21 novembre, 2011

Battere il lavoro nero

In Italia il 17% della ricchezza prodotta evade il fisco, i contributi, i diritti: stiamo parlando di centinaia di miliardi l'anno e di più di tre milioni di lavoratori costretti ad avere salari da fame e condizioni di lavoro spesso terribili, come confermano da ultimo le tragedie di Nardò e di Barletta. .

Eppure c'è chi dipinge l'ampiezza del sommerso come simbolo di ricchezza non dichiarata o come ammortizzatore sociale. E c'è chi, peggio ancora, sottovaluta il problema o si arrende a considerarlo fisiologico.

Occorre rovesciare l'impostazione fin qui seguita, in cui invece che potenziarli i controlli e la sicurezza sono stati ridotti e occorre sancire che mettersi in regola è un obbligo e un vincolo di coesione sociale.

Non si tratta di casi isolati, ma di intere aree del paese e per recuperare risorse e diritti è necessario predisporre una mobilitazione contro il sommerso fondata su tre filoni:

1) Repressione mirata e finalizzata:
A) investendo e non tagliando le attività ispettive, per questo occorrono risorse e cancellare le norme che le hanno indebolite;
B) unificando le banche dati dei Ministeri, dell'Inps, dell'Inail, delle Agenzie delle Entrate e del territorio;
C) introducendo gli indici di congruità, ossia la misurazione dell'adeguatezza dell'occupazione impiegata a fronte del fatturato o del prodotto;
D) eliminando il ricorso al contante per transazioni a partire da €500, e obbligare l'erogazione delle retribuzioni esclusivamente con accredito bancario (a costo zero per i lavoratori);
E) offrendo agli immigrati irregolari la possibilità di regolarizzare la posizione indicando il caporale o il datore di lavoro che delinque, sanando le situazioni esistenti.


2) La Pubblica Amministrazione come garante di legalità:
A) concessioni in appalto solo ad imprese che siano in regola con il Durc, con l'applicazione dei contratti collettivi, le leggi sul lavoro, e che siano responsabili per l'intera catena del subappalto;
B) cancellazione dall'albo fornitori per ogni infrazione del punto precedente con recupero di ogni eventuale agevolazione concessa;

3) Sostegno alle regolarizzazioni: reprimere è decisivo ma non basta, serve anche una prospettiva di emersione. Per questo proponiamo piani territoriali di emersione che sostengano le imprese che volessero emergere:
A) sostegno nei rapporti con gli istituti di credito;
B) formazione ai datori di lavoro e ai lavoratori;
C) sostegni per le misure sulla sicurezza del lavoro e l'inclusione dei lavoratori immigrati;
D) consulenza per la commercializzazione dei prodotti e rapporti con i committenti;
E) agevolazioni sull'Irap e accesso immediato alle tutele per i lavoratori.



Combattere il nero si può, si tratta di volontà politica. Legalmente significa recuperare risorse e estendere i diritti: ne vale la pena

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