27 dicembre, 2006

Wi-Max, c'è l'accordo tra ministeri


Prezzi più bassi, e banda larga anche per le zone rurali
L'Italia apre a una tecnologia diffusa in tutta Europa


di ALESSANDRO LONGO

ROMA - Partiranno a giugno le prime licenze Wi-Max italiane, tecnologia senza fili che promette di spargere la banda larga ovunque sul territorio. I Ministri della Difesa (Arturo Parisi) e delle Comunicazioni (Paolo Gentiloni) hanno raggiunto l'accordo a cui stavano lavorando dai primi giorni del nuovo governo. Le frequenze deputate al WiMax (3,4-3,6 GHz), infatti, sono ancora controllate dalla Difesa e devono passare alle Comunicazioni perché la tecnologia possa partire.

La Difesa ha diritto a un rimborso, da parte delle Comunicazioni, per cedere le frequenze. Dovrà infatti riallocare i propri sistemi radar fissi e mobili e gli assetti di telecomunicazione, spostandoli su altre frequenze.

Solo oggi, dopo qualche mese di trattative, Parisi e Gentiloni si sono messi d'accordo sulla cifra e sulle modalità di passaggio. "Gli investimenti necessari deriveranno in parte da appositi capitoli del bilancio dello Stato ed eventualmente anche dal mercato Wi-Max", spiega una nota del Ministero delle Comunicazioni.

Le frequenze disponibili. Si è deciso quindi che entro febbraio il tavolo tecnico istituito dai due Ministeri stilerà un calendario operativo per arrivare al lancio. Si attendono anche i risultati della consultazione WiMax che è in corso presso l'Autorità Garante delle Comunicazioni (Agcom). Spetta ad Agcom, infatti, decidere i criteri delle aste con cui il Ministero delle Comunicazioni assegnerà le licenze agli operatori interessati. Al momento è noto soltanto che i lotti iniziali di frequenze WiMax, resi disponibili, saranno pari a 35+35 MHz, ripartibili anche su diverse macroaree nazionali.

Una tecnologia innovativa. "È una splendida notizia", commenta per Repubblica. it Maurizio Dècina, ordinario di reti e telecomunicazioni presso il Politecnico di Milano. Negli anni scorsi Dècina aveva in più riprese messo il dito nella piaga, denunciando i ritardi del Wi-Max italiano. "Speriamo che il Governo voglia continuare con una politica di riutilizzo dello spettro radio a favore di tecnologie innovative".

Ed innovativo il Wi-Max promette davvero di esserlo. L'Italia, a riguardo, è stata finora la cenerentola d'Europa: il solo Paese dove non ci siano state ancora aste Wi-Max. In Francia, Germania, Spagna e Regno Unito (tra gli altri) già sono arrivate le prime offerte, in alcune regioni. Il governo Berlusconi, infatti, non era riuscito a mettere d'accordo i due Ministeri per il passaggio delle frequenze, mentre altrove in Europa si è fatto in fretta.

Eppure l'Italia è uno dei Paesi che più ha bisogno del Wi-Max. Per due motivi: per coprire i buchi della nostra copertura banda larga e per rendere più vario il mercato. Il Wi-Max di cui si parla oggi, infatti, è quello da postazione fissa (standard Ieee 802.16d), che funziona da casa o dall'ufficio un po' come l'Adsl. Ci si connette con un computer dotato di scheda Wi-Max o tramite un'antenna posta all'esterno dell'abitazione e collegata alla scheda Ethernet del Pc. Grazie alla tecnologia wireless, è possibile trasportare così il segnale veloce di accesso a Internet anche laddove sarebbe troppo costoso per gli operatori cablare la fibra ottica o attivare l'Adsl.

Risposta al digital divide. È insomma una soluzione al digital divide, che affligge molte regioni italiane (a causa soprattutto della nostra orografia). Come denunciato qualche settimana fa dalla Commissione Europea, da noi le zone rurali sono coperte al 44 per cento, contro una media UE del 65 per cento. Il WiMax, contro il digital divide, serve in due modi: o come tecnologia da ultimo miglio (per portare l'accesso direttamente nelle case o negli uffici) oppure come tecnologia di trasporto, per creare le infrastrutture di base (in alternativa alla fibra ottica) sulle quali gli operatori possono poi installare apparecchiature Adsl.

Grazie ai prezzi bassi delle offerte, però, il Wi-Max sta diventando anche un concorrente diretto dell'Adsl, in altri Paesi europei. Per esempio, Altitude in Francia offre WiMax a 4/4 Mbps, a 59 euro al mese. My Qube sta per lanciare in Germania un'offerta Wi-Max 3/3 Mpbs, a 20 euro al mese. Incluse illimitate telefonate verso numeri di rete fissa (via VoIP). Il Wi-Max potrebbe dare quindi una scossa al nostro mercato banda larga, che, rispetto al resto d'Europa, è eccezionalmente fondato sulle infrastrutture di rame di Telecom Italia.

Il Wi-Max potrebbe fare nascere una concorrenza più agguerrita, perché più indipendente dalle infrastrutture Telecom, e incoraggiare la discesa dei prezzi, l'aumento delle velocità reali delle connessioni. Se tutto va bene, significa favorire la diffusione della banda larga nel Paese, a beneficio di utenti, aziende e pubbliche amministrazioni.


Torna su
(27 dicembre 2006)

A MEMORIA DI DUE GIUNTISTI VISIONARI CHE NEL NOVEMBRE DEL 2004 FURONO MESSI ALLA GOGNA PER AVER SOLLEVATO QUESTO ARGOMENTO DURANTE LA DISCUSSIONE DELLA BOZZA DEL CCNL

Sicuramente i più coraggiosi sono coloro che hanno la visione più chiara di ciò che li aspetta, così della gioia come del pericolo, e tuttavia l'affrontano (Stendhal)

23 dicembre, 2006

AUGURI DI BUONE FESTE

21 dicembre, 2006

Telecom Italia: nuova struttura divisa in 4 business unit sotto guida Ruggiero


(Teleborsa) - Roma, 21 dic - In merito alle indiscrezioni circolate in questi giorni, relative all'assetto organizzativo del Gruppo, Telecom Italia ribadisce che verrà adottato un modello organizzativo funzionale alla più efficiente realizzazione delle linee strategiche della convergenza tra telecomunicazioni fisse, mobili, internet a banda larga e contenuti media, già comunicate al mercato il 25 ottobre scorso.
Tale modello organizzativo, informa una nota, si basa sulla costituzione di quattro Business Unit (fisso, mobile, rete e Top Client/ICT) alle dirette dipendenze dell'Amministratore Delegato Riccardo Ruggiero, il quale risponde al Vice Presidente Esecutivo Carlo Buora, in piena sintonia e secondo i criteri di trasparenza, flessibilità ed efficienza già delineati.

21/12/2006 - 18:55

19 dicembre, 2006

PRIME CONSIDERAZIONI SULLA CREAZIONE DELLA NUOVA BUSINESS UNIT DI RETE


Dopo otto giorni dall'incontro delle segreterie con Guido Rossi cerchiamo di realizzare alcuni concetti emersi da quello scarno comunicato stampa.E dal passaggio del comunicato Nazionale del 14 u.s.

[• procedere alla realizzazione di una Business Unit in ambito esclusivo Telecom Italia per quanto riguarda la Rete di nuova generazione nella piena tutela occupazionale dei lavoratori.]

[ Ha escluso anche lo scorporo di Tim da Telecom Italia ed ha sottolineato che sono in corso incontri con l'Autority per la definizione del Business Unit (cavi fibra e rame) sulla rete di accesso che non comprende le centrali e la piattaforma tecnologica.(AGI 11 dicembre ore 19,25)]

Allora, come si legge sopra l'indirizzo aziendale è quello di procedere alla creazione di una BUSINESS UNIT di RETE, nella quale confluiscano alcune attivita' di rete. Ci dicono che sono in corso incontri con l'AGCOM per definirne i perimetri, addirittura alcuni ci riferiscono che l'azienda avrebbe chiesto "alcuni consigli"alle OOSS.
Nel merito la B.U. non è un male anzi a prima vista è sicuramente piu' vantaggiosa rispetto all'esperienza Britannica, e non nuova in TI (ricordate DATACOM?).

Prendendo atto di tutto questo, ci risulta ad oggi che in azienda si stia procedendo o meglio continuando sul progetto di cessione della rete rame a CANONE alle aziende appaltatrici (argomento gia' trattato su questo blog con un post del 29 giugno che riprendeva alcuni passaggi di Crocetti alla convetion Toscana).E' evidente che la cosa non puo' che creare dei dubbi, questi derivano dal metodo che verra' attuato della concessione a CANONE, quali saranno i PERIMETRI, quali saranno le ATTIVITA' che rimarranno al personale sociale, i confini chiari tra attivita' MOS-MOI e la cosa più importante i controlli sull'operato del CONCESSIONARIO.
A questo punto si posssono ipotizzare alcune cose:

Primo si decide di dare tutto all'APPALTO in quelle zone scoperte da personale sociale

Secondo si da all'APPALTO l'assurance del RTG e del RAME ed il Delivery OPA, e si mantiene al MOS il DELIVERY e l'assurance di clientela elevata e ADSL.

Terzo si fa come adesso che si fa fare l'assurance all'APPALTO e poi quando il cliente denuncia va il MOS.

UN GRAN PASTICCIO, un gran pasticcio anche la definizione dell'ultimo miglio e di chi gestira' la NGN2, i NS rappresentanti in delegazione ci dicono che "the last mile" sara' considerata la distanza dai Reparti Linea di nuova generazione ai clienti, va bene, ma nella fase transitoria come funzionera'? Chi sara' a gestire il back bone al RL? Chi seguira' i lavori, chi effettuera' i collaudi?

Ci troviamo di fronte ad un gran bel MARASMA,da una parte (la NS) una gran confusione sul ruolo, dall'altra parte una gran confusione sui modi.

Speriamo di non aver a che fare con quelle grandi menti che riuscirono nella scissione dell'atomo (leggi arrosto GIUNTISTI).

14 dicembre, 2006

Telecom Italia: dismessi nuovi immobili. Incassata plusvalenza di circa 11 mln di euro


Telecom Italia comunica che, nell’ambito del programma di dismissione di immobili per un valore totale di oltre 1 miliardo di euro, approvato dal Cda lo scorso 21 dicembre, oggi è stato realizzato l’apporto da parte di Olivetti Multiservices, società controllata al 100%, di un’ultima tranche di 33 immobili al fondo immobiliare di tipo chiuso denominato Raissa.
Il valore dell’apporto è pari a circa 30 milioni di euro, con una plusvalenza lorda consolidata di circa 11 milioni di euro. Il totale dei conferimenti al fondo Raissa ha determinato un impatto positivo sull’indebitamento finanziario del gruppo di circa 570 milioni di euro, al lordo delle imposte.
Le quote del fondo Raissa sono state cedute ad investitori istituzionali facenti capo a The Morgan Stanley Real Estate Funds; Pirelli & C. Real Estate partecipa al fondo in via minoritaria in joint venture con i medesimi fondi.

COMMENTI?

13 dicembre, 2006

Accordo con i sindacati: contratto a tempo indeterminato per 6300 precari

Atesia e non solo. Sono 6300 i lavoratori dei call center che otterranno un contratto a tempo indeterminato e usciranno dalla precarietà grazie all´intesa siglata dal gruppo Almaviva e dai sindacati. L'accordo che «non ha precedenti nella storia italiana negli ultimi dieci anni» prevede l'assunzione entro il 2007 di tutti gli attuali lavoratori a progetto in forza presso le Società Atesia, Cos, Alicos ed InAction. Quattromila i lavoratori impegnati in attività inbound (servizio alla clientela) e 2.500 in outbound, ovvero nelle campagne promozionali e pubblicità di nuovi prodotti e servizi.

«Siamo andati oltre la circolare Damiano sui call center – afferma il segretario della Uilcom Di Cola - speriamo che questo apra la strada alla regolarizzazione anche negli altri call center»

Alla fine del percorso di regolarizzazione il Gruppo Almaviva occuperà nel solo settore dei call center circa 11.000 dipendenti (di cui oltre il 97% a tempo indeterminato), evitando il ricorso alla tipologia contrattuale del lavoro a progetto. «Auspichiamo che questo percorso virtuoso di stabilizzazione, di cui il Gruppo Almaviva è stato precursore - afferma una nota dell´azienda - possa avviare in concreto un processo di normalizzazione all'interno dell'intero settore dei Call Center in outsourcing, e porti a un sostanziale cambiamento del mercato di riferimento basato sempre meno su logiche di massimo ribasso e sempre più su logiche di massima qualità».

Ora, sottolinea Nicoletta Rocchi della Cgil, «la contrattazione deve estendersi agli altri call center dove sono ancora presenti circa 55 mila lavoratori a progetto, raggiungendo parità di diritti, condizioni e costi per tutto il settore, anche con il ruolo determinante che dovranno svolgere le grandi imprese committenti».
Dall'UNITA' ON-LINE

11 dicembre, 2006

TELECOM: SINDACATI, ROSSI HA ESCLUSO CESSIONE TIM BRASILE



Nessuna vendita di Tim Brasil e nessuno scorporo di Tim da Telecom Italia: lo ha annunciato lo stesso presidente delle societa' di tlc, Guido Rossi, nel corso di un incontro con i sindacati. "Il Presidente Guido Rossi ha riconosciuto il ruolo fondamentale dei lavoratori e delle Organizzazioni Sindacali per il raggiungimento dei risultati aziendali", ha detto Bruno Di Cola, Segretario Generale Uilcom, dando un giudizio positivo dell'incontro con il management di Telecom.
Nel corso dell'incontro, si legge nella nota sindacale, Rossi ha smentito che sia in atto la vendita di Tim Brasile "anche se sono pervenute delle offerte". Ha escluso anche lo scorporo di Tim da Telecom Italia ed ha sottolineato che sono in corso incontri con l'Autority per la definizione del Businnes United (cavi fibra e rame) sulla rete di accesso che non comprende le centrali e la piattaforma tecnologica.
"Possiamo definire l'incontro positivo - ha concluso Bruno Di Cola - in quanto ha fugato i dubbi che erano alla base della mobilitazione del 3 ottobre". I sindacati hanno convocato il coordinamento di Telecom per un vertice con i dirigenti aziendali. (AGI)

(11 dicembre 2006 ore 19.25)

09 dicembre, 2006

Bankitalia: per lo sviluppo bisogna puntare sulla qualità del lavoro



È il capitale umano, ancor più che la ricerca o le infratrutture, il fattore che alimenta lo sviluppo economico di un Paese. Lo afferma una ricerca pubblicata in uno degli ultimi "Temi di discussione" di Bankitalia. Tutto sta a guardare le cose nella giusta prospettiva. Una prospettiva di lungo periodo: «I risultati dell'analisi - scrivono gli studiosi della Banca d´Italia - mostrano che esiste una relazione di lungo periodo, statisticamente significativa, tra livelli di produttività, capitale umano, capitale pubblico e attività di ricerca e sviluppo. E il capitale umano - spiegano - sembra avere l'impatto quantitativamente maggiore sulla produttività regionale: in base ai risultati delle stime, infatti, un suo aumento dell'1% accresce la produttività di circa 0,4 punti percentuali, mentre un analogo incremento del capitale pubblico innalza la produttività di circa 0,1 punti».

Ma cosa significa puntare sul capitale umano? Il ministro del lavoro Cesare Damiano non ha dubbi: vuol dire investire sul lavoro. «Formazione e in aggiornamento», certo, ma anche «stabilità di impiego e sicurezza». Tocca alle imprese ora cambiare una politica che in questi anni ha scelto «i bassi costi e quindi la mancata valorizzazione della risorsa umana».

«Ha ragione Bankitalia – concorda Marigia Maulucci della Cgil - Occorre investire per rafforzare la qualità del lavoro, la sua formazione e riqualificazione se davvero il nostro modello di specializzazione produttiva intende recuperare produttività e competitività. Se Confindustria si convincesse di questa priorità, oggi sostenuta da una fonte così autorevole, ragionare di produttività e competitività risulterebbe molto più agevole».

AGGIUNGIAMO SONO ANNI CHE SI VA SOSTENENDO QUESTA TESI.............MA SE LO DICE BANCA D'ITALIA ALLORA.................

08 dicembre, 2006


Italiani al lavoro stressati e meno soddisfatti dei colleghi europei

Italiani meno soddisfatti del lavoro rispetto ai colleghi europei. Lo attesta la quarta indagine europea sulle condizioni di lavoro condotta dalla Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Tra i lavoratori italiani il sintomo sanitario più comune associato al lavoro è lo stress, dichiarato dal 27% dei lavoratori, rispetto al 22% descritto dai colleghi europei.
Solo il 51% dei lavoratori italiani gode di sostegno e assistenza da parte dei colleghi, rispetto al 67% che si registra fra gli altri lavoratori europei. Anche l’assistenza di un superiore gerarchico è peggiore (34% contro il 56% segnalato negli altri Paesi dell’Unione europea) e si lavora poco in gruppo (39% contro il 55% degli altri Paesi europei).


Montezemolo: "In Italia? Ci sono troppi fannulloni"

“L’Italia? Una barca in cui una metà rema mentre l’altra è seduta a poppa, ringrazia, non produce e succhia le ruote di chi rema. Ci sono troppi fannulloni. E la sinistra italiana? Una parte frena sulle scelte da fare”. Queste le parole del Presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, in occasione dell’inaugurazione della Scuola superiore di amministrazione del Ministero dell’Interno.


NON EVADERE IL FISCO STRESSA E RENDE FANNULLONI!!!!!!

05 dicembre, 2006

COMUNICATO STAMPA SULLA BOZZA RINNOVO BIENNIO ECONOMICO CCNL



I sindacati delle telecomunicazioni SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL,
hanno definito insieme ai delegati e alle strutture facenti parte del
coordinamento di settore, la proposta di piattaforma per il rinnovo del
biennio economico che coinvolgerà circa 120 mila lavoratori.

La richiesta salariale è di 111 (centoundici) euro in più medi a regime per il 5° livello (100 per il 4°).

Una richiesta che si fa carico non solo dell'inflazione, ma anche di una crescita economica prevista e un andamento del settore positivo.

In più si è deciso di proporre alla controparti di avviare da subito un percorso, attraverso una commissione paritetica, per estendere a tutti ilavoratori del settore l'assistenza sanitaria integrativa.


Emilio Miceli, Segretario Generale SLC - CGIL, così commenta: - Una scelta quest'ultima che dovrà portare, al termine del quadriennio normativo, a
riconoscere nel CCNL il diritto per tutti i lavoratori del settore, in
particolare quelli delle imprese medie e piccole e quei lavoratori precari
per cui siamo tutti impegnati alla stabilizzazione (anche attraverso le
norme previste in Finanziaria). Un diritto oggi presente solo in pochi grandi gruppi. -

- Infine come SLC-CGIL in particolare - prosegue Miceli - dopo la prima positiva esperienza legata all'ultimo CCNL, segnaliamo che il rinnovo del
biennio economico sarà l'occasione per la definizione di regole e strumenti
certi per favorire la partecipazione di tutti i lavoratori e le lavoratrici
sia nella conferma della proposta di piattaforma, che nella validazione
dell'eventuale ipotesi conclusiva, anche attraverso il diritto riconosciuto
ai lavoratori del voto segreto e del referendum confermativo sull'ipotesi di
chiusura.

UNA VOLTA TANTO TEMPO FA, ANCOR PRIMA CHE MOLTI DI NOI NASCESSERO LE BOZZE RIVENDICATIVE NASCEVANO DALLA BASE, CI SI RIUNIVA, SI DISCUTEVA ANCHE ASPRAMENTE E POI SI FACEVA UNA SINTESI CHE TENESSE CONTO DELLE COSE CHE POTEVANO ESSERE RAGGIUNTE CON UNA LOTTA. OGGI CI ARRIVA PRECONFEZIONATO UNO SCARNO COMUNICATO STAMPA.
SARANNO I TEMPI CHE CAMBIANO (VEDI QUESTIONE 5° LIVELLO).............MA A NOI QUESTA MODERNITA' UN VA NE SU NE GIU'.
ASPETTIAMO CON FIDUCIA L'INTEGRATIVO TELECOM E LE PICCOLEZZE QUALI L'AZIENDA DI RETE............

28 novembre, 2006

PREMI PER GLI OBIETTIVI DI VENDITA


Oggi è arrivato un "RUMOR" che in sintesi dice: dal prossimo anno probabilmente i lavoratori dei CSU non avranno piu' l'onere della vendita, ma si occuperanno esclusivamente del lavoro per cui sono nati!!!!!!! Sulle vendite vorremmo fare una riflessione, siamo a fine anno i responsabili dei CSU e dei CSL stanno facendo il FORCING ( a proposito di gioco di squadra........)sul personale per arrivare all'obiettivo. Premesso che chi scrive non ha mai ricevuto nulla di tutto cio', sarebbe interessante conoscere le dinamiche di erogazione del CANVAS di vendita ed allora facciamo due conti così per gioco. Un Canvas puo' valere sui 200 EURO, poniamo che quello sulla vendita valga 400/500 EURO per il lavoratore, mettiamo al CST vadano 700/800 EURO ad un RESPONSABILE CSU 1600/2000 e un responsabile di CSL quanto puo' tirare su? A cazzotto dai 9000 ai 12000.

Non c'è male, un bel Natale

25 novembre, 2006

Considerazioni sullo sciopero del prossimo 21/12



La riunione dell’esecutivo RSU del 20 u.s. ha dato mandato alle segreterie nazionali di procedere con la proclamazione del citato sciopero, un atto dovuto dopo che lo sciopero ben riuscito dello scorso 3 ottobre non ha portato ad aperture di tavoli di confronto né con TELECOM ITALIA né con il GOVERNO, considerando anche che questo era stato indetto in collaborazione e con la partecipazione delle strutture confederali politicamente è da ritenersi grave. Chi ha partecipato alla riunione ci ha ragguagliato sulla rinnovata disponibilità delle segreterie Confederali oltre che al sostegno, anche alla partecipazione alla manifestazione che probabilmente andremo a fare in quel di ROMA. Le argomentazioni che ci porteranno a questa nuova mobilitazione sono praticamente le stesse dell’ultima volta, (escludendo solamente che la parte telefonia mobile rinarra in azienda ).
Leggiamo nel comunicato del 20 novembre:

La decisione di vendere Tim Brasil confermerebbe la volontà del gruppo di proseguire in un indirizzo di politica industriale sbagliato e pericoloso.
La via maestra resta quella di mantenere tutti gli asset aziendali, rilanciare il tema della convergenza tra rete fissa e mobile, ricercare soluzioni finanziarie al fine di far scendere il debito e finanziare gli investimenti anche attraverso la ricapitalizzazione dell’azienda.

La delegazione nazionale RSU sottolineano l’insensibilità del governo, dopo aver contribuito a creare polveroni sulla vicenda industriale di Telecom, non ha ancora ritenuto necessario confrontarsi con le organizzazioni dei lavoratori. Ciò è grave, poiché il destino di un’azienda strategica come Telecom dovrebbe vedere un impegno diretto da parte dell’esecutivo.

Bene, rivendichiamo la ripresa degli investimenti senza che siano ceduti asset per finanziare i progetti della nuova rete (NGN ndr.), per realizzare cio’ “si deve ricorrere a soluzioni finanziarie per far scendere il debito e finanziare gli investimenti” va bene pero’ in questo quadro vorremmo sapere dalle NS strutture alcune piccole sottigliezze che potrebbero far avere un quadro completo del problema e Sarebbe curioso calcolare l'ammontare globale degli utili distribuiti da TI dal 2000 ad oggi, e confrontarlo con la quota in investimenti, e a voler essere pignoli poi si potrebbe comparare il tutto anche con la riduzione dei costi, questa scorporata tra i costi del personale e di gestione. Si otterrebbero sicuramente dei dati IMPORTANTI.

I rapporti con l’Esecutivo: certo qualcuno dopo il polverone mediatico di settembre si è bruciato in diversi punti, ma questo non vuol dire che non deve avere un confronto con i rappresentanti dei lavoratori in merito al settore ed alla vicenda industriale di TI, visto che questa ha in mano asset strategici per il sistema paese. Non vorremmo che qualcuno cosi’ come accadde negli anni 99/2000 pensasse di avere un modello preconfezionato da offrire. E’ di ieri la notizia che il Ministro Gentiloni nei prossimi mesi offrira’ al mercato le frequenze per il WI-MAX lasciate libere dal Min. della Difesa. Legittimo, ma esiste un progetto strategico di TLC? La Gasparri è sufficiente oppure c’è da ridiscutere un piano nazionale che garantisca sia i lavoratori del settore che i consumatori?

Bene sciopereremo stavolta lo faremo per noi, per garantire un futuro dignitoso alle nostre famiglie.

GENTILONI SU KEY4BIZ

23 novembre, 2006

IL FINANCIAL TIMES CONOSCE MOLTO BENE IL NOSTRO PAESE


ROMA, 23 nov - Il Financial Times boccia le ipotesi di investimento del Fondo Blackstone, che ieri ha annunciato un interesse verso Telecom Italia.'Prendere una quota di minoranza in Germania era gia' abbastanza rischioso - scrive il quotidiano finanziario - Ma farlo in Italia, viste le pratiche arcane del capitalismo italiano e le inevitabili interferenze dei politici, e' ancora piu' rischioso'.
COMUNQUE LE NOTIZIE RIPORTATE IN QUESTI GIORNI HANNO FATTO BENE AL TITOLO, E NON SOLO.................CHISSA CONSOB COSA NE PENSA..................

21 novembre, 2006

SCIOPERO TELECOM IL 21 DICEMBRE

Le delegazioni unitarie RSU SLC/FISTEL/UILCOM, insieme alle Segreterie Nazionali, proclamano lo sciopero dei lavoratori e delle lavoratrici TELECOM per la giornata del 21 dicembre e danno mandato alle Segreterie Nazionali di decidere la forma di svolgimento.

Lo sciopero ha l’obiettivo di superare definitivamente la decisione di vendere TIM Italia, societarizzare la rete fissa e trasformare Telecom in una improbabile “media company” e rilanciare la presenza internazionale del gruppo.

La decisione di vendere Tim Brasil confermerebbe la volontà del gruppo di proseguire in un indirizzo di politica industriale sbagliato e pericoloso.
La via maestra resta quella di mantenere tutti gli asset aziendali, rilanciare il tema della convergenza tra rete fissa e mobile, ricercare soluzioni finanziarie al fine di far scendere il debito e finanziare gli investimenti anche attraverso la ricapitalizzazione dell’azienda.

In questo senso lo sciopero del 21 dicembre rappresenta lo strumento per sostenere l’iniziativa del sindacato e per fermare il processo di impoverimento di uno tra i più grandi gruppi industriali italiani e importanti gestori europei di TLC.

SLC/FISTEL/UILCOM e la delegazione nazionale RSU sottolineano l’insensibilità del governo, dopo aver contribuito a creare polveroni sulla vicenda industriale di Telecom, non ha ancora ritenuto necessario confrontarsi con le organizzazioni dei lavoratori. Ciò è grave poiché il destino di un’azienda strategica come Telecom dovrebbe vedere un impegno diretto da parte dell’esecutivo.

Al fine di contribuire a creare un clima di fiducia verso l’azienda che oggi non c’è SLC/FISTEL/UILCOM e la delegazione nazionale RSU reputano necessaria l’apertura di un confronto tra azienda e organizzazioni sindacali per decidere attraverso quali interventi si intende riportare, nel rispetto della privacy dei cittadini e dei propri dipendenti, l’azienda dentro i confini della legalità.

LE SEGRETERIE NAZIONALI

SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL



Roma, 20 Novembre 2006




Telecom Italia chiude tutta in retromarcia. Pesa lo sciopero generale indetto contro cessione di TIM Brasil
TREND-ONLINE

Si conclude sui minimi odierni la seduta di Telecom Italia che sin dalle prime battute ha mostrato una certa debolezza, senza riuscire a beneficiare degli spunti positivi offerti da listino di riferimento che tuttavia è tornato a ridosso della parità nel finale. Le azioni del colosso telefonico hanno terminato la sessione sui minimi a quota 2,3625 euro, con un ribasso dello 0,98% e poco più di 90 milioni di titoli passati di mano.
A pesare sulla giornata di oggi ha contribuito senza dubbio l’annuncio dello sciopero dei lavoratori Telecom indetto dai sindacati confederali per il 21 dicembre prossimo, per protestare contro la possibile cessione delle attività brasiliane.
La protesta ha infatti l’obiettivo di superare definitivamente la decisione di vendere Tim Italia, societarizzare la rete fissa e trasformare Telecom in una media company e rilanciare la presenza internazionale del gruppo.

18 novembre, 2006

AGGIORNAMENTI AL BLOG


SOTTO LA VOCE COLLEGAMENTI NE ABBIAMO INSERITI TRE NUOVI, DAL PRIMO SI PUO' SCARICARE IL CONTRATTO COLLETTIVO TLC IN FORMATO WORD, GLI ALTRI DUE SONO DELLE SLIDES IN POWER POINT REALIZZATE DALLA CGIL NAZIONALE, IL PRIMO IN MERITO ALLA NUOVA NORMATIVA SUL TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO (TFR) ED I FONDI NEGOZIALI (INTEGRATIVI DI SETTORE, APERTI ECC.). IL SECONDO E' RELATIVO AGLI STEP DEI REQUISITI PENSIONISTICI DA ADESSO AL 2014.

16 novembre, 2006

SERVIZI DE "L'INFEDELE" SU LA7


I SEGUENTI LINK SONO UNO STREAMING VIDEO, SE USATE EXPLORER VI SI APRIRA' IL MEDIA PLAYER

SERVIZIO DE L'INFEDELE DEL 15,11,06
SERVIZIO NEL QUALE SI PARLA DI TELECOM IN RELAZIONE ALLO SPIONAGGIO INFORMATICO

SERVIZIO DE L'INFEDELE DEL 27,09,06
SERVIZIO NEL QUALE SI PARLA DI TELECOM E DELLO SCONTRO TELECOM PALAZZO CHIGI

15 novembre, 2006


(U.S.Cgil) –Roma, 13 nov- Alessandro Genovesi e Donatella Perazzi sono i nuovi segretari nazionali del Sindacato dei Lavoratori della Comunicazione della Cgil (SLC). Li ha eletti il Comitato direttivo della categoria alla quasi unanimità (due voti contrari ed un’astensione) riunito per l’esame della situazione politica generale. Guidata dal segretario generale, Emilio Miceli, la segreteria del maggiore sindacato Italiano della comunicazione (circa 95 mila iscritti nel 2005) titolare di importanti contratti nazionali a partire da quelli della telefonia fissa e mobile, dell’editoria e delle poste, risulta così composta da otto membri di cui tre donne. Alessandro Genovesi è oggi il più giovane segretario nazionale di categoria di tutta la Cgil. Autore di diverse pubblicazioni, Genovesi ha, fra l’altro, maturato un’esperienza significativa sui temi del lavoro nero e del precariato presso il dipartimento Lavoro della Cgil nazionale. Donatella Perazzi 49 anni, ha lavorato nelle Poste di cui è stata delegata sindacale in Emilia Romagna, dove ha ricoperto diversi incarichi fino a giungere alla guida della categoria regionale.

13/11/2006 17.27

Alessandro Genovesi

INTERVENTO AD UN CONVEGNO DEL NEO SEGRETARIO CON DELEGA ALLE TLC NON E' DATO DI SAPERE LA DATA, INDICATIVAMENTE NEL 2001 PRIMA DELLA CESSIONE DI TELECOM A TRONCHETTI. EQUIVALE A DIRE UN SECOLO FA'

http://www.nwork.it/largabanda/atti/genovesi.htm copia di google cache

"Cultura industriale e asset internazionale della banda larga italiana"

Il mio intervento sarà brevissimo, perché avendo partecipato anche alla stesura del documento sarebbe, come dire, abbastanza singolare aggiungere riflessioni a quelle fatte da Iodice nella relazione e da Attardi nel suo intervento. Quindi permettetemi di giocare il facilissimo ruolo di "provocatore" con pochi flash molto legati anche alle cose dette finora. La prima provocazione, è rivolta al mio amico Caravella della CGIL e verte sulla sua affermazione che in questi anni non si è fatta politica industriale. Sicuramente io credo che vi è stato un deficit politico nella costruzione di ampie politiche industriali a medio periodo da parte di questo governo, credo che però le contraddizioni siano più ampie e riguardino la stessa Sinistra sociale e anche il Sindacato ed il suo modello di riferimento culturale quando penso ad un modello di sviluppo "pesante". Penso per intenderci ad alcune specifiche circostanze, come la vendita della Pirelli cavo, quel "pezzo" della Pirelli che si occupa della produzione di fibre per il cablaggio; una vendita fatta ad una impresa straniera nel momento in cui si cablava l'Italia, per di più da un imprenditore cosi detto "vicino" che è anche il vice presidente di Confindustria a quindi uno che di mestiere dovrebbe difendere il nostro patrimonio imprenditoriale. La vendita di un settore di punta italiano è passata inosservata: non ci sono stati cortei in piazza del partito, ma non è che la CGIL ha fatto chissà quali mobilitazioni.Perchè?

Penso anche alla vicenda Enel-Infostrada dove un po' tutti ci siamo, come dire, fatti prendere dalla scoperta e dove tra i nostri è prevalsa un’analisi semplicistica dell’operazione. Un’operazione comunque giusta ( io stesso non sono mai stato un fan della Telecom e anzi penso che Colannino rappresenta il primo vero nemico dello sviluppo tlc in Italia) perché limitava il monopolio dell’ex Sip: così abbiamo permesso che si gettassero le basi per un nuovo monopolio. Su questo cosa abbiamo detto?

Ci sono quindi ritardi, ma da parte di tutti. Ma siamo qui per questo anche ed oggi il vero dato politico della giornata che va registrato è una volontà politica molto chiara dei Democratici di Sinistra di reimpostare il lavoro sulla politica industriale in questo paese su tre assi fondamentalmente: nuove figure professionali qualificate da formare, che è il primo asse; sviluppo delle infrastrutture tecnologiche, secondo asse; terzo asse, indicato anche velocissimamente da Michele che forse meriterebbe un convegno apposito, che è lo sviluppo e la difesa della grande industria di contenuti italiani. Tema importantissimo perchè se è vero che senza infrastrutture, i contenuti sono cosa di poco conto, sarebbe una politica "stravagnate" se nel 2005 Italiacavo ha contribuito alla costruzione, al cablaggio di tutta Italia e poi ci accorgiamo però che non passa roba nostra per quei cavi.

Questa è in sintesi la seconda riflessione che vorrei fare: una serie di proposte sulle figure professionali sono state avanzate(abbiamo fatto sulla formazione una serie di iniziative specifiche), per avanzare un ragionamento complessivo sulle infrastrutture ci troviamo oggi e non so se prima o dopo la campagna elettorale apriremo una riflessione sulla politica, sulla grande politica industriale dei contenuti .

Io poi vorrei riportare un'ultima riflessione: nei discorsi fatti finora è mancato, o meglio è stata soltanto accennata una parte importante del ragionamento, se si vuole parlare di politica industriale con la "P" maiuscola. Ovvero in quale prospettiva internazionale noi porremmo la questione dell'asset della banda larga italiana, cioè come le nostre proposte si inseriscono all’interno di uno scenario in parte già determinato? Mentre a Londra abbiamo la concentrazione del più grande nodo della rete e l'asse "digitale" Londra-Amburgo-Parigi si è consolidato, può Italiacavo ( la mia è una provocazione) darsi come mission anche la lunga distanza, capire cioè come intervenire sulla lunga distanza promuovendo una ipotesi di un'asse Berlino-Parigi-Roma o meglio Parigi-Berlino-Milano-Roma-Bari-Napoli-Palermo e fare della Sicilia oltre Londra il secondo nodo verso quei trecento milioni di potenziali consumatori e produttori che sono il nord Africa e il Medio Oriente? Io credo che questo sarebbe, come dire, una vera rivoluzione, un piccola rivoluzione copernicana se poi inseriamo su questo asset internazionale i nostri centri di eccellenza, Milano-Genova-Pisa-Roma, le città della comunicazione Napoli e Catania, i grandi gruppi industriali italiani che potrebbero ricalibrare i modelli di esportazione. Insomma potremmo intorno ad una prospettiva di nuovi assi digitali delle grandi metropoli "fertilizzare" le decine e decine di nostri distretti industriali? Questa operazione "in grande" può portare innovazioni organizzative e culturali nelle piccole e medie imprese italiane? In questo progetto le grandi città diventano i mini snodi, le piazze che consumano, ma anche le piazze che producono, che offrono contenuti oltre che passaggio ai grandi eventi della fibra italiana.

Una riflessione urgente ed una proposta concreta, quella di Italiacavo da mettere subito sul tappeto, anche perché io noto una strana area in Europa, intorno al mondo delle tlc. Gli analisti più attenti la stanno notando (il Financial Time due settimane fa ci ha fatto un articoletto): qualcuno soprattutto nel Centro Destra europeo, nel Partito Popolare Europeo in maniera particolare, sta teorizzando che forse per rispondere agli americani, allo strapotere americano un ritorno al monopolio non sarebbe poi così male; all’interno della Deutsche Telecom per esempio (che ha i problemi di liquidità che ha e che sappiamo tutti) qualcuno già lo teorizza; nel partito gollista si è fatto un seminario tre mesi fa che diceva un po' queste cose; in Italia, senza fare nomi, qualche manager di Stato che stava con noi e si prepara allegramente a passare con il Polo ha firmato un articolo su un giornale di settore che diceva più o meno "tra essere una succursale straniera in libero mercato e ed essere un monopolista che decide non avrei dubbi su cosa fare..".

Immaginate allora uno scenario di ritorno velato dei grossi colossi sotto l’ala protettrice del pubblico, con in più in Italia quella eccezionalità rappresentata dal conflitto di interesse di un possibile Presidente del Consiglio che è anche gestore di telefonia e servizi internet. Sarebbe un incubo e l’unica soluzione, l’unica precauzione sarebbe allora la dimensione internazionale della nostra industria digitale e la scesa sul terreno della competizione di tanti piccoli e agguerriti soggetti. Ecco perché cablaggio e asset internazionale.

14 novembre, 2006

HABEMUS PAPAE

Roma, 13 novembre 2006



A tutte le Strutture SLC-CGIL

Loro Sedi



Cari/e compagni/e,
a seguito degli esiti del Comitato Direttivo nazionale che ha eletto due nuovi componenti la Segreteria nazionale, vi informiamo dell’assegnazione degli incarichi:

Stefania Baschieri: Diritti, Sport e Tempo Libero
Massimo Cestaro: Industria
Silvano Conti: Produzione Culturale
Riccardo Ferraro: Servizi Postali
Alessandro Genovesi: TLC
Donatella Perazzi: Organizzazione
Elisabetta Ramat: Emittenza Radiotelevisiva (dipartimento di nuova istituzione)

Nel corso della Segreteria sono stati decisi alcuni nuovi incarichi:

Marco Del Cimmuto: Industria
Giuseppe Francesco: TLC mantenendo un rapporto di collaborazione con il dipartimento Organizzazione

La Segreteria nazionale procederà nei prossimi giorni alla definizione degli incarichi dell’apparato politico, del quale sarete puntualmente informati.

Cordiali saluti.


p. la Segreteria nazionale

Donatella Perazzi

UN AUGURIO DI BUON LAVORO A TUTTI, CON L'AUSPICIO CHE I NEO INCARICATI SBAGLINO IL MENO POSSIBILE, CONSIDERANDO IL MOMENTO E GLI IMPEGNI IN CUI CI TROVEREMO AD AFFRONTARE NEL COMPARTO TLC

TELECOM: PERQUISIZIONE GDF IN SEDE MILANESE SOCIETA'

Milano, 14 nov. (Adnkronos)- La Guardia di finanza di Milano, nella giornata di ieri, ha effettuato delle perquisizioni nella sede milanese di Telecom nell'ambito dell'inchiesta, allo stato senza indagati, avviata dopo lo scorporo di Tim. In particolare, i militari si sono recati nell'ufficio legale e in quello dell'area finanze di Telecom, dove hanno sequestrato carte e personal computer.

13 novembre, 2006

ESTRATTO DALL’AUDIZIONE DI CORRADO CALABRO’ ALLA VII COMMISSIONE LL.PP. COMUNICAZIONI, del 18,10,2006.


Tra gli argomenti trattati dal Presidente dell AGCOM in relazione al mercato delle TLC e al riassetto del gruppo Telecom, i passaggi fondamentali sono da ricercarsi nei punti che seguono e che dovremo affrontare in sede di confronto con Telecom Italia nei prossimi 12 mesi, quali lo spin off della “RETE DI ACCESSO” ( da stabilire il perimetro) la costituzione della nuova societa’, la dotazione patrimoniale di “start up”, la nomina del management , gli obbiettivi e gli investimenti ( questi concordati assieme all’AGCOM ed al ministero? Che fine fara’ NGN e da chi e come sara’ finanziata ?), ed in un secondo momento gli organici, i parametri di produttivita’ e INQUADRAMENTO.
Nel resto del testo verranno apposte in corsivo e grassetto alcune note relative all’interpretazione operativa di Calabro’.



6. I nuovi scenari e la separazione della rete

Dall’esposizione svolta può evincersi, a nostro avviso, che l’Autorità ha sempre tenuto correttamente la barra sulla rotta istituzionale, senza sbandamenti di sorta. Lo svantaggio di cui Telecom risente è quello ineludibile della puntuale regolazione alla quale è sottoposto l’operatore che ha il dominio della rete.
Questo svantaggio è divenuto via via più avvertibile col diminuire dei profitti
derivanti dalla telefonia fissa e da quella mobile. Nel contempo, come ho detto, l’avvento delle reti di nuova generazione, tutte basate sul protocollo internet, rende sempre meno utilizzabili gli strumenti consueti e mal tollera l’impaccio dei tradizionali vincoli. A tutt’oggi le regole comunitarie (e di conseguenza quelle nazionali) mirano a correggere quelle strozzature (cd. bottlenecks) competitive che si creano sulle reti esistenti. Il problema delle nuove reti è invece quello di definire regole per lo sviluppo futuro delle infrastrutture e quindi del settore. Occorre che la cosiddetta variabile regolatoria sia tenuta in conto nella progettazione di queste reti. Le architetture devono essere aperte, soprattutto per quanto riguarda il segmento dell’accesso, e devono garantire l’effettiva parità di trattamento a tutti i soggetti presenti sul mercato. Questa intuizione è alla base della Communication Review dell’OFCOM, il regolatore britannico, che ha portato ad una effettiva separazione funzionale della rete di accesso dell’operatore incumbent, British Telecom, in una divisione separata denominata OPENREACH, caratterizzata da una gestione indipendente, sia nella definizione del board di controllo sia nella determinazione degli aspetti di incentivazione del management. Nell’incontro con i rappresentanti di OFCOM avvenuto a Roma nei giorni 20 e 21 aprile 2006, abbiamo approfondito questo modello, al quale per suo conto e di sua iniziativa risultava che Telecom avesse rivolto la propria attenzione; peraltro, a un livello di esame assolutamente preliminare.
Si tratta indubbiamente del modello più evoluto che ci sia in Europa, al quale quindi seguendo il metodo delle best practices, dimostratosi così utile per il miglioramento e il progressivo avvicinamento delle regolazioni delle varie Autorità nazionali, appare opportuno guardare, pur tenendo conto delle particolarità di ciascun Paese.
E’ stato per questo che nella mia Relazione al Parlamento del 20 luglio scorso ho
pubblicamente rivolto a Telecom Italia l’invito a “fare un passo avanti sulla strada della separazione tra servizi regolati e non regolati, agendo sulla funzione di governance e di controllo indipendente”, e soggiungendo che “l’esperienza internazionale mostra che questo percorso è più efficace quando l’operatore stesso prende impegni vincolanti”.
[è bene chiarire quali sono i servizi regolati all’interno delle varie strutture aziendali, visto che questi rappresenterebbero il confine della confluenza nella società costituenda]
A questo riguardo la legge Bersani, prevedendo la sanzionabilità della
inottemperanza agli impegni assunti dinanzi all’Autorità, ha ora accresciuto l’ambito di applicazione e l’incisività dei nostri poteri.
L’invito ha incontrato buona accoglienza nel mondo delle telecomunicazioni, nel
quale è stato generalmente anche condiviso il giudizio, da me espresso, che la maggiore trasparenza che ne sarebbe risultata sarebbe valsa altresì “a togliere asprezza al contenzioso ingeneratosi, hic et inde, tra l’operatore dominante e gli operatori alternativi”.
A questo appello ha dato un’esplicita risposta il Presidente Guido Rossi nell’incontro che il Consiglio di questa Autorità ha avuto con i vertici di Telecom Italia il giorno 20 settembre; risposta poi rilanciata pubblicamente dal Presidente Rossi nella sua audizione del 27 settembre scorso, dinanzi a questa Commissione, nella quale ha dichiarato che il Consiglio di amministrazione di Telecom Italia “ha deliberato il percorso verso la creazione di una società separata che contenga la rete di accesso” e che “in questo modo la trasparenza garantita al regolatore sarà massima: le transazioni con il resto di Telecom Italia entreranno nei cicli di fatturazione e saranno esposte nei bilanci. Nella definizione dei contorni di questa nuova società, così come nel recepimento delle altre indicazioni che l’Autorità civorrà dare, il nostro atteggiamento sarà improntato al massimo spirito di collaborazione con il regolatore”.
Abbiamo quindi iniziato a lavorare concretamente nella direzione di una effettiva
separazione funzionale delle attività chiave della rete fissa per garantire parità di trattamento nelle reti di nuova generazione, costituendo, lo stesso giorno 27 settembre, una task force che funga da interfaccia tecnica con Telecom approfondendo le ipotesi regolatorie da sottoporre poi all’esame del Consiglio.
[sarebbe opportuno sapere se in questa fase sono state informate le OOSS nazionali, risultano evidenti le implicazioni politiche ed occupazionali che la creazione della società avrebbero, ci risulta che in fase di costituzione di OPENREACH BT, assieme a BT e OFCOM era presente anche il sindacato CONNECT*]
Sarà un percorso lungo e complesso (durerà almeno 12 mesi) ma faremo di tutto per comprimere i tempi. Capisaldi della separazione sono l’equality of access – ossia l’eguaglianza di tutti gli operatori, compresa la divisione commerciale di Telecom Italia, nell’accesso alla rete locale dell’incumbent [societa’ costituenda ndr.] – e quindi la replicabilità dei servizi, nonché l’incentivazione agli investimenti per il miglioramento delle infrastrutture trasmissive. In questo contesto, tutti gli operatori, in primis Telecom Italia, saranno più liberi di operare, investire e competere, a parità di condizioni, nei mercati a valle dell’offerta di servizi integrati di comunicazione agli utenti finali.
Non sembra che abbiano ragion d’essere alcune preoccupazioni che sono state
adombrate a tal riguardo. La nuova organizzazione e le correlative misure regolatorie non avranno di per sé effetti deprimenti né sulla capacità competitiva né sulla forza finanziaria di Telecom Italia: vorrei evidenziare che British Telecom -che, come detto, è stato sottoposto alla medesima misura regolamentare- è l’unico tra i grandi carrier europei il cui titolo borsistico si è apprezzato nel corso dell’ultimo anno. Inoltre, la separazione funzionale dell’ultimo miglio appare essere il solo modo -specialmente in Italia in cui l’intero settore dipende dalla rete di accesso dell’incumbent- per assicurare la tutela della concorrenza e, al contempo, promuovere gli investimenti nelle reti. Continuare con il “vecchio” approccio di estrema parcellizzazione dei mercati da regolare, vorrebbe dire non tener conto dell’evoluzione tecnologica e di mercato; imboccare una nuova strada di deregulation a favore del campione nazionale (secondo la tentazione che serpeggia in qualche Paese) rappresenterebbe un passo che ci farebbe tornare indietro di dieci anni sul piano della trasparenza e della concorrenza. In entrambi i casi si avrebbero effetti negativi per i consumatori, per la produttività dell’incumbent e dell’intero settore e soprattutto per la tenuta del nostro sistema economico.


7. Le nuove prospettive: le reti per la larga banda

La mia esposizione non sarebbe completa se non toccasse anche altri due argomenti: il ruolo che la larga banda può svolgere per lo sviluppo economico del Paese e l’esigenza di una regolamentazione quanto più possibile omogenea in Europa.
Nella larga banda la situazione d’incoraggiante ripresa dello scorso anno, per la quale abbiamo abbandonato i posti di coda in Europa, registra in questi ultimi mesi un rallentamento.
Gli ultimi dati inducono a riflettere: nonostante veniamo da due anni di crescita
sostenuta, ben al di sopra di quella degli altri maggiori Paesi europei, in cui i prezzi sono calati arrivando a livelli di best practice, la penetrazione della larga banda (pari a circa il 13%) rimane sotto la media europea (superiore al 14%), aggirandosi sui 7,5 milioni di utenti. Questo ritardo ha origini di carattere strutturale, che prescindono in parte da valutazioni di ordine concorrenziale e regolamentare. Nel nostro Paese, la diffusione dei servizi a larga banda incontra delle limitazioni dovute, da un lato, al basso livello di diffusione dei mezzi informatici nella popolazione italiana e, dall’altro, a problemi infrastrutturali che riducono significativamente l’ambito effettivo e potenziale di diffusione del servizio.
Siamo in una situazione di ritardo strutturale a cui il Paese deve assolutamente
trovare un’adeguata risposta, facendo un ulteriore sforzo, uno scatto di reni, per raggiungere e superare il treno europeo.
La larga banda cambia infatti il paradigma produttivo ed ha riflessi, come ho avuto
modo di dire nella relazione al Parlamento, anche sullo sviluppo del sistema scolastico, dei rapporti fra lo Stato fornitore di servizi ed il cittadino, del “colloquio” tra fornitori e produttori nella gestione commerciale della clientela. La modesta crescita economica del nostro Paese rende ancor più necessaria e urgente la modernizzazione delle infrastrutture di telecomunicazioni mediante la diffusione della larga banda.La regolamentazione non può che essere orientata in tal senso. L’Autorità farà tutto il necessario per consegnare al Paese una soluzione regolamentare all’avanguardia nel mondo.
Tuttavia, in questo campo la regolamentazione non è sufficiente. I problemi strutturali non si risolvono nemmeno con la separazione societaria o funzionale della rete di Telecom Italia. Il Paese non può dipendere da una sola infrastruttura di comunicazione.
L’Italia ha perso l’opportunità della cablatura del territorio per non aver compreso che, come nelle grandi infrastrutture di trasporto, nelle telecomunicazioni occorrono una visione di lunghissimo periodo ed opportune politiche pubbliche di sostegno. La dipendenza dal doppino in rame rende il sistema nazionale debole. Infatti in prospettiva, con la diffusione dei servizi convergenti, la rete in rame è destinata, in particolare negli aggregati urbani, a subire rilevanti problemi di saturazione connessi all’interferenza che si crea a livello di centrale.
L’opportunità è ora rappresentata dalla fibra ottica e dall’avvento delle nuove
tecnologie wireless (il Wi-MAX in particolare). In questo quadro, lo sviluppo di
infrastrutture a larga banda ibride -fibra ottica nei centri urbani, Wi-MAX nelle aree rurali- potrebbe soddisfare, da un lato, la necessità di alleggerire l’occupazione della rete in rame,dall’altro l’esigenza d’introdurre una pressione concorrenziale anche nelle reti per la fornitura di servizi broadband di accesso.[Nex Generation Network progetto di Telecom Italia finanziato in che modo?]
Serve il contributo di tutte le istituzioni, a cominciare dalle amministrazioni locali che rappresentano il primo collo di bottiglia nella condivisione di cavidotti e nella costruzione di reti di accesso a larga banda, sia per le autorizzazioni che spetta ad essi rilasciare per i lavori di scavo e per l’occupazione del suolo, sia perché in taluni casi vi è commistione fra amministrazione e gestione. Occorre che tutti gli operatori dispongano di un catasto dettagliato per poter operare scelte consapevoli.
Va valutato positivamente il contributo assegnato dal Governo nel disegno di legge per la legge finanziaria 2007 (articolo 121) alle infrastrutture per la larga banda.
Va nella giusta direzione. Ma certamente non basta. Occorre, come dicevo, fare uno salto di qualità. In questo contesto è inaccettabile il ritardo nella diffusione del Wi-MAX, dipendente dal continuo differimento nella messa a disposizione della relativa banda di frequenza da parte dell’attuale detentore. Il Wi-Max, a differenza del Wi-Fi il cui segnale si estende fino a qualche centinaio di metri dall’antenna, si spinge fino a 100 chilometri e può dunque consentire la copertura di ampie zone del territorio nazionale a prescindere dalle condizioni orografiche e della densità della popolazione.
Il sistema inoltre è molto più economico e pratico da implementare poiché non
richiede il costoso processo di cablatura per far passare cavi e fibre ottiche e garantisce una copertura omogenea anche nelle aree geografiche più remote o svantaggiose dal punta di vista orografico. Ribadisco quindi l’auspicio, già espresso in Parlamento nel luglio scorso, che il Governo, assecondando l’impegno del Ministro Gentiloni, sblocchi finalmente questa situazione, consentendo l’assegnazione delle frequenze Wi-MAX agli operatori. L’Autorità farà la sua parte stabilendo subito le regole di assegnazione delle licenze. Il ricavo di tali assegnazioni potrà valere a tenere indenne da pregiudizi l’attuale detentore.
Siamo in un’epoca in cui da più parti si lamenta la mancata individuazione di missioni nazionali che accomunino le sorti e le speranze dei cittadini. Penso che la
creazione di nuove autostrade dell’informazione a larghissima banda, con tutte le
implicazioni economiche e sociali ad essa connesse (anche in termini di risoluzione dei problemi di digital divide), possa rappresentare una missione in cui tutto il Paese vorrà riconoscersi.


*ndr. Nel Regno Unito non vi e’ la parcellizzazione sindacale che esiste in Italia, le Trade Unions sono divise per settori ed ognuna si occupa del suo settore.
Copyright © 2006 wascopet@tin.it

09 novembre, 2006

Struttura di “Openreach BT”

Openreach, organico di 30000 dipendenti, di questi 25000 tecnici esterni dotati di 22000 furgoni.

Dotazione patrimoniale ereditata da BT, 8MLD di Sterline (12Mld euro), composto da infrastrutture rame, fibra ed altri beni non elettronici componenti la rete di accesso , reddito stimato al 31/12 /2006 (primo bilancio) 4 MLD di Sterline (6Mld euro).

Diritti, i lavoratori confluiti da BT in OR hanno mantenuto i livelli inquadramentali, il fondo pensione di BT ( da notare che in GB i fondi pensione sono aziendali e non di settore), I premi di risultato sono stati variati sull’azienda di confluenza e sugli obbiettivi da essa indicati.

E’ stato lanciato un piano di formazione atto ad un cambiamento culturale ed un codice etico atto a garantire imparzialita’ di fronte ai clienti ( BT, MERCURY,NTT ecc ecc.)

I membri del BOARD o CDA vengono eletti due dalla controllante (BT) e gli altri dall’associazione dei competitor, questi sono tenuti ad eleggere consiglieri indipendenti

Openreach ha la responsabilita’ di gestire (manutenzionare ) quella parte di rete sempre proprieta’ di BT ma non entrata in patrimonio di OR, quindi centrale apparati trasmissivi ed Internet.





Copyright © 2006 wascopet@tin.it

07 novembre, 2006

Tronchetti, aperti a nuovi soci in Olimpia


MILANO, 7 NOV - ''Ho gia' detto che siamo aperti a nuovi azionisti naturalmente se pronti a pagare prezzo corretto''. Cosi' ha risposto Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli, alla domanda su possibili nuovi soci in Olimpia. Oggi il Cda di Pirelli ha deciso di svalutare la partecipazione in Olimpia per 2.110 mln corrispondente a una valutazione delle azioni Telecom a 3 euro (da 4 circa).

06 novembre, 2006

Dichiarazione di Emilio Miceli Segretario generale SLC-CGIL su decisioni CdA Telecom

C’è una palese contraddizione tra le parole rassicuranti sulla situazione finanziaria in Telecom espresse ancora nel CdA di oggi e l’annuncio dell’attivazione della procedura per la vendita di TIM Brasile.
TIM Brasile, va ricordato, non solo è uno dei gioielli dell’azienda situata in un mercato assai promettente ed in continua espansione; ma è anche una delle poche presenze internazionali di Telecom.
E’ chiara la tendenza dell’attuale gruppo dirigente a recintarsi nel mercato domestico e questo è un errore strategico che inciderà pesantemente sulle prospettive di sviluppo di Telecom.
Il nostro è un no chiaro e netto.


Roma, 6 novembre 2006

06 nov 18:45
Telecom: dimesso cda in attesa modifiche statuto



MILANO - Sara' rinnovato l'intero cda. Lo si legge nella nota diffusa dal gruppo Telecom, che rileva: ''preso atto delle immediate dimissioni dalla carica di consigliere rassegnate dal dottor Carlo Buora, i restanti amministratori in carica al fine di dare immediata applicazione alle nuove modifiche statutarie hanno anch'essi presentato le proprie dimissioni con effetto a far data dalla predetta assemblea''. (Agr)

FINALMENTE QUALCHE NOTIZIA

NON SI CAPISCE SE SIANO BUONE NUOVE O CATTTIVE, CERTO QUALCUNO IN AZIENDA AVREBBE PREFERITO LE DIMISSIONI DA TELECOM DI BUORA, MAGARI SOSTITUITO DA PILERI L'UNICO CHE CAPISCE DI TELECOMUNICAZIONI.

Pirelli, Carlo Buora lascia tutte le cariche
L'annuncio in una nota dell'azienda: la decisione per concentrare l'impegno in Telecom Italia dove è vicepresidente esecutivo


Milano, 6 nov. (Adnkronos) - Carlo Buora (nella foto) ha rassegnato le dimissioni da tutte le cariche nel gruppo Pirelli ed in particolare da quelle di amministratore delegato e direttore generale. Lo rende noto la stessa società spiegando che ''tale decisione nasce dalla volontà del dottor Buora di concentrare il proprio impegno in Telecom Italia, dove dal 15 settembre scorso ricopre il ruolo di Vicepresidente esecutivo con le responsabilità già attribuite al dottor Marco Tronchetti Provera, in un momento importante per lo sviluppo del business di tale Gruppo''. ''Pirelli C. -prosegue la nota- esprime al dottor Buora il profondo ringraziamento per la preziosa e fondamentale attività svolta nel corso di tanti anni di lavoro e sottolinea come, pur ricoprendo per un lungo periodo un importante incarico anche in Telecom Italia, abbia sempre contribuito in maniera determinante allo sviluppo del Gruppo Pirelli e alla sua crescita nell'interesse di tutti gli azionisti''.

CHISSA' COSA NE PENSANO I PICCOLI AZIONISTI PIRELLI, CI FARA' FARE LA STESSA FINE?

26 ottobre, 2006

DICHIARAZIONE DI MICELI SU CDA E COMUNICATO STAMPA TELECOM ITALIA:

Dichiarazione di Emilio Miceli

Segretario generale SLC-CGIL

su decisioni CdA Telecom


Dopo la riunione del Consiglio di Amministrazione di Telecom è necessario che l’azienda presenti in modo dettagliato al sindacato le scelte che intende compiere.
Ovviamente prendiamo atto con soddisfazione che il Consiglio di Amministrazione avrebbe deciso, come richiesto dal sindacato, di riprendere il cammino della convergenza tra rete fissa, mobile, internet e media.
Ci sembra che le decisioni assunte vadano nella direzione di una correzione non lieve delle scelte operate nel Consiglio di amministrazione dell’11 settembre e da noi contestate.
Contro quelle decisioni abbiamo chiamato la categoria allo sciopero generale il 3 ottobre e riteniamo che quelle di oggi siano decisioni assunte anche a seguito della protesta dei lavoratori.
E’ ovvio che ci aspettiamo un piano dettagliato, con una strategia chiara e definita e questo lo si potrà ottenere solo con un confronto serrato con i vertici aziendali e non c’è dubbio che sarà l’esito dell’incontro a decidere delle iniziative che il sindacato intraprenderà.


Roma, 25 ottobre 2006


TELECOM ITALIA CONFERMA LA STRATEGIA DI ACCELERAZIONE, DEFINITA L’11 SETTEMBRE, DELLA CONVERGENZA FRA TELECOMUNICAZIONI FISSE, MOBILI, INTERNET A BANDA LARGA E CONTENUTI MEDIA AVVIATO, IN ACCORDO CON L’AUTHORITY, IL PROCESSO DI TRASFORMAZIONE DELLA RETE D’ACCESSO SARA’ REALIZZATA UNA RETE DI NUOVA GENERAZIONE (“NEXT GENERATION NETWORK”)

LA QUALITÀ DEI SERVIZI AL CLIENTE SARÀ CENTRALE NEL NUOVO PIANO INDUSTRIALE

Il Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia si è riunito oggi sotto la presidenza del Prof. Guido Rossi per esaminare le linee strategiche di riorganizzazione a seguito delle delibere approvate l’11 settembre scorso.

Le decisioni assunte l’11 settembre rappresentano l’evoluzione - alla luce dei cambiamenti dello scenario tecnologico e del contesto competitivo -dell’integrazione, avviata due anni fa, delle attività di telefonia fissa e mobile, i cui frutti sono stati evidenti dal lato del risparmio dei costi, pari a oltre 1 miliardo di euro nel 2005 e nel primo semestre 2006, valutati già positivamente dal Consiglio di Amministrazione.

Telecom Italia, pertanto, conferma l’obiettivo strategico di puntare sulla convergenza fra telecomunicazioni fisse, mobili, Internet a banda larga e contenuti media. In questo quadro la riorganizzazione garantisce l’opportuna flessibilità operativa senza rinunciare ai benefici conseguiti con l’integrazione fisso-mobile e con l’intenzione di cogliere, in pieno accordo con l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, tutte le opportunità offerte dal mercato.

Per questo l’azienda ha intenzione di avviare una importante trasformazione delle reti di accesso in network di nuova generazione, in grado tra l’altro di trasmettere programmi televisivi ad alta definizione, film, musica, video, e di fornire servizi ICT alle imprese e servizi di pubblica utilità (telemedicina, infomobilità, ecc.)

La “next generation network” sarà realizzata anche attraverso la separazione da Telecom Italia della rete d’accesso, secondo un modello che sarà concordato insieme all’Autorità.

L’intero processo di riorganizzazione porrà il cliente al centro; obiettivo specifico è il miglioramento della soddisfazione della clientela, anche grazie al miglioramento della qualità dei servizi di customer care, attraverso un mirato programma di customer relationship management. Per il raggiungimento di tale risultato Telecom Italia intende mettere al servizio di questo progetto tutti gli investimenti necessari.

Il Consiglio di Amministrazione ha preso atto delle dimissioni rassegnate dal Sindaco Stefano Meroi, che ha motivato la propria decisione in base a considerazioni di opportunità, a fronte della partecipazione di Generali Assicurazioni (presso cui il Dott. Meroi opera) al patto parasociale riguardante Telecom Italia, stipulato con Olimpia e Mediobanca lo scorso 19 ottobre. Al Dott. Meroi è subentrato il Sindaco supplente espresso dalla stessa lista di appartenenza del Sindaco dimissionario, vale a dire il Dott. Enrico Maria Bignami, revisore ufficiale dei conti e dottore commercialista in Milano.

Il Consiglio di Amministrazione ha deciso di anticipare dal giorno 7 al giorno 6 novembre 2006 la tenuta della riunione per l’esame dei risultati del terzo trimestre.

24 ottobre, 2006

IL SITO DELLA SOCIETA RETE DI ACCESSO CREATO FUORI DA BRITISH TELECOM E GESTITO INSIEME ALL'AUTORITY


L'HTML DEL BLOG NON CONSENE DI FARE IL LINK DIRETTO, SE SIETE INTERESSATI FARE UN COPIA INCOLLA DEL SEGUENTE LINK www.openreach.co.uk

23 ottobre, 2006

20 ottobre, 2006

Telecom: avanti con le curiosità (Restano da conoscere motivi e responsabilità)

PUBBLICHIAMO COME ORMAI DA ABITUDINE I LUCIDI CORSIVI DI GIACALONE.
Baldi e fieri

I lettori de Il Grande Intrigo sono fra i pochi a sapere delle prodezze di Telecom Italia in Brasile, e ne sanno più dei controllori. Ora arriva la conferma che avevamo visto giusto, che avevamo ragione, il che autorizza qualche curiosità (Telecom Italia, lo ricordo, è quotata, quindi raccoglie il denaro dei risparmiatori). Non c’è nulla di tecnico, nulla di complicato, seguite queste poche righe.
In Italia si dà il felice annuncio che l’Anatel (autorità di controllo brasiliana) ha dato il “via libera” a Telecom Italia. Bella cosa. Però ha dato loro ragione solo perché hanno riconosciuto di avere torto. Sono anni che si combatte una battaglia feroce, a colpi di spie e di cause, coinvolgendo personaggi a dir poco discutibili e pagandoli con pacchi di soldi in contante, perché Telecom pretendeva di avere il comando di Brasil Telecom. Contemporaneamente lanciava, in concorrenza con la BT, di cui è socia, Tim Brasil. Non solo era contro le leggi brasiliane, ma era una visibile dissennatezza, visto che moltiplicava i costi. Delle due l’una, ragionavo: o si esce da BT, vendendo la quota, o si cerca di valorizzare le sinergie. Loro preferirono la guerra a tutto ed a tutti. Dopo avere dilapidato una montagna di quattrini, adesso Telecom Italia dice: vendiamo sia la quota in BT che la Tim Brasil. Le autorità brasiliane rispondono: un accidente, perché quelle due cose sono incompatibili, quindi prima risolvete il problema e poi vendete (questa è la causa della marcia indietro di Rossi, non le solite fanfaluche strategiche). Allora Telecom, ora giustamente, prende la partecipazione in BT e la mette nelle mani di un trust inglese, governato da Credit Suisse. L’Anatel da il via libera ed alla fine della grande guerra gli italiani non contano più un accidente. Un bel successo.
Non è finita, restano i morti e le macerie. Quando qualcuno metterà gli occhi dentro la guerra brasiliana scoprirà quello che non ho potuto scrivere, e sarà magari la magistratura brasiliana a fare quello che da noi si evita accuratamente e da anni. Cirio, Parmalat e Telecom Italia hanno usato il Brasile per spendere troppo ed incassare un fico secco. Telecom Italia ha speso per non acquistare ed ha volutamente ignorato quel che oggi ammette. Si vorrebbero conoscere la ragione ed i responsabili.

www.davidegiacalone.it

19 ottobre, 2006


Dal 20 ottobre 2006 al 31 ottobre 2006 l’astensione collettiva dal lavoro straordinario, supplementare e dalla reperibilità a livello nazionale di tutto il personale di tutte le aziende del gruppo Telecom.

Dichiarazione di Emilio Miceli

Segretario generale SLC-CGIL

su Telecom

Il patto stabilito tra Olimpia, Generali e Mediobanca rafforza l’assetto di controllo di Telecom, comincia a diversificare l’assetto proprietario, ma non risolve nessuno dei problemi dell’azienda.
Il tema di fondo resta, infatti, la necessità di rilanciare gli investimenti soprattutto sulla rete fissa.
Questa necessità è evidentemente incompatibile con un livello di dividendi che di fatto ogni anno azzera gli utili aziendali. Tra l’altro tra il 2007 e il 2008 l’azienda dovrà far fronte a scadenze debitorie, per la stragrande parte in bond, per circa otto miliardi di euro. Per questo le decisioni degli azionisti restano abbondantemente al di sotto delle necessità dell’azienda. E’ necessario che si decida di non procedere, almeno per i prossimi due anni alla distribuzione di alcun dividendo e di revocare le decisioni dell’11 settembre come premessa per la valorizzazione degli asset aziendali. Del resto dall’audizione del Presidente Calabrò è chiaro che la decisione di societarizzare la rete era solo una fuga in avanti non richiesta da nessuno.
Resta obbligata, se si vuole procedere verso il risanamento ed il rilancio, la strada della ricapitalizzazione dell’azienda.In questo senso le decisioni sulle regole di controllo sono assolutamente ininfluenti ai fini di una nuova prospettiva industriale..
Ovviamente, con questa operazione non si pregiudica la possibilità di una proprietà diffusa dell’azienda, attraverso la costituzione di una public company che resta la soluzione più adeguata per una grande utility con Telecom.

Slc-Cgil, non distribuire dividendi per 2 anni

ROMA (MF-DJ)--"Il patto stabilito tra Olimpia, Generali Ass. e Mediobanca rafforza l'assetto di controllo di Telecom Italia, comincia a diversificare l'assetto proprietario, ma non risolve nessuno dei problemi dell'azienda".

Lo ha affermato Emilio Miceli, segretario generale della Slc-Cgil, secondo cui "il tema di fondo resta la necessita' di rilanciare gli investimenti soprattutto sulla rete fissa. Questa necessita' evidentemente incompatibile con un livello di dividendi che di fatto ogni anno azzera gli utili aziendali".

Per questo, anche alla luce delle scadenze debitorie del 2007-2008 per circa 8 mld di euro, "e' necessario che si decida di non procedere, almeno per i prossimi due anni, alla distribuzione di alcun dividendo, e di revocare le decisioni dell'11 settembre come premessa per la valorizzazione degli asset aziendali" conclude Miceli.

18 ottobre, 2006

QUESTA SI CHE E' UNA NOVITA'!!!!!!!!


QUESTO SI CHE E' UN PUNTELLO, MEDIOBANCA E GENERALI..................RICORDATE LA PRIVATIZZAZIONE? CHI ERA L'ADVISOR? 10 ANNI PER RICOMINCIARE?
Telecom, patto Olimpia-Mediobanca-Generali, aperto nuovi soci
mercoledì, 18 ottobre 2006 7.20 Versione per stampa


MILANO, 18 ottobre - Olimpia, primo azionista di Telecom Italia (TLIT.MI: Quotazione, Profilo) con circa il 18% del capitale, Mediobanca (MDBI.MI: Quotazione, Profilo) e Generali (GASI.MI: Quotazione, Profilo) hanno siglato un patto parasociale sul 23,2% del capitale della società telefonica.

Lo dice una nota della società, aggiungendo che gli "aderenti intendono assicurare continuità e stabilità all'assetto azionario e alla governance di Telecom Italia".

Il patto, di durata triennale e che obbliga i partecipanti a consultarsi prima delle assemblee, è aperto all'ingresso di nuovi soci, consente a Mediobanca e Generali di aumentare di un quarto la quota da ciascuna sindacata e a Olimpia di aumentare il capitale, anche con conferimento di azioni Telecom Italia di nuovi soci.

RELAZIONE COMPLETA PRESENTATA DA CUSANI FILE PDF

NAPOLI – 5 e 6 OTTOBRE 2006 – ASSEMBLEA NAZIONALE RSU SLC/CGIL – SETTORE TLC

ARMATEVI DI PAZIENZA A LEGGETE NE VALE LA PENA

Questi di Napoli, sono stati due giorni che ritengo molto interessanti, utili e ben organizzati; molti interventi, molta politica, ma anche questioni specifiche; anche gli interventi delle segreterie e di Epifani hanno, a mio parere, centrato la filosofia dell’assemblea.
Un’assemblea, va ricordato e apprezzato, nata solo e soltanto sull’onda dei tanti no all’ipotesi di accordo sul CCNL e dietro la spinta (legittima e corretta) delle regioni in cui l’ipotesi ha avuto maggiori difficoltà; una scelta difficile da parte delle segreterie nazionali, che mi pare si siano messe in discussione di fronte a tutte le RSU del settore, evitando così le scorciatoie difficili e sempre soggette a critiche delle “delegazioni rappresentative”: avere allargato a tutte le RSU l’invito a partecipare ha evitato qualunque tipo di polemica e reso la discussione più aperta e forse definitiva.
Quindi un’assemblea con al centro i luoghi di lavoro e non gli studiosi, i dirigenti aziendali e/o sindacali.
Purtroppo le vicende Telecom (e in parte la recente finanziaria) hanno monopolizzato gli interventi, riducendo l’importanza di alcuni temi che forse potevano essere maggiormente approfonditi.
Penso alla questione Vodafone, fortemente sentita su alcuni temi al momento della discussione sull’ipotesi di accordo del CCNL, in particolar modo sul lavoro part time; penso alla vicenda di Atesia; penso alla precarietà presente nel settore. Temi discussi e approfonditi, ma la centralità e la contingenza del problema Telecom, li ha posti in secondo piano.
Ha aperto l’assemblea Rosario Strazzullo, che abbiamo saputo uscire dalla segreteria nazionale (quindi dal settore TLC) per andare in confederazione con la Nicoletta Rocchi,
Il settore presenta fatti nuovi: sul piano finanziario, pur in presenza di utili molto alti, i tassi di redditività si riducono in percentuale rispetto al passato a fronte di flussi di investimenti sempre più necessari; sul piano tecnologico l’innovazione comporta politiche ed alleanze strategiche; infine, le ultime vicende confermano il problema della qualità dell’imprenditoria nazionale. Su tutto non si può tacere lo scandalo delle intercettazioni, che pongono all’attenzione di tutti anche la questione etica, la distinzione tra sfera pubblica e privata, la delicatezza di temi che riguardano la democrazia nel nostro paese.
Questo scenario è quello che si prospetta nel nostro futuro sindacale e nel quale dovremo cercare di svolgere il nostro ruolo: quindi – come dice rosario – non lavorare sul tutto o sul niente, ma valorizzare anche il poco che si raggiunge, consci della vera forza che abbiamo, cioè i lavoratori/trici e il fondamentale rapporto con loro e i loro problemi.
Quali sono i capitoli principali su cui centrare il nostro lavoro sindacale? Relazioni sindacali da rendere più efficaci per migliorare la situazione attuale caratterizzata da una “legittimazione forte senza poteri reali” e regole certe, oggi ancor più importanti dato lo sviluppo di nuove forme di comunicazione che svicolano e “scappano” dalle vecchie regole; regole certe perché non va dimenticato che si tratta di un settore di forte rilevanza sociale, economica e di sviluppo del sistema paese.
Le sfide concrete che abbiamo sono sulle politiche industriali (di cui Telecom è l’esempio più attuale) della qualità del lavoro (i part time in Vodafone), della sicurezza del lavoro (i contratti a termine alla RAI) e il grosso problema dei lavoratori in out-sourcing (con il rischio, più volte evocato, della delocalizzazione delle attività). La circolare Damiano (14/6/2006) ci aiuta pur non risolvendo i problemi sul terreno della precarietà, ma ci dovrebbe responsabilizzare nella ricerca di soluzioni che riescano a dare risposte concrete.
Molta attenzione va posta sul tema della professionalità nel nostro settore. Infatti qui (ma aggiungerei che oramai è una prassi costante e comune) il lavoratore è importante per le aziende solo e soltanto fino a che serve; l’esperienza concreta ci dimostra l’utilizzo fatto dalle aziende delle professionalità di ognuno e la necessità di tentare di ricomporle nelle politiche contrattuali; è quello che abbiamo fatto in Telecom con l’accordo sull’inquadramento; è quello che dovremo riuscire a fare nel settore, scalzando le logiche meritocratiche a favore del riconoscimento delle professionalità.
Oltre alla professionalità occorre mettere all’ordine del giorno il tema della sicurezza dei lavoratori, a partire dai call center.
Il dibattito ha toccato diversi temi:
PRECARIATO:Su questo punto il dibattito è andato oltre ai soliti temi sulla legge 30; è stato sottolineato, come il precariato non si risolve con una pseudostabilizzazione tipo Part-Time a 4 ore, soluzione che costringe il lavoratore a trovare un doppio lavoro.
Anche il contratto TLC prevede una percentuale troppo alta di lavoro precario, soprattutto viste le attività sempre più spesso coinvolte, quali i call center (cosa c’è di professionalizzante nel lavoro nei Call Center?); un atteggiamento anche poco coerente con le tesi congressuali.
Il precariato va gestito, regolamentato, utilizzando più strumenti, tipo la volontarietà, non deve più rappresentare la condizione essenziale per trovare un impiego.
Altro fenomeno riguarda il lavoro in out-sourcing e gli appalti: le aziende, distribuiscono commesse ad elastico, e questo rende precario lo sviluppo dell’azienda, sia sui livelli occupazionali che sulla sicurezza (vediappalti di rete) che sulla formazione.
Nel nostro settore, Vodafone sta attuando una politica diversa: dà lavoro ad aziende dove i lavoratori a progetto sono realtà minime e garantendo un flusso stabile di commesse; Telecom non fa altrettanto: porta avanti una gestione ad intermittenza distribuendo lavoro in percentuali variabili tra 187 e Call Center – esemplare il caso di Atesia.
E’ importante che le aziende di TLC tornino ad essere aziende industrializzate, che includono cioè tutto il processo produttivo, dalla nascita delle idee alla produzione, mentre oggi la tendenza è quella di esternalizzare settori, spezzettare il processo. L’esempio della FIAT è stato più volte citato, proprio come contrapposizione tra politiche industriali dettate da logiche finanziarie e politiche invece solo industriali: le prime destinate a “consumare” liquidità per appagare gli azionisti e le seconde che investono sulla qualità, sull’innovazione di prodotto e di sistema, non nel brevissimo, ma nel medio-lungo periodo. Ovvio il riferimento alle ultime vicende in casa Telecom.
Molti sono stati i riferimenti su Atesia, a cominciare dalle ispezioni e dalla circolare Damiano, che rappresenta la risposta ministeriale ad una situazione oramai diventata ingestibile.
Miceli ha ribadito con forza che SLC non è disposta a trattare l’esito delle ispezioni e non ci sarà nessuna apertura preventiva di tavoli negoziali. E’ necessario prima vedere l’esito (la questione è tra azienda e Ministero) poi portare avanti eventuali trattative.

DEMOCRATICITA’ INTERNA ALL’ORGANIZZAZIONE SINDACALE
Da più parti è stata sollevata la questione della democraticità interna, criticità emersa in fase di negoziazione contrattuale, in particolare, in qualche intervento, si è avvertita una certa distanza tra la base ed i vertici sindacali, soprattutto per ciò che riguarda:
-la non emendabilità della Piattaforma Contrattuale,
-il Mandato ai Delegati
-i Metodi di consultazione in assemblea.
Miceli nel suo intervento ha replicato, sostenendo che nella nostra organizzazione si può certamente fare di più, ma siamo avanti rispetto ad altri e rispetto allo Statuto della CGIL, che prevede la consultazione degli iscritti; infatti in alcune realtà è stato possibile anche fare il referendum e comunque la consultazione a voto segreto in assemblea è stata la mediazione – certamente avanzata – raggiunta dalle segreterie unitariamente. Su questo tema, anch’io ho portato l’esperienza della Toscana, dove i percorsi democratici sono stati fatti sia negli organismi che tra i lavoratori, con discussioni anche accese, ma con una finale condivisione di fondo dell’impianto dell’ipotesi di accordo; volendo anche significare che la democrazia sindacale non la può garantire la segreteria nazionale, ma chi sta sul territorio, chi organizza le assemblee, chi fa girare i documenti, chi permette a tutti di esprimersi, chi accetta le critiche e, soprattutto, chi riconosce i propri errori sulla base dei suoi ragionamenti e non su quelli fatti da altri.
Certamente bisogna andare avanti in tale direzione: Miceli ha promesso un processo di maggiore democraticità nella creazione delle piattaforme contrattuali , sentendo preventivamente anche un coordinamento di donne e giovani.
CONTRATTOGli aspetti sui quali sono state sollevate le criticità sono l’aumento salariale e i permessi studio (dato che allo stato attuale le paure manifestate sul tema della durata dell’orario di lavoro settimanale medio è risultato un non-problema, mentre è stato centrato il tema delle 11 ore tra un turno e un altro per la effettiva riduzione della flessibilità oraria). Il contratto ha indubbiamente anche dei punti di forza, vedi Orario (ASSTEL ha perso su tale questione), Armonizzazione del settore, ha la capacità di ricucire, armonizzare realtà diverse, non ci dimentichiamo che Vodafone prima del contratto non aveva potere negoziale sull’orario!!!
L’attenzione è poi caduta sui futuri rinnovi contrattuali sia di settore (Biennio economico) e aziendali (armonizzazioni varie, tra cui Telecom) – anche se non si può prescindere dalla situazione di stallo che vive oggi il settore.
E’ stato sollevato da più parti il problema dell’applicazione della legge 146 nel nostro settore, per evidenziare la scarsa efficacia delle nostre azioni di sciopero a causa della rigidità e assurdità delle norme.
L’intervento di Nicoletta Rocchi a tal proposito e’ stato chiaro: ad oggi non c’è disponibilità a cambiare la legge e la Commissione di Garanzia tende ad ampliare l’ambito di applicazione della precettazione, nell’ottica di conciliare il diritto di sciopero con il diritto dei cittadini di godere di alcuni servizi essenziali.
SITUAZIONE TELECOM ITALIA
Naturalmente tutti gli interventi hanno segnalato la situazione di Telecom Italia, la forte preoccupazione per la ricaduta del riassetto sui lavoratori e sul paese, (in quanto settore strategico per l’economia ed il futuro dell’Italia), con la conseguente svalutazione delle tecnologie e di un patrimonio collettivo.
Degno di grande rilievo l’intervento di Sergio Cusani, in qualità di Presidente della Banca della Solidarietà, organismo incaricato da CGIL di portare avanti uno studio sulla situazione finanziaria di Telecom e la conseguente elaborazione di un progetto di riassetto da portare all’attenzione del CDA dell’azienda (vedi relazione allegata).
L’intervento di Miceli, ha sottolineato il carattere finanziario della crisi di Telecom: in Italia il settore TLC perde velocità ed è fragile, avendo debiti verso le banche; Telecom non cresce più (vedi indicatori di produttività) ha una situazione finanziaria disastrosa che richiede che Tronchetti Provera lasci.
Purtroppo in Italia non ci sono investitori che hanno capitale vero per rilevare la società e per la rilevanza strategica che ricopre sarebbe auspicabile una proprietà diffusa, con una ricapitalizzazione vera, senza ricorrere alle banche. Il sindacato chiede che TIM rimanga italiana e di proprietà Telecom.
Lo sciopero, riuscitissimo, con una partecipazione dell’80% dei lavoratori, nonostante la 146, ci ha dato forza per far sentire la nostra voce. I passi successivi ci vedranno impegnati nello sciopero degli straordinari, della flessibilità, dei cambi turno, il tutto fino al CDA dei primi di Novembre. Se le nostre richieste rimarranno inascoltate proclameremo un ulteriore sciopero nazionale.
Per ciò che concerne l’aspetto illegalità è evidente che in Telecom esisteva una centrale affaristica con componenti statuali ed illegali; SLC si è già costituita parte civile a fianco dei lavoratori intercettati, e sta valutando se non sia il caso di citare l’azienda in giudizio.
Esistono inoltre quattro accordi sindacali sui controlli a distanza, l’azienda è quindi inaffidabile ed è il caso di valutare se dobbiamo disdettarli.
Di particolare interesse, ho trovato l’intervento di Luciano Bianco di Cuneo che ha sottolineato due aspetti: il primo di natura "storica" riguardante il posizionamento della Confederazione su tutto il percorso di privatizzazione della Telecom e in relazione al processo di liberalizzazione del mercato delle TLC, questo al fine di rimarcare l'inadeguatezza delle posizioni della Confederazione stessa (per altro non supportata in modo efficace dalla Categoria): in questo percorso, non aver compreso la complessità del processo in un settore di servizi a rete di pubblica utilità rappresenta un limite che deve essere superato anche in funzione degli analoghi processi in corso (vogliamo parlare per esempio di Poste?).
Il secondo aspetto, strettamente conseguente al primo, riguarda la necessità, più che mai ineludibile, di procedere ad un analisi "tecnologica" della questione della rete in funzione dell'espansione della Larga Banda e dei prodotti/servizi su di essa veicolati e soprattutto veicolabili al fine di dotare culturalmente la struttura sindacale di una conoscenza indispensabile per recitare un ruolo da protagonista sulla partita che si sta giocando sul futuro dell’azienda Telecom e del settore TLC tutto. L'attenzione sulle questioni finanziarie dell'Azienda deve essere accompagnata, adesso non dopo, da un ragionamento riguardante: il problema di una regolamentazione pubblica (decisa dal parlamento della repubblica) dell'accesso paritario di tutti gli operatori alla rete fissa; la definizione di un modello di "Azienda della Rete" appropriato a gestire quanto sopra in una dimensione che preveda un controllo di tipo pubblico super partes; una riflessione seria per giungere alla definizione dell’ultimo miglio dandoci la strumentazione per non accettare supinamente le posizioni del management di Telecom; le prospettive di integrazione e di sviluppo del fisso/mobile che non possono essere impedite per mancanza di condizioni paritarie tra i soggetti (anche qui torna il problema della regolamentazione); il livello di investimenti necessari nel breve/medio periodo per dotare il Paese di una struttura di rete d'accesso adatta a veicolare i 20, 50, 100 Mega. Quando citiamo politiche industriali e d'indirizzo strategico non intendiamo tutto ciò? La difesa dei livelli occupazionali in un settore in espansione (la contrazione attuale è di natura congiunturale a fronte delle enormi possibilità di creazione di alti valori aggiunti in funzione della diffusione dell'IPTV), la tutela delle capacità/conoscenze professionali (tra cui l’esempio dei giuntisti Telecom e d'impresa rappresenta un’ottima metafora) di un personale tra l'altro non sostituibile in quanto non disponibile sull'attuale mercato del lavoro. Sono questi i temi, a mio parere, che essendo meno politici talvolta vengono lasciati colpevolmente in secondo piano, ma forse riuscire a darci anche competenze più tecniche poi ci può aiutare a dare risposte politiche più articolate.
INTERVENTO CONCLUSIVO DI GUGLIELMO EPIFANI
La conclusione dei lavori è stata a cura del Segretario Generale CGIL.
Sulla crisi in Telecom Epifani sostiene che il gioco politico che ha al centro Telecom nasconde in realtà il cuore del problema, vale a dire il futuro di un gruppo con 85000 dipendenti: siamo in presenza di un azionista che ha giocato sul futuro dell’azienda utilizzando gli utili fondamentalmente per rafforzare la proprietà.
E’ opinione comune considerare l’attuale situazione come il risultato della privatizzazione, ma a ben guardare, in giro per il mondo, esistono altre esperienze di privatizzazione riuscite e sono risultati positivi perché affrontate con regole oneste, chiare trasparenti.
Andiamo a vedere il sistema proprietario che ci sta dietro, occorre distinguere tra gli interessi dell’azienda da quelli dell’azionista, (perché Confindustria non fa mai distinguo tra le due figure?)
In Telecom ci troviamo di fronte ad un problema di affidabilità della proprietà, una proprietà che avvia un processo di integrazione con tutti i costi che ciò comporta, costi ed impegno sostenuti anche dal sindacato, per poi fare marcia indietro senza interloquire con noi, anzi sostenendo fino all’ultimo il contrario.
Per non parlare poi delle intercettazioni, quale era il vero obiettivo? Business, spionaggio e perché di fronte ad una tale situazione Confindustria non ha preso posizione?
L’obiettivo di CGIL è l’integrità dell’azienda, un no deciso allo spezzatino, sappiamo benissimo dove porta questa politica, perché vendere Tim Brasile che sta crescendo? Se vendi Tim Italia e Tim Brasile salvi l’azienda? No, salvi solo l’azionista.
Ricordiamoci che non si costruisce un paese più evoluto perdendo pezzi del nostro valore industriale.
L’obiettivo per ciò che riguarda Telecom deve essere quello di allargare la base proprietaria con un nodo finanziario di comando stabile.
E’ così che dobbiamo vedere il futuro, non si possono valutare solo prospettive a breve termine, poi è innegabile, le difficoltà ci sono, sia sul fisso che sul mobile, ma a maggior ragione è necessario un azionariato che pensa a medio e lungo termine: la logica del breve periodo ha altre conseguenze tra cui la precarietà e presuppone necessariamente un rapporto di lavoro a breve.

Su questi contenuti, sinteticamente riportati, in Toscana stiamo attivando un percorso assembleare, che però deve essere attentamente valutato, soprattutto per le ripercussioni che possono determinare tra i lavoratori sull’unità e compattezza del fronte sindacali; quindi l’idea è buona, ma occorre valutarla in tutte le sue ricadute. Stiamo aspettando gli sviluppi, che a breve dovrebbero manifestarsi più chiaramente.
Ciao
Samuele
PS: per questa sintesi ho utilizzato i contributi della compagna Marta Banchi che ha seguito il dibattito prendendo appunti e relazionando al termine sui vari temi della discussione; buona parte di questo lavoro è quindi dovuto al suo impegno e bravura. La parte di Luciano Bianco è scritta di suo pugno: io ho solo provveduto a tradurre il cuneese in italiano…….!!!

16 ottobre, 2006

SAREBBE UN BENE OD UN MALE?

AD UN MESE DAGLI ANNUNCI BELLICOSI DELL'ALLORA PRESIDENTE ANCORA NON RIUSCIAMO A CAPIRE QUALE STRADA SI INTENDA PRENDERE, LE O.O.S.S. PARTECIPANDO AI MASSIMI LIVELLI ALLA MANIFESTAZIONE DI MILANO HANNO MESSO IL CAPPELLO POLITICO SULL'INTERA VICENDA, ABBIAMO ASSISTITO AD UNA PICCOLA MANOVRA IN BRASILE ATTA A SALVARE UN PO' DI CAPITALE AZIENDALE DALL'AUTORITY DI QUEL PAESE. C'E' UNO SCIOPERO DELLE PRESTAZIONI AGGIUNTIVE E DELLA REPERIBILITA CHE INIZIERA' IL GIORNO 20. QUOTIDIANAMENTE LEGGIAMO DI NOMI CHE SAREBBERO INTERESSATI AD ENTRARE NEL CAPITALE ( DI OLIMPIA? DI TELECOM? DI MARX?) SONO SOLTANTO RUMORS, PER NON FAR ANDARE IL TITOLO SOTTO LA SOGLIA "CRITICA", SAREMMO CURIOSI DI VEDERE QUANTI STANNO SOSTENENDOLO, VEDREMO LE REAZIONI CHE AVRANNO I MERCATI ALLA TRIMESTRALE CHE SI PREANNUNCIA NULLA DI BUONO.

UNA PREGHIERA ALLE SEGRETERIE NAZIONALI "SVEGLIA!!!!!!"

Abertis-Autostrade, presto il via libera pensando a Telecom

Roma, 16 ott (Velino) - L’incontro a Madrid fra il primo ministro Romano Prodi e il suo collega spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero rilancia la possibilità che Abertis e Autostrade Spa costituiscano il gruppo autostradale più importante dell’Ue. Il disco verde alla fusione rappresenta, però, soltanto il primo passo per un matrimonio vero e proprio, ma le dichiarazioni rese dal ministro per le Politiche comunitarie Emma Bonino lasciano intravedere che il gruppo Benetton non avrà ancora molti ostacoli. Soprattutto quelli frapposti fino a qualche giorno fa dal ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro che non vuole che i Benetton portino in dote le concessioni ottenute dall’Anas su quasi il sessanta per cento dell’intera rete autostradale italiana. È lo sbocco al quale hanno lavorato i diesse e in particolar modo il ministro per lo Sviluppo economico Pierluigi Bersani, che alla fine degli anni Novanta favorì la privatizzazione della società Autostrade e il suo passaggio nell’orbita Benetton.

Di Pietro, da fermo oppositore al trasferimento delle concessioni alla nuova società che verrà creata dalla fusione italo-spagnola, nelle ultime ore è apparso molto più possibilista. Prodi, infatti, ha già informato i ministri interessati che - se necessario - intende modificare ulteriormente le norme della legislazione italiana per consentire, come chiede d’altro canto la Commissione europea, la presenza di costruttori nel pacchetto azionario della nuova società fra Abertis e Autostrade. Il via libera, ancora nella prime fasi, concesso dal premier alla costruzione del nuovo gruppo autostradale europeo, servirà, comunque, al governo per aiutare Telecom a non finire del tutto in mani straniere. Non è un mistero infatti che i Benetton sono decisi ad assumere un ruolo ancor più da protagonisti nella grande azienda telefonica italiana e che le disponibilità finanziarie che ricaveranno dall’alleanza con Abertis serviranno allo scopo. Proprio come sostengono i diesse - da qualche settimana - per convincere Prodi a intervenire sul ministro per le Infrastrutture.

UNA GRANDE MANOVRA OD UN BRODINO RISCALDATO? CI SI PUO' ASPETTARE QUESTO DA UN GOVERNO SU UN TEMA DI ESTREMA RILEVANZA STRUTTURALE QUALE SONO LE TELECOMUNICAZIONI?VOGLIAMO UN PIANO SERIO, CREDIBILE E DURATURO.