11 aprile, 2007

TELECOM, UE: SI' ALLA SEPARAZIONE RETE, MA RESTI IN MANI PRIVATE

Roma, 11 apr. (Apcom) - La Commissione europea considera la separazione funzionale delle reti dagli operatori dei servizi di telecomunicazione come un "rimedio" che i regolatori nazionali indipendenti del settore devono poter imporre, ma solo per "seri motivi di concorrenza", e senza che questo comporti la rinazionalizzazione delle stesse reti, con il ritorno delle infrastrutture in mano pubblica. Lo ha detto, oggi a Bruxelles, il portavoce del commissario Ue alla Società dell'informazione, Viviane Reding, parlando con alcuni cronisti della vicenda Telecom in Italia.

Ma se riguardo alla separazione delle reti l'Ue dà il via libera, seppure condizionaro al rispetto delle regole sulla concorrenza, riguardo all'ipotesi di una successiva nazionalizzazione mette i paletti. Spiega il portavoce della commissione Martin Selmayr: "Le regole Ue dovranno progressivamente condurre ad avere più mercato, più privatizzazioni e più concorrenza. E anche se il Trattato Cee giuridicamente non fa nessuna differenza fra proprietà pubblica e privata delle aziende (e la Commissione su questo punto dovrebbe essere 'neutrale',ndr), politicamente noi non siamo a favore di un ritorno, parziale o totale, delle società di Tlc in mano pubblica, ma incoraggiamo piuttosto gli Stati membri ad andare in direzione opposta", ha puntualizzato Selmayr.

Intanto il ministro delle Telecomunicazioni, Paolo Gentiloni, ha parlato al telefono proprio con il commissario europeo Viviane Reding delle misure che il governo italiano intende prendere riguardo al rafforzamento dei poteri dell'Agcom e alla 'separazione funzionale' della rete nazionale Tlc dalle compagnie di telecomunicazioni. Il portavoce della Reding, Martin Selmayr ha riferito che "c'è un'intesa di massima (common understanding) sul fatto che è possibile rafforzare i poteri del regolatore nazionale (Agcom, ndr) in modo che possa imporre la separazione funzionale ma questo deve avvenire "in stretta cooperazione con la Commissione europea e con gli altri regolatori nazionali dell'Ue".

Il portavoce ha puntualizzato che la 'separazione funzionale' non deve comunque essere decisa o applicata come "misura protezionistica" per impedire l'ingresso di operatori stranieri sul mercato nazionale. Al contrario, ha sottolineato, dovrà servire a garantire l'accesso non discriminatorio di tutti gli operatori ("anche non europei") alla rete.

E sulle future mosse del governo arriva anche una dichiarazione del vicepremier Francesco Rutelli, che ad una domanda in merito alle voci circolate sulla presentazione domani in Consiglio dei ministri di un decreto legge su Telecom, risponde: "Non mi pare sia questo l'intendimento del presidente del Consiglio". Anche se "ognuno è libero di presentarlo se lo ritiene e se ne discuterà". Il vicepremier ha poi ribadito che "dobbiamo intervenire con una misura legislativa per rafforzare i poteri di vigilanza e controllo, soprattutto in capo all'Autorità. Ma un conto è questo, un conto è parlare di decreto legge o di interventismo di Stato".

E se il ministro Gentiloni riferirà sulla vicenda Telecom in Parlamento mercoledì prossimo, il ministro per lo Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, non esclude che il disegno di legge sulle liberalizzazioni possa affrontare anche la vicenda Telecom. Bersani ha aggiunto che comunque sulla questione "deve solo parlare il mercato".

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