14 novembre, 2011

Monti, quale equità?

di Paolo Serventi Longhi

Lo sappiamo, dalla crisi non siamo per nulla fuori. Occorrerà fare nuovi sacrifici, e ce ne sarà per tutti. Ma diciamo subito che il professor Mario Monti, che sta cercando in queste ore con qualche fatica di mettere insieme il suo governo, ha il difficile compito di proporre al parlamento e al paese misure di risanamento e di sviluppo che costringano davvero tutti a pagare i costi della crisi in modo equo. E questo significa che chi detiene maggiori risorse deve pagare il costo più alto perché lavoratori dipendenti e pensionati hanno già dato. Il governo Berlusconi ha infatti tagliato la spesa sociale, la previdenza, i diritti e persino la crescita, precludendo qualsiasi possibilità di ripresa. La Cgil, anche nell’incontro di martedì pomeriggio tra Monti e parti sociali, riproporrà la piattaforma che fu alla base dello sciopero generale del 6 settembre.

Innanzitutto occorrerà rilanciare gli investimenti e l’occupazione, ripristinando le risorse per gli enti locali e, quindi, per i servizi pubblici essenziali, per il welfare e l’assistenza, per le infrastrutture materiali. Ciò anche allo scopo di consentire alla spesa pubblica locale di contribuire a favorire la crescita. La Cgil chiede inoltre di eliminare i tagli alla Sanità (Fondo Sanitario Nazionale), di togliere i blocchi del turn-over, ed il taglio degli organici nelle Pubbliche amministrazioni, oltre che di riaprire la stagione della contrattazione nel lavoro pubblico.

La Cgil è contraria a procedere all’attuazione di nuove misure per il sistema previdenziale. Per favorire politiche per la crescita e lo sviluppo si può lavorare con tutte le parti istituzionali e sociali ad una proposta attraverso la quale i fondi pensione possano diventare dei veri e propri investitori (istituzionali), non subalterni alle logiche finanziarie e speculative dei gestori.

La Cgil propone che le risorse derivanti dai tagli per i singoli Ministeri siano destinate alla costituzione di un Fondo per la Crescita e l’Innovazione (FCI). L’unica esclusione dai tagli va fatta per il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per le funzioni ispettive e di accertamento fiscale, prevedendo invece il taglio delle risorse anche per la spesa del Ministero della Difesa relativa anche alle “missioni all’estero”. Occorre, inoltre, una rimodulazione e un trasferimento di parte dei fondi per le grandi opere (es. Ponte sullo Stretto agli investimenti per l’apertura di cantieri che consentanmo lo sviluppo produttivo, sociale ed occupazionale.

La confederazione di corso d’Italia è inoltre favorevole a una diminuzione dei costi della politica con un disegno organico di riforma basato: sulla riduzione del numero dei parlamentari; su una nuova legge elettorale; sull’opportunità di affrontare, attraverso la carta delle autonomie (già in Parlamento), il tema della riforma delle Province, l’accorpamento delle funzioni amministrative e di servizio per i comuni piccoli e medi valorizzando la pratica dell’associazionismo (Consorzi comunali, Associazioni di Comuni, etc.). Allo stesso modo, vanno affrontate le misure in tema di spesa corrente, attraverso: il taglio lineare ed immediato di tutti gli emolumenti, le indennità e i “vitalizi” di politici e amministratori pubblici; una maggiore riduzione delle “auto blu”; la sospensione fino al 2014 delle “consulenze” in tutta la Pubblica Amministrazione; l’introduzione di un tetto retributivo e previdenziale per le alte cariche dello stato, ripristinando il tetto già abrogato.

Sul fronte fiscale, la Cgil propone una sovrattassa straordinaria sui capitali già sanati con lo scudo fiscale, ma non rientrati dall‟estero, con un’imposizione aggiuntiva del 15; un piano strutturale di lotta all’evasione fiscale e al sommerso, contabilizzando preventivamente in bilancio le quote di entrate da recuperare, coinvolgendo le istituzioni locali anche con speciali poteri di accertamento; un’efficace lotta all’evasione e all’elusione fiscale ripristinando le norme anti-evasione ed anti-elusione abolite nell’ultima Legislatura.

La Cgil propone inoltre un “contributo di solidarietà” su tutti i redditi (non solo ai fini IRPEF), in ragione della “capacità contributiva”, con un prelievo del 5% per la parte eccedente i 90mila euro e del 10% per la parte eccedente i 150mila euro. Il contributo deve assumere le caratteristiche della “straordinarietà” e dell’equità finalizzato agli investimenti e all’occupazione giovanile, e di introdurre un’Imposta ordinaria sulle Grandi Ricchezze (IGR), come il modello francese. Si prevede un’aliquota progressiva dallo 0,55% all‟1,8% sulle attività reali, patrimoniali e finanziarie, al netto delle passività finanziarie (mutui e altri debiti). L‟imposta verrebbe pagata solo sulla quota che eccede gli 800.000 euro.

A subire un aumento del prelievo fiscale strutturale non sarebbe il 95% delle famiglie italiane ma solo gli ultraricchi, ossia il 5% delle famiglie, considerando anche le detrazioni (es. carichi familiari) e le deduzioni (es. autofinanziamento capitale d‟impresa). Inoltre prevede l’Introduzione di un’Imposta straordinaria sui Grandi Immobili (IGI) il cui valore patrimoniale netto superi la soglia dei 800.000 euro, con aliquota fissa dell’1%, per l’anno 2012. Secondo la Cgil occorre anche un piano straordinario di lotta al lavoro sommerso, al caporalato e all’elusione contributiva.

RASSEGNA.IT

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