29 settembre, 2008

CONTRIBUTO DI CGIL E SLC AD AGCOM


Contributo a consultazione pubblica delibera 445/08/Cons, in relazione alla proposta
definitiva di impegni presentata dalla società Telecom Italia Spa ai sensi della legge 248/06.

La CGIL e SLC-CGIL intendono esprimere con la presente nota la propria posizione sugli Impegni di Telecom Italia del 24 luglio 2008 e partecipare alla Consultazione Pubblica indetta da AGCOM il 29 luglio 2008.
Punto di riferimento delle posizioni odierne è costituito dal documento unitario confederale e di categoria del 3 luglio 2007 nel quale, partecipando alla Consultazione Pubblica sulla rete di accesso indetta da AGCOM, si sosteneva la possibilità di ricorrere a soluzioni che - partendo dalla delibera 152/02 - arrivassero a prospettare solo come soluzione estrema la separazione funzionale della
infrastruttura in oggetto.
Gli Impegni di Telecom Italia, oggetto della attuale consultazione, precisano che le modifiche organizzative successivamente intervenute attraverso la costituzione della funzione Open Access non costituiscono una “separazione funzionale” e si caratterizzano come un modello del tutto originale e avanzato nella situazione europea.
Con gli impegni infatti, secondo Telecom Italia, si migliora una situazione già oggi, sempre per Telecom, ritenuta positiva in termini di mercato e concorrenza.
Tuttavia come CGIL e SLC rileviamo che, come evidenziato anche dall’ultimo rapporto annuale di AGCOM, allo stato attuale anche su mercati nuovi (vedi Banda Larga) la situazione italiana è meno aperta alla concorrenza e meno sviluppata in termini percentuale di popolazione coinvolta rispetto ai principali paesi europei.
Problemi di concorrenza, come è risaputo, esistono più in generale anche nel mercato dell’accesso e in quello della fonia.
Allo stesso tempo occorre ricordare che i prezzi per i servizi ULL sono i più bassi a livello europeo, che siamo in presenza di forti interventi asimmetrici (tariffe di terminazione) e che quindi l’intervento regolatore ha avuto già un suo peso. E’ utile inoltre sottolineare come nel 2007 vi sono stati rilevanti interventi sulle tariffe e sui costi del servizio di telefonia mobile (costi di ricarica).
Infine le TLC sono stati l’unico settore che in questi anni ha contribuito in termini di inflazione negativa.
Gli OLO dal loro canto, in un primo commento agli impegni di Telecom fatto dagli A.D. di otto aziende, evidenziano l’assenza di due componenti essenziali per poter giudicare positivamente l’impianto proposto da Telecom: la separazione funzionale e indicazioni per la Rete di nuova generazione.
Gli stessi operatori alternativi avevano già chiesto nel passato certezze nell’applicazione e nel funzionamento delle regole che si stabiliranno, soprattutto in relazione alla rete di nuova generazione (vedi gli atti relativi alla consultazione pubblica sulla rete di accesso).
Proprio questa esigenza posta dagli operatori concorrenti di Telecom Italia ci porta a fare, allora, le seguenti considerazioni: i punti toccati dagli Impegni di Telecom sono importanti e di natura non secondaria (delivery unitario, incentivi al management, sistema di monitoraggio, piani tecnici di qualità, piani tecnici di sviluppo,organismo di vigilanza e sua composizione), ma la natura stessa di
impegni non sempre vincolanti (perché autonomi) non realizza il grado di certezza delle regole richiesto dagli operatori alternativi e necessari per poter pianificare e concentrare le risorse necessarie per investire sulle nuove infrastrutture.

Il punto quindi è come garantire al contempo investimenti, remunerazione degli stessi e parità di accesso.
Come CGIL e SLC riteniamo sbagliata la scelta di un’eventuale separazione societaria, non solo perché avrebbe oggi più caratteristiche di valorizzazione finanziaria che non industriale, ma perché l’equilibrio da individuare dovrebbe in ogni caso garantire l’integrazione funzionale delle diverse aree di intervento (come proposto dalla stessa Telecom Italia, secondo un modello più aperto di Open Access, integrato funzionalmente e garantito da specifici “muri cinesi”), permettendo il graduale passaggio dal rame alla fibra ottica ed il costante mantenimento dei livelli di intervento di assurance e delivery necessari per garantire la qualità trasmissiva nella fase di passaggio da una tecnologia all’altra (oltre che la garanzia dell’attuale unitarietà aziendale di Telecom Italia).
Riteniamo, per tanto, più utile intervenire all’interno del perimetro proposto da Telecom Italia con i suoi impegni, dando più certezze e strumenti di controllo agli
OLO in materia di:

-Delivery.
La riorganizzazione di Telecom garantirebbe, secondo gli Impegni, la scomposizione del processo di lavoro del servizio in due fasi (quella wholesale e quella retail) perfettamente identiche sia per le divisioni commerciali di Telecom che per i concorrenti. La garanzia del rispetto di queste procedure è affidata comunque alla azienda che fornisce il servizio wholesale (Telecom Italia) e i tempi di recupero di un eventuale trattamento non paritario comunque continuerebbero a costituire un
vantaggio per l’incumbent. Su tale punto si coglie tutta la differenza tra un assetto basato sulla separazione funzionale (unità organizzativa e board autonomi) e quello risultante dagli impegni basati sul ruolo di una funzione interna come Open access.
Qualora tuttavia l’Autorità, con il consenso degli OLO, decidesse di procedere sullo schema proposto da Telecom a noi le soluzioni possibili appaiono: o quella di un controllo diretto da parte degli OLO (controllo diretto sulle procedure, evitando possibili effetti di “cartello”) o - ancora meglio - di un soggetto terzo sulla reale applicazione del processo di Delivery proposto da Telecom.

-Piano tecnico di Qualità.
Un volta definiti gli interventi essi – secondo lo schema Telecom – possono essere modificati unilateralmente. Anche su tale punto, per noi, la definizione dei piani tecnici di qualità dovrebbe realizzarsi invece con un maggiore coinvolgimento degli OLO (la messa a disposizione dei piani se costituisce oggi un passo in avanti rispetto alla situazione attuale, non è sufficiente) e l’eventuale loro revisione non dovrebbe essere una mera comunicazione svolta da Telecom Italia (si potrebbe
attivare una specifica procedura di consultazione preventiva). Questo punto, come è chiaro, costituisce uno snodo importante in quanto gli interventi sulla qualità vanno a incidere sulle risorse di rete disponibili e quindi sulla possibilità di rispondere celermente alle richieste del cliente.

-Piani tecnici di sviluppo.
Anche qui vale quanto sovra scritto. Occorrono luoghi e procedure per garantire un maggiore coinvolgimento della concorrenza nella definizione dei piani e nelle loro varianze. L’accentuazione su questo punto influenzerà direttamente i livelli degli investimenti dell’incumbent e quelli degli operatori alternativi già realizzati, accelerando la crescita degli stessi come segnalato anche dalla ultima relazione annuale di AGCOM. Il tutto nella consapevolezza del passaggio alle reti di nuova
generazione che potranno essere influenzate anche dalle scelte operate dagli ultimi due governi (Comitato per la Banda Larga e legge 133 art 2 , 6 quinquies,10).

Per quanto riguarda gli investimenti degli OLO il loro coinvolgimento nella definizione dei piani tecnici di sviluppo può consentire la valorizzazione degli investimenti già realizzati e la programmazione di quelli successivi. Un quadro chiaro e procedure trasparenti aiuterebbero inoltre a chiarire meglio la reale possibilità dell’incumbent (e della concorrenza) di fare gli investimenti
infrastrutturali necessari per fare decollare i servizi di nuova generazione per le imprese, la pubblica amministrazione, il welfare, le famiglie.
Le sedi nelle quali realizzare la partecipazione degli OLO ai Piani Tecnici di Qualità e Sviluppo potrebbero essere individuate dalla stessa AGCOM unitamente a Telecom e agli OLO. Per parte nostra proviamo a immaginare una sorta di Camera di Compensazione partecipata dai soggetti interessati e presieduta da un presidente individuato da AGCOM. Questa Camera verrebbe riunita prima della definizione dei piani e prima della loro comunicazione come previsto dagli Impegni.
Una sede equivalente potrebbe costituirsi anche per il funzionamento del nuovo sistema di delivery proposto nella parte wholesale.
All’obiezione prevedibile che questo sistema farebbe entrare la concorrenza dentro il sistema di gestione industriale di Telecom osserviamo che se si vuole continuare a mantenere un mercato liberalizzato dentro il contesto europeo e tenere conto dell’esistenza di infrastrutture solo parzialmente replicabili è necessario spostare la competizione maggiormente sui servizi salvaguardando comunque la possibilità di investimento, innovazione, concorrenza anche nelle reti.
E’ chiaro che in questo contesto e a fronte di siffatti interventi, come da noi proposti, si potrebbe anche dare una risposta positiva alla richiesta di Telecom Italia di allentare le regole in vigore e i limiti alle tariffe e alle vendite all’ingrosso così come oggi imposti, oltre che permettere a tutti gli operatori di avere un’eguale “liberalizzazione” sulle tariffe (in particolare sul fisso) in grado di remunerare gli investimenti per la nuova rete.
In questo quadro i punti riguardanti il sistema di incentivazione del management, di formazione del personale, di monitoraggio, dell’organismo di Vigilanza possono rimanere come sono stati proposti.

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