27 settembre, 2007

Il piano di Bersani per la nuova rete tlc: subito 3 miliardi

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Il Governo torna in campo sulla rete di telefonia fissa. Da alcuni giorni sono stati avviati incontri tra il ministero dello Sviluppo economico, il ministero delle Comunicazioni, Telecom Italia e Fastweb per impostare un piano condiviso di investimenti sulla banda larga. Al tavolo partecipano i responsabili delle principali direzioni generali dei ministeri e, per ora, gli esperti dei due operatori con le maggiori potenzialità nella tecnologia delle fibre ottiche. In una fase successiva dovrebbero essere coinvolte anche Infratel (società di scopo di Sviluppo Italia per la diffusione della banda larga) e altre compagnie telefoniche.
Non è ancora emersa, comunque, una linea condivisa: a una maggiore cautela del ministro Gentiloni sul ruolo pubblico nello sviluppo della nuova rete, fa da contraltare tra i tecnici del ministero di Bersani la convinzione che bisogna far ripartire subito un grande ciclo di investimenti nelle telecomunicazioni. Anche, eventualmente, con forme di partenariato pubblico-privato.
«Nelle telecomunicazioni serve un investimento colossale nella rete di terza generazione » ha ripetuto recentemente, in più occasioni, Bersani. E il piano, secondo quanto risulta al Sole- 24 Ore, sarebbe già in cantiere: dopo la prima fase, cioè lo scorporo della rete di Telecom su cui dovrà decidere l'Authority, si punterebbe a un primo investimento intorno ai 3 miliardi di euro partendo delle aree più disagiate del Paese, in particolare il Mezzogiorno, dove Telecom Italia è da sempre recalcitrante a investire in assenza di ritorni certi e rapidi. Parte delle risorse sarebbe ricavata dai Fondi strutturali europei; da una razionalizzazione degli interventi messi in campo finora in ordine sparso dagli enti locali e da interventi misti pubblicoprivato, mentre – ed è la novità degli ultimi giorni – Bersani e Gentiloni sperano di attingere anche dalla Finanziaria che sarà varata domani.
Su un progetto di simile portata c'è comunque l'intenzione di procedere a piccoli passi. L'eco del piano-Rovati sulla rete Telecom non si è ancora spenta e anche ieri, durante un convegno che si è svolto a Roma sulla banda larga, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha messo in guardia da «qualsiasi forma di ripubblicizzazione nel settore delle telecomunicazioni ».
Eppure il rischio di effetti distorsivi esiste. I principali concorrenti dell'ex monopolista, Fastweb e Vodafone, temono che un piano nazionale per il superamento del «digital divide» e la costruzione di una rete ultraveloce a banda larga si trasformi indirettamente in un sussidio per il principale operatore, chiamato altrimenti a un investimento difficile da sostenere (6,7 miliardi entro il 2016 è la stima conservativa). Oltretutto non piace a tuttil'idea di un unico grande network gestito da Telecom e aperto agli altri operatori sulla base di determinate tariffe e regole di accesso.Un'alternativa, cui pensa tra le altre il ministero delle Comunicazioni, è la condivisione degli scavi e dei cavidotti per poi consentire ai singoli gestori di differenziare servizi e prestazioni attraverso i propri apparati.
Si cerca un punto di equilibrio, e un ruolo determinante sarà quello dell'Authority per le comunicazioni. La separazione della rete d'accesso è la premessa per lanciare il piano di investimenti che ha in mente Bersani, ma il processo regolamentare si è impantanato (si veda «Il Sole-24 Ore» di ieri).
Ci ha provato Gentiloni a sol-lecitare l'Autorità: «Sono convinto che la separazione si debba concludere in tempi rapidi, entro l'anno, come ha detto lo stesso presidente Calabrò. Non ci possiamo permettere, pur essendoci le motivazioni, un tempo più lungo» ha pungolato ieri il ministro. «Faremo il massimo possibile ma tre mesi sono pochi», lo ha gelato Stefano Mannoni, commissario dell'Autorità.
Ad aspettarsi una svolta a breve è anche il ministero dello Sviluppo. Attraverso la costruzione di una rete di nuova generazione a banda larga, Bersani punta a lanciare una serie di bandi di gara e a rivitalizzare in questo modo il settore dei fornitori di apparati e sistemi di tlc, da anni sotto pressione per il calo degli investimenti di Telecom e in parte dei concorrenti.

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