ABBIAMO DECISO DI APRIRE QUESTO SPAZIO PER POTER DISCUTERE DEI PROBLEMI E DELL'ORGANIZZAZIONE DEI TECNICI TELECOM CHE OPERANO IN OPEN ACCESS, QUESTO VUOLE ESSERE UN LUOGO DI DISCUSSIONE E CONDIVISIONE DELLA NOSTRA ATTIVITA'.
"Avere un problema e cercare di risolverlo da soli è avarizia, accorgersi che il mio problema è anche di altri e cercare di risolverlo insieme, questo è politica" DON MILANI
29 settembre, 2008
CAMERA: DOMANI DIRETTA SU SITO AUDIZIONI TISCALI E TELECOM
CONTRIBUTO DI CGIL E SLC AD AGCOM
Contributo a consultazione pubblica delibera 445/08/Cons, in relazione alla proposta
definitiva di impegni presentata dalla società Telecom Italia Spa ai sensi della legge 248/06.
La CGIL e SLC-CGIL intendono esprimere con la presente nota la propria posizione sugli Impegni di Telecom Italia del 24 luglio 2008 e partecipare alla Consultazione Pubblica indetta da AGCOM il 29 luglio 2008.
Punto di riferimento delle posizioni odierne è costituito dal documento unitario confederale e di categoria del 3 luglio 2007 nel quale, partecipando alla Consultazione Pubblica sulla rete di accesso indetta da AGCOM, si sosteneva la possibilità di ricorrere a soluzioni che - partendo dalla delibera 152/02 - arrivassero a prospettare solo come soluzione estrema la separazione funzionale della
infrastruttura in oggetto.
Gli Impegni di Telecom Italia, oggetto della attuale consultazione, precisano che le modifiche organizzative successivamente intervenute attraverso la costituzione della funzione Open Access non costituiscono una “separazione funzionale” e si caratterizzano come un modello del tutto originale e avanzato nella situazione europea.
Con gli impegni infatti, secondo Telecom Italia, si migliora una situazione già oggi, sempre per Telecom, ritenuta positiva in termini di mercato e concorrenza.
Tuttavia come CGIL e SLC rileviamo che, come evidenziato anche dall’ultimo rapporto annuale di AGCOM, allo stato attuale anche su mercati nuovi (vedi Banda Larga) la situazione italiana è meno aperta alla concorrenza e meno sviluppata in termini percentuale di popolazione coinvolta rispetto ai principali paesi europei.
Problemi di concorrenza, come è risaputo, esistono più in generale anche nel mercato dell’accesso e in quello della fonia.
Allo stesso tempo occorre ricordare che i prezzi per i servizi ULL sono i più bassi a livello europeo, che siamo in presenza di forti interventi asimmetrici (tariffe di terminazione) e che quindi l’intervento regolatore ha avuto già un suo peso. E’ utile inoltre sottolineare come nel 2007 vi sono stati rilevanti interventi sulle tariffe e sui costi del servizio di telefonia mobile (costi di ricarica).
Infine le TLC sono stati l’unico settore che in questi anni ha contribuito in termini di inflazione negativa.
Gli OLO dal loro canto, in un primo commento agli impegni di Telecom fatto dagli A.D. di otto aziende, evidenziano l’assenza di due componenti essenziali per poter giudicare positivamente l’impianto proposto da Telecom: la separazione funzionale e indicazioni per la Rete di nuova generazione.
Gli stessi operatori alternativi avevano già chiesto nel passato certezze nell’applicazione e nel funzionamento delle regole che si stabiliranno, soprattutto in relazione alla rete di nuova generazione (vedi gli atti relativi alla consultazione pubblica sulla rete di accesso).
Proprio questa esigenza posta dagli operatori concorrenti di Telecom Italia ci porta a fare, allora, le seguenti considerazioni: i punti toccati dagli Impegni di Telecom sono importanti e di natura non secondaria (delivery unitario, incentivi al management, sistema di monitoraggio, piani tecnici di qualità, piani tecnici di sviluppo,organismo di vigilanza e sua composizione), ma la natura stessa di
impegni non sempre vincolanti (perché autonomi) non realizza il grado di certezza delle regole richiesto dagli operatori alternativi e necessari per poter pianificare e concentrare le risorse necessarie per investire sulle nuove infrastrutture.
Il punto quindi è come garantire al contempo investimenti, remunerazione degli stessi e parità di accesso.
Come CGIL e SLC riteniamo sbagliata la scelta di un’eventuale separazione societaria, non solo perché avrebbe oggi più caratteristiche di valorizzazione finanziaria che non industriale, ma perché l’equilibrio da individuare dovrebbe in ogni caso garantire l’integrazione funzionale delle diverse aree di intervento (come proposto dalla stessa Telecom Italia, secondo un modello più aperto di Open Access, integrato funzionalmente e garantito da specifici “muri cinesi”), permettendo il graduale passaggio dal rame alla fibra ottica ed il costante mantenimento dei livelli di intervento di assurance e delivery necessari per garantire la qualità trasmissiva nella fase di passaggio da una tecnologia all’altra (oltre che la garanzia dell’attuale unitarietà aziendale di Telecom Italia).
Riteniamo, per tanto, più utile intervenire all’interno del perimetro proposto da Telecom Italia con i suoi impegni, dando più certezze e strumenti di controllo agli
OLO in materia di:
-Delivery.
La riorganizzazione di Telecom garantirebbe, secondo gli Impegni, la scomposizione del processo di lavoro del servizio in due fasi (quella wholesale e quella retail) perfettamente identiche sia per le divisioni commerciali di Telecom che per i concorrenti. La garanzia del rispetto di queste procedure è affidata comunque alla azienda che fornisce il servizio wholesale (Telecom Italia) e i tempi di recupero di un eventuale trattamento non paritario comunque continuerebbero a costituire un
vantaggio per l’incumbent. Su tale punto si coglie tutta la differenza tra un assetto basato sulla separazione funzionale (unità organizzativa e board autonomi) e quello risultante dagli impegni basati sul ruolo di una funzione interna come Open access.
Qualora tuttavia l’Autorità, con il consenso degli OLO, decidesse di procedere sullo schema proposto da Telecom a noi le soluzioni possibili appaiono: o quella di un controllo diretto da parte degli OLO (controllo diretto sulle procedure, evitando possibili effetti di “cartello”) o - ancora meglio - di un soggetto terzo sulla reale applicazione del processo di Delivery proposto da Telecom.
-Piano tecnico di Qualità.
Un volta definiti gli interventi essi – secondo lo schema Telecom – possono essere modificati unilateralmente. Anche su tale punto, per noi, la definizione dei piani tecnici di qualità dovrebbe realizzarsi invece con un maggiore coinvolgimento degli OLO (la messa a disposizione dei piani se costituisce oggi un passo in avanti rispetto alla situazione attuale, non è sufficiente) e l’eventuale loro revisione non dovrebbe essere una mera comunicazione svolta da Telecom Italia (si potrebbe
attivare una specifica procedura di consultazione preventiva). Questo punto, come è chiaro, costituisce uno snodo importante in quanto gli interventi sulla qualità vanno a incidere sulle risorse di rete disponibili e quindi sulla possibilità di rispondere celermente alle richieste del cliente.
-Piani tecnici di sviluppo.
Anche qui vale quanto sovra scritto. Occorrono luoghi e procedure per garantire un maggiore coinvolgimento della concorrenza nella definizione dei piani e nelle loro varianze. L’accentuazione su questo punto influenzerà direttamente i livelli degli investimenti dell’incumbent e quelli degli operatori alternativi già realizzati, accelerando la crescita degli stessi come segnalato anche dalla ultima relazione annuale di AGCOM. Il tutto nella consapevolezza del passaggio alle reti di nuova
generazione che potranno essere influenzate anche dalle scelte operate dagli ultimi due governi (Comitato per la Banda Larga e legge 133 art 2 , 6 quinquies,10).
Per quanto riguarda gli investimenti degli OLO il loro coinvolgimento nella definizione dei piani tecnici di sviluppo può consentire la valorizzazione degli investimenti già realizzati e la programmazione di quelli successivi. Un quadro chiaro e procedure trasparenti aiuterebbero inoltre a chiarire meglio la reale possibilità dell’incumbent (e della concorrenza) di fare gli investimenti
infrastrutturali necessari per fare decollare i servizi di nuova generazione per le imprese, la pubblica amministrazione, il welfare, le famiglie.
Le sedi nelle quali realizzare la partecipazione degli OLO ai Piani Tecnici di Qualità e Sviluppo potrebbero essere individuate dalla stessa AGCOM unitamente a Telecom e agli OLO. Per parte nostra proviamo a immaginare una sorta di Camera di Compensazione partecipata dai soggetti interessati e presieduta da un presidente individuato da AGCOM. Questa Camera verrebbe riunita prima della definizione dei piani e prima della loro comunicazione come previsto dagli Impegni.
Una sede equivalente potrebbe costituirsi anche per il funzionamento del nuovo sistema di delivery proposto nella parte wholesale.
All’obiezione prevedibile che questo sistema farebbe entrare la concorrenza dentro il sistema di gestione industriale di Telecom osserviamo che se si vuole continuare a mantenere un mercato liberalizzato dentro il contesto europeo e tenere conto dell’esistenza di infrastrutture solo parzialmente replicabili è necessario spostare la competizione maggiormente sui servizi salvaguardando comunque la possibilità di investimento, innovazione, concorrenza anche nelle reti.
E’ chiaro che in questo contesto e a fronte di siffatti interventi, come da noi proposti, si potrebbe anche dare una risposta positiva alla richiesta di Telecom Italia di allentare le regole in vigore e i limiti alle tariffe e alle vendite all’ingrosso così come oggi imposti, oltre che permettere a tutti gli operatori di avere un’eguale “liberalizzazione” sulle tariffe (in particolare sul fisso) in grado di remunerare gli investimenti per la nuova rete.
In questo quadro i punti riguardanti il sistema di incentivazione del management, di formazione del personale, di monitoraggio, dell’organismo di Vigilanza possono rimanere come sono stati proposti.
SI SONO FATTI IL PREMIO DI RISULTATO .................
Telecom Italia: buy back raggiunge i 25 mln di titoli
A conclusione della prima tranche del programma di acquisto di azioni proprie annunciato in data 8 agosto 2008, a servizio del piano di assegnazione gratuita di azioni ordinarie di Telecom Italia S.p.A. riservato al top management del Gruppo (cfr. documento informativo pubblicato in data 9 agosto 2008, con aggiornamento in data 16 settembre 2008), la Società comunica l'avvenuto acquisto del numero massimo di azioni proprie autorizzato dall'Assemblea del 16 aprile 2007.
Le n. 25.000.000 azioni ordinarie Telecom Italia S.p.A. sono state acquistate tramite intermediario sul mercato regolamentato italiano MTA di Borsa Italiana, nel rispetto del "Regolamento dei mercati organizzati e gestiti dalla Borsa Italiana S.p.A." e relative Istruzioni.
Gli acquisti sono stati effettuati per volumi non superiori al 25% del volume medio giornaliero di azioni Telecom Italia S.p.A. negoziate sul Mercato Telematico Azionario, calcolato sulla base del volume medio giornaliero degli scambi dei 20 giorni di negoziazione precedenti la data dell'acquisto. Il corrispettivo unitario si è collocato tra un minimo e un massimo corrispondenti alla media ponderata dei prezzi ufficiali delle azioni oggetto di acquisto registrati da Borsa Italiana S.p.A. negli ultimi dieci giorni di negoziazione prima della data di acquisto, rispettivamente diminuita o aumentata del 10%. La copertura finanziaria dell'intero programma di acquisti (per un controvalore di 27.099.200,00 euro, oltre a commissioni) non ha comportato ricorso a indebitamento finanziario lordo aggiuntivo.
Con le operazioni sopra riepilogate è esaurita l'autorizzazione all'acquisto di azioni proprie deliberata dall'Assemblea del 16 aprile 2007, la cui scadenza risultava fissata al 16 ottobre 2008. La presente comunicazione è pertanto da intendersi anche quale comunicato ai sensi dell'art. 144-bis del Regolamento Emittenti.
All'avvio del programma Telecom Italia S.p.A. deteneva n. 1.272.014 azioni ordinarie proprie (corrispondenti allo 0,01% del capitale di categoria); in esito alle operazioni descritte ne detiene n. 26.272.014 (corrispondenti allo 0,20% del capitale di categoria). La società lussemburghese Telecom Italia Finance S.A., controllata in via totalitaria da Telecom Italia S.p.A., detiene ulteriori n. 124.544.373 azioni ordinarie della Capogruppo (corrispondenti allo 0,93% del capitale di categoria).
La Società precisa che del citato programma di acquisto di azioni proprie tuttora residua la seconda tranche, per un massimo di ulteriori n. 11.400.000 azioni ordinarie da acquistarsi entro il 14 ottobre 2009 (come autorizzato dall'Assemblea del 14 aprile 2008), a servizio del piano di stock option riservato al Vertice Esecutivo di Telecom Italia S.p.A. di cui al documento informativo pubblicato in data 28 marzo 2008, con aggiornamento in data 16 aprile 2008.
25 settembre, 2008
Telecom, il piano 2009-2011 si decide il prossimo 2 dicembre
Il piano industriale 2009-2011 di Telecom Italia sarà discusso e approvato dal Cda il prossimo 2 dicembre e sarà presentato subito dopo al mercato. E' quanto è stato annunciato dal gruppo di telecomunicazioni al termine del
Cda odierno svoltosi in mattinata a Milano.
I membri del board dell'ex monopolista si sono visti esporre dall'Ad Franco Bernabè lo stato di avanzamento del piano industriale 2009-2011, "ancora in via di definizione", che potrà "beneficiare dei positivi risultati dell'azione di razionalizzazione in corso, che ha consentito tra l'altro la conclusione dell'accordo sindacale del 19 settembre scorso per la gestione di 5mila esuberi".
Durante la riunione si è pure discusso del "tema della infrastruttura di rete di accesso di Telecom Italia e della proposta di impegni, presentata all'autorità garante per le garanzie delle telecomunicazioni, conseguente alla creazione dell'Open Access". Bernabè ha definito la proposta dell'authority, "ancora in fase di consultazione pubblica presso l'Agcom", come "un positivo sviluppo in termini regolatori".
Il top manager trentino ha anche informato il Cda riguardo le manifestazioni di interesse, giunte alla società, per un ingresso nel capitale, precisando che "nessuna di dette manifestazioni di interesse è stata sollecitata dalla società né si è concretizzata in alcuna proposta".
Il board, durante la riunione di oggi, ha infine nominato il consigliere indipendente Elio Catania quale membro del comitato esecutivo al posto del dimissionario Gaetano Micciché. Il consigliere indipendente Roland Berger prenderà il posto di Elio Catania nel comitato per il controllo interno e per la corporate governance.
ALTRI DUE MESI A BAGNOMARIA...........
23 settembre, 2008
ACCORDO SEPARATO FISTEL - UILCOM
22 settembre, 2008
Banda larga: Sky, Mediaset e Fs nella task force
N.B. SI TRATTA DI NGN (NEXT GENERATION NETWORK)
«C’è stato un episodio che mi ha convinto definitivamente che il tema della banda larga e dello sviluppo delle nuove reti in fibra, uno sviluppo da accelerare il più possibile, è un nodo strategico. E’ quando, nell’ambito del giro di incontri con tutti gli operatori del settore media e Tlc mi sono visto con James Murdoch, che guida Sky Italia. Mi aspettavo, com’è ovvio, che avremmo parlato di tv. E invece abbiamo parlato come prima cosa di banda larga. Loro ci stanno puntando molto». Paolo Romani, ha il titolo di sottosegretario ed è di fatto il ministro delle Comunicazioni. Ha appena annunciato la nascita di una nuova task force che vuole riunire tutti i soggetti interessati del settore, ma non solo. «Su questo tema ho raccolto molta attenzione dice Anche con Moretti, l’ad di Fs, ne abbiamo parlato a lungo. Anche loro hanno interesse e possono mettere qualcosa nel progetto. Così come le Poste e altri ancora».
Da Telecom agli altri operatori telefonici, gli Internet provider come Tiscali, ma anche Poste, Ferrovie e, naturalmente, il mondo tv: da Mediaset a Sky, in attesa che anche la Rai, con la sua RaiWay entri in gioco («Anche lì una nuova gestione può liberare molte risorse», dice Romani).
La task force di cui parla Romani è già in via di definizione nel disegno di legge 1441 bis che il Parlamento ha iniziato a discutere la scorsa settimana. Sarà un tavolo in cui verranno decise delle priorità di intervento: in quali zone procedere, in che ordine e quanto stanziare di fondi pubblici. Una volta stabilito questo, si farà una gara per realizzare la parte di rete decisa (per esempio, una città del Sud). Chi vince sarà il titolare della rete e l’operatore del servizio. Ma poiché avrà ricevuto una quota di fondi pubblici sul totale dello stanziamento, dovrà non solo aprire la rete a tutti, ma farlo con uno sconto ulteriore del 20% sul prezzo da far pagare agli altri operatori. Quando il traffico prodotto sarà tale da generare utili, allora una quota di questi utili torneranno nelle casse pubbliche a ripagare i fondi iniziali. Un meccanismo che si chiama ‘clawback’, che viene molto sponsorizzato da Bruxelles e che finora è stato usato con successo solo in Scozia e in Svezia. L’Italia sarebbe il primo grande mercato ad imboccare questa strada. In questo modo si dovrebbe sia completare il collegamento in fibra della rete Telecom tra le centrali ancora connesse in rame, sia realizzare le nuove reti di accesso in fibra ottica.
Se Telecom dovesse davvero procedere verso la separazione della rete, il nuovo meccanismo dovrebbe integrarsi senza sforzo nel nuovo scenario. Anzi, sotto certi aspetti sembra quasi fatto apposta.
Quanto ai fondi pubblici utilizzabili, si parte con gli 800 milioni ereditati dal governo precedente e il ministero delle Attività produttive, da cui oggi dipendono le Comunicazioni, è riuscito a salvare dai tagli di Tremonti «Ma li useremo in modo diverso spiega Romani Niente più enti pubblici che diventano proprietari di pezzi di rete. Ritengo che il modello Infratel, che pure ha prodotto qualche risultato apprezzabile, non sia il modo migliore di utilizzare queste risorse. Cercheremo perciò di integrare Infratel nel nuovo meccanismo, così che agli 800 milioni di partenza si possano aggiungere anche i 250 ancora a disposizione della società». (s.car.)
SI INIZIA A VENDERE I GIOIELLI DI FAMIGLIA? GARANZIE ?
DA AFFARI E FINANZA DI OGGI
scorporo della rete è una partita complessa che per dare i frutti richiesti non prenderà meno di un paio di anni di tempo. Nell’attesa l’obiettivo di abbattere il debito potrebbe essere affrontato in tempi più brevi vendendo le 14 mila antenne dei telefonini. Senza pregiudizio per il business.
[.....]
Ed è importante che il tabù di una grande telecom ex monopolista che si separa dalla sua rete di cavi cada proprio mentre a Bruxelles si discute di concorrenza e di accesso alle reti, in special modo alle reti in fibra ottica di nuova generazione.
Ma c’è un secondo punto acquisito da leggere in chiave europea. Se anche lo scorporo della rete per qualche ragione non andasse in porto, questo accelererebbe la vendita delle torri della telefonia mobile: un altro modo, altrettanto efficace, per dire che nelle tlc europee oggi la concorrenza non si fa sulle infrastrutture ma sui servizi. E anche questo è un altro tabù che si infrange.
Cavi e torri. L’insieme della dotazione infrastrutturale di Telecom Italia è molto articolata e divisa almeno in tre parti. Nella prima ci sono i cavi della rete fissa, con le grandi dorsali e gli anelli metropolitani in fibra e la rete di accesso in rame, quella che entra nelle case degli utenti. E per governare questo centinaio di milioni di chilometri di cavi ci sono oltre 10 mila centrali telefoniche e 140 mila armadi ripartitori. Nella seconda parte ci sono poi le torri delle antenne cellulari. E infine, nella terza, le altre torri dei ponti radio delle tv del gruppo. Decidere lo scorporo e la societarizzazione della rete vuol dire anche decidere quali parti di questa infrastruttura andranno nella nuova entità e quali no.
NATURALMENTE A QUESTE IPOTESI L'AZIENDA SPERIAMO CI ABBIA FORNITO LE NECESSARIE E PIU' AMPIE GARANZIE OCCUPAZIONALI...............OPPURE NO!
MANOVRE IN CAMPO..........
DA AFFARI E FINANZA DI OGGI
[...]Non si può poi dimenticare, anche ai fini di un giudizio corretto sul lavoro di Bernabè nei primi nove mesi, il grande lavoro di ostruzionismo messo in campo dal precedente azionista di riferimento, Tronchetti Provera, e dalla struttura di manager lui fedeli che per un lungo periodo di tempo hanno ricoperto cariche in punti chiave dell’azienda. Uomini che esultavano di nascosto per la sonora bocciatura del mercato alla presentazione del piano industriale di marzo, blindati con contratti milionari poco prima del cambio della guardia in azienda e la cui uscita è costata alle casse della società denari spropositati in barba a qualsiasi corretta regola di corporate governance. Invece che entrare a gamba tesa per sanare la situazione e tagliare i privilegi Bernabè ha usato il fioretto, quasi temendo la marea di ritorno che in questi casi si forma se si opera un taglio netto con il passato. Questo suo passo felpato nel prendere in mano le leve dell'azienda unito a un apparente basso tasso di decisionismo, hanno contribuito a creare intorno a Bernabè l’idea che fosse inadeguato al ruolo[...]
18 settembre, 2008
TRATTATIVA NOTTURNA
17 settembre, 2008
COMUNICATO
VOGLIAMO TUTELARE TUTTI:
CHI ESCE PER L’OGGI, CHI RIMANE PER IL DOMANI
In relazione al comunicato del 17 Settembre a firma della Segreteria Nazionale della Uilcom, come SLC- CGIL ribadiamo che abbiamo sempre dimostrato il nostro senso di responsabilità che, però, non vuol dire non trattare seriamente, non fare sindacato, pendere dalle labbra dell’azienda.
Non siamo quindi disposti a scendere ai livelli del documento farneticante della Uilcom, che oggettivamente, giungendo a meno di 24 ore dall’incontro al Ministero del Lavoro, indebolisce il Sindacato e le capacità negoziali verso l’azienda.
Ribadiamo l’importanza dell’unità tra tutti i lavoratori di Telecom Italia, proprio per le difficoltà del momento e per quanto si annuncia già per i prossimi mesi.
Ribadiamo che stiamo trattando per cercare di garantire a tutti, a chi rimane e a chi esce, diritti e tutele.
I punti di merito sono noti; le garanzie richieste all’azienda (in maniera chiara ed esigibile) per il futuro di chi rimarrà, lo sono altrettanto: è l’azienda la controparte in questa come in tutte le trattative; è l’azienda che ha messo lavoratori anziani contro lavoratori più giovani; è l’azienda che vuole tenersi le mani libere; è l’azienda che non vuole dare un futuro ai lavoratori precari; ecc.
A noi il compito di fare al meglio il sindacato.
la Segreteria Nazionale di SLC-CGIL
A QUELLI CON LA CASACCA POLITICA RIENTRATE NEL MERITO PIUTTOSTO CHE CERCARE DI DARE IL COLPO ALLA CGIL !!!!
Telecom lavora a nuovo socio, scorporo rete, dice fonte
MILANO (Reuters) - Telecom Italia sta lavorando all'ingresso di un nuovo socio e allo scorporo della rete fissa da conferire a una newco, cui entrerebbero investitori istituzionali.
Lo dice una fonte vicina alla vicenda, aggiungendo che "l'investitore potrebbe essere libico o arabo".
Telecom Italia "sta lavorando all'ingresso di un nuovo socio e allo scorporo della rete fissa", dice la fonte, confermando le indiscrezioni stampa in proposito e senza fornire dettagli sulla forma con cui avverrebbe l'entrata del nuovo socio.
Il quotidiano Il Messaggero oggi ipotizza l'entrata della società libica Lafico attraverso un aumento di capitale riservato da circa 3 miliardi.
A questo proposito qualche azionista Telco, la holding che controlla il 24% di Telecom Italia, fa notare che un eventuale aumento di capitale riservato a un nuovo socio dovrebbe avvenire a valori reali.
E' stato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a parlare nei giorni scorsi della possibilità di ingresso di un nuovo azionista estero in Telecom Italia.
Già prima dell'estate diverse fonti hanno parlato della possibilità di conferire la rete fissa a una newco, che potrebbe essere quotata in borsa e partecipata da investitori istituzionali.
La fonte aggiunge che dal consiglio del 25 settembre "non dovrebbero arrivare parole definitive sulla due questioni aperte (rete fissa e nuovo socio)".
Telecom Italia ha chiuso in rialzo (+1,13% a 1,077 euro), con i dealer che parlano di titolo sottovalutato. Aiuta l'ipotesi di scorporo della rete da conferire a una newco, in cui entrerebbero nuovi azionisti, che torna periodicamente sul mercato.
NO COMMENT DA LIBYA INVESTMENT
Il fondo sovrano Libya Investment Authority dice che in questa fase non può commentare l'ipotesi di ingresso nel capitale di Telecom Italia.
"In questa fase non posso veramente fare commenti sulla questione", ha detto un del fondo.
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SMS DI STAMANI ALLE ORE 6.25
L'AZIENDA E' DISPONIBILE A CONCORDARE SOLTANTO IL CRITERIO DELLA MOBILITA' VOLONTARIA DELLE USCITE E UN ESIGUO NUMERO DI STABILIZZAZIONI DEI PRECARI.
E DI NON ESSERE DISPONIBILE A RECEPIRE LE RICHIESTE UNITARIE DI CGIL-CISL E UIL:
- A RIDURRE IL NUMERO DEGLI ESUBERI, CHE QUINDI RIMANGONO 5000;
- A DARE GARANZIE CONTRO OGNI POSSIBILE ESTERNALIZZAZIONE PER I PROSSIMI ANNI;
- A DARE GARANZIE CHE NON VI SIANO ULTERIORI ESUBERI NEI PROSSIMI MESI, DOVUTI ALLA RIORGANIZZAZIONE IN ATTO ( SI PARLA DI ULTERIORI 10000 )
- A NON FARE MOBILITA' TERRITORIALI, OSSIA TRASFERIMENTI COATTI DA UN QUALSIASI TERRITORIO AD UN ALTRO.
LA CISL E LA UIL HANNO DICHIARATO CHE SONO DISPONIBILI A FIRMARE NOI DELLA CGIL NO. LA TRATTATIVA SEGUE GIOVEDI AL MINISTERO DEL LAVORO.
16 settembre, 2008
CRONACA DELLA TRATTATIVA CHE NON C'E' STATA IN TELECOM
Si apre alle 14.11 con il primo che ci comunica che non c'è piu' una riunione unitaria della delegazione, ma solo di sigla ( ogni sigla riunisce i sui).
cerchiamo di interpretare le segreterie di ogni organizzazione vogliono informare del'avanzamento delle trattative a cui hanno partecipato in questi ultimi giorni? Perche' SEPARATAMENTE ? SI INSINUA IL SOSPETTO CHE QUALCUNO ABBIA LA PENNA PRONTA, COME GIOVEDI' SCORSO AL MINISTERO ALL'INIZIO DELLA TRATTATIVA SU ALITALIA.
ALTRO sms DELLE 16,57: l'AZIENDA NON HA INTENZIONE DI FARE APERTURE IN MERITO ALL'odg DEL 2 SETTEMBRE APPROVATO ALL'UNANIMITA' DALLA DELEGAZIONE NAZIONALE.
FORSE DOMANI FAREMO IL COORDINAMENTO NAZIONALE, MA LA UIL NON NE HA VOGLIA.
Interpretazione: l'azienda non ha certezze e non puo' andare avanti nella trattativa, vista la situazione politica sul controllo e l'organizzazione, pero' ha necessita' di giungere a questo accordo, l'ODG è un solco tracciato da TUTTI ed adesso qualcuno per far piacere e ricevere la questua cerca di tornare indietro.
SMS delle 17.38: Ad ora l'azienda non è in grado di dire cosa succede nel 2009. Non esclude trasferimenti né esternalizzazioni. No assunzioni né stabilizzazioni degli interinali. Per ora un gran casino.
Bene l'azienda dice siamo venuti qua e non vi diamo nulla, (almeno apertamente) ci occorre una firma e poi amici come prima ci si vede quando riavremo bisogno di voi.
Stando a ciò siamo sempre alla situazione pre sciopero di LUGLIO, e qualcuno vuole firmare!!!!! SE FIRMERANNO NE PAGHERANNO LE CONSEGUENZE POLITICHE.
ULTIMO sms 19,20: l'azienda non esclude esternalizzazioni e considera la mobilita' teritoriale all'occorrenza. Domani non ci sara' coordinamento nazionale unitario, UIL CONTRARIA, CISL INDECISA.......
INTERPRETAZJIA, CARICO DA 40 DELL'AZIENDA VUOLE FARE COME GLI PARE E QUALCUNO GLI VA DIETRO VEDREMO CHE PARVENZA DI ACCORDO ANDRANNO A FIRMARE.
NOI LI ASPETTEREMO NEL LUOGO DEPUTATO : LE ASSEMBLEE DEI LAVORATORI !!!!
GIOVEDì MATTINA ALLE ORE 10 PRESSO IL MINISTERO DEL LAVORO CI SARA' RESSA PER FIRMARE ECCO CHI: UIL, UGL,COBAS,SNATER, CISL?
NON CI SARANNO CUB ( NON FIRMANO MAI NIENTE FIGURIAMOCI QUESTO!!!! ) SLC-CGIL (MEGLIO MORIRE IN PIEDI CHE CARPONI).
14 settembre, 2008
ALITALIA TUTTO IN UNA NOTTE (CONTRATTO DI SETTORE)
Cgil, Cisl, Uil e Ugl lavorano per raggiungere un accordo quadro per la 'nuova Alitalia'. Non c'è più, secondo quanto si apprende, la ricerca di una proposta di mediazione del governo, ma si punta piuttosto ad un protocollo generale di settore all'interno del quale articolare i nuovi contratti
ALLORA 14SIMA SPALMATA MENSILMENTE ED UNA PARTE A LUGLIO,RIDUZIONE DEI CONTRATTI INSERITI, DEL 20% E SE FATE I BRAVI UN FIASCO D'OLIO EPIFANI ABBANDONA IL TAVOLO SE RIMANI PER I PROX 20 ANNI LA CGIL è MORTA!!!!!
ORDINE PUBBLICO....TIFOSI NAPOLETANI ? NO DIPENDENTI ALITALIA
19:25 Blindati sotto le finestre del ministero del Lavoro
La strada davanti all'ufficio dove si raduneranno i rappresentanti sindacali per ascoltare la proposta del governo è presidiata da polizia e carabinieri, anche con blindati attrezzati per l'ordine pubblico. In via Fornovo presenti molti piloti e assistenti di volo in divisa, anche intere famiglie con i bambini. Dagli slogan continua il pressing sui sindacati perchè non arrivino ad un accordo su condizioni giudicate inaccettabili"Non firmate, non firmate; il contratto non si tocca", ripetono negli slogan
LA REPUBBLICA ONLINE
13 settembre, 2008
FACCE DI BRONZO
16:24 Berlusconi: "C'è la sinistra dietro l'irragionevolezza"
Il premier Silvio Berlusconi ha detto: "Il destino di Alitalia è messo in forse dal comportamento irragionevole di alcune categorie di dipendenti e in questo noi vediamo la forte influenza della sinistra che pur di dare smacco al governo non esita a considerare poco importante il disastro che arrecherebbe a tutto il Paese se Alitalia dovesse portare i libri in tribunale. Spero che questo non accada"
peccato,non sapevano che i due sindacati dei pilotifossero dei covi di BOLSCEVICI ce lo deveva dire LUI..........
ALITALIA - TELECOM
Oggi nell'editoriale del manifesto Galapagos evidenzia il contesto politico della questione Alitalia, non piu' un mero problema industriale-finanziario della compagnia aerea, ma una partita politico sindacale che si sta giocando attorno a tutti i lavoratori di questo paese.
"La rottura delle trattative - in realtà mai iniziate davvero - tra i Sindacati e la CAI di colaninno e soci sul futuro dell'Alitalia e dei sui lavoratori,fa sinistramente il paio con le trattative sul << nuovo >> modello contrattuale. Alitalia è il prototipo di quello che la confindustria intende per nuovo modello. Un ultimatum: prendere o lasciare. Una riappropiazione del capitale di tutti i suoi poteri in un contesto politico ultra favorevole. Di nuovo non c'è assolutamente nulla, ma c'è un ritorno al capitalismo dei padroni delle ferriere, per dirla con Ernesto Rossi. A cominciare dal problema della produttività. [....]Di chi la colpa? Non certo del lavoro, ma di un padronato furbetto che - salvo alcune eccezioni - cerca di aumentare la produttività non innovando, ma cercando di contenere il costo del lavoro. Innescando però una spirale deflattiva, visto che i bassi salari si traducono da anni in bassa domanda e bassa crescita. ( aggiungo il detto popolare : senza lilleri nn si lallera )."
Dove sono le analogie con Telecom, anche qua abbiamo un azienda costretta dal debito e dal regolatore nazionale a contenere i costi, e cosi' come avviene e avverra' ( dopo l'accordo sul nuovo modello contrattuale) si cerca di ridurre all'osso il costo del lavoro a fronte di investimenti uguali a 0, cio' avviene ormai dal 2000, con Colaninno prima e Tronchetti poi. L'aggravante in questo caso è stato il depauperamento del capitale immobiliare del gruppo (sarei curioso di conoscere il valore del capitale immobiliare di Alitalia Tronchetti e Ligresti in CAI ndr).
Ma torniamo ad oggi, l'azienda è impegnata da un lato a cercare di riportare il debito a valori "normali" per un gruppo di queste dimensioni, mentre dall'altra ha i regolatori nazionali ed europei che spingono da un lato ad un apertura maggiore alla concorrenza, con un evidente perdita di margini. E dall'altro indicano gli investimenti per la nuova generazione di RETI, senza pero' prendere una posizione sulla remunerazione di quest'ultime.
Allora cosa succede? il primo step l'abbiamo vissuto a giugno scorso, e siamo tuttora in ballo. Si annunciano 5000 tagli occupazionali, e se ne prospettano
altri con il piano industriale previsto per fine anno.
In questi ultimi giorni ci sono stati degli incontri ai massimi livelli tra le OOSS e l'Azienda, probabilmente continueranno lunedi, martedi è convocato a Roma il coordinamento nazionale delle RSU con la prenotazione anche per il giorno seguente. Il 20 cm è l'ultimo giorno utile per un accordo al ministero del lavoro. Bene cosa sta succedendo? In questa estate sono stati risolti i nodi posti? Non risulterebbe dall'ordine del giorno del 2 us.
I tempi sono talmente stretti che si prennuncia l'ennesima fregatura, ci auguriamo che chi siedera' al tavolo non abbia le penne e queste vengano loro fornite dalla delegazione delle RSU dopo una discussione di merito.
Certo è triste vedere la crisi di due aziende occupate in due settori fondamentali nel terzo millennio quali i trasporti e le telecomunicazioni riddotte in queste condizioni. OGNI POPOLO HA I GOVERNI CHE SI MERITA
11 settembre, 2008
IN piena sintonia con l'amico ALE inserisco il suo ultimo post
ALE'S blog
editoriAle
Sono passati 7 anni (per i distratti, dall'11 settembre 2001), e, paradossalmente, gli USA, alla luce dei fatti, si potrebbe dire che non hanno avuto coraggio: non hanno avuto il coraggio di scatenare la Terza Guerra Mondiale e sbarazzarsi davvero di tutti quelli che li contrastano, ed esportare definitivamente il loro modello di democrazia. Si sono limitati ad alcune guerrettine da migliaia di morti, molti dei quali proprio statunitensi. Un nuovo Vietnam, anzi, alcuni nuovi Vietnam. La popolarità degli USA è in crescita, credo, solo tra i fan del Veltrusconi: è di oggi la notizia che la Bolivia ha espulso l'ambasciatore statunitense. E Osama Bin Laden? E' diventato come Fantomas: introvabile.
E il nostro paese come sta? Mi sovviene una citazione abusata, ma in questo momento la trovo adeguata: si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. Come dire, in attesa di cadere. La procura di Roma mette sotto inchiesta la Guzzanti per le frasi irriguardose e offensive contro il Papa al No Cav Day. E' inutile, non ne usciremo mai, e moriremo democristiani. E' come dire, in Inghilterra, processiamo Mr.Bean. Per rimanere nel campo delle cose che il Vaticano influenza, ecco il ddl della ministra Carfagna che rende reato la prostituzione in strada ("come donna la prostituzione mi fa orrore", "è un reato che desta grande allarme sociale"), ma lascia la stessa incertezza che c'era dal 1951 su quella in casa. Come dice un amico, che non citerò, tante volte la ministra andasse in giro per blog per sporgere querele, non è mica che abbia voluto togliere la concorrenza alle escort (che, per le pari opportunità, potrebbero anche diventare ministro della Repubblica...)?
Polemiche sulle dichiarazioni di Alemanno ("il fascismo non è stato il male assoluto, solo le leggi razziali") e La Russa (che, in occasione delle celebrazioni per i 65 anni della resistenza all'occupazione di Roma da parte dell'esercito tedesco, ricorda che "Altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell' esercito della Rsi, soggettivamente e dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani"), che adesso prendono corpo con Storace che dice che "la Costituzione non è un totem, cambierei anche l'articolo 1"; ieri sera mi è capitato di ascoltare La zanzara su Radio24, e il buon Cruciani, a volte equilibrato, diceva che l'argomento non interessa a nessuno, è solo un dibattito interno ad AN (ma Storace non è più dentro AN, ad essere pignoli, però viene da lì). Non sono d'accordo: AN è un partito che sta all'interno della coalizione che governa un paese che è nato dalla Resistenza e dal referendum sulla Monarchia. Non mi pare una cosa di poco conto, anzi, mi pare un dibattito che stride fortissimamente contro le nostre stesse basi di convivenza civile.
Intanto, l'Alitalia affonda. Sappiamo già come andrà a finire: Berlusconi darà la colpa ai sindacati. Il problema vero però, lo sappiamo bene, sono i tatuaggi: leggete qui.
Non c'è che dire, siamo messi benino
AGGIUNGO OGGI 5 DECESSI SUL LAVORO
e PROBABILMENTE 5-6000 DIPENDENTI ALITALIA SENZA LAVORO
09 settembre, 2008
ALIERTA IN TOUR CRONACA DA KEY4BIZ.IT
di Raffaele Barberio
Ancora ore convulse intorno a Telecom Italia.
L’emergenza quotidiana di oggi di chiama Telefonica.
La visita di Alierta non ha però nulla di ordinario. Incontra in un sol giorno Scajola, Calabrò, Catricalà, Romani, Geronzi, Letta, Valducci, Tremonti. I conti son presto fatti: i due Ministri di maggior peso, il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio (in sostituzione del premier), il Sottosegretario alle Comunicazioni, i presidenti delle due Autorità di regolazione, infine il presidente della Commissione parlamentare presso cui si terranno a giorni (guarda caso) le audizioni sul futuro dell’infrastruttura di telecomunicazioni in Italia, il capo della più importante banca d’affari, con un tour de force che definire come di “cortesia” fa sorridere.
Alierta è in Italia per chiarire, chiedere, sapere cosa pensa il quadro politico italiano della vicenda Telecom Italia, capire quali possono essere gli spazi di manovra per definire i prossimi passi di Telefonica. La società che rappresenta, come è noto, è presente in Telco, maggior azionista di Telecom Italia con una quota del 42,3%
Proviamo a disegnare gli scenari possibili. Sono tre. Proviamo a sintetizzarli.
Tutto rimane come è ora?
Difficile immaginarlo. Vuol dire consumarsi come una candela.
Tutti sono in attesa di qualcosa che può accadere o che deve accadere.
L’accusa più insistente che qualcuno fa a Bernabè è quella di essere immobilista.
Il che francamente non è vero.
Segue un suo filo, ma non campa certo alla giornata.
Tutti aspettano positivamente delle novità: gli azionisti, il mercato, l’azienda, il Paese, gli stessi concorrenti (a cui lo stato di incertezza che ormai si protrae da lungo tempo non consente di programmare al meglio le proprie strategie).
Pertanto l’ipotesi che tutto rimanga come è adesso appare altamente improbabile. Perché vorrebbe dire giocare solo di rimessa in un contesto in cui alla fine ci rimettono tutti, Telecom Italia, le banche, Telefonica, il mercato, il Paese.
Telefonica “mata” Telecom Italia?
E’ l’ipotesi fatta amaramente qualche giorno fa dal compianto Carlo Mario Guerci su Economy: “…entro cinque anni in Europa non ci sarà spazio che per quattro grandi gruppi: British Telecom, Deutsche Telecom, France Telecom e Telefonica. Per Telecom Italia non credo ci sia spazio…..oggi il destino migliore che possiamo augurarle è che sia assorbita da Telefonica…”.
Quindi assorbimento, non fusione.
Non un’azione congiunta di valorizzazione delle rispettive strategie, ma un’azione di forza del più forte nei confronti del più debole.
Anche da qui si deve partire per valutare in tutte le forme il significato della visita odierna di Alierta.
In passato si è parlato continuamente di OPA di Telefonica su Telecom Italia.
Addirittura Bernabè nell’intervista a La Stampa del 3 agosto scorso ha dichiarato a questo proposito: “… escludo operazioni ostili. Tanto più che un’OPA su una società come Telecom Italia non può non avvenire senza il consenso del Paese. E un Paese ha mille strumenti per fermarla…”.
Risposta singolare. Più da ex-manager di Stato che da capo di una public company. Avrebbe forse funzionato meglio una frase del tipo: “…è vero tutti ci vogliono perché siamo appetibili e perché il mercato ci dà ragione…vinca il migliore e se OPA deve essere, che si finisca in buone mani…”. Ci auguriamo naturalmente che ciò non avvenga.
Invece il gioco delle protezioni (ma guai se non ci fossero!) è stato ostentato. Le protezioni devono essere attive, ma le regole di mercato devono poter agire liberamente.
Se questo fosse lo scenario vincente, dovremmo fare i conti (inutile nasconderlo) con un quadro di ulteriore difficoltà del sistema-Paese nel suo complesso.
Ora ci siamo.
Alierta deve uscire dallo stallo nel quale le circostanze lo hanno in un certo senso cacciato.
Riteniamo altresì che le ragioni della politica e le dichiarazioni programmatiche del governo vadano semmai nella direzione opposta, verso la valorizzazione degli asset nazionali. Tanto più in un settore strategico come quello delle telecomunicazioni che implica tutte le considerazioni del caso non solo sullo sviluppo del Paese, ma anche su quello della sicurezza nazionale.
Difficile immaginare quindi l’azione di forza. Ma non può essere esclusa un’azione di deterrenza per poter gestire eventualmente meglio una negoziazione di interesse nazionale. Il che, intendiamoci, potrebbe riguardare qualunque altro soggetto globale interessato a entrare nelle tlc italiane, come stava per accadere negli anni passati.
Crediamo che il premier sarebbe determinato nel fermare ogni azione. Del resto la rete serve anche all’industria dei contenuti, sempre meno analogici e sempre più digitali. L’industria dei contenuti e nulla senza le reti (e viceversa) e i contenuti sostengono lo sviluppo di civiltà di un Paese.
Telefonica decide di uscire da Telecom Italia?
E’ una possibile opzione. Telecom Italia deve agire in fretta. Si sa. Ogni possibile azione non può riguardare movimenti interni alla compagine azionaria, ma deve avere precisi riferimenti in termini di strategie e di Piano industriale, con prospettive a breve e medio termine.
I giochi si fanno qui.
Come considerammo qualche giorno fa, è plausibile pensare alla soluzione di una società ad hoc per la gestione della rete (e non dei soli tralicci TIM): una società con pacchetto di maggioranza in mano a Telecom Italia e pacchetto di minoranza distribuito tra i maggiori competitor. Telefonica è contraria a una soluzione del genere (rappresenterebbe un precedente anche per la Spagna). Non potrebbe impedirla, ma la cosa forse avvelenerebbe gli animi.
Alierta vuole e deve verificare anche queste cose. Cerca di tranquillizzare il quadro politico italiano sulla bontà dell’impegno di Telefonica in Italia (cosa di cui nessuno dubita), ma dall’altra deve avere garanzie di recupero del forte impegno finanziario che a tutt’oggi non ha contropartite convincenti.
Telefonica potrebbe anche decidere di lasciare l’Italia? Difficile dirlo.
Come recuperare l’enorme investimento fatto per le quote di Telco (che oggi valgono molto meno? Solo in cambio di adeguate contropartite. E se Telecom Italia decidesse di liberarsi di Tim Brasil? Non è impossibile escluderlo. Tim Brasil non è più la “gallina dalle uova d’oro di qualche anno fa” e le ragioni sono evidenti. Del resto, le galline dalle uova d’oro non esistono più.
Già da qualche tempo, il traffico voce del fisso non produce più margini, ma oneri di gestione e manutenzione. Lo stesso fenomeno è destinato a estendersi anche al mobile, un processo di cui si avvertono già le avvisaglie, come dimostrato dal fatto che la stessa Tim Brasil ha dovuto ridimensionare le previsioni di crescita per il 2008 al 7%, da un precedente 9% che era a sua volta scaturito da una prima valutazione del 12%.Non esistono i cespiti inamovibili.
D’altra parte non può essere considerata come invendibile una Tim Brasil che mese dopo mese (o anno dopo anno) viene dichiarata incedibile (dall’allora presidente Rossi, dall’allora ministro degli Esteri D’Alema, dal Cda di Telecom Italia e ora da Galateri e Bernabè).
Se è incedibile perché si ripete continuamente che non è in vendita?
Anche qui, difficile dire di più sulla plausibilità che tale opzione possa verificarsi.
Usualmente non si fanno incontri con tali e tanti interlocutori, di così alto prestigio istituzionale in così poche ore, se non per fare una dichiarazione di guerra o per firmare un armistizio, non per salutare e togliere il disturbo.
E’ possibile invece che quanto accadrà possa incredibilmente cogliere qualcosa da ciascuna delle tre opzioni.
Vedremo…è probabile che non si debba attendere molto.
LINK ARTICOLO KEY4BIZ.IT
08 settembre, 2008
RIUNIONE DI VOLPI STRAGE DI GALLINE
Intensa giornata romana domani per Cesar Alierta, numero uno di Telefonica, azionista di Telecom attraverso la holding Telco. Nell'agenda del top manager spagnolo c'è l'incontro con Paolo Romani, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, e Mario Valducci, presidente della Commissione Trasporti della Camera.
In programma c'è anche il confronto con Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità per le Comunicazioni, e quello con il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà. Stasera, invece, Alierta sarà a Milano per una cena informale con alcuni soci e top manager di Telecom tra i quali potrebbe figurare anche il presidente di Mediobanca, Cesare Geronzi.
Anche il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, vedrà domani il numero uno di Telefonica, Cesar Alierta. Secondo quanto si apprende, in un primo momento il ministro non sarebbe dovuto restare a Roma nella giornata di domani, ma poi ha deciso di rimanere per incontrare Alierta.
LINK ARTICOLO MF
LINK CHI E' PAOLO ROMANI
LINK CHI E' MARIO VALDUCCI
07 settembre, 2008
sarebbe davvero curioso un Paese che si svena per Alitalia e lascia andare Telecom
Masismo Mucchetti su Il Corriere: Telecom, l'autunno della svolta
Domani Cesar Alierta viene in Italia. Il presidente di Telefonica farà il giro delle sette chiese politiche e vedrà i vertici di Telecom Italia e anche i soci italiani di Telco, la holding che di Telecom possiede il 24%. Due giorni dopo, la competente commissione della Camera avvierà un'indagine conoscitiva sulle telecomunicazioni. Intervistato dal Messaggero, il presidente della commissione, Mario Valducci, si è augurato che Telecom ceda l'infrastruttura di rete a una nuova società italiana. Questa posizione è ispirata da una valutazione preoccupata della situazione patrimoniale di Telecom Italia e da una concezione del ruolo della grande impresa nel quadro degli interessi nazionali non tanto diverse da quelle del governo Prodi. L'idea, d'altra parte, non è nuova. In questa rubrica ne parlammo per la prima volta due anni fa. E a seconda di come sia attuata, potrebbe portare vantaggi a molti: Telecom Italia diminuirebbe il suo debito; se poi della nuova società Telecom avesse una quota piccola aumentando in proporzione il proprio beneficio immediato, i concorrenti sarebbero felici comunque per la par condicio dell'accesso; i consumatori potrebbero non avere subito soverchi vantaggi perché il valore della nuova società dipende dalle tariffe, ma nel tempo una miglior concorrenza ridurrebbe comunque i prezzi; l'Italia avrebbe più investimenti; la classe politica sarebbe sicura che l'infrastruttura più delicata del Paese rimarrebbe in mani nazionali. Perché allora non si è ancora fatta questa operazione? Per quattro ragioni:
a) non esistono precedenti in Europa, ma forse è perché tuttora vi comandano gli ex monopoli;
b) lo scorporo avrebbe comportato rivalutazioni tali da comportare un salasso fiscale, ostacolo infine rimosso;
c) le precedenti gestioni preferivano difendere i residui della rendita di monopolio anziché affrontare il nodo del debito;
d) nella fase attuale alcuni soci italiani, Mediobanca in particolare, hanno avuto posizioni non uniformi su Telecom e il socio spagnolo, interessato ad acquisire il concorrente alle migliori condizioni possibili, si è messo di traverso.
Il crollo del titolo sta indebolendo le quattro ragioni del no. Quando i mercati riducono la valutazione delle imprese, a pagare il maggior pegno sulle quotazioni dei propri titoli sono le società indebitate, visto che, sul momento, il debito è un dato stabile. E non se ne esce tagliando il personale. È il momento della svolta. Del resto, Franco Bernabè ha sempre detto che in autunno avrebbe presentato la revisione del piano. Ma l'ultima parola spetta ai soci e alla Borsa che da Telecom hanno sempre e soltanto preso. Tanto per capirci, Telco ha pagato Pirelli come Pirelli pagò Gnutti e Gnutti i vecchi soci. Nessuno ha messo un euro in Telecom, tutti hanno spremuto dividendi. Le leve oggi sono due: l'aumento del capitale, che può anche essere riservato ad alcuni se il mercato adesso non ci sente, e l'operazione sulla rete (scorporo e poi cessione parziale o totale ovvero scissione del ramo d'azienda). Telefonica gioca contro, e dal suo punto di vista fa bene. Ma sarebbe davvero curioso un Paese che si svena per Alitalia e lascia andare Telecom.
... e bravo Massimo...
mi pare po' come nei rapporti personali. i diretti interessati sono gli ultimi a vedere l'evoluzione naturale delle cose.
Qui la cosa secondo me non puo' essere risolta con una cordata che fa aumenti di capitale. La situazione e' abbastanza diversa perche' TI e' una azienda che e' circa 30 volte le dimensioni di Alitalia (21Bn contro 620M di capitalizzazione) e per fare una cordata che faccia un aumento di capitale, gli "industriali" italiani non bastano; inoltre TI genera molta cassa e il suo problema e' l'ammodernamento e la crescita considerata la pressione del debito, non il fatto che perde danaro. Proprio per questo vedo come soluzione la separazione della rete.
Circa le voci che dicono che si starebbe pensando a vendere le torri del wireless, non sono fondamentalmente contrario. Osservo pero' che la base di utenza del fisso si riduce, che il recente decreto che assegna i dotti gratuitamente, svaluta fortemente l'asset rete fissa in quanto il costo di sostituzine crolla (speriamo che il Governo ci metta una pezza con la legge delega) che i costi operativi della rete fissa rimangono consistenti, che la rete fissa ha bisogno di investimenti secondo me superiori a quella wireless (non come quantita' ma come entita').
per cui, tra le due, (wireless o fissa) io non avrei dubbi...
03 settembre, 2008
ORDINE DEL GIORNO UNITARIO
ORDINE DEL GIORNO SU RIORGANIZZAZIONE E FUTURO TELECOM
COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE RSU DI TELECOM ITALIA
Dopo la mobilitazione del 4 luglio e il confronto tenutosi con l’azienda il 24 e 25 luglio, in coerenza con gli ordini del giorno votati dal Coordinamento Nazionale del 10 giugno e dalle numerose assemblee, riteniamo che stia ora all’azienda dimostrare la propria volontà di rispondere alle giuste richieste dei lavoratori Telecom e dei loro rappresentanti.
Per noi è in discussione non una “mera riorganizzazione”, ma il futuro della principale azienda di TLC nel paese, il futuro occupazionale di tutti i suoi 58 mila dipendenti, le capacità di crescita e sviluppo di un’infrastruttura fondamentale per l’Italia, messi oggi a rischio dalle scelte del management di Telecom Italia.
Come dimostrano i risultati della prima semestrale del 2008 – superiori alle stesse attese del mercato come scritto dall’A.D. in una lettera ai dipendenti – i problemi di Telecom sono fondamentalmente problemi di carattere finanziario (asimmetria tra il valore reale dell’azienda e valore nominale del titolo, pressioni da parte di alcuni azionisti per un ritorno economico nel breve termine, ecc.), debitorio (pesando su questo le passate gestioni, senza considerare l’annoso “debito” creato ad arte sul patrimonio immobiliare e relativi affitti), riduzione delle attività all’estero, difficoltà a reperire risorse per nuovi investimenti.
Industrialmente l’azienda ha cioè tutte le potenzialità per un suo rilancio, investendo sull’aumento delle capacità trasmissive delle reti, sulla propria vocazione di grande carrier, su una maggiore attenzione ai clienti, su una migliore valorizzazione dei servizi intermedi, dei servizi ad alto valore, degli applicativi informatici.
Un rilancio industriale coerente con i nuovi scenari tecnologici, competitivi e regolatori che sempre più caratterizzano questa fase del mercato delle tlc, ma che è possibile solo a condizione di una salvaguardia delle integrazioni funzionali tra le diverse aree, l’unitarietà dell’attuale perimetro di attività, una maggiore qualificazione delle aree di customer, ricerca e supporto al cliente, un forte investimento in tecnologie, nuova occupazione e professionalità sulle reti trasmissive e sui nuovi servizi sia fissi che mobili. Cioè solo a condizione di una forte valorizzazione della forza lavoro.
Del resto la stessa riorganizzazione delle strutture di rete (Open access), condivisa nell’obiettivo (favorire la parità di trattamento e mantenere al contempo una integrazione verticale attraverso la divisione funzionale e non la separazione societaria) dimostra tutti i propri limiti quando:
- non inserita in una politica di riconoscimento e valorizzazione delle diverse professionalità;
- non inserita in una strategia volta a concentrare le attività a maggior valore e dagli sviluppi futuri più interessanti all’interno della casa madre.
Inoltre gli impegni presi da Telecom Italia con l’AGCOM e oggetto in queste settimane di una consultazione pubblica aprono scenari ancor più complessi (con evidenti ricadute sui circa 20 mila lavoratori); impegni però che, per essere efficaci e assolvibili, necessitano proprio di quegli investimenti e quelle garanzie di perimetro, occupazionali e professionali che come Sindacato rivendichiamo.
Si pensi agli impegni presi in relazione alla gestione degli interventi di assurance e delivery unitaria (vedi impegno su coda unica), alla necessità di coordinare interventi su parte passiva e parte attiva delle tecnologie dentro Open Access (si veda comunicato sul 24 e 25 luglio), alle modifiche degli SLA e alla gestione degli interventi in relazione ai Piani Tecnici di Sviluppo, alla garanzia di rendere più efficaci tutte le funzioni di supporto sia verso gli altri operatori che verso le strutture Network e Commerciali di Telecom Italia, ecc.
La stessa riorganizzazione, in questo scenario, pone già con forza inoltre la questione del valore maggiore che dovranno acquisire i servizi informatici, nonché l’esigenza di qualificare le aree di staff e supporto.
Per queste ragioni, alla luce di questo contesto complesso ed in movimento che potrebbe modificare in profondità l’azienda, sin dall’inizio della vertenza come Sindacato abbiamo posto coerentemente la questione di avere una visione di insieme sugli scenari futuri e sugli impatti che la riorganizzazione avrà nel suo complesso, cercando di scongiurare una politica del carciofo, atta a trasformare l’azienda “pezzo per pezzo”, senza garanzie per i lavoratori tutti e senza un visibilità per i prossimi anni.
In particolare ogni possibile discussione sui nuovi modelli organizzativi e sulle ricadute occupazionali deve partire da:
1) Salvaguardia dell’unitarietà di Telecom Italia e del suo attuale perimetro per i prossimi anni anche in relazione all’integrazione tra funzioni (occorre cioè avere garanzie certe contro possibili esternalizzazioni e contro qualsivoglia forma di spezzatino aziendale):
- per quanto riguarda la Rete occorre una definizione chiara degli sviluppi di Open Access anche rispetto agli impegni verso Agcom e di tutta l’area Tecnology e Operation (e relative funzioni integrate), avviando una politica che – anche vista della nuova rete e in coerenza con la centralità del cliente e della qualità dei servizi verso gli OLO – metta in capo alla Manodopera Sociale le attività a maggior valore e quelle a contatto con il cliente, anche modificando le politiche di appalto finora perseguite. Queste scelte sarebbero di fatto le uniche in grado non solo di garantire maggiore sicurezza degli impianti, delle centrali e degli armadietti, ma soprattutto di garantire quella trasparenza, parità di trattamento, controllo e verifica previste dagli impegni che T.I. ha dichiarato di assumersi verso AGCOM e gli altri operatori;
- per quanto riguarda le aree di customer care occorre non solo garantirne per tutte (187, 119, ecc.) il mantenimento dentro Telecom Italia e quindi l’integrazione con le altre funzioni, ma avere garanzie certe sul processo di passaggio dal sistema duale fisso/mobile a quello per cliente, attraverso un potenziamento degli stessi call center interni verso tutte le principali tipologie di clienti e una maggiore valorizzazione della professionalità presenti e di quelle nuove, necessarie alla gestione completa del cliente con un unico contatto;
- in relazione ai servizi informatici va definita con certezza la strategia di valorizzazione delle attività interne e di riduzione degli appalti e consulenze date in esterno valorizzando le diverse funzioni già presenti in azienda. Su questo del resto l’azienda ha già dichiarato essere disponibile a parole, anche se continuano a registrarsi schizofrenie e contraddizioni. Si tratta di condividere finalità e percorso, con un protagonismo dei lavoratori e dei propri rappresentanti;
- il ruolo di Tilab va valorizzato e confermato anche in funzione dell’evoluzione della nuova rete e dei relativi nuovi servizi.
2) Occupazione: Telecom può reggere le prossime sfide solo se accompagnerà investimenti in tecnologie, nuovi servizi e potenziamento delle infrastrutture con una politica per la nuova occupazione, sia in ambito customer (stabilizzando tutti gli interinali, contrastando la precarietà oraria) che soprattutto in ambito rete (con nuove assunzioni di giovani, anche in coerenza con il profilo di tecnico/informatico/configuratore sempre più richiesto dal mercato). Questo al fine di non sguarnire postazioni e territori sulla rete che sono già oggi ridotti al minimo (con evidenti effetti negativi sulla qualità dell’infrastruttura) e che verrebbero ulteriormente colpiti da questa riorganizzazione e di facilitare – al contempo – un posizionamento dell’azienda verso le nuove funzioni che i tecnici Telecom saranno chiamati a svolgere sia verso i clienti finali che gli altri operatori, per la vecchia rete in rame e nel passaggio da rame a fibra. Al riguardo è utile sottolineare come solo nel 2007 a fronte di 2200 nuove assunzioni vi siano state più di 4450 uscite (solo il numero dei dirigenti e dei quadri è leggermente cresciuto) e che, anche rispetto ad impegni sottoscritti nel passato sul rapporto tra uscite e nuove assunzioni (vecchio piano industriale), mancano all’appello alcune centinaia di assunzioni soprattutto in ambito rete.
3) Professionalità: la nuova riorganizzazione, se coerente con la riscoperta della vocazione industriale di Telecom Italia, sia in ambito rete, IT, Network che customer richiederà ai lavoratori diverse e nuove professionalità e competenze:
- occorre garantire la salvaguardia delle diverse professionalità conseguite e degli iter di crescita già previsti, nonché pianificare nei prossimi anni il percorso (accompagnato da specifici piani formativi) di crescita dei lavoratori e relativi riconoscimenti, anche con uno specifico accordo sindacale pluriennale;
- occorre definire una strumentazione adeguata e garanzie certe per governare eventuali mobilità professionali, evitando trasferimenti e mobilità territoriali coatte e con un confronto continuo con il sindacato a tutti i livelli, anche attraverso il ricorso a forme di remotizzazione delle attività più di supporto (telelavoro) e comunque salvaguardando le specifiche condizioni di una forza lavoro (104, over 50, pendolari, professionalità possedute, ecc.) non tutta nelle stesse condizioni.
4) Lotta agli sprechi: occorre un piano coerente e trasparente di riduzioni degli sprechi in tutte le aree aziendali (consulenze d’oro, subappalti improduttivi, ecc.)
5) Occorre salvaguardare i volumi di attività ed economici dei contratti commerciali con le aziende esternalizzate ex Telecom, tutte – come è emerso anche nell’incontro del 24 e 25 luglio – in forte sofferenza occupazionale nonostante strettamente funzionali ai livelli di competizione e di efficienza del sistema Telecom.
6) Occorre su tutti questi punti garantire a livello nazionale e territoriale specifici strumenti e sedi di confronto e partecipazione delle RSU e del Sindacato, per un governare costantemente le possibili evoluzioni. Questo in riferimento in particolare per quanto riguarda nuove assunzioni, professionalità, processi di reinternalizzazione e focolizzazione della manodopera sociale, eventuali mobilità professionali.
Dentro questo quadro, con queste garanzie ed impegni, organizzativi ed occupazionali (che recuperino anche una scelta di modello relazionale sbagliata e non condivisibile),
accanto ad una politica di maggiori investimenti sulle infrastrutture e sui nuovi servizi, si possono ricercare soluzioni condivise sulla riorganizzazione dell’azienda.
Fermo restando:
- un conseguente intervento sul numero delle possibili uscite per rendere coerente il numero delle stesse alla salvaguardia e valorizzazione degli asset più strategici (rete e customer in primo luogo) ;
- garantire esclusivamente la volontarietà, con non opposizione, delle uscite e solo per chi ha i requisiti per arrivare alla pensione;
- definire i tempi ed i termini per l’adesione coerentemente con il principio della reale volontarietà.
L’azienda deve ora decidere se accettare un confronto all’interno di questo quadro e di queste richieste, coerenti con un’idea stessa di rilancio di Telecom Italia e di una strategia a medio termine per favorirlo, dando visibilità e certezze ai lavoratori per i prossimi anni.
Il Coordinamento Nazionale da quindi mandato alle Segreterie Nazionali di verificare a stretto giro con le controparti la disponibilità a giungere su questi punti, ad una possibile ipotesi di accordo più complessivo.
APPROVATO ALL’UNANIMITA’
02 settembre, 2008
TELECOM:SINDACATI,FISSATI I ‘PALETTI’ PER PROSEGUIRE CONFRONTO
(AGI) - Roma, 2 set. - Il Coordinamento Nazionale delle RSU di Telecom Italia ha ribadito le critiche alle scelte sbagliate del management, che deve modificare i propri atteggiamenti, ed ha indicato i “paletti” in termini di garanzie occupazionali, organizzative e professionali indispensabili per poter discutere seriamente del futuro della principale azienda di tlc del paese. E’ quanto emerso al termine del Coordinamento Nazionale delle RSU di Telecom Italia riunito oggi a Roma. Con un ordine del giorno approvato all’unanimita’, sono state indicate le condizioni e le garanzie necessarie in vista di un possibile confronto sul futuro di Telecom.
“Stara’ ora a Telecom Italia dimostrare o meno la reale volonta’ di ricercare un accordo con il sindacato”, dichiara Alessandro Genovesi, Segretario Nazionale di SLC-CGIL. “Sin dal primo giorno di mobilitazione e poi nel confronto con Telecom tenutosi a fine luglio, come sindacato abbiamo posto la condizione di non discutere meramente della gestione di eventuali esuberi, ma di inserire il tutto dentro una piu’ generale trattativa in grado di garantire a tutti i dipendenti Telecom Italia un futuro certo e una visibilita’ sulle strategie organizzative, occupazionali e industriali del gruppo per i prossimi anni. Questo anche alla luce delle profonde trasformazioni del mercato e della stessa rete Telecom, oggi al centro di un’ampia consultazione pubblica che impattera’ sul futuro dei 20 mila lavoratori di Open Access, sulle integrazioni con le aree di Network e customer e, conseguentemente, sull’intera azienda”. “Troppe voci si sono inseguite, troppe sono le incertezze anche dentro parte del management di Telecom Italia, troppi coloro che vivono alla giornata. Occorre - continua Genovesi - anche in coerenza con gli impegni presi da Telecom verso l’AGCOM e gli altri operatori, che l’azienda dia garanzie reali e dimostri la propria volonta’ di investire sul rilancio industriale di Telecom e sulla vocazione di grande carrier. Occorre garantire l’unitarieta’ dell’attuale perimetro di Telecom Italia e le sue integrazioni funzionali per i prossimi anni contro qualsivoglia esternalizzazione futura o spezzatino della societa’”. (AGI)