di Marco Cobianchi
E’ un vero e proprio ultimatum quello che Cesar Alierta, numero uno di Telefonica, ha posto ai suoi partner italiani sui nuovi vertici di Telecom Italia. Irritato dal balletto di nomi, di veti e di controveti che Banca Intesa e Mediobanca si scambiano sui nuovi nomi, Telefonica, che per Telecom Italia ha già speso 2,3 miliardi di euro, ha deciso di andare giù pesante e porre agli italiani un limite di tempo per decidere. Possibilmente entro oggi.
Intanto, però, dopo un fine settimana inconcludente, Madrid ha deciso di prendere l’iniziativa e ha fatto sapere ai vertici dei due istituti di credito soci di Telco (la finanziaria che controlla Telecom) la sua proposta. Secondo quanto appreso da Panorama.it, questo schema vedrebbe, alla presidenza, Gabriele Galateri di Genola nelle cui mani potrebbero essere concentrate deleghe più “pesanti” di quelle di una semplice rappresentanza legale. Sotto di lui una serie di direttori generali concentrati sui diversi business del gruppo telefonico. Uno dei nomi che circolano è quello di Mauro Sentinelli, ex top manager del gruppo, che potrebbe avere la responsabilità della rete mobile. Forti anche le indiscrezioni sul coinvolgimento di Flavio Cattaneo, ex direttore generale della Rai e attuale amministratore delegato di Terna. Sempre da fuori potrebbe arrivare il terzo manager, di totale fiducia del presidente Galateri. In corsa ci sarebbero anche Giuseppe Sala, attuale capo del business della telefonia fissa, e Stefano Pileri, capo dell’Information Technology del gruppo. Questa,a quanto si è appreso, la proposta di Telefonica che, però, sembra abbia avvertito i partner italiani che si tratta di una soluzione di transizione in attesa che tutti i soci della “nuova” Telecom si mettano d’accordo sul nome dell’amministratore delegato dopo che per tutto il fine settimana le discussioni si sono trascinate senza giungere a nulla di concreto. A quanto si sa, sia Banca Intesa che Mediobanca hanno posto un veto insormontabile sul nome proposto dall’altro. Piazzetta Cuccia sembra voler puntare su Paolo Dal Pino, ex amministratore delegato di Wind, mentre Banca Intesa vedrebbe in Franco Bernabé il manager giusto per succedere a Riccardo Ruggiero.
Insomma: nel caso in cui passasse la proposta di Telefonica (un presidente e tre-quattro direttori generali) bisognerà attendere ancora qualche tempo per avere l’assetto definitivo del gruppo.
DA PRENDERE CON LE MOLLE L'ARTICOLO, VISTO CHE LA FONTE E' SCHIERATA.
ABBIAMO DECISO DI APRIRE QUESTO SPAZIO PER POTER DISCUTERE DEI PROBLEMI E DELL'ORGANIZZAZIONE DEI TECNICI TELECOM CHE OPERANO IN OPEN ACCESS, QUESTO VUOLE ESSERE UN LUOGO DI DISCUSSIONE E CONDIVISIONE DELLA NOSTRA ATTIVITA'.
"Avere un problema e cercare di risolverlo da soli è avarizia, accorgersi che il mio problema è anche di altri e cercare di risolverlo insieme, questo è politica" DON MILANI
29 ottobre, 2007
Telecom Italia, l’ultimatum di Telefonica
28 ottobre, 2007
Separazione rete: l'Agcom attendera' i nuovi vertici Telecom
LINK ARTICOLO ULTIMO MIGLIO NEWS
Per procedere nel confronto sulla separazione della rete di Telecom Italia, l'Autorita' per le garanzie nelle comunicazioni aspetta che il nuovo assetto azionario decida a quali vertici affidare la gestione della compagnia telefonica. E' quanto si apprende da fonti dell'organismo di controllo, secondo cui tutto il dossier, in sospeso da parecchie settimane, verra' rimesso sul tavolo 'dopo la meta' di novembre'. Da un punto di vista tecnico, infatti, il lavoro puo' dirsi sostanzialmente concluso e la separazione funzionale sarebbe quindi 'quasi predisposta', visto che sono stati ascoltati anche gli operatori alternativi in un'audizione effettuata nella sede di Napoli lo scorso 25 settembre. Il problema rimasto per il momento insoluto, e sul quale dovrebbe dunque avvenire il confronto con i nuovi vertici di Telecom, e' quello delle garanzie a favore dell'ex monopolista: in particolare, si tratta degli obblighi attualmente in capo a Telecom sull'offerta alla clientela, con i prezzi che, secondo la normativa vigente, devono essere autorizzati dalla stessa Autorita'. Secondo Telecom, questi obblighi dovrebbero essere allentati, anche se gli operatori alternativi sostengono che dovrebbero essere mantenuti almeno finche' l'incumbent detiene una posizione dominante sul mercato della telefonia fissa.
All'interno dell'azienda, spiega la fonte, esistono due scuole di pensiero: quella tenacemente contraria a ogni imposizione sulla rete e pronta a ricorrere contro provvedimenti giudicati troppo punitivi, e quella invece piu' disponibile ad aperture. Alla luce dell'indagine Antitrust avviata ieri per un possibile abuso di posizione dominante nella telefonia vocale e nei servizi Internet a banda larga, pero', questo secondo fronte potrebbe rafforzarsi e spianare la strada al dialogo, facilitando la trattativa. Il presidente dell'Autorita' Corrado Calabro', in ogni caso, ha recentemente affermato che l'organismo continuera' 'fino all'ultimo a puntare sulla scadenza del 31 dicembre', cercando in tutti i modi 'la via dell'accordo prima di esercitare i poteri dell'Autorita''. Poteri rafforzati assicurati dall'emendamento Gentiloni al ddl Bersani sulle liberalizzazioni che, tuttavia, e' ancora fermo al Senato.
25 ottobre, 2007
E' fatta, il controllo di Telecom Italia passa a Telco
18:32:20
Assicurazioni Generali, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Sintonia S.A. hanno stasera comunicato che in data odierna sono state completate le operazioni che hanno portato Telco Spa - società dalle stesse partecipata insieme a Telefonica S.A. - a ricevere per conferimento da Mediobanca Spa e da società del gruppo Generali complessive 749.827.264 azioni ordinarie di Telecom Italia Spa, pari al 5,6% del capitale ed all’esecuzione, per un prezzo di 4.161 milioni di euro, della compravendita del 100% del capitale sociale di Olimpia Spa a sua volta titolare di 2.407.345.359 azioni ordinarie di Telecom Italia Spa, pari al 18% del capitale ordinario di quest’ultima.
L’acquisizione di Olimpia è stata finanziata quanto a 3.248 milioni di euro tramite un aumento di capitale di Telco e quanto al residuo importo attraverso l’assunzione da parte di Telco di un finanziamento messo a disposizione da Intesa Sanpaolo e Mediobanca per un importo massimo di 1.100 milioni di euro, erogato in data odierna per un importo di circa 925 milioni. L’assemblea di Telco Spa ha inoltre deliberato un ulteriore aumento di capitale sociale fino a 900 milioni, destinato al rimborso del citato finanziamento e volto a consentire l’ingresso nella compagine sociale di Telco di ulteriori qualificati investitori Italiani.
Sempre in data odierna, sono stati nominati consiglieri di Telco i signori: Aldo Minacci (Presidente), Filippo Maria Bruno, Enrico Giliberti, Clemente Rebecchini, Gustave Stoffel, Maurizio Verbich, Ángel Vilá Boix, Ramiro Sánchez de Lérin García-Ovies, Miguel Escrig Melia e Sohail Qadri.
TELECOM: BUORA HA LASCIATO LA SEDE DI MEDIOBANCA
23 ottobre, 2007
TELECOM, ANATEL: 28 VINCOLI, SEPARAZIONE NETTA VIVO E TIM BRASIL
Milano, 23 ott. (Apcom) - Sono 28 le condizioni che Anatel ha imposto a Telefonica per l'ingresso nel capitale di Telecom Italia. La principale richiesta è la separazione completa tra Vivo e Tim Brasil. Non è stata chiesta alcuna vendita di asset di Vivo o di Tim. Le altre richieste riguardano prevalentemente vincoli comportamentali a tutela della autonomia gestionale dei due operatori.
Per adeguarsi alle 28 richieste l'authority brasiliana per le tlc ha dato a Telefonica sei mesi di tempo. Vivo è il primo operatore mobile brasiliano ed è controllato al 50% dal gruppo spagnolo, Tim Brasil è il secondo player del Paese, controllato dalla società italiano.
Telecom I.: in corso a Mediobanca riunione azionisti Telco
MILANO (MF-DJ)--Nella sede di Mediobanca e' in corso una riunione degli azionisti di Telco, la holding destinata ad assumere il controllo di telecom Italia, una volta ricevuto il pronunciamento dell'Anatel, la cui riunione e' iniziata ormai dal alcune ore. E' quanto si apprende da una fonte finanziaria. All'ordine del giorno della riunione vi dovrebbero essere i passi successivi al via libera da parte dell'Authority.
Il meeting dell'Authority delle tlc brasiliana ha all'ordine del giorno, tra l'altro, anche il dossier sul passaggio del controllo relativo di Telecom Italia da Olimpia a Telco.
Una volta ottenuto il pronunciamento non vi saranno piu' ostacoli al perfezionamento della cessione che potrebbe essere perfezionata nei prossimi giorni. Dc
(END) Dow Jones Newswires
October 23, 2007 11:09 ET (15:09 GMT)
Copyright (c) 2007 MF-Dow Jones News Srl.
Telecom I.: Anatel, si' condizionato ad accordo con Telefonica
SAN PAOLO (MF-DJ)--L'Autorita' per le telecomunicazioni brasiliana (Anatel) ha dato il via libera al consorzio Telco, di cui fa parte anche la spagnola Telefonica, per l'acquisto di una quota di controllo in Telecom Italia. E' quanto riferito dal ministro delle Comunicazioni brasiliano, Helio Costa.
Si tratta di un via libera condizionato, dal momento che Telefonica dovra' rispettare una serie di condizioni, fra cui la cessione di alcuni asset. Il ministro non ha precisato di quali attivita' si tratti. red/ren
(END) Dow Jones Newswires
18 ottobre, 2007
Telecom Italia, Anatel inserisce dossier Telco in riunione 23/10
MILANO (Reuters) - L'Anatel, l'Autorithy per le tlc brasiliana ha inserito nell'ordine del giorno della riunione del prossimo 23 ottobre la discussione sull'ingresso di Telefonica tra gli azionisti di Telco, la holding che acquisterà la quota Pirelli in Telecom Italia.
E' quanto risulta dal sito internet dell'autorità brasiliana nella parte riguardante gli argomenti che saranno discussi dal consiglio.
L'operazione è al vaglio dell'autorità brasiliana in quanto Telecom e Telefonica in Brasile sono presenti rispettivamente con Tim Brasil e Vivo, joint venture tra la compagnia spagnola e Portugal Telecom.
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CHE SIA LA VOLTA BUONA?
15 ottobre, 2007
Ben Ammar: in Telecom i vertici non si toccano
LINK ARTICOLO SOLE24ORE online
E I PODEROSI STOCK OPTIONS PERCEPITI CON LA DISTRUZIONE DELL'AZIENDA VERRANO RESTITUITI?
Levata di scudi intorno al management di Telecom Italia. Davanti alla prospettiva di un cambiamento dei manager del gruppo telefonico, con l'arrivo dei nuovi soci raccolti in Telco, Tarak Ben Ammar scende in campo. E lancia un appello forte a difesa dell'attuale management di Telecom Italia: «Una squadra che vince non si cambia» dichiara al "Sole-24Ore". Ma a nome di chi parla Tarak? A nome di Mediobanca, socio di Telecom, a nome dei soci francesi di Piazzetta Cuccia o, ancora, a titolo personale? «Parlo in qualità di membro del comitato di governance di Mediobanca e come rappresentante del gruppo C degli azionisti esteri di Piazzetta Cuccia».
In questa veste, presentata da lui stesso (Tarak non ha citato l'incarico che ricopre nel consiglio di sorveglianza di Mediobanca), il finanziere franco-tunisino passa in rassegna numeri e risultati finora conseguiti dalla squadra operativa formata dal vice-presidente e amministratore delegato Carlo Buora e dal l'ad Riccardo Ruggiero, affiancati dal presidente Pasquale Pistorio. E mette in chiaro: «Il management di Telecom Italia non deve essere cambiato, ma deve essere lasciato libero di lavorare in tranquillità». Per Ben Ammar le motivazioni non mancano: «I risultati sono buoni», precisa, «e l'azienda è in grado di avere un margine di ebitda del 47% sul mercato domestico». C'è ne è abbastanza, a suo avviso, per sostenere che «Non c'è ragione di turbare l'equilibrio del gruppo e del suo management».
Una dichiarazione forte, quella lanciata ieri da uno dei rappresentati di spicco di Mediobanca, socio di riferimento di Telco con il 10,6%, che riporta alla luce la questione irrisolta del futuro assetto al vertice dell'ex monopolista tlc. Un tema su cui non si era più parlato dopo il botta e risposta tra il consigliere delegato di Mediobanca, Alberto Nagel e l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera.
Solo venti giorni fa nell'ambito della presentazione dei risultati annuali di piazzetta Cuccia, Nagel ha dichiarato che l'obiettivo dei prossimi mesi è «rendere Telecom una public company realizzando un tipo di governance che porti a un Cda pienamente indipendente e privo di vincoli strategici o finanziari da parte di soci grandi o piccoli». Una presa di posizione a cui, a stretto giro di posta, è arrivata la risposta di Intesa Sanpaolo, azionista di Telco con il 10,6%. «L'auspicio di tutti gli azionisti è che la Telecom abbia un management forte e un cda forte. E con una governance chiara. Se vogliamo, possiamo chiamarla pure public company», ha detto Passera.
Le dichiarazioni dei due consiglieri delegati, che sono rimaste più generiche (non entrando nel merito del lavoro degli attuali manager del gruppo tlc), sono state interpretate dal mercato come l'inizio del confronto sugli assetti futuri del management del gruppo di telecomunicazioni. Da allora, però, è calato il silenzio, probabilmente anche perché l'attenzione è concentrata sul Brasile da cui dipende l'intera impalcatura dell'operazione Telco, appesa al via libera dell'Anatel, l'Authority per le tlc brasiliana. Ora Tarak Ben Ammar, in veste «di membro del comitato di governance di Mediobanca e come portavoce dei soci francesi di piazzetta Cuccia», ritorna improvvisamente sul tema, dando questa volta una posizione molto più chiara e diretta: Ruggiero e Buora, a cui si è aggiunto lo scorso aprile Pasquale Pistorio, restano dove sono. Bisognerà vedere, a questo punto, se altri soci (della stessa Mediobanca e di Telecom Italia) sosterranno pubblicamente la tesi di Tarak.
Di certo, in un momento tanto delicato per gli equilibri della finanza italiana, i soci francesi stanno dimostrando un maggior attivismo sui grandi temi di potere. E non solo in casa Mediobanca, ma anche nella galassia, dalle Generali a Telecom Italia.
12 ottobre, 2007
NUOVO AD ?
Secondo il Financial Times LINK FT.COM dovrebbe essere "Luca Majocchi, chief executive of Seat PG"
WikipediA Luca Majocchi (Monza, 24 maggio 1959) è Amministratore Delegato di Seat Pagine Gialle.
Laureato in Fisica, Master in ingegneria gestionale al Politecnico di Milano e in Business Administration presso la McKinsey and Co.
Dal 1982 al 1986 è ricercatore presso il CNR. Nel 1987 entra a lavorare alla Pirelli Informatica come Responsabile dei sistemi informativi avanzati. Passa poi al settore cavi fino al 1990. In qualità di associato prima e Senior Engagement Manager poi, lavora dal 1991 al 1996 per la società di consulenza aziendale McKinsey.
Dal 1996 entra a far parte di Credito Italiano con incarichi crescenti (Direttore Private Banking, Condirettore Centrale, Direttore Centrale), fino ad assumere il ruolo di Direttore Generale a soli 40 anni. È lui il promotore del primo conto corrente package per i privati in Italia "Genius" e "Imprendo" (dedicato alle aziende) ancora oggi motivo di orgoglio della banca. Dal 2000 passa alla Capogruppo Unicredito Italiano con il ruolo di Vicedirettore Generale e nel 2003 dopo aver portato a termine il progetto di riorganizzazione "S3" che prevedeva la nascita delle tre attuali Divisioni del Gruppo (UniCredit Private Banking, UniCredit Banca d'Impresa e UniCredit Banca) diviene Amministratore Delegato di Unicredit Banca, la Banca retail con oltre 2.750 sportelli in Italia.
Dall'agosto 2003 guida la società Seat Pagine Gialle in qualità di Amministratore Delegato.
E' inoltre, Chairman in Thomson Directories e in TDL Infomedia Ltd., membro del Supervisory Board di Telegate AG e consigliere di Eniro.
Un Altro AD che capisce di TELECOMUNICAZIONI; ma forse questo serve per la parte finanziaria, anche se oggettivamente per come sono messe le cose forse era meglio qualcuno dei pirenei, vicino a Lourdes confine spagnolo..........
11 ottobre, 2007
Gara WiMax: i dettagli rilasciati dal Ministero
Si è conclusa la conferenza stampa del Ministro Gentiloni sul bando di gara per le frequenze WiMax. Elenchiamo i punti salienti della conferenza e qualche lettura “tra le righe”:
1. La durata delle licenze è fissata in 15 anni, rinnovabili, e le licenze non sono cedibili.
2. I diritti d’uso sono suddivisi, per due licenze, su sette macroregioni (Lombardia e Pr. Autonome di Trento e Bolzano; Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Toscana; Friuli, Veneto, Emilia Romagna e Marche; Umbria, Lazio, Abruzzi e Molise; Campania, Puglia, Basilicata e Calabria; Sicilia; Sardegna), mentre la terza licenza riservata ad operatori non detentori di licenza UMTS è suddivisa su base regionale.
3. Gli archi di frequenza sono di 2x21MHz, e non si fa menzione delle frequenze residuali.
4. Non è chiaro se sarà possibile adottare la versione 802.16e “mobile”, a domanda hanno risposto che non è chiaro.
5. Non è stato ancora chiarito se si potrà usare le frequenze per fare backhauling tra le antenne stesse, bisognerà leggere la deliberà quando uscirà in Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni.
6. A partire da dopo 30 mesi dall’assegnazione, gli operatori che non avessero completamente utilizzato le frequenze saanno tenuti a soddisfare richieste di impiego delle stesse da parte di terzi.
7. Non c’è alcun obbligo di wholesale, ma a domanda il Ministro ha risposto che il Ministero si “impegnerà” a far sì che si concludano accordi tra operatori.
8. Il valore della base d’asta è abbastanza contenuto, ciò non esclude che il meccanismo dei rilanci multipli non faccia arrivare a cifre ben diverse. In ogni caso si parla di un monte licenze complessivo di 45 milioni di Euro e, per fare degli esempi, la macrro-regione Lombardia parte da 3 milioni di Euro; quella di Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise ne vale 2,27 milioni, mentre il solo Lazio per i “new comers” parte da 1,6 milioni.
La conferenza stampa è stata “nei modi” e non nei fatti quasi a porte chiuse. Erano presenti sei o sette giornalisti, e solo ad un certo punto è comparsa una telecamera.
Nella sostanza non è giunto quasi nulla di più rispetto a quello che si era intuito, probabilmente nei prossimi giorni si potrà capire di più e cogliere i primi commenti – se ve ne saranno prima della lettura del bando – da parte degli operatori del settore.
10 ottobre, 2007
Telecom, Agcom chiede più poteri per separazione rete - Economy
MILANO, 10 ottobre (Reuters) - Il presidente dell'Autorità per le tlc Corrado Calabrò chiede maggiori poteri per arrivare più velocememnte alla separazione della rete di Telecom Italia .
In un'intervista al settimanale Economy che sarà in edicola domani, il presidente dell'Agcom sottolinea che con Telecom l'Authority vuole "negoziare da una posizione di forza".
"Intendiamoci, nessuno vuole espropriare Telecom, ma certo bisogna avere strumenti adeguati a convincere i propri interlocutori. Per carità, il potere fondamentale ce l'abbiamo e si basa sulla direttiva comunitaria sull'accesso. E' però vero che senza un'ulteriore precisazione normativa il percorso per arrivare alla separazione della rete rischia di essere lungo, farraginoso e con profili complicati".
Il tavolo tecnico, spiega ancora Calabrò, "non ha esaurito i lavori che sono andati abbastanza bene. Certo però, l'incertezza sull'assetto proprietario (di Telecom) non può non riflettersi sull'andamento dei colloqui".
© Reuters 2007. Tutti i diritti assegna a Reuters.
NAKED di TI
Linea Alice Business arriverà il 29 ottobre ed è la prima Adsl nuda di Telecom Italia. Si rivolge al solo pubblico aziendale e permette di avere una Adsl e servizi voce, in VoIP, senza pagare il canone base e senza avere quindi una linea telefonica Pstn.
In cambio bisogna pero` pagare i canoni sia Adsl sia VoIP di Telecom Italia, un canone addizionale di 12 euro al mese specifico per Linea Alice Business, più un contributo di attivazione pari a 80 euro, che è simile a quello fatto pagare dagli altri operatori per le Adsl nude. Tutti i prezzi sono Iva esclusa. I canoni Adsl e VoIP dipendono dalle scelte degli utenti, in termini di velocita` o di minuti o numeri di telefono inclusi nell'offerta.
In sostanza Telecom propone alle aziende allergiche alla linea base Pstn, il cui canone tende costantemente ad aumentare, di sostituirla con il VoIP.
C`è un netto risparmio: quei 12 euro al mese sono circa la metà del canone della linea base per le aziende. Lo svantaggio è che tutte le chiamate sono fatte in VoIP e risentono quindi di eventuali alti e bassi dell'Adsl e della mancanza della corrente elettrica.
E` comunque una mossa notevole da parte di Telecom Italia, perché segna il definitivo sdoganamento del VoIP, per la prima volta proposto come alternativa alla linea fissa tradizionale.
E` probabilmente un`offerta per ora destinata solo a utenti business evoluti, disposti a rinunciare alla tradizionale rete fissa e che si sarebbero già comunque orientati verso una soluzione solo VoIP, ma di altri operatori.
Telecom così comincia a presidiare anche questo segmento di mercato, finora lasciato alla concorrenza, proprio in un momento in cui le Adsl nude sono diventate più care.
09 ottobre, 2007
Articolo del 10 Aprile scorso
LINK Articolo Caravita da Quinta's Blog
L'Aquila, marzo 1996. Nella sala di conferenze della Scuola di telecomunicazioni Reiss-Romoli è in corso una delle tante sue conferenze tecniche. Una platea di ingegneri, rigorosamente in giacca e cravatta, ascolta in silenzio le relazioni, coordinate dall'allora responsabile tecnologico della Sip, Umberto de Julio. I vertici tecnici dell'intero gruppo Stet, e dei loro fornitori, sono al gran completo. Al di là del carattere dimesso del convegno, l'occasione è notevole. Per la prima volta in Italia verranno messe a confronto tra loro due tecnologie emergenti. I primi supermodem Adsl, presentati dall'Italtel, contro le Pon, le reti in fibra ottica passiva, asso della Sirti.
Internet, in Italia, era allora ai primi passi. Quasi tutta sulla rete telefonica, a banda stretta. Eppure, a l'Aquila, si analizzava già il dopo: la larga banda già possibile. E nei corridoi del seminario si intrecciavano discussioni sulle sue conseguenze. Costruire una rete ottica nazionale (che da lì a poco sarebbe divenuta per la Stet un progetto operativo, il Socrate) avrebbe di fatto determinato una sorta di nuovo monopolio naturale, in collisione diretta con le prime normative europee di liberalizzazione delle telecomunicazioni (in primis l'Open Network Provision, il principio, statuito nel 1994, che imponeva ai gestori dominanti di dare accesso sulle proprie reti, a condizioni eque, ai concorrenti nei servizi).
Come risolvere questa apparente contraddizione tra grande infrastruttura unica a larga banda e pluralismo e competizione? E alcuni, nei corridoi della ReissRomoli, cominciarono a discutere di una tesi già apparsa in alcuni studi dell'Oftel e dell'Fcc (i regolatori inglese e Usa): l'idea di una rete scorporata, autonoma, capace di vendere a tutti gli operatori in concorrenza accessi e servizi di rete, e in modo imparziale.
«In realtà - ricorda De Julio - questa era solo una delle due scuole di pensiero nate in quei tempi. A chi scommetteva su un futuro di rete unica multimediale, e di concorrenza sui servizi si contrapponeva chi, invece, prevedeva un futuro di tante reti in competizione. A dieci anni di distanza chi ha avuto ragione? Forse il caso Fastweb dovrebbe farci riflettere. Un'azienda di prim'ordine, ma che ha dovuto investire risorse ingentissime per la sua rete a larga banda, senza però riuscire a ricavarne, in dieci anni, un ritorno netto sufficiente a proseguire negli investimenti strutturali. Non a caso oggi è parte di un grande gestore europeo, la Swisscom. Quel dibattito di allora, forse, oggi è giunto a una sua conclusione».
Il progetto Socrate della Stet abortì. Nacque Telecom Italia. Dal 1998 in piena competizione con altri operatori integrati, reti e servizi assieme. Soltanto una voce, in quegli anni, avanzò un'ipotesi diversa. Francesco Chirichigno, examministratore delegato della Sip, vecchia guardia degli ingegneri tlc, che propose la rete separata dai servizi, in due aziende. E la prima aperta a un pluralità di operatori "immateriali". Fu presto bollato come "spezzatino telematico", e l'idea eretica di Chirichigno messa in dimenticatoio.
Eppure la grande infrastruttura nazionale, la rete fissa capillare (di fatto impossibile da replicare in tempi brevi) restava un problema. Sia per l'Agcom, il regolatore, che già nel 1998 impose a Telecom italia la separazione contabile dei suoi servizi internet dopo l'acquisto di Video On line di Grauso. Sia per gli operatori alternativi, che facevano fatica a crescere. L'Adsl, si sostenne sarebbe stata la soluzione. Un supermodem semplice, che dava larga banda sul vecchio doppino telefonico. Bastava che gli incumbent affittassero le linee ai concorrenti a prezzi e condizioni regolate, secondo la formula dell'unbundling.
In realtà non fu affatto semplice. Gli incumbent manifestarono naturalmente, in tutta Europa, notevoli riluttanze a applicare rigorosamente l'accesso aperto Adsl a tutti. Al punto che la più potente autorità regolatoria Tlc europea, l'Ofcom inglese, minacciò seriamente di spaccare in due British Telecom. E nel 2005 fu trovato un compromesso: Bt avrebbe formato Open Reach, una divisione indipendente sotto controllo di un board nominato da Ofcom, per fornire accessi uguali a tutti. Fu la prima separazione funzionale nella storia delle tlc europee. Un modello che oggi la Commissaria Ue alla società dell'Informazione Viviane Reding vorrebbe estendere all'intera Europa.
Eppure molti oggi vogliono andare anche oltre la separazione funzionale. Per una ragione tecnologica, non molto lontana da quel primo dibattitto del 96. La rete di nuova generazione (Ngn), che dovrà sostituire gli Adsl (ormai a saturazione) si annuncia infrastruttura decisamente non replicabile, costosa per decine di miliardi di euro, ma anche estremamente versatile, capace di gestire il web, televisione e video in media e alta definizione, telefonia fissa e persino mobile (tramite Wi-Max connesso), automazione diffusa, videocomunicazione di ogni tipo. Una Ngn nazionale potrebbe vendere servizi di rete a migliaia di operatori differenziati. Oggi lo slogan di moda si chiama "One Network", una sola rete pubblica aperta, basata su fibre ottiche E-Pon, partecipata negli investimenti da più gestori di servizi. Persino conveniente, se fatta imprenditorialmente, per Telecom Italia, sostengono alcuni.
E, in parallelo, aleggia un certo scetticismo sulla separazione funzionale. «I muri regolatori possono anche funzionare in Gran Bretagna - osserva per esempio De Julio - ma l'Italia è diversa. Subito dopo la separazione funzionale riprenderebbe, e alla grande, l'interminabile sequela di ricorsi al Tar, proteste di operatori, cause». Un dibattito complesso, come si vede (e non solo italiano), che ha più di dieci anni. Che è ripreso a piena voce, in questi giorni, a Bruxelles. Un dibattito, però, che è sempre più urgente risolvere.
08 ottobre, 2007
TELECOM, RUGGIERO: BOOM BANDA LARGA IN ITALIA, 10 MLN CONNESSIONI
Napoli, 8 ott. (Apcom) - In Italia è boom della banda larga e del traffico dati negli ultimi cinque anni. Uno sviluppo che l'amministratore delegato di Telecom Italia, Riccardo Ruggiero, definisce "impressionante". Un aumento di volume di traffico che, dal 2001 fino a oggi, ha del tutto capovolto le abitudini degli italiani. Il manager di Telecom, durante un incontro a Napoli con le istituzioni locali alla presenza del ministro della Funzione pubblica e dell'Innovazione, Luigi Nicolais, ha sottolineato come, cinque anni fa, "i minuti del traffico voce fossero 120 miliardi l'anno, mentre i dati non superavano i 20 miliardi, rappresentando il 20% dei volumi di traffico". Alla fine del 2006, invece, "la cosa si è totalmente rovesciata". I minuti di traffico voce, che transitano su tutti i gestori di telefonia fissa sono "circa 95-98 miliardi". Circa 20 miliardi sono "migrati verso il traffico mobile" mentre i "minuti dati sono diventati 500 miliardi". Secondo Ruggiero, ogni anno, si è verificato un "incremento di circa 100-150 miliardi di minuti Ip o trasmissioni dati. Il 2007 - ha proseguito il manager - non ha visto assolutamente nessun segno di regresso dal punto di vista dello sviluppo. Oggi su 600-650 miliardi di minuti, l'80% non è voce". Nel 2001, invece, "l'80% era rappresentato" proprio dal "traffico voce e il 20% da quello dati". Il traffico dati di 500 miliardi di minuti, per Ruggiero "vuol dire tre volte tutti i miliardi di traffico mobile di tutti i gestori" che, oggi, occupa "circa 140 miliardi di minuti". Uno sviluppo, dunque, quello del traffico dati che si è verificato nel passato, ma che ci sarà sempre più nel futuro "tenendo anche conto delle applicazioni che ci sono oggi nel mondo del broandband". In Italia, così come ha riferito Ruggiero, "circa il 25% delle comunicazioni non avviene attraverso la voce" e si stanno raggiungendo le percentuali francesi dove circa il 37% delle comunicazioni avviene on line; il 32% grazie alla telefonia mobile e il 34% attraverso la rete fissa. Attualmente, nel nostro Paese, si è superato i 10 milioni di connessioni Adsl e "circa il 50% delle linee fisse oggi è abilitato alla banda larga". "Il mercato italiano - ha concluso Ruggiero - è fatto di 20 milioni di linee e, se consideriamo il fatto che a una linea corrispondono circa 3 persone, stiamo affermando che circa 30 milioni di italiani hanno utilizzato una connessione a banda larga negli ultimi sei mesi".
ALLA LUCE DI QUANTO SOSTIENE MR 300Kh, SEMPLICISTICAMENTE SI PUO' SUPPORRE CHE GLI
OBBIETTIVI DI REALIZZAZIONE E ALLACCIAMENTO DELLE LINEE DATI IN ATTO IN QUESTO PERIODO NON SIA AFFATTO CASUALE
04 ottobre, 2007
Tlc al bivio
Il settore di fronte all’alternativa se rilanciarsi con nuovi investimenti
o scaricare la minor crescita sui lavoratori. Verso la mobilitazione generale
di Alessandro Genovesi
Segretario nazionale Slc Cgil
Il 5 ottobre scioperano i lavoratori di Vodafone. Scioperano contro un progetto di esternalizzazione di circa mille giovani colleghi, impiegati nei “customer care”. La vertenza Vodafone assume però oggi un’importanza straordinaria, perché – con la proposta del secondo grande operatore di Tlc di esternalizzare attività “core” come il servizio clienti – è forse iniziata una nuova fase di riorganizzazione del settore, con possibili effetti dirompenti sull’intera filiera (dalle imprese che operano in appalto sulla rete fino ai tanti call center in outsourcing). Se nel merito della vertenza in sé non sfugge come Vodafone stia scommettendo su una nuova strategia d’impresa basata sulla riduzione del proprio perimetro aziendale, la riflessione che abbiamo di fronte deve, per gli scenari entro cui si inserisce, allargarsi all’intero settore delle Tlc e dovrà vedere coinvolte le confederazioni e il governo.
Il settore è oggi attraversato, infatti, da più processi tutti potenzialmente dirompenti se non governati: pesano la struttura dei debiti per alcuni (Telecom e Wind) e le difficoltà di remunerare gli investimenti per altri (H3G); si va verso una saturazione dei profitti legati esclusivamente alla voce (fissa e mobile); si assiste (anche per effetto delle stesse stabilizzazioni) al tentativo di diverse imprese di outsourcing di specializzarsi sull’intera filiera del customer care, mentre grandi nomi legati agli apparati (da Dmt a Ericsson) si propongono come gestori integrati delle piattaforme e delle infrastrutture di rete (quelle di Wind e H3G per prime); diverse sono le incognite legate al futuro della rete Telecom (oltre che degli assetti proprietari). Ci sono cioè tutti gli ingredienti per una profonda riorganizzazione del comparto e le imprese del settore (e i suoi lavoratori) si trovano di fronte a un bivio: rilanciarsi riattivando un percorso virtuoso fatto di investimenti legati alla convergenza (triple o quadruple play), ai servizi a valore aggiunto e alla banda larga (fissa e mobile attraverso l’Umts), con una forte personalizzazione dell’offerta, oppure scaricare la minore crescita (ed è la strada scelta oggi da principali operatori, a partire da Vodafone, la società economicamente meglio strutturata e con più redditività) esclusivamente sul costo del lavoro e su un modello di partnership orizzontali dove, all’interno delle “case madri”, potrebbe rimanere il marchio e poco più.
Uno scenario rischioso per i lavoratori del settore (una buona metà con meno di 40 anni), ma anche per lo stesso paese. Perché con un quadro fatto da aziende concentrate solo sulla valorizzazione del marchio, con forti alleanze commerciali con i produttori di contenuti, in un mercato saturo, non assisteremo alla lunga solo all’impoverimento di asset strategici come rete, It e customer, ma a una parcellizzazione della filiera, a maggiori difficoltà per adattare tecnologie e procedure verso il cliente e verso le specifiche caratteristiche del mercato italiano; a una riduzione degli investimenti sulle infrastrutture fisse (e già la rete in Italia ha perso in qualità trasmissiva rispetto agli ultimi anni) e su quelle mobili.
Oggi la sfida potrebbe essere quindi tra due modelli di impresa per le Tlc: un modello che riesce a sviluppare competenze, tecnologie e prodotti a forte personalizzazione, mantenendo un’integrazione verticale omogenea e comunque con una filiera produttiva compatta, ben perimetrata e dove non sia il costo del lavoro o la riduzione delle tutele la discriminante nelle scelte industriali; e un altro dove le imprese sono virtuali e – fidelizzato il mercato – concertano in un’ottica oligopolista i nuovi servizi e il rapporto con il cliente. Per tutte queste ragioni dovremmo già nelle prossime settimane iniziare un percorso che non potrà che sfociare in una generale mobilitazione del settore. Una mobilitazione che chiami tutti, a partire dalle imprese e dal governo, a un intervento diverso e più a lungo respiro. Lo stesso contratto nazionale di lavoro dovrà essere probabilmente ripensato, facendosi sempre più garante di una ricomposizione della filiera produttiva che spinga verso l’alto diritti, tutele e salario – anche attraverso nuove clausole sociale e nuovi modelli relazionali – affinché di fronte alle nuove sfide del settore, non sia la compressione dei diritti e delle tutele l’unica strada praticabile.
(www.rassegna.it, 4 ottobre 2007)