04 aprile, 2007

TELECOM, EPIFANI: È FALLIMENTO IMPRENDITORIA



'La vicenda Telecom e' un esempio di fallimento dell'imprenditoria italiana'. Lo ha detto Guglielmo Epifani dichiarandosi d'accordo con il presidente della Confindustria. 'Ha ragione Montezemolo quando e' critico con gli imprenditori italiani - ha detto oggi il segretario generale della Cgil. Perche' questo e' un caso di fallimento della nostra imprenditoria'. 'A noi- aggiunge- non piace l'idea che si possa spezzettare il gruppo. A suo tempo dicemmo che le banche potevano svolgere un ruolo attivo: non abbiamo cambiato opinione'. Il segretario della Cgil sottolinea che il sindacato 'prova a ragionare nell'ottica dell'impresa'. Osservando che il sindacato sostiene che le grandi reti debbano essere 'pubbliche o terze rispetto ai competitori', Epifani spiega che 'l'assetto di Telecom non e' ininfluente rispetto alla soluzione per la rete. Il tempo dira' se abbiamo ragione'. Il segretario della Cgil sottolinea che 'l'interesse dell'azionista e quello di Telecom sono diversi e spesso non coincidono. In ogni caso e' in campo l'offerta da parte di privati importanti, il cda ha dato via libera alla trattativa, ci sono poi i diritti di prelazione che si possono far valere. Vediamo cosa succede'.

04/04/2007 18.39

Link VALENTINO PARLATO SUL MANIFESTO

Sono, siamo, contro la vendita di Telecom perché Telecom è il fondamento di una infrastruttura di primaria importanza come le autostrade, le ferrovie, la rete elettrica, quella degli acquedotti e quella delle comunicazioni, che non possono essere il regno di un privato, italiano o, peggio ancora, straniero.
Si tratta delle infrastrutture fondamentali di tutto: del mercato e anche del lavoro, della possibilità di viaggiare, bere acqua, comunicare etc.
A questo punto, proprio questo della vendita a un privato estero della Telecom, la posizione del governo italiano (direi dell'attuale governo italiano) non può essere solo «di grandissima preoccupazione». Un governo, se è tale, deve decidere e fare: deve dire sì o no e dare sostanza al suo no, tanto più che il capitale pubblico della Telecom è ancora non di scarso peso. Questo governo abbia il coraggio e la forza di passare dalla grande preoccupazione a un più semplice fare.
La questione Telecom (qualcuno mi ha chiesto: «e adesso chi farà le intercettazioni?») è troppo seria per lasciarla alla «grande preoccupazione» del ministro Gentiloni. La posta in gioco è troppo alta e deve essere il presidente del consiglio a dire che cosa vuole fare.
Romano Prodi, questa volta non può sgattaiolare, tra un sorriso e una smorfia come gli piace fare, e ormai, sempre a suo danno. Deve essere chiaro e netto e dire che vuole. E anche i neo fondatori del partito democratico dovrebbero dirci se vendere la Telecom agli americani è democratico o no. Ma se ritengono che sia democratico lo dicano, forte e chiaro anche al loro prossimo congresso.

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