADSL si ritrova quasi sempre in casa un tecnico Sirti, così come i tecnici Sirti sono quelli che provvedono alla riparazione dei cavi, stante la forte riduzione degli ultimi anni del personale Telecom Italia.

Anche Sirti, pur avendo assorbito esuberi di aziende in crisi come la Tecnosistemi o la Tfs, continua a ridurre il proprio personale che è passato in pochi anni da 6.000 a 4.000 unità in seguito a cessioni di rami d'azienda e mobilità. La situazione occupazionale rischia di compromettersi perché, ultimamente, Telecom Italia ha indetto gare d'appalto volte al ribasso che Sirti ha perso, nonostante la scadente qualità delle imprese vincitrici.

Inutile dire che ciò ha influito negativamente su tempi ed efficienza dell'assistenza tecnica Telecom Italia. Ad aggravare la precarietà occupazionale in Sirti, poi, contribuisce il basso tasso di scolarizzazione del personale unito all'assenza di adeguati piani di formazione e riqualificazione della forza lavoro.

Tutto questo nonostante Sirti si sia aggiudicata nel 2004, in coppia con la tedesca Rohde & Schwarz, il contratto più importante per la trasformazione della TV dall'analogico al digitale terrestre: il 70% circa di una commessa da cinquanta milioni di euro. Senza contare che l'azienda è anche impegnata nella partita per la realizzazione dell'alta velocità ferroviaria.

La situazione sindacale in Sirti è tesa e, oltre ai sindacati metalmeccanici confederati, sta trovando il suo spazio anche il sindacato di base FLMU nonostante l'iniziale opposizione dell'azienda superata grazie ad una causa giudiziaria.

Sarebbe il caso che il Governo, che ha spinto così tanto sull'avvento del digitale terrestre e che vuole sostenere un investimento importante per cablare il Sud d'Italia, dimostrasse altrettanta determinazione per garantire stabilità e qualità del lavoro in Sirti.