30 gennaio, 2009

Pensioni, Tremonti: serve riforma, dal 2010 revisione coefficienti

Il governo ha intenzione di riformare con più incisività welfare e sistema pensionistico. Lo ha affermato ieri il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, spiegando che sui coefficienti di trasformazione potrebbero scattare automaticamente i nuovi parametri dall'1 gennaio 2010. Il taglio dell'assegno pensionistico, a seconda dei casi, varierebbe dal 6 all'8%, e la riduzione si potrà contentere solo allungando l'età lavorativa. Per uscire dalla crisi globale "servono più regole e più coordinamento, non più capitali", ha aggiunto, ribadendo la proposta di un quadro di regole condiviso per l'intero settore finanziario europeo.
30/01/2009 09:21


TAGLIATEVI LE VOSTRE PAPPONI

29 gennaio, 2009

3MONTI......................

ALLA CANNA DEL GAS

Tremonti: serve una nuova riforma delle pensioni e del sistema di welfare

DAVOS ( SVIZZERA) - In Italia servono riforme del sistema di welfare e del sistema pensionistico. E' quanto sostiene il ministro dell’economia Giulio Tremonti, intervenuto ad una discussione all’assemblea annuale del World Economic Forum a Davos, in Svizzera. Con la crisi in Italia «soffriamo - ha spiegato - ma abbiamo un molte imprese, abbiamo quattro milioni di partite Iva, un sistema bancario che sembra abbastanza solido». Forse perché ironizza Tremonti «a parte qualche notevole eccezione nelle nostre banche non si parla inglese». «Sappiamo di avere bisogno di riforme strutturali - ha detto ancora Tremonti - il welfare e le pensioni sono da riformare».

E ti pareva ci avevano provato quando non c'era la crisi.................

Chi puo' SCAPPI in MOBILITA'

25 gennaio, 2009

SERGIO

23 gennaio, 2009

CONFRONTO TRA LE PIATTAFORME DI SLC-CGIL E FISTEL-CISL


Ecco a voi un rapido confronto sulle principali differenze tra le piattaforme di SLC-CGIL e di FISTEL-CISL.

Per SLC-CGIL viene prima di tutto la giustizia e la solidarietà.
Non tutti i processi delle aziende vanno assecondati (la riduzione dei salari, l’aumento della precarietà, la deregolamentazione, ecc.). Vi sono infatti processi che le aziende avviano per scaricare sui lavoratori gli errori del management, i loro stipendi d’oro, le plusvalenze degli azionisti.

Relazioni sindacali, rapporto tra i diversi livelli di contrattazione

Per SLC-CGIL gli accordi di 2° livello servono per aumentare le tutele ed i diritti del CCNL, intervenendo solo su materie espressamente delegate. Definire semplici criteri ed orientamenti e poi permettere a livello aziendale che ci possano essere accordi che deregolamentano, vuol dire peggiorare l’esistente: avere norme diverse sugli orari di lavoro, peggiorare le norme sulla flessibilità tempestiva (magari dentro le stesse aziende se vi saranno accordi territoriali), sui riposi, sulla reperibilità. Vuol dire autorizzare le imprese di call center ad assumere al 1° o al 2° livello, mettendo a rischio l’occupazione di chi è al 3° e al 4° livello. Vuol dire alimentare così ulteriore dumping contrattuale e discriminazioni. Il tutto in un settore che ha già quasi tutte le aziende con accordi di secondo livello sottoscritti che migliorano le condizioni di lavoro e che – se dovesse passare il principio delle deroghe al CCNL – potranno essere rinnovati solo con maggiori difficoltà, cercando di evitare scambi impropri e peggiorativi delle parti normative.

Bilateralità

Cosa prevede il decreto anticrisi varato dal Governo nei giorni passati in attuazione della delega di cui alla legge 247/07? Una cosa semplice - che per noi della CGIL è ingiusta e anticostituzionale - e cioè che un lavoratore, per poter accedere all’indennità di disoccupazione o alla cassa integrazione, deve prima ricevere un’integrazione salariale da parte di Enti bilaterali a cui versare tutti i mesi una quota. Oggi se vai in cassa integrazione o se perdi il lavoro e percepisci l’indennità di disoccupazione, l’INPS ti riconosce una somma di denaro, indipendentemente se sei iscritto o no ad un ente bilaterale costituito dai sindacati. Si tratta di una vera e propria mutazione genetica del sindacato e del rapporto tra lavoratori e organizzazioni sindacali: da controparte delle aziende a gestore (insieme alle aziende) di risorse salariali. Per SLC-CGIL gli enti bilaterali devono essere a supporto dell’azione sindacale, mantenendo sempre ben distinte le funzioni. Soprattutto non possono essere “obbligatori” per i lavoratori, quando si tratta di diritti universali (un conto sono strumenti aggiunti, come può essere la sanità integrativa, i fondi pensione, ecc. un conto è subordinare i diritti ad “una tessera”).

Incrementi salariali

Per SLC-CGIL i lavoratori non possono essere presi in giro. Innanzi tutto occorre sempre dire la cifra degli incrementi salariali che si chiedono (altrimenti di che cosa parliamo) e dire come si è costruita e perché si chiede una cifra e non un’altra.

Noi abbiamo utilizzato indicatori previsionali super partes (come quelli forniti dalla Banca Centrale Europea) e, considerando gli scostamenti tra l’inflazione reale negli anni 2007-2008 e le previsione 2009-2011, la cifra si aggira intorno ai 175 euro. Una cifra a cui si arriva senza depurare l’inflazione futura dall’inflazione importata legata all’energia. Per un motivo semplice: i lavoratori la benzina per la macchina, il gas per il riscaldamento, gli aumenti delle materie plastiche, li pagano. Perché le imprese non devono pagarli? Perché devono scaricare questa parte di inflazione alleggerendo le buste paga?

La Fistel non lo dice, ma ci sono alcune cose che non tornano:

1) anche prendendo le previsioni più alte per l’inflazione (2,7% nel 2009; 2,9% nel 2010; 3% nel 2011) e le previsioni più basse (dati Opec – Organizzazione dei paesi produttori di petrolio) sull’inflazione importata legata a beni energetici (0,3% nel 2009, 0,4% nel 2010, 0,5% nel 2011) la loro richiesta per il prossimo triennio dovrebbe essere pari a 126 euro. Perché non scrivere la cifra, visto che si esplicita che, per il futuro, i salari non devono recuperare l’inflazione legata alla dinamica dei prezzi dei beni energetici?

2) prendendo – come ha fatto SLC-CGIL – gli scostamenti tra inflazione prevista e quella reale registrata nel 2007/2008 la richiesta va maggiorata al massimo di 22 euro.


Insomma Fistel-Cisl sta chiedendo 148 euro. Cioè 27 euro in meno al mese, rispetto a quanto chiede SLC-CGIL.
Poiché i lavoratori non sono stupidi (e neanche le imprese), la trattativa inizierà con chi chiede 175 euro e chi ne chiede 148. Le aziende, sentitamente, ringraziano…


Inoltre va osservato che, come SLC-CGIL, noi chiediamo non solo che eventuali scarti tra l’inflazione prevista e inflazione reale per il triennio 2009-2011 siano recuperati nella vigenza dei tre anni, ma anche che tali verifiche (ed eventuali recuperi) avvengano su base annua. Questo per ovvi motivi: per evitare che riconoscendo gli eventuali recuperi alla fine del triennio, i lavoratori paghino ancora una volta, regalando mesi (o anni) di aumenti non presi alle aziende.

SE NON FIRMARE QUESTA ROBA E' FARE POLITICA ( DEL LAVORO) VIVA LA POLITICA !!!!!!

22 gennaio, 2009

Contratti, firmato l'accordo separato senza la Cgil

COME VOLEVASI DIMOSTRARE............. OK, AVANTI COSI' UN PASSO INDIETRO.... NO

A Palazzo Chigi è stato raggiunto un accordo separato sulla riforma del modello contrattuale. La Cgil non ha firmato l'accordo. Via libera, invece, da Cisl, Uil e Ugl, insieme a Confindustria e le altre associazioni imprenditoriali. Nei prossimi giorni scioglieranno la riserva Abi e assicurazioni.

22/01/2009 20:31

"Il livello nazionale non recupererà mai l'inflazione reale", ha commentato Epifani, aggiungendo che "non vi è davvero un allargamento del secondo livello contrattuale" e che "la derogabilità diventa un principio generale, la bilateralità si allarga a compiti impropri e crea una casta". Il commento del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta: "Il no della Cgil? Nessuno ha il diritto di veto. Anche i contratti del pubblico impiego li abbiamo fatti senza Cgil".


loro la chiamano modernizzazione noi si chiama precarizzazione salariale, il tempo è galantuomo !!!!!
link documento formato PDF il sole24ore
DA NOTARE TRA I FIRMATARI ANCHE LA CGIL,EVIDENTEMENTE CONFINDUSTRIA (che ha pubblicato il testo sul sito del suo giornale) DAVA PER SCONTATO CHE L'ACCORDO SAREBBE STATO FIRMATO COSI' COME ERA SENZA UNA DISCUSSIONE DI MERITO


ACCORDO QUADRO
RIFORMA DEGLI ASSETTI CONTRATTUALI
ROMA, 22 GENNAIO 2009

Il Governo e le parti sociali firmatarie del presente accordo, con l’obiettivo dello sviluppo economico e della crescita occupazionale fondata sull’aumento della produttività, l’efficiente dinamica retributiva e il miglioramento di prodotti e servizi resi dalle pubbliche amministrazioni, convengono di realizzare - con carattere sperimentale e per la durata di quattro anni- un accordo sulle regole e le procedure della negoziazione e della gestione della contrattazione collettiva, in sostituzione del regime vigente.
Le parti fanno espresso rinvio agli accordi interconfederali sottoscritti al fine di definire specifiche modalità, criteri, tempi e condizioni con cui dare attuazione ai principi, di seguito indicati, per un modello contrattuale comune nel settore pubblico e nel settore privato:
1. l’assetto della contrattazione collettiva è confermato su due livelli: il contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria e la contrattazione di secondo livello come definita dalle specifiche intese;
2. il contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria: avrà durata triennale tanto per la parte economica che normativa; avrà la funzione di garantire la certezza dei trattamenti economici e normativi comuni per tutti i lavoratori
del settore ovunque impiegati nel territorio nazionale; per la dinamica degli effetti economici si individuerà un indicatore della crescita dei prezzi al consumo
assumendo per il triennio - in sostituzione del tasso di inflazione programmata - un nuovo indice previsionale costruito sulla base dell’IPCA (l’indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l’Italia), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati. L’elaborazione della previsione sarà affidata ad un soggetto terzo; si procederà alla verifica circa eventuali scostamenti
tra l’inflazione prevista e quella reale effettivamente osservata, considerando i due indici sempre al netto dei prodotti energetici importati;la verifica circa la significatività degli eventuali scostamenti registratisi sarà effettuata in sede paritetica a livello interconfederale, sede che opera con finalità di monitoraggio, analisi e raccordo sistematico della funzionalità del nuovo accordo; il recupero degli eventuali scostamenti sarà effettuato entro la vigenza di ciascun contratto nazionale; il nuovo indice previsionale sarà applicato ad un valore
retributivo individuato dalle specifiche intese; nel settore del lavoro pubblico, la definizione del calcolo delle risorse da destinare agli incrementi salariali
sarà demandata ai Ministeri competenti, previa concertazione con le Organizzazioni sindacali, nel rispetto e nei limiti della necessaria programmazione prevista dalla legge finanziaria, assumendo l’indice (IPCA), effettivamente osservato al netto
dei prodotti energetici importati, quale parametro di riferimento per l’individuazione dell’ indice previsionale, il quale viene applicato ad una base di calcolo costituita dalle voci di carattere stipendiale e mantenuto
invariato per il triennio di programmazione; nel settore del lavoro pubblico, la verifica degli eventuali scostamenti sarà effettuata alla scadenza del triennio contrattuale, previo confronto con le parti sociali, ai fini dell’eventuale recupero
nell’ambito del successivo triennio, tenendo conto dei reali andamenti delle retribuzioni di fatto dell’intero settore;
leggendo attentamente si evince che ci sara' il controllo politico sulle dinamiche salariali, concordato con le corporazioni

3. la contrattazione collettiva nazionale di categoria o confederale regola il sistema di relazioni industriali a livello nazionale, territoriale e aziendale o di pubblica amministrazione;

4. la contrattazione collettiva nazionale o confederale può definire ulteriori forme di bilateralità per il funzionamento di servizi integrativi di welfare;
A voi che avete firmato vi si fa fare le pratiche di mobilita' CIG ecc.ecc.

5. per evitare situazioni di eccessivo prolungamento delle trattative di rinnovo dei contratti collettivi, le specifiche intese ridefiniscono i tempi e le procedure per la presentazione delle richieste sindacali, l’avvio e lo svolgimento delle trattative stesse;
non c'è scritto niente se nn vi si rinnova vi attaccate!!!

6. al rispetto dei tempi e delle procedure definite è condizionata la previsione di un meccanismo che, dalla data di scadenza del contratto precedente, riconosca una copertura economica, che sarà stabilita nei singoli contratti collettivi, a favore dei lavoratori in servizio alla data di raggiungimento dell’accordo;

7. nei casi di crisi del negoziato le specifiche intese possono prevedere anche l’interessamento del livello interconfederale;

8. saranno definite le modalità per garantire l’effettività del periodo di “tregua sindacale” utile per consentire il regolare svolgimento del negoziato;
vi diremo noi quando e come scioperare

9. per il secondo livello di contrattazione come definito dalle specifiche intese - parimenti a vigenza triennale - le parti confermano la necessità che vengano incrementate, rese strutturali, certe e facilmente accessibili tutte le misure volte ad incentivare, in termini di riduzione di tasse e contributi, la contrattazione di secondo livello che collega incentivi economici al raggiungimento di obiettivi di produttività, redditività, qualità, efficienza, efficacia ed altri elementi rilevanti ai fini del miglioramento della competitività nonché ai risultati legati all’andamento economico delle imprese, concordati fra le parti;

10. nel settore del lavoro pubblico l’incentivo fiscale contributivo sarà concesso, gradualmente e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ai premi legati
al conseguimento di obiettivi quantificati di miglioramento della produttività e qualità dei servizi offerti, tenendo conto degli obiettivi e dei vincoli di finanza pubblica;

11. salvo quanto espressamente previsto per il comparto artigiano, la contrattazione di secondo livello si esercita per le materie delegate, in tutto o in parte, dal contratto nazionale o dalla legge e deve riguardare materie ed istituti che non siano già stati negoziati in altri livelli di contrattazione;

12. eventuali controversie nella applicazione delle regole stabilite, saranno disciplinate dall’autonomia collettiva con strumenti di conciliazione ed arbitrato;

13. la contrattazione di secondo livello di cui al punto 9, deve avere caratteristiche tali da consentire l’applicazione degli sgravi di legge;

14. per la diffusione della contrattazione di secondo livello nelle PMI, con le incentivazioni previste dalla legge, gli specifici accordi possono prevedere, in ragione delle caratteristiche dimensionali, apposite modalità e condizioni;

15. salvo quanto già definito in specifici comparti produttivi, ai fini della effettività della diffusione della contrattazione di secondo livello, i successivi accordi potranno individuare le soluzioni più idonee non esclusa l’adozione di elementi economici di garanzia o forme analoghe, nella misura ed alle condizioni concordate nei contratti nazionali con particolare riguardo per le situazioni
di difficoltà economico-produttiva;

16. per consentire il raggiungimento di specifiche intese per governare, direttamente nel territorio o in azienda, situazioni di crisi o per favorire lo sviluppo economico
ed occupazionale, le specifiche intese potranno definire apposite procedure, modalità e condizioni per modificare, in tutto o in parte, anche in via sperimentale e
temporanea, singoli istituti economici o normativi dei contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria;

17. salvo quanto già definito in specifici comparti produttivi, i successivi accordi dovranno definire, entro 3 mesi, nuove regole in materia di rappresentanza delle parti nella contrattazione collettiva valutando le diverse ipotesi che possono essere adottate con accordo, ivi compresa la certificazione all’INPS dei dati di iscrizione
sindacale;schedatura di tutti gli iscritti all'inps, a quelli della cgil verra' fornita una spilla con la stella di david

18. le nuove regole possono determinare, limitatamente alla contrattazione di secondo livello nelle aziende di servizi pubblici locali, l’insieme dei sindacati, rappresentativi della maggioranza dei lavoratori, che possono proclamare gli scioperi al termine della tregua sindacale predefinita;

19. le parti convengono sull’obiettivo di semplificare e ridurre il numero dei contratti collettivi nazionali di lavoro nei diversi comparti. Le parti confermano che obiettivo dell’intesa è il rilancio della crescita economica, lo sviluppo occupazionale e l’aumento della produttività, anche attraverso il rafforzamento
dell’indicazione condivisa da Governo, imprese e sindacati per una politica di riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese, nell’ambito degli obiettivi e dei vincoli di finanza pubblica.

intanto la crisi avanza, i precari si ritroveranno per strada e questi sono li sul TITANIC, a consolidare il loro regime da operetta

CGIL
CISL
UIL
UGL
CISAL
CONFSAL
SIN.PA
CONFINDUSTRIA
CONFCOMMERCIO
CONFESERCENTI
CONFAPI
ABI
ANIA
CONFSERVIZI
CONFETRA
CONFARTIGIANATO
CNA
CASARTIGIANI
CLAAI
CONFAGRICOLTURA
COLDIRETTI
CIA
COPAGRI
LEGA DELLE COOPERATIVE
CONFCOOPERATIVE
UNCI
AGCI
UNIONE ITALIANA COOPERATIVE
CIDA
CONFEDIR
CIU UNIONQUADRI
CONFAIL
CUQ
ASSOLAVORO
CONFEDERTECNICA
CONFPROFESSIONI

VAI BELLO CHE IN AFFRICA HANNO BISOGNO DI TE !!!!!!!!!!!!!!

Sindacato, Veltroni: sia unitario e firmi l'accordo sui contratti / Sole 24 Ore

"Auspico un sindacato unitario, senza più le differenze create da vecchie ideologie, che abbia una forte vita democratica interna e intenda rappresentare soprattutto il mondo dei precari, oggi al di fuori di ogni tutela". Lo afferma il segretario del Partito democratico, Walter Veltroni, in un'intervista al Sole 24 Ore. Propone quindi un piano da 16 miliardi di euro, con lo scopo di realizzare alcune riforme di lungo periodo, mentre sulla previdenza "bisogna andare verso soluzioni improntate alla libertà di scelta e non a innalzamenti forzosi dell'età pensionabile". Fondamentale, a suo giudizio, applicare subito i nuovi coefficienti. Parlando del mondo del lavoro, ribadisce la necessità di arrivare al contratto unico, ovvero "una forma di rapporto tendenzialmente a tempo indeterminato con graduazioni interne, che consentano all'impresa e al lavoratore di avere reciproche garanzie". In tema di riforma dei contratti, si augura "un rapporto ottimale tra salari e produttività", lo sviuppo della negoziazione aziendale e, soprattutto, "che il lavoro di Cgil, Cisl e Uil vada avanti positivamente e si arrivi a un'intesa firmata da tutte le confederazioni".
21/01/2009 10:00

PER FAVORE GIA' CHE CAPISCI POCO DI POLITICA FAI UNA COSA CHETATI, E FAI SOLO QUELLO CHE TI DICE IL NANO CATRAMATO COME AL SOLITO.

ULTIMORA: GRAZIE PER L'ASTENSIONE SUL FEDERALISMO, NE SENTIVAMO LA MANCANZA CI SI VEDE ALLE URNE !!!!

20 gennaio, 2009

Bracardi, in arte Tremonti

Zorro di Marco Travaglio

Ha detto proprio così: “In galera”. Come il grande Giorgio Bracardi di “Alto gradimento”. Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, ha dichiarato a “Che tempo che fa” che “bisogna riscrivere le regole” del sistema finanziario e poi “mandare a casa o in galera chi ha abusato”. Noi giustizialisti ci accontentiamo che vada a casa qualcuno. Lui, ministro del noto governo garantista, preferisce la galera. Ma non sottilizziamo e approfittiamone, prima che cambi idea come per i condoni (li giudicava roba da “governi golpisti sudamericani”, poi ne firmò una dozzina in un giorno). Dunque, galera per i reati finanziari. Come in America e nel resto del mondo. Ma allora bisogna ripristinare il reato di falso in bilancio, di fatto depenalizzato dal suo governo, con la sua firma, nel 2002. Ok? Ok. Poi bloccare la legge Alfano sulle intercettazioni varata dal suo governo, con il suo voto: quella che le proibisce anche per truffa, usura, rialzo fraudolento dei prezzi e quasi tutti i delitti economici, finanziari, societari e tributari (abuso di informazioni privilegiate, bancarotta anche fraudolenta non aggravata, ostacolo alle autorità di vigilanza, frodi fiscali, false relazioni delle società di revisione, abusi in intermediazioni finanziarie, falsi prospetti per quotazioni in Borsa). E naturalmente ritirare qualunque tentativo di ridurre la custodia cautelare e di aumentare gli influssi della politica sui magistrati, affinchè possano continuare a indagare sui reati dei colletti bianchi senza timori di rappresaglie dall’alto. Che fa, lo dice lei ad Al Tappone o lo avvertiamo noi?

19 gennaio, 2009

Rete Telecom, Stato di necessità

DA AFFARI E FINANZA del 12
/01


GIOVANNI PONS

Dal piano Rovati a Open Access. Dopo oltre due anni di braccio di ferro sul delicato tema della separazione della rete Telecom, si è fissato finalmente un punto fermo con l’approvazione da parte dell’Authority per le tlc degli "Impegni" proposti da Telecom per migliorare la concorrenza e la parità di trattamento nei servizi di accesso. La spada di Damocle della separazione forzata della rete era stata sguainata ai tempi del governo Prodi quando i rapporti tra l’AgCom e la società guidata da Marco Tronchetti Provera erano ai minimi storici. Le offerte commerciali di Telecom di integrazione fissomobile venivano regolarmente frenate dal regolatore. Per contro l’accesso alla rete da parte dei terzi era rallentato da un retaggio monopolistico ancora molto forte. Un muro contro muro che rischiava di finire in una separazione della rete per legge quando nel maggio 2007 spuntò l’emendamento dell’allora ministro Gentiloni per contrastare l’ipotesi di una vendita di Telecom all’americana At&t e al messicano Carlos Slim. Tutto ciò sembra ormai alle spalle e la conferenza stampa congiunta di venerdì scorso tra l’amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabè e il presidente AgCom Corrado Calabrò ha segnato nei fatti la fine delle ostilità tra regolato e regolatore in materia di accesso alla rete.
L’arrivo di Bernabè alla guida di Telecom a fine 2007 ha avuto dunque come principale risultato tangibile quello di riportare il dialogo tra l’Authority di settore e il principale operatore eliminando la minaccia dell’intervento governativo. Ma, va detto subito, Open Access non ha riportato il sereno nei rapporti con gli altri concorrenti della telefonia, i cosiddetti Olo, che negli ultimi sei mesi hanno detto a gran voce che occorre una separazione funzionale della rete molto più accentuata di quella proposta dagli impegni Telecom per garantire più trasparenza e in definitiva maggiori ritorni per gli altri operatori.
Da questo punto di vista, dunque, la conferenza stampa congiunta BernabèCalabrò viene giudicata alla stregua di un pericoloso precedente di commistione tra regolato e regolatore, una sorta di ritorno di fiamma del monopolista. E tutto ciò proprio alla vigilia di decisioni molto importanti per quanto riguarda il sistema tariffario del cosiddetto "unbundling" (la connessione sull’ultimo miglio di rete, quello che arriva fino alle case degli utenti) che influenzeranno non poco i bilanci futuri di Vodafone, Fastweb, Tiscali, Wind, Colt, Bt e altri. Telecom ha infatti già ottenuto il via libera all’aumento del canone residenziale, cioè quello pagato dalle bollette dell’utenza al dettaglio, di circa il 10%, misura che porterà nelle casse della società circa 160 milioni di euro di fatturato in più ogni anno. E ora punta a incamerare un aumento da 7,64 euro al mese a 9,39 euro per il servizio di unbundling così come è avvenuto in Gran Bretagna.
Ed è possibile che Telecom riesca anche in questo secondo colpo grazie allo «svelenimento del clima» che Bernabè è riuscito a trasfondere, come ha riconosciuto lo stesso Calabrò. Ma è un fatto che Open Access rischia di essere un primo passo verso un’ulteriore evoluzione del sistema con cui è regolata l’infrastruttura telefonica in Italia. La governance della nuova struttura esercitata attraverso un Organo di vigilanza a cui spetterà il compito di segnalare le violazioni sugli impegni presi da Telecom è ancora troppo legata all’operatore principale. I 5 membri indipendenti che la compongono saranno infatti nominati 3 dall’autorità e 2 dal cda Telecom. I concorrenti gridano allo scandalo proprio perché Open Access non opera una vera separazione funzionale dell’infrastruttura ma semplicemente una riorganizzazione interna della stessa Telecom supervisionata da persone che in parte le appartengono. In sostanza la gestione più diplomatica e più "politica" messa in campo da Bernabè avrebbe prodotto un risultato importante per l’ex incumbent rispetto ai grossi rischi corsi nelle precedenti stagioni caratterizzate da un maggiore "distacco" dalla politica. Ma il cambiamento effettivo per i concorrenti di Telecom sarebbe minimale, a sentire i commenti dei diretti interessati.
In questo quadro è interessante cercare di capire come si svilupperà il tema della rete Telecom da qui in avanti. Un argomento che andrà necessariamente a incrociarsi con il futuro della televisione in Italia, in quanto è già abbastanza chiara la tendenza al declino della Tv tradizionale "Free to air" a vantaggio della Pay Tv e della Tv on demand che si sta sviluppando attraverso il satellite e la Iptv, cioè la tv che entra nelle case attraverso il doppino telefonico o la banda larga.
Non a caso tra i maggiori sponsor di una separazione più netta dell’ultimo miglio da Telecom vi è stata anche Mediaset. La società controllata dalla Fininvest della famiglia Berlusconi punta in futuro a contrastare lo sviluppo di Sky proprio attraverso la Iptv e dunque una separazione anche societaria della rete di accesso sarebbe sicuramente attraente: Fininvest o Mediaset potrebbero addirittura acquistare una quota della "società della rete" per assicurarsi una sorta di diritto di esclusività a scapito delle tv del sempre più temibile Rupert Murdoch. Il tycoon dei media nel settembre 2006 stava per concludere un accordo con Tronchetti Provera proprio sulla Telecom ma si è lasciato sfuggire l’occasione ingolosito da una valutazione eccessiva dei propri asset (6 miliardi di euro per Sky Italia). E, ironia della sorte, ora la rete Telecom rischia di diventare il prossimo terreno di scontro tra le società del Cavaliere e quelle di Murdoch, di cui un primo assaggio si è assaporato nei giorni scorsi con la controversia sull’aumento dell’iva per la Pay Tv.
In attesa che la partita torni a scaldarsi Bernabè ha cominciato a piantare alcuni paletti ben precisi all’interno del campo da gioco. Una futura divisione anche societaria della rete dell’ultimo miglio potrà realizzarsi solo a fronte di un progetto esclusivamente industriale e non finanziario. Ben consapevole che le difficoltà in cui si dibatte la Telecom di oggi derivano in gran parte dall’Opa a debito lanciata da Roberto Colaninno nell’ormai lontano febbraio 1999, Bernabè rifugge qualsiasi soluzione che abbia a che fare con la leva finanziaria. Quindi, tra i possibili investitori della società della rete, non saranno ricompresi i fondi di private equity che solitamente nei loro investimenti inseriscono una piccola quota di capitale e una molto più elevata parte di indebitamento. Inoltre, in questo momento l’unico ente in grado di mobilitare risorse sufficienti per un investimento di questo tipo, cioè 4 o 5 miliardi di euro di capitale proprio, è la Cassa Depositi e Prestiti nella nuova versione voluta dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Così si spiegano le aperture nei giorni scorsi di Bernabè proprio in direzione della Cdp, una mossa compiuta per smuovere le acque in quella direzione. Le Fondazioni di origine bancaria, già azioniste della Cdp, potrebbero a loro volta essere favorevoli a promuovere investimenti in infrastrutture quali la rete Telecom. Ma è ovvio fin dall’inizio che il percorso non sarà semplice, necessita di un quadro regolatorio certo che consenta alla futura società della rete di ripagarsi gli ingenti investimenti necessari a sviluppare una rete in fibra ottica. Un progetto di ampio respiro per cablare le case degli italiani con un’architettura di rete innovativa: "Fiber to the cabinet" permette infatti di sostituire progressivamente il vecchio doppino in rame con la fibra, un’operazione i cui tempi sarebbero anche dettati dall’evolvere della domanda di servizi ultrabroadband, come la telemedicina o l’elearning, oggi ancora poco diffusi.
È un progetto a cui per forza possono partecipare solo investitori con un’ottica di lunghissimo periodo, come appunto la Cdp, in cui lo Stato svolge un ruolo pilota. Senza dimenticare il significato politico che ricopre il futuro della rete Telecom anche in funzione degli interessi diretti di Silvio Berlusconi nel mercato televisivo italiano. E considerando, infine, che la vendita di un 2030% della rete dell’ultimo miglio (il cui valore complessivo si aggira sui 1518 miliardi) potrebbe permettere alla società telefonica un consistente abbattimento dell’indebitamento accumulato con l’Opa e con la fusione con Tim.

16 gennaio, 2009

SLC CGIL

PIATTAFORMA CONTRATTUALE PER IL SETTORE DELLE TELECOMUNICAZIONI 2009 – 2011

Premessa

Il settore delle TLC rappresenta un volano per la crescita del paese. Dalla sua capacità di evolversi, innovarsi, trasformarsi dipendono nuovi diritti di cittadinanza, la capacità di scommettere su un modello di sviluppo che valorizzi le professionalità, la conoscenza, la ricerca e l’integrazione.

Nonostante il momento difficile del Paese, il settore continua a generare profitti e risorse in grado di riconoscere alle lavoratrici e ai lavoratori delle imprese di TLC miglioramenti normativi e salariali secondo un’idea di valorizzazione del lavoro, di ampliamento dei diritti e delle tutele.

In particolare occorre garantire i lavoratori dalla perdita del loro potere d’acquisto e dalla costante erosione dei salari, costruendo un sistema di riconoscimenti professionali da un lato e di tutele contro la precarietà dall’altro in grado di sostenere una crescita qualitativa che risponda alle legittime aspettative di tutti, dalle giovani ragazze e ragazzi dei call center ai tanti tecnici, amministrativi, informatici che tutti i giorni mandano avanti le imprese del settore.

Il rinnovo del CCNL deve infatti essere prima di tutto questo: un grande strumento di redistribuzione e di tutele uguali per tutti, evitando guerre tra poveri e discriminazioni. Uno strumento di solidarietà e di giustizia a cui non siamo intenzionati a rinunciare.


In particolare chiediamo interventi specifici su:

Relazioni sindacali:
Si conferma l’assetto attuale della contrattazione collettiva su due livelli: il contratto nazionale di categoria e la contrattazione aziendale di secondo livello. Si ritiene utile passare ad una durata triennale del CCNL di categoria sia per la parte economica che per quella normativa, garantendo una base certa di trattamenti economici e normativi comuni per tutti i lavoratori del settore. Va confermato l’attuale periodo di “tregua sindacale” previsto dal CCNL, per consentire il regolare svolgimento del negoziato sulla nuova piattaforma.


Vanno confermate le regole che presiedono alla contrattazione di secondo livello e cioè: che questa si esercita per le materie delegate dal contratto nazionale e che deve riguardare materie ed istituti che non siano già stati negoziati in altri livelli di contrattazione.
Il sistema degli strumenti relazionali individuati nel CCNL delle Tlc necessita sicuramente di un ampliamento, ma soprattutto necessita di una autentica sistematicità di rapporti sui temi individuati di comune interesse. In tale ottica occorre sviluppare e utilizzare al meglio i vari organismi di analisi, verifica e confronto previsti nel CCNL quali l’Osservatorio Nazionale, le Commissioni delle pari Opportunità, dell’Ambiente e Sicurezza, per la Formazione Professionale, rafforzando altresì tutti quei momenti di informazione previsti a livello Nazionale, Territoriale e Aziendale.

Ente Bilaterale per la Formazione, permessi esame, 150 ore
La formazione, nel settore delle TLC, è uno strumento indispensabile per accrescere continuamente le conoscenze, coerentemente con l’evoluzione e l’innovazione dei processi lavorativi e delle tecnologie. La formazione, quindi, è un valore che aumenta la professionalità dei lavoratori, inserendoli dentro un percorso di crescita professionale ed economica. Tutti i lavoratori devono poter usufruire di adeguati percorsi formativi. In coerenza ed in applicazione con il vigente CCNL, anche al fine di valorizzare la bilateralità a supporto dell’attività negoziale delle parti, si richiede la costituzione (già previsto dal vigente ccnl) di uno specifico Ente Bilaterale per la formazione, in grado di progettare piani formativi da sottoporre a Fondo Impresa, mirati alle diverse realtà del settore (ed in particolare dei lavoratori più deboli).
Inoltre, anche alla luce delle positive esperienze di contrattazione aziendale e nell’ottica di favorire sempre di più la formazione dei lavoratori e il conseguimento da parte loro dei massimi livelli di istruzione, chiediamo di poter rendere realmente fruibili le 150 ore nonché il riconoscimento di 2 giorni in più di permessi retribuiti (più il giorno dell’esame) indipendentemente dal numero degli esami, su base annua. Comunque interventi di flessibilità positiva (tramite recuperi) al fine di conciliare al massimo possibilità di studio e lavoro.

Mercato del Lavoro

In relazione all’evoluzione del mercato del lavoro e dei positivi interventi frutto anche di accordi interconfederali (luglio 2007) si chiede di intervenire per migliorare le norme relative al contratto a termine (anche eventualmente producendo uno specifico avviso comune) e al contratto di lavoro part-time, sempre più diffuso nel nostro settore. Nello specifico chiediamo il recepimento delle nuove norme di garanzia sul contratto a termine e dell’Avviso comune del 10 Aprile 2008 siglato da CGIL, CISL, UIL e Confindustria; l’introduzione di causali specifiche per le clausole flessibili (a seguito del 247/07 non più disponibili alle singole parti del contratto individuale di lavoro); l’introduzione delle clausole specifiche per malati e parenti di persone malate; il riconoscimento del principio del consolidamento in aumento degli orari part-time a fronte di supplementare svolto in via non occasionale.


Le variazioni in aumento della durata della prestazione lavorativa dovranno essere remunerate come il personale a F.T.


Ferie

Ridurre da 10 ad 8 anni il periodo temporale ai fini della maturazione del giorno di ferie.

Professionalità

Il settore in questi ultimi anni è stato continuamente pervaso da processi di innovazione tecnologica, organizzativa e produttiva ed altri se ne prevedono nel prossimo triennio. Si è sviluppato in generale un elevato consolidamento della capacità di interagire con l’innovazione tecnologica e le complessità tecnico organizzative e uno sviluppo di specifiche conoscenze richiedono una valorizzazione degli inquadramenti professionali. In particolare è sempre più evidente l’evoluzione tanto del tecnico specialistico e dell’operatore IT (chiamato ad essere tecnico/informatico/configuratore) che dell’operatore di CRM (la customer care è valore aggiunto integrato nei servizi offerti che spesso fa la differenza anche competitiva tra operatori). Per questo chiediamo il completamento delle definizioni inquadramentali dei lavoratori al 4° e 5° livello. Per questi lavoratori che operano sull’intera filiera delle attività va riconosciuto la possibilità di accesso al 6° livello professionale. Inoltre, chiediamo il riconoscimento del profilo operativo per il 6° e 7° livello (in particolare per le figure tecniche specialistiche) differenziandolo, anche normativamente, da i 6 e 7 livelli con funzione di coordinamento. Inoltre i termini di scorrimento tra un livello e un altro vanno ridotti di almeno un terzo (es. passaggio dal 3° al 4° e dal 4° al 5° livello in 36 mesi anziché 48).

Clausole sociali

L’ingresso nel nostro settore di numerosi lavoratori di aziende che operano in outsourcing pone oggi l’esigenza di un rafforzamento dell’art. 53 del CCNL. In particolare, anche sulla scorta di esperienze maturate in altri settori, chiediamo il riconoscimento di una clausola sociale tale per cui, in caso di cambi e successioni di appalti e commesse, i committenti debbano affidare attività garantendo la continuità occupazionale dei lavoratori dell’impresa non più aggiudicataria dell’appalto.
Nei processi di “cessione di ramo” bisogna inoltre riconoscere una “clausola sociale” che consenta ai lavoratori interessati di rimanere agganciati alla commessa. In caso di risoluzione anticipata della commessa o di fallimento della società outsourcer, dovrà essere garantito a tutti i lavoratori il diritto a seguire le attività senza soluzione di continuità, prevedendo anche il reintegro nell’azienda cedente se le attività rientrano nel proprio business.


Ente bilaterale per la Sanità integrativa

Nel pieno rispetto del mandato ricevuto dai lavoratori con l’approvazione della piattaforma


rivendicativa del 2007 e alla luce delle migliori e sempre più numerose esperienze diffuse negli altri settori, è essenziale costituire a livello di settore l’istituto bilaterale della sanità integrativa, integrante e non sostitutiva del sistema pubblico e del Servizio Sanitario Nazionale e basata su un modello associativo e partecipativo. Un istituto in grado di garantire un livello minimo di prestazioni per tutti gli aderenti al CCNL delle TLC a partire dai soggetti più deboli, tenendo conto al contempo delle diverse e positive esperienze maturate in diverse aziende.


Incrementi salariali

Nei passati rinnovi contrattuali gli incrementi salariali sono stati determinati avendo a riferimento i tassi di inflazione programmata indicati dai governi in carica. Da alcuni anni, considerata l’inattendibilità delle previsioni governative e il venir meno delle sessioni sulla politica dei redditi (che avrebbero dovuto ridurre prezzi e tariffe e gestire la leva fiscale a favore dei lavoratori dipendenti e dei pensionati), si sono ricercarti strumenti, riconosciuti da tutti, creativi e alternativi a quanto previsto dagli accordi in essere. Di fatto, in questi anni, si è superato il Protocollo del 23 Luglio.
Nella individuazione dei prossimi incrementi salariali occorre quindi partire dall’inflazione realmente prevedibile, che tenga conto fino in fondo dell’aumento del costo della vita.
Per tanto - tenuto conto dello scostamento tra l’incremento retributivo del biennio 2007-2008 e l’inflazione reale registrata, così come prevista dagli accordi sindacali in essere nel 2007 e nel 2008, nonché delle previsioni dei principali istituti di ricerca (BCE e Eurostat) per gli anni 2009/2011 - al fine di tutelare il potere di acquisto si richiede per il prossimo triennio un aumento di 175 euro al 5° livello. Gli eventuali scostamenti tra l’inflazione prevista e quella reale effettivamente osservata, dovranno inoltre essere recuperati entro la vigenza del CCNL, con verifiche ed eventuali recuperi su base annua.
La decorrenza degli aggiornamenti dei nuovi minimi contrattuali va fissata dalla scadenza del vecchio CCNL, superando così la concezione di “vacanza contrattuale”.
Per tutti i lavoratori che non usufruiscono della contrattazione di 2° livello, le aziende dovranno inoltre riconoscere un incremento dei minimi contrattuali definito “ Elemento di Garanzia”.


La Segreteria Nazionale SLC-CGIL

LETTERA AGLI ISCRITTI

Perché una piattaforma come SLC-CGIL


Sin dalla disdetta del CCNL, avvenuta a fine settembre 2008, come SLC-CGIL abbiamo lavorato per una piattaforma unitaria con gli amici di Uilcom-Uil e Fistel-Cisl, mettendo davanti a tutto le esigenze dei lavoratori del settore.

Esigenze salariali: negli ultimi anni il potere di acquisto si è molto ridotto e, nel nostro settore, sono entrati migliaia di giovani, soprattutto nei call center, privi di una contrattazione di 2° livello, di assistenza sanitaria integrativa, di tutele occupazionali in caso di cambio di commesse.

Ma anche esigenze professionali e normative che necessitano di essere riconosciute, alla luce dei grandi cambiamenti che il nostro settore conosce, spesso con notevole velocità. Da qui le proposte su il miglioramento del contratto part-time, per scrivere definizioni nuove e chiare in relazione alle declaratorie professionali facilitando i passaggi di livello, ecc.

Come SLC-CGIL abbiamo ovviamente proposto di riconoscere l’inflazione reale del 2007 e 2008, che ha eroso il potere di acquisto e la capacità di spesa per casa, vitto, benzina, riscaldamento, ecc. dei lavoratori.
E abbiamo proposto di prendere a riferimento per l’inflazione degli anni futuri, quanto indicato da istituti seri e super partes come Eurostat, la Banca Centrale Europea, ecc.


Abbiamo deciso di ancorare la piattaforma del CCNL alla piattaforma unitaria che CGIL, CISL e UIL avevano varato insieme nella primavera del 2008. Proprio perché già condivisa: insomma abbiamo lavorato fino all’ultimo per incontrarci tutti a metà strada, in nome dell’unità sindacale e del buon senso. Per non dare alle aziende argomenti contro i lavoratori.

Nei mesi successivi, da ottobre fino all’ultimo giorno utile, abbiamo discusso, lavorato insieme, provato a definire punti comuni.
Oggi non possiamo che prendere atto della buona volontà e dello sforzo che alcuni hanno fatto e della scelta politica di altri di sacrificare ad una posizione tutta politica, la lunga tradizione di unità e di lavoro comune che nel passato ha dato i suoi frutti.

Che fare ora?

Come insegnava un padre nobile del sindacato, Bruno Trentin, è ora il momento come dirigenti, militanti e simpatizzanti della CGIL di “impegnarci tutti per portare avanti con serenità e sobrietà le nostre ragioni tra le nostre colleghe e colleghi, senza rinunciare mai a ricostruire quell’unità dal basso tra lavoratori che è la vera forza del sindacato”, oltre le beghe politiche, oltre le mille strumentalizzazioni.
Questo fa un sindacato. Questo fa la CGIL, sempre dalla parte di chi lavora.



La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL