03 settembre, 2008

ORDINE DEL GIORNO UNITARIO

Roma 2 Settembre 2008



ORDINE DEL GIORNO SU RIORGANIZZAZIONE E FUTURO TELECOM

COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE RSU DI TELECOM ITALIA


Dopo la mobilitazione del 4 luglio e il confronto tenutosi con l’azienda il 24 e 25 luglio, in coerenza con gli ordini del giorno votati dal Coordinamento Nazionale del 10 giugno e dalle numerose assemblee, riteniamo che stia ora all’azienda dimostrare la propria volontà di rispondere alle giuste richieste dei lavoratori Telecom e dei loro rappresentanti.

Per noi è in discussione non una “mera riorganizzazione”, ma il futuro della principale azienda di TLC nel paese, il futuro occupazionale di tutti i suoi 58 mila dipendenti, le capacità di crescita e sviluppo di un’infrastruttura fondamentale per l’Italia, messi oggi a rischio dalle scelte del management di Telecom Italia.

Come dimostrano i risultati della prima semestrale del 2008 – superiori alle stesse attese del mercato come scritto dall’A.D. in una lettera ai dipendenti – i problemi di Telecom sono fondamentalmente problemi di carattere finanziario (asimmetria tra il valore reale dell’azienda e valore nominale del titolo, pressioni da parte di alcuni azionisti per un ritorno economico nel breve termine, ecc.), debitorio (pesando su questo le passate gestioni, senza considerare l’annoso “debito” creato ad arte sul patrimonio immobiliare e relativi affitti), riduzione delle attività all’estero, difficoltà a reperire risorse per nuovi investimenti.
Industrialmente l’azienda ha cioè tutte le potenzialità per un suo rilancio, investendo sull’aumento delle capacità trasmissive delle reti, sulla propria vocazione di grande carrier, su una maggiore attenzione ai clienti, su una migliore valorizzazione dei servizi intermedi, dei servizi ad alto valore, degli applicativi informatici.
Un rilancio industriale coerente con i nuovi scenari tecnologici, competitivi e regolatori che sempre più caratterizzano questa fase del mercato delle tlc, ma che è possibile solo a condizione di una salvaguardia delle integrazioni funzionali tra le diverse aree, l’unitarietà dell’attuale perimetro di attività, una maggiore qualificazione delle aree di customer, ricerca e supporto al cliente, un forte investimento in tecnologie, nuova occupazione e professionalità sulle reti trasmissive e sui nuovi servizi sia fissi che mobili. Cioè solo a condizione di una forte valorizzazione della forza lavoro.


Del resto la stessa riorganizzazione delle strutture di rete (Open access), condivisa nell’obiettivo (favorire la parità di trattamento e mantenere al contempo una integrazione verticale attraverso la divisione funzionale e non la separazione societaria) dimostra tutti i propri limiti quando:
- non inserita in una politica di riconoscimento e valorizzazione delle diverse professionalità;
- non inserita in una strategia volta a concentrare le attività a maggior valore e dagli sviluppi futuri più interessanti all’interno della casa madre.



Inoltre gli impegni presi da Telecom Italia con l’AGCOM e oggetto in queste settimane di una consultazione pubblica aprono scenari ancor più complessi (con evidenti ricadute sui circa 20 mila lavoratori); impegni però che, per essere efficaci e assolvibili, necessitano proprio di quegli investimenti e quelle garanzie di perimetro, occupazionali e professionali che come Sindacato rivendichiamo.
Si pensi agli impegni presi in relazione alla gestione degli interventi di assurance e delivery unitaria (vedi impegno su coda unica), alla necessità di coordinare interventi su parte passiva e parte attiva delle tecnologie dentro Open Access (si veda comunicato sul 24 e 25 luglio), alle modifiche degli SLA e alla gestione degli interventi in relazione ai Piani Tecnici di Sviluppo, alla garanzia di rendere più efficaci tutte le funzioni di supporto sia verso gli altri operatori che verso le strutture Network e Commerciali di Telecom Italia, ecc.
La stessa riorganizzazione, in questo scenario, pone già con forza inoltre la questione del valore maggiore che dovranno acquisire i servizi informatici, nonché l’esigenza di qualificare le aree di staff e supporto.

Per queste ragioni, alla luce di questo contesto complesso ed in movimento che potrebbe modificare in profondità l’azienda, sin dall’inizio della vertenza come Sindacato abbiamo posto coerentemente la questione di avere una visione di insieme sugli scenari futuri e sugli impatti che la riorganizzazione avrà nel suo complesso, cercando di scongiurare una politica del carciofo, atta a trasformare l’azienda “pezzo per pezzo”, senza garanzie per i lavoratori tutti e senza un visibilità per i prossimi anni.

In particolare ogni possibile discussione sui nuovi modelli organizzativi e sulle ricadute occupazionali deve partire da:

1) Salvaguardia dell’unitarietà di Telecom Italia e del suo attuale perimetro per i prossimi anni anche in relazione all’integrazione tra funzioni (occorre cioè avere garanzie certe contro possibili esternalizzazioni e contro qualsivoglia forma di spezzatino aziendale):
- per quanto riguarda la Rete occorre una definizione chiara degli sviluppi di Open Access anche rispetto agli impegni verso Agcom e di tutta l’area Tecnology e Operation (e relative funzioni integrate), avviando una politica che – anche vista della nuova rete e in coerenza con la centralità del cliente e della qualità dei servizi verso gli OLO – metta in capo alla Manodopera Sociale le attività a maggior valore e quelle a contatto con il cliente, anche modificando le politiche di appalto finora perseguite. Queste scelte sarebbero di fatto le uniche in grado non solo di garantire maggiore sicurezza degli impianti, delle centrali e degli armadietti, ma soprattutto di garantire quella trasparenza, parità di trattamento, controllo e verifica previste dagli impegni che T.I. ha dichiarato di assumersi verso AGCOM e gli altri operatori;
- per quanto riguarda le aree di customer care occorre non solo garantirne per tutte (187, 119, ecc.) il mantenimento dentro Telecom Italia e quindi l’integrazione con le altre funzioni, ma avere garanzie certe sul processo di passaggio dal sistema duale fisso/mobile a quello per cliente, attraverso un potenziamento degli stessi call center interni verso tutte le principali tipologie di clienti e una maggiore valorizzazione della professionalità presenti e di quelle nuove, necessarie alla gestione completa del cliente con un unico contatto;
- in relazione ai servizi informatici va definita con certezza la strategia di valorizzazione delle attività interne e di riduzione degli appalti e consulenze date in esterno valorizzando le diverse funzioni già presenti in azienda. Su questo del resto l’azienda ha già dichiarato essere disponibile a parole, anche se continuano a registrarsi schizofrenie e contraddizioni. Si tratta di condividere finalità e percorso, con un protagonismo dei lavoratori e dei propri rappresentanti;


- il ruolo di Tilab va valorizzato e confermato anche in funzione dell’evoluzione della nuova rete e dei relativi nuovi servizi.

2) Occupazione: Telecom può reggere le prossime sfide solo se accompagnerà investimenti in tecnologie, nuovi servizi e potenziamento delle infrastrutture con una politica per la nuova occupazione, sia in ambito customer (stabilizzando tutti gli interinali, contrastando la precarietà oraria) che soprattutto in ambito rete (con nuove assunzioni di giovani, anche in coerenza con il profilo di tecnico/informatico/configuratore sempre più richiesto dal mercato). Questo al fine di non sguarnire postazioni e territori sulla rete che sono già oggi ridotti al minimo (con evidenti effetti negativi sulla qualità dell’infrastruttura) e che verrebbero ulteriormente colpiti da questa riorganizzazione e di facilitare – al contempo – un posizionamento dell’azienda verso le nuove funzioni che i tecnici Telecom saranno chiamati a svolgere sia verso i clienti finali che gli altri operatori, per la vecchia rete in rame e nel passaggio da rame a fibra. Al riguardo è utile sottolineare come solo nel 2007 a fronte di 2200 nuove assunzioni vi siano state più di 4450 uscite (solo il numero dei dirigenti e dei quadri è leggermente cresciuto) e che, anche rispetto ad impegni sottoscritti nel passato sul rapporto tra uscite e nuove assunzioni (vecchio piano industriale), mancano all’appello alcune centinaia di assunzioni soprattutto in ambito rete.

3) Professionalità: la nuova riorganizzazione, se coerente con la riscoperta della vocazione industriale di Telecom Italia, sia in ambito rete, IT, Network che customer richiederà ai lavoratori diverse e nuove professionalità e competenze:
- occorre garantire la salvaguardia delle diverse professionalità conseguite e degli iter di crescita già previsti, nonché pianificare nei prossimi anni il percorso (accompagnato da specifici piani formativi) di crescita dei lavoratori e relativi riconoscimenti, anche con uno specifico accordo sindacale pluriennale;
- occorre definire una strumentazione adeguata e garanzie certe per governare eventuali mobilità professionali, evitando trasferimenti e mobilità territoriali coatte e con un confronto continuo con il sindacato a tutti i livelli, anche attraverso il ricorso a forme di remotizzazione delle attività più di supporto (telelavoro) e comunque salvaguardando le specifiche condizioni di una forza lavoro (104, over 50, pendolari, professionalità possedute, ecc.) non tutta nelle stesse condizioni.

4) Lotta agli sprechi: occorre un piano coerente e trasparente di riduzioni degli sprechi in tutte le aree aziendali (consulenze d’oro, subappalti improduttivi, ecc.)

5) Occorre salvaguardare i volumi di attività ed economici dei contratti commerciali con le aziende esternalizzate ex Telecom, tutte – come è emerso anche nell’incontro del 24 e 25 luglio – in forte sofferenza occupazionale nonostante strettamente funzionali ai livelli di competizione e di efficienza del sistema Telecom.

6) Occorre su tutti questi punti garantire a livello nazionale e territoriale specifici strumenti e sedi di confronto e partecipazione delle RSU e del Sindacato, per un governare costantemente le possibili evoluzioni. Questo in riferimento in particolare per quanto riguarda nuove assunzioni, professionalità, processi di reinternalizzazione e focolizzazione della manodopera sociale, eventuali mobilità professionali.


Dentro questo quadro, con queste garanzie ed impegni, organizzativi ed occupazionali (che recuperino anche una scelta di modello relazionale sbagliata e non condivisibile),


accanto ad una politica di maggiori investimenti sulle infrastrutture e sui nuovi servizi, si possono ricercare soluzioni condivise sulla riorganizzazione dell’azienda.

Fermo restando:
- un conseguente intervento sul numero delle possibili uscite per rendere coerente il numero delle stesse alla salvaguardia e valorizzazione degli asset più strategici (rete e customer in primo luogo) ;
- garantire esclusivamente la volontarietà, con non opposizione, delle uscite e solo per chi ha i requisiti per arrivare alla pensione;
- definire i tempi ed i termini per l’adesione coerentemente con il principio della reale volontarietà.

L’azienda deve ora decidere se accettare un confronto all’interno di questo quadro e di queste richieste, coerenti con un’idea stessa di rilancio di Telecom Italia e di una strategia a medio termine per favorirlo, dando visibilità e certezze ai lavoratori per i prossimi anni.

Il Coordinamento Nazionale da quindi mandato alle Segreterie Nazionali di verificare a stretto giro con le controparti la disponibilità a giungere su questi punti, ad una possibile ipotesi di accordo più complessivo.



APPROVATO ALL’UNANIMITA’

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