Dimenticate il 2000, quando il settore delle Tlc era di gran lunga il più rovente dei listini. Allora le azioni dei colossi, e non solo, delle telecomunicazioni erano concupite da tutti. Per mettere un piede in Telecom, ed anche in Tiscali o Fastweb, gli investitori erano pronti a mettere sul tavolo qualsiasi cifra, o quasi.
Altri tempi, soprattutto pensando al girotondo che si sta sviluppando attorno a Telecom da quando Pirelli ha deciso di mettere sul mercato la sua quota di Olimpia (la holding che sta a monte del colosso dei telefoni).
Una mossa decisa dopo che è tramontata l'ipotesi di un ingresso della spagnola Telefonica. Solo poche settimane fa sembrava possibile che dai contatti con Telefonica potesse nascere qualche cosa di più di una semplice alleanza commerciale, ma ora pare che quella pista sia diventa molto fredda.
Tuttavia a partire dalla prossima settimana Guido Rossi, il presidente di Telecom, potrebbe rivedere Alierta. Il numero uno del gruppo spagnolo aveva già fatto visita al presidente di Telecom a Milano, nell'ambito dei contatti in corso fra le due aziende per "individuare le aree dove c'é una potenziale collaborazione" e "per valutare i benefici quantitativi per i due gruppi" con l'obiettivo di stringere alleanze non in esclusiva, in alcuni Paesi, come previsto dal piano industriale.
Insomma, pare che non si vada al di là di una alleanza e allora si torna al punto di partenza: chi ha l'ambizione e i mezzi per prendere il posto di Pirelli alla guida del colosso telefonico?
Le maggiori banche tricolori, che alcuni esponenti del mondo politico hanno chiamato in causa nemmeno troppo velatamente, non sono troppo convinte a mettere sul piatto i soldi, circa tre miliardi, che Tronchetti Provera vorrebbe per cedere la quota di Olimpia che fa capo a Pirelli.
Anzi, ieri la scorsa settimana l'Ad di Unicredit, Alessandro Profumo, ha sottolineato proprio questo aspetto: "non capisco come potrei spiegare ai miei azionisti di aver pagato un prezzo superiore a quello di mercato", ha detto Profumo. A Piazza Affari venerdì il titolo ha chiuso a quota 2,12 euro, con un rialzo dell’1,12% nell’arco dell’intera settimana, però con un saldo che resta negativo (-12,5%) rispetto a dodici mesi or sono.
Da qualche giorno circola anche la voce di un possibile piano alternativo che punterebbe a scorporare la rete di Telecom Italia sul modello Terna. Il controllo della nuova struttura dovrebbe essere assunto da investitori istituzionali, in primo luogo dalle fondazioni.
Di certo nessuno ha più tanta fretta, nonostante la prima scadenza sia fissata al 4 aprile per la presentazione dei candidati al nuovo cda, che sarà nominato dall'assemblea del 16 aprile.
Tuttavia l'obiettivo, perseguito inizialmente da alcune banche di chiudere entro il 4 aprile e di presentare una lista con un nuovo management, sarebbe tramontato, visto in particolare l'impasse sul nodo del prezzo.
Per questo motivo la soluzione 'di sistema', con l’intervento delle banche e l'eventuale appoggio delle fondazioni resta allora la più gettonata. E in attesa che si concretizzi, l'orientamento in primo luogo di Olimpia e di Mediobanca e Generali, soci del patto di consultazione di Telecom, è di confermare, accanto a Rossi, entrambi gli amministratori delegati, Carlo Buora e Riccardo Ruggiero.
ABBIAMO DECISO DI APRIRE QUESTO SPAZIO PER POTER DISCUTERE DEI PROBLEMI E DELL'ORGANIZZAZIONE DEI TECNICI TELECOM CHE OPERANO IN OPEN ACCESS, QUESTO VUOLE ESSERE UN LUOGO DI DISCUSSIONE E CONDIVISIONE DELLA NOSTRA ATTIVITA'.
"Avere un problema e cercare di risolverlo da soli è avarizia, accorgersi che il mio problema è anche di altri e cercare di risolverlo insieme, questo è politica" DON MILANI
26 marzo, 2007
Linea interrotta per Telecom
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