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Nota Cgil Rifpensioni Gov Monti 221211
ABBIAMO DECISO DI APRIRE QUESTO SPAZIO PER POTER DISCUTERE DEI PROBLEMI E DELL'ORGANIZZAZIONE DEI TECNICI TELECOM CHE OPERANO IN OPEN ACCESS, QUESTO VUOLE ESSERE UN LUOGO DI DISCUSSIONE E CONDIVISIONE DELLA NOSTRA ATTIVITA'.
"Avere un problema e cercare di risolverlo da soli è avarizia, accorgersi che il mio problema è anche di altri e cercare di risolverlo insieme, questo è politica" DON MILANI
31 dicembre, 2011
30 dicembre, 2011
COMUNISTACCIO ?
Ntv: il capitalismo in concessione
Trenitalia ha soppresso i treni notte, mandando a casa 800 lavoratori. La logica è: puntare tutto sull’alta velocità per fare la guerra ai nuovi treni di Montezemolo e Della Valle, come denunciato da Angelo Mazzeo del presidio dei lavoratori di Milano.
La NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori) di Montezemolo e Della Valle ha ottenuto la licenza dal Governo Berlusconi senza gara d’appalto (come previsto da una legge assurda) per far circolare treni privati nella rete alta velocità costruita con soldi pubblici, pagando un canone che è la metà di quello francese e del tutto inadeguato a coprire i costi di manutenzione della rete.
La logica del mercato chiede allo Stato di costruire le reti (spendendo cifre colossali) per poi farle gestire ai privati (incassando cifre colossali). È il capitalismo in concessione. Rischio d’impresa zero, profitti enormi, disservizi per gli utenti e, ovviamente, licenziamenti.
Quale privato avrebbe i capitali necessari per costruire una ferrovia o un autostrada ex novo e sperare di fare utili sull’investimento in tempi che non siano biblici? Nessuno. Infatti nessun privato è disposto a investire nelle reti infrastrutturali, ma c’è l’assalto alla diligenza quando le reti belle e pronte si tratta di gestirle.
I Frecciarossa sono bellissimi, vero. Viaggiare da Roma centro a Milano centro in tre ore, inquinando molto meno di auto e aereo, è una rivoluzione.
Il trasporto ferroviario, però, non può sottostare a una mera logica di mercato. Sennò esisterebbero solo i 1.000 km di alta velocità, enormemente redditizi, e verrebbero chiusi gli altri 16.000 km di ferrovie.
Infatti, negli ultimi anni sono stati soppressi moltissimi treni (-32% dal 2007), i prezzi dei biglietti sono aumentati (+46% dal 2001) e i treni regionali, quelli dei pendolari, versano i condizioni sempre più pazzesche (Berlusconi e Matteoli hanno selvaggiamente tagliato i fondi per il Trasporto pubblico locale). In tutta Europa il trasporto su ferro cresce, solo in Italia cala.
Per le autostrade la logica è la stessa. Lo Stato le costruisce spendendo cifre colossali, poi privatizza la concessione per gestirle e i Benetton ci fanno un sacco di soldi. E Berlusconi gli ha regalato 20 anni in più di concessione. Per forza, anche lui è un capitalista in concessione con le sue TV, per le quali ovviamente non vuole il beauty contest per pagare le licenze.
Non può funzionare così. È ingiusto anche nei confronti di tutti quegli imprenditori che investono e rischiano soldi loro per produrre beni e servizi, senza alcuna garanzia d’incassi certi che derivano dall’occupare mercati regalati o svenduti in concessione.
Smettere di regalare soldi ai privati, investire in infrastrutture e servizi per i cittadini. Non sono soldi buttati, lo Stato serve a questo.
DAL BLOG DI OLIVIERO DILIBERTO SUL FATTO
Trenitalia ha soppresso i treni notte, mandando a casa 800 lavoratori. La logica è: puntare tutto sull’alta velocità per fare la guerra ai nuovi treni di Montezemolo e Della Valle, come denunciato da Angelo Mazzeo del presidio dei lavoratori di Milano.
La NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori) di Montezemolo e Della Valle ha ottenuto la licenza dal Governo Berlusconi senza gara d’appalto (come previsto da una legge assurda) per far circolare treni privati nella rete alta velocità costruita con soldi pubblici, pagando un canone che è la metà di quello francese e del tutto inadeguato a coprire i costi di manutenzione della rete.
La logica del mercato chiede allo Stato di costruire le reti (spendendo cifre colossali) per poi farle gestire ai privati (incassando cifre colossali). È il capitalismo in concessione. Rischio d’impresa zero, profitti enormi, disservizi per gli utenti e, ovviamente, licenziamenti.
Quale privato avrebbe i capitali necessari per costruire una ferrovia o un autostrada ex novo e sperare di fare utili sull’investimento in tempi che non siano biblici? Nessuno. Infatti nessun privato è disposto a investire nelle reti infrastrutturali, ma c’è l’assalto alla diligenza quando le reti belle e pronte si tratta di gestirle.
I Frecciarossa sono bellissimi, vero. Viaggiare da Roma centro a Milano centro in tre ore, inquinando molto meno di auto e aereo, è una rivoluzione.
Il trasporto ferroviario, però, non può sottostare a una mera logica di mercato. Sennò esisterebbero solo i 1.000 km di alta velocità, enormemente redditizi, e verrebbero chiusi gli altri 16.000 km di ferrovie.
Infatti, negli ultimi anni sono stati soppressi moltissimi treni (-32% dal 2007), i prezzi dei biglietti sono aumentati (+46% dal 2001) e i treni regionali, quelli dei pendolari, versano i condizioni sempre più pazzesche (Berlusconi e Matteoli hanno selvaggiamente tagliato i fondi per il Trasporto pubblico locale). In tutta Europa il trasporto su ferro cresce, solo in Italia cala.
Per le autostrade la logica è la stessa. Lo Stato le costruisce spendendo cifre colossali, poi privatizza la concessione per gestirle e i Benetton ci fanno un sacco di soldi. E Berlusconi gli ha regalato 20 anni in più di concessione. Per forza, anche lui è un capitalista in concessione con le sue TV, per le quali ovviamente non vuole il beauty contest per pagare le licenze.
Non può funzionare così. È ingiusto anche nei confronti di tutti quegli imprenditori che investono e rischiano soldi loro per produrre beni e servizi, senza alcuna garanzia d’incassi certi che derivano dall’occupare mercati regalati o svenduti in concessione.
Smettere di regalare soldi ai privati, investire in infrastrutture e servizi per i cittadini. Non sono soldi buttati, lo Stato serve a questo.
DAL BLOG DI OLIVIERO DILIBERTO SUL FATTO
29 dicembre, 2011
Ore 13,38. Monti: dopo riforma pensioni governo impegnato a evitare situazioni di difficoltà
C'è da parte del governo «il massimo impegno per evitare situazioni di estrema difficoltà economica di cui ci rendiamo conto». Lo ha detto il premier, Mario Monti, in merito agli effetti della riforma della pensioni attuata con la manovra. «Il governo in relazione agli effetti determinati dalla riforma pensionistica - ha spiegato nel corso della conferenza stampa di fine anno - ha adottato misure intese a salvaguardare le situazioni di chi, a seguito della modifica dei requisiti di accesso al pensionamento, si sarebbe trovato senza lavoro, retribuzione e pensione, per esempio, tra gli altri, i lavoratori posti in mobilità».
Art Sole 24 Ore Esodipostesituazione24dic11
Art Sole 24 Ore Esodipostesituazione24dic11
23 dicembre, 2011
FINCANTIERI AUGURI DI BUON NATALE
La Fincantieri - Cantieri Navali Italiani S.p.A. è uno dei più importanti complessi cantieristici navali d'Europa e del mondo: azienda pubblica italiana, già di proprietà dell'IRI, è oggi controllata da Fintecna, finanziaria del Ministero dell'Economia.
In questo freddo dicembre 2011, si sta consumando a danno dei lavoratori di questo paese l'ennesimo omicidio volontario dei diritti, dopo la "riforma previdenziale", l'inasprimento fiscale, le note vicende di FIAT, adesso in pieno clima prefestivo arriva l'ennesima tegola sui lavoratori della cantieristica.
Emblematica l'uscita di Fincantieri da Confindustria e automaticamente la firma di un accordo tra il management e CISL e UIL, film già visto in FIAT, film che se Fincantieri non fosse di proprietà pubblica sarebbe comunque grave e inaccettabile; Ma quando il maggior azionista è il Ministero dell'Economia e nella fattispece il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO sen. Mario Monti, oltre che inaccettabile è criminale che una società pubblica si comporti in questo modo, da cittadini e contribuenti, non è concepibile che migliaia di persone perdano il loro lavoro, a causa dell'incapacita' del management e della politica di concertare con i rappresentanti dei lavoratori, ed è altresì grave che alcuni rappresentanti dei lavoratori si arroghino il diritto di rappresentanza senza averne pieno titolo.
BUON GRAMO NATALE
In questo freddo dicembre 2011, si sta consumando a danno dei lavoratori di questo paese l'ennesimo omicidio volontario dei diritti, dopo la "riforma previdenziale", l'inasprimento fiscale, le note vicende di FIAT, adesso in pieno clima prefestivo arriva l'ennesima tegola sui lavoratori della cantieristica.
Emblematica l'uscita di Fincantieri da Confindustria e automaticamente la firma di un accordo tra il management e CISL e UIL, film già visto in FIAT, film che se Fincantieri non fosse di proprietà pubblica sarebbe comunque grave e inaccettabile; Ma quando il maggior azionista è il Ministero dell'Economia e nella fattispece il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO sen. Mario Monti, oltre che inaccettabile è criminale che una società pubblica si comporti in questo modo, da cittadini e contribuenti, non è concepibile che migliaia di persone perdano il loro lavoro, a causa dell'incapacita' del management e della politica di concertare con i rappresentanti dei lavoratori, ed è altresì grave che alcuni rappresentanti dei lavoratori si arroghino il diritto di rappresentanza senza averne pieno titolo.
BUON GRAMO NATALE
22 dicembre, 2011
Telecom: interrogazione parlamentare Pd su rapporto Deloitte
A Governo e Consob: chiarire i fatti illeciti del 2001-2007
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 22 dic - I senatori del Pd, Luigi Zanda e Marco Filippi, hanno presentato ieri un'interrogazione parlamentare relativa a Telecom Italia, chiedendo al governo di intervenire sul tema delle "discutibili attivita' svolte nel periodo 2001-2007" dalla societa', "emerse in seguito a inchieste giudiziarie e a documentati servizi giornalistici". Zanda e Filippi chiedono se il governo e' a conoscenza del contenuto del rapporto Deloitte-Progetto Greenfield, commissionato nel 2010 da Franco Bernabe' per fare chiarezza su eventuali aspetti
anomali verificatisi nella precedente gestione e, in caso contrario, se non ritenga di doverlo acquisire in tempi brevi e se e con quale tempistica il governo intenda
trasmetterlo alle Camere. Altra richiesta e' se Palazzo Chigi intenda sollecitare la Consob, "affinche' eserciti una azione nei confronti dell'attuale collegio sindacale della Telecom,
CONTINUA LA LETTURA SUL: SOLE24ORE ONLINE
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 22 dic - I senatori del Pd, Luigi Zanda e Marco Filippi, hanno presentato ieri un'interrogazione parlamentare relativa a Telecom Italia, chiedendo al governo di intervenire sul tema delle "discutibili attivita' svolte nel periodo 2001-2007" dalla societa', "emerse in seguito a inchieste giudiziarie e a documentati servizi giornalistici". Zanda e Filippi chiedono se il governo e' a conoscenza del contenuto del rapporto Deloitte-Progetto Greenfield, commissionato nel 2010 da Franco Bernabe' per fare chiarezza su eventuali aspetti
anomali verificatisi nella precedente gestione e, in caso contrario, se non ritenga di doverlo acquisire in tempi brevi e se e con quale tempistica il governo intenda
trasmetterlo alle Camere. Altra richiesta e' se Palazzo Chigi intenda sollecitare la Consob, "affinche' eserciti una azione nei confronti dell'attuale collegio sindacale della Telecom,
CONTINUA LA LETTURA SUL: SOLE24ORE ONLINE
20 dicembre, 2011
Art.18: Leone (Pdl), Cgil abbandoni toni rissosi
"La vocazione massimalista della Cgil trova nella Camusso un'interprete fin troppo intransigente". Lo afferma Antonio Leone, vicepresidente della Camera del Pdl, secondo il quale "intervenire sull'articolo 18 in modo che la riforma concili gli interessi degli imprenditori e dei lavoratori, senza essere un ostacolo all'espansione delle imprese e quindi all'occupazione, e' possibile, ma a patto che si eviti di erigere barricate, quanto mai dannose in questo momento. Se la riforma, che fra l'altro riguarderebbe solo i nuovi rapporti di lavoro, riuscisse a rappresentare un volano per lo sviluppo, creando più posti di lavoro insieme a un sistema più moderno di ammortizzatori sociali, sarebbe una strada da percorrere con convinzione. C'è da augurarsi - conclude Leone - che la Cgil recuperi la volontà del confronto, abbandonando i toni forti e rissosi adottati negli ultimi giorni".
MA CHI E' QUESTO LEONE ! FORSE SI E' DIMENTICATO CHE IN QUESTI ULTIMI ANNI CHI HA MANTENUTO COSTANTEMENTE I RAPPORTI TRA POLITICA E LAVORO DIPENDENTE IN UN CONTINUO CLIMA DA RISSA?
FORSE SACCONI E BRUNETTA FACEVANO PARTE DEL PCMLI?
MA CI FACCIA IL PIACERE CONTINUI A RICEVERE IL SUO SONTUOSO STIPENDIO ED RELATIVO INDENNIZZO E TACCIA PER SEMPRE !!
MA CHI E' QUESTO LEONE ! FORSE SI E' DIMENTICATO CHE IN QUESTI ULTIMI ANNI CHI HA MANTENUTO COSTANTEMENTE I RAPPORTI TRA POLITICA E LAVORO DIPENDENTE IN UN CONTINUO CLIMA DA RISSA?
FORSE SACCONI E BRUNETTA FACEVANO PARTE DEL PCMLI?
MA CI FACCIA IL PIACERE CONTINUI A RICEVERE IL SUO SONTUOSO STIPENDIO ED RELATIVO INDENNIZZO E TACCIA PER SEMPRE !!
19 dicembre, 2011
Articolo 18: Fornero "preoccupata" da reazione sindacati
Con i sindacati "possiamo vederci a gennaio, ma anche prima; per quanto mi riguarda io non ho preclusioni", ma è necessario che "altri" non abbiamo "preclusioni". E' quanto afferma, prima di entrare a Montecitorio, Elsa Fornero, ministro del Welfare, sulla concertazione da avviare con i sindacati sulla riforma del mercato del lavoro.
"La reazione" dei sindacati, aggiunge il ministro riferendosi alla posizione espressa dai sindacati sulla possibilità di una modifica dell'articolo 18, "non la capisco, e mi preoccupa anche molto, non sul piano personale, ma per le sue implicazioni per il Paese".
Ai lavoratori invece preoccupa che: sono state riformate le pensioni (chi scrive 47enne con 29 anni di contributi non andrà mai a riposo), è stata reintrodotta l'ICI/IMU, i salari sono fermi e paragonati ai corrispettivi Francesi o Tedeschi sono una miseria.
Ai lavoratori non preoccupa che: la riforma delle professioni non è stata nemmeno pensata, che le farmacie continuino a fare CARTELLO, che i Tassisti continuino a fare i BALILLA, i POLITICI continuino a farsi corrompere e non debbano contrattare un salario EQUO ed infine che gli evasori continuino a prosperare sulle spalle dei lavoratori dipendenti. ATTENZIONE, quando morirono gli altri animali i MAIALI rimasero soli
"La reazione" dei sindacati, aggiunge il ministro riferendosi alla posizione espressa dai sindacati sulla possibilità di una modifica dell'articolo 18, "non la capisco, e mi preoccupa anche molto, non sul piano personale, ma per le sue implicazioni per il Paese".
Ai lavoratori invece preoccupa che: sono state riformate le pensioni (chi scrive 47enne con 29 anni di contributi non andrà mai a riposo), è stata reintrodotta l'ICI/IMU, i salari sono fermi e paragonati ai corrispettivi Francesi o Tedeschi sono una miseria.
Ai lavoratori non preoccupa che: la riforma delle professioni non è stata nemmeno pensata, che le farmacie continuino a fare CARTELLO, che i Tassisti continuino a fare i BALILLA, i POLITICI continuino a farsi corrompere e non debbano contrattare un salario EQUO ed infine che gli evasori continuino a prosperare sulle spalle dei lavoratori dipendenti. ATTENZIONE, quando morirono gli altri animali i MAIALI rimasero soli
17 dicembre, 2011
Tirreno Channel, rispettare i contratti per fare tv
Insediatosi oggi, con l'elezione del presidente e delle altre cariche statutarie che guideranno il sindacato dei giornalisti per i prossimi tre anni, il nuovo direttivo dell'Associazione Stampa Toscana ha deciso quale primo suo atto di denunciare quanto si è consumato nel panorama della televisione toscana con l'avvio delle trasmissioni di Tirreno Channel sul canale 88: un'emittente che rinasce sulle ceneri di Teletirreno, di cui condivide direttore responsabile e appartenenza a un gruppo editoriale che finora si è sottratto a tutte le sue responsabilità, a partire da un corretto confronto con le parti sociali e le istituzioni in relazione al licenziamento dei suoi dipendenti (16) , avvenuto senza rispettare minimamente le procedure di legge.
L'Assostampa stigmatizza il comportamento di un gruppo che, evidentemente, chiede e apre iniziative con grande disinvoltura, senza fare i conti con i passivi e i diritti maturati dai lavoratori nelle precedenti esperienze editoriali.
Il sindacato dei giornalisti intende monitorare con attenzione la produzione giornalistica della nuova emittente e verificherà scrupolosamente se esistono situazioni di esercizio abusivo della professione e di evasioni dei contributi all'istituto di previdenza giornalistico. All'Ordine dei giornalisti chiederà di valutare se sussistano gli estremi per un procedimento disciplinare nei confronti del direttore.
Al Corecom si chiede massima vigilanza perché i sempre più scarsi contributi pubblici siano assegnati solo a imprese che rispettano tutti i requisiti in ordine ai contratti e alle varie normative. Alle istituzioni e al mondo della politica e dell'associazionismo si chiede anche di non finanziare con pubblicità e acquisto di format emittenti che non siano assolutamente trasparenti sotto questo riguarda.
Contro quello che in questi anni è stato un vero e proprio Far West della televisione toscana, l'Assostampa eserciterà pienamente un ruolo di vigilanza e denuncia dando a tutti i lavoratori della televisione, giornalisti, forze politiche e sindacali, cittadini l'appuntamento per il prossimo gennaio a Firenze per un'iniziativa pubblica in cui presenterà un suo Rapporto sulla televisione in Toscana.
L'Assostampa stigmatizza il comportamento di un gruppo che, evidentemente, chiede e apre iniziative con grande disinvoltura, senza fare i conti con i passivi e i diritti maturati dai lavoratori nelle precedenti esperienze editoriali.
Il sindacato dei giornalisti intende monitorare con attenzione la produzione giornalistica della nuova emittente e verificherà scrupolosamente se esistono situazioni di esercizio abusivo della professione e di evasioni dei contributi all'istituto di previdenza giornalistico. All'Ordine dei giornalisti chiederà di valutare se sussistano gli estremi per un procedimento disciplinare nei confronti del direttore.
Al Corecom si chiede massima vigilanza perché i sempre più scarsi contributi pubblici siano assegnati solo a imprese che rispettano tutti i requisiti in ordine ai contratti e alle varie normative. Alle istituzioni e al mondo della politica e dell'associazionismo si chiede anche di non finanziare con pubblicità e acquisto di format emittenti che non siano assolutamente trasparenti sotto questo riguarda.
Contro quello che in questi anni è stato un vero e proprio Far West della televisione toscana, l'Assostampa eserciterà pienamente un ruolo di vigilanza e denuncia dando a tutti i lavoratori della televisione, giornalisti, forze politiche e sindacali, cittadini l'appuntamento per il prossimo gennaio a Firenze per un'iniziativa pubblica in cui presenterà un suo Rapporto sulla televisione in Toscana.
16 dicembre, 2011
DEFINITIVO VOTATO OGGI ALLA CAMERA
14
a) ai lavoratori collocati in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 4 dicembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223;
a) ai lavoratori collocati in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 4 dicembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223;
15 dicembre, 2011
E DAL FASCICOLO DI SEDUTA ODIERNO
Al comma 14, sostituire la lettera a) con la seguente:
a) ai lavoratori collocati e da collocare in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, sulla base di accordi stipulati anteriormente al 30 novembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223.
24. 3. (ex *24. 8.) Pisacane, Marmo.
Al comma 14, lettera a), dopo le parole: lavoratori collocati aggiungere le seguenti: e da collocare.
Conseguentemente, alla medesima lettera, sostituire le parole: al 4 dicembre 2011 con le seguenti: alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
24. 4. (ex 24. 5.) Moffa, Marmo.
VAI AL FASCICOLO
a) ai lavoratori collocati e da collocare in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, sulla base di accordi stipulati anteriormente al 30 novembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223.
24. 3. (ex *24. 8.) Pisacane, Marmo.
Al comma 14, lettera a), dopo le parole: lavoratori collocati aggiungere le seguenti: e da collocare.
Conseguentemente, alla medesima lettera, sostituire le parole: al 4 dicembre 2011 con le seguenti: alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
24. 4. (ex 24. 5.) Moffa, Marmo.
VAI AL FASCICOLO
EMENDAMENTI del 14/12 Che riguardano i lavoratori mobilitanti...
pubblicata nell'Allegato A del 14/12/2011 nascondi
Proposta emendativa pubblicata nell'Allegato A della seduta del 14/12/2011 [ apri ]
24.3.
Al comma 14, sostituire la lettera a) con la seguente:
a) ai lavoratori collocati e da collocare in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, sulla base di accordi stipulati anteriormente al 30 novembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223.
Pisacane Michele, Marmo Roberto
ex *24. 8.
Proposta emendativa pubblicata nell'Allegato A della seduta del 14/12/2011 [ apri ]
24.4.
Al comma 14, lettera a), dopo le parole: lavoratori collocati aggiungere le seguenti: e da collocare.
Conseguentemente, alla medesima lettera, sostituire le parole: al 4 dicembre 2011 con le seguenti: alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
Moffa Silvano, Marmo Roberto
Proposta emendativa pubblicata nell'Allegato A della seduta del 14/12/2011 [ apri ]
24.3.
Al comma 14, sostituire la lettera a) con la seguente:
a) ai lavoratori collocati e da collocare in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive modificazioni, sulla base di accordi stipulati anteriormente al 30 novembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223.
Pisacane Michele, Marmo Roberto
ex *24. 8.
Proposta emendativa pubblicata nell'Allegato A della seduta del 14/12/2011 [ apri ]
24.4.
Al comma 14, lettera a), dopo le parole: lavoratori collocati aggiungere le seguenti: e da collocare.
Conseguentemente, alla medesima lettera, sostituire le parole: al 4 dicembre 2011 con le seguenti: alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
Moffa Silvano, Marmo Roberto
14 dicembre, 2011
Relazione della Commissione (richiesta autorizzazione a riferire oralmente il 14 dicembre 2011); BARETTA Pier Paolo, Relatore per la Commissione V Bil
RELAZIONE DELLA COMMISSIONE Bilancio presentata oggi
Ho estrapolato L'art.24 nei commi che ci interessano.
A una prima lettura mi sembra che viene rimandato tutto ai prossimi tre mesi
in attesa di reperire nuove risorse, ad oggi la novita' è che è stata spostata la
data dal 31/10 al 4/12 cosa che per noi non cambia nulla inquanto abbiamo
le firme x mobilita' il 19pv . Quindi apparentemente viene rimandato tutto ai prox tre mesi.
Naturalmente non sono un esperto in leggi e soprattuto in quelle previdenziali,
bisognerà che qualcuno ci dia indicazioni più precise.
un Saluto Walter Scopetoni
QUA TROVATE IL TESTO PDF INTEGRALE
PAG 32
c) per quanto riguarda le esenzioni dall’applicazione della nuova
disciplina previdenziale, di cui all’articolo 24, commi 14 e 15, oltre a
prevedere una clausola che consenta di ampliare il numero dei tutelati
ove si rendesse necessario, si valuti l’opportunità di individuare la
decorrenza degli accordi sindacali alla data di entrata in vigore del
decreto-legge e l’estensione delle tutele concernenti i previgenti
requisiti ad altre particolari condizioni di disagio e disabilità, anche
con riferimento a quanto previsto dal comma 8 del medesimo
articolo 24;
pag.62
al comma 14 all’alinea, le parole: « del presente articolo » sono sostituite dalle
seguenti: « del presente decreto » e le parole: « nonché nei limiti del
numero di 50.000 lavoratori beneficiari, » sono sostituite dalle seguenti:
« nonché nei limiti delle risorse stabilite ai sensi del comma 15 e sulla
base della procedura ivi disciplinata, »;
pag 61
al comma 14:
all’alinea, le parole: « del presente articolo » sono sostituite dalle
seguenti: « del presente decreto » e le parole: « nonché nei limiti del
numero di 50.000 lavoratori beneficiari, » sono sostituite dalle seguenti:
« nonché nei limiti delle risorse stabilite ai sensi del comma 15 e sulla
base della procedura ivi disciplinata, »;
alle lettere a), b), c), d) ed e), le parole: « 31 ottobre 2011 » sono
sostituite dalle seguenti: « 4 dicembre 2011 »;
alla lettera c) sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: « , nonché
ai lavoratori per i quali sia stato previsto da accordi collettivi stipulati
entro la medesima data il diritto di accesso ai predetti fondi di
solidarietà; in tale secondo caso gli interessati restano tuttavia a carico
dei fondi medesimi fino al compimento di almeno 59 anni di età,
ancorché maturino prima del compimento della predetta età i
requisiti per l’accesso al pensionamento previsti prima della data di
entrata in vigore del presente decreto »;
alla lettera d), la parola: « lavoratori » è sostituita dalle seguenti:
« ai lavoratori »;
alla lettera e) sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: « ; ai fini
della presente lettera l’istituto dell’esonero si considera, comunque, in
corso qualora il provvedimento di concessione sia stato emanato
prima del 4 dicembre 2011; dalla data di entrata in vigore del presente
decreto sono abrogati i commi da 1 a 6 dell’articolo 72 del citato
decreto-legge n. 112 del 2008, che continuano a trovare applicazione
per i lavoratori di cui alla presente lettera e). Sono altresì disapplicate
le disposizioni contenute in leggi regionali recanti discipline analoghe
a quelle dell’istituto dell’esonero dal servizio »;
pag 62
il comma 15 è sostituito dal seguente:
« 15. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali,
di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare
entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione
del presente decreto sono definite le modalità di attuazione del
comma 14, ivi compresa la determinazione del limite massimo
numerico dei soggetti interessati ai fini della concessione del beneficio
di cui al comma 14 nel limite delle risorse predeterminate in 240
milioni di euro per l’anno 2013, 630 milioni di euro per l’anno 2014,
1.040 milioni di euro per l’anno 2015, 1.220 milioni di euro per l’anno
2016, 1.030 milioni di euro per l’anno 2017, 610 milioni di euro per
l’anno 2018 e 300 milioni di euro per l’anno 2019. Gli Enti gestori di
forme di previdenza obbligatoria provvedono al monitoraggio, sulla
base della data di cessazione del rapporto di lavoro o dell’inizio del
periodo di esonero di cui alla lettera e) del comma 14, delle domande
di pensionamento presentate dai lavoratori di cui al comma 14 che
intendono avvalersi dei requisiti di accesso e del regime delle
decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del presente
decreto. Qualora dal predetto monitoraggio risulti il raggiungimento
del limite numerico delle domande di pensione determinato ai sensi
del primo periodo del presente comma, i predetti Enti non prenderanno
in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzate ad
usufruire dei benefìci previsti dalla disposizione di cui al comma 14.
Nell’ambito del predetto limite numerico vanno computati anche i
lavoratori che intendono avvalersi, qualora ne ricorrano i necessari
presupposti e requisiti, congiuntamente del beneficio di cui al comma
14 e di quello relativo al regime delle decorrenze disciplinato
dall’articolo 12, comma 5, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78,
convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, per
il quale risultano comunque computati nel relativo limite numerico di
cui al predetto articolo 12, comma 5, afferente al beneficio concernente
il regime delle decorrenze. Resta fermo che, in ogni caso, ai
soggetti di cui al presente comma che maturano i requisiti dal 1o
gennaio 2012 trovano comunque applicazione le disposizioni di cui al
comma 12 »;
SLC-CGIL Grosseto
Ho estrapolato L'art.24 nei commi che ci interessano.
A una prima lettura mi sembra che viene rimandato tutto ai prossimi tre mesi
in attesa di reperire nuove risorse, ad oggi la novita' è che è stata spostata la
data dal 31/10 al 4/12 cosa che per noi non cambia nulla inquanto abbiamo
le firme x mobilita' il 19pv . Quindi apparentemente viene rimandato tutto ai prox tre mesi.
Naturalmente non sono un esperto in leggi e soprattuto in quelle previdenziali,
bisognerà che qualcuno ci dia indicazioni più precise.
un Saluto Walter Scopetoni
QUA TROVATE IL TESTO PDF INTEGRALE
PAG 32
c) per quanto riguarda le esenzioni dall’applicazione della nuova
disciplina previdenziale, di cui all’articolo 24, commi 14 e 15, oltre a
prevedere una clausola che consenta di ampliare il numero dei tutelati
ove si rendesse necessario, si valuti l’opportunità di individuare la
decorrenza degli accordi sindacali alla data di entrata in vigore del
decreto-legge e l’estensione delle tutele concernenti i previgenti
requisiti ad altre particolari condizioni di disagio e disabilità, anche
con riferimento a quanto previsto dal comma 8 del medesimo
articolo 24;
pag.62
al comma 14 all’alinea, le parole: « del presente articolo » sono sostituite dalle
seguenti: « del presente decreto » e le parole: « nonché nei limiti del
numero di 50.000 lavoratori beneficiari, » sono sostituite dalle seguenti:
« nonché nei limiti delle risorse stabilite ai sensi del comma 15 e sulla
base della procedura ivi disciplinata, »;
pag 61
al comma 14:
all’alinea, le parole: « del presente articolo » sono sostituite dalle
seguenti: « del presente decreto » e le parole: « nonché nei limiti del
numero di 50.000 lavoratori beneficiari, » sono sostituite dalle seguenti:
« nonché nei limiti delle risorse stabilite ai sensi del comma 15 e sulla
base della procedura ivi disciplinata, »;
alle lettere a), b), c), d) ed e), le parole: « 31 ottobre 2011 » sono
sostituite dalle seguenti: « 4 dicembre 2011 »;
alla lettera c) sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: « , nonché
ai lavoratori per i quali sia stato previsto da accordi collettivi stipulati
entro la medesima data il diritto di accesso ai predetti fondi di
solidarietà; in tale secondo caso gli interessati restano tuttavia a carico
dei fondi medesimi fino al compimento di almeno 59 anni di età,
ancorché maturino prima del compimento della predetta età i
requisiti per l’accesso al pensionamento previsti prima della data di
entrata in vigore del presente decreto »;
alla lettera d), la parola: « lavoratori » è sostituita dalle seguenti:
« ai lavoratori »;
alla lettera e) sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: « ; ai fini
della presente lettera l’istituto dell’esonero si considera, comunque, in
corso qualora il provvedimento di concessione sia stato emanato
prima del 4 dicembre 2011; dalla data di entrata in vigore del presente
decreto sono abrogati i commi da 1 a 6 dell’articolo 72 del citato
decreto-legge n. 112 del 2008, che continuano a trovare applicazione
per i lavoratori di cui alla presente lettera e). Sono altresì disapplicate
le disposizioni contenute in leggi regionali recanti discipline analoghe
a quelle dell’istituto dell’esonero dal servizio »;
pag 62
il comma 15 è sostituito dal seguente:
« 15. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali,
di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare
entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione
del presente decreto sono definite le modalità di attuazione del
comma 14, ivi compresa la determinazione del limite massimo
numerico dei soggetti interessati ai fini della concessione del beneficio
di cui al comma 14 nel limite delle risorse predeterminate in 240
milioni di euro per l’anno 2013, 630 milioni di euro per l’anno 2014,
1.040 milioni di euro per l’anno 2015, 1.220 milioni di euro per l’anno
2016, 1.030 milioni di euro per l’anno 2017, 610 milioni di euro per
l’anno 2018 e 300 milioni di euro per l’anno 2019. Gli Enti gestori di
forme di previdenza obbligatoria provvedono al monitoraggio, sulla
base della data di cessazione del rapporto di lavoro o dell’inizio del
periodo di esonero di cui alla lettera e) del comma 14, delle domande
di pensionamento presentate dai lavoratori di cui al comma 14 che
intendono avvalersi dei requisiti di accesso e del regime delle
decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del presente
decreto. Qualora dal predetto monitoraggio risulti il raggiungimento
del limite numerico delle domande di pensione determinato ai sensi
del primo periodo del presente comma, i predetti Enti non prenderanno
in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzate ad
usufruire dei benefìci previsti dalla disposizione di cui al comma 14.
Nell’ambito del predetto limite numerico vanno computati anche i
lavoratori che intendono avvalersi, qualora ne ricorrano i necessari
presupposti e requisiti, congiuntamente del beneficio di cui al comma
14 e di quello relativo al regime delle decorrenze disciplinato
dall’articolo 12, comma 5, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78,
convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, per
il quale risultano comunque computati nel relativo limite numerico di
cui al predetto articolo 12, comma 5, afferente al beneficio concernente
il regime delle decorrenze. Resta fermo che, in ogni caso, ai
soggetti di cui al presente comma che maturano i requisiti dal 1o
gennaio 2012 trovano comunque applicazione le disposizioni di cui al
comma 12 »;
SLC-CGIL Grosseto
EMENDAMENTI SULLA MOBILITA' TELECOM
L'art. 14, è quello che stabilisce il trattamento per i lavoratori che escono in mobilità finalizzata al raggiungimento dei requisiti previdenziali ( maturano la pensione) di seguito sono riportati gli emendamenti e questo articolo, adesso aspettiamo di reperire il testo della legge (semidefinitivo-definitivo) per vedere se sono stati recepiti e a quel punto muoverci di conseguenza.
ELENCO DEGLI EMENDAMENTI ALL'ART 24 comma 14
24.25
24.107
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.3.
Al comma 14, alinea, sostituire le parole: 50.000 lavoratori con le seguenti: 150.000 lavoratori.
Conseguentemente, al comma 15, sostituire le parole: 50.000 domande con le seguenti: 150.000 domande.
Moffa Silvano, Marmo Roberto
http://documenti.camera.it/apps/emendamenti/getProposteEmendativeSeduta.aspx?contenitorePortante=leg.16.eme.ac.4829&tipoSeduta=1&sedeEsame=referente&urnTestoRiferimento=urn:leg:16:4829:null:null:com:0506:referente&dataSeduta=20111209&tipoListaEmendamenti=1
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.70.
Al comma 14, sostituire la lettera a) con la seguente:
a) ai lavoratori collocati e da collocare in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223 e successive modificazioni, sulla base di accordi stipulati anteriormente al 30 novembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223».
Bitonci Massimo
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.8.
Al comma 14, sostituire la lettera a) con la seguente:
a) ai lavoratori collocati e da collocare in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223 e successive modificazioni, sulla base di accordi stipulati anteriormente al 30 novembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223».
Pisacane Michele, Marmo Roberto
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.5.
Al comma 14, lettera a), dopo le parole: lavoratori collocati inserire le seguenti: e da collocare e sostituire le parole: al 31 ottobre 2011 con le seguenti: alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
Moffa Silvano, Marmo Roberto
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.1.
Al comma 14, lettera a) dopo la parola: collocati aggiungere le seguenti: e da collocare.
Conseguentemente, al medesimo comma, medesima lettera sostituire le parole: 31 ottobre con le seguenti: 30 novembre.
Baccini Mario, Marinello Giuseppe Francesco Maria
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.86.
Al comma 14, lettera c), le parole: alla data del 31 ottobre 2011 sono sostituite con le seguenti: prima della data di entrata in vigore del presente articolo.
Germanà Antonino Salvatore
ident. 24.69.
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.58.
Al comma 14, dopo la lettera e) aggiungere la seguente:
e-bis) ai lavoratori che abbiano già risolto il rapporto di lavoro in ragione di accordi individuali o collettivi di incentivo all'esodo stipulati anteriormente alla data di entrata in vigore del presente decreto.
Al comma 14, lettera c), le parole: alla data del 31 ottobre 2011 sono sostituite con le seguenti: prima della data di entrata in vigore del presente articolo.
Damiano Cesare, Baretta Pier Paolo, Lenzi Donata, Gnecchi Marialuisa, Gatti Maria Grazia
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.26.
Al comma 14, aggiungere, in fine, la seguente lettera:
f) ai lavoratori che alla data di entrata in vigore della presente legge si trovino in mobilità o in cassa integrazione e che maturano quarant'anni di contribuzione nel periodo di percezione del trattamento di sostegno al reddito ovvero entro i due anni successivi al termine.
Fedriga Massimiliano, Munerato Emanuela, Caparini Davide, Bonino Guido, Montagnoli Alessandro, Fugatti Maurizio, Bitonci Massimo
ELENCO DEGLI EMENDAMENTI ALL'ART 24 comma 14
24.25
24.107
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.3.
Al comma 14, alinea, sostituire le parole: 50.000 lavoratori con le seguenti: 150.000 lavoratori.
Conseguentemente, al comma 15, sostituire le parole: 50.000 domande con le seguenti: 150.000 domande.
Moffa Silvano, Marmo Roberto
http://documenti.camera.it/apps/emendamenti/getProposteEmendativeSeduta.aspx?contenitorePortante=leg.16.eme.ac.4829&tipoSeduta=1&sedeEsame=referente&urnTestoRiferimento=urn:leg:16:4829:null:null:com:0506:referente&dataSeduta=20111209&tipoListaEmendamenti=1
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.70.
Al comma 14, sostituire la lettera a) con la seguente:
a) ai lavoratori collocati e da collocare in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223 e successive modificazioni, sulla base di accordi stipulati anteriormente al 30 novembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223».
Bitonci Massimo
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.8.
Al comma 14, sostituire la lettera a) con la seguente:
a) ai lavoratori collocati e da collocare in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223 e successive modificazioni, sulla base di accordi stipulati anteriormente al 30 novembre 2011 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità di cui all'articolo 7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223».
Pisacane Michele, Marmo Roberto
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.5.
Al comma 14, lettera a), dopo le parole: lavoratori collocati inserire le seguenti: e da collocare e sostituire le parole: al 31 ottobre 2011 con le seguenti: alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
Moffa Silvano, Marmo Roberto
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.1.
Al comma 14, lettera a) dopo la parola: collocati aggiungere le seguenti: e da collocare.
Conseguentemente, al medesimo comma, medesima lettera sostituire le parole: 31 ottobre con le seguenti: 30 novembre.
Baccini Mario, Marinello Giuseppe Francesco Maria
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.86.
Al comma 14, lettera c), le parole: alla data del 31 ottobre 2011 sono sostituite con le seguenti: prima della data di entrata in vigore del presente articolo.
Germanà Antonino Salvatore
ident. 24.69.
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.58.
Al comma 14, dopo la lettera e) aggiungere la seguente:
e-bis) ai lavoratori che abbiano già risolto il rapporto di lavoro in ragione di accordi individuali o collettivi di incentivo all'esodo stipulati anteriormente alla data di entrata in vigore del presente decreto.
Al comma 14, lettera c), le parole: alla data del 31 ottobre 2011 sono sostituite con le seguenti: prima della data di entrata in vigore del presente articolo.
Damiano Cesare, Baretta Pier Paolo, Lenzi Donata, Gnecchi Marialuisa, Gatti Maria Grazia
Proposta emendativa pubblicata nel Bollettino delle Giunte e Commissioni del 09/12/2011 [ apri ]
24.26.
Al comma 14, aggiungere, in fine, la seguente lettera:
f) ai lavoratori che alla data di entrata in vigore della presente legge si trovino in mobilità o in cassa integrazione e che maturano quarant'anni di contribuzione nel periodo di percezione del trattamento di sostegno al reddito ovvero entro i due anni successivi al termine.
Fedriga Massimiliano, Munerato Emanuela, Caparini Davide, Bonino Guido, Montagnoli Alessandro, Fugatti Maurizio, Bitonci Massimo
12 dicembre, 2011
Manovra: due deputati Pd, senza modifiche votiamo no
Stefano Esposito e Antonio Boccuzzi, deputati del Pd, annunciano che senza le modifiche alla manovra sull'indicizzazione delle pensioni più basse e sui pensionamenti per la classe '52-'53, loro voteranno no. "Abbiamo partecipato al presidio organizzato da Cgil, Cisl e Uil, per ribadire la nostra vicinanza ai lavoratori e la nostra posizione critica rispetto ai contenuti di questa Manovra - affermano Boccuzzi ed Esposito -. Ci riconosciamo nella piattaforma sindacale unitaria che coincide in larga parte con le richieste e le proposte avanzate dal Pd. In occasione dell'ultimo sciopero generale indetto dalla Cgil avevamo auspicato che il sindacato tornasse ad essere unito per il bene del Paese: siamo lieti che oggi questa unità sia stata ritrovata. Attendiamo di leggere il maxi emendamento che il Governo presenterà, ma confermiamo che, in caso di mancato recepimento da parte dell'Esecutivo di alcune delle proposte avanzate (in particolare agganciare all'inflazione le pensioni inferiori ai 1.400 euro lordi e la rimodulazione dei requisiti per andare in pensione per le generazioni del '51-'53), nella nostra autonomia di parlamentari non voteremo la manovra".
Ricordiamoceli, queste due persone meritano RISPETTO
Ricordiamoceli, queste due persone meritano RISPETTO
11 dicembre, 2011
Manovra, Cgil, Cisl e Uil confermano sciopero
I sindacati non cedono. Non sono bastate due ore di incontro con il presidente del Consiglio Mario Monti per cambiare la posizione. Confermate quindi tutte le iniziative di Cgil, Cisl e Uil contro la manovra. A cominciare dalle tre ore di sciopero di domani e i presidi fino ad ora programmati per protestare contro la manovra, definita un’opera “già compromessa”. Così i tre segretari hanno commentato a palazzo Chigi al termine dell’incontro “informale” con il premier. Susanna Camusso ha ribadito: “Abbiamo espresso le nostre posizioni, ma dal governo è arrivato solo un impegno generico a tener conto di quanto detto in questi giorni”. Molto delusi anche Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, che sono comparsi in sala stampa per pochi minuti, commentando laconicamente il colloquio con Monti. Di certo, ha detto Angeletti, il “risultato non è per nulla soddisfacente”.
il fatto quotidiano
il fatto quotidiano
07 dicembre, 2011
05 dicembre, 2011
Manovra lacrime e sangue, Monti dimentica la Chiesa. Niente Ici sugli immobili del Vaticano
E' di circa 50 mila il numero degli immobili ecclesiastici presenti in tutta Italia. Di questi almeno 30mila sono adibiti ad attività imprenditoriali. Già nel 2005 la Cassazione stabilì che l'esenzione dall'Ici poteva essere applicata solo quando all'interno dell'immobile si svolgesse un'attività meritoria e legata al culto.
Forse il presidente del consiglio aveva paura che dopo le lacrime della Fornero, ricominciassero a piangere le madonnine sparse per l'Italia
Continua a leggere sul fatto quotidiano online
Forse il presidente del consiglio aveva paura che dopo le lacrime della Fornero, ricominciassero a piangere le madonnine sparse per l'Italia
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COMUNICATO STAMPA CGIL TOSCANA
Le risposte di mobilitazione che unitariamente in queste ore stanno avvenendo in molti posti di lavoro in Toscana testimoniano del sentimento e del giudizio che si muove tra i lavoratori della nostra regione.
La Segreteria della CGIL Toscana, nel condividere queste iniziative e questo giudizio, esprime una valutazione negativa della manovra economica varata ieri dal governo.
I propositi annunciati all'atto dell'insediamento dal Presidente del Consiglio prof. Mario Monti, di voler raggiungere l'obbiettivo del risanamento dei conti pubblici, unitamente a quello della crescita e dell'equità, rappresentavano una novità positiva. Quella novità ad oggi non è realizzata.
La manovra, per le parti che conosciamo, manca della discontinuità necessaria: manca in primo luogo l'equità, deboli sono gli interventi sulla crescita, incerto il risultato del risanamento.
Di nuovo a pagare sono solo i ceti produttivi e i pensionati; quelli, per capire, che avevano già pagato con oltre 150 miliardi di euro le finanziarie e le manovre del governo Berlusconi.
Di nuovo si è rinunciato a chiamare alle proprie responsabilità quella parte che fino ad oggi ha dato poco o nulla per uscire dalla crisi.
Non c'è una patrimoniale sulle grandi ricchezze, troppo debole l'iniziativa contro evasione ed elusione fiscale, non si fa abbastanza verso chi ha scudato i capitali e verso chi li detiene all'estero.
Di nuovo indenni le rendite finanziarie.
Contrasteremo queste ipotesi e questi interventi e indicheremo proposte alternative affinché la manovra cambi.
La Segreteria della CGIL Toscana ha avanzato a CISL e UIL la proposta di condividere iniziative unitarie sul territorio finalizzate a cambiare la manovra rendendola coerente con gli obiettivi di rigore, equità e crescita. In questo ambito riteniamo necessario che da domani siano realizzati presidi davanti alle Prefetture, inoltre, Lunedì 12 dicembre sono proclamate 4 ore di sciopero in tutti i luoghi di lavoro.
Firenze, 5 Dicembre 2011
La Segreteria della CGIL Toscana, nel condividere queste iniziative e questo giudizio, esprime una valutazione negativa della manovra economica varata ieri dal governo.
I propositi annunciati all'atto dell'insediamento dal Presidente del Consiglio prof. Mario Monti, di voler raggiungere l'obbiettivo del risanamento dei conti pubblici, unitamente a quello della crescita e dell'equità, rappresentavano una novità positiva. Quella novità ad oggi non è realizzata.
La manovra, per le parti che conosciamo, manca della discontinuità necessaria: manca in primo luogo l'equità, deboli sono gli interventi sulla crescita, incerto il risultato del risanamento.
Di nuovo a pagare sono solo i ceti produttivi e i pensionati; quelli, per capire, che avevano già pagato con oltre 150 miliardi di euro le finanziarie e le manovre del governo Berlusconi.
Di nuovo si è rinunciato a chiamare alle proprie responsabilità quella parte che fino ad oggi ha dato poco o nulla per uscire dalla crisi.
Non c'è una patrimoniale sulle grandi ricchezze, troppo debole l'iniziativa contro evasione ed elusione fiscale, non si fa abbastanza verso chi ha scudato i capitali e verso chi li detiene all'estero.
Di nuovo indenni le rendite finanziarie.
Contrasteremo queste ipotesi e questi interventi e indicheremo proposte alternative affinché la manovra cambi.
La Segreteria della CGIL Toscana ha avanzato a CISL e UIL la proposta di condividere iniziative unitarie sul territorio finalizzate a cambiare la manovra rendendola coerente con gli obiettivi di rigore, equità e crescita. In questo ambito riteniamo necessario che da domani siano realizzati presidi davanti alle Prefetture, inoltre, Lunedì 12 dicembre sono proclamate 4 ore di sciopero in tutti i luoghi di lavoro.
Firenze, 5 Dicembre 2011
Quanto pagheremo di ICI/IMU
Casa A2 con pertinenza ( GARAGE)
Vecchia rendita 715
Rendita rivalutata del 5% 751
Rendita moltiplicata del 60% 120120
Aliquota 4 per mille (per la prima casa)
480
Quanto pagherai
280 euro per la prima casa
Grazie M(onti), Grazie B(erlusconi)&B(ersani)and C(asini)
Vecchia rendita 715
Rendita rivalutata del 5% 751
Rendita moltiplicata del 60% 120120
Aliquota 4 per mille (per la prima casa)
480
Quanto pagherai
280 euro per la prima casa
Grazie M(onti), Grazie B(erlusconi)&B(ersani)and C(asini)
Il contributivo pro-rata metodo di calcolo per tutti
L'estensione del metodo contributivo nella forma pro rata rappresenta una svolta nel sistema previdenziale. "La pensione - ha spiegato il ministro Fornero - come risultato del lavoro". Dal 2012, dunque, le regole saranno uguali per tutti. Così anche chi all'epoca è stato "salvato" dalla riforma Dini, in quanto aveva almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre del 1995 (in sostanza chi aveva cominciato a versare i propri contributi dal 1978), avrà una parte del suo assegno pensionistico (quello relativo agli anni dal 2012 in poi) calcolato in base ai contributi versati.
Alle casse previdenziali privatizzate dei professionisti (che hanno regola autonome) il governo chiede la messa in sicurezza dei conti in una prospettiva medio lunga, altrimenti si applicherà anche a loro il metodo contributivo a partire, sempre, dal primo gennaio del 2012.
Ecco un bell'esempio di equita' loro previo messa in sicurezza dei conti continueranno a calcolare la pensione con i vecchi metodi
Il governo punta all'armonizzazione delle regole anche tra i diversi fondi dell'Inps che ancora godono di trattamenti particolari, da quello dell'energia a quello dei dirigenti d'azienda.
La riforma andrà a regime nel 2035, da quell'anno le pensioni saranno calcolate totalmente con il metodo contributivo.
Dal 2012 gli uomini potranno lasciare il lavoro con 42 anni e un mese di versamenti indipendentemente dall'età, le donne, invece, con 41 anni e un mese. Tuttavia chi entro il 31 dicembre di quest'anno maturerà i requisiti per il pensionamento d'anzianità (per esempio 40 anni indipendentemente dall'età anagrafica) potrà lasciare il lavoro senza penalizzazioni. Le penalizzazioni scatteranno dal 2012 e si tradurranno in un 2 per cento in meno nel trattamento per ogni anno di anticipo rispetto all'età minima (62 per le donne e 66 per gli uomini). Restano in vigore le norme sulle aspettative di vita che, dal 2013, allungano l'età di tre mesi
Continua a leggere su repubblica online
Alle casse previdenziali privatizzate dei professionisti (che hanno regola autonome) il governo chiede la messa in sicurezza dei conti in una prospettiva medio lunga, altrimenti si applicherà anche a loro il metodo contributivo a partire, sempre, dal primo gennaio del 2012.
Ecco un bell'esempio di equita' loro previo messa in sicurezza dei conti continueranno a calcolare la pensione con i vecchi metodi
Il governo punta all'armonizzazione delle regole anche tra i diversi fondi dell'Inps che ancora godono di trattamenti particolari, da quello dell'energia a quello dei dirigenti d'azienda.
La riforma andrà a regime nel 2035, da quell'anno le pensioni saranno calcolate totalmente con il metodo contributivo.
Dal 2012 gli uomini potranno lasciare il lavoro con 42 anni e un mese di versamenti indipendentemente dall'età, le donne, invece, con 41 anni e un mese. Tuttavia chi entro il 31 dicembre di quest'anno maturerà i requisiti per il pensionamento d'anzianità (per esempio 40 anni indipendentemente dall'età anagrafica) potrà lasciare il lavoro senza penalizzazioni. Le penalizzazioni scatteranno dal 2012 e si tradurranno in un 2 per cento in meno nel trattamento per ogni anno di anticipo rispetto all'età minima (62 per le donne e 66 per gli uomini). Restano in vigore le norme sulle aspettative di vita che, dal 2013, allungano l'età di tre mesi
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Manovra: Cicchitto, c'è continuità con nostro governo
FINALMENTE ESCONO ALLO SCOPERTO I PADRI, ASPETTIAMO CON ANSIA LE COMARI DEL PD
COMARE FRANCESCHINI IPSE DIXIT:"Sappiamo che è stato difficile fare un decreto facendo sintesi tra esigenze diverse e vi ringraziamo. Noi avremmo fatto una manovra diversa, puntando più sull'equità: con più gradualità sulle pensioni, una franchigia maggiore per la prima casa e un maggior carico su patrimoni e rendite finanziarie". Così il capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini spiega in Aula le priorità del Pd.
"Le cose che noi abbiamo in mente - afferma Franceschini - non sono dettate da problemi di consenso ma dal rispetto dei principi di giustizia sociale. Noi continueremo a lavorare perché la guerra all'evasione fiscale sia rafforzata, abbassando la soglia dei mille euro per i contanti e insistendo sul un maggior prelievo sullo scudo fiscale. Certo nella manovra c'è un primo segnale ma se invece di chiedere l'1,5 per cento sui capitali scudati si chiedesse il 2 si potrebbe aumentare la fascia per le indicizzazione delle pensioni". Il Pd quindi insisterà "perché su queste cose una sintesi si può trovare". Il capogruppo Pd invita poi il premier Mario Monti "a usare la forza che i partiti le danno, anche a costo di incomprensioni con l'elettorato e i cittadini, per far sentire la voce dell'Italia sul tavolo dell'Europa".
COMARE FRANCESCHINI IPSE DIXIT:"Sappiamo che è stato difficile fare un decreto facendo sintesi tra esigenze diverse e vi ringraziamo. Noi avremmo fatto una manovra diversa, puntando più sull'equità: con più gradualità sulle pensioni, una franchigia maggiore per la prima casa e un maggior carico su patrimoni e rendite finanziarie". Così il capogruppo Pd alla Camera Dario Franceschini spiega in Aula le priorità del Pd.
"Le cose che noi abbiamo in mente - afferma Franceschini - non sono dettate da problemi di consenso ma dal rispetto dei principi di giustizia sociale. Noi continueremo a lavorare perché la guerra all'evasione fiscale sia rafforzata, abbassando la soglia dei mille euro per i contanti e insistendo sul un maggior prelievo sullo scudo fiscale. Certo nella manovra c'è un primo segnale ma se invece di chiedere l'1,5 per cento sui capitali scudati si chiedesse il 2 si potrebbe aumentare la fascia per le indicizzazione delle pensioni". Il Pd quindi insisterà "perché su queste cose una sintesi si può trovare". Il capogruppo Pd invita poi il premier Mario Monti "a usare la forza che i partiti le danno, anche a costo di incomprensioni con l'elettorato e i cittadini, per far sentire la voce dell'Italia sul tavolo dell'Europa".
Pensioni, cosa cambia / scheda
Addio ai trattamenti di anzianità contributiva. Uscita anticipata solo con almeno 42 anni di versamenti. Penalizzazioni per chi si ritirerà col minimo
Contributivo per tutti, aumento dell'età di vecchiaia per le donne del settore privato, abolizione delle finestre mobili, aliquote più alte per autonomi. Ma, soprattutto, una vera e propria stangata sulle pensioni di anzianità. Ecco le principali misure sulla previdenza contenute nella manovra del governo Monti. Pesa (le lacrime del ministro Elsa Fornero la dicono lunga) il blocco della rivalutazione delle pensioni rispetto all'inflazione per i prossimi due anni, con la sola esclusione dei trattamenti minimi.
STANGATA SULL'ANZIANITA'. Abolite le quote (età più contributi) e per i dipendenti dal 2012 sarà possibile uscire dal lavoro in anticipo rispetto all'età di vecchiaia solo con almeno 41 anni di contributi per le donne e 42 per gli uomini. Al momento gli anni di lavoro necessari per andare in pensione indipendentemente dall'età anagrafica erano 41 per uomini e donne (40 più la finestra mobile). Per gli autonomi si andrà in pensione prima dell'età di vecchiaia con 41 anni e mezzo di contributi per le donne e 42 e mezzo per gli uomini. Sparisce il termine anzianità, si chiamerà pensione anticipata.
CONTRIBUTIVO PER TUTTI. Esteso a tutti il metodo contributivo pro rata, anche quindi a coloro che avendo cominciato a versare contributi prima del 1978 avevano mantenuto il più generoso metodo retributivo. Per questi lavoratori il nuovo meccanismo varrà dal 2012 quindi gli anni di lavoro fino al 2011 saranno calcolati con il retributivo.
BLOCCO DELLA RIVALUTAZIONE. Le pensioni in essere saranno congelate per il 2012 e il 2013 rispetto all'inflazione. Saranno salve solo quelle fino al minimo (467,42 euro). Nel comunicato ufficiale e nei testi diffusi ieri si parla di indicizzazione totale solo per i trattamenti minimi e dimezzata per quelli doppi.
ADDIO ALLA FINESTRA MOBILE. Scompare lo slittamento di 12 mesi per i dipendenti e 18 per gli autonomi previsto dalla manovra 2010 che, a partire dal 2011, allungava di fatto i tempi per l'accesso al pensionamento. Il periodo sarà assorbito nei requisiti che per la vecchiaia degli uomini dipendenti saranno dall'anno prossimo quindi pari a 66 anni (65 anni attuali più 12 mesi di finestra). Gli autonomi andranno in pensione a 66 anni e mezzo (andavano a 65 ma a questi si aggiungevano 18mesi di attesa di finestra mobile).
AUMENTO ETA' DONNE. Si accelera sull'aumento dell'età di vecchiaia delle donne dipendenti del settore privato. Dal 2012 andranno in pensione a 62 anni mentre entro il 2018 saranno a quota 66 come gli uomini e le donne del settore pubblico (a 66 anni dal 2012). Lo scalino tra 2011 e 2012 sarà quindi di due anni dato che quest'anno le donne dipendenti del settore privato uscivano a 60 anni più 12 mesi di finestra mobile (quindi a 61).
FASCIA FLESSIBILE PER PENSIONAMENTO. Per le donne sarà prevista una fascia flessibile per il pensionamento tra i 63 e i 70 anni mentre per gli uomini sarà tra i 66 e i 70. Ci saranno vantaggi per chi esce più tardi e penalizzazioni per chi esce dal lavoro prima.
AUMENTO ALIQUOTE AUTONOMI. Previsto un aumento delle aliquote contributive degli autonomi di 0,3 punti ogni anno per arrivare a due punti in più nel 2018 (adesso sono al 20–21 per cento per i commercianti e gli artigiani a fronte del 33 per cento dei dipendenti).
RASSEGNA.IT
Contributivo per tutti, aumento dell'età di vecchiaia per le donne del settore privato, abolizione delle finestre mobili, aliquote più alte per autonomi. Ma, soprattutto, una vera e propria stangata sulle pensioni di anzianità. Ecco le principali misure sulla previdenza contenute nella manovra del governo Monti. Pesa (le lacrime del ministro Elsa Fornero la dicono lunga) il blocco della rivalutazione delle pensioni rispetto all'inflazione per i prossimi due anni, con la sola esclusione dei trattamenti minimi.
STANGATA SULL'ANZIANITA'. Abolite le quote (età più contributi) e per i dipendenti dal 2012 sarà possibile uscire dal lavoro in anticipo rispetto all'età di vecchiaia solo con almeno 41 anni di contributi per le donne e 42 per gli uomini. Al momento gli anni di lavoro necessari per andare in pensione indipendentemente dall'età anagrafica erano 41 per uomini e donne (40 più la finestra mobile). Per gli autonomi si andrà in pensione prima dell'età di vecchiaia con 41 anni e mezzo di contributi per le donne e 42 e mezzo per gli uomini. Sparisce il termine anzianità, si chiamerà pensione anticipata.
CONTRIBUTIVO PER TUTTI. Esteso a tutti il metodo contributivo pro rata, anche quindi a coloro che avendo cominciato a versare contributi prima del 1978 avevano mantenuto il più generoso metodo retributivo. Per questi lavoratori il nuovo meccanismo varrà dal 2012 quindi gli anni di lavoro fino al 2011 saranno calcolati con il retributivo.
BLOCCO DELLA RIVALUTAZIONE. Le pensioni in essere saranno congelate per il 2012 e il 2013 rispetto all'inflazione. Saranno salve solo quelle fino al minimo (467,42 euro). Nel comunicato ufficiale e nei testi diffusi ieri si parla di indicizzazione totale solo per i trattamenti minimi e dimezzata per quelli doppi.
ADDIO ALLA FINESTRA MOBILE. Scompare lo slittamento di 12 mesi per i dipendenti e 18 per gli autonomi previsto dalla manovra 2010 che, a partire dal 2011, allungava di fatto i tempi per l'accesso al pensionamento. Il periodo sarà assorbito nei requisiti che per la vecchiaia degli uomini dipendenti saranno dall'anno prossimo quindi pari a 66 anni (65 anni attuali più 12 mesi di finestra). Gli autonomi andranno in pensione a 66 anni e mezzo (andavano a 65 ma a questi si aggiungevano 18mesi di attesa di finestra mobile).
AUMENTO ETA' DONNE. Si accelera sull'aumento dell'età di vecchiaia delle donne dipendenti del settore privato. Dal 2012 andranno in pensione a 62 anni mentre entro il 2018 saranno a quota 66 come gli uomini e le donne del settore pubblico (a 66 anni dal 2012). Lo scalino tra 2011 e 2012 sarà quindi di due anni dato che quest'anno le donne dipendenti del settore privato uscivano a 60 anni più 12 mesi di finestra mobile (quindi a 61).
FASCIA FLESSIBILE PER PENSIONAMENTO. Per le donne sarà prevista una fascia flessibile per il pensionamento tra i 63 e i 70 anni mentre per gli uomini sarà tra i 66 e i 70. Ci saranno vantaggi per chi esce più tardi e penalizzazioni per chi esce dal lavoro prima.
AUMENTO ALIQUOTE AUTONOMI. Previsto un aumento delle aliquote contributive degli autonomi di 0,3 punti ogni anno per arrivare a due punti in più nel 2018 (adesso sono al 20–21 per cento per i commercianti e gli artigiani a fronte del 33 per cento dei dipendenti).
RASSEGNA.IT
04 dicembre, 2011
REQUISITI PENSIONE DAL 1-1-2012
42 anni + un mese di contributi.
Cio' VUOL DIRE CHE LA MOBILITA' IN TELECOM ITALIA è decaduta con questo provvedimento.
Ai Lavoratori che hanno gia firmato presso le sedi delle "associazioni industriali"
cosa succedera' adesso? Gli accordi sottoscritti erano sul raggiungimento dei requisiti pensionistici, allo stato dei fatti dovranno essere reintegrati?
Cio' VUOL DIRE CHE LA MOBILITA' IN TELECOM ITALIA è decaduta con questo provvedimento.
Ai Lavoratori che hanno gia firmato presso le sedi delle "associazioni industriali"
cosa succedera' adesso? Gli accordi sottoscritti erano sul raggiungimento dei requisiti pensionistici, allo stato dei fatti dovranno essere reintegrati?
Macelleria Sociale
Stiamo per vivere un momento di macelleria sociale indicibile,
Riforma previdenziale
Mancato adeguamento delle pensioni all'inflazione
Ici sulla casa di abitazione
IVA ordinaria al 23%
Tagli agli enti locali
Aggiungiamo poi i Tagli affettuati dal precedente governo a Sanita' e Scuola.
Bene, anzi male, come al solito a pagare sono i soliti noti, mentre grandi capitali, evasori fiscali e i signori del parlamento rimangono fuori dal contesto.
Vorremmo sapere il PD come votera', votera' contro la sua base elettorale? Sicuramente si, in nome della crisi. Forse è giunta l'ora che la CGIL si ponga come soggetto POLITICO rappresentante di quei milioni di cittadini assoggettati al sostituto d'imposta, che ogni volta che c'è da spremere vengono regolarmente vessati, quei cittadini che hanno un "PATTO" con lo stato ed ad ogni crisi generata dalle classi "DIRIGENTI/DIGERENTI",questo "PATTO"viene cambiato spostando l'asticella dei "DIRITTI" sempre più in alto.
ADESSO BASTA ABBIAMO GIA' DATO
Riforma previdenziale
Mancato adeguamento delle pensioni all'inflazione
Ici sulla casa di abitazione
IVA ordinaria al 23%
Tagli agli enti locali
Aggiungiamo poi i Tagli affettuati dal precedente governo a Sanita' e Scuola.
Bene, anzi male, come al solito a pagare sono i soliti noti, mentre grandi capitali, evasori fiscali e i signori del parlamento rimangono fuori dal contesto.
Vorremmo sapere il PD come votera', votera' contro la sua base elettorale? Sicuramente si, in nome della crisi. Forse è giunta l'ora che la CGIL si ponga come soggetto POLITICO rappresentante di quei milioni di cittadini assoggettati al sostituto d'imposta, che ogni volta che c'è da spremere vengono regolarmente vessati, quei cittadini che hanno un "PATTO" con lo stato ed ad ogni crisi generata dalle classi "DIRIGENTI/DIGERENTI",questo "PATTO"viene cambiato spostando l'asticella dei "DIRITTI" sempre più in alto.
ADESSO BASTA ABBIAMO GIA' DATO
Susanna Camusso
La Cgil considera il blocco della rivalutazione delle pensioni e le misure sulla previdenza un «durissimo colpo ai redditi dei pensionati». Lo ha detto il leader della Cgil, Susanna Camusso sottolineando che l'aumento dell'età pensionabile è un «allungamento insostenibile» per tanti che si troverebbero «sconvolte le prospettive di pensione e molto incrementati gli anni di lavoro». La Cgil proporrà «modifiche concrete anche al Parlamento affinchè la parola equità assuma significato». «L'illustrazione del Governo sulla manovra si è limitata alla previdenza e ai provvedimenti sulla crescita - ha detto Camusso secondo quanto riferito da partecipanti alla riunione tra Governo e parti sociali in corso a palazzo Chigi - al netto della necessità di conoscere effettivamente i provvedimenti che verranno adottati i segnali su crescita e infrastrutture vanno assunti positivamente mentre grande preoccupazione destano le linee sulla previdenza. Alla luce dei provvedimenti che verranno emanati nella loro interezza - conclude - la Cgil esprimerà il suo giudizio compiuto».
SALTANO QUOTE PER PENSIONI DI ANZIANITA'
L'intervento sul sistema previdenziale non si limiterà a introdurre il sistema di calcolo contributivo per tutti i versamenti a partire dal prossimo anno, secondo il meccanismo "pro rata"*. L'adeguamento delle pensioni all'inflazione sarà confermato solo per gli assegni fino a 486 euro: rivalutazione parziale per le pensioni tra 486 euro e 936 euro e congelamento totale per gli assegni di importo superiore a quest'ultima soglia. Con la soppressione delle finestre mobili, salirà dal 2012 a 42 anni per gli uomini e a 41 anni per le donne il requisito contributivo per ritirarsi dal lavoro indipendentemente dall'età anagrafica, oggi pari a 40 anni. Inoltre, una fonte governativa spiega che il governo vuole abolire il sistema delle quote per l'accesso alle pensioni di anizianità come somma di età anagrafica e contributiva. Oggi la quota in vigore è pari a 96 e prevede un'età minima di 60 anni, dal 2013 sarebbe salita a 97 con età minima 61 anni. Accelera il percorso di graduale aumento dell'età per l'accesso alla pensione di vecchiaia delle donne impiegate nel settore privato. La convergenza tra uomini e donne sarà raggiunta nel 2018 (non più nel 2026) ma a 66 anni. Già nel 2012 le lavoratrici dipendenti del settore privato andranno in pensione di vecchiaia da 63 anni e gli uomini da 66. Per attenuare l'impatto di queste misure scatterà una fascia flessibile: le donne potranno accedere agli assegni di vecchiaia tra 63 e 70 anni, gli uomini tra 66 e 70. Previsto uno schema di incentivi per chi resta dopo i 65 anni e disincentivi per chi decide di ritirarsi prima di questa età. Nessun intervento in manovra sul mercato del lavoro, dove secondo Monti "serve maggiore concertazione".
* Il sistema misto rimane ancorato alle regole del sistema retributivo fatte salve le modalità del calcolo della pensione che sono in pro rata.
Ovvero con il sistema retributivo per i contributi versati entro il 5 dicembre 2011 e con il sistema contributivo per il resto dei contributi.
Dovrebbe essere così, ma aspettiamo celermente i decreti attuativi.
SALTANO QUOTE PER PENSIONI DI ANZIANITA'
L'intervento sul sistema previdenziale non si limiterà a introdurre il sistema di calcolo contributivo per tutti i versamenti a partire dal prossimo anno, secondo il meccanismo "pro rata"*. L'adeguamento delle pensioni all'inflazione sarà confermato solo per gli assegni fino a 486 euro: rivalutazione parziale per le pensioni tra 486 euro e 936 euro e congelamento totale per gli assegni di importo superiore a quest'ultima soglia. Con la soppressione delle finestre mobili, salirà dal 2012 a 42 anni per gli uomini e a 41 anni per le donne il requisito contributivo per ritirarsi dal lavoro indipendentemente dall'età anagrafica, oggi pari a 40 anni. Inoltre, una fonte governativa spiega che il governo vuole abolire il sistema delle quote per l'accesso alle pensioni di anizianità come somma di età anagrafica e contributiva. Oggi la quota in vigore è pari a 96 e prevede un'età minima di 60 anni, dal 2013 sarebbe salita a 97 con età minima 61 anni. Accelera il percorso di graduale aumento dell'età per l'accesso alla pensione di vecchiaia delle donne impiegate nel settore privato. La convergenza tra uomini e donne sarà raggiunta nel 2018 (non più nel 2026) ma a 66 anni. Già nel 2012 le lavoratrici dipendenti del settore privato andranno in pensione di vecchiaia da 63 anni e gli uomini da 66. Per attenuare l'impatto di queste misure scatterà una fascia flessibile: le donne potranno accedere agli assegni di vecchiaia tra 63 e 70 anni, gli uomini tra 66 e 70. Previsto uno schema di incentivi per chi resta dopo i 65 anni e disincentivi per chi decide di ritirarsi prima di questa età. Nessun intervento in manovra sul mercato del lavoro, dove secondo Monti "serve maggiore concertazione".
* Il sistema misto rimane ancorato alle regole del sistema retributivo fatte salve le modalità del calcolo della pensione che sono in pro rata.
Ovvero con il sistema retributivo per i contributi versati entro il 5 dicembre 2011 e con il sistema contributivo per il resto dei contributi.
Dovrebbe essere così, ma aspettiamo celermente i decreti attuativi.
02 dicembre, 2011
Camusso: "Non vedo tracce di equità"
"Non vedo tracce di equità", ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, aggiungendo che "bisogna munirci di lente d'ingrandimento per trovare l'equità". Camusso ha poi affermato: "sono pronta a farmi stupire con effetti speciali nell'incontro di domenica" e aggiunge: "Lunedì circola voce che ci sia un Cdm e
una manovra e secondo altre voci tra pochi mesi ce ne sarà un'altra".
una manovra e secondo altre voci tra pochi mesi ce ne sarà un'altra".
01 dicembre, 2011
Messaggero di mercoledì 30 novembre 2011, pagina 4 Fornero firma il decreto per i lavoratori in mobilità
Fornero firma il decreto per i lavoratori in mobilità ROMA — Il ministro del Welfare, Elsa Fornero ha firmato il decreto che proroga gli ammortizzatori sociali per i lavoratori in mobilità che non rientravano tra i 10 mila lavoratori a cui si applicavano per il pensionamento i vecchi requisiti prima dell'introduzione delle finestre mobili. Si risolve così una situazione da emergenza sociale, ben 16 mila persone che si sarebbero trovate senza fonte di reddito, senza indennità di mobilità e senza pensione.
Soddisfatti i sindacati che considerano un buon segno che il primo atto del neoministro vada incontro al gravissimo disagio di questi lavoratori rimasti a metà del guado e che da tempo aspettano la soluzione. A questo punto si augurano che il decreto diventi immediatamente attuativo.
Soddisfatti i sindacati che considerano un buon segno che il primo atto del neoministro vada incontro al gravissimo disagio di questi lavoratori rimasti a metà del guado e che da tempo aspettano la soluzione. A questo punto si augurano che il decreto diventi immediatamente attuativo.
Pensierino del Maggiordomo con grembiule
Pensioni: Cicchitto a Camusso, farà a lungo i conti con Pdl.
"Ci spiace, a proposito di un attacco ad Alberto Bombassei accusato addirittura del reato di 'linguaggio berlusconiano', di dover sommessamente ricordare alla Dott.ssa Camusso che dovrà fare i conti ancora per lungo tempo con il PdL e con Berlusconi che rimangono in campo, avendo purtroppo posizioni diverse da quelle di un sindacato che, rovesciando l'originaria impostazione leninista, pretende, anche con qualche arroganza, che i partiti diventino la sua cinghia di trasmissione. Del resto non c'è dubbio che la Cgil esercita questo ruolo con qualche efficacia, visto che i suoi veti hanno anche condizionato la formazione del governo". E' quanto afferma il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto.
UN BEL VALIUN ED UN PAIO DI PEDATE NEL LATO B a Mister Propaganda 2
"Ci spiace, a proposito di un attacco ad Alberto Bombassei accusato addirittura del reato di 'linguaggio berlusconiano', di dover sommessamente ricordare alla Dott.ssa Camusso che dovrà fare i conti ancora per lungo tempo con il PdL e con Berlusconi che rimangono in campo, avendo purtroppo posizioni diverse da quelle di un sindacato che, rovesciando l'originaria impostazione leninista, pretende, anche con qualche arroganza, che i partiti diventino la sua cinghia di trasmissione. Del resto non c'è dubbio che la Cgil esercita questo ruolo con qualche efficacia, visto che i suoi veti hanno anche condizionato la formazione del governo". E' quanto afferma il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto.
UN BEL VALIUN ED UN PAIO DI PEDATE NEL LATO B a Mister Propaganda 2
Camusso: "Da Confindustria atteggiamento più laico".
Le imprese chiedono una riforma delle pensioni che ritardi l'uscita dalle aziende, ma poi vogliono liberarsi dei lavoratori meno giovani, ha sottolineato il segretario generale della Cgil in replica a Emma Marcegaglia 3 : "Sulle pensioni dico a Confindustria che dovrebbe avere un atteggiamento più laico. Il problema che abbiamo- prosegue- sono i lavoratori che vengono cacciati dalle imprese dopo i 50 anni. Più che fare censure si impegnino loro a non aprire processi di mobilità".
Un commento alle dichiarazioni di Franco Barnabè del 29 us
Vi giro la dichiarazione di Bernabé del 29/11, che molti di voi avranno sicuramente letto e che è stata ripresa da molti giornali.
Seppur rivolta all'intero settore TLC, questa è una presa di posizione particolarmente pesante, in quanto basata su dati oggettivi, quali il calo del fisso rispetto al mobile e l'assenza di una politica industriale da parte del governo passato, che anzi ha fatto di tutto per affossare il settore TLC/ICT e in particolare Telecom (come è noto, mediaset è sempre stata interessata alla rete di telecom, e dietro mediaset c'è sempre stato un omino che tutti noi conosciamo).
Questa dichiarazione va tenuta strettamente connessa al comunicato di risorse umane in merito ad un incontro con le RSA dei dirigenti (RSA = Rappresentanti sindacali dei dirigenti), che è possibile trovare sulla prima pagina dell'intranet, nel quale si dichiara che saranno tagliate le voci salariali variabili tipiche dei dirigenti stessi.
Tradotto, significa un taglio immediato dei costi su quelle voci che possono essere liberamente ridotte, che siano salario variabile delle figure dirigenziali, o le meritocratiche unilaterali aziendali di fine anno, o i riconoscimenti di livello unilaterali aziendali (unilaterali in quanto con il 2010 è scaduto l'accordo del 2005 che ha riconosciuto circa 15000 passaggi di livello in azienda).
Tradotto, significa che la situazione aziendale non è particolarmente rosea, in quanto oltre ai problemi generali della crisi del paese, si sommano impatti negativi in un settore che è storicamente sempre cresciuto più del PIL e che mostra delle battute di arresto particolarmente preoccupanti; il tutto condito dalle riforme retroattive della previdenza del 2010 e del 2011 fatte dal governo berlusconi che in sostanza annullano l'accordo del 4 agosto sulle ricollocazioni del personale, in quanto impediscono ai lavoratori di andare in mobilità con la certezza della pensione.
Insomma, un ulteriore gran confusione, che almeno contiene una novità nel mondo del lavoro italiano, laddove Bernabé dichiara che si procederà sempre con l'accordo dei sindacati (ovviamente parla di telecom... se dipendesse da Marchionne....!!!!); così come risulta particolarmente importante la ripresa di una politica industriale degna di questo nome, con investimenti pubblici e soprattutto senza i vincoli "politici" che hanno tenuto fermo l'intereo settore TLC per almeno 3 anni.
Su tutto questo si intrecciano una difficilissima fase contrattuale che coinvolge tutti con il rinnovo del ccnl, ma coinvolge tanti con i rinnovi dei contatti aziendali (teelcom, vodafone, wind, ecc.).
Sarà necessario, come sempre, un sempre maggior impegno del sindacato e di tutti noi lavoratori e lavoratrici, consapevoli che il momento è particolarmente duro, ma proprio tanto duro....
riflettiamoci un pò....
ciao
Samuele
ggetto: ANSA/ TLC: BERNABE', SETTORE FRENA, VERSO TAGLI POSTI LAVORO
NOTIZIARO QUOTIDIANO RETE A, martedì 29 novembre 2011, 18.47.55
ANSA/ TLC: BERNABE', SETTORE FRENA, VERSO TAGLI POSTI LAVORO
MERCATO MATURO, PUNTARE SU NUOVI SERVIZI; MOODY' S VEDE GRIGIO
(ANSA) - ROMA, 29 NOV - Il mercato delle tlc e' ormai maturo, la concorrenza e' forte, in tanti abbandonano la telefonia fissa (il 30% delle famiglie ha solo il cellulare), la banda ultralarga stenta ancora a partire. Tutti elementi che porteranno a un' inevitabile riduzione della forza lavoro e che imporranno al settore di rinnovarsi e di puntare su nuove tecnologie. Lo scenario, confermato anche da un' analisi di Moody' s che vede grigio per il breve termine, e' stato descritto dal presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabe' nel corso di un' audizione al Senato.
Nel terzo trimestre 2011, ha spiegato Bernabe', per la prima volta il settore tlc ha registrato la riduzione del numero di accessi su rete fissa degli operatori alternativi e la diminuzione del numero complessivo di linee a banda larga fissa,
inoltre la concorrenza e' sempre piu' forte. Si tratta di ''risultati'' che, ha avvertito, ''impongono, a tutti gli operatori, riduzioni della forza lavoro''. Inoltre, ha proseguito, '' bisogna prendere atto che siamo di fronte a un mercato ormai maturo che ha saputo rinnovarsi radicalmente, eliminando, via via, le inefficienze ereditate dal passato:
siamo diventati un settore snello, dinamico e aperto alla concorrenza, che sceglie con oculatezza su quali progetti e tecnologie investire''.
In ogni caso, ha assicurato, non solo Telecom '' procedera' sempre in accordo con i sindacati'', ma '' le opportunita' di crescita ci sono e vanno ricercate al di fuori dei servizi tradizionali e cioe' nello sviluppo delle smart cities, dei nuovi servizi mobili, oltre che nella diffusione delle reti di nuova generazione'': per questo si trattera' soprattutto di una questione di '' travaso degli addetti''. Anche il nuovo Governo potra' fare la sua parte, rimettendo il settore al centro delle politiche di sviluppo ma non con '' indebiti interventi dello Stato in ambiti di mercato propri dell' iniziativa privata, ma con misure non distorsive della concorrenza''.
Il settore, insomma, ha bisogno di una svolta e la conferma arriva anche da Moody' s: secondo l' agenzia di rating, infatti, sara' difficile per le tlc europee far crescere i ricavi nei prossimi mesi (la previsione per i prossimi 12 mesi e' in una
forchetta tra un calo del 5% e una crescita del 2% dei ricavi per le singole societa', per una flessione media del settore tra l' 1 e il 2%). Per questo l' agenzia ha tagliato l' outlook del settore da stabile a negativo. (ANSA).
FP
29-NOV-11 18: 36 NNN
Seppur rivolta all'intero settore TLC, questa è una presa di posizione particolarmente pesante, in quanto basata su dati oggettivi, quali il calo del fisso rispetto al mobile e l'assenza di una politica industriale da parte del governo passato, che anzi ha fatto di tutto per affossare il settore TLC/ICT e in particolare Telecom (come è noto, mediaset è sempre stata interessata alla rete di telecom, e dietro mediaset c'è sempre stato un omino che tutti noi conosciamo).
Questa dichiarazione va tenuta strettamente connessa al comunicato di risorse umane in merito ad un incontro con le RSA dei dirigenti (RSA = Rappresentanti sindacali dei dirigenti), che è possibile trovare sulla prima pagina dell'intranet, nel quale si dichiara che saranno tagliate le voci salariali variabili tipiche dei dirigenti stessi.
Tradotto, significa un taglio immediato dei costi su quelle voci che possono essere liberamente ridotte, che siano salario variabile delle figure dirigenziali, o le meritocratiche unilaterali aziendali di fine anno, o i riconoscimenti di livello unilaterali aziendali (unilaterali in quanto con il 2010 è scaduto l'accordo del 2005 che ha riconosciuto circa 15000 passaggi di livello in azienda).
Tradotto, significa che la situazione aziendale non è particolarmente rosea, in quanto oltre ai problemi generali della crisi del paese, si sommano impatti negativi in un settore che è storicamente sempre cresciuto più del PIL e che mostra delle battute di arresto particolarmente preoccupanti; il tutto condito dalle riforme retroattive della previdenza del 2010 e del 2011 fatte dal governo berlusconi che in sostanza annullano l'accordo del 4 agosto sulle ricollocazioni del personale, in quanto impediscono ai lavoratori di andare in mobilità con la certezza della pensione.
Insomma, un ulteriore gran confusione, che almeno contiene una novità nel mondo del lavoro italiano, laddove Bernabé dichiara che si procederà sempre con l'accordo dei sindacati (ovviamente parla di telecom... se dipendesse da Marchionne....!!!!); così come risulta particolarmente importante la ripresa di una politica industriale degna di questo nome, con investimenti pubblici e soprattutto senza i vincoli "politici" che hanno tenuto fermo l'intereo settore TLC per almeno 3 anni.
Su tutto questo si intrecciano una difficilissima fase contrattuale che coinvolge tutti con il rinnovo del ccnl, ma coinvolge tanti con i rinnovi dei contatti aziendali (teelcom, vodafone, wind, ecc.).
Sarà necessario, come sempre, un sempre maggior impegno del sindacato e di tutti noi lavoratori e lavoratrici, consapevoli che il momento è particolarmente duro, ma proprio tanto duro....
riflettiamoci un pò....
ciao
Samuele
ggetto: ANSA/ TLC: BERNABE', SETTORE FRENA, VERSO TAGLI POSTI LAVORO
NOTIZIARO QUOTIDIANO RETE A, martedì 29 novembre 2011, 18.47.55
ANSA/ TLC: BERNABE', SETTORE FRENA, VERSO TAGLI POSTI LAVORO
MERCATO MATURO, PUNTARE SU NUOVI SERVIZI; MOODY' S VEDE GRIGIO
(ANSA) - ROMA, 29 NOV - Il mercato delle tlc e' ormai maturo, la concorrenza e' forte, in tanti abbandonano la telefonia fissa (il 30% delle famiglie ha solo il cellulare), la banda ultralarga stenta ancora a partire. Tutti elementi che porteranno a un' inevitabile riduzione della forza lavoro e che imporranno al settore di rinnovarsi e di puntare su nuove tecnologie. Lo scenario, confermato anche da un' analisi di Moody' s che vede grigio per il breve termine, e' stato descritto dal presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabe' nel corso di un' audizione al Senato.
Nel terzo trimestre 2011, ha spiegato Bernabe', per la prima volta il settore tlc ha registrato la riduzione del numero di accessi su rete fissa degli operatori alternativi e la diminuzione del numero complessivo di linee a banda larga fissa,
inoltre la concorrenza e' sempre piu' forte. Si tratta di ''risultati'' che, ha avvertito, ''impongono, a tutti gli operatori, riduzioni della forza lavoro''. Inoltre, ha proseguito, '' bisogna prendere atto che siamo di fronte a un mercato ormai maturo che ha saputo rinnovarsi radicalmente, eliminando, via via, le inefficienze ereditate dal passato:
siamo diventati un settore snello, dinamico e aperto alla concorrenza, che sceglie con oculatezza su quali progetti e tecnologie investire''.
In ogni caso, ha assicurato, non solo Telecom '' procedera' sempre in accordo con i sindacati'', ma '' le opportunita' di crescita ci sono e vanno ricercate al di fuori dei servizi tradizionali e cioe' nello sviluppo delle smart cities, dei nuovi servizi mobili, oltre che nella diffusione delle reti di nuova generazione'': per questo si trattera' soprattutto di una questione di '' travaso degli addetti''. Anche il nuovo Governo potra' fare la sua parte, rimettendo il settore al centro delle politiche di sviluppo ma non con '' indebiti interventi dello Stato in ambiti di mercato propri dell' iniziativa privata, ma con misure non distorsive della concorrenza''.
Il settore, insomma, ha bisogno di una svolta e la conferma arriva anche da Moody' s: secondo l' agenzia di rating, infatti, sara' difficile per le tlc europee far crescere i ricavi nei prossimi mesi (la previsione per i prossimi 12 mesi e' in una
forchetta tra un calo del 5% e una crescita del 2% dei ricavi per le singole societa', per una flessione media del settore tra l' 1 e il 2%). Per questo l' agenzia ha tagliato l' outlook del settore da stabile a negativo. (ANSA).
FP
29-NOV-11 18: 36 NNN
Fiat: impegno governo blocco requisiti pensione esuberi Termini
Ci sarebbe un impegno del Governo, e in particolare del ministro del Welfare, Elsa Fornero, per il congelamento dei requisiti di pensionamento per i 640 lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese, per i quali è prevista la mobilità incentivata dopo un periodo di cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività. È quanto riferiscono fonti sindacali presenti al tavolo di confronto ancora in corso al ministero dello Sviluppo economico. La garanzia, arrivata direttamente dal ministro Fornero, potrebbe dunque sbloccare una trattativa che si è complicata nelle ultime ore. I 640 dipendenti Fiat di Termini potrebbero così andare in pensione secondo il piano concordato dalle parti e con gli attuali requisiti di uscita dal lavoro.
RASSEGNA.IT
Anche i 4000 dipendenti di TELECOM ITALIA mobilitati ed in uscita prossimamente avrebbero bisogno di un impegno del governo a salvaguardia degli accordi sottoscritti, e non rispettati da Sacconi & co
RASSEGNA.IT
Anche i 4000 dipendenti di TELECOM ITALIA mobilitati ed in uscita prossimamente avrebbero bisogno di un impegno del governo a salvaguardia degli accordi sottoscritti, e non rispettati da Sacconi & co
30 novembre, 2011
26 novembre, 2011
Nuove pensioni di anzianità la riforma secondo la Fornero
Via al sistema contributivo per tutti, così si riducono le disparità padri-figli, e uscita dal lavoro solo dopo i 63 anni, con incentivi: "Finora si sono scaricati gli oneri degli aggiustamenti sulle nuove generazioni, proteggendo invece i meno giovani. Le nuove regole devono rispettare la sostenibilità finanziaria ma anche l'equità e l'attenzione ai più deboli". Ecco la proposta del neo ministro per il Welfare
Sulle basi "oggettive" appena illustrate, riteniamo che una proposta di riforma coerente possa pertanto essere la seguente. Si tratterebbe di applicare, a partire dal 2012, il metodo contributivo pro-rata per tutti i lavoratori, rendendo subito effettive un'età minima di pensionamento pari a sessantatré anni (con il requisito dei vent'anni di anzianità oggi richiesto per le pensioni di vecchiaia) e una "fascia di flessibilità" che incoraggi il lavoratore a ritardare l'uscita fino ai sessantotto (settanta) anni, con un incremento di pensione che - secondo calcoli matematici, e non in base ad arbitrari criteri politici - tenga conto dei maggiori contributi versati e della maggiore età. I requisiti minimi e massimi sarebbero successivamente indicizzati alla longevità, così come già previsto dalla normativa vigente. Dovrebbero inoltre scomparire le "finestre", cioè quei periodi (un anno per i lavoratori dipendenti e un anno e mezzo per i lavoratori autonomi) che si sommano oggi ai requisiti minimi di età/anzianità, senza peraltro aggiungere incrementi di pensione.
Mentre l'estensione dell'età minima di accesso al pensionamento e l'abolizione della pensione di anzianità, riguardando tutti i lavoratori, avrebbero come effetto principale quello di determinare risparmi di spesa consistenti nel breve e medio periodo, permettendo, come auspicato, di allentare gli stringenti vincoli di bilancio; l'estensione pro-rata del contributivo avrebbe come effetto principale quello di avvicinare i trattamenti tra le categorie (cosa che fa anche l'innalzamento del requisito di età, ma in maniera meno rilevante), promuovendo una maggiore equità del sistema.
I lavoratori coinvolti nell'estensione del prorata non sarebbero molti. Infatti il provvedimento riguarderebbe unicamente i "salvati" oggi ancora attivi nel mercato del lavoro, ossia i lavoratori nati tra il 1950 e il 1962. A titolo esemplificativo, la Tabella 2 illustra il caso di un dipendente privato della categoria dei "salvati" nato nel 1958. Per ipotesi, egli aveva vent'anni di anzianità nel 1996, una dinamica retributiva del 2,5% l'anno e nel 2010 è arrivato a percepire una retribuzione di 30.000 euro. Supponendo che maturi quarant'anni di anzianità nel 2018, con le regole attuali potrebbe andare in pensione a sessantuno anni (inclusa la finestra).
La sua pensione ammonterebbe a 26.776 euro, con un "regalo" atteso nell'arco dell'intera vita pari al 43% dei contributi versati (162.000 euro). Applicando la nostra proposta, il pensionamento sarebbe posticipato al 2021, con una pensione superiore, pari a 28.999 euro, ma un "regalo" inferiore (il 33% dei contributi versati, ossia 146.000 euro), per effetto della più elevata età di pensionamento e del calcolo contributivo sugli ultimi anni.
Rispetto al mero innalzamento del requisito di età con regola retributiva invariata, la pensione erogata è solo lievemente più bassa: 28.999 euro verso i 29.523 euro. Gli anni in cui si applica il prorata, nell'esempio, sono infatti solo due. Si noti che, se venisse applicato il metodo contributivo all'intera vita lavorativa del soggetto - una misura davvero drastica, che peraltro nessuno propone - la sua pensione ammonterebbe a 21.869 euro e il "regalo" si annullerebbe.
CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO INTEGRALE SU REPUBLICA ONLINE
Sulle basi "oggettive" appena illustrate, riteniamo che una proposta di riforma coerente possa pertanto essere la seguente. Si tratterebbe di applicare, a partire dal 2012, il metodo contributivo pro-rata per tutti i lavoratori, rendendo subito effettive un'età minima di pensionamento pari a sessantatré anni (con il requisito dei vent'anni di anzianità oggi richiesto per le pensioni di vecchiaia) e una "fascia di flessibilità" che incoraggi il lavoratore a ritardare l'uscita fino ai sessantotto (settanta) anni, con un incremento di pensione che - secondo calcoli matematici, e non in base ad arbitrari criteri politici - tenga conto dei maggiori contributi versati e della maggiore età. I requisiti minimi e massimi sarebbero successivamente indicizzati alla longevità, così come già previsto dalla normativa vigente. Dovrebbero inoltre scomparire le "finestre", cioè quei periodi (un anno per i lavoratori dipendenti e un anno e mezzo per i lavoratori autonomi) che si sommano oggi ai requisiti minimi di età/anzianità, senza peraltro aggiungere incrementi di pensione.
Mentre l'estensione dell'età minima di accesso al pensionamento e l'abolizione della pensione di anzianità, riguardando tutti i lavoratori, avrebbero come effetto principale quello di determinare risparmi di spesa consistenti nel breve e medio periodo, permettendo, come auspicato, di allentare gli stringenti vincoli di bilancio; l'estensione pro-rata del contributivo avrebbe come effetto principale quello di avvicinare i trattamenti tra le categorie (cosa che fa anche l'innalzamento del requisito di età, ma in maniera meno rilevante), promuovendo una maggiore equità del sistema.
I lavoratori coinvolti nell'estensione del prorata non sarebbero molti. Infatti il provvedimento riguarderebbe unicamente i "salvati" oggi ancora attivi nel mercato del lavoro, ossia i lavoratori nati tra il 1950 e il 1962. A titolo esemplificativo, la Tabella 2 illustra il caso di un dipendente privato della categoria dei "salvati" nato nel 1958. Per ipotesi, egli aveva vent'anni di anzianità nel 1996, una dinamica retributiva del 2,5% l'anno e nel 2010 è arrivato a percepire una retribuzione di 30.000 euro. Supponendo che maturi quarant'anni di anzianità nel 2018, con le regole attuali potrebbe andare in pensione a sessantuno anni (inclusa la finestra).
La sua pensione ammonterebbe a 26.776 euro, con un "regalo" atteso nell'arco dell'intera vita pari al 43% dei contributi versati (162.000 euro). Applicando la nostra proposta, il pensionamento sarebbe posticipato al 2021, con una pensione superiore, pari a 28.999 euro, ma un "regalo" inferiore (il 33% dei contributi versati, ossia 146.000 euro), per effetto della più elevata età di pensionamento e del calcolo contributivo sugli ultimi anni.
Rispetto al mero innalzamento del requisito di età con regola retributiva invariata, la pensione erogata è solo lievemente più bassa: 28.999 euro verso i 29.523 euro. Gli anni in cui si applica il prorata, nell'esempio, sono infatti solo due. Si noti che, se venisse applicato il metodo contributivo all'intera vita lavorativa del soggetto - una misura davvero drastica, che peraltro nessuno propone - la sua pensione ammonterebbe a 21.869 euro e il "regalo" si annullerebbe.
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21 novembre, 2011
Interessante fondo di Travaglio
Checché se ne dica, in questo Parlamento Monti ha più nemici che amici. Anche nei partiti che ora gli sorridono e lo incensano. Perchè il Parlamento è lo stesso che fino a due settimane fa votava la fiducia al governo B. E addirittura approvava a gran maggioranza (614 deputati e 151 senatori) il via libera al conflitto di attribuzioni contro il Tribunale di Milano che pretende di processare B. per il caso Ruby, con la credibilissima motivazione che B. telefonò in questura perché credeva Ruby la nipote di Mubarak. È a questa maggioranza che Monti e i suoi ministri dovranno chiedere il voto per le loro misure “lacrime e sangue”. E, a ogni giorno che passa di qui alle elezioni, siano esse anticipate nel 2012 o regolari nel 2013, quel voto si farà più difficile e improbabile.
Del resto non si vede perchè B. (senza il quale il governo Monti non sarebbe mai nato) dovrebbe mettere la faccia e il voto su riforme che, giuste o sbagliate che siano, non ha mai varato in 17 anni di carriera politica, per giunta in piena campagna elettorale. Basta leggere i suoi house organ e le sue tv, che non vanno neppure a far pipì senza il suo avallo, per capire che lui finge di sostenere il governo Monti (per salvare le sue aziende precipitate in Borsa e per non apparire lo sfasciacarrozze che è sempre stato), ma in realtà è già stabilmente e ferocemente all’opposizione. Attende solo l’occasione del primo provvedimento impopolare per scatenare la piazza, anche per non regalare milioni di scontenti alla Lega.
Dall’altra c’è un Pd sempre più diviso, che oggi magnifica il governo di larga Intesa, ma domani dovrà fare i conti con la Cgil, la Fiom e i milioni di lavoratori da esse rappresentati, davvero poco inclini a pagare il conto di una crisi che non hanno provocato, ma solo subìto. Di Pietro, con la sua fiducia condizionata, e Vendola, che ha la fortuna di star fuori dal Parlamento, sono pronti ad approfittarne. E poi c’è l’aspetto mediatico, fondamentale in un Paese in cui i media sono quelli che sono. Se la grande stampa, per ora, scioglie inni e ditirambi al governissimo che fa benissimo, le tv sono sotto il controllo pieno e incondizionato di B. Che, grazie alle sue tv, ai suoi Vespa, Minzolingua e Ferrara, farà di tutto per ascriversi gli eventuali meriti del governo tecnico e per scaricare le misure impopolari sulle solite sinistre affamatrici e vampiresche. Per questo B. è maestro nel fare lo gnorri, nell’atteggiarsi a vittima e nel rigirare frittate: riesce a fingersi all’opposizione anche quando governa (la guerra in Libia l’ha approvata la sua maggioranza, ma agli occhi della gente è parsa una robaccia della sinistra cattiva e dell’Europa cattivissima).
ARTICOLO INTEGRALE SUL FattoQuotidiano online
Del resto non si vede perchè B. (senza il quale il governo Monti non sarebbe mai nato) dovrebbe mettere la faccia e il voto su riforme che, giuste o sbagliate che siano, non ha mai varato in 17 anni di carriera politica, per giunta in piena campagna elettorale. Basta leggere i suoi house organ e le sue tv, che non vanno neppure a far pipì senza il suo avallo, per capire che lui finge di sostenere il governo Monti (per salvare le sue aziende precipitate in Borsa e per non apparire lo sfasciacarrozze che è sempre stato), ma in realtà è già stabilmente e ferocemente all’opposizione. Attende solo l’occasione del primo provvedimento impopolare per scatenare la piazza, anche per non regalare milioni di scontenti alla Lega.
Dall’altra c’è un Pd sempre più diviso, che oggi magnifica il governo di larga Intesa, ma domani dovrà fare i conti con la Cgil, la Fiom e i milioni di lavoratori da esse rappresentati, davvero poco inclini a pagare il conto di una crisi che non hanno provocato, ma solo subìto. Di Pietro, con la sua fiducia condizionata, e Vendola, che ha la fortuna di star fuori dal Parlamento, sono pronti ad approfittarne. E poi c’è l’aspetto mediatico, fondamentale in un Paese in cui i media sono quelli che sono. Se la grande stampa, per ora, scioglie inni e ditirambi al governissimo che fa benissimo, le tv sono sotto il controllo pieno e incondizionato di B. Che, grazie alle sue tv, ai suoi Vespa, Minzolingua e Ferrara, farà di tutto per ascriversi gli eventuali meriti del governo tecnico e per scaricare le misure impopolari sulle solite sinistre affamatrici e vampiresche. Per questo B. è maestro nel fare lo gnorri, nell’atteggiarsi a vittima e nel rigirare frittate: riesce a fingersi all’opposizione anche quando governa (la guerra in Libia l’ha approvata la sua maggioranza, ma agli occhi della gente è parsa una robaccia della sinistra cattiva e dell’Europa cattivissima).
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Battere il lavoro nero
In Italia il 17% della ricchezza prodotta evade il fisco, i contributi, i diritti: stiamo parlando di centinaia di miliardi l'anno e di più di tre milioni di lavoratori costretti ad avere salari da fame e condizioni di lavoro spesso terribili, come confermano da ultimo le tragedie di Nardò e di Barletta. .
Eppure c'è chi dipinge l'ampiezza del sommerso come simbolo di ricchezza non dichiarata o come ammortizzatore sociale. E c'è chi, peggio ancora, sottovaluta il problema o si arrende a considerarlo fisiologico.
Occorre rovesciare l'impostazione fin qui seguita, in cui invece che potenziarli i controlli e la sicurezza sono stati ridotti e occorre sancire che mettersi in regola è un obbligo e un vincolo di coesione sociale.
Non si tratta di casi isolati, ma di intere aree del paese e per recuperare risorse e diritti è necessario predisporre una mobilitazione contro il sommerso fondata su tre filoni:
1) Repressione mirata e finalizzata:
A) investendo e non tagliando le attività ispettive, per questo occorrono risorse e cancellare le norme che le hanno indebolite;
B) unificando le banche dati dei Ministeri, dell'Inps, dell'Inail, delle Agenzie delle Entrate e del territorio;
C) introducendo gli indici di congruità, ossia la misurazione dell'adeguatezza dell'occupazione impiegata a fronte del fatturato o del prodotto;
D) eliminando il ricorso al contante per transazioni a partire da €500, e obbligare l'erogazione delle retribuzioni esclusivamente con accredito bancario (a costo zero per i lavoratori);
E) offrendo agli immigrati irregolari la possibilità di regolarizzare la posizione indicando il caporale o il datore di lavoro che delinque, sanando le situazioni esistenti.
2) La Pubblica Amministrazione come garante di legalità:
A) concessioni in appalto solo ad imprese che siano in regola con il Durc, con l'applicazione dei contratti collettivi, le leggi sul lavoro, e che siano responsabili per l'intera catena del subappalto;
B) cancellazione dall'albo fornitori per ogni infrazione del punto precedente con recupero di ogni eventuale agevolazione concessa;
3) Sostegno alle regolarizzazioni: reprimere è decisivo ma non basta, serve anche una prospettiva di emersione. Per questo proponiamo piani territoriali di emersione che sostengano le imprese che volessero emergere:
A) sostegno nei rapporti con gli istituti di credito;
B) formazione ai datori di lavoro e ai lavoratori;
C) sostegni per le misure sulla sicurezza del lavoro e l'inclusione dei lavoratori immigrati;
D) consulenza per la commercializzazione dei prodotti e rapporti con i committenti;
E) agevolazioni sull'Irap e accesso immediato alle tutele per i lavoratori.
Combattere il nero si può, si tratta di volontà politica. Legalmente significa recuperare risorse e estendere i diritti: ne vale la pena
Eppure c'è chi dipinge l'ampiezza del sommerso come simbolo di ricchezza non dichiarata o come ammortizzatore sociale. E c'è chi, peggio ancora, sottovaluta il problema o si arrende a considerarlo fisiologico.
Occorre rovesciare l'impostazione fin qui seguita, in cui invece che potenziarli i controlli e la sicurezza sono stati ridotti e occorre sancire che mettersi in regola è un obbligo e un vincolo di coesione sociale.
Non si tratta di casi isolati, ma di intere aree del paese e per recuperare risorse e diritti è necessario predisporre una mobilitazione contro il sommerso fondata su tre filoni:
1) Repressione mirata e finalizzata:
A) investendo e non tagliando le attività ispettive, per questo occorrono risorse e cancellare le norme che le hanno indebolite;
B) unificando le banche dati dei Ministeri, dell'Inps, dell'Inail, delle Agenzie delle Entrate e del territorio;
C) introducendo gli indici di congruità, ossia la misurazione dell'adeguatezza dell'occupazione impiegata a fronte del fatturato o del prodotto;
D) eliminando il ricorso al contante per transazioni a partire da €500, e obbligare l'erogazione delle retribuzioni esclusivamente con accredito bancario (a costo zero per i lavoratori);
E) offrendo agli immigrati irregolari la possibilità di regolarizzare la posizione indicando il caporale o il datore di lavoro che delinque, sanando le situazioni esistenti.
2) La Pubblica Amministrazione come garante di legalità:
A) concessioni in appalto solo ad imprese che siano in regola con il Durc, con l'applicazione dei contratti collettivi, le leggi sul lavoro, e che siano responsabili per l'intera catena del subappalto;
B) cancellazione dall'albo fornitori per ogni infrazione del punto precedente con recupero di ogni eventuale agevolazione concessa;
3) Sostegno alle regolarizzazioni: reprimere è decisivo ma non basta, serve anche una prospettiva di emersione. Per questo proponiamo piani territoriali di emersione che sostengano le imprese che volessero emergere:
A) sostegno nei rapporti con gli istituti di credito;
B) formazione ai datori di lavoro e ai lavoratori;
C) sostegni per le misure sulla sicurezza del lavoro e l'inclusione dei lavoratori immigrati;
D) consulenza per la commercializzazione dei prodotti e rapporti con i committenti;
E) agevolazioni sull'Irap e accesso immediato alle tutele per i lavoratori.
Combattere il nero si può, si tratta di volontà politica. Legalmente significa recuperare risorse e estendere i diritti: ne vale la pena
18 novembre, 2011
I COSTI DELLA ILLEGALITÀ CHE STRANGOLANO IL PAESE
Le iniziative che fino ad ora il governo di centrodestra ha organizzato per affrontare la crisi, oltre ad essere inaccettabili per l'iniquità sociale e per il segno economicamente depressivo dei loro contenuti, non non hanno mai affrontato i nodi strutturali che strangolano il Paese: la corruzione, l'illegalità, l'economia mafiosa.
La Corte dei Conti ha comunicato che il costo della corruzione in Italia è stimabile in 60 Miliardi di euro e che nel 2010 il fenomeno è aumentato del 30% rispetto al 2009.
Sono gli appalti e i controlli fiscali i settori in cui le bustarelle e gli scambi di favori girano di più.
Questo costo oltre ad essere pagato dai cittadini sottrae di fatto risorse allo stato.
Eppure, ad oggi, il Parlamento non ha ancora ratificato le convenzioni internazionali a partire da quella di Strasburgo del 1999 che prevede l'introduzione, nel Codice penale dei singoli paesi, di delitti importanti come il traffico di influenze illecite (cioè la corruzione realizzata con favori e regali invece che con la classica mazzetta), la corruzione fra privati, l'auto-riciclaggio. È troppo spesso mancata, poi, ogni volontà legislativa di aggredire le ricchezze accumulate dai corrotti attraverso la confisca dei loro beni, come già avviene per quelli sottratti alle Mafie.
Secondo la Commissione Parlamentare Antimafia il fatturato delle Mafie italiane è stimabile in 150 miliardi di euro con 70 miliardi di utili al netto degli investimenti. Circa 180 mila posti di lavoro all'anno persi nel Mezzogiorno d'Italia a causa di questa attività criminale.
Nel documento della stessa Commissione Antimafia si legge testualmente: “La pressione delle organizzazioni mafiose frena lo sviluppo di vaste aree del Paese, comprime le prospettive di crescita dell'economia legale, alimentando una economia parallela illegale e determina assuefazione alla stessa illegalità”.
L'ultimo rapporto di SOS Impresa di Confesercenti ci dice che sono 500mila i commercianti oggetto della malavita organizzata, per un giro di affari criminale stimato in 98 miliardi di euro, di cui 37 per mano mafiosa. Di fronte a questo il governo Berlusconi, ancor prima della manovra ha approvato, su delega del Parlamento, il così detto Codice Antimafia che indebolisce perfino le norme di contrasto alla criminalità di cui disponevamo precedentemente.
Nel rapporto annuale della Guardia di Finanza si afferma che, sulla base della attività di controllo effettuata,si stima che nel nostro paese i redditi evasi ammontino a 270 miliardi di euro e che il mancato gettito sia di 120 miliardi di euro di cui 60 miliardi di IVA evasa.
L'attività di controllo effettuata da Agenzie delle Entrate, INPS, Equitalia ha recuperato 25,4 miliardi di evasione di cui 23 miliardi per redditi non dichiarati e 5,5 miliardi di IVA evasa.
Basterebbe potenziare questa attività e renderla strutturale per recuperare, visto i margini, risorse e aggredire il fenomeno. Al contrario, il governo Berlusconi ha piuttosto operato per depotenziare questa attività, per intralciarla.
Se sommiamo i dati sin qui citati emerge che ogni anno l'illegalità (mafie, corruzione, evasione fiscale, economia sommersa) sottrae agli italiani e alle imprese oneste 330 miliardi di euro.
I dati sono eloquenti. Siamo di fronte a nodi strutturali che non sono più rinviabili. Il problema non è solo affrontare il contingente e far tornare rapidamente i conti. La vera questione è che quei nodi rappresentano un intralcio,un vero e proprio cappio al collo e che la legalità è una risorsa culturale ed economica per lo sviluppo del Paese.
Il 3 dicembre è il momento per mettere in evidenza il legame stretto fra legalità e sviluppo e la necessità di affrontare, con urgenza e in modo strutturale, questi nodi, in modo da dare una prospettiva nuova al Paese.
La Corte dei Conti ha comunicato che il costo della corruzione in Italia è stimabile in 60 Miliardi di euro e che nel 2010 il fenomeno è aumentato del 30% rispetto al 2009.
Sono gli appalti e i controlli fiscali i settori in cui le bustarelle e gli scambi di favori girano di più.
Questo costo oltre ad essere pagato dai cittadini sottrae di fatto risorse allo stato.
Eppure, ad oggi, il Parlamento non ha ancora ratificato le convenzioni internazionali a partire da quella di Strasburgo del 1999 che prevede l'introduzione, nel Codice penale dei singoli paesi, di delitti importanti come il traffico di influenze illecite (cioè la corruzione realizzata con favori e regali invece che con la classica mazzetta), la corruzione fra privati, l'auto-riciclaggio. È troppo spesso mancata, poi, ogni volontà legislativa di aggredire le ricchezze accumulate dai corrotti attraverso la confisca dei loro beni, come già avviene per quelli sottratti alle Mafie.
Secondo la Commissione Parlamentare Antimafia il fatturato delle Mafie italiane è stimabile in 150 miliardi di euro con 70 miliardi di utili al netto degli investimenti. Circa 180 mila posti di lavoro all'anno persi nel Mezzogiorno d'Italia a causa di questa attività criminale.
Nel documento della stessa Commissione Antimafia si legge testualmente: “La pressione delle organizzazioni mafiose frena lo sviluppo di vaste aree del Paese, comprime le prospettive di crescita dell'economia legale, alimentando una economia parallela illegale e determina assuefazione alla stessa illegalità”.
L'ultimo rapporto di SOS Impresa di Confesercenti ci dice che sono 500mila i commercianti oggetto della malavita organizzata, per un giro di affari criminale stimato in 98 miliardi di euro, di cui 37 per mano mafiosa. Di fronte a questo il governo Berlusconi, ancor prima della manovra ha approvato, su delega del Parlamento, il così detto Codice Antimafia che indebolisce perfino le norme di contrasto alla criminalità di cui disponevamo precedentemente.
Nel rapporto annuale della Guardia di Finanza si afferma che, sulla base della attività di controllo effettuata,si stima che nel nostro paese i redditi evasi ammontino a 270 miliardi di euro e che il mancato gettito sia di 120 miliardi di euro di cui 60 miliardi di IVA evasa.
L'attività di controllo effettuata da Agenzie delle Entrate, INPS, Equitalia ha recuperato 25,4 miliardi di evasione di cui 23 miliardi per redditi non dichiarati e 5,5 miliardi di IVA evasa.
Basterebbe potenziare questa attività e renderla strutturale per recuperare, visto i margini, risorse e aggredire il fenomeno. Al contrario, il governo Berlusconi ha piuttosto operato per depotenziare questa attività, per intralciarla.
Se sommiamo i dati sin qui citati emerge che ogni anno l'illegalità (mafie, corruzione, evasione fiscale, economia sommersa) sottrae agli italiani e alle imprese oneste 330 miliardi di euro.
I dati sono eloquenti. Siamo di fronte a nodi strutturali che non sono più rinviabili. Il problema non è solo affrontare il contingente e far tornare rapidamente i conti. La vera questione è che quei nodi rappresentano un intralcio,un vero e proprio cappio al collo e che la legalità è una risorsa culturale ed economica per lo sviluppo del Paese.
Il 3 dicembre è il momento per mettere in evidenza il legame stretto fra legalità e sviluppo e la necessità di affrontare, con urgenza e in modo strutturale, questi nodi, in modo da dare una prospettiva nuova al Paese.
Pensioni: chi paga più contributi?
Operai al 33%, deputati all'8%
La lotta alla disparità nel sistema previdenziale annunciata dal presidente del Consiglio Mario Monti nel suo discorso programmatico, potrebbe partire, secondo alcuni osservatori, dalle aliquote contributive. Al momento, queste, sono variabili tra il 33% del reddito dei lavoratori dipendenti e l'8,6% di deputati e senatori. Ecco una scheda sulle principali percentuali di imposta:
- Lavoratori dipendenti 33%
- Deputati 8,6%
- Senatori 8,6%
- Artigiani 20-21%
- Commercianti 20,09%-21,09%
- Avvocati 13% (+3% eventuale)
- Architetti 12,5% (piu' 3% eventuale)
- Psicologi 10%
- Consiglieri reg. Lazio 27%
- Giornalisti 31,83%
- Cooperative agricole 32,30%
- Fondo dazio 32,65%
- Fondo esattoriali 32,50%
- Dirigenti enti pub. cred.32,71%
- Dirigenti partiti pol. 32,71%.
La lotta alla disparità nel sistema previdenziale annunciata dal presidente del Consiglio Mario Monti nel suo discorso programmatico, potrebbe partire, secondo alcuni osservatori, dalle aliquote contributive. Al momento, queste, sono variabili tra il 33% del reddito dei lavoratori dipendenti e l'8,6% di deputati e senatori. Ecco una scheda sulle principali percentuali di imposta:
- Lavoratori dipendenti 33%
- Deputati 8,6%
- Senatori 8,6%
- Artigiani 20-21%
- Commercianti 20,09%-21,09%
- Avvocati 13% (+3% eventuale)
- Architetti 12,5% (piu' 3% eventuale)
- Psicologi 10%
- Consiglieri reg. Lazio 27%
- Giornalisti 31,83%
- Cooperative agricole 32,30%
- Fondo dazio 32,65%
- Fondo esattoriali 32,50%
- Dirigenti enti pub. cred.32,71%
- Dirigenti partiti pol. 32,71%.
17 novembre, 2011
15 novembre, 2011
Aggiornamenti sulla Vertenza TELE TIRRENO
Mentre le Istituzioni tutte e la pubblica opinione si stringono in maniera solidale intorno ai dipendenti di TeleTirreno a cui sono stati intimati i licenziamenti, mentre Sindaco di Grosseto e Presidente della Provincia invitano la proprietà di TeleTirreno a riconsiderare la vicenda e ad aprire un confronto con la CGIL che ha impugnato i licenziamenti, almeno per provare ad attivare ammortizzatori sociali, mentre la Regione Toscana, tramite l'Assessore al Lavoro e la Presidenza della Giunta, si stanno impegnando per attivare una tavolo di confronto, il gruppo proprietario di TeleTirreno e di altre emittenti in Toscana SBATTE la porta in faccia alle Istituzioni, al Sindacato e ai lavoratori.
Infatti, dopo numerosi tentativi da parte dei funzionari della Regione per contattare i rappresentanti della proprietà, l'Assessorato al Lavoro era riuscita a convocare i vertici aziendali per un incontro stamattina alle ore 10.
Ma, nella serata inoltrata di ieri, dimostrando tutta la propria riluttanza, l'azienda ha inviato un fax alla Regione informando che non si sarebbe presentato nessuno all'incontro, in quanto superfluo poiché la proprietà considera i licenziamenti, già intimati, non discutibili.
Più che comprensibile lo sconcerto e l'indignazione dell'Assessore e di tutti noi.
Anche se ormai siamo quasi abituati all'arroganza di alcuni padroncini, dobbiamo dire che questa assenza di sensibilità, di educazione e di civiltà ci colpisce e offende, in quanto non solo diretta alla massima Istituzione della Regione, oltre che a quelle locali, quelle Istituzioni a cui anche nel recente passato venivano proposte convenzioni contrattuali, non solo diretta al nostro Sindacato, o alla pubblica opinione, ma sopratutto poiché è diretta a colpire la dignità di tutte/i le/i dipendenti che, ancora, con stile completamente diverso, pur nel periodo del preavvisato licenziamento, stanno onestamente e attivamente lavorando come sempre.
Anche per questo, con se possibile ancor maggior determinazione, cercheremo di tutelare in ogni modo quei lavoratori che, mentre la nave affonda e il capitano, anziché preoccuparsi del proprio equipaggio cerca la propria singola scialuppa di salvataggio, stanno dimostrando correttezza verso quel lavoro per cui in questi anni si sono sempre sacrificati.
Lanti Giovanni
Infatti, dopo numerosi tentativi da parte dei funzionari della Regione per contattare i rappresentanti della proprietà, l'Assessorato al Lavoro era riuscita a convocare i vertici aziendali per un incontro stamattina alle ore 10.
Ma, nella serata inoltrata di ieri, dimostrando tutta la propria riluttanza, l'azienda ha inviato un fax alla Regione informando che non si sarebbe presentato nessuno all'incontro, in quanto superfluo poiché la proprietà considera i licenziamenti, già intimati, non discutibili.
Più che comprensibile lo sconcerto e l'indignazione dell'Assessore e di tutti noi.
Anche se ormai siamo quasi abituati all'arroganza di alcuni padroncini, dobbiamo dire che questa assenza di sensibilità, di educazione e di civiltà ci colpisce e offende, in quanto non solo diretta alla massima Istituzione della Regione, oltre che a quelle locali, quelle Istituzioni a cui anche nel recente passato venivano proposte convenzioni contrattuali, non solo diretta al nostro Sindacato, o alla pubblica opinione, ma sopratutto poiché è diretta a colpire la dignità di tutte/i le/i dipendenti che, ancora, con stile completamente diverso, pur nel periodo del preavvisato licenziamento, stanno onestamente e attivamente lavorando come sempre.
Anche per questo, con se possibile ancor maggior determinazione, cercheremo di tutelare in ogni modo quei lavoratori che, mentre la nave affonda e il capitano, anziché preoccuparsi del proprio equipaggio cerca la propria singola scialuppa di salvataggio, stanno dimostrando correttezza verso quel lavoro per cui in questi anni si sono sempre sacrificati.
Lanti Giovanni
Centenari Lorenzo
Segretario SLC-CGIL
Segretario CdLT GRosseto
14 novembre, 2011
Monti, quale equità?
di Paolo Serventi Longhi
Lo sappiamo, dalla crisi non siamo per nulla fuori. Occorrerà fare nuovi sacrifici, e ce ne sarà per tutti. Ma diciamo subito che il professor Mario Monti, che sta cercando in queste ore con qualche fatica di mettere insieme il suo governo, ha il difficile compito di proporre al parlamento e al paese misure di risanamento e di sviluppo che costringano davvero tutti a pagare i costi della crisi in modo equo. E questo significa che chi detiene maggiori risorse deve pagare il costo più alto perché lavoratori dipendenti e pensionati hanno già dato. Il governo Berlusconi ha infatti tagliato la spesa sociale, la previdenza, i diritti e persino la crescita, precludendo qualsiasi possibilità di ripresa. La Cgil, anche nell’incontro di martedì pomeriggio tra Monti e parti sociali, riproporrà la piattaforma che fu alla base dello sciopero generale del 6 settembre.
Innanzitutto occorrerà rilanciare gli investimenti e l’occupazione, ripristinando le risorse per gli enti locali e, quindi, per i servizi pubblici essenziali, per il welfare e l’assistenza, per le infrastrutture materiali. Ciò anche allo scopo di consentire alla spesa pubblica locale di contribuire a favorire la crescita. La Cgil chiede inoltre di eliminare i tagli alla Sanità (Fondo Sanitario Nazionale), di togliere i blocchi del turn-over, ed il taglio degli organici nelle Pubbliche amministrazioni, oltre che di riaprire la stagione della contrattazione nel lavoro pubblico.
La Cgil è contraria a procedere all’attuazione di nuove misure per il sistema previdenziale. Per favorire politiche per la crescita e lo sviluppo si può lavorare con tutte le parti istituzionali e sociali ad una proposta attraverso la quale i fondi pensione possano diventare dei veri e propri investitori (istituzionali), non subalterni alle logiche finanziarie e speculative dei gestori.
La Cgil propone che le risorse derivanti dai tagli per i singoli Ministeri siano destinate alla costituzione di un Fondo per la Crescita e l’Innovazione (FCI). L’unica esclusione dai tagli va fatta per il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per le funzioni ispettive e di accertamento fiscale, prevedendo invece il taglio delle risorse anche per la spesa del Ministero della Difesa relativa anche alle “missioni all’estero”. Occorre, inoltre, una rimodulazione e un trasferimento di parte dei fondi per le grandi opere (es. Ponte sullo Stretto agli investimenti per l’apertura di cantieri che consentanmo lo sviluppo produttivo, sociale ed occupazionale.
La confederazione di corso d’Italia è inoltre favorevole a una diminuzione dei costi della politica con un disegno organico di riforma basato: sulla riduzione del numero dei parlamentari; su una nuova legge elettorale; sull’opportunità di affrontare, attraverso la carta delle autonomie (già in Parlamento), il tema della riforma delle Province, l’accorpamento delle funzioni amministrative e di servizio per i comuni piccoli e medi valorizzando la pratica dell’associazionismo (Consorzi comunali, Associazioni di Comuni, etc.). Allo stesso modo, vanno affrontate le misure in tema di spesa corrente, attraverso: il taglio lineare ed immediato di tutti gli emolumenti, le indennità e i “vitalizi” di politici e amministratori pubblici; una maggiore riduzione delle “auto blu”; la sospensione fino al 2014 delle “consulenze” in tutta la Pubblica Amministrazione; l’introduzione di un tetto retributivo e previdenziale per le alte cariche dello stato, ripristinando il tetto già abrogato.
Sul fronte fiscale, la Cgil propone una sovrattassa straordinaria sui capitali già sanati con lo scudo fiscale, ma non rientrati dall‟estero, con un’imposizione aggiuntiva del 15; un piano strutturale di lotta all’evasione fiscale e al sommerso, contabilizzando preventivamente in bilancio le quote di entrate da recuperare, coinvolgendo le istituzioni locali anche con speciali poteri di accertamento; un’efficace lotta all’evasione e all’elusione fiscale ripristinando le norme anti-evasione ed anti-elusione abolite nell’ultima Legislatura.
La Cgil propone inoltre un “contributo di solidarietà” su tutti i redditi (non solo ai fini IRPEF), in ragione della “capacità contributiva”, con un prelievo del 5% per la parte eccedente i 90mila euro e del 10% per la parte eccedente i 150mila euro. Il contributo deve assumere le caratteristiche della “straordinarietà” e dell’equità finalizzato agli investimenti e all’occupazione giovanile, e di introdurre un’Imposta ordinaria sulle Grandi Ricchezze (IGR), come il modello francese. Si prevede un’aliquota progressiva dallo 0,55% all‟1,8% sulle attività reali, patrimoniali e finanziarie, al netto delle passività finanziarie (mutui e altri debiti). L‟imposta verrebbe pagata solo sulla quota che eccede gli 800.000 euro.
A subire un aumento del prelievo fiscale strutturale non sarebbe il 95% delle famiglie italiane ma solo gli ultraricchi, ossia il 5% delle famiglie, considerando anche le detrazioni (es. carichi familiari) e le deduzioni (es. autofinanziamento capitale d‟impresa). Inoltre prevede l’Introduzione di un’Imposta straordinaria sui Grandi Immobili (IGI) il cui valore patrimoniale netto superi la soglia dei 800.000 euro, con aliquota fissa dell’1%, per l’anno 2012. Secondo la Cgil occorre anche un piano straordinario di lotta al lavoro sommerso, al caporalato e all’elusione contributiva.
RASSEGNA.IT
Lo sappiamo, dalla crisi non siamo per nulla fuori. Occorrerà fare nuovi sacrifici, e ce ne sarà per tutti. Ma diciamo subito che il professor Mario Monti, che sta cercando in queste ore con qualche fatica di mettere insieme il suo governo, ha il difficile compito di proporre al parlamento e al paese misure di risanamento e di sviluppo che costringano davvero tutti a pagare i costi della crisi in modo equo. E questo significa che chi detiene maggiori risorse deve pagare il costo più alto perché lavoratori dipendenti e pensionati hanno già dato. Il governo Berlusconi ha infatti tagliato la spesa sociale, la previdenza, i diritti e persino la crescita, precludendo qualsiasi possibilità di ripresa. La Cgil, anche nell’incontro di martedì pomeriggio tra Monti e parti sociali, riproporrà la piattaforma che fu alla base dello sciopero generale del 6 settembre.
Innanzitutto occorrerà rilanciare gli investimenti e l’occupazione, ripristinando le risorse per gli enti locali e, quindi, per i servizi pubblici essenziali, per il welfare e l’assistenza, per le infrastrutture materiali. Ciò anche allo scopo di consentire alla spesa pubblica locale di contribuire a favorire la crescita. La Cgil chiede inoltre di eliminare i tagli alla Sanità (Fondo Sanitario Nazionale), di togliere i blocchi del turn-over, ed il taglio degli organici nelle Pubbliche amministrazioni, oltre che di riaprire la stagione della contrattazione nel lavoro pubblico.
La Cgil è contraria a procedere all’attuazione di nuove misure per il sistema previdenziale. Per favorire politiche per la crescita e lo sviluppo si può lavorare con tutte le parti istituzionali e sociali ad una proposta attraverso la quale i fondi pensione possano diventare dei veri e propri investitori (istituzionali), non subalterni alle logiche finanziarie e speculative dei gestori.
La Cgil propone che le risorse derivanti dai tagli per i singoli Ministeri siano destinate alla costituzione di un Fondo per la Crescita e l’Innovazione (FCI). L’unica esclusione dai tagli va fatta per il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per le funzioni ispettive e di accertamento fiscale, prevedendo invece il taglio delle risorse anche per la spesa del Ministero della Difesa relativa anche alle “missioni all’estero”. Occorre, inoltre, una rimodulazione e un trasferimento di parte dei fondi per le grandi opere (es. Ponte sullo Stretto agli investimenti per l’apertura di cantieri che consentanmo lo sviluppo produttivo, sociale ed occupazionale.
La confederazione di corso d’Italia è inoltre favorevole a una diminuzione dei costi della politica con un disegno organico di riforma basato: sulla riduzione del numero dei parlamentari; su una nuova legge elettorale; sull’opportunità di affrontare, attraverso la carta delle autonomie (già in Parlamento), il tema della riforma delle Province, l’accorpamento delle funzioni amministrative e di servizio per i comuni piccoli e medi valorizzando la pratica dell’associazionismo (Consorzi comunali, Associazioni di Comuni, etc.). Allo stesso modo, vanno affrontate le misure in tema di spesa corrente, attraverso: il taglio lineare ed immediato di tutti gli emolumenti, le indennità e i “vitalizi” di politici e amministratori pubblici; una maggiore riduzione delle “auto blu”; la sospensione fino al 2014 delle “consulenze” in tutta la Pubblica Amministrazione; l’introduzione di un tetto retributivo e previdenziale per le alte cariche dello stato, ripristinando il tetto già abrogato.
Sul fronte fiscale, la Cgil propone una sovrattassa straordinaria sui capitali già sanati con lo scudo fiscale, ma non rientrati dall‟estero, con un’imposizione aggiuntiva del 15; un piano strutturale di lotta all’evasione fiscale e al sommerso, contabilizzando preventivamente in bilancio le quote di entrate da recuperare, coinvolgendo le istituzioni locali anche con speciali poteri di accertamento; un’efficace lotta all’evasione e all’elusione fiscale ripristinando le norme anti-evasione ed anti-elusione abolite nell’ultima Legislatura.
La Cgil propone inoltre un “contributo di solidarietà” su tutti i redditi (non solo ai fini IRPEF), in ragione della “capacità contributiva”, con un prelievo del 5% per la parte eccedente i 90mila euro e del 10% per la parte eccedente i 150mila euro. Il contributo deve assumere le caratteristiche della “straordinarietà” e dell’equità finalizzato agli investimenti e all’occupazione giovanile, e di introdurre un’Imposta ordinaria sulle Grandi Ricchezze (IGR), come il modello francese. Si prevede un’aliquota progressiva dallo 0,55% all‟1,8% sulle attività reali, patrimoniali e finanziarie, al netto delle passività finanziarie (mutui e altri debiti). L‟imposta verrebbe pagata solo sulla quota che eccede gli 800.000 euro.
A subire un aumento del prelievo fiscale strutturale non sarebbe il 95% delle famiglie italiane ma solo gli ultraricchi, ossia il 5% delle famiglie, considerando anche le detrazioni (es. carichi familiari) e le deduzioni (es. autofinanziamento capitale d‟impresa). Inoltre prevede l’Introduzione di un’Imposta straordinaria sui Grandi Immobili (IGI) il cui valore patrimoniale netto superi la soglia dei 800.000 euro, con aliquota fissa dell’1%, per l’anno 2012. Secondo la Cgil occorre anche un piano straordinario di lotta al lavoro sommerso, al caporalato e all’elusione contributiva.
RASSEGNA.IT
12 novembre, 2011
11 novembre, 2011
Cambi di casacca
Ananì tieni famillia pure te? o t'hanno fatto girare le eliche?
Non si abbandona la nave senza combattere duramente.
Non si abbandona la nave senza combattere duramente.
Governo: la posizione della CGIL
10/11/2011
La fine del governo Berlusconi, delle sue politiche di divisione sociale, di attacco al lavoro, di penalizzazione del lavoro pubblico e delle autonomie locali è uno straordinario e positivo risultato per il Paese ed è frutto non solo del giudizio di non credibilità sancito dai mercati in questo periodo ma soprattutto della lunga stagione di lotte del lavoro e sociali che hanno attraversato il Paese in questi anni di cui la CGIL è stata a pieno titolo soggetto fondamentale.
La crisi mondiale all’origine della crisi europea e nazionale dispiega ancora i suoi effetti e dimostra, in particolare in Europa, che non si può sacrificare la democrazia ed inseguire ricette finanziarie e liberiste.
I ritardi europei e l’assenza di un governo politico sono parte della drammatica crisi che il Paese vive in queste ore.
Ciò nulla toglie alla responsabilità del governo Berlusconi che ha reso oggi il nostro Paese non credibile, inadeguato, incapace di reagire e sottoposto a commissariamento e tutela.
Proprio per questo la CGIL ritiene che il corretto epilogo della crisi di governo aperta sia il ricorso alle urne.
La drammatica situazione, la pressione europea e internazionale nei confronti del Paese impongono che non sia l’attuale governo dimissionario a guidare il Paese alle elezioni.
A questo fine la CGIL pensa che sia necessario un governo di emergenza, di transizione e di garanzia del Presidente della Repubblica che possa affrontare il problema del ripristino della nostra credibilità internazionale.
In questo senso una nuova credibilità richiede che sia dato subito un segno di discontinuità attraverso equità fiscale (patrimoniale) e l’attenzione al lavoro, a partire dai giovani.
La CGIL cosciente che ancor di più in queste ore va dimostrato il senso di responsabilità del Paese mette a disposizione le sue proposte (contromanovra presentata in occasione dello sciopero generale dello scorso 6 settembre) ed intende, anche con la mobilitazione del 3 dicembre, ribadire la centralità del lavoro, condizione per delineare un futuro diverso da quello che le politiche berlusconiane hanno tracciato, determinando un pesante costo che oggi è sulle spalle dei cittadini italiani ed in particolare delle nuove generazioni.
La fine del governo Berlusconi, delle sue politiche di divisione sociale, di attacco al lavoro, di penalizzazione del lavoro pubblico e delle autonomie locali è uno straordinario e positivo risultato per il Paese ed è frutto non solo del giudizio di non credibilità sancito dai mercati in questo periodo ma soprattutto della lunga stagione di lotte del lavoro e sociali che hanno attraversato il Paese in questi anni di cui la CGIL è stata a pieno titolo soggetto fondamentale.
La crisi mondiale all’origine della crisi europea e nazionale dispiega ancora i suoi effetti e dimostra, in particolare in Europa, che non si può sacrificare la democrazia ed inseguire ricette finanziarie e liberiste.
I ritardi europei e l’assenza di un governo politico sono parte della drammatica crisi che il Paese vive in queste ore.
Ciò nulla toglie alla responsabilità del governo Berlusconi che ha reso oggi il nostro Paese non credibile, inadeguato, incapace di reagire e sottoposto a commissariamento e tutela.
Proprio per questo la CGIL ritiene che il corretto epilogo della crisi di governo aperta sia il ricorso alle urne.
La drammatica situazione, la pressione europea e internazionale nei confronti del Paese impongono che non sia l’attuale governo dimissionario a guidare il Paese alle elezioni.
A questo fine la CGIL pensa che sia necessario un governo di emergenza, di transizione e di garanzia del Presidente della Repubblica che possa affrontare il problema del ripristino della nostra credibilità internazionale.
In questo senso una nuova credibilità richiede che sia dato subito un segno di discontinuità attraverso equità fiscale (patrimoniale) e l’attenzione al lavoro, a partire dai giovani.
La CGIL cosciente che ancor di più in queste ore va dimostrato il senso di responsabilità del Paese mette a disposizione le sue proposte (contromanovra presentata in occasione dello sciopero generale dello scorso 6 settembre) ed intende, anche con la mobilitazione del 3 dicembre, ribadire la centralità del lavoro, condizione per delineare un futuro diverso da quello che le politiche berlusconiane hanno tracciato, determinando un pesante costo che oggi è sulle spalle dei cittadini italiani ed in particolare delle nuove generazioni.
10 novembre, 2011
Circolare sui 10.000 lavoratori in mobilità e assegno straordinario derogati dall'applicazione della finestra mobile
Vi inoltro la circolare dell'INCA relativa ai 10.000 in mobilità derogati dall'applicazione della finestra mobile.
Nell'elencazione dei lavoratori esclusi da questa deroga di pag. 2 della circolare sono indicati anche i lavoratori beneficiari di mobilità in deroga. Trattamento che in Toscana è stato riconosciuto proprio a chi ha finito il periodo di erogazione dell'indennità di mobilità, ordinaria o lunga, e che non si è visto ancora riconoscere la pensione nell'attesa dell'individuazione dei 10.000 "graziati". Per evitare di dare interpretazioni improprie ho chiarito con l'estensore della circolare che si intendono esclusi dai 10.000 coloro che maturano ( o hanno maturato) il requisito di accesso alla pensione ( con la vecchia finestra , per capirci) con la mobilità in deroga.
Sono invece computati nel novero dei derogati coloro che hanno maturato i requisiti durante la mobilità ordinaria o lunga anche se, successivamente, beneficiari della mobilità in deroga.
Valter Bartolini
Coord. Dipartimento MdL
CGIL Toscana
PR11126
Allegato 2
Allegato 1 (informativa)
Allegato 3
Nell'elencazione dei lavoratori esclusi da questa deroga di pag. 2 della circolare sono indicati anche i lavoratori beneficiari di mobilità in deroga. Trattamento che in Toscana è stato riconosciuto proprio a chi ha finito il periodo di erogazione dell'indennità di mobilità, ordinaria o lunga, e che non si è visto ancora riconoscere la pensione nell'attesa dell'individuazione dei 10.000 "graziati". Per evitare di dare interpretazioni improprie ho chiarito con l'estensore della circolare che si intendono esclusi dai 10.000 coloro che maturano ( o hanno maturato) il requisito di accesso alla pensione ( con la vecchia finestra , per capirci) con la mobilità in deroga.
Sono invece computati nel novero dei derogati coloro che hanno maturato i requisiti durante la mobilità ordinaria o lunga anche se, successivamente, beneficiari della mobilità in deroga.
Valter Bartolini
Coord. Dipartimento MdL
CGIL Toscana
PR11126
Allegato 2
Allegato 1 (informativa)
Allegato 3
07 novembre, 2011
05 novembre, 2011
04 novembre, 2011
02 novembre, 2011
01 novembre, 2011
INTERVENTO DI QUINTARELLI ALLA "LEOPOLDA"
Breve prefazione: L'intervento di Quintarelli viene pubblicato per la sua chiarezza e sintesi sull'agenda digitale, che questo sia stato poi fatto alla " Leopolda" è un problema secondario, come tutti saprete tra il SLC CGIL Toscano ed il personaggio che ha organizzato l'evento non corre buon sangue, vedi "Maggio Fiorentino"
Stefano Quintarelli, Intervento al Big Bang, Firenze, 29 ottobre 2011
Vi ringrazio per avermi invitato a tenere quest’intervento. Parlerò di economia e digitale.
La società è plasmata dalla tecnologia.
Nel XIX secolo era la macchina a vapore che ha prodotto le fabbriche e la relativa struttura sociale
Nel XX secolo era l’energia. Radio, tv, calcolatrici, telefono e fax hanno messo in comunicazione i mercati hanno ristretto il mondo e accelerando lo sviluppo delle città.
Il XXI secolo è il secolo digitale… ed è ancora tutto da costruire.
Abbiamo 10000 di storia dalla nascita dell’economia fisica iniziata con l'agricoltura, abbiamo solo 10 anni nel mondo de materializzato. L’ipod, i primi collegamenti a banda larga sono del 2001, solo 10 anni fa..
Il nostro secolo è il secolo digitale. La politica non può e non deve ignorarlo
Pensare ad Internet solo come a Facebook è come parlare dell'elettricità e pensare alla lampadina, mentre invece entra in tutte le industrie e le costringe a ridisegnare attività e processi.
La delocalizzazione, la Cina come fabbrica del mondo, sono figlie di Internet della tecnologia.
E lo sviluppo tecnologico non lo possiamo fermare.
Questo, la politica che pensa ai dazi, non l’ha capito.
C'è una frattura sociale tra le persone che conoscono un mondo solo fisico e le persone che conviviamo col digitale.
La stampa è in crisi non per la mancanza di lettori ma perché il supporto cartaceo è sotto attacco dal digitale. Le informazioni sono tutte intorno a noi e la trasformazione è così veloce che annaspiamo a cercare nuovi modelli di business.
Ma questo, la politica che strizza l’occhio alla censura, non l’ha capito.
Ci ricordiamo quando si andava alla stazione il giorno prima a comprare i biglietti del treno. Ryanair, Easyjet, che sono le più profittevoli compagnie aeree oggi, nate a cavallo degli anni 90, esistono perché internet ha annullato i costi commerciali e consente di usare aeroporti secondari.
I loro profitti non vengono però dal trasporto aereo; gli aerei sono una piattaforma per la vendita di assicurazioni, autonoleggi e prenotazioni alberghiere.
Ma questo, la politica che “salva” l’Alitalia, non l’ha capito.
I nostri “Leader” raccontano in TV che le nostre bellezze storiche e paesaggistiche sono un patrimonio non rilocabile. E’ vero, ma il problema è che non le vendiamo noi.
Oggi, quasi tutti i turisti che vengono in Italia usano servizi di prenotazioni online che si prendono il 15% del prezzo della camera, cioè la metà del margine degli albergatori.
Noi, il Colosseo, dobbiamo spolverarlo; loro hanno solo qualche server.
I dati mostrano che una grande quantità di gente cerca su Google vacanze in Italia e poi prenota in Spagna, per mancanza di offerta online.
Ma questo, la politica che fa settimane turistiche andando in giro per il mondo a promuovere una provincia o una regione, non l’ha capito.
Internet è il fattore che ha contribuito di più alla crescita del PIL italiano negli ultimi 4 anni, creando 700.000 posti di lavoro, prevalentemente per giovani, mentre i settori maturi li perdevano.
Ma la politica che carica sui giovani tutta la flessibilità del sistema concentrata nel sostegno di settori decotti, proprio non lo capisce.
Il problema non è il PIL, ma la produttività, che cala. In 10 anni il costo del lavoro per unità di prodotto è aumentato del 24 percento in Italia mentre in Germania è diminuito.
La differenza di crescita tra l’Italia e gli altri grandi Paesi è spiegata dal diverso livello di investimento nel digitale. Se nei prossimi cinque anni gli investimenti tecnologici fossero pari a quelli del Regno Unito, si raddoppierebbe la crescita annua del PIL italiano.
Queste cose non sono io a dirle, ma il Centro Studi Confindustria.
Ma che il digitale sia IL traino dello sviluppo, la politica che abolisce i Ministeri delle Comunicazioni e dell’Innovazione, non l’ha capito.
Mentre il mondo corre nel XXI secolo, la politica attuale ha difficoltà a leggere il presente, e non sa proporre una visione per il futuro.
Il modello di sviluppo che applica è quello degli anni 60: più scavi, più metri quadri.
Ma nel secolo digitale bisogna darsi anche un’agenda diversa; un rapporto di una agenzia dell’ONU dice che al mondo 161 paesi che si sono dati una strategia digitale; l'Italia non è tra questi 161.
Concludo con due proposte molto concrete:
Prima proposta: Inversione dell’onere della prova. Per ogni provvedimento, il default è il digitale. Per fare una cosa non in digitale, bisogna dimostrare che costa meno.
Seconda proposta: Ogni anno, tutti i ministeri devono allegare alla legge finanziaria il loro piano di innovazione tecnologica, la loro agenda digitale.
Forse così potremmo avere una strategia per il secolo digitale, che non abbia necessariamente sempre l’aggettivo “terrestre”…
Stefano Quintarelli, Intervento al Big Bang, Firenze, 29 ottobre 2011
Vi ringrazio per avermi invitato a tenere quest’intervento. Parlerò di economia e digitale.
La società è plasmata dalla tecnologia.
Nel XIX secolo era la macchina a vapore che ha prodotto le fabbriche e la relativa struttura sociale
Nel XX secolo era l’energia. Radio, tv, calcolatrici, telefono e fax hanno messo in comunicazione i mercati hanno ristretto il mondo e accelerando lo sviluppo delle città.
Il XXI secolo è il secolo digitale… ed è ancora tutto da costruire.
Abbiamo 10000 di storia dalla nascita dell’economia fisica iniziata con l'agricoltura, abbiamo solo 10 anni nel mondo de materializzato. L’ipod, i primi collegamenti a banda larga sono del 2001, solo 10 anni fa..
Il nostro secolo è il secolo digitale. La politica non può e non deve ignorarlo
Pensare ad Internet solo come a Facebook è come parlare dell'elettricità e pensare alla lampadina, mentre invece entra in tutte le industrie e le costringe a ridisegnare attività e processi.
La delocalizzazione, la Cina come fabbrica del mondo, sono figlie di Internet della tecnologia.
E lo sviluppo tecnologico non lo possiamo fermare.
Questo, la politica che pensa ai dazi, non l’ha capito.
C'è una frattura sociale tra le persone che conoscono un mondo solo fisico e le persone che conviviamo col digitale.
La stampa è in crisi non per la mancanza di lettori ma perché il supporto cartaceo è sotto attacco dal digitale. Le informazioni sono tutte intorno a noi e la trasformazione è così veloce che annaspiamo a cercare nuovi modelli di business.
Ma questo, la politica che strizza l’occhio alla censura, non l’ha capito.
Ci ricordiamo quando si andava alla stazione il giorno prima a comprare i biglietti del treno. Ryanair, Easyjet, che sono le più profittevoli compagnie aeree oggi, nate a cavallo degli anni 90, esistono perché internet ha annullato i costi commerciali e consente di usare aeroporti secondari.
I loro profitti non vengono però dal trasporto aereo; gli aerei sono una piattaforma per la vendita di assicurazioni, autonoleggi e prenotazioni alberghiere.
Ma questo, la politica che “salva” l’Alitalia, non l’ha capito.
I nostri “Leader” raccontano in TV che le nostre bellezze storiche e paesaggistiche sono un patrimonio non rilocabile. E’ vero, ma il problema è che non le vendiamo noi.
Oggi, quasi tutti i turisti che vengono in Italia usano servizi di prenotazioni online che si prendono il 15% del prezzo della camera, cioè la metà del margine degli albergatori.
Noi, il Colosseo, dobbiamo spolverarlo; loro hanno solo qualche server.
I dati mostrano che una grande quantità di gente cerca su Google vacanze in Italia e poi prenota in Spagna, per mancanza di offerta online.
Ma questo, la politica che fa settimane turistiche andando in giro per il mondo a promuovere una provincia o una regione, non l’ha capito.
Internet è il fattore che ha contribuito di più alla crescita del PIL italiano negli ultimi 4 anni, creando 700.000 posti di lavoro, prevalentemente per giovani, mentre i settori maturi li perdevano.
Ma la politica che carica sui giovani tutta la flessibilità del sistema concentrata nel sostegno di settori decotti, proprio non lo capisce.
Il problema non è il PIL, ma la produttività, che cala. In 10 anni il costo del lavoro per unità di prodotto è aumentato del 24 percento in Italia mentre in Germania è diminuito.
La differenza di crescita tra l’Italia e gli altri grandi Paesi è spiegata dal diverso livello di investimento nel digitale. Se nei prossimi cinque anni gli investimenti tecnologici fossero pari a quelli del Regno Unito, si raddoppierebbe la crescita annua del PIL italiano.
Queste cose non sono io a dirle, ma il Centro Studi Confindustria.
Ma che il digitale sia IL traino dello sviluppo, la politica che abolisce i Ministeri delle Comunicazioni e dell’Innovazione, non l’ha capito.
Mentre il mondo corre nel XXI secolo, la politica attuale ha difficoltà a leggere il presente, e non sa proporre una visione per il futuro.
Il modello di sviluppo che applica è quello degli anni 60: più scavi, più metri quadri.
Ma nel secolo digitale bisogna darsi anche un’agenda diversa; un rapporto di una agenzia dell’ONU dice che al mondo 161 paesi che si sono dati una strategia digitale; l'Italia non è tra questi 161.
Concludo con due proposte molto concrete:
Prima proposta: Inversione dell’onere della prova. Per ogni provvedimento, il default è il digitale. Per fare una cosa non in digitale, bisogna dimostrare che costa meno.
Seconda proposta: Ogni anno, tutti i ministeri devono allegare alla legge finanziaria il loro piano di innovazione tecnologica, la loro agenda digitale.
Forse così potremmo avere una strategia per il secolo digitale, che non abbia necessariamente sempre l’aggettivo “terrestre”…
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