07 settembre, 2008

sarebbe davvero curioso un Paese che si svena per Alitalia e lascia andare Telecom

da QUINTARELLI'S BLOG
Masismo Mucchetti su Il Corriere: Telecom, l'autunno della svolta

Domani Cesar Alierta viene in Italia. Il presidente di Telefonica farà il giro delle sette chiese politiche e vedrà i vertici di Telecom Italia e anche i soci italiani di Telco, la holding che di Telecom possiede il 24%. Due giorni dopo, la competente commissione della Camera avvierà un'indagine conoscitiva sulle telecomunicazioni. Intervistato dal Messaggero, il presidente della commissione, Mario Valducci, si è augurato che Telecom ceda l'infrastruttura di rete a una nuova società italiana. Questa posizione è ispirata da una valutazione preoccupata della situazione patrimoniale di Telecom Italia e da una concezione del ruolo della grande impresa nel quadro degli interessi nazionali non tanto diverse da quelle del governo Prodi. L'idea, d'altra parte, non è nuova. In questa rubrica ne parlammo per la prima volta due anni fa. E a seconda di come sia attuata, potrebbe portare vantaggi a molti: Telecom Italia diminuirebbe il suo debito; se poi della nuova società Telecom avesse una quota piccola aumentando in proporzione il proprio beneficio immediato, i concorrenti sarebbero felici comunque per la par condicio dell'accesso; i consumatori potrebbero non avere subito soverchi vantaggi perché il valore della nuova società dipende dalle tariffe, ma nel tempo una miglior concorrenza ridurrebbe comunque i prezzi; l'Italia avrebbe più investimenti; la classe politica sarebbe sicura che l'infrastruttura più delicata del Paese rimarrebbe in mani nazionali. Perché allora non si è ancora fatta questa operazione? Per quattro ragioni:

a) non esistono precedenti in Europa, ma forse è perché tuttora vi comandano gli ex monopoli;
b) lo scorporo avrebbe comportato rivalutazioni tali da comportare un salasso fiscale, ostacolo infine rimosso;
c) le precedenti gestioni preferivano difendere i residui della rendita di monopolio anziché affrontare il nodo del debito;
d) nella fase attuale alcuni soci italiani, Mediobanca in particolare, hanno avuto posizioni non uniformi su Telecom e il socio spagnolo, interessato ad acquisire il concorrente alle migliori condizioni possibili, si è messo di traverso.
Il crollo del titolo sta indebolendo le quattro ragioni del no. Quando i mercati riducono la valutazione delle imprese, a pagare il maggior pegno sulle quotazioni dei propri titoli sono le società indebitate, visto che, sul momento, il debito è un dato stabile. E non se ne esce tagliando il personale. È il momento della svolta. Del resto, Franco Bernabè ha sempre detto che in autunno avrebbe presentato la revisione del piano. Ma l'ultima parola spetta ai soci e alla Borsa che da Telecom hanno sempre e soltanto preso. Tanto per capirci, Telco ha pagato Pirelli come Pirelli pagò Gnutti e Gnutti i vecchi soci. Nessuno ha messo un euro in Telecom, tutti hanno spremuto dividendi. Le leve oggi sono due: l'aumento del capitale, che può anche essere riservato ad alcuni se il mercato adesso non ci sente, e l'operazione sulla rete (scorporo e poi cessione parziale o totale ovvero scissione del ramo d'azienda). Telefonica gioca contro, e dal suo punto di vista fa bene. Ma sarebbe davvero curioso un Paese che si svena per Alitalia e lascia andare Telecom.

... e bravo Massimo...
mi pare po' come nei rapporti personali. i diretti interessati sono gli ultimi a vedere l'evoluzione naturale delle cose.

Qui la cosa secondo me non puo' essere risolta con una cordata che fa aumenti di capitale. La situazione e' abbastanza diversa perche' TI e' una azienda che e' circa 30 volte le dimensioni di Alitalia (21Bn contro 620M di capitalizzazione) e per fare una cordata che faccia un aumento di capitale, gli "industriali" italiani non bastano; inoltre TI genera molta cassa e il suo problema e' l'ammodernamento e la crescita considerata la pressione del debito, non il fatto che perde danaro. Proprio per questo vedo come soluzione la separazione della rete.

Circa le voci che dicono che si starebbe pensando a vendere le torri del wireless, non sono fondamentalmente contrario. Osservo pero' che la base di utenza del fisso si riduce, che il recente decreto che assegna i dotti gratuitamente, svaluta fortemente l'asset rete fissa in quanto il costo di sostituzine crolla (speriamo che il Governo ci metta una pezza con la legge delega) che i costi operativi della rete fissa rimangono consistenti, che la rete fissa ha bisogno di investimenti secondo me superiori a quella wireless (non come quantita' ma come entita').

per cui, tra le due, (wireless o fissa) io non avrei dubbi...

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