28 giugno, 2010

volantino definitivo doc

 

 

 


26 giugno, 2010

Il dominio dell’economia di carta sulle persone che producono



di Alfredo Reichlin L'UNITA'

La vicenda della Fiat di Pomigliano è andata come è andata. E io non voglio tornarci sopra: nelle condizioni date la posizione più saggia era quella di Bersani. Resta però in me un interrogativo di fondo e diventa dominante il bisogno di una riflessione capace di misurarsi con l’enorme novità di ciò che c’è dietro quella vicenda. Siamo arrivati a una sorta di sfida cruciale che investe il lavoro moderno, non solo italiano. Non è un problema sindacale. Io credo che sia il problema dell’uomo moderno e sul suo rapporto con l’economia. Qualcosa che va oltre il vecchio conflitto novecentesco tra capitale e lavoro. Perciò mi appare tragica questa riduzione del lavoro a «residuo» su cui scaricare il peso di tutto, compreso il ladrocinio e l’evasione fiscale, ridurlo a precariato, a «mille mestieri» pur di sopravvivere.

È la più grande contraddizione del nostro tempo, se alziamo un pochino la testa e comprendiamo che questo tempo chiede ben altro. Chiede il lavoro come fondamentale strumento di identità e di libertà degli uomini e di creazione delle società moderne (cosa che avvenne mica tanto tempo fa). Insomma, il lavoro come civiltà all’ombra della quale l’uomo si è messo in grado di lavorare non come uno schiavo, di far libera impresa e di misurarsi con se stesso. Di creare il proprio futuro. Mi limito solo a ricordare che questo cammino è stato anche il fondamento etico, il presupposto che ha fatto del capitalismo occidentale un «ordine» in cui ricchi e poveri possono convivere: il mercato non come licenza di uccidere, ma come ciò che impedisce alla società umana di ridursi a una banda di lupi che si scannano tra loro. Insomma i diritti uguali, le regole. Ecco perché mi colpisce molto il carico di stupidità che c’è dietro l’arroganza di certe lezioni di modernità che i vari Marchionne e Sacconi hanno rivolto agli operai di Pomigliano.

Non discuto la necessità di disciplinare il lavoro di fabbrica, eliminare arretratezze e inefficienze. Ma dubito che una grande industria moderna possa resistere a lungo trattando gli operai (dopotutto persone e persone giovani, cittadini europei usciti dalle scuole medie) come degli «zombi» ai quali basta dire: ti licenzio se non fai la pipì prima di tre ore e per non più di «tot» minuti. Non ignoro affatto che la mondializzazione sta avvenendo in forme tali per cui due secoli di conquiste di poche centinaia di operai occidentali (salari, diritti, Welfare) sono minacciate per la concorrenza di un paio di miliardi di nuovi operai del mondo in via di sviluppo pagati dieci volte meno e senza diritti e protezioni sociali. Ma ne stiamo misurando le conseguenze? Quelle più profonde, storiche, anche culturali. Non solo le conseguenze sulle condizioni del lavoro: quelle sul governo possibile del mondo mondializzato. So bene che stanno anche qui le ragioni profonde della crisi della sinistra e del suo vecchio pensiero classista. È difficile ripetere «proletari di tutto il mondo unitevi». Ma la storia cambia e la sinistra non può pensare solo il breve periodo.

Anche «lor signori» si devono porre qualche interrogativo per ciò che riguarda il futuro dell’ordine attuale, dal momento in cui vengono meno i vecchi presupposti etici e la tradizionale legittimazione storico-culturale della cosiddetta «economia sociale di mercato». Cito testualmente da una lettera al Foglio dell’ex ministro socialista Rino Formica che sembra ammonire i ministri attuali ex socialisti (Sacconi, Tremonti): «Dopo due secoli di lotte politiche, sociali e civili, una parte non trascurabile della sinistra scopre che va sciolto il patto tra diritti civili e diritti sociali. È questo un vero fatto storico. Pomigliano non è la vittoria dei riformisti sui massimalisti perché furono proprio i riformisti in polemica con i rivoluzionari a teorizzare il principio di inscindibilità tra conquiste di libertà e avanzamento sociale.

Diciamolo con brutalità: è la vittoria dell’economia sulla politica». Io voglio aggiungere con altrettanta «brutalità» che non si tratta dell’economia in astratto bensì dell’avvento di una nuova forma del capitalismo basata sul saccheggio dei risparmi (gli acquisti a credito) nonché delle risorse naturali e dei beni pubblici. Cioè di uno sfruttamento più ampio reso possibile dalla decisione di affidare alla finanza il governo della mondializzazione dando ad essa licenza di fare il denaro col denaro e di rompere il rapporto organico con la produzione. La questione sociale, questa questione di cui da anni la sinistra si occupa poco se non per emendare la finanziaria di Tremonti è giunta davvero a una svolta. Però stiamo molto attenti a non sbagliare. Il cuore del conflitto non è più tra l’impresa e gli operai.

E l’insieme del mondo dei produttori cioè delle persone che creano, pensano, lavorano e fanno impresa che sta subendo un inaudito sfruttamento. Ci sono le condizioni per alleanze più larghe. L’economia di carta (l’alluvione dei titoli di credito) è arrivata a questo punto: ha raggiunto nel primo decennio di questo secolo, l’incredibile rapporto di quattro a uno rispetto al prodotto reale. Il che in pratica significa che spetta ai produttori sia delle merci che del capitale sociale (servizi, sicurezza, beni pubblici, ecc.) farsi, per dirla alla napoletana un «mazzo» tanto e stringere la cinta per garantire i profitti della rendita. È la vicenda degli operai di Pomigliano, la quale passa per la miseria dei cinesi e poi - un po’ meno - per quella dei polacchi. Finendo poi alla ricchezza strabiliante dei finanzieri. Con Marchionne «utile amico», ma subalterno.
24 giugno 2010

23 giugno, 2010

Quinta's JOB

Ottimo lavoro di Quintarelli, sono 20 minuti di cose che conosciamo, ma sono messe tutte in fila e ci consentono di rifletterci su una visione d'insieme offrendo molti spunti, anche sindacali.

Fibra per l'Italia: perché è importante e quali sono gli ostacoli from Stefano Quintarelli on Vimeo.

22 giugno, 2010

comunicato regionale slc sciopero 2 e 9 luglio




 

 

 

 

 

SINDACATO LAVORATORI DELLA COMUNICAZIONE

 

POMIGLIANO NON È LONTANO

 

In data odierna si è tenuto il coordinamento regionale SLC/CGIL per discutere della situazione venutasi a creare in Telecom.

 

E' evidente a tutti che il management intende portare l'azienda alla rovina: lo si vede dalle scelte organizzative di questi ultimi mesi, tutte orientate alla creazione di esuberi.

 

-        si esternalizzano le attività del customer in Tunisia e Albania e contemporaneamente si propone a tappeto ai colleghi del customer (119, 187, 191) di trasferirsi in open access;

-        un gruppo di lavoro studia l'esternalizzazione delle attività di delivery (l'oramai famoso progetto “Primus”) così altri colleghi potranno essere spostati a fare i tecnici esterni;

-        invece di rafforzare la vendita, sia sul fisso che sul mobile, sia per la clientela business che per la grande distribuzione, ci si impoverisce a vantaggio del solito open access;

-        lo stesso dicasi per la struttura di condizionamento ed energia (ACE) e per l'engineering....

-        insomma tutti in open access.... anzi, non proprio tutti: i colleghi della Directory Assistance (1254, ADE), anche quelli già colloquiati e accettati da Open Access, loro no, loro sono persone “semplici” da tenere in solidarietà, a salario ridotto....

 

Tutto alla rovescia, tutto per chiudere l'azienda, tutto per giustificare i 6822 esuberi, che ogni giorno di più risultano inventati di sana pianta..

 

 

E che dire della gestione dei colleghi che devono andare in mobilità?

Prima si colloquiano, se ne accetta le preadesioni, poi, siccome i soloni di RU centrale (gente da centinaia di migliaia di euro l'anno!!!) non sanno fare neanche le procedure di legge impedendo a quelli della mobilità del 2008 di uscire .... e contemporaneamente ci chiedono l'accordo per obbligare ad andare tutti in pensione/mobilità!!!!!

 

Non contenti, nonostante le modifiche peggiorative presentate dal Governo, ripropongono ai lavoratori di firmare alla cieca per l'uscita in mobilità, senza certezze né di riuscire ad andare in pensione, né di avere un corrispettivo economico adeguato al periodo di scopertura previdenziale... e mentre noi di SLC/CGIL non firmeremo nulla fino a che non soranno chiari i contenuti delle modifiche proposte dal Governo, ci sono sindacati che non si peritano a firmare anche pericolose transazioni che rischiano di buttare sul lastrico colleghi troppo impazienti per riflettere.

 

E poi SSC: una s.r.l. che Telecom non è riuscita a vendere per mancanza di acquirenti che per l'occasione viene rimpolpata dal quadriplo (4X !!!) di personale, già dichiarato da efficientare (efficientamento, neologismo migliardiano inesistente nel vocabolario italiano) = 646 lavoratori che avevano un lavoro domani non lo avranno più!!! = come creare esuberi.

 

 

IL 9 LUGLIO SCIOPERIAMO CONTRO TUTTO QUESTO

 

CONTRO IL PIANO FINANZIARIO E PER UN PIANO INDUSTRIALE DI RILANCIO; PER LA RICOLLOCAZIONE DEI COLLEGHI DEL 1254, IL RIENTRO DEI LAVORATORI DI IT, LO SVILUPPO DELLA RETE E DEL CUSTOMER

 

 

 

Ci opponiamo a quanto accade nella nostra azienda e nel nostro paese, per un nuovo modello economico che faccia pagare a chi non ha mai pagato e faccia rinascere la speranza in un mondo migliore.

 

EQUITÀ FISCALE, SOLIDARIETÀ, DIRITTI PER TUTTI

SONO LE NOSTRE PAROLE D'ORDINE.

 

Pomigliano è più vicina di quanto si pensi: il ricatto occupazionale da noi si chiama TCC; il piano industriale si chiama dividendi agli azionisti; la nostra Polonia si chiama Albania, Tunisia e Romania; lo sciopero è il nostro referendum !!!!

 

 

IL 2 LUGLIO SCIOPERIAMO ANCORA PER UN MONDO MIGLIORE

 

PER LA SCUOLA PUBBLICA, PER EQUITÀ FISCALE E SALARIALE, PER I NOSTRI GIOVANI, PER MANTENERE I DIRITTI DEI LAVORATORI.

 

NULLA ACCADE A CASO. TUTTO SI TIENE.

COMBATTI IL GOVERNO. DIFENDITI

 

 

LA CGIL C'È. LA CGIL CI SARÀ

 

 

Firenze, 22 giugno 2010


20 giugno, 2010

(100617) nota slc su mobilità-pens manovra gov

 

                                                                                                                        

 

 

 

 

 

INFORMATIVA URGENTE

 

 

 

 

DECRETO N.78 del 31 Maggio 2010: misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e competitività

 

 

 

 

 

NOTA SU:

 

 

 

·      LAVORATORI IN MOBILITA’ E DIRITTO ALLA PENSIONE;

 

 

 

·      MODIFICA DEL DIRITTO ALLA PENSIONE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                        

 

 

Pensioni di vecchiaia e di anzianità: una sola finestra mobile a decorrere dal 1° gennaio 2011.

 

Questo Governo aveva assicurato agli italiani che non avrebbe messo di nuovo le mani sulla previdenza: non ce n’era bisogno, così hanno sempre sostenuto sia il Ministro Sacconi, sia il Ministro Tremonti. La promessa come sempre non è stata mantenuta, anzi nella manovra del Governo gli interventi sulla previdenza risultano particolarmente pesanti, soprattutto particolarmente iniqui.

Le nuove finestre di accesso alla pensione di vecchiaia ed alla pensione di anzianità non hanno carattere transitorio, così come inizialmente ipotizzato, ma hanno carattere strutturale.

 

COSA SUCCEDE ADESSO?

 

Le finestre di accesso alla pensione di vecchiaia previste dalla legge 247 del 2007 sono le seguenti:

 

Requisiti maturati entro il

Decorrenza della pensione

Lavoratori dipendenti

31 marzo

1° luglio stesso anno

30 giugno

1° ottobre stesso anno

30 settembre

1° gennaio anno successivo

31 dicembre

1° aprile anno successivo

 

Le finestre di accesso alla pensione di anzianità previste dalla legge 247 del 2007 sono le seguenti:

 

 

Con meno 40 anni di contributi

 

Decorrenza della pensione

 

Requisiti maturati entro il

Lavoratori dipendenti

 

30 giugno

1° gennaio anno successivo

 

31 dicembre

1° luglio anno successivo

Con almeno 40 anni di contributi

Decorrenza della pensione

Requisiti maturati entro il

Lavoratori dipendenti

31 marzo

1° luglio stesso anno se 57 anni di età entro il 30 giugno

30 giugno

1° ottobre stesso anno se 57 anni di età entro il 30 settembre

30 settembre

1° gennaio anno successivo

31 dicembre

1° aprile anno successivo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tali finestre rimangono in vigore per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori che matureranno i requisiti per il diritto a pensione (vecchiaia, anzianità) entro il 31 dicembre 2010.

 

Nota bene: ricordiamo che il diritto alla pensione di anzianità matura o quando si hanno almeno 40 anni di contributi (di cui almeno 35 con contribuzione effettiva) a prescindere dall’età o, in alternativa, quando il lavoratore raggiunge la cosiddetta “quota” formata dalla somma dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva, fermi restando il limite minimo di 35 anni di contributi e un’età anagrafica minima (dal 1 luglio al 31 dicembre 2010 la quota è “95” e l’età minima è 59 anni, dal 1 gennaio al 31 dicembre 2011 la quota sarà di “96” con l’età minima di 60 anni, dal 1 Gennaio 2012 in poi la quota sarà “97” con età minima di 61 anni).

 

 

Per le lavoratrici e per i lavoratori che maturano i previsti requisiti per il diritto alla pensione di vecchiaia o alla pensione di anzianità, a decorrere dal 1° gennaio 2011, è prevista invece una sola finestra di accesso sia per la pensione di vecchiaia sia per la pensione di anzianità.

 

 

Tale finestra è mobile e varia per ogni singolo lavoratore, visto che la decorrenza del trattamento pensionistico si consegue trascorsi dodici mesi dalla data di maturazione dei requisiti per i lavoratori dipendenti privati e pubblici e trascorsi 18 mesi dal raggiungimento dei requisiti per i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri) e per i lavoratori iscritti alla gestione separata INPS (parasubordinati).

 

 

La prima cosa da rilevare è che la nuova finestra mobile si applica anche a coloro che hanno maturato 40 anni di contribuzione.

 

Nel testo del decreto legge (n. 78 del 31 maggio 2010, articolo 12) infatti non vi è alcuna esclusione per coloro che hanno maturato i 40 anni di contribuzione. Ciò significa che i lavoratori che si trovano in questa condizione saranno ancora più penalizzati degli altri, visto che dovranno continuare a lavorare come gli altri, ma non avranno alcun beneficio ai fini pensionistici. La norma, a nostro avviso, viola i principi costituzionali.

 

Inoltre le nuove finestre si applicano anche alle pensioni di vecchiaia ed alle pensioni di anzianità ottenute con la totalizzazione e che addirittura per coloro che cumulano i contributi per maturare il diritto a pensione si applicano le decorrenze previste per i lavoratori autonomi (la finestra si apre trascorsi 18 mesi dalla maturazione dei prescritti requisiti.).

 

La norma è estremamente penalizzante, non si capisce veramente perché coloro che raggiungono il diritto a pensione con la totalizzazione debbano essere ancora più penalizzati degli altri lavoratori: se ad esempio la totalizzazione opera solo tra fondi o gestioni relative ai lavoratori dipendenti, come molte volte accade, è veramente perverso applicare la finestra più lunga prevista per gli autonomi.

 

 

Facciamo un esempio: una lavoratrice compie 65 anni a gennaio 2011 e chiede la pensione con il cumulo dei contributi (ricordiamo che per poter ottenere la pensione di vecchiaia con la totalizzazione è necessario avere 65 anni e 20 anni di contribuzione): con la vecchia normativa, raggiungendo il diritto a pensione solo con il cumulo dei contributi avrebbe avuto diritto alla pensione dal 1° febbraio 2011, con l’applicazione delle nuove finestre avrà diritto a pensione dal 1° agosto 2012. È evidente il peggioramento.

 

 

 

Facciamo rilevare, inoltre, che la situazione diventa ancora più pesante di oggi per i lavoratori con contribuzione mista: basta infatti anche un piccolissimo periodo di contribuzione versata in una delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi necessaria per maturare il diritto alla pensione e si applicano le nuove finestre previste per i lavoratori autonomi, e quindi la pensione decorre trascorsi 18 mesi dalla maturazione dei requisiti.

 

 

 

 

Pubblichiamo di seguito le tabelle che confrontano sia per i lavoratori dipendenti sia per i lavoratori autonomi che cosa succede con l’applicazione delle nuove finestre rispetto alla situazione precedente.

 

LAVORATORI DIPENDENTI

Anzianità con meno di 40 anni di contributi

Vecchiaia

Requisiti maturati entro (2011)

Uscita con attuali finestre

Uscita con nuovo sistema

Mesi in più

Uscita con attuali finestre

Uscita con nuovo sistema

Mesi in più

Gennaio

Gennaio 2012

Febbraio 2012

1

Luglio 2011

Febbraio 2012

7

Febbraio

Gennaio 2012

Marzo 2012

2

Luglio 2011

Marzo 2012

8

Marzo

Gennaio 2012

Aprile 2012

3

Luglio 2011

Aprile 2012

9

Aprile

Gennaio 2012

Maggio 2012

4

Ottobre 2011

Maggio 2012

7

Maggio

Gennaio 2012

Giugno 2012

5

Ottobre 2011

Giugno 2012

8

Giugno

Gennaio 2012

Luglio 2012

6

Ottobre 2011

Luglio 2012

9

Luglio

Luglio 2012

Agosto 2012

1

Gennaio 2012

Agosto 2012

7

Agosto

Luglio 2012

Settembre 2012

2

Gennaio 2012

Settembre 2012

8

Settembre

Luglio 2012

Ottobre 2012

3

Gennaio 2012

Ottobre 2012

9

Ottobre

Luglio 2012

Novembre 2012

4

Aprile 2012

Novembre 2012

7

Novembre

Luglio 2012

Dicembre 2012

5

Aprile 2012

Dicembre 2012

8

Dicembre

Luglio 2012

Gennaio 2013

6

Aprile 2012

Gennaio 2013

9

 

 

Pensioni di anzianità con almeno 40 anni di contributi

Requisiti maturati entro

Uscita con attuali finestre

Uscita con nuovo sistema

Mesi in più

Lavoratori dipendenti

Gennaio 2011

Lug. 2011*

Feb. 2012

7

Febbraio 2011

Lug. 2011*

Mar. 2012

8

Marzo 2011

Lug. 2011*

Apr. 2012

9

Aprile 2011

Ott. 2011*

Mag. 2012

7

Maggio 2011

Ott. 2011*

Giu. 2012

8

Giugno 2011

Ott. 2011*

Lug. 2012

9

Luglio 2011

Gen. 2012

Ago. 2012

7

Agosto 2011

Gen. 2012

Set. 2012

8

Settembre 2011

Gen. 2012

Ott. 2012

9

Ottobre 2011

Apr. 2012

Nov. 2012

7

Novembre 2011

Apr. 2012

Dic. 2012

8

Dicembre 2011

Apr. 2012

Gen. 2013

9

 

*La finestra si apre solo se la lavoratrice o il lavoratore hanno almeno 57 anni di età compiuti entro la fine del mese precedente all’apertura della finestra stessa.

 

 

 

 

 

 

Deroghe all’applicazione delle nuove finestre di accesso.

 

Continua ad applicarsi la precedente normativa per l’accesso ai trattamenti pensionistici per:

 

11. I lavoratori dipendenti che al 30 giugno 2010 risultano essere in preavviso e che maturano i requisiti previsti per il pensionamento entro la data di cessazione del rapporto di lavoro;

 

12. i lavoratori per i quali al raggiungimento del limite di età previsto per il pensionamento viene meno il titolo per lo svolgimento della mansione svolta (autisti di mezzi pubblici, piloti).

 

13. i lavoratori, nei limiti del numero di 10.000 beneficiari:

 

1collocati in mobilità ordinaria nelle aree del Mezzogiorno (quindi non i lavoratori in mobilità nelle altre aree del centro-nord)   in base ad accordi sindacali stipulati anteriormente al 30 aprile 2010, che maturano i requisiti entro il periodo di fruizione della mobilità stessa,

 

2collocati in mobilità lunga per effetto di accordi collettivi stipulati entro il 30 aprile 2010 (la pensione continuerà a decorrere dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda),

1 

2titolari, alla data di entrata in vigore del decreto legge (31 maggio 2010), di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà di settore (che sono per intenderci il settore del credito, delle assicurazioni, ecc.).

 

La deroga relativa al preavviso appare poco comprensibile, visto che il preavviso in genere varia da 15 giorni a sei mesi.  Dovendo il preavviso essere in corso alla data del 30 giugno è del tutto evidente che tutti i lavoratori in tale condizione avrebbero comunque maturato i requisiti per il diritto a pensione entro il 31 dicembre 2010.

 

Non si capisce, inoltre, che cosa succede in caso di preavviso non in corso alla data del 30 giugno, ma dato successivamente. Se, come tutti affermiamo, restano ferme le precedenti finestre per chi matura il diritto a pensione entro il 31 dicembre 2010, questa deroga appare superflua. Cercheremo di approfondire meglio la questione e di capire se questa deroga abbia o meno un senso.

 

È da rilevare che anche per quanto riguarda le deroghe relative ai lavoratori in mobilità è stato fatto un gran pasticcio: per la mobilità ordinaria si fa infatti riferimento solo ed esclusivamente alle aree del mezzogiorno, mentre per la prima volta si inserisce la mobilità lunga nel conteggio dei 10.000 beneficiari. Ricordiamo che la mobilità lunga è sempre stata esclusa comunque dall’applicazione delle finestre di accesso. È del tutto evidente che la norma si configura come una vera e propria lotteria. Il limite dei 10.000 beneficiari è infatti insufficiente rispetto all’attuale crisi economica. Di conseguenza, molte lavoratrici e molti lavoratori rischiano di rimanere per un lungo periodo di tempo senza alcun sostegno economico e senza pensione. 

 

Per quanto riguarda poi il computo dei 10.000 lavoratori, il monitoraggio è affidato all’INPS. Anche in questo caso, come già fatto in precedenza, l’Istituto per verificare la capienza ed il diritto all’applicazione delle finestre di accesso precedenti prenderà in considerazione, non la data di presentazione della domanda di pensione, ma la data della cessazione dal lavoro (data di collocamento in mobilità o in assegno straordinario).  È da rilevare che non vi è nel decreto alcuna salvaguardia per coloro che sono autorizzati o stanno versando i contributi volontari e ciò appare di estrema gravità.

 

 

                                                                                                                        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alla luce di tutto ciò, come SLC-CGIL non solo invitiamo i lavoratori alla mobilitazione già a partire dallo sciopero generale del 25 Giugno e del 2 luglio contro il decreto e le tante ingiustizie che porta con sé (tagli al welfare, agli enti locali, alla scuola, all’università, ecc.)

 

 

ma  chiederemo a tutte le aziende con cui sono stati sottoscritti accordi di mobilità incontri urgenti al fine di salvaguardare il diritto al reddito di tutte le lavoratrici e lavoratori del settore, che non possono pagare due volte colpe non loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                        

6


16 giugno, 2010

Telecom OdG Coord naz 14-6-10

SLC              -              CGIL              Sindacato Lavoratori Comunicazione

FISTel              -              CISL              Federazione Informazione Spettacolo e Telecomunicazioni

UILCOM              -              UIL              Unione Italiana Lavoratori della Comunicazione

 

 

 

 

 

ORDINE DEL GIORNO COORDINAMENTO NAZIONALE TELECOM

14 Giugno 2010

 

 

 

Il piano industriale di Telecom è un piano sbagliato che riduce investimenti ed occupazione e che condanna l’azienda ad un ruolo sempre più marginale in Italia e nel mondo. Il tema degli investimenti e del rilancio industriale è oggi il tema che tutti dobbiamo affrontare.

 

Il futuro della Telecom è indissolubilmente legato al futuro del settore delle Telecomunicazioni e dell’ICT. A fronte anche dell’iniziativa di diversi grandi player del mercato per accelerare la costruzione di una rete di nuova generazione, Telecom deve rilanciare la propria funzione di “motore dell’innovazione” nel nostro paese e il Governo non può continuare a derubricare il tema, considerandolo secondario.

 

In questo paese vi sono grandi aziende strategiche come la RAI, Telecom, la Fiat e l’Alitalia: su tutte il Governo e le Istituzioni devono svolgere un ruolo per difendere l’occupazione e i diritti di chi vi lavora. Occorre un Tavolo ai massimi livelli sul futuro del settore, sulla politica industriale per le TLC che finora è mancato. Per ottenere un serio confronto sul settore, annunciamo oggi la ferma volontà di ricorrere a tutti gli strumenti dell’azione e della pressione sindacale.

 

All’interno di una discussione più strategica, va collocata l’azione sindacale nel breve periodo. Come SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL ci mobiliteremo contro le attuali strategie del management Telecom e  per modificare un sistema di relazioni industriali che - da tempo - si è ridotto più ad una ritualità che non ad un vero e proficuo incontro di interessi diversi mossi però dalla volontà di ricercare soluzioni comuni. In particolare non è più sostenibile la continua strumentalizzazione da parte di Telecom delle diverse vertenze in corso (119, staff, non rispetto degli accordi aziendali, ecc.) contro il sindacato ed i lavoratori, al fine di ricattare singoli lavoratori o specifici gruppi di colleghi, magari per operare qualche “scambio” improprio. A tal proposito come Segreterie Nazionali ribadiamo la necessità non più prorogabile di ripristinare un corretto ed attento sistema relazionale sui territori, che in questi ultimi tempi con questo modello sono stati esclusi dai vari processi organizzativi dell’Azienda.

 

Nello specifico dell’attuale vertenza chiediamo che, per l’intero arco di piano 2010-2012:

1)   venga mantenuto inalterato il perimetro di Telecom Italia, contro ogni ipotesi di societarizzazione dei customer, dell’It e delle funzioni di staff. L’integrazione verticale dell’azienda è infatti condizione indispensabile per il rilancio industriale dell’azienda;

2)   ferma restando la nostra contrarietà agli esuberi l’azienda deve comunque ripensare profondamente la propria strategia sulla gestione dei livelli occupazionali, anche alla luce delle nuove norme in materia di pensionamento e mobilità, che già oggi mettono a rischio i diritti e le condizioni di chi è già andato in mobilità. Le strategie di Telecom stanno facendo pagare ai lavoratori errori non loro (vedi Sparkle), non sono solo ingiuste sul piano sociale e occupazionale, ma stanno comportando un impoverimento delle professionalità assai grave, che rischia di impedire ogni rilancio dell’azienda;

2

 

 

 

 

3)   non si faccia ricorso a qualsivoglia ammortizzatore sociale, visto gli utili dell’azienda e la politica dei dividendi: non si possono avere più di 1,5 miliardi di utile e ricorrere agli ammortizzatori sociali. Serve un piano di rilancio e riconversione di alcune professionalità, non la loro uscita dall’azienda. I lavoratori del 1254 vanno riconvertiti e il servizio rilanciato: la solidarietà non è finalizzata a far morire un servizio, ma al suo potenziamento, con ritorno in produzione di tutti i lavoratori interessati;

4)   l’informatica e la ricerca rimangano parte fondamentale del core business dell’azienda, fattore indispensabile da rilanciare con investimenti specifici per qualificare l’offerta di servizi di Telecom Italia. SSC deve avere un futuro industriale in forte sinergia con le strategie di rilancio dell’intera azienda. Per questo siamo contrari alla cessione fatta, chiediamo l’internalizzazione di SSC  e saremo contrari ad un piano di mera riduzione del costo del lavoro;

5)   vengano mantenuti inalterati i volumi di attività customer e di rete all’interno di Telecom Italia: siamo contrari all’ulteriore uscita di attività come quelle annunciate dal piano industriale (aumento dell’outsourcing, delle delocalizzazioni, degli appalti di assurance e delivery). L’intera politica degli appalti va ripensata, anche con internalizzazioni mirate di specifiche parti del processo produttivo oggi dato all’esterno, con evidente caduta anche della qualità del servizio;

6)   sulle aree di staff - dove l’azienda ha sistematicamente disatteso accordi e svilito i tavoli relazionali (a partire da quelli previsti dall’accordo del luglio 2009) - venga sancito una volta per tutte il principio della valutazione condivisa e preventiva dell’equipollenza professionale, prima di procedere a veri e propri demansionamenti come quelli che – spesso forzatamente – produce l’azienda. In più occorre chiarire la funzione e la strategicità di HRS, cui risorse sono tutte strettamente funzionali a Telecom Italia;

7)   venga risolta una volta per tutte la vertenza dei lavoratori ex Tils, disoccupati ormai da un anno e sui cui come Sindacato avevamo già avanzato una proposta a costo “zero” per l’azienda. Telecom Italia deve riassumerli tutti. In più vanno garantiti i contratti ed i volumi di attività alle aziende ex esternalizzate, mettendo in sicurezza per i prossimi anni (almeno per l’arco di piano 2010-2012) gli attuali livelli occupazionali. 

 

Per queste ragioni, a sostegno di questa piattaforma, le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL insieme al Coordinamento Nazionale delle RSU dichiarano 8 ore di sciopero di cui 4 a livello nazionale e di gruppo (data prevista il 9 Luglio 2010, sono incluse tutte le aziende del gruppo compresa Sparkle, SSC, TCC, ecc.) e altre 4 da farsi a livello regionale. Nel rispetto delle procedure di legge, verrà inoltre dichiarato il blocco di tutte le prestazioni straordinarie e accessorie (verrà inviato apposito comunicato). Le Segreterie nazionali hanno inoltre chiesto ed ottenuto il mandato a proclamare a Settembre un eventuale ulteriore pacchetto di ore di sciopero a sostegno della vertenza. Sin dai prossimi giorni verrà avviata una campagna di assemblee in tutti i luoghi di lavoro e saranno avviati incontri con le istituzioni locali per ottenere la massima sensibilizzazione e partecipazione di lavoratori e cittadinanza.

 

Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL

 

 

Affiliazione ad              SLC              -               Tel. 06-42048212              Fax 06-4824325

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Union Network International              UILCOM              -              Tel. 06-8622421                            Fax 06-86326875