ABBIAMO DECISO DI APRIRE QUESTO SPAZIO PER POTER DISCUTERE DEI PROBLEMI E DELL'ORGANIZZAZIONE DEI TECNICI TELECOM CHE OPERANO IN OPEN ACCESS, QUESTO VUOLE ESSERE UN LUOGO DI DISCUSSIONE E CONDIVISIONE DELLA NOSTRA ATTIVITA'.
"Avere un problema e cercare di risolverlo da soli è avarizia, accorgersi che il mio problema è anche di altri e cercare di risolverlo insieme, questo è politica" DON MILANI
24 dicembre, 2008
AUGURI DI BUONE FESTE
19 dicembre, 2008
LEGGE 247/2007 ART.67-68
67. Con effetto dal 1º gennaio 2008 è abrogato l’articolo 2 del decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n. 135. È istituito, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, un Fondo per il finanziamento di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello con dotazione finanziaria pari a 650 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008-2010. In via sperimentale, con riferimento al triennio 2008-2010, è concesso, a domanda da parte delle imprese, nel limite delle risorse del predetto Fondo, uno sgravio contributivo relativo alla quota di retribuzione imponibile di cui all’articolo 12, terzo comma, della legge 30 aprile 1969, n. 153, costituita dalle erogazioni previste dai contratti collettivi aziendali e territoriali, ovvero di secondo livello, delle quali sono incerti la corresponsione o l’ammontare e la cui struttura sia correlata dal contratto collettivo medesimo alla misurazione di incrementi di produttività, qualità e altri elementi di competitività assunti come indicatori dell’andamento economico dell’impresa e dei suoi risultati. Il predetto sgravio è concesso sulla base dei seguenti criteri:
a) l’importo annuo complessivo delle erogazioni di cui al presente comma ammesse allo sgravio è stabilito entro il limite massimo del 5 per cento della retribuzione contrattuale percepita;
b) con riferimento alla quota di erogazioni di cui alla lettera a), lo sgravio sui contributi previdenziali dovuti dai datori di lavoro è fissato nella misura di 25 punti percentuali;
c) con riferimento alla quota di erogazioni di cui alla lettera a), lo sgravio sui contributi previdenziali dovuti dai lavoratori è pari ai contributi previdenziali a loro carico sulla stessa quota di erogazioni di cui alla lettera a).
68. Con decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono stabilite le modalità di attuazione del comma 67, anche con riferimento all’individuazione dei criteri di priorità sulla base dei quali debba essere concessa, nel rigoroso rispetto dei limiti finanziari previsti, l’ammissione al beneficio contributivo, e con particolare riguardo al monitoraggio dell’attuazione, al controllo del flusso di erogazioni e al rispetto dei tetti di spesa. Ai fini del monitoraggio e della verifica di coerenza dell’attuazione del comma 67 con gli obiettivi definiti nel «Protocollo su previdenza, lavoro e competitività per l’equità e la crescita sostenibili» del 23 luglio 2007 e delle caratteristiche della contrattazione di secondo livello aziendale e territoriale, è istituito, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, un Osservatorio presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale con la partecipazione delle parti sociali. L’eventuale conferma dello sgravio contributivo per gli anni successivi al 2010 è subordinata alla predetta verifica ed effettuata, in ogni caso, compatibilmente con gliandamenti programmati di finanza pubblica. A tale fine è stabilito uno specifico incremento del Fondo per l’occupazione di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, per 650 milioni di euro a decorrere dall’anno 2011.
SGRAVIO CONTRIBUTIVO DEI PREMI DI RISULTATO FARSA DEL GOVERNO
17 dicembre, 2008
COMUNICATO UNITARIO
Roma, 16 Dicembre 2008
COMUNICATO SINDACALE
TELECOM ITALIA: VIA AL BLOCCO DEGLI STRAORDINARI.
A GENNAIO ASSEMBLEA NAZIONALE RSU CONTRO ESUBERI
Il Coordinamento Nazionale delle RSU di Telecom Italia, riunitosi oggi a Roma congiuntamente alle Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL valuta negativamente il nuovo piano industriale presentato dall’azienda e inaccettabili i nuovi tagli al personale annunciati (4300 unità) che si sommano alle 5 mila uscite concordate solo 2 mesi fa. Nuovi tagli che non potranno che essere gestiti attraverso strumenti traumatici e che rischiano di inserirsi, per di più, in una più generale riorganizzazione dell’azienda che prevede pesanti ricadute sui lavoratori.
Il Coordinamento Nazionale ritiene inoltre che il piano 2009-2011 sia contraddittorio per obiettivi annunciati e tagli operati e dannoso per il futuro dell’azienda. Il piano non sarà in grado di mettere in campo interventi di rilancio che necessitano di maggiori investimenti e di una maggiore valorizzazione delle risorse interne. Di fatto l’azienda scommette esclusivamente su tagli al lavoro e agli investimenti, sulla dismissione di importanti realtà all’estero (a partire dalla Germania) e di Sparkle, sulla riduzione dei perimetri occupazionali e su un aumento delle attività date in appalto sia in ambito customer che rete, a danno della qualità del servizio.
Come sindacato si ribadisce che il rilancio di Telecom deve passare per altre vie: la riduzione dei dividendi che in questi anni hanno azzerato gli utili; la ricapitalizzazione dell’azienda, indispensabile per abbattere il debito; la valorizzazione dell’unitarietà e della integrazione degli asset (rete, customer, IT, ricerca) quale valore aggiunto per il rilancio; la riconsiderazione della presenza in Europa per mantenere un profilo sovranazionale.
Il Coordinamento conferma inoltre quanto già comunicato dalle Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL circa l’indisponibilità a gestire nuovi tagli al personale e chiede all’azienda un passo indietro, dal momento in cui gli esuberi rappresentano – tra l’altro – una parte assolutamente irrisoria della manovra (200 milioni di euro su 5 miliardi, meno del 5% dell’intera operazione).
Si denuncia infine il comportamento totalmente irrispettoso dell’azienda nei confronti dei lavoratori e dei loro rappresentanti, che sono venuti a conoscenza di ulteriori interventi di riorganizzazione direttamente dai comunicati stampa, durante la presentazione delle nuove linee strategiche alla comunità finanziaria a Londra.
Al fine di sostenere le richieste di modifica del piano e di un passo indietro dell’azienda sugli esuberi, il Coordinamento Nazionale delle RSU da mandato alle Segreterie Nazionali per aprire già nelle prossime ore le procedure per dichiarare lo sciopero delle prestazioni straordinarie per i full-time e quelle supplementari per i part-time. Da inoltre mandato alle Segreterie Nazionali per convocare nel mese di Gennaio l’Assemblea nazionale di tutte le RSU di Telecom Italia e, in accordo con il coordinamento delle RSU di Sparkle, di tutto il gruppo Telecom, al fine di valutare - nel caso l’azienda mantenesse le proprie posizioni - tutte le necessarie iniziative sindacali.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL
12 dicembre, 2008
Sciopero Cgil, in Toscana oltre 100 mila in piazza
Sono oltre 100 mila i manifestanti in Toscana per lo sciopero generale della Cgil. Dai dati del sindacato emerge che in migliaia hanno aderito alla protesta e hanno partecipato alle decine di manifestazioni a carattere provinciale. A Firenze i manifestanti superano le 40 mila unità, a Pisa e a Siena sono in 12 mila, a Livorno 11 mila, sia a Massa sia Pistoia 5 mila, a Lucca e a Prato 4 mila, 2 mila ad Arezzo e 1.500 a Grosseto.
La percentuale di adesione del parco industria oscilla tra il 90 e il 95%. Alla Telecom di Firenze l'adesione è del 50% degli addetti. Sempre nel capoluogo, gli Uffizi, l'Accademie e il museo della Scienza sono rimasti chiusi, con percentuali che hanno toccato il 100%. Alte le adesioni anche nella grande distribuzione: dove alla Metro adesione al 90%, all'Hotel Excelsior di Firenze all'80%. Nel settore trasporti, alle officine di Porta a Prato l'adesione è stata totale.
Ancora, a Pisa alla Conad la percentuale e' del 75%. Anche tra i giovani lavoratori del call center di Pistoia Ansuer si va all'80%. Nell'azienda cementifera di Arezzo Baraclit l'adesione è del 100%. A Prato alla Gdo di Pam adesione all'80%, alle pelletterie della Wings l'adesione è del 90%, chiuso il supermercato Unicoop con adesione al 100%.
11 dicembre, 2008
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Nota di Emilio Miceli, Segretario generale SLC-CGIL,
dopo l’incontro sugli esuberi in Telecom
Non abbiamo ovviamente gradito l’assenza dell’A.D. di Telecom, dr. Bernabè, all’incontro di questa mattina. Non è un buon metodo quello di lanciare diktat da Londra sugli esuberi e marcare visita a Roma.
Il piano, lo abbiamo detto con grande chiarezza, è non solo sbagliato, ma dannoso per lo sviluppo dell’azienda: si tagliano lavoro ed investimenti, si dismette in Germania un asset importante e si mette sul mercato un gioiello come Sparkle; aumenteranno outsourcing ed appalti a danno della qualità del servizio che solo le professionalità interne possono assicurare. E infatti il mercato ha reagito negativamente.
Questo piano dimostra la confusione e l’incertezza che regnano nell’attuale proprietà e nel management.
Abbiamo chiarito che per noi i tagli sono inaccettabili e gravi e che il rilancio di Telecom debba passare per: la riduzione dei dividendi che in questi anni hanno azzerato gli utili; la ricapitalizzazione, indispensabile per abbattere il debito; la valorizzazione dell’unitarietà e della integrazione degli asset (rete, customer, IT, ricerca) quale valore aggiunto per il rilancio; la riconsiderazione della presenza in Europa per mantenere un profilo sovranazionale.
Il sindacato non accetterà passivamente processi di esuberi che, com’è noto in questa situazione, significheranno licenziamenti nel senso più classico del termine.
All’azienda chiediamo un passo indietro dal momento in cui gli esuberi rappresentano un costo assolutamente irrisorio della manovra (meno del 5% della manovra).
Roma, 10 dicembre 2008
06 dicembre, 2008
E' PASSATO UN ANNO..............
(ANSA) - LIVORNO, 6 DIC - I tifosi del Livorno hanno esposto uno striscione in curva Nord per ricordare la tragedia della Thyssen Krupp di Torino. Sul lenzuolo bianco c’era scritto; ’6/12/2007 sette morti per la produttivita’. 6/12/2008 1200 morti, questa e’ la vera criminalita’’. Lo striscione e’ stato esposto al momento dell’ingresso in campo di Livorno e Salernitana per la sfida di oggi di serie B.
05 dicembre, 2008
04 dicembre, 2008
Nota di Emilio Miceli Segretario generale SLC-CGIL
TELECOM: FALLITI GLI OBIETTIVI DI RILANCIO DELL'AZIENDA.
DECISO NO DEL SINDACATO IL 10 DICEMBRE. L'IMPROVVISAZIONE REGNA.
La scelta di tagliare ancora 4.000 posti di lavoro dimostra come l’attuale management abbia fin qui fallito l’obiettivo di rilancio dell’insieme del gruppo.
9.000 esuberi denunciati nel corso di 4 mesi, il 20% della forza occupata in Italia; 3 miliardi di dismissioni, il disimpegno dallo scenario europeo e la marginalizzazione del La7 ci dicono che la scelta è quella di restringere il perimetro e le potenzialità aziendali.
Questo è il senso del Piano.
Il nuovo Piano è già stato bocciato dai mercati ed ha riscosso riserve importanti da parte di esponenti del governo e della opposizione.
Con questo Piano si sceglie di rompere in modo eclatante con il Sindacato.
L’Azienda, di fronte a questa scelta, è largamente isolata. Sarebbe utile un ripensamento del management e della proprietà.
La verità è che regna sovrana l’improvvisazione.
Ci hanno raccontato della strategicità della presenza in Germania e adesso dismettono; ci hanno fatto vedere fondi sovrani libici pronti ad entrare nel capitale azionario che non si sono mai visti; si riteneva centrale la presenza in Brasile ma in questi ultimi due anni Tim Brasil ha incontrato serie difficoltà mentre oggi, solo per far passare in secondo piano il disimpegni in Europa, se ne afferma la centralità.
Questo è il primo, vero piano industriale di Telefonica. Probabilmente la crisi che investe il sistema bancario ha fatto venire meno quell’importante funzione di cerniera che nel patto di sindacato hanno le banche.
Imbrigliati in Brasile, dove Telefonica compete con Telecom; fuori dalla scena europea, che è il principale terreno di impegno di Telefonica, Telecom Italia si avvia verso un declino inesorabile.
La presenza di Telefonica in Telecom appare così assolutamente debole sul piano dell’investimento e assolutamente sovradimensionata sul piano della decisione.
Noi siamo fortemente contrari, dunque, all’insieme del Piano e al tentativo irresponsabile di scaricare 4.000 lavoratori in un momento di allarme nazionale per l’occupazione, cosa che denota anche scarso senso di responsabilità nazionale.
La risposta sarà all’altezza della sfida e il 10 dicembre espliciteremo con chiarezza il nostro no all’attuale Piano ed ai licenziamenti.
Roma, 4 dicembre 2008
03 dicembre, 2008
L'slc-cgil faceva politica?
IERI si è riunito il CDA di Telecom Italia ed improvvisamente le 9 paginette si sono rivelate per quell'aria fritta che SLC aveva sempre sostenuto fossero.
Abbiamo altri 4000 esuberi da gestire, anche stavolta non faremo i PAGGI a nessuno, MA FAREMO POLITICA, QUELLA POLITICA DEL LAVORO CHE TANTI SINDACALISTI "ILLUMINATI" HANNO SCORDATO!
E' bene ricordare anche i giochini che stanno facendo in parlamanto sulla modificadell'articolo 2112 del codice civile non li tollereremo
GLI ORIENTAMENTI STRATEGICI E GLI OBIETTIVI PER IL TRIENNIO 2009-2011
*RIGIDA DISCIPLINA FINANZIARIA PER IL RAFFORZAMENTO DELLA GENERAZIONE DI OPERATING FREE CASH FLOW CHE NEL TRIENNIO SARA’ PARI A CIRCA 22 MLD DI EURO
*ATTESI PER IL 2009 RICAVI ED EBITDA ORGANICI CONSOLIDATI IN LINEA CON IL 2008 E INVESTIMENTI PER CIRCA 4,8 MLD DI EURO
*ATTESA NELL’ARCO DI PIANO UNA CRESCITA MEDIA DEI RICAVI SUPERIORE AL 2% ANNUO A LIVELLO CONSOLIDATO E UN MARGINE EBITDA SUPERIORE AL 39%
*GRANDE IMPEGNO SUL CONTROLLO DEI COSTI E DEGLI INVESTIMENTI IN PARTICOLARE NEL BUSINESS DOMESTICO: RIDUZIONE PER 2 MLD DI EURO NEL TRIENNIO GRAZIE A 7 PROGETTI DI TRASFORMAZIONE DELLA SOCIETA’
*ULTERIORE INTERVENTO DI RIDUZIONE DEGLI ORGANICI SUL PERIMETRO DOMESTICO (4.000 UNITÀ OLTRE ALLA GIÀ PREVISTA RIDUZIONE DI 5.000 RISORSE ENTRO IL 2010)
*SIGNIFICATIVA RIDUZIONE DEL DEBITO CON UN OBIETTIVO IN TERMINI DI RAPPORTO FRA DEBITO NETTO ED EBITDA ATTESO AL 2011 INTORNO AL 2,3 RISPETTO AL CIRCA 3 ATTESO PER IL 2008
*BRASILE: OBIETTIVO DI RAFFORZARE IL POSIZIONAMENTO IN UNO DEI MERCATI EMERGENTI PIU’ SOLIDI
*CONSOLIDAMENTO DELLA PARTECIPAZIONE IN TELECOM ARGENTINA CON IL SUPPORTO DI UN PARTNER LOCALE. L’OPERAZIONE NON COMPORTERA’ ESBORSI FINANZIARI PER TELECOM ITALIA
*PROGRESSIVA DISMISSIONE DELLE ATTIVITÀ NON CORE PER UN VALORE ATTESO FINO A 3 MLD DI EURO
COMUNICATO ZIENDALE
Telecom I.: Miceli (Slc/Cgil), drastico ridimensionamento azienda
Cosi' Emilio Miceli, segretario generale Slc/Cgil, ha commentato in una nota l'aggiornamento del piano industriale di Telecom I. presentato questa mattina a Londra, pur premettendo che come sindacato un giudizio piu' articolato sara' espresso solo dopo aver letto compiutamente le nuove linee strategiche.
"Alla politica degli annunci su nuovi soci, sul rilancio degli investimenti, sullo sviluppo dell'ICT e della NGN, sulla valorizzazione dei servizi ai clienti -ha proseguito Miceli- e' seguita la solita scelta di risparmiare sul costo del lavoro e di rimpicciolire l'azienda. La presenza di un socio come Telefonica, interessata a contenere Telecom in Europa e a bloccare Telecom in Brasile, non aiuta. Cosi' come non aiuta un'idea di fondo che riteniamo sbagliata e fuori dalle dinamiche del mercato delle TLC come in Italia, per cui prima si taglia e poi forse si rilancia".
Gia' nelle prossime ore Slc/Cgil chiedera' a Cisl e Uil di definire una posizione comune in risposta alla "gravita' delle decisioni" del management. com/cmo
(END) Dow Jones Newswires
December 03, 2008 06:29 ET (11:29 GMT)
IN SERATA GLI APPROFONDIMENTI
02 dicembre, 2008
RICORDATE LA VICENDA STRAORDINARIO?
In merito all’applicazione dell’istituto del lavoro supplementare e straordinario, c’è da ricordare che da parte aziendale era stata comunicata nelle scorse settimane l’intenzione di procedere dal 1° novembre 2008 al riconoscimento delle maggiorazioni previste per il lavoro supplementare e straordinario solo dopo che il lavoratore avesse raggiunto il limite dell’orario settimanale previsto dal CCNL e dagli accordi di 2° livello, al netto delle assenze (p. es. la malattia). A tal proposito si era anche tenuto un incontro tra l’azienda e le Segreterie Nazionali di SLC FISTEL UILCOM dove il sindacato aveva fermamente contestato, interpretazioni giuridiche alla mano, tale impostazione; al termine dell’incontro Telecom Italia aveva deciso una pausa di riflessione. Durante l’incontro di ieri ha sostanzialmente riconosciuto la correttezza dell’interpretazione sindacale, per cui non verranno modificate le attuali regole inerenti gli istituti.
26 novembre, 2008
SOCIAL CARD E NON SEI PIU' POVERO
EVVIVA RISOLTI TUTTI I PROBLEMI ECONOMICI DELLE
FAMIGLIE MENO ABBIENTI, CHI HA UN REDDITO FINO A 6000 EURO ANNUI AVRA' DIRITTO A QUESTO INDISPENSABILE STRUMENTO DI CREDITO, SARA' CARICATA MENSILMENTE DALLO STATO ITALIANO DI 40, AVETE LETTO BENE 40 EURO.NE SENTIVAMO LA MANCANZA, IL DUO SACCONI TREMONTI CI HA ACCONTENTATO!!!!
Chiediamoci invece: perché la tessera, perché questa sorta di patente di povertà? Perché tornare a istituire un elenco di indigenti, con tanto di carta di riconoscimento? L’Italia è un paese che viene da un passato di miseria: c’erano gli Elenchi dei poveri, dove trovavano posto disoccupati, famiglie numerose, anziani senza mezzi; nei Comuni c’era l’Eca (Ente comunale di assistenza) nei cui uffici ci si andava a mettere in coda aspettando di ritirare ogni mese il sussidio del “caropane”; a Natale le “suore cappellone” o le Dame di S. Vincenzo tiravano fuori una lista di assistiti per l’assegnazione di un pacco-viveri: un chilo di pasta, un litro d’olio, qualche lattina di pelati, un chilo di zucchero, una scatola di biscotti, perfino un etto di caffè.
in CODA. Più d’uno si metteva in coda all’ultimo per non esibire troppo a lungo la propria miseria; altri portava con sé una borsa vuota dove nascondere i viveri avuti in dono perché non li si riconoscesse dagli involucri. Bene, non è un passato che ci eravamo lasciati alle spalle? Se non sotto il profilo economico (giacché la miseria permane e in certe fasce si aggrava), ma almeno sotto il profilo sociale non avevamo superato l’idea di schedare i poveri? Non era pacifico che bisognasse operare non per sancire pubblicamente la condizione di miseria ma per prevenirla e aggredirne le cause?
GUERRA.A chi obietta che conoscere è il primo passo per intervenire è facile rispondere: forse che il governo non sa quanti sono e dove sono gli anziani che percepiscono la pensione sociale o il trattamento al minimo? Ebbene la strada più giusta, la più corretta, la più civile, la più rispettosa non era forse quella di decidere un aumento della pensione mensile, lasciando libero il beneficiario di disporre di quei quattro soldi come più riteneva opportuno? Perché costringerlo a una umiliazione supplementare?
IL SALVAGENTE
22 novembre, 2008
Passa al Senato emendamento delle destre, cioè dei padroni, per azzerare le tutele della contrattazione
«In caso di trasferimento d'azienda, il rapporto di lavoro continua con il cessionario ed il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano», articolo 2112 del Codice Civile sul mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d'azienda
Un articolo che sancisce un concetto molto chiaro e quasi scontato: sono un lavoratore, l'azienda nella quale sono impiegato si trasferisce, oppure un ramo o parte aziendale viene ceduto, ed io mantengo i miei diritti, le mie garanzie, ovvero livello salariale e inquadramento contrattuale. Un concetto quindi semplice, ai limiti della banalità? Sbagliato, perché io, lavoratore, ora mi trovo in un'altra situazione, ovviamente peggiore.
Il Senato, infatti, ha dato il via libera ad un emendamento al decreto legge infrastrutture, secondo il quale il governo generalizza a tutte le aziende in amministrazione controllata la legge ad hoc varata per Alitalia. Si tratta di una modifica all’articolo 2112 del codice civile che annulla le tutele per i lavoratori di grandi imprese in crisi, in caso di cessione di rami o parti di aziendali
Quindi se ho la sfortuna di lavorare per una grande azienda in crisi -parola ricorrente da qualche tempo- e quindi in procedura straordinaria di insolvenza, mi posso scordare l'articolo 2112 così come lo conoscevo. Questo è l'ultimo affondo, in termini temporali, di questo governo nei confronti dei lavoratori nell'ambito della contrattazione collettiva, un ulteriore tassello nel mosaico di progressivo smantellamento del sistema di diritti e garanzie che da più di trent'anni hanno costituito l'ossatura del mondo del lavoro e della vita materiale dei lavoratori.
E così la gestione dell'affaire Alitalia assume ancora di più i connotati di una piattaforma dalla quale accingere per stravolgere le regole, a partire dalla logica per cui, con la creazione di Cai e della Bad company, si sarebbero collettivizzate le perdite e privatizzato i profitti, con buona pace di tutti quei lavoratori per cui è stato annunciato l'invio, in questi giorni, di 17.500 lettere per la messa in cassintegrazione. Questi moderni “padroni del vapore”, governo e Confindustria, raggiunto il primo obiettivo ora vanno oltre e anziché estendere gli ammortizzatori sociali per le aziende in crisi tendono ad annullarli, in una realtà dove il ricorso alla cassa integrazione aumenta del 20% rispetto allo scorso anno, dove la Penisola è attraversata da ondate di licenziamenti, dove esistono circa 4 milioni di lavoratori a tempo determinato, per i quali a scadenza di contratto non esistono paracadute. Così come tendono a smantellare la contrattazione collettiva e Alitalia è un bel trampolino di lancio.
21 novembre, 2008
Quando la Ue cresce, l’Italia cresce meno e quando le altre economie si contraggono l’Italia si contrae di più. Un Paese un tempo ammirato per il suo
13 novembre, 2008
REGNO D'ITALIA A.D.1920? NO REPUBBLICA ITALIANA 13 NOVEMBRE 2008
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ROMA - Un invito alla calma e a non cedere alle provocazioni perché "c'è chi non aspetta altro". Parla così Guglielmo Epifani, alla vigilia dello sciopero dell'università e della ricerca e della manifestazione, prevista a Roma domani mattina. E dopo il doppio blitz compiuto da Azione studentesca, i giovani di An, in due sedi della Cgil, quella della Federazione lavoratori della conoscenza a Roma e la Camera del Lavoro a Brescia. Dura la reazione del leader del sindacato: "Basta con i metodi squadristici" ha detto, aggiungendo un invito alla calma in previsione della mobilitazione di domani: "Solo un movimento pacifico allarga i consensi. Dalla strada dell'illegalità non si esce, e fa diventare più deboli e vulnerabili. C'è qualcuno che non vede l'ora che questo avvenga e io vorrei evitare di dargli soddisfazione".
QUESTI FIGURINI MERITEREBBERO IL TRATTAMENTO "BOLZANETTO" EFFETTUATO DALLO STESSO NUMERO DEGLI OCCUPANTI DA PARTE DI GRUPPI DI LAVORATORI A MANI NUDE. IN CASA NOSTRA NON SI ENTRA SE NON INVITATI !!!!!
12 novembre, 2008
Cgil: sciopero generale il 12 dicembre. Vertice sindacati con Berlusconi, Epifani: gravissimo
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Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, giudica «gravissimo» l'incontro separato, che sarebbe avvenuto martedì sera a Palazzo Grazioli, tra il premier Silvio Berlusconi, alcuni ministri, il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e i leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. E annuncia che il direttivo nazionale della Cgil ha approvato all'unanimità la proposta di sciopero generale il prossimo 12 dicembre contro la politica economica del governo.
Berlusconi lo ha definito “un primo giro di tavolo” con i ministri di Economia, Sviluppo e Welfare, insieme a Confindustria, Cisl e Uil. Sui tempi ancora nessuna indiscrezione, ma difficilmente ci potrà essere qualche provvedimento già varato dal consiglio dei ministri di giovedì.
Martedì sera a Ballarò su Rai Tre un imbarazzato Luigi Angeletti aveva prima smentito e poi confermato la sua presenza al vertice.
LA CGIL FA POLITICA ENTRANDO NEL MERITO DEI PROBLEMI, C I S L E U I L CON I LORO SEGRETARI GENERALI PARTECIPANO COME MASSONI O CARBONARI AD INCONTRI CON IL PDC ( NON SI TRATTA DEI COMUNISTI ITALIANI, MA DEL PRES. DEL CONS.) SICURAMENTE NON HANNO PARLATATO DI NULLA SOLO UNA FRUGALE CENA E SONO STATI INTRATTENUTI DAL LORO OSPITE CON IRRESISTIBILI BARZELLETTE SU PERSONE ABBRONZATE!!!!!!!!!!!!
30 ottobre, 2008
INCOMMENTABILE !!!!!
Berlusconi: aiuti a famiglie numerose
Prestito di 5.000 euro per i nuovi nati
ll premier incontra banche e imprese a Palazzo Chigi: «Ipotesi di prestito rimborsabile con un interesse del 4%»
E i soldi per rimborsare il prestito dove li trovano le famiglie numerose ed a basso reddito?
29 ottobre, 2008
Osservazioni giuridiche e sindacali su ipotesi nuovo regolamento aziendale Telecom Italia in relazione a maggiorazioni straordinari/supplementare
1) In data 9 ottobre (con eventuale effetto dai primi giorni di novembre 2008) l’azienda Telecom Italia ci ha comunicato le nuove disposizioni aziendali, così come scritte nel regolamento, in relazione a lavoro straordinario e supplementare. Il Regolamento reciterebbe: “in relazione alle previsioni contrattuali relative all’orario di lavoro su base settimanale, il compenso per lavoro supplementare o straordinario sarà corrisposto solo dopo che il lavoratore avrà garantito un’effettiva prestazione lavorativa pari al citato orario settimanale di lavoro”.
2) A maggior chiarimento l’azienda ha specificato che “potrebbero non valere ai fini del raggiungimento di predetto orario settimanale, oltre quale riconoscere le prestazioni come lavoro straordinario o supplementare, le assenze per ferie, malattia e permessi retribuiti, con esclusioni di quelli garantiti per legge (maternità, ecc.)”. La motivazione adottata dall’azienda in forma orale, per giustificare tale nuova interpretazione, è relativa al corretto ricorso alle agevolazioni fiscali di cui al decreto 93/08 (detassazione degli straordinari).
E’ utile ricordare che:
1) Gli accordi collettivi aziendali in essere da anni stabiliscono (da ultimo ribadito anche nell’accordo collettivo di 2° livello del maggio 2008) che “la durata normale dell’orario di lavoro settimanale è fissata in 38 ore e 10 minuti” e che il CCNL delle TLC in vigore stabilisce che l’orario normale si articola in 5 o 6 giorni. Per tanto vi è una implicita indicazione dell’orario giornaliero da prendere a riferimento. A ciò si aggiunga l’esistenza riconosciuta di un orario base giornaliero e di uno specifico regime orario in turno come da CCNL (prevedendo addirittura formalizzazione tramite comunicazione alle RSU e OO.SS., oltre che nella definizione del contratto di lavoro individuale, sia per i full time che per i lavoratori part-time).
2) Nella determinazione dell’orario aziendale in 38 ore e 10 contribuiscono riduzioni di orario e festività precedentemente riconosciute e che non sarebbe giuridicamente accettabile una “discriminazione” tra permessi e riduzioni a diverso titolo e diversa funzione, contribuendo tutti a “saturare” l’orario normale di lavoro.
3) Il Dlgs. 66 a cui l’azienda rimanderebbe risale al 2003, mentre nel frattempo sono intervenuti i rinnovi del CCNL delle imprese di TLC (Dicembre 2005) nonché i rinnovi del 2° livello di contrattazione (2003 e 2008). Cioè si tratterebbe di introdurre uno squilibrio contrattuale dopo 5 e più anni di prassi e norme riconosciute tra le parti.
4) Il Dlgs.66/03 definisce il lavoro straordinario come “il lavoro prestato oltre l’orario normale di lavoro, così come definito dall’art.3” (art. 1, comma 2 lettera b). L’articolo 3 stabilisce che (comma 2) “i contratti collettivi di lavoro possono stabilire, ai fini contrattuali, una durata minore (rispetto a 40 ore settimanali di orario normale di lavoro art. 3 comma 1 ndr) …”. L’articolo 4 indica nei contratti collettivi la fonte per stabilire la durata massima settimanale dell’orario di lavoro” (comma 1). L’articolo 5 rinvia ai contratti collettivi esclusivamente per “la regolamentazione delle eventuali modalità di esecuzione delle prestazioni di lavoro straordinario”.
5) Il CCNL delle TLC non specifica, all’art. 30 (rubrica Lavoro supplementare/straordinario, alinea 10), se l’orario lavorativo, che costituisce la base per il computo del successivo eventuale lavoro supplementare o straordinario, debba essere valutato al lordo o al netto delle assenze. E’ proprio per questo che deve trovare applicazione il canone interpretativo dell’art. 1362 c.c., secondo il quale il significato dell’accordo contrattuale va interpretato e stabilito alla luce del comportamento delle parti, in quanto rivelatore della loro effettiva volontà. Basterebbe allora dimostrare che ai lavoratori Telecom, in passato, sono stati pagati compensi di lavoro supplementare e/o straordinario computando la durata “normale” dell’orario di lavoro settimanale al lordo delle assenze. Se questa è stata la prassi, essa vale come interpretazione del contratto da cui non ci si può più unilateralmente distaccare. Oppure, secondo una diversa configurazione, essa vale come una integrazione del contratto, avente valore cogente perché ormai consolidata, trattandosi di offerta contrattuale migliorativa accettata dai lavoratori. Ricordiamo che in Telecom Italia e nelle aziende del settore la prassi prevede che le giornate di ferie, di malattia, per permessi concorrono, ai fini contrattuali, a determinare il raggiungimento dell’orario settimanale (nel caso specifico sono sempre state riconosciute come ricomprese nelle 38 ore e 10 minuti, o meno se lavoratori part-time). Per tanto oltre tale orario settimanale, così computato, è finora stata riconosciuta la maggiorazione per prestazioni straordinarie/supplementari.
6) I permessi retribuiti e non ai sensi di legge che prevedono regolare versamento previdenziale concorrono all’orario di lavoro anche ai fini fiscali, come ribadito più volte dall’INPS e dalla Corte di Cassazione (principi contenuti per esempio nelle sentenza n. 12778 del 2/9/2003 e n. 14846 del 4/10/03). Gli accordi di secondo livello in essere in Telecom Italia inoltre (per quanto riguarda a titolo esemplificativo
7) recupero post flessibilità tempestiva, turni mamma e papà, permessi esame, ecc.) prevedono recuperi delle prestazioni su basi plurimensili, semestrali e annuali e per tanto, fino a scadenza dei termini entro cui tali flessibilità/permessi vanno recuperati (in alcuni casi in accordo gestionale con i propri superiori, con tutto ciò che questo comporta in termini di verifica puntale), essi concorrono teoricamente a completare l’orario di lavoro contrattuale e quindi valgono ai fini del riconoscimento del lavoro supplementare e straordinario (ovviamente non nel caso che, per esempio per i permessi esame, terminato l’anno non venissero recuperati).
8) La circolare n. 49/2008 dell’Agenzia delle Entrare in relazione a “Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie – art. 2 del decreto legge 27 maggio 2008, n. 93 – Misure sperimentali per l’incremento della produttività del lavoro – Chiarimenti”, rinvia esplicitamente agli articoli 1 e 3 e non ad altri.
9) La circolare n. 59/2008 del 22 ottobre 2008 riconosce allo straordinario pagato in maniera forfettizzata la possibilità di essere tassato in maniera agevolata, indipendentemente dalla prestazione offerta rispetto al superamento dell’orario di lavoro effettivamente svolto. Per analogia giuridica essendo la forfetizzazione una scelta delle parti (rispetto all’eventuale
10) maggiorazione in percentuale fissa), non sarebbe possibile una discriminazione basata esclusivamente sulla scelta di come retribuire le prestazioni specifiche.
11) Il CCNL delle TLC prevede espressamente (art. 26 comma 2) che “previo esame con la RSU, la direzione aziendale stabilisce l’articolazione giornaliera, anche in modo non uniforme, dell’orario settimanale contrattuale (…). Per specifiche oggettive esigenze finalizzate a garantire la continuità e funzionalità del servizio (…) e non espletabili con le ordinarie articolazioni giornaliere dell’orario di lavoro (quali l’avvio di nuove unità produttive, l’immissione sul mercato di prodotti e servizi ad alta tecnologia, …) l’azienda può stabilire diverse modalità della collocazione della prestazione (…). Per le ore di lavoro non coincidenti con la collocazione ordinaria, verrà corrisposta una maggiorazione del 15% da calcolarsi sugli elementi della retribuzione di cui all’art. 30 (lavoro supplementare e straordinario)”. Cioè esiste uno specifico istituto contrattuale (cd flessibilità tempestiva) che riconosce, in caso di variazione della collocazione ordinaria giornaliera e ai fini della continuità del servizio una specifica maggiorazione calcolata come per le maggiorazioni di straordinario/supplementare. Cioè la continuità del servizio a fronte di motivi specifici è garantita proprio riconoscendo un di più. La differenza con lo straordinario è quindi specificatamente connesse a causali diverse, come da legge e CCNL, mentre è pacifico il caso di superamento dell’orario giornaliero normale.
12) Il CCNL delle TLC prevede il divieto per i lavoratori di trattenersi sul posto di lavoro oltre l’orario normale (così come comunicato ai sensi art. 26 CCNL) se non deve prestare lavoro supplementare e/o straordinario richiesto dall’azienda (art. 30 comma 8). In questo caso il non riconoscimento delle ore di straordinario nella giornata specifica (che ricordiamo avviene sempre previa autorizzazione del superiore) comporta l’obbligo per il lavoratore ad abbandonare tempestivamente i locali aziendali e comunque a interrompere l’attività in corso.
13) A conferma del punto sopra indicato, il CCNL delle TLC indica chiaramente quali siano i lavoratori addetti a turni avvicendati e che solo per questi persiste l’obbligo di non abbandonare il posto di lavoro sino a sostituzione con il lavoratore del turno subentrante. Ogni prolungamento dell’orario è retribuito con la maggiorazione prevista per il lavoro straordinario (art. 26 comma 6).
14) Il sistema previdenziale attuale basato sul calcolo contributivo prevede “versamenti proporzionali al lavoro svolto, secondo gli importi di legge ordinaria e speciali”, prevedendo un diverso trattamento per le ore prestate in straordinario. Poiché le giornate di malattia, ferie, permessi a vario titolo, ecc. prevedono già il corrispettivo versamento previdenziale, si creerebbe una discrasia nei versamenti previdenziali per i lavoratori che (avendo avuto versati a vario titolo contributi per le ore “coperte” da malattia, ecc.,) si potrebbero non troverebbe versamenti previdenziali completi per le ore di lavoro (previdenzialmente eccedenti le 38 e 10) effettivamente prestate.
15) Noti sarebbe infine i risvolti in ambito assicurativo obbligatorio oltre che verso terzi, in relazione ai principi di cui al punto sopra.
Per tanto riteniamo che la malattia, le ferie, i permessi riconosciuti ai sensi della legislazione vigente e della contrattazione collettiva, contribuiscano a determinare l’orario di lavoro settimanale e giornaliero e che qualsivoglia prestazione erogata oltre i detti termini - così computati - preveda l’obbligo di riconoscere la maggiorazione contrattuale. Del resto tali prestazioni sono autorizzate dal superiore, in forza delle esigenze aziendali per gli effetti disciplinati dal CCNL e dagli accordi di 2° livello.
Ricordiamo infine che tanto l’ora di lavoro quanto la maggiorazione data a titolo di straordinario o supplementare sarà poi, come specifica dall’Agenzia dell’entrate, fiscalmente agevolata con tassazione separata del 10%.
A CURA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DI SLC-CGIL
E DELLA CONSULTA GIURIDICA CGIL NAZIONALE
21 ottobre, 2008
Da genitore e cittadino ho deciso di preoccuparmene.
[...] «Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, a impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. E allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A ’quelle’ scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi, ve l’ho già detto; rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! Quest’ultimo è il metodo più pericoloso, la fase più pericolosa di tutta l’operazione [...].Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito». [...]
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (ADSN),
Roma 11 febbraio 1950.>
17 ottobre, 2008
Scalarini alla Cisl
Chissà se qualcuno si ricorda di Giuseppe Scalarini, il disegnatore satirico mantovano già fondatore del settimanale “Merlin Cocai”, poi all’”Avanti!” con la sua vignetta quotidiana. Processato quattro volte per gli sberleffi contro i padroni del vapore e i caporioni fascisti, aggredito e pestato a sangue a Milano, finito in un campo di concentramento e morto nel 1948.
Ho pensato a lui guardando la prima pagina di “Conquiste del lavoro” il quotidiano della Cisl. Mostra una grande vignetta “alla Scalarini”. I tempi però cambiano, il mondo va alla rovescia e così può capitare che i giornali sindacali irridano non al signor Alberto Bombassei, ma al segretario della Cgil Guglielmo Epifani. La vignetta mostra, infatti, il dirigente sindacale aggrappato a un tavolo con gli occhi fuori dalle orbite e i goccioloni di sudore che escono da tutti i pori.
Proviamo a pensare che cosa potrebbe succedere se “Rassegna sindacale”, la rivista della Cgil oggi diretta da Paolo Serventi Longhi, pubblicasse in prima pagina una vignetta su Raffaele Bonanni. Magari in ginocchio su uno strato di sale mentre la Marcegaglia gli terge le lacrime. Immaginiamo gli editoriali di un qualche vicedirettore del “Corriere della sera” che dopo aver storpiato il nome di Epifani accumunandolo con quello di Cremaschi, come insegnano a fare nelle più esigenti scuole di satira scritta, potrebbe sfornare capoversi sulle violenze di Corso d’Italia.
C’è un libro di Aris Accornero che s’intitola “Dalla rissa al dialogo”. Parlava degli anni 50 e di quanto fossero deboli e divisi allora i sindacati. Anche se nessuno pubblicava su organi sindacali, credo, vignette su Di Vittorio, Foa, Lama o Trentin. Oggi qualcuno potrebbe però scrivere “Dal dialogo alla rissa”. Fatto sta che quelle vignette, quei giochi di parole, possono avere l‘effetto di una bomba calata nei luoghi di lavoro, dove per il sindacato si suda e si sperperano energie. Possibile che non si debba levare una qualche voce di buona volontà?
"I LAVORATORI CAPISCONO MOLTO DI PIU' DI QUELLO CHE CREDONO ALCUNI SINDACALISTI PAGGI DEL POTENTE DI TURNO"
13 ottobre, 2008
NO A GRAVE ATTACCO A DIRITTI E SALARIO LAVORATORI TELECOM
Nella giornata del 9 Ottobre, l’azienda Telecom Italia ha comunicato alle Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL l’interpretazione genuina che dal 1 Novembre verrà data in relazione alle norme su prestazioni straordinarie e supplementari.
Il regolamento aziendale recita: “in relazione alle previsioni contrattuali relative all’orario di lavoro su base settimanale, il compenso per lavoro supplementare o straordinario sarà corrisposto solo dopo che il lavoratore avrà garantito un’effettiva prestazione lavorativa pari al citato orario settimanale di lavoro”.
Per l’azienda si intende (con effetti dal 1 Novembre) che, se durante la settimana un lavoratore avrà preso un giorno di ferie o di malattia, dovrà prima fare 38 ore e 10 min. (o quanto previsto se part-time) di effettivo lavoro, retribuito in via ordinaria, e solo dopo vedersi riconosciute - per le eventuali ore prestate in più - le maggiorazioni economiche per lavoro supplementare o straordinario.
Motivo di tale cambiamento, a detta dell’azienda, sarebbe il decreto n. 93/08 che ha defiscalizzato parte degli oneri fiscali sullo straordinario.
Come Segreterie Nazionali riteniamo tale scelta aziendale un attacco gravissimo e senza precedenti ai diritti fondamentali e al salario dei lavoratori di Telecom, violando tanto il CCNL quanto gli accordi aziendali (da ultimo l’accordo integrativo di 2° livello siglato a maggio del 2008) e soprattutto le prassi consolidate in azienda già da diversi anni.
In particolare gli accordi Collettivi e il CCNL parlano ai soli fini contrattuali di “una durata massima normale dell’orario di lavoro…” e non di effettiva prestazione di lavoro (art. 26 comma 1) e di lavoro straordinario come “quello compiuto oltre l’orario normale settimanale di lavoro” (art. 30 comma 1). Mentre per le prestazioni supplementari, queste sono definite come “le prestazioni eccedenti la normale durata dell’orario di lavoro settimanale applicato in azienda” (art. 30 comma 2).
Del resto sino ad oggi (quindi a 5 anni dal dlgs. 66/03, a 3 anni dal rinnovo del CCNL e a 4 mesi dall’entrata in vigore del decreto) l’azienda ha riconosciuto ai lavoratori che eccedevano il normale orario di lavoro – indipendentemente se nella settimana avessero o meno preso giorni di malattia o ferie – le maggiorazioni previste dalla contrattazione collettiva. Questo anche al fine di garantire l’efficienza aziendale, la continuità e qualità del servizio (andrebbero infatti approfonditi anche gli eventuali effetti di tale nuova interpretazione in relazione all’obbligo di permanenza in azienda per i lavoratori non inseriti in turni avvicendati, nonché in relazione agli aspetti previdenziali e assicurativi connessi)
L’obiettivo dell’azienda è quanto mai evidente:
1) spingere i lavoratori a mettersi in malattia il meno possibile, in barba alla salute dei dipendenti e al diritto – di fatto – di avere la malattia retribuita (pena una decurtazione sostanziale della retribuzione netta a fine mese);
2) far “pagare” al lavoratore l’eventuale giornata di malattia (giornata che di fatto il lavoratore dovrà recuperare prima di potersi vedere riconosciute le maggiorazioni per straordinario o per supplementare);
3) penalizzare i lavoratori che non prenderanno le ferie tutte insieme;
4) colpire le retribuzioni di migliaia di lavoratori, in un momento per di più in cui tutti dicono esserci una grave questione salariale e che occorre aumentare gli stipendi dei dipendenti;
5) un notevole risparmio da parte dell’azienda in contraddizione addirittura di una legge creata per salvaguardare il salario dei lavoratori.
Per queste ragioni, come Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL diffidiamo l’azienda dal procedere, la invitiamo a continuare nella prassi che per anni è stata seguita e che, insieme alle disposizioni contrattuali, ha oramai consolidato un diritto universale, conquistato dai lavoratori e dal Sindacato grazie ad anni di battaglie.
Invitiamo da subito le RSU e le strutture sindacali territoriali alla massima sensibilizzazione dei lavoratori di Telecom Italia, in vista – qualora l’azienda non cambi la propria posizione – di una più ampia e generale mobilitazione.
Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UI
08 ottobre, 2008
SLC NAZIONALE; Appunto ad uso esplicativo - Crisi dei Mercati finanziari
L’attuale turbolenza nei mercati finanziari desta molteplici preoccupazioni tra i lavoratori che hanno aderito al piano previdenziale del Fondo Pensione Telemaco e le comunicazioni pur presenti nel sito ufficiale del Fondo possono soffrire di scarsa chiarezza a causa dei forti limiti imposti dalla attuale normativa.
E’ evidente che
la composizione dei portafogli, con preponderanza di titoli obbligazionari governativi, e i limiti alla detenzione di titoli azionari di una unica azienda o gruppo;
l’assenza di titoli obbligazionari “corporate” emessi da istituzioni bancarie o finanziarie;
la politica attiva di diversificazione che fissa rigidi limiti di concentrazione geografica o settoriale;
la copertura del rischio di cambio;
il divieto di operare in mercati non regolamentati ;
l’assenza di operatività sui mercati dei c.d. paesi emergenti;
il divieto di operazioni allo scoperto ben prima del varo di tale norma;
sono frutto di politiche tendenti a tutelare il patrimonio del Fondo a fronte di default e a diluire i fattori di rischio.
A questo va aggiunto che
- Il Fondo attua costantemente il monitoraggio dei portafogli;
- È stato istituito un apposito comitato del CDA che esamina le operatività dei gestori;
- Dal mese di settembre sono stati alienati gli asset riferiti al Giappone;
- Negli ormai numerosi default che hanno caratterizzato il 2008 il grado di esposizione è pari a 0;
ciò non toglie che l’attuale grave crisi per le sue caratteristiche incide necessariamente sulle performance del Fondo.
La volatilità dei mercati azionari incide sull’andamento dei comparti di investimento proporzionalmente al grado di rischio scelto dall’associato. Praticamente 0 nel comparto garantito ed in quello obbligazionario (blue), dal 20% in su per gli altri comparti.
Va aggiunto inoltre che l’attuale crisi è crisi di liquidità e fiducia ed è risaputo che in un mercato illiquido soffrono di più i titoli “buoni” non fosse altro perché sono gli unici che trovano compratori.
In tale contesto gli investimenti non speculativi, che si concentrano sui titoli con i migliori fondamentali, hanno un maggior grado di ripercussione. E’ pur vero che hanno anche un superiore grado di reattività a fronte di un cambio di tendenza.
E’ bene dunque ricordare sempre che il risparmio previdenziale si colloca in un arco temporale medio lungo in cui la volatilità viene ricondotta in trend compatibili con le attese previdenziali; che la vicinanza al pensionamento, e quindi al ridimensionamento dell’arco temporale, deve essere accompagnata da scelte più prudenti da parte dell’associato.
Dunque il vero rischio da monitorare ed evitare è il massivo coinvolgimento in fallimenti che fanno uscire il titolo posseduto dalla valorizzazione del portafoglio. La politica di diversificazione e di limitazione degli investimenti attuata dal fondo risponde a questa logica e fino ad ora ha risposto pienamente alle attese.
DICHIARAZIONE UFFICIALE FONDO TELEMACO
Il Fondo Telemaco continua costantemente la normale rigorosa attività di monitoraggio dei portafogli.
Il Consiglio di Amministrazione ha dato vita ad un Comitato Tecnico che ha tra i suoi compiti anche quello di tenere sotto stretta osservazione l’operatività dei gestori finanziari, al fine di tutelare il Patrimonio del Fondo Telemaco nelle modalità previste dalle normative vigenti.
Di fronte all’attuale turbolenza dei mercati finanziari va tenuto, nel dovuto conto, che i diversi comparti d’investimento sono esposti in modo differenziato al rischio connesso ai mercati azionari e che in questo momento il Fondo esclude la presenza di titoli obbligazionari Corporate emessi da società finanziarie.
A titolo di esempio, il comparto a maggiore presenza e capitalizzazione, il Green Prudente, al 30.09.08, aveva un portafoglio composto per il 75% di obbligazioni governative e corporate non finanziarie che, composto con la liquidità, espone al rischio sui mercati azionari, sia Europei che Usa, nel limite del 22,9% del patrimonio.
04 ottobre, 2008
Dequalificazione per trasferimento da impiegata ad addetta al «call center»
Con sentenza del 29 settembre 2008, n. 24293 la Sezione lavoro della Corte di Cassazione ha disposto che il trasferimento di una impiegata dalla sua mansione a quella di addetta di «call center « configura una dequalificazione professionale.
Per la Cassazione vale il principio che le mansioni di destinazione, nel caso specifico addetta di «call center«, devono consentire «l’utilizzazione ovvero il perfezionamento e l’accrescimento del corredo di esperienze, nozioni, perizia acquisite nella fase pregressa del rapporto».
Dunque in base a quanto sopraesposto per la Cassazione, anche a parità di CCNL, i dipendenti non possono essere trasferiti nei call center se prima svolgevano mansioni con maggiori occasioni di crescita professionale.
Fatto e diritto
Una dipendente Telecom con mansioni di impiegata amministrativa era stata trasferita al «call center» come centralinista del 187.
Allora la dipendente si era rivolta al Tribunale che le aveva respinto una serie di domande dalla stessa proposte per ottenere l'accertamento dell'illegittimità della intervenuta modifica in pejus delle sue mansioni, il suo diritto ad essere reintegrata nelle mansioni precedenti, la condanna della società predetta a risarcirle il danno alla professionalità e all'immagine professionale subito, la condanna della stessa a risarcirle il danno biologico provocato dall'illegittimo trasferimento ed applicazione al servizio 187, il danno morale e quello esistenziale, oltre al pagamento di alcuni elementi retributivi e l'accertamento del suo diritto ad una qualifica superiore, con le connesse differenze retributive.
L’azienda si era giustificata affermando che in alternativa al licenziamento l’unica possibilità per mantenerla in servizio era quella della dequalificazione.
Allora la dipendente aveva fatto ricorso al Tribunale che invece le aveva respinto la domanda di reintegrazione nelle mansioni precedenti e negato anche il risarcimento del danno esistenziale, biologico e morale.
La Corte d’Appello invece ha riformato la sentenza di primo grado, dichiarando l'illegittimità del comportamento denunciato e il diritto della dipendente nei confronti della società (Telecom) ad essere reintegrata nelle mansioni precedentemente svolte ovvero in altre ad esse equivalenti e ha disposto con separata ordinanza la prosecuzione del giudizio in ordine agli ulteriori motivi di appello.
La decisione della Corte di Cassazione
Secondo la Corte di Cassazione la Corte d’Appello ha adeguatamente valutato le mansioni di provenienza come più ricche di quelle di destinazione, anche perché svolte in collegamento e in collaborazione con altri uffici della società e connotate da non indifferenti occasioni di crescita professionale mentre quelle di destinazione sono state ritenute elementari, estranee alle esperienze professionali pregresse, aventi «in sé un maggior rischio di fossilizzazione delle capacità della dipendente...».
Dunque la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso e condannato la Telecom Italia s.p.a. a rimborsare le varie spese giudiziali in quanto per la stessa vale il principio che le mansioni di destinazione, nel caso specifico addetta di «call center«, devono consentire «l’utilizzazione ovvero il perfezionamento e l’accrescimento del corredo di esperienze, nozioni, perizia acquisite nella fase pregressa del rapporto».
Dunque in base a quanto sopraesposto per la Cassazione, anche a parità di CCNL, i dipendenti non possono essere trasferiti nei call center se prima svolgevano mansioni con maggiori occasioni di crescita professionale.
SE QUALCUNO FOSSE INTERESSATO ALLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA LE TROVATE QUI
03 ottobre, 2008
29 settembre, 2008
CAMERA: DOMANI DIRETTA SU SITO AUDIZIONI TISCALI E TELECOM
CONTRIBUTO DI CGIL E SLC AD AGCOM
Contributo a consultazione pubblica delibera 445/08/Cons, in relazione alla proposta
definitiva di impegni presentata dalla società Telecom Italia Spa ai sensi della legge 248/06.
La CGIL e SLC-CGIL intendono esprimere con la presente nota la propria posizione sugli Impegni di Telecom Italia del 24 luglio 2008 e partecipare alla Consultazione Pubblica indetta da AGCOM il 29 luglio 2008.
Punto di riferimento delle posizioni odierne è costituito dal documento unitario confederale e di categoria del 3 luglio 2007 nel quale, partecipando alla Consultazione Pubblica sulla rete di accesso indetta da AGCOM, si sosteneva la possibilità di ricorrere a soluzioni che - partendo dalla delibera 152/02 - arrivassero a prospettare solo come soluzione estrema la separazione funzionale della
infrastruttura in oggetto.
Gli Impegni di Telecom Italia, oggetto della attuale consultazione, precisano che le modifiche organizzative successivamente intervenute attraverso la costituzione della funzione Open Access non costituiscono una “separazione funzionale” e si caratterizzano come un modello del tutto originale e avanzato nella situazione europea.
Con gli impegni infatti, secondo Telecom Italia, si migliora una situazione già oggi, sempre per Telecom, ritenuta positiva in termini di mercato e concorrenza.
Tuttavia come CGIL e SLC rileviamo che, come evidenziato anche dall’ultimo rapporto annuale di AGCOM, allo stato attuale anche su mercati nuovi (vedi Banda Larga) la situazione italiana è meno aperta alla concorrenza e meno sviluppata in termini percentuale di popolazione coinvolta rispetto ai principali paesi europei.
Problemi di concorrenza, come è risaputo, esistono più in generale anche nel mercato dell’accesso e in quello della fonia.
Allo stesso tempo occorre ricordare che i prezzi per i servizi ULL sono i più bassi a livello europeo, che siamo in presenza di forti interventi asimmetrici (tariffe di terminazione) e che quindi l’intervento regolatore ha avuto già un suo peso. E’ utile inoltre sottolineare come nel 2007 vi sono stati rilevanti interventi sulle tariffe e sui costi del servizio di telefonia mobile (costi di ricarica).
Infine le TLC sono stati l’unico settore che in questi anni ha contribuito in termini di inflazione negativa.
Gli OLO dal loro canto, in un primo commento agli impegni di Telecom fatto dagli A.D. di otto aziende, evidenziano l’assenza di due componenti essenziali per poter giudicare positivamente l’impianto proposto da Telecom: la separazione funzionale e indicazioni per la Rete di nuova generazione.
Gli stessi operatori alternativi avevano già chiesto nel passato certezze nell’applicazione e nel funzionamento delle regole che si stabiliranno, soprattutto in relazione alla rete di nuova generazione (vedi gli atti relativi alla consultazione pubblica sulla rete di accesso).
Proprio questa esigenza posta dagli operatori concorrenti di Telecom Italia ci porta a fare, allora, le seguenti considerazioni: i punti toccati dagli Impegni di Telecom sono importanti e di natura non secondaria (delivery unitario, incentivi al management, sistema di monitoraggio, piani tecnici di qualità, piani tecnici di sviluppo,organismo di vigilanza e sua composizione), ma la natura stessa di
impegni non sempre vincolanti (perché autonomi) non realizza il grado di certezza delle regole richiesto dagli operatori alternativi e necessari per poter pianificare e concentrare le risorse necessarie per investire sulle nuove infrastrutture.
Il punto quindi è come garantire al contempo investimenti, remunerazione degli stessi e parità di accesso.
Come CGIL e SLC riteniamo sbagliata la scelta di un’eventuale separazione societaria, non solo perché avrebbe oggi più caratteristiche di valorizzazione finanziaria che non industriale, ma perché l’equilibrio da individuare dovrebbe in ogni caso garantire l’integrazione funzionale delle diverse aree di intervento (come proposto dalla stessa Telecom Italia, secondo un modello più aperto di Open Access, integrato funzionalmente e garantito da specifici “muri cinesi”), permettendo il graduale passaggio dal rame alla fibra ottica ed il costante mantenimento dei livelli di intervento di assurance e delivery necessari per garantire la qualità trasmissiva nella fase di passaggio da una tecnologia all’altra (oltre che la garanzia dell’attuale unitarietà aziendale di Telecom Italia).
Riteniamo, per tanto, più utile intervenire all’interno del perimetro proposto da Telecom Italia con i suoi impegni, dando più certezze e strumenti di controllo agli
OLO in materia di:
-Delivery.
La riorganizzazione di Telecom garantirebbe, secondo gli Impegni, la scomposizione del processo di lavoro del servizio in due fasi (quella wholesale e quella retail) perfettamente identiche sia per le divisioni commerciali di Telecom che per i concorrenti. La garanzia del rispetto di queste procedure è affidata comunque alla azienda che fornisce il servizio wholesale (Telecom Italia) e i tempi di recupero di un eventuale trattamento non paritario comunque continuerebbero a costituire un
vantaggio per l’incumbent. Su tale punto si coglie tutta la differenza tra un assetto basato sulla separazione funzionale (unità organizzativa e board autonomi) e quello risultante dagli impegni basati sul ruolo di una funzione interna come Open access.
Qualora tuttavia l’Autorità, con il consenso degli OLO, decidesse di procedere sullo schema proposto da Telecom a noi le soluzioni possibili appaiono: o quella di un controllo diretto da parte degli OLO (controllo diretto sulle procedure, evitando possibili effetti di “cartello”) o - ancora meglio - di un soggetto terzo sulla reale applicazione del processo di Delivery proposto da Telecom.
-Piano tecnico di Qualità.
Un volta definiti gli interventi essi – secondo lo schema Telecom – possono essere modificati unilateralmente. Anche su tale punto, per noi, la definizione dei piani tecnici di qualità dovrebbe realizzarsi invece con un maggiore coinvolgimento degli OLO (la messa a disposizione dei piani se costituisce oggi un passo in avanti rispetto alla situazione attuale, non è sufficiente) e l’eventuale loro revisione non dovrebbe essere una mera comunicazione svolta da Telecom Italia (si potrebbe
attivare una specifica procedura di consultazione preventiva). Questo punto, come è chiaro, costituisce uno snodo importante in quanto gli interventi sulla qualità vanno a incidere sulle risorse di rete disponibili e quindi sulla possibilità di rispondere celermente alle richieste del cliente.
-Piani tecnici di sviluppo.
Anche qui vale quanto sovra scritto. Occorrono luoghi e procedure per garantire un maggiore coinvolgimento della concorrenza nella definizione dei piani e nelle loro varianze. L’accentuazione su questo punto influenzerà direttamente i livelli degli investimenti dell’incumbent e quelli degli operatori alternativi già realizzati, accelerando la crescita degli stessi come segnalato anche dalla ultima relazione annuale di AGCOM. Il tutto nella consapevolezza del passaggio alle reti di nuova
generazione che potranno essere influenzate anche dalle scelte operate dagli ultimi due governi (Comitato per la Banda Larga e legge 133 art 2 , 6 quinquies,10).
Per quanto riguarda gli investimenti degli OLO il loro coinvolgimento nella definizione dei piani tecnici di sviluppo può consentire la valorizzazione degli investimenti già realizzati e la programmazione di quelli successivi. Un quadro chiaro e procedure trasparenti aiuterebbero inoltre a chiarire meglio la reale possibilità dell’incumbent (e della concorrenza) di fare gli investimenti
infrastrutturali necessari per fare decollare i servizi di nuova generazione per le imprese, la pubblica amministrazione, il welfare, le famiglie.
Le sedi nelle quali realizzare la partecipazione degli OLO ai Piani Tecnici di Qualità e Sviluppo potrebbero essere individuate dalla stessa AGCOM unitamente a Telecom e agli OLO. Per parte nostra proviamo a immaginare una sorta di Camera di Compensazione partecipata dai soggetti interessati e presieduta da un presidente individuato da AGCOM. Questa Camera verrebbe riunita prima della definizione dei piani e prima della loro comunicazione come previsto dagli Impegni.
Una sede equivalente potrebbe costituirsi anche per il funzionamento del nuovo sistema di delivery proposto nella parte wholesale.
All’obiezione prevedibile che questo sistema farebbe entrare la concorrenza dentro il sistema di gestione industriale di Telecom osserviamo che se si vuole continuare a mantenere un mercato liberalizzato dentro il contesto europeo e tenere conto dell’esistenza di infrastrutture solo parzialmente replicabili è necessario spostare la competizione maggiormente sui servizi salvaguardando comunque la possibilità di investimento, innovazione, concorrenza anche nelle reti.
E’ chiaro che in questo contesto e a fronte di siffatti interventi, come da noi proposti, si potrebbe anche dare una risposta positiva alla richiesta di Telecom Italia di allentare le regole in vigore e i limiti alle tariffe e alle vendite all’ingrosso così come oggi imposti, oltre che permettere a tutti gli operatori di avere un’eguale “liberalizzazione” sulle tariffe (in particolare sul fisso) in grado di remunerare gli investimenti per la nuova rete.
In questo quadro i punti riguardanti il sistema di incentivazione del management, di formazione del personale, di monitoraggio, dell’organismo di Vigilanza possono rimanere come sono stati proposti.
SI SONO FATTI IL PREMIO DI RISULTATO .................
Telecom Italia: buy back raggiunge i 25 mln di titoli
A conclusione della prima tranche del programma di acquisto di azioni proprie annunciato in data 8 agosto 2008, a servizio del piano di assegnazione gratuita di azioni ordinarie di Telecom Italia S.p.A. riservato al top management del Gruppo (cfr. documento informativo pubblicato in data 9 agosto 2008, con aggiornamento in data 16 settembre 2008), la Società comunica l'avvenuto acquisto del numero massimo di azioni proprie autorizzato dall'Assemblea del 16 aprile 2007.
Le n. 25.000.000 azioni ordinarie Telecom Italia S.p.A. sono state acquistate tramite intermediario sul mercato regolamentato italiano MTA di Borsa Italiana, nel rispetto del "Regolamento dei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa Italiana S.p.A." e relative Istruzioni.
Gli acquisti sono stati effettuati per volumi non superiori al 25% del volume medio giornaliero di azioni Telecom Italia S.p.A. negoziate sul Mercato Telematico Azionario, calcolato sulla base del volume medio giornaliero degli scambi dei 20 giorni di negoziazione precedenti la data dell'acquisto. Il corrispettivo unitario si è collocato tra un minimo e un massimo corrispondenti alla media ponderata dei prezzi ufficiali delle azioni oggetto di acquisto registrati da Borsa Italiana S.p.A. negli ultimi dieci giorni di negoziazione prima della data di acquisto, rispettivamente diminuita o aumentata del 10%. La copertura finanziaria dell'intero programma di acquisti (per un controvalore di 27.099.200,00 euro, oltre a commissioni) non ha comportato ricorso a indebitamento finanziario lordo aggiuntivo.
Con le operazioni sopra riepilogate è esaurita l'autorizzazione all'acquisto di azioni proprie deliberata dall'Assemblea del 16 aprile 2007, la cui scadenza risultava fissata al 16 ottobre 2008. La presente comunicazione è pertanto da intendersi anche quale comunicato ai sensi dell'art. 144-bis del Regolamento Emittenti.
All'avvio del programma Telecom Italia S.p.A. deteneva n. 1.272.014 azioni ordinarie proprie (corrispondenti allo 0,01% del capitale di categoria); in esito alle operazioni descritte ne detiene n. 26.272.014 (corrispondenti allo 0,20% del capitale di categoria). La società lussemburghese Telecom Italia Finance S.A., controllata in via totalitaria da Telecom Italia S.p.A., detiene ulteriori n. 124.544.373 azioni ordinarie della Capogruppo (corrispondenti allo 0,93% del capitale di categoria).
La Società precisa che del citato programma di acquisto di azioni proprie tuttora residua la seconda tranche, per un massimo di ulteriori n. 11.400.000 azioni ordinarie da acquistarsi entro il 14 ottobre 2009 (come autorizzato dall'Assemblea del 14 aprile 2008), a servizio del piano di stock option riservato al Vertice Esecutivo di Telecom Italia S.p.A. di cui al documento informativo pubblicato in data 28 marzo 2008, con aggiornamento in data 16 aprile 2008.
25 settembre, 2008
Telecom, il piano 2009-2011 si decide il prossimo 2 dicembre
Il piano industriale 2009-2011 di Telecom Italia sarà discusso e approvato dal Cda il prossimo 2 dicembre e sarà presentato subito dopo al mercato. E' quanto è stato annunciato dal gruppo di telecomunicazioni al termine del
Cda odierno svoltosi in mattinata a Milano.
I membri del board dell'ex monopolista si sono visti esporre dall'Ad Franco Bernabè lo stato di avanzamento del piano industriale 2009-2011, "ancora in via di definizione", che potrà "beneficiare dei positivi risultati dell'azione di razionalizzazione in corso, che ha consentito tra l'altro la conclusione dell'accordo sindacale del 19 settembre scorso per la gestione di 5mila esuberi".
Durante la riunione si è pure discusso del "tema della infrastruttura di rete di accesso di Telecom Italia e della proposta di impegni, presentata all'autorità garante per le garanzie delle telecomunicazioni, conseguente alla creazione dell'Open Access". Bernabè ha definito la proposta dell'authority, "ancora in fase di consultazione pubblica presso l'Agcom", come "un positivo sviluppo in termini regolatori".
Il top manager trentino ha anche informato il Cda riguardo le manifestazioni di interesse, giunte alla società, per un ingresso nel capitale, precisando che "nessuna di dette manifestazioni di interesse è stata sollecitata dalla società né si è concretizzata in alcuna proposta".
Il board, durante la riunione di oggi, ha infine nominato il consigliere indipendente Elio Catania quale membro del comitato esecutivo al posto del dimissionario Gaetano Micciché. Il consigliere indipendente Roland Berger prenderà il posto di Elio Catania nel comitato per il controllo interno e per la corporate governance.
ALTRI DUE MESI A BAGNOMARIA...........
23 settembre, 2008
ACCORDO SEPARATO FISTEL - UILCOM
22 settembre, 2008
Banda larga: Sky, Mediaset e Fs nella task force
N.B. SI TRATTA DI NGN (NEXT GENERATION NETWORK)
«C’è stato un episodio che mi ha convinto definitivamente che il tema della banda larga e dello sviluppo delle nuove reti in fibra, uno sviluppo da accelerare il più possibile, è un nodo strategico. E’ quando, nell’ambito del giro di incontri con tutti gli operatori del settore media e Tlc mi sono visto con James Murdoch, che guida Sky Italia. Mi aspettavo, com’è ovvio, che avremmo parlato di tv. E invece abbiamo parlato come prima cosa di banda larga. Loro ci stanno puntando molto». Paolo Romani, ha il titolo di sottosegretario ed è di fatto il ministro delle Comunicazioni. Ha appena annunciato la nascita di una nuova task force che vuole riunire tutti i soggetti interessati del settore, ma non solo. «Su questo tema ho raccolto molta attenzione dice Anche con Moretti, l’ad di Fs, ne abbiamo parlato a lungo. Anche loro hanno interesse e possono mettere qualcosa nel progetto. Così come le Poste e altri ancora».
Da Telecom agli altri operatori telefonici, gli Internet provider come Tiscali, ma anche Poste, Ferrovie e, naturalmente, il mondo tv: da Mediaset a Sky, in attesa che anche la Rai, con la sua RaiWay entri in gioco («Anche lì una nuova gestione può liberare molte risorse», dice Romani).
La task force di cui parla Romani è già in via di definizione nel disegno di legge 1441 bis che il Parlamento ha iniziato a discutere la scorsa settimana. Sarà un tavolo in cui verranno decise delle priorità di intervento: in quali zone procedere, in che ordine e quanto stanziare di fondi pubblici. Una volta stabilito questo, si farà una gara per realizzare la parte di rete decisa (per esempio, una città del Sud). Chi vince sarà il titolare della rete e l’operatore del servizio. Ma poiché avrà ricevuto una quota di fondi pubblici sul totale dello stanziamento, dovrà non solo aprire la rete a tutti, ma farlo con uno sconto ulteriore del 20% sul prezzo da far pagare agli altri operatori. Quando il traffico prodotto sarà tale da generare utili, allora una quota di questi utili torneranno nelle casse pubbliche a ripagare i fondi iniziali. Un meccanismo che si chiama ‘clawback’, che viene molto sponsorizzato da Bruxelles e che finora è stato usato con successo solo in Scozia e in Svezia. L’Italia sarebbe il primo grande mercato ad imboccare questa strada. In questo modo si dovrebbe sia completare il collegamento in fibra della rete Telecom tra le centrali ancora connesse in rame, sia realizzare le nuove reti di accesso in fibra ottica.
Se Telecom dovesse davvero procedere verso la separazione della rete, il nuovo meccanismo dovrebbe integrarsi senza sforzo nel nuovo scenario. Anzi, sotto certi aspetti sembra quasi fatto apposta.
Quanto ai fondi pubblici utilizzabili, si parte con gli 800 milioni ereditati dal governo precedente e il ministero delle Attività produttive, da cui oggi dipendono le Comunicazioni, è riuscito a salvare dai tagli di Tremonti «Ma li useremo in modo diverso spiega Romani Niente più enti pubblici che diventano proprietari di pezzi di rete. Ritengo che il modello Infratel, che pure ha prodotto qualche risultato apprezzabile, non sia il modo migliore di utilizzare queste risorse. Cercheremo perciò di integrare Infratel nel nuovo meccanismo, così che agli 800 milioni di partenza si possano aggiungere anche i 250 ancora a disposizione della società». (s.car.)
SI INIZIA A VENDERE I GIOIELLI DI FAMIGLIA? GARANZIE ?
DA AFFARI E FINANZA DI OGGI
scorporo della rete è una partita complessa che per dare i frutti richiesti non prenderà meno di un paio di anni di tempo. Nell’attesa l’obiettivo di abbattere il debito potrebbe essere affrontato in tempi più brevi vendendo le 14 mila antenne dei telefonini. Senza pregiudizio per il business.
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Ed è importante che il tabù di una grande telecom ex monopolista che si separa dalla sua rete di cavi cada proprio mentre a Bruxelles si discute di concorrenza e di accesso alle reti, in special modo alle reti in fibra ottica di nuova generazione.
Ma c’è un secondo punto acquisito da leggere in chiave europea. Se anche lo scorporo della rete per qualche ragione non andasse in porto, questo accelererebbe la vendita delle torri della telefonia mobile: un altro modo, altrettanto efficace, per dire che nelle tlc europee oggi la concorrenza non si fa sulle infrastrutture ma sui servizi. E anche questo è un altro tabù che si infrange.
Cavi e torri. L’insieme della dotazione infrastrutturale di Telecom Italia è molto articolata e divisa almeno in tre parti. Nella prima ci sono i cavi della rete fissa, con le grandi dorsali e gli anelli metropolitani in fibra e la rete di accesso in rame, quella che entra nelle case degli utenti. E per governare questo centinaio di milioni di chilometri di cavi ci sono oltre 10 mila centrali telefoniche e 140 mila armadi ripartitori. Nella seconda parte ci sono poi le torri delle antenne cellulari. E infine, nella terza, le altre torri dei ponti radio delle tv del gruppo. Decidere lo scorporo e la societarizzazione della rete vuol dire anche decidere quali parti di questa infrastruttura andranno nella nuova entità e quali no.
NATURALMENTE A QUESTE IPOTESI L'AZIENDA SPERIAMO CI ABBIA FORNITO LE NECESSARIE E PIU' AMPIE GARANZIE OCCUPAZIONALI...............OPPURE NO!
MANOVRE IN CAMPO..........
DA AFFARI E FINANZA DI OGGI
[...]Non si può poi dimenticare, anche ai fini di un giudizio corretto sul lavoro di Bernabè nei primi nove mesi, il grande lavoro di ostruzionismo messo in campo dal precedente azionista di riferimento, Tronchetti Provera, e dalla struttura di manager lui fedeli che per un lungo periodo di tempo hanno ricoperto cariche in punti chiave dell’azienda. Uomini che esultavano di nascosto per la sonora bocciatura del mercato alla presentazione del piano industriale di marzo, blindati con contratti milionari poco prima del cambio della guardia in azienda e la cui uscita è costata alle casse della società denari spropositati in barba a qualsiasi corretta regola di corporate governance. Invece che entrare a gamba tesa per sanare la situazione e tagliare i privilegi Bernabè ha usato il fioretto, quasi temendo la marea di ritorno che in questi casi si forma se si opera un taglio netto con il passato. Questo suo passo felpato nel prendere in mano le leve dell'azienda unito a un apparente basso tasso di decisionismo, hanno contribuito a creare intorno a Bernabè l’idea che fosse inadeguato al ruolo[...]