31 luglio, 2010

BERNABÈ VA AVANTI COL PIANO ESUBERI. MA HA 4 MILIARDI DA DISTRIBUIRE AGLI AZIONISTI


di Alfredo Faieta

Il prossimo 5 agosto suonerà nuovamente la campana per gli investitori finanziari che hanno in portafoglio azioni Telecom Italia. Per quel giorno sono in calendario, infatti, i risultati del secondo trimestre del 2010, che sommati a quelli del primo quarto dell’anno daranno la visuale sui conti del gruppo al giro di boa di questo esercizio. Due giorni prima è invece previsto un nuovo tavolo al ministero dello Sviluppo economico – il quinto dall’annuncio dei 3700 esuberi – alla presenza del viceministro Paolo Romani che proprio il giorno seguente, stando a voci di Palazzo, dovrebbe essere nominato ministro del dicastero lasciato vuoto dopo le dimissioni di Claudio Scajola.

Tavolo sindacale e risultatidi bilancio sono due eventi non solo temporalmente legati, ma anche intrinsecamente concatenati in questa calda estate dell’ex monopolista delle telecomunicazioni. Sì, perchè l’accusa che i vertici di Telecom Italia vogliano migliorare i risultati di gruppo solo grazie a drastici tagli dei costi, per poi distribuirli agli azionisti sotto forma di corpose cedole, è un refolo che si è fatto via via vento e potrebbe gonfiarsi in tempesta, se i tagli dovessero essere confermati tout court senza sicurezza sui gli investimenti, su altre forme di ammortizzatori sociali e senza, soprattutto, investimenti in riqualificazione del personale come chiedono a gran voce i sindacati.

Il ritornello è antico, e lo stesso Beppe Grillo durante l’ultima assemblea dei soci ha usato toni forti: “Se nonostante le cessioni operate in tutti questi anni il debito che è rimato è 34 miliardi, la domanda da ragioniere che vi pongo è: dove sono finiti i soldi? Sono finiti in stock options, in dividendi agli azionisti del salotto buono, che hanno spolpato viva la Telecom” ha gridato con la sua carica Grillo. Ma l’invettiva è più da riferirsi alle passate gestioni che non all’ultima, targata Gabriele Galateri di Genola – Franco Bernabè, rispettivamente presidente e amministratore delegato. Durante la quale le cedole si sono abbassate anche drasticamente: se relativamente al bilancio 2007 Telecom ha pagato un dividendo di 8 centesimi di euro per le azioni ordinarie e 9,1 centesimi per i titoli di categoria “risparmio”, con un payout dell’86 per cento (ovvero l’86 per cento dell’utile netto è stato distribuito ai soci) nel 2008 gli azionisti hanno percepito rispettivamente 5 e 6,1 centesimi per quota, con un payout del 70 per cento. Misura poi ripetuta in relazione al bilancio 2009, che ha pagato proprio a maggio di quest’anno, con payout del 74 per cento. Il monte dividendi totale è stato nei tre anni rispettivamente pari a 1,61 miliari di euro circa nel 2007, e 1,03 miliardi nel 2008 e 2009.

Un calo che si riflette in quello degli utili, ma anche nella volontà di cercare di abbassare i debiti, come ha affermato lo stesso Bernabè durante la revisione del piano industriale dello scorso 13 aprile, al fine di tornare a pagare cedole più alte in futuro: “L’efficace gestione del capitale di esercizio e degli oneri finanziari e l’andamento dei flussi di cassa” ha detto Bernabè in quell’occasione” consentirà di ridurre il debito di 5 miliardi, che al 2012 sarà inferiore a 28 miliardi. Sarà l'andamento del debito a dare flessibilità a Telecom che così riuscirà a proporre un dividendo in aumento a partire da 2011”, aggiungendo che “i dividendi aumenteranno nel lungo termine” e che “si sarebbe potuto innalzare le cedole già questo anno, ma abbiamo avuto il problema di Sparkle e così abbiamo deciso di non aumentarle per sicurezza”.

La volontà di aumentare le cedole in futuro è dunque chiara, ed espressamente legata alla riduzione del debito, voglia o meno il primo azionista della società, quella Telco dove siedono oltre a Telefonica anche Mediobanca, Generali e IntesaSanpaolo, che ha il 22,5 per cento delle quote e che ha incassato nel 2007 circa 230 milioni di euro, quota scesa a 150 milioni nei due anni seguenti. I soci mugugnano e chiedono di più, viste le perdite in conto capitale accumulate per il calo del prezzo dei titoli (Telco ha investito a 2,6 euro per azione mentre ora il prezzo è sotto l’euro). Bernabè, pur consapevole che non sarà facile estrarre ulteriori utili senza una gestione efficiente, dovrà cercare di accontentarli in futuro, se vuole restare ancora in sella alla società.

La tentazione di agire sugli esuberi potrebbe diventare forte, così come quella di diminuire gli investimenti sulla rete per monetizzare tutti i risparmi: la speranza è che il governo si faccia carico di accompagnare la società in un percorso virtuoso dove si trovi un equilibrio tra soci e dipendenti. Il 5 agosto si saprà se i numeri stanno dando una mano.

IL FATTOQUOTIDIANO 31/07 PAG.10

30 luglio, 2010

COMUNICATO STAMPA SEGRETARI GENERALI SLC-FISTEL-UILCOM

DICHIARAZIONE DI EMILIO MICELI, SEG. GEN. SLC/CGIL, VITO VITALE, SEG. GEN. FISTEL/CISL, BRUNO DI COLA, SEG. GEN. UILCOM/UIL SUL NEGOZIATO IN CORSO CON TELECOM ED IL GOVERNO



Il confronto in atto con il Governo e Telecom ha bisogno di uscire dalle disponibilità generiche per diventare concreto e fruttuoso.
In questi giorni ciascuno ha esposto le proprie ragioni ed il Governo ha chiarezza dell’insieme delle posizioni in campo.
Abbiamo chiesto, nel periodo di validità del piano industriale, garanzie sul perimetro dell’azienda ed una esplicita dichiarazione che escludesse processi di societarizzazione.

In Telecom c’è spazio per reinternalizzare mantenendo inalterata la struttura dei costi.
C’è bisogno, inoltre, di prendere atto che l’attuale manutenzione della rete in rame è insufficiente ed il management deve impegnarsi affinché la rete con la quale milioni di italiani ogni giorno si connettono sia resa più affidabile e più efficiente.
Al tempo stesso si impone una soluzione per tutti quei lavoratori che nel corso di questi anni hanno utilizzato gli accordi di mobilità volontaria e che la nuova normativa, appena approvata dal Parlamento, riporta nell’incertezza a causa del prolungamento delle finestre d’uscita pensionistiche. Questi lavoratori, che hanno dato fiducia al sindacato ed all’azienda, non possono rimanere un anno senza salario.
Al tempo stesso va verificata la disponibilità di un leggero allungamento, a titolo oneroso per l’impresa, del periodo di mobilità definito dalla legislazione vigente per permettere una soluzione positiva del negoziato.
Riteniamo necessario, infine, un esito del tavolo governativo che impegni l’azienda e consenta di avviare un grande piano di riconversione professionale che faciliti i processi di mobilità e riqualificazione di lavoratori che rischiano di essere espulsi o demansionati, soprattutto nelle aree strategiche, a partire dall’informatica e dalla rete.


Roma, 29 Luglio 2010

Care compagni e compagni,
il Governo ha convocato per il giorno 3 Agosto alle ore 10,30 il Tavolo sulla vertenza Telecom Italia. Per quanto ci riguarda la riunione del Coordinamento SLC-CGIL (aperto ad un rappresentante SSC per territorio), convocato per lo stesso giorno, è confermato sempre alle ore 10,00.

29 luglio, 2010

COMUNICATO STAMPA SLC SU BT Italia

COMUNICATO STAMPA

BT ITALIA: SLC-CGIL “AVVIATA UNILATERLAMENTE CIGS PER 220 LAVORATORI. AZIENDA IN UTILE, LICENZIA PER PORTARE SOLDI A LONDRA E MAGARI PAGARE LIQUIDAZIONE AD AMMINISTRATORE DELEGATO”



“Una vergogna si aggira per l’Italia. E’ il caso di BT Italia, azienda che dopo anni di sacrifici fatti pagare ai lavoratori torna in utile ed invece di rilanciarsi mette in Cassa Integrazione Straordinaria, per di più unilateralmente, 220 lavoratori. Il tutto magari per pagare la liquidazione di un Amministratore Delegato che ha fallito su tutta la linea e che, voci sempre più insistenti, danno già fuori dall’azienda. Che ne sarà di BT Italia? Qualcuno pensa ad uno spezzatino, alla vendita a qualche altro player? Nulla si sa se non che BT Italia è la filiale che in Europa rende più di tutti per la casa madre inglese, che dopo anni torna in pareggio rinnovando importanti contratti commerciali, che però di questo non vuol dare riconoscimento ai lavoratori, anzi li penalizza”. Così dichiara in una nota Alessandro Genovesi, Segretario Nazionale di SLC-CGIL

“BT Italia aveva firmato accordi per gestire il rilancio aziendale, con sacrifici da parte dei lavoratori ed impegni (ricollocazione, riconversione, ecc.) da parte del management. I sacrifici sono stati fatti, gli impegni sono stati disattesi. Non abbiamo parole e allo stupore – continua Genovesi – va sempre più sommandosi rabbia ed indignazione da parte dei lavoratori, che giustamente evidenziano come la scelta aziendale non a caso si sia concretizzata approfittando di Agosto e delle ferie di molti dipendenti”

“Si annuncia un autunno di fuoco per BT, che si assume oggi di fronte ai lavoratori al Paese e alle Istituzioni una responsabilità totale delle scelte fatte. Invitiamo tutte le parti in causa, Governo compreso, a far sentire la propria voce. E’ possibile che un’azienda straniera che opera con licenze italiane, per grandi clienti italiani possa fare utili e portagli a casa, mentre qui licenzia e disperde professionalità?”

Dalle poche notizie che abbiamo la liquidazione percepita da Ruggero a suo tempo, facendo le debite proporzioni è una sciocchezza a quella che si prospetta !!!!

28 luglio, 2010

COMUNICATO SULL'INCONTRO DI IERI AL M.I.S.E.




COMUNICATO

ULTERIORE INCONTRO SU PIANO INDUSTRIALE TELECOM ITALIA: IL GOVERNO NON SCOPRE LE CARTE


Il giorno 27 luglio 2010 si è tenuto un ulteriore incontro presso il Ministero dello sviluppo economico tra SLC FISTEL UILCOM e UGL, i rappresentanti del Ministero e Telecom Italia sul piano industriale e sugli esuberi dichiarati dall’azienda.
In questo ulteriore incontro è stata ribadita da parte del sindacato la contrarietà all’idea di accedere ad ammortizzatori sociali o a strumenti forzati di uscita dall’azienda per i circa 2220 lavoratori che, nel corso della scorsa riunione, Telecom Italia aveva indicato come possibili destinatari di forme coercitive di esodo (circa 920 lavoratori che maturerebbero i requisiti per l’accesso alla pensione ed altri 1300 esuberi da gestire con ulteriori e non meglio precisati ammortizzatori sociali). E’ stata inoltre ribadita la medesima posizione di assoluta contrarietà agli ulteriori 450 esuberi dichiarati in SSC ed agli strumenti ipotizzati dall’azienda nello scorso incontro (contratti di solidarietà). Inoltre rimane aperto il tema della ricollocazione in produzione dei colleghi del 1254 e la questione relativa ai lavoratori ex TILS.
Soprattutto mancano ancora concrete garanzie sul perimetro, sulla riduzione degli appalti e sullo sviluppo industriale.
Il sindacato ha proposto all’azienda l’utilizzo della formazione come leva principale consentire un vasto processo di riconversione professionale all’interno dell’azienda ed evitare così gli esuberi.
Nonostante sia stato più volte sollecitato un formale pronunciamento del ministero circa le disponibilità del governo, le risposte fornite sono, ad oggi, evasive ed interlocutorie.
Il governo deve esplicitare il proprio ruolo e le proprie disponibilità concrete per agevolare una soluzione positiva della vertenza, non può continuare con la “politica dello struzzo”.
Telecom deve modificare radicalmente la propria proposta.
Un ulteriore incontro sarà convocato nei prossimi giorni da parte dei rappresentanti del governo.


la Segreteria Nazionale SLC-CGIL

27 luglio, 2010

SMS DA ROMA


L'incontro si è concluso con un nulla di fatto.
Noi abbiamo confermato la nostra contrarietà agli esuberi.

L'azienda ha confermato tutti gli esuberi.

Il governo ha confermato che non da nulla oltre a quello previsto dalle leggi.

Prossimo incontro con convocazione del governo la prossima settimana.
L'azienda sta ferma. Forse il 3 Agosto coordinamento nazionale.

26 luglio, 2010

DICHIARAZIONE DI SCIOPERO BT Italia

OGGETTO: Dichiarazione di sciopero
MOTIVAZIONI: Tutela livelli occupazionali.
Le scriventi Organizzazioni Sindacali proclamano per il giorno 07.09.2010 lo
sciopero a livello nazionale per l’intero turno di lavoro di tutto il personale di BT Italia S.p.A..
Le scriventi dichiarano di aver esperito con BT Italia S.p.A. le procedure di
raffreddamento il 11.06.2010 e con il Ministero del Lavoro il tentativo di conciliazione in data 17.06.2009 con esito negativo.
La presente comunicazione vale come preavviso ai sensi della Legge 83/2000 e
precedenti ed in base alla delibera di modifica della Regolamentazione Provvisoria adottata dalla Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (Seduta del 15 Novembre 2007).

Distinti saluti.

I SEGRETARI GENERALI

NEL FRATTEMPO QUALCUNO STA PER FIRMARE UN RICCO CONTRATTO CHE METTERA' L'AZIENDA IN GINOCCHIO, COME AL SOLITO TUTTO SULLE SPALLE DEI LAVORATORI

24 luglio, 2010

orgogliosi di essere TOSCANI

Immigrati, la Toscana batte il governo
"Sanità gratis anche ai clandestini"

la repubblica

A.A.A. MINISTRO CERCASI


Comunque, si dice ancora nel Pdl, l’idea di un tecnico non è affatto tramontata, anzi. Ed è sempre attuale la pista che porta al segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.
Il ministro Giulio Tremonti parteggia apertamente per lui e negli ultimi giorni ha più volte rivolto apprezzamenti pubblici per l’approccio del sindacalista alla politica dell’austerità dovuta alla crisi economica.

Bonanni però resiste e ha già rifiutato,anche se forse una proposta diretta non gli è mai arrivata. “Resto alla Cisl”, ha detto qualche giorno fa. Ma i giochi, fanno notare alcune fonti, sono ancora aperti. Da lunedì, quindi, si aspetta l’annuncio.

IL FATTO QUOTIDIANO 24/07 pag. 6

SE ANDASSE IN PORTO LA MANOVRA FINALMENTE I SOSPETTI DIVENTEREBBERO REALTA' E NATURALMENTE " LA CGIL FA' POLITICA "

23 luglio, 2010

COMUNICATO DAL NAZIONALE



Roma, 23 luglio 2010

COMUNICATO
INCONTRI SU PIANO INDUSTRIALE TELECOM ITALIA

Nei giorni 20 e 22 luglio 2010 si sono tenuti due incontri presso il Ministero dello sviluppo economico tra SLC FISTEL UILCOM e UGL, i rappresentanti del Ministero e Telecom Italia sui temi riguardanti lo sviluppo industriale del Gruppo e sulle conseguenti ricadute sui livelli occupazionali.
Nell’ambito degli incontri suddetti Telecom Italia ha ulteriormente approfondito e
rappresentato i principali obiettivi del piano industriale 2010-2012 con particolare attenzione al tema degli investimenti nello sviluppo delle infrastrutture e dell’intelligenza di rete, confermando anche le esigenze di contenimento dei costi che hanno determinato la risposta del sindacato culminata negli scioperi nazionali e territoriali dei giorni scorsi.
Nel corso dell’ultimo incontro l’azienda ha formalizzato alcune risposte in merito alle richieste di SLC FISTEL e UILCOM contenute nell’OdG del coordinamento nazionale Telecom del 14 giugno scorso. Nel dettaglio:

• Per quanto la richiesta riguardante il mantenimento del perimetro, Telecom ha
dichiarato che non procederà ad esternalizzazioni nell’arco di piano; sul versante dei customer e la ventilata costituzione di una grande Telecontact, l’azienda ha subordinato la rinuncia a tale ipotesi all’avvio di un confronto finalizzato alla riduzione dei costi industriali (chiusura sedi piccole con ipotesi di Telelavoro, ecc.) da tenersi entro giugno 2011. Dopo tale data, e qualora il negoziato non determinasse risultati adeguati, Telecom si riserva di valutare anche l’ipotesi di societarizzazione dei customer.

• Sul versante 1254 c’è la disponibilità aziendale a confrontarsi su ipotesi di
riconversione professionale in ambito 187 e Telelavoro ferma restando l’esigenza di
prolungamento per altri 2 anni dei contratti di solidarietà e la situazione determinata dall’eventuale chiusura delle sedi piccole.

• Su SSC è stata ribadita la scelta di non vendere l’informatica, che secondo Telecom
rientra a pieno titolo negli asset strategici del gruppo anche a fronte della decisione di societarizzazione, ma è stato ribadito il concetto dell’elevato costo del lavoro, di un esubero persistente nonostante il buon andamento dei bandi aziendali e la contestuale esigenza di un processo di riqualificazione professionale.

• Relativamente alle aree di STAFF, l’azienda continua a considerare in tali aree un
cospicuo numero di esuberi, con l’aggravante (sempre secondo Telecom) della bassa età
media che caratterizza tali lavoratori. Sempre su questo versante ha confermato il ruolo di HRS dichiarando anche in questo caso che non esistono progetti di esternalizzazione nell’arco di piano.

• Sulla ormai annosa vicenda dei lavoratori ex TILS, Telecom ha dichiarato di essere
disponibile a trovare una soluzione per gli ulteriori 37 lavoratori ancora non assunti, precisando ancora una volta di non ritenersi responsabile di un’avventura industriale fallimentare come quella che ha caratterizzato gli ex colleghi.

In chiusura dell’incontro è stata rappresentata da parte dell’azienda una dettagliata illustrazione delle proprie ipotesi di risoluzione degli esuberi annunciati. Tale ipotesi aziendale prevedrebbe nell’arco del triennio: l’uscita obbligatoria per circa 920 lavoratori che maturerebbero i requisiti per l’accesso alla pensione, 3500 mobilità volontarie, 450 contratti di solidarietà per 2
anni per i lavoratori di SSC, ulteriori 200 mobilità relative al residuo dell’accordo del 2008 che non sono state realizzate a seguito della saturazione delle disponibilità in alcune province, ed ulteriori 1300 esuberi da gestire con ulteriori e non meglio precisati ammortizzatori sociali. A tutto ciò si aggiunge la necessità di prolungamento dei contratti di solidarietà per i lavoratori del 1254 (circa 470 FTE).
Nessuna risposta da parte aziendale è arrivata su una precisa richiesta del sindacato finalizzata ad esplorare nel dettaglio la condizione di ogni settore e linea aziendale allo scopo di verificare carenze di organico o possibili processi di riconversione professionale utili a minimizzare la portata di eventuali esuberi.
La SLC CGIL, nel ribadire in toto le posizioni contenute nell’ordine del giorno del
coordinamento nazionale Telecom del 14 giugno 2010, giudica gravi e sbagliate le posizioni aziendali, che prefigurano unilaterali ipotesi di risoluzione degli esuberi dichiarati assolutamente inaccettabili, a fronte del rifiuto a rivedere un piano industriale di stampo assolutamente difensivo che non assicura sviluppo industriale e certezze occupazionali per una delle aziende strategiche per il paese.
Un ulteriore incontro è fissato per martedì 27 luglio p.v.. Nel corso di tale incontro sarebbe auspicabile che il governo, che ha fin qui svolto una funzione notarile, fornisse una valutazione di merito sulla posizione rigida dell’azienda ed una maggiore chiarezza sulle disponibilità che ritiene di poter spendere al tavolo.

la Segreteria Nazionale SLC-CGIL

Telecom: Miceli (Slc/Cgil), Telecom e Governo devono fare la loro parte

"L'Italia ha bisogno di una grande rete in fibra e di forme di integrazione
tra piattaforme, evitando i soliti baracconi parastatali." Cosi' Emilio
Miceli, segretario generale Slc/Cgil commenta la prima parte dell'incontro
in corso al Ministero per lo sviluppo economico.

"Tutte le societa' di tlc devono aumentare gli investimenti necessari per il
paese - prosegue il sindacalista.

"Telecom deve abbandonare l'idea di licenziare 3700 persone, altrimenti non
possiamo firmare l'accordo - dichiara Miceli sulla trattativa in corso con
l'azienda. Anche il governo deve fare la sua parte approntando strumenti che
ha promesso."

22 luglio 2010

DICHIARAZIONE DI EMILIO MICELI,

SEGRETARIO GENERALE SLC/CGIL


Ci siamo aggiornati perché le distanze tra noi e l’azienda restano profonde. L’azienda insiste su un pesante taglio di personale, che non condividiamo. Il governo fin qui ha svolto una funzione notarile, mentre ci sarebbe bisogno di una valutazione di merito sulla posizione rigida dell’azienda e forse di chiarezza sulle disponibilità che ritiene di poter spendere al tavolo.

Ci siamo presi tutti una pausa di riflessione. Martedì ricomincia la trattativa, sperando che possano maturare novità in grado di sbloccare il negoziato.



22 luglio 2010

22 luglio, 2010

BRITISH TELECOM Italia : BLOOD & TEARS per i soliti noti




NON CI STUPIREMMO CHE AL TERMINE DI QUESTA VICENDA ALL'AD VENISSE RICONOSCIUTO UN CONTRATTO FARAONICO SIMILE A QUELLO CHE RUGGIERO PERCEPI' IN TELECOM ITALIA

20 luglio, 2010

GRAZIE


Lo sciopero è andato oltre le aspettative.

Il dato aziendale medio per tutta la regione parla di un'adesione del 40%, cioè di un effettivo 60%.

Un dato positivo perché comunque lo sciopero ha avuto una "costruzione" travagliata, con lo spostamento nel tempo e il casino che ne è derivato; inoltre, lo sciopero si è "incastrato" all'inizio di una trattativa che ha spinto alcuni colleghi (comprensibilmente, ma secondo me erroneamente: lo sciopero si fa prima delle trattative e non dopo, soprattutto se le trattative sono mezze vere e mezze false come quelle che possono durare al massimo 15 giorni...) a non aderire allo sciopero
in attesa dell'esito della trattativa con il governo/azienda; infine, lo sciopero si è tenuto di lunedì e non il solito venerdì le ultime 4 ore: altro dato che dimostra che alcuni colleghi vedono lo sciopero come permesso non retribuito - senza offesa per nessuno.
Ultimo, molti colleghi erano in ferie.

In questo contesto avere una media così alta è importante.
Se andiamo a vedere nel dettaglio, lo sciopero è andato molto bene nelle strutture del customer (119 e 191), molto bene alla rete, soprattutto in toscana sud, in open access. Anche a Guidoni e Bruni lo sciopero è andato bene (le mense hanno fatto il 40% in meno di pasti).

Insomma, si può dire che il sindacato è rappresentativo.

E di questo bisogna ringraziare tutti noi lavoratori.

Invece, noi del sindacato dobbiamo migliorare il nostro impegno sia per ricercare l'unità sindacale (obbiettivo difficile, ma evidentemente non impossibile), sia per informare, spiegare e discutere quello che avviene nel mondo del lavoro e nel paese a tutti i colleghi, anche quelli che pensandosi intoccabili non hanno fatto sciopero e non partecipano a nulla.

Aiutiamoci.

ciao
Samuele

19 luglio, 2010

Telecom, via alla banda larga la svolta è un "call" sulla rete


Da affari e finanza LA REPUBBLICA online


IL RETROSCENA

STEFANO CARLI

La banda larga, le nuove reti in fibra ottica, si faranno. Le farà Telecom Italia ma non da sola; non le farà una società unica ma diverse; Telecom alla fine darà via la rete in rame ma ne riavrà una in fibra, debiti e investimenti avranno modulazioni diverse nel tempo (e si parla di una decina di anni). Il grande annuncio doveva arrivare oggi, ma la riunione è stata spostata a giovedì prossimo e forse si slitta ancora a fine mese. Ma le cose stanno marciando, con molta fatica e una certezza, ossia che la quadra attorno a cui si sta costruendo l’impalcatura dell’Italia digitale è una parolina inglese: «call». La prova che l’accordo è vicino? Gli esuberi Telecom. Govedì sera Bernabè ha ritirato, «casualmente» fino al 30 luglio, i 3.700 esuberi che ha usato come una clava negli ultimi giorni di una trattativa che non è certo ancora chiusa, ma che sembra ormai incanalata verso l’unico esito possibile e auspicabile: quello di un accordo.
Tutto ruota attorno alla «call», ossia una opzione a acquistare, un diritto di acquisto, anzi, di riacquisto. E è la chiave che risolve il problema della rete Telecom. Telecom conferisce la sua rete in rame: forse tutta assieme a una società mista pubblico privati a cui Telecom stessa partecipa ma più probabilmente ancora a diverse «newco» regionali o macroregionali costruite nello stesso modo. Ne ottiene denaro fresco e una «call», un diritto di riacquisto (in tempi e a valori che sono ancora tutti da definire) della rete quando lo switch off, il passaggio dal rame alla fibra, sarà stato completato. Telecom non perde la rete. Anziché investire oggi e recuperare i soldi con i ricavi nel corso degli anni, riceve subito denaro, dilaziona l’investimento e dovrà sopportare il massimo esborso finanziario al momento di «riacquistare» la rete. Ma questo avverrà tra una decina di anni e per allora Dio provvede. Intanto è salva la cassa, sono salvi i debiti, il cash flow e i dividendi degli azionisti e il futuro patrimoniale del gruppo. Ma il percorso non è ancora finito e i punti di frizione sono molti e molto complessi. A partire da quante saranno le newco, se una o di più. Intanto però il punto di arrivo è fissato. Adesso che si è capito che le reti in fibra si faranno e saranno un processo graduale, a macchia di leopardo, come piace dire al presidente dell’AgCom Corrado Calabrò, la battaglia tra Telecom e i suoi concorrenti si è accesa attorno alla conquista delle «macchie» più grasse e redditizie.
Quello che è successo negli ultimi trequattro mesi è degno di una partita a scacchi. E’ verso febbraio che le cose accelerano. La vecchia idea di togliere la rete di accesso a Telecom e passarla ad una società con la Cdp a mettere i soldi e la partecipazione di altri soggetti, dalle Poste a Mediaset, è tramontata per il no secco di Bernabè e degli azionisti Telecom, Telefonica per prima. Ma Bernabè capisce che deve provare a dare una svolta. Al tempo stesso anche i cosiddetti «Olo», gli operatori alternativi, Fastweb, Wind e Vodafone, si mettono in movimento: per loro aspettare i tempi lunghissimi dettati dai problemi degli azionisti Telecom (e il conseguente immobilismo decisionale del management) non conviene e provano a forzare la mano.
Non si sa chi sia partito prima, ma le cose sono davvero quasi contemporanee. Del progetto degli Olo si sa praticamente tutto (il cablaggio di 13 città, un investimento di 2,5 miliardi) ed è stato proprio il loro uscire allo scoperto che ha dato fuoco alle polveri. La risposta di Bernabè è stata duplice. Da una parte, ufficialmente, puntare i piedi su tutto con una serie di no che sembrano averlo portato al limite della rottura con tutti: con il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani a cui hanno fatto allungare i tempi di convocazione del tavolo sulla banda larga di oltre un mese; perfino con l’AgCom, che pure aveva concesso pochi mesi fa a Telecom un aumento del canone, quando Bernabè ha smentito l’affermazione di Corrado Calabrò circa il fatto che le reti mobili siano vicine al collasso (ma molti giurano che l’obiettivo di quell’uscita fosse invece il suo collega di Vodafone Paolo Bertoluzzo, le cui reti mobili sarebbero al limite di capienza per via di alcune tariffe flat). E’ infine sembrato polemizzare implicitamente, Bernabè, perfino con Corrado Passera, Ad di Intesa SanPaolo, ossia uno dei suoi azionisti, non dando seguito al suo invito, lanciato a metà giugno in un’intervista al Financial Times, di allearsi con gli altri operatori per fare assieme le Ngn. E infine, lo schiaffo dell’inizio della settimana scorsa, con i 3.700 esuberi.
In verità a molti inizia a sembrare che il gioco tra Bernabè e Passera sia quello classico del poliziotto buono e del poliziotto cattivo. Con Bernabè ovviamente nella parte del cattivo.
Infatti pare che l’ipotesi di costruire il meccanismo della rete attorno al doppio passaggio di «conferimento del rame e opzione call sulla fibra» non sia venuta fuori dalle prime riunioni del tavolo Romani, con gli Ad o uomini di primissima fila di tutti gli operatori telefonici, da Telecom (che ha incaricato il capo del mercato italiano Oscar Cicchetti) a Fastweb, da Wind a Vodafone, da Tiscali a Bt Italia, ma da «fuori», dove per fuori si intende «ambienti vicini agli azionisti Telco».
Peccato però che su una ipotesi simile proprio nelle passate settimana la stessa Telecom, e non i suoi azionisti, la stesse trattando con la Regione Lombardia. E questa è stata infatti la contromossa di Bernabè.
Più o meno negli stessi giorni in cui si presentava il piano degli Olo (sigla di cui si è ormai perso il significato ma che viene dal lessico dei regolatori europei al tempo delle liberalizzazioni di fine anni Novanta e che sta per Other Local Operators, ossia i concorrenti di tutti i vecchi monopoli telefonici) anche la Regione Lombardia ha reso noto il suo piano per la banda larga. Un piano da 1,2/1,4 miliardi per portare fibra ottica in seisette anni alla metà della popolazione lombarda (con l’esclusione di Milano). Il piano prevede che il 70% dell’investimento venga dal debito e che le risorse fresche siano il 30%. Questo 30% arriverà da un meccanismo misto di cui, a spanne, la Regione dovrebbe avere un quarto, mentre il resto verrà dal ministero (si parla di Invitalia) o dalla Cdp. Ma da alcune settimane in Regione si ragiona su come far entrare nella partita Telecom Italia. E il meccanismo a cui starebbero lavorando uomini di Formigoni e di Bernabè è proprio il conferimento della rete in rame a una società veicolo con pagamento di un controvalore e il rilascio di una «call» da esercitare a fine processo (non prima del 20182019 se tutto va bene). E’ esattamente il modello su cui si lavora al tavolo Romani. Solo che qui non ci sono i concorrenti di Telecom. Ecco il nodo rimasto: Bernabè sta tirando le trattative per spuntare le condizioni migliori. E le condizioni migliori dipendono da più cose.
Un’alta valutazione della rete in rame conferita, che d’altra parte oggi è al suo massimo valore di scambio. Se gli accordi fallissero e i vari Vodafone, Fastweb e Wind iniziassero ad andare da soli (e avrebbero a quel punto le condizioni politiche e economiche per farlo, anche se più lentamente) ogni chilometro di fibra posata sarebbe un deprezzamento del rame e stavolta senza contropartita.
In secondo luogo c’è il versante regolamentare (vedi la scheda qui a destra). E infine, l’obiettivo finale di queste trattative: la spartizione delle «macchie» più ricche.
Non è un caso se Telecom sta trattando con la Lombardia. Proprio qui ha sede infatti il 20% di tutto l’It italiano. E qui la fibra non servirà tra dieci anni, ma subito. E lo stesso in tutti i maggiori distretti industriali italiani, come dice da mesi Confindustria Servizi Innovativi.
La speranza di Telecom è di provare a vincere questa partita sul versante regolamentare. La tesi degli uomini di Bernabè è che in ogni zona in cui a realizzare le reti in fibra non sia Telecom ma un altro soggetto, quella zona e quella rete non dovrebbero rientrare negli ambiti della regolazione di mercato, con i suoi diritti e doveri reciproci tra operatore dominante e concorrente. Va da sé che secondo Telecom Italia un soggetto sarebbe «altro» perfino nel caso in cui fosse una joint venture tra la stessa Telecom e un altro soggetto, privato o pubblico. Insomma, vorrebbe mani libere nelle aree più ricche del paese.
Quello che preoccupa di meno è la tecnologia o le forme societarie. Nel primo caso, si potrebbe arrivare a una soluzione mista: puntopunto subito dove conviene (come chiedono gli Olo) e GPon come chiede Telecom, come soluzione ponte ma costruito in modo che si possa passare rapidamente e senza costi aggiuntivi al puntopunto e comunque senza mai penalizzare la possibilità per i concorrenti di fare unbundling, come oggi sul rame.
Sulla forma societaria, le possibilità sono due: o quella «30%», un terzo Telecom, un terzo i concorrenti, un terzo Cdp, oppure una 40% Cdp e 60% ripartito tra gli operatori telefonici secondo le quote di mercato. Uno schema da attuare una sola volta o da replicare per quante saranno le NewCo. Sempre che Telecom non riesca a strappare la Lombardia solo per sé. Ma non sarà facile.

15 luglio, 2010

fax REVOCA LICENZIAMENTI

COMUNICATO NAZIONALE DI SLC - UILCOM

Roma, 14 luglio 2010


COMUNICATO SINDACALE


TELECOM RITIRA LE PROCEDURE. FINO AL 30 LUGLIO CONFRONTO TRIANGOLARE SU PIANO INDUSTRIALE.
SLC-CGIL E UILCOM SI AUGURANO CHE PREVALGA MERITO E NON ULTERIORI FORZATURE.


Si è svolto oggi a Roma l’incontro tra le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL e delle Confederazioni CGIL, CISL e UIL, i rappresentanti di Telecom Italia (Dott. Bernabè), il Ministro del Lavoro On. Sacconi e il Vice Ministro per lo Sviluppo Economico On. Romani.

Al termine di un serrato confronto si è ottenuto:

* il ritiro delle procedure di licenziamento;
* l’apertura di un tavolo alla presenza del Governo da qui al 30 luglio per verificare se vi sono spazi per un Piano Industriale di rilancio dell’azienda e, solo dopo la discussione sul piano, affrontare le eventuali ricadute occupazionali. L’azienda ha comunicato che qualora entro il 30 non vi siano elementi di avanzamento, si considera libera di riaprire nuovamente le procedure.

Nel frattempo il Governo convocherà i sindacati al prossimo tavolo sulla sviluppo del settore TLC (NGN, ecc.) da poco insediatosi e farà i necessari approfondimenti per sostenere eventuali ricadute occupazionali in maniera non traumatica.

Come Segreterie Nazionali di SLC-CGIL e UILCOM-UIL riteniamo positivo il fatto che l’azienda abbia ammesso l’errore di aprire unilateralmente le procedure; verificheremo se nel merito l’azienda cambierà le proprie strategie rinunciando a esuberi, esternalizzazioni, ricorso ad ammortizzatori sociali; confermiamo tutti i punti di merito della piattaforma varata unitariamente dall’ultimo Coordinamento Nazionale delle RSU di Telecom Italia (riconversione professionale al posto degli esuberi, ritorno in produzione dei colleghi del 1254, salvaguardia dei perimetri, internalizzazione mirata di attività rete e customer, garanzie per SSC, ecc.; il tutto con garanzie per l’intero arco di piano fino al 2012 e con investimenti per lo sviluppo).

Tutte le iniziative di mobilitazione già programmate (sciopero in Piemonte, Liguria e Toscana), tutte le iniziative di sensibilizzazione e di informazione che a livello territoriale si riterranno opportune, le ulteriori 4 ore demandate a livello territoriale, rimangono confermate.

Anzi, nei prossimi giorni sarà importante dare ancora più visibilità alle nostre iniziative e proposte di merito alternative al disegno dell’azienda. Il confronto continua, nel merito e ci auguriamo senza ulteriori forzature da parte di nessuno.

Il tavolo di confronto che si aprirà nei prossimi giorni sarà infatti triangolare (cioè con la partecipazione anche del Governo ai massimi livelli) e tutti saranno quindi chiamati con i fatti a dimostrare che un futuro diverso per Telecom è possibile, senza chiedere solo ai lavoratori ancora tagli e sacrifici.



Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL e UILCOM-UIL

DAL FATTO QUOTIDIANO ODIERNO PAG. 13

14 luglio, 2010

Dichiarazione di Emilio Miceli

Dichiarazione di Emilio Miceli,
Segretario generale Slc/Cgil al termine dell'incontro tra Governo,
Telecom e sindacati

Oggi e' stata sanata una falsa partenza e cioe' l'atto unilaterale
dell'azienda di licenziare 3700 lavoratori.
Oggi l'azienda ha fatto un passo indietro e si aprira' un tavolo nel
quale ciascuno potra' esporre le proprie ragioni. Vedremo se questo
tavolo portera' risultati, in caso contrario, chiameremo i lavoratori
alla mobilitazione.


Roma, 14 Luglio 2010

NOTIZIE DA ROMA

SMS DELLE 19,30 DA SEG NAZ.LE

Il governo, telecom e le ooss rappresentative dei lavoratori si sono riuniti in data odierna presso il ministero sviluppo economico ed hanno convenuto quanto segue:

1) si apre tra azienda e sindacato il negoziato sullo sviluppo ind del gruppo e sulle ricadute sui livelli occupazionali con l'obiettivo di verificare entro il 30/7 le condizioni x un accordo.

2) al negoziato partecipano Sacconi, Romani o loro delegati. Sacconi verificherà strumenti di protezione del reddito utili ad accompagnare lavoratori eventualmente in esubero, al pensionamento nei termini di legge.

3) Telecom ritira le procedure di mobilità per favorire la costruttiva conclusione dell'accordo con riserva di riproporle entro il 30/7 in assenza di sviluppi positivi del negoziato.

4) Romani convocherà le ooss per consultazione sugli investimenti sulla larga band
a.


Telecom Italia ha congelato per due settimane le procedure di licenziamento di 3.700 lavoratori nel 2011. E' questo, secondo quanto ha riferito l'amministratore delegato di Telecom, Franco Bernabè, l'esito dell'incontro con i sindacati e il Governo nella sede del ministero del Lavoro. Ora «parte il negoziato che si dovrà concludere entro 15 giorni. Poi ci sarà un momento di verifica il 30 luglio», ha aggiunto Bernabè, precisando che la trattativa con i sindacati parte oggi stesso.
Cosa vuol dire? Ci sono le basi per una trattativa e qualcuno ha dato degli affidamenti ad entrambe le parti? Il piano industriale prevedera' investimenti? La vicenda SSC come evolvera'?Ai lavoratori in contratto di solidarietà cosa succederà? Aspettiamo notizie da Miceli, Genovesi e Solari...

ARTICOLO DI OGGI SUL FATTO QUOTIDIANO PAG.10



CLICCARE SULL'IMMAGINE PER INGRANDIRE

12 luglio, 2010

ECCO I LICENZIAMENTI SECONDO LE MENTI ECCELSE...


SCARICA QUA PDF TABELLE LICENZIAMENTI PER PROVINCIA



SCARICA QUA PDF TABELLE LICENZIAMENTI PER SETTORE RIEPILOGO

NB LE QUANTITA DI LICENZIAMENTI NEI FILE SONO AGGIUNTIVI AI PRECEDENTI NUMERI GIA' CONTEGGIATI NELLA MOBILITA' IN SCADENZA A DICEMBRE, QUESTI SONO NEL PACCHETTO DEGLI ULTERIORI 6822 !!!!!!

IL FATTO QUOTIDIANO 13 LUGLIO PAG 10

CLICCA SULLA PAGINA DEL GIORNALE PER LEGGERE
SLC - CGIL Sindacato Lavoratori Comunicazione
FISTel - CISL Federazione Informazione Spettacolo e Telecomunicazioni
UILCOM - UIL Unione Italiana Lavoratori della Comunicazione
________________________________________________________________________________________

Roma, 7 luglio 2010

Telecom Italia S.p.A.
Relazioni Industriali
Corso d’Italia, 41
00198 R O M A
Fax 06 36883293

Segretario Generale
Ministero delle Comunicazioni
Viale America, 201
00144 R O M A
Fax n. 06-5942101 – 06-5914371

Alla Commissione di Garanzia
per l'attuazione della legge sullo
sciopero nei servizi pubblici essenziali
Via Po, 16/a
00198 ROMA
Fax n. 06-67796408 – 0667796410


OGGETTO:Dichiarazione sciopero 19 Luglio 2010 regioni Liguria, Piemonte e Toscana.

MOTIVAZIONI: gruppo Telecom: tutela dei livelli occupazionali e contrasto Piano Industriale
2010-2012.

Le scriventi Organizzazioni Sindacali proclamano nelle regioni Liguria, Piemonte e Toscana per il giorno 19 luglio 2010 lo sciopero di quattro ore a fine turno di lavoro di tutto il personale di tutte le aziende del gruppo Telecom Italia S.p.A.. Per part-time al 50% e lavoratori in solidarietà intero turno di lavoro.

Le scriventi dichiarano di aver esperito con Telecom Italia le procedure di
raffreddamento il 30 aprile 2010 con esito negativo e con il Ministero del Lavoro il tentativo di conciliazione in data 6 maggio 2010 con esito negativo.

La presente comunicazione vale come preavviso ai sensi della Legge 83/2000 e precedenti ed in base alla delibera di modifica della Regolamentazione Provvisoria adottata dalla
Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali

(Seduta del 15 Novembre 2007).

Distinti saluti.

I SEGRETARI GENERALI
SLC-CGIL FISTel-CISL UILCOM-UIL
Emilio Miceli Vito Vitale Bruno Di Cola

Affiliazione ad

SLC - Tel. 06-42048212 Fax 06-4824325
FISTel - Tel. 06-492171 Fax 06-4457330
UILCOM - Tel. 06-8622421 Fax 06-86326875

UNI
Union Network International

DICHIARAZIONE DI EMILIO MICELI SEGRETARIO GENERALE SLC/CGIL

Telecom si è assunta la responsabilità di drammatizzare una crisi che non è tale da ricorrere ai licenziamenti collettivi, come qualsiasi piccola e media impresa ed al contrario delle grandi aziende di servizi a rete che, nonostante le contrazioni di mercato dovute alla crisi, si guardano bene dall’aggravare le pesanti condizioni sociali del paese. In questo senso Telecom propone al paese l’immagine di un’azienda allo sbando, senza una guida.

Questa è la responsabilità che l’attuale management si è assunta di fronte al paese con la scelta di usare l’arma del licenziamento.

E lo fa dopo aver regalato i due terzi degli utili agli azionisti, e dopo essersi elargito emolumenti altissimi e bonus assolutamente contraddittori con le procedure di licenziamento e soprattutto con etica e buon senso.

E’ evidente che la risposta dei lavoratori sarà commisurata alla gravità della situazione ed è oltretutto evidente che la trattativa va fatta alla presenza del Governo. Tra l’altro, come avviene da sempre, la borsa con il suo segno negativo, ha puntualmente segnalato che i temi di fondo di Telecom non riguardano il personale ma la prospettiva industriale.

TELECOM: SLC-CGIL “SCIOPERO RIUSCITO. PER RISPOSTA AZIENDA APRE PROCEDURE PER 3700 LICENZIAMENTI. GOVERNO CONVOCHI PARTI SOCIALI”

“Mentre ci giungevano i dati sulla riuscita dello sciopero nazionale indetto in tutto il gruppo Telecom Italia, con un’adesione media intorno al 70% e punte in SSC (informatica) e in diversi siti di di Telecontact intorno all’80%, Telecom Italia ci ha informati che nelle prossime ore saranno aperte dall’azienda le procedure per 3700 licenziamenti (tremilasettecento), oltre la metà degli esuberi dichiarati dal recente piano triennale 2010-2012. Un comportamento vergognoso da parte di un’azienda che ha registrato più di 1,5 miliardi di euro di guadagni netti, che ha già circa mille lavoratori in contratto di solidarietà (quindi con stipendi integrati da risorse pubbliche) e che continua a remunerare a peso d’ora dirigenti e manager”. Così dichiara in una nota Alessandro Genovesi, Segretario Nazionale di SLC-CGIL.


“Nelle prossime ore insieme agli amici e compagni di FISTEL-CISL e UILCOM-UIL decideremo come continuare la vertenza, prendendo atto di un’azienda che non modifica nulla della propria impostazione e del proprio piano industriale, esclusivamente finalizzato alla riduzione di personale e alla riduzione degli investimenti. Soprattutto è ora che il Governo si faccia sentire. La Telecom, alla richiesta del sindacato di convocare un tavolo a Palazzo Chigi sul futuro delle TLC e della principale azienda privata del settore, ha risposto mettendo sul piatto 3700 licenziamenti. 3700 famiglie che rischiano di finire in mezzo ad una strada. L’arroganza del management Telecom è pari solo all’indifferenza con cui il Governo assiste ad una tragedia annunciata”.


“Invitiamo tutti i lavoratori al massimo di mobilitazione – continua Genovesi – in particolare i lavoratori per cui sono già previste per il prossimo 19 luglio altre 4 ore di sciopero (Liguria, Piemonte, Toscana). Siamo di fronte ad una vertenza complessa, in cui è in gioco il futuro di tutti gli oltre 50 mila lavoratori di Telecom e in cui occorre respingere il tentativo aziendale di dividere gli stessi lavoratori”.


“Telecom cambi la propria strategia, dia garanzie di sviluppo, di salvaguardia dei perimetri industriali, scommetta sulla riconversione professionale e non sui tagli, avvii un piano mirato di reinternalizzazioni delle attività customer e di rete: può farlo perché ha le risorse e le professionalità necessarie. Se non lo fa e sceglie oggi il muro contro muro, se ne assumerà tutte le proprie responsabilità”.

11 luglio, 2010

“Telecom non usi i lavoratori come ostaggi” Camusso (Cgil): “Vedo segni d’imbarbarimento”





di Giorgio Meletti

Non so se la Telecom voglia far pesare la procedura per i 3.700 licenziamenti su qualche tavolo di trattativa con il governo per chissà quale partita. Voglio solo augurarmi che qualcuno non abbia pensato di usare i lavoratori come ostaggi”.
Susanna Camusso, numero due della Cgil, affronta la più seria grana sindacale dell’estate, i licenziamenti di Telecom Italia. Una vicenda che promette di infiammarsi,mentre cresce il sospetto che da parte dell’azienda si sia scelta la strada della drammatizzazione per ottenere contropartite da un governo preoccupato per la tenuta sociale, come dimostra il nervosismo del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi.

Le era mai capitato, come stavolta, l’annuncio di licenziamenti massicci proprio nel giorno dello sciopero nazionale di una grande azienda come Telecom Italia?

Mai. E non fa un bell’effetto. Mi sembra un nuovo, ulteriore elemento di imbarbarimento nei rapporti. E su questo devo dire che il governo ha delle precise responsabilità.
Il continuo disprezzo del dialogo con le parti sociali è un modello che questo governo ha imposto.

Nel caso specifico però il ministro del Lavoro Sacconi sembra più dalla parte vostra che dell’azienda.

Non ho difficoltà a dichiararmi completamente d’accordo con Sacconi quando dice che prima di licenziare un’azienda dovrebbe mettere a punto i suoi piani industriali e gli investimenti sul futuro. Detto questo c’è però un punto forte di dissenso con l’esecutivo ”.

Quale?

Di fronte alla gravità della crisi economica, che ci chiama ad analisi e a scelte importanti per il futuro del Paese, siamo da tre mesi senza ministro dello Sviluppo Economico.
Questo dato è sufficiente a descrivere l’attenzione con cui il governo Berlusconi affronta i temi della crisi.

A due anni dall’inizio della crisi, mentre molti scrutano primi segni di ripresa, arriva il colpo più duro all’occupazione, il primo licenziamento collettivo che riguarda migliaia di persone tutte insieme. Non c’è anche una responsabilità degli industriali?

Certo, in questo caso parliamo di un’azienda che licenzia migliaia di persone avendo chiuso l’ultimo bilancio con un miliardo e mezzo di euro di utile netto. E che insegue strenuamente il miglioramento delle sue performance finanziarie anziché darsi una qualità vera di piano industriale. La verità è che questa classe dirigente non sembra neppure conoscere bene il Paese, e quali trasformazioni sta subendo il tessuto produttivo. E soprattutto non ha un’idea di dove portarlo.

C’è chi sostiene che i lavoratori di Telecom, con i loro scioperi, stanno difendendo
un passato ormai sfumato.


Alla gente che lavora in Telecom qualcuno dovrebbe spiegare quale innovazione ha fatto in questi anni il vertice aziendale, quali interventi sulla tanto celebrata competitività, quali investimenti sulla banda larga. Un’azienda non si rilamcia senza un’idea industriale.

E’ il problema specifico di Telecom Italia?

No, è il problema che ci si presenta sistematicamente in tutti i casi di crisi aziendale.
Abbiamo un classe dirigente che non fa scelte. Basta fare il confronto con ciò che è stato fatto in Francia, o in Germania. Da questo punto di vista Confindustria e governo appaiono in grande sintonia. Il governo, dopo due anni di sfrenato ottimismo, adesso appare spiazzato.
E la Confindustria è sempre più legata alle politiche di Berlusconi e Tremonti, e sta applaudendo alla politica economica depressiva della manovra finanziaria che sta passando in Parlamento.

Che cosa cercherete di fare adesso?

Stiamo chiedendo da un anno e mezzo un luogo di discussione sulla natura della crisi e sulle possibili soluzioni. Magari potessimo un giorno fare una discussione seria sulle nostre proposte, non so, magari sull’idea di tassare le rendite finanziarie...

Stavolta su Telecom Italia scende in campo tutto il sindacato? Sarà una battaglia simbolo?

Non può che essere una grande vertenza nazionale, e non solo per il numero impressionante dei posti di lavoro in gioco, ma anche e soprattutto per il tipo di azienda che è. Lo so, è una parola ormai trita, però stavolta ci vuole: Telecom Italia è strategica, con il suo destino il Paese intero si gioca un pezzo del suo futuro.

LA RISPOSTA A BERNABÈ:
SACCONI DÀ VOCE ALL’IRRITAZIONE DEL GOVERNO


La mossa di Telecom Italia ha irritato profondamente il governo. L’annuncio dei 3.700 licenziamenti, per i quali scatterà da lunedì la procedura prevista dalla legge 223 del 1991, contribuisce a peggiorare un clima sociale già in preoccupante peggioramento. “Il governo ha sempre invitato le imprese ad evitare azioni unilaterali”, ha protestato ieri il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sottolineando come i licenziamenti siano “destinati ovviamente a rendere più difficile il necessario dialogo sociale”. Per Sacconi sarebbe invece importante “la ricerca del più ampio consenso possibile su percorsi che
possono giustificare razionalizzazione dei costi solo se collegati a significativi investimenti”.
Proprio Sacconi ha sempre insistito sulle imprese, fin dagli esordi della fase acuta della crisi economica, nell’autunno del 2008, per un’atteggiamento assai prudente sull’arma dei licenziamenti. Più volte si è spinto fino a chiedere, soprattutto alle grandi aziende, una sorta di moratoria nella gestione degli esuberi.
Anche per questo c’è chi attribuisce, con qualche malizia, un significato recondito alla mossa di Franco Bernabè. L’amministrator e delegato di Telecom Italia è impegnato da tempo in un sordo braccio di ferro con il governo sulla questione della rete telefonica. Da una parte i finanziamenti pubblici per lo sviluppo della larga banda, a lungo promessi nella misura di 800 milioni di euro, non sono mai arrivati. dall’altra parte il governo preme sulla Telecom perché si rassegni a costruire la costosa rete di nuova generazione in consorzio con i suoi concorrenti (come Wind, Vodafone, Fastweb e 3), rinunciando così allo storico monopolio sull’infrastruttura di base. Negli ambienti del governo più d’uno sospetta che Bernabè abbia deciso di calare, nella complessa partita, la carta del ricatto occupazionale. Un’arma fortissima, che fa paura ai governi, ma li innervosisce anche.



Domani, con l’apertura dei telegrammi che comunicano l’avvio delle procedure per 3700 licenziamenti, si capiranno meglio le intenzioni di Telecom. Per Slc Cgil il rischio è di un’escalation verso la «mobilità lunga».

MARCO VENTIMIGLIA

L’appuntamento è per domani, quando nelle sedi sindacali di mezza Italia (o forse tutta viste le dimensioni di Telecom) verranno recapitati i telegrammi aziendali con la comunicazione dell’apertura della procedura di mobilità per ben 3.700 lavoratori. Gli stessi telegrammi spediti, con provocatoria coincidenza, proprio nel venerdì dello sciopero dei dipendenti contro il piano triennale che prevede 6.800 esuberi. «A quel punto - dice Alessandro Genovesi, segretario nazionale di Slc-Cgil - si capirà meglio la strategia dell’azienda, visto che nel telegramma devono essere indicati anche i siti produttivi che dovrebbero subire i tagli. In realtà, andando con la memoria al recente passato, è prevedibile che Telecom intenda usare le forbici un po’ dappertutto. Non dimentichiamoci che quest’azienda è riuscita nell’arco di un decennio a dimezzare un organico di oltre centomila dipendenti fra esternalizzazioni, prepensionamenti e mobilità volontaria». Tagli generalizzati, facendo i conti con l’attuale struttura di Telecom, significa andare a colpire essenzialmente tre aree. C’è il grosso dei dipendenti amministratrivi che opera a Milano e soprattutto a Roma; ci sono poi gli addetti al settore customer (i numeri119 e 187) distribuiti in 8 città, Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma e Torino; ed il personale informatico presente a Roma, Napoli e Torino.

LA GEOGRAFIA DEI TAGLI

«Il fatto che di tagli ce ne sono già stati - spiega Genovesi - non significa che venga riproposto un copione noto, tutt’altro. Per quanto numerose e dolorose, le precedenti riduzioni del personale non hanno praticamente mai comportato il ricorso alla cassa integrazione, semmai con la saltuaria applicazione di contratti di solidarietà, mille dei quali tuttora in essere. Il comportamento vergognoso di venerdì, con l’invio dei telegrammi nel giorno dello sciopero, appartiene invece ad un’escalation aziendale che estremizza la trattativa. L’intento è ottenere quella che definisco una “mobilità lunga”, ovvero unire anni di cig a anni di solidarietà per arrivare poi alla fuoriuscita del dipendente.
Una logica assolutamente inaccettabile, contro la quale ci batteremo con tutti gli strumenti a nostra disposizione».
Dal segretario di Slc-Cgil giunge poi l'invito al governo «a farsi sentire e a convocare le parti sociali. Nelle prossime ore insieme agli amici e compagni di Fistel-Cisl e Uilcom-Uil decideremo come continuare la vertenza, prendendo atto di un'azienda che non modifica nulla della propria impostazione e del piano industriale, esclusivamente finalizzato alla riduzione di personale e investimenti, questo a fronte di utili per unmiliardo e mezzononché liquidità per 11». Quanto all’esecutivo, dopo l’improvvida uscita di venerdì, «Spero che dopo lo sciopero riparta il dialogo fra azienda e sindacato», il ministro del Lavoro ha cercato di riparare: «Se confermate le indiscrezioni di fonte sindacale – afferma Maurizio Sacconi -, Telecom sarebbe intenzionata a licenziamenti destinati ovviamente a rendere più difficile il necessario dialogo sociale.
Il governo ha sempre invitato le imprese ad evitare azioni unilaterali nella ricerca del più ampio consenso possibile su percorsi che possono giustificare razionalizzazione dei costi solo se collegati a significativi
investimenti».

10 luglio, 2010

Telecom, i lavoratori scioperano e Bernabè annuncia 3.700 licenziamenti DA LUNEDÌ LA BATTAGLIA AL MINISTERO DEL LAVORO



di Giorgio Meletti
A quasi due anni dall'inizio della crisi economica mondiale irrompono nello scenario italiano i licenziamenti di massa.
I vertici di Telecom Italia hanno annunciato ieri pomeriggio ai sindacati di categoria l'avvio della procedura prevista dalla legge 223 del 1991, quella che regola i licenziamenti collettivi. Nei documenti, che giungeranno lunedì mattina sulle scrivanie dei sindacalisti e dei funzionari del ministero del Lavoro, è scritta una cifra impressionante: 3.700 licenziamenti.
La procedura prevista dalla legge dà 75 giorni ai sindacati per discutere con l'azienda, e per chiedere una riduzione del numero degli esuberi o il ricorso a misure alternative, come la cassa integrazione o la messa in mobilità. Sarà una battaglia durissima, che l'azienda ha scelto, forse non a caso, di combattere in piena estate.
Ciò che rende ancora più clamoroso l'annuncio di Telecom Italia è il fatto che sia venuto proprio nel giorno dello sciopero nazionale proclamato da tutti i sindacati per protestare contro il piano industriale dell'amministratore delegato Franco Bernabè, caratterizzato soprattutto dai tagli al personale, che è il modo principale escogitato dall'azienda per abbassare i costi di gestione e per difendere la redditività in un mercato che vede le quote dell'ex monopolista e i suoi stessi ricavi in costante erosione. ll pomeriggio di ieri sembrava dedicato alla consueta guerra di cifre sullo sciopero, che è stato comunque un successo.
Per i sindacati ha visto 'adesione del 70 per cento dei dipendenti Telecom, con punte dell'80 per cento nei settori più colpiti dalla ristrutturazione, quelli dell'assistenza tecnica e dell'informatica.
Per l'azienda hanno scioperato solo il 28 per cento dei lavoratori.

IL QUADRO di Telecom Italia era già drammatico prima che arrivasse la bomba dei licenziamenti. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, aveva così commentato lo sciopero: “Lo sciopero unitario delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo Telecom induce preoccupazione nel governo perché evidenzia assenza di dialogo tra le parti in relazione a un'ipotesi di ulteriore ristrutturazione organizzativa con pesante ridimensionamento dell'occupazione”.
L'assenza di dialogo si dimostra nel fatto che l'azienda non ha commentato lo sciopero e neppure le parole del ministro. Il quale comunque ha auspicato un concreto confronto tra le parti sul piano industriale, ed è stato paradossalmente accontentato: adesso la discussione si svolgerà proprio nel suo ministero, secondo il dettato della legge 223.
In dieci anni il gruppo Telecom Italia è riuscito a ridurre il personale di circa 50 mila unità. Ma mai, nella lunga catena di accordi sindacali che hanno sancito gli esuberi – prima negli anni della gestione firmata da Marco Tronchetti Provera e poi sotto la regia di Bernabè – si era sentita la parola “licenziamenti”.
Proprio alla vigilia dello sciopero di ieri l'azienda aveva sottolineato che finora non c'erano mai state uscite non volontarie dall'azienda. Ma ieri la parola “licenziamenti” ha fatto il suo clamoroso esordio nel già agitato scenario di Telecom Italia con una telefonata (e con quale altro sistema, in una società telefonica ?)
Rabbiosa la reazione del leader della categoria Cgil, Alessandro Genovesi: “E' un comportamento vergognoso da parte di un’azienda che nel 2009 ha fatto utili per un miliardo e mezzo di euro, ha già circa mille lavoratori in contratto di solidarietà (quindi con stipendi integrati da risorse pubbliche) e che continua a remunerare a peso d’oro dirigenti e manager”.
NEL 2009, in effetti, la retribuzione di Bernabè si è avvicinata ai 4 milioni di euro, in un anno caratterizzato dall'espulsione di 5.700 dipendenti.
I conti della riduzione del personale Telecom preoccupano i sindacati e non solo. Il piano triennale 2010-2012 prevede 6.800 esuberi (i 3.700 di ieri sera sono dunque solo la prima
tranche). In più è in corso la cosiddetta esternalizzazione di 2 mila informatici verso la controllata Ssc, dove sono però già previsti altri 645 esuberi.
I sindacati paventano poi un'ulteriore esternalizzazione, quella di 7-8- mila addetti al settore del customer care
, cioè dell'assistenza clienti, che finirebbero nella controllata Telecontact. E' chiaro che spostare migliaia di persone da Telecom Italia a una società esterna, sia pure controllata, prelude a sviluppi preoccupanti per gli interessati .
In pratica i sindacati temono che nei prossimi 2-3 anni vengano espulsi dal perimetro di Telecom Italia oltre 10 mila degli attuali 53 mila dipendenti del gruppo in Italia

IL FATTO ONLINE

Telecom, 3700 licenziamenti nel giorno dello sciopero


Aprire la procedura di mobilità per 3700 lavoratori, nel giorno stesso in cui i tuoi dipendenti scioperano per 4 ore contro un piano che prevede 6.800 esuberi, è un’iniziativa che ha una duplice ed incredibile valenza, unendo alla sua assoluta gravità l’inconfondibile timbro della provocazione. È quello che è riuscita a fare ieri Telecom, in una giornata resa ancor più surreale dallo sciopero delle agenzie di stampa, che ha trasformato le indiscrezioni in una notizia ufficiale soltanto in serata, quando l’azienda ha dato conferma della sua iniziativa, con l’invio dei telegrammi alle organizzazioni sindacali contenenti la comunicazione dell’avvio della procedura di mobilità. «Mentre ci giungevano i dati sulla riuscita dello sciopero nazionale indetto in tutto il gruppo Telecom Italia - ha raccontato Alessandro Geneovesi, segretario nazionale di Slc-Cgil -, con un’adesione media intorno al 70%, l’azienda ci ha informati che nelle prossime ore saranno aperte le procedure per 3.700 licenziamenti, oltre la metà degli esuberi dichiarati dal recente piano triennale 2010-2012». TRATTATIVA DI 75 GIORNI Per il dirigente sindacale si tratta di «un comportamento vergognoso da parte di un’azienda che ha registrato più di 1,5 miliardi di euro di guadagni netti, che ha già circa mille lavoratori in contratto di solidarietà (quindi con stipendi integrati da risorse pubbliche) e che continua a remunerare a peso d’oro dirigenti e manager». Le modalità “carbonare” scelte da Telecom comportano fra l’altro una momentanea difficoltà a delineare del tutto le intenzioni dell’azienda. «Essendo stato inviato nell’ultimo giorno lavorativo della settimana - ha spiegato Genovesi - il contenuto del telegramma sarà noto ai più soltanto nella giornata di lunedì. In particolare, la lista dei siti produttivi interessati dagli esuberi ed il loro numero specifico. Resta il fatto che questo gesto inqualificabile fa decorrere i 75 giorni entro i quali va condotta la trattativa fra l’azienda ed i sindacati, alla scadenza dei quali 3700 famiglie potrebbero ritrovarsi di fronte allo spettro della disoccupazione. Insomma, vogliono metterci nelle condizioni di trattare con la pistola puntata alla tempia, ed a questo punto mi chiedo che cosa intenda fare il governo di fronte a questa escalation». Ed a proposito dell’esecutivo, il ministro del Lavoro è stato autore di un’improbabile dichiarazione a metà giornata, proprio mentre gli eventi stavano precipitando: «Il governo - ha detto Maurizio Sacconi - auspica che dopo questo sciopero le parti possano avviare un autentico confronto su un concreto piano industriale del principale gruppo di telecomunicazioni del Paese». Peccato che intanto alle Poste avevano il loro bel daffare a smistare telegrammi...
10 luglio 2010

05 luglio, 2010

Ok a emendamento pensioni con modifica dal 2015 pensioni legate aspettativa vita

ROMA - E' via libera della Commissione bilancio del Senato all'emendamento del relatore, Antonio Azzollini (Pdl), sulle pensioni, che prevede, tra l'altro, l'innalzamento a 65 anni a partire dal 2012 dell'età pensionabile per le lavoratrici della pubblica amministrazione e l'adeguamento dei requisiti anagrafici di pensionamento alle aspettative di vita media, calcolata dall'Istat, che scatterà nel 2015. E' stato, inoltre, approvato dalla commissione bilancio del Senato un sub-emendamento della senatrice, Maria Ida Germontani (Pdl), che fa slittare al 2019, invece che al 2016, la seconda revisione per l'adeguamento dell'età di pensionamento alla speranza di vita.ARTICOLO INTEGRALE

INTANTO I FURBI VIVONO NELL'ILLEGALITA' E GLI ONESTI PAGANO TUTTO

04 luglio, 2010

COME SIAMO RIDOTTI..............



L’opposizione sonnambula

DI FURIO COLOMBO

L’economia è ferma, la disoccupazione si allarga, le istituzioni sono spezzate, l’illegalità spontanea si aggrega a quella professionale. E il Pd? Rischia il tonfo
Qualcosa di grave sta per accadere in Italia, qualcosa per cui non è esagerato usare la parole “golpe”. Ho ascoltato queste parole la mattina del 28 giugno. Le stava dicendo a Radio radicale Marco Pannella, con l’intento esplicito (per esempio il tono insolitamente pacato) di far capire che non stava usando il paradosso, come a volte gli piace fare. Voleva condividere l’esperienza di qualcuno che si aggira da tempo nella vita pubblica italiana ed europea, e ha collezionato molte sconfitte ma – quanto al vedere e prevedere in tempo – non tanti errori.
La frase chiede di proporre almeno una domanda: nessun riferimento a fatti o persone che potrebbero realmente dar vita fra breve a eventi drammatici?
Dunque credo che sia utile un confronto con gli eventi.
L’economia è ferma (cioè peggiora), la disoccupazione si allarga, le istituzioni sono spezzate, il conflitto cresce in ogni spazio della vita pubblica, l’illegalità spontanea si aggrega a quella professionale. L’arroganza di chi ha il potere e continua a volere tutto, non accetta più i limiti delle leggi e della Costituzione. La criminalità organizzata detta valori e regole, la politica è debole, succube, smarrita, soggetta a giochi privati interni e a violente pressioni esterne, invasa da leggi personali, segnata da discordie, tensioni e rifiuto di regole fra organi e personaggi dello Stato. Un recentissimo esempio, particolarmente clamoroso, è stato il comportamento – venerdì 1 luglio – dell’avvocato personale di Berlusconi, Ghedini, che è anche membro del Parlamento e autore delle leggi di volta in volta richieste dal suo cliente. Ghedini ha di fatto intimato al presidente della Repubblica di tacere, perché “non eletto”. Come è noto, Ghedini ha negato Costituzione e realtà (il presidente della Repubblica è eletto dalle Camere riunite). Ma ha compiuto la missione, che era di attaccare apertamente il Quirinale. Siamo già entrati nell’emergenza annunciata? Può reggere la struttura istituzionale di una Repubblica così scossa? È bene non dimenticare che appena un giorno prima il senatore Dell’Utri, co-fondatore di tutte le imprese private e politiche di Berlusconi, festeggiato per essere stato condannato “solo” a 7 anni, “solo” per concorso mafioso, ha attratto attenzione con una strana frase, per lui dannosa e non richiesta: “Mangano resta il mio eroe” (Mangano, dopo avere abitato per un certo tempo nella casa di Berlusconi, è morto in carcere, condannato per mafia e per molti omicidi, senza mai rispondere alle domande dei giudici, ndr). “Mi ha colpito di più la conclusione della frase – ha scritto al Il Fatto la lettrice siciliana Rita Trigilo – quando il senatore dice: se finissi in carcere, non so se avrei la forza di fare lo stesso. Nel codice delle persone che il senatore frequentava vuol dire: se vado in carcere, vuoto il sacco”.
La macchia di illegalità si allarga, al punto da diventare un vanto. Intanto la Repubblica si spezza (il federalismo fiscale), si frantuma e si svende a pezzi (il federalismo demaniale). Persino le forze dell’ordine, umiliate e offese, partecipano alle proteste e pagano di persona la benzina per le loro “volanti”. Come si vede, un sovrapporsi pauroso di fatti subìti e negati (la crisi economica), fatti creati (le leggi contro la legge), il Parlamento paralizzato, le istituzioni allo scontro, tutto ciò porta a uno stato di sbandamento pericoloso. In questo paesaggio devastato si incrociano strani segnali, strane coincidenze; e l’annuncio di Pannella non resta isolato. Per esempio, la sera del 2 luglio, dopo che l’avvocato-deputato Ghedini ha mandato il suo messaggio al Quirinale, il primo ministro Berlusconi, di ritorno dal suo viaggio con ragazze al G20 di Toronto, a Panama, in Brasile, ha detto al Tg1-Tg5: “La situazione italiana non è tranquilla”. Detto da un primo ministro, è un annuncio grave.
Ma sentiamo anche le altre voci, le voci dell’opposizione, stessi giorni, stesse ore. Enrico Letta, vicesegretario del Pd, afferma: “Questo non va. È una manovra pasticciata”. Bersani risponde a Ghedini: “È stato passato il segno. Nessuno può parlare così, specialmente se è un avvocato”. All’improvviso ieri i toni democratici diventano più forti. Franceschini: “Voteremo tutti gli emendamenti dei finiani sulle intercettazioni”, senza rendersi conto che impegna il suo partito al buio, imbarazza i suoi deputati e i deputati vicini a Fini. Lo stesso giorno, più tardi, Bersani: “Bisognerà pensare a un altro governa, visto che questo non funziona”. Strana dichiarazione che lascia il tempo che trova oppure allude a progetti che non conosciamo. Come vedete è, il più delle volte, un discorrere quieto, di ordinaria routine politica. È scomparsa ogni traccia di legami tra oscura ricchezza, affari di mafia e ascendenza P2. È scomparso ogni riferimento all’ombra sempre più estesa della criminalità organizzata sulla politica, compresa la partecipazione, ricordata da Fini, di malavitosi al governo. Nessun accenno ai nuovi rapporti internazionali che legano l’Italia quasi solo a Gheddafi e a Putin, nessuna memoria dei respingimenti in mare, che continuano senza sapere quanti morti, quanti prigionieri nei campi libici, quanti diritti negati si verificano ogni giorno, a spese e sotto la responsabilità dell’Italia (come ci viene rimproverato da tutte le organizzazioni internazionali) mentre crollano i pilastri della sanità, della scuola, del lavoro, mentre l’attacco alla giustizia diventa furibondo e ci viene detto che la disoccupazione giovanile è al 29.2%.
Non vedere nulla, tranne un governo imperfetto da correggere, modificare, qualche volta sgridare, ma sempre tentando di migliorare la loro merce con qualche volenteroso contributo un po’ qua, un po’ là, mi appare come un distacco grave e pericoloso dalla realtà. Questo Pd, con la sua voglia forzata di ottimismo e normalità ricorda il triste caso del bambino sonnambulo di Roma. “Ci sono tanti casi – pare che abbiano detto i medici ai genitori – non preoccupatevi, di solito non cadono”. Il bambino sonnambulo di Roma è caduto. Ed è morto.

02 luglio, 2010

ANTICIPO DEL SERVIZIO FOTOGRAFICO DELLA MANIFESTAZIONE DI FIRENZE

DOMANI POMERIGGIO LE ALTRE 100 E PASSA

01 luglio, 2010

Pensioni, emendamento del Pdl Dal 2016 non bastano 40 anni di contributi


La modifica presentata dal relatore Azzollini prevede un aggiornamento a cadenza triennale con decreto del ministero del Lavoro in base alla variazione della speranza di vita


ROMA - Dal 2016 non basterà aver versato 40 anni di contributi per andare in pensione. E' quanto prevede l'emendamento del relatore alla manovra, Antonio Azzollini del Pdl, e che, fra l'altro, innalza l'età pensionabile delle donne del pubblico impiego. La novità è una conseguenza delle misure che prevedono che dal primo gennaio 2016 tutti i requisiti di pensionamento verranno aggiornati, ogni tre anni, sulla base dell'incremento della speranza di vita calcolata dall'istat. Adeguamento che, stando all'emendamento, riguarderà non solo i requisiti anagrafici, ma anche il requisito unico dei 40 anni di contribuzione che consente di andare in pensione a prescindere dall'età. Misure che si 'sommano' agli effetti analoghi prodotti dall'introduzione della cosiddetta 'finestra mobile' prevista dalla manovra.

In attuazione - si legge nell'emendamento - del decreto legge dello scorso anno che già interveniva sul fronte previdenziale si stabilisce che ''a decorrere dal primo gennaio 2016 i requisiti di età e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva e il requisito contributivo di 40 anni ai fini del conseguimento del diritto all'accesso al pensionamento indipendentemente dall'età anagrafica sono aggiornati a cadenza triennale con decreto direttoriale del ministero del lavoro di concerto con il ministero dell'economia da emanarsi almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento''.

L'adeguamento all'aspettativa di vita scatterà anche per le pensioni sociali. In pratica, a partire dal 2016, anche chi dovrebbe percepire l'assegno più basso, quello che il precedente governo Berlusconi portò a circa 500 euro (il vecchio milione di lire) vedrà spostarsi l'età in avanti a seconda dei successivi adeguamenti dell'Istat.

L'adeguamento triennale dei requisiti di pensionamento all'aumento delle aspettative di vita calcolato dall'Istat comporterà al 2050 un aumento di circa 3,5 anni nella media del periodo lavorativo. Il numero di soggetti che maturano i requisiti nel periodo 2016-2020 saranno circa 400.000 in media. L'operazione, secondo la relazione tecnica, comporterà, nel periodo 2016-2020, 7,838 miliardi di risparmi: 60 milioni nel 2016, 800 milioni nel 2017, 1,725 miliardi nel 2018, 1,920 nel 2019 e 3,333 nel 2020.

La relazione tecnica spiega, inoltre, che la norma comporterà una riduzione dell'incidenza della spesa pensionistica in rapporto al Pil di circa 0,1-0,2 punti percentuali attorno al 2020 crescente fino a 0,5 punti percentuali al 2030, per poi decrescere a 0,4 punti al 2040 e a 0,2 punti percentuali al 2045, attestandosi a questo livello anche alla fine del periodo di previsione dopo una fase di effetto sostanzialmente nullo.

Le polemiche. Vera Lamonica della segreteria confederale della Cgil esprime un giudizio ''molto negativo'' sull'emendamento, in particolare sulla parte che sottopone all'adeguamento alle aspettative di vita anche il requisito dei 40 anni di contributi. ''L'emendamento - spiega Lamonica - peggiora la situazione perché un lavoratore con 40 anni di contributi incappa non solo nella finestra mobile, che significa l'allungamento di un anno, ma anche nell'applicazione dei coefficienti sull'attesa di vita. Per di più dal lavoro oltre i 40 anni non ricevono nessun beneficio contributivo, cioè vanno in pensione dopo ma i contributi non producono nulla''.


IMMAGINIAMO CHE AZZOLINI ALLA FINE DEI SUOI MANDATI PARLAMENTARI AVRA' UN BEL GRUZZOLO DA SPENDERE ALLA FACCIA DI QUEI FESSI CHE PAGANO LE TASSE ED I CONTRIBUTI VENENDO VESSATI DA LUI ED I SUOI PARI !!!!!

LA REPUBBLICA