DA AFFARI E FINANZA DI OGGI
scorporo della rete è una partita complessa che per dare i frutti richiesti non prenderà meno di un paio di anni di tempo. Nell’attesa l’obiettivo di abbattere il debito potrebbe essere affrontato in tempi più brevi vendendo le 14 mila antenne dei telefonini. Senza pregiudizio per il business.
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Ed è importante che il tabù di una grande telecom ex monopolista che si separa dalla sua rete di cavi cada proprio mentre a Bruxelles si discute di concorrenza e di accesso alle reti, in special modo alle reti in fibra ottica di nuova generazione.
Ma c’è un secondo punto acquisito da leggere in chiave europea. Se anche lo scorporo della rete per qualche ragione non andasse in porto, questo accelererebbe la vendita delle torri della telefonia mobile: un altro modo, altrettanto efficace, per dire che nelle tlc europee oggi la concorrenza non si fa sulle infrastrutture ma sui servizi. E anche questo è un altro tabù che si infrange.
Cavi e torri. L’insieme della dotazione infrastrutturale di Telecom Italia è molto articolata e divisa almeno in tre parti. Nella prima ci sono i cavi della rete fissa, con le grandi dorsali e gli anelli metropolitani in fibra e la rete di accesso in rame, quella che entra nelle case degli utenti. E per governare questo centinaio di milioni di chilometri di cavi ci sono oltre 10 mila centrali telefoniche e 140 mila armadi ripartitori. Nella seconda parte ci sono poi le torri delle antenne cellulari. E infine, nella terza, le altre torri dei ponti radio delle tv del gruppo. Decidere lo scorporo e la societarizzazione della rete vuol dire anche decidere quali parti di questa infrastruttura andranno nella nuova entità e quali no.
NATURALMENTE A QUESTE IPOTESI L'AZIENDA SPERIAMO CI ABBIA FORNITO LE NECESSARIE E PIU' AMPIE GARANZIE OCCUPAZIONALI...............OPPURE NO!
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