ABBIAMO DECISO DI APRIRE QUESTO SPAZIO PER POTER DISCUTERE DEI PROBLEMI E DELL'ORGANIZZAZIONE DEI TECNICI TELECOM CHE OPERANO IN OPEN ACCESS, QUESTO VUOLE ESSERE UN LUOGO DI DISCUSSIONE E CONDIVISIONE DELLA NOSTRA ATTIVITA'.
"Avere un problema e cercare di risolverlo da soli è avarizia, accorgersi che il mio problema è anche di altri e cercare di risolverlo insieme, questo è politica" DON MILANI
31 dicembre, 2010
Perché io sto con la Fiom
Docente di politiche globali
Punto primo: l’economia è troppo importante perché venga abbandonata nelle mani degli economisti (e dei top manager). I sedicenti “esperti” della materia, quelli che conoscono (?) le ricette giuste (one best way, direbbe il duo Taylor-Ford) e poi – a posteriori – ti spiegano perché le cose sono andate in maniera diametralmente opposta a come avevano previsto; i presunti “titani d’impresa”, quelli che hanno in tasca (?) la soluzione “oggettiva” e poi ti accorgi che le loro scelte obbedivano semplicemente a criteri adattivi ed opportunistici. Eppure c’è sempre chi ha la spudoratezza di affermare (specie se “americanista credere-obbedire-combattere”, tipo Noisefromamerika) il principio fideistico che “non si deve disturbare il manovratore”.
Punto secondo: ho trascorso una non trascurabile parte dei miei trent’anni (trent’anni fa) in meeting di Confindustria e dintorni sulla “responsabilità sociale dell’impresa”, sul “profitto come misura di efficienza”. Ho pure organizzato (e una volta presieduto) quei convegni dei Giovani Imprenditori in cui si discuteva di “alleanze varie tra produttori”. Quei Giovani Imprenditori che negli anni Settanta si atteggiavano a punta avanzata della borghesia illuminata e ora si riuniscono a Capri o Santa Margherita, in rigorosa tenuta da rampanti, a celebrare i riti del revanscismo (e subito dopo fiondarsi in discoteca).
Forte di tali esperienze di vita vissuta (e qualche paginetta letta sull’argomento o magari scritta), ho maturato la convinzione che quanto davvero conta in materia di ricchezza prodotta e distribuita sono i puri e semplici rapporti di forza: si dice “efficienza” ma si legge “potere”. Il potere di presidiare varchi dove le persone sono costrette a passare, di monopolizzare opportunità.
Venendo a noi, le scelte della Fiat sono tali perché la controparte lavoratrice è troppo debole, mentre fortissime sono le pressioni degli investitori d’oltre oceano. Cui si aggiunge il viatico dei tipi come il ministro Sacconi, sulla cui pelle ancora bruciano gli schiaffoni presi quando era craxiano, e la voglia di annientare la controparte sindacale di chi non ha dimenticato le strizze di lontani Autunni Caldi. Ma queste ritorsioni vendicative sono solo il contorno, seppure sgradevole: il punto vero è che non ci sono più contrappesi all’opportunismo adattivo del signor Marchionne. E lui va dove lo porta il vento (dei tempi). Ferma restando la povertà di una ricetta che si fonda sull’aggressione di un fattore produttivo – il lavoro – che incide sul costo del prodotto in percentuali più che modeste (un 7%?).
Ma qui non siamo più in ambito di calcoli economici, ci troviamo nel campo della pura e cruda tecnologia del Potere; dove anche gli aspetti simbolici mantengono una loro importanza. In questa chiave chiarisco il motivo per cui – vecchio borghese di cultura liberale – dichiaro di stare dalla parte dell’unico soggetto che dà ancora segnali di non voler accettare lo stato generale delle cose: la Fiom. Per la semplice ragione che oggi solo questa struttura sindacale dimostra di poter svolgere un ruolo di contropotere nei confronti del pensiero unico di questi anni, al servizio di un mastodontico trasferimento di ricchezza dall’area centrale della società ai piani elevati. Il tutto raccontato come necessità economiche altamente opinabili, visto che trattasi di decisioni di potere su chi deve pagare il costo del capitalismo in crisi.
Un disegno avviato con la corsa alle localizzazioni produttive in luoghi dove esistevano o si creavano condizioni occupazionali tendenzialmente servili (in Cina l’ora lavorata costava 50 centesimi, contro i 25 dollari europei e nordamericani). Una sorta di dumping che presuppone come “oggettivo” quanto tale non è: la schiavitù dei lavoratori nelle aree di nuova industrializzazione.
Comunque, operazione che necessitava lo smantellamento di quella parte dell’organizzazione del lavoro che ancora si opponeva alla strategia. E così fu, con pezzi di sindacato che hanno accettato di salvare le proprie nomenclature adattandosi al ruolo di caporalato e i partiti storicamente vicini ai dipendenti che accettavano il principio perdente del “limitare i danni”. Magari facendo propria l’argomentazione imbrogliona che opporsi era “da conservatori”; quando il farlo è risultato subalternità bella e buona alle logiche controrivoluzionarie. O peggio: complicità.
Ecco la ragione per cui oggi nessuno parla più di “ruolo sociale dell’impresa”. Perché non c’è in campo un soggetto che imponga di parlarne grazie alla propria capacità di far pesare i propri rappresentati. Perché, essendo stato azzerato il conflitto, non si ritiene più necessario “tenere buono” chi può assicurare mediazione sociale, relazioni industriali purchessia.
Stare oggi dalla parte della Fiom significa auspicare in Italia la realizzazione di un riequilibrio nei rapporti di forza vigenti; in questa guerra non dichiarata dei potenti contro i senza potere, che non trova punti di riferimento nel quadro politico istituzionale. Anche a sinistra, dove ci si perde in manovre di palazzo fallimentari e si discute sui punti fissati dall’agenda delle priorità di Silvio Berlusconi.
Insomma, stare oggi da quella parte significa nient’altro che propugnare una democrazia normale
29 dicembre, 2010
Fassino: «Firmerei l'accordo»
CARO FASSINO TE VOTERESTI SI A PRESCINDERE, MA SI SA NON HAI PROBLEMI AD IMMAGINARTI IN CATENA, AL MASSIMO PUOI GODERTI IL PANORAMA DELL'ARCIPELAGO TOSCANO DAL TUO CASOLARE DI MONTIANO.
27 dicembre, 2010
INFERNO CANTO 18 VERSI 118-119
24 dicembre, 2010
15 dicembre, 2010
LA NAVE VA...............
Si è svolto nella sala di velluti rossi un confronto osceno di compari che sentono l'odore della rivoluzione nelle strade e cercano di salvarsi con un doppio carpiato come Fini, rinnegando 15 anni di inciuci come Bersani e Casini. Nell'aula ridotta a un palcoscenico di mestieranti con battute da avanspettacolo e applausi improvvisi che scacciavano la paura del futuro (come quelli alla bara portata a braccia quando esce dalla chiesa) ci sarebbe voluta la follia di un Lombroso per interpretare volti, smorfie, ghigni, gesti. Per illustrare una nuova antropologia: quella della merda. In un Parlamento di venduti non è possibile parlare di voti comprati, come non è possibile trovare vergini in un lupanare. La recita dei deputati ha avuto ancora una volta la sua rappresentazione. Attori con stipendi stellari, macchine blu, finanziamenti (furti) elettorali da un miliardo di euro bocciati da un referendum, giornalisti al loro servizio pagati con una mancia di 329 milioni mentre il Paese va a picco. Guardateli, non vi fanno schifo?
La Camera dall'alto sembrava questa mattina un ritrovo di vecchi compari, Berlusconi che accarezza il collo di Casini, il Bocchino tradito, il Fini paralizzato da una votazione che lo manda in pensione dopo 40 anni di carriera politica in cui non ha visto nulla, sentito nulla, detto nulla prima di uscire dal sarcofago, la "vajassa" di Fassino. Le labbra della Mussolini e quelle della Carfagna, gli occhiali da sole di Frattini. Le donne incinte, tra cui l'avvocatessa del prescritto per mafia Andreotti in carrozzella. La corte dei miracoli aveva più dignità, un circo ha più serietà, un bordello più dignità.
Nel 2011 la crisi economica spazzerà via questa umanità ridente che si è appropriata dello Stato e dei media. Straccioni sociali che hanno avuto nella politica l'unica via per il successo, per sentirsi importanti, indispensabili, "onorevoli". Io non salvo nessuno e auguro a tutti di ritirarsi per tempo, prima che lo faccia la Storia che è, come si sa, imprevedibile e feroce.
03 dicembre, 2010
02 dicembre, 2010
“Debito sostenibile, niente cessioni per Telecom”
FRANCESCO FASIOLO
ROMA — Il lavoro al tempo della crisi visto da Franco Bernabè.L’amministratore delegato diTelecom Italia è ospite a Repubblica Tv e risponde alle domandedi Massimo Giannini: l’occasioneper parlare di industria,sindacati e dello stato di salutedella sua azienda e dell’Italia, è la presentazione del libro di Marco Panara “La malattia dell’Occidente”.
Un Occidente in crisi, che si chiede come puntare al rilancio. «Non si fanno miracoli– avverte Bernabè – I cambiamenti repentini avvengono solo nella finanza. Ma la finanza non crea ricchezza, la sposta solamente.
È l’industria a crearla, ma con un lavoro duro e progressivo. Telecom Italia sta tornando ad essere uno dei leader delle telecomunicazioni nel mondo: abbiamo ridotto l’indebitamento e aumentato l’efficienza. Allo stesso tempo è stata rilanciata la nostra dimensione internazionale, con una forte presenza in Brasile e Argentina».
L’indebitamento però rimane alto. Si prevedono dismissioni?
«No. Oggi il nostro indebitamento è perfettamente sostenibile e si avvicina alla normalità, tenuto conto della cassa che Telecom Italia è in grado di generare. È in linea con quello di altre società. Siamo in piena ripresa dell’iniziativa tecnologica e di espansione: abbiamo annunciato l’e-reader, l ’attività sul video».
Quindi non ci saranno esuberi?
«Abbiamo chiuso un accordo sindacale il 4 agosto coinvolgendo tutte e tre le confederazioni. Tutto quello che accadrà da qui ai prossimi due anni verrà definito all’interno di quello schema condiviso. Ho appena firmato un accordo con sindacati per consentire ai nostri dipendenti di accedere all’università per riqualificarsi. La ricostruzione del valore del lavoro è una responsabilità civile e politica, prima che imprenditoriale.
Perché in fondo per un’impresa le possibilità di riallocare la produzione a livello internazionale sono molto ampie. Ma c’è una responsabilità nei confronti del paese dove l’impresa è nata, si èinsediata ed è cresciuta».
Da come parla, con una battuta, potremmo definirla l’anti Marchionne…
«Abbiamo adottato una scelta molto diversa. In termini di relazioni industriali crediamo che con i sindacati ci si debbaconfrontare».
Insomma non direbbe, parafrasando l’Ad Fiat, che senza Italia Telecom starebbe meglio.
«Direi di no».
Eppure in Italia i problemi non mancano. Cominciamo dal settore della tecnologia. Quando arriverà la banda larga?
«Telecom Italia sta realizzando la rete di nuova generazione a Roma, a Milano, ma bisognasuperare il digital divide. Erano stati promessi 800 milioni che non sono mai arrivati. Di fronte a tanti problemi questi soldi sono venuti a mancare. Abbiamo sopperito noi, anche se colmare il digital divide non è tra i nostriobblighi. Con il supporto della Banca Europea degli investimenti abbiamo investito in progetti per superare il problema dichi non ha accesso a Internet nelle aree in cui vive, perché non ci sono le infrastrutture necessarie.
Ma in Italia la banda larga che già esiste non è utilizzata come si dovrebbe. Nel nostro paesec’è un basso livello di commercio elettronico, di e-government, di servizi elettronici per icittadini».
Parliamo di crisi e della paura contagio. L’Italia è a rischio?
«Non bisogna dare segnali di preoccupazione: i mercati vogliono sicurezza e non vogliono dichiarazioni in cui si esprime paura, come quelle che abbiamo sentito nei giorni scorsi.
L’euro non è davvero a rischio. Nessuno ha un interesse oggettivo a metterlo in crisi. Certo bisogna concentrarsi sui problemi reali. In Italia si parla molto di riforme, ma a volte si fa confusione su quali siano le difficoltàstrutturali del Paese. Per prima cosa il livello troppo elevato di tassazione su famiglie e impresee poi gli eccessivi livelli di governo, regioni, province, comuni, circoscrizioni, alimentano una burocrazia improduttiva e
incompetente».
Da La Repubblica 02/12/2010 pag. 30
23 novembre, 2010
TELECOM: SLC-CGIL “ALCUNI PROGETTI INDUSTRIALI
NON COERENTI CON ACCORDO 4 AGOSTO”
“Da più parti giungono segnali evidenti di una palese contraddizione tra lo sforzo che una parte dell’azienda fa per rispettare l’accordo del 4 Agosto (accordo che ha evitato oltre 6800 licenziamenti puntando su riconversioni professionali e reinternalizzazioni), in particolare gli addetti alle relazioni industriali, e diversi alti dirigenti operativi di Telecom Italia che continuano con una politica di esternalizzazioni e di impoverimento industriale dell’azienda. In particolare riprendere una politica di esternalizzazione di attività per quanto riguarda la rete, i customer o l’informatica contraddirebbe gli accordi sottoscritti e violerebbe palesemente lo spirito e l’articolato che sottintendono gli stessi contratti di solidarietà”. Così dichiara in una nota la Segreteria Nazionale di SLC-CGIL, il principale sindacato in Telecom Italia.
“In base all’accordo del 4 Agosto – continua la nota della Segreteria Nazionale – dovrebbero diminuire i volumi di attività di customer care dati all’esterno, eppure attraverso la controllata Telecontact che continua a “gonfiarsi di attività” Telecom e attraverso una sempre più marcata politica di delocalizzazioni non vorremo nei prossimi mesi scoprire che nel futuro vi sarà meno lavoro nei customer interni. Stesso discorso per quanto riguarda le attività di rete: per un progetto di riorganizzazione che come Sindacato riusciamo a bloccare (per esempio Dream, ecc.), non vorremo che ve ne fossero decine allo studio e su cui il sindacato e le RSU sono tenuti all’oscuro”.
“E’ evidente – conclude la nota di SLC-CGIL – che riposizionare un’azienda su un modello organizzativo dove quasi trentamila lavoratori sono in solidarietà, con più rigidità (non vi è più la possibilità di ricorrere sistematicamente agli straordinari, ecc.), non è compito facile che si può realizzare in pochi giorni. Gli stessi “capi” devono imparare a gestire ora una sfida difficile e complessa, impegnandosi nella gestione e valorizzazione delle proprie risorse. Ma tutto ciò non può essere un alibi per lasciare solo alla contrattazione sindacale permanente (che ovviamente non ci spaventa) o alla buona volontà di qualche dirigente, la corretta applicazione degli accordi sindacali sottoscritti. Come SLC-CGIL non lo permetteremo”.
“Infine per quanto riguardano le diverse voci sugli spostamenti dei dirigenti, che produrrebbero impatti organizzativi anche sugli altri lavoratori della staff, forse sarebbe più importante che il management di Telecom Italia si preoccupasse di ridurre premi e canvas facendo partecipare tutti, a partire da chi guadagna di più, ai sacrifici e alla scommessa di rilancio. Al riguardo sarebbe opportuna una presa di posizione ufficiale dell’azienda e che Telecom informi subito il sindacato al fine di evitare che eventuali scelte contraddicessero lo spirito dell’accordo”.
Roma, 23 novembre 2010
11 novembre, 2010
08 novembre, 2010
05 novembre, 2010
25 ottobre, 2010
21 ottobre, 2010
16 ottobre, 2010
Metalmeccanici: Epifani, una grande manifestazione democratica. La mobilitazione prosegue
Dal palco di Piazza San Giovanni a Roma il Segretario Generale della FIOM CGIL, Maurizio Landini lancia un grido d'allarme: ”L'Italia non può essere una Repubblica fondata sullo sfruttamento”. Il 27 novembre tutta la Confederazione di nuovo in piazza
ARTICOLO INTEGRALE
OGGI ORDE DI DISOCCUPATI, SOTTOCCUPATI, PRECARI, CASSINTEGRATI, MOBILITATI, LAVORATORI IN CRISI HANNO INVASO ROMA, CHECCHE NE DICANO LE CASSANDRE DEI SINDACATI GIALLI, LA VENTRILOQUA DI CONFINDUSTRIA E QUELLA SAGOMA CHE SI CREDE "GIUSEPPE SPATARO" NEL GOVERNO "TAMBRONI", COME DA PREVISIONE I PAVENTATI SCONTRI, SACCHEGGI E VIOLENZA RIMANGONO SOLO A COLORO CHE CI GOVERNANO ED OGNI GIORNO CI PERPETRANO.
14 ottobre, 2010
Maroni, allarme per il corteo Fiom "Manifestazione a rischio incidenti"
ARTICOLO INTEGRALE.
E T'HAI FATTO UNA FIGURETTA DI NULLA CO I SERBI, CHETATI K'E' MEGLIO
POVERO BISCHERO
13 ottobre, 2010
Telecom Comunicato Posizione SLC applicazione accordo 4-8-10
COMUNICATO SINDACALE
APPLICAZIONE DELL’ACCORDO DEL 4 AGOSTO:
LA POSIZIONE DI SLC-CGIL
In queste ore stanno girando per l’azienda numeri, dati, “presunti piani” per l’applicazione dell’accordo del 4 Agosto 2010 che stanno generando confusione e incertezze tra i lavoratori.
Su questo, come Segreteria Nazionale di SLC-CGIL, vogliamo che tutto sia chiaro e trasparente, pretendendo dall’azienda atteggiamenti seri e responsabili.
Abbiamo aspettato qualche giorno per comprendere cosa stesse realmente accadendo, cosa ci fosse realmente dietro a queste “carte messe in giro ad arte”.
Sicuramente chi sta facendo girare “voci” e “pezzi di carta” non sta facendo gli interessi dei lavoratori e sta dimostrando scarso rispetto verso il Sindacato Confederale, le RSU e il Coordinamento Nazionale.
Vogliamo al riguardo chiarire i vari passaggi che ci hanno portato ad oggi e la posizione della Segreteria Nazionale di SLC-CGIL (posizione che, come dimostrano i comunicati, è la posizione unitaria di CGIL, CISL e UIL):
1) sin dai primi giorni di settembre in azienda i soliti “ben informati” stavano studiando una soluzione per l’applicazione della solidarietà sul modello delle Directory Assistance (cioè concentrando esclusivamente nei reparti impattati la solidarietà, reparti che molti sapevano comprendere le aree di staff, le domestic operations, ecc come risultava dalle tabelle relative alle procedure di mobilità per i 3700 colleghi e dai numeri del Piano industriale): ciò avrebbe portato ad una solidarietà molto pesante, con una riduzione degli orari di lavoro intorno al 40/45%.
2) Abbiamo da subito chiarito la nostra posizione come SLC-CGIL (facendola divenire posizione unitaria di tutto il Coordinamento Nazionale delle RSU, si veda il comunicato del 13 settembre 2010):
- i lavoratori dovevano essere prontamente informati dei termini dell’accordo quadro siglato il 4 Agosto (campagna di assemblee in tutti i luoghi);
- la solidarietà sarebbe dovuta essere la più diffusa possibile, cioè una solidarietà vera, con il minor impatto economico possibile sui singoli lavoratori e con corsi di riconversione efficaci e mirati.
3) Vi sono stati scambi informali di informazioni tra noi e l’azienda e sulla base delle informazioni forniteci abbiamo appreso sia che l’azienda stava ragionando su un altro schema (quello di spalmare il più possibile la solidarietà, come da noi richiesto) sia che non vi era ancora (e non vi è ancora) una proposta complessiva sui piani formativi per la riconversione (piani formativi che indicherebbe anche le “direzioni” che le ricollocazioni professionali prenderebbero), su eventuali integrazioni salariali, ecc.
4) Alla luce di tali scambi di informazioni si è tenuta la riunione delle Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL per una prima valutazione/controproposta da portare al Coordinamento Nazionale del prossimo 15 Ottobre e, solo dopo questo passaggio, successivamente in trattativa con l’azienda. Le linee generali e le valutazioni/proposte sono quelle indicate nel comunicato nazionale del giorno 11 Ottobre (dove abbiamo scritto senza problemi che scambi di informazioni con l’azienda erano avvenuti).
Subito dopo l’uscita del comunicato unitario, “casualmente” sono cominciate ad uscire “carte”, “voci”, “simulazioni” che stanno facendo il giro dell’azienda. Noi riteniamo per indebolire la posizione del Sindacato.
Al riguardo ribadiamo come Segreteria Nazionale di SLC-CGIL che:
- le percentuali uscite sui vari “papielli” sono tutte da discutere, potendo per noi spalmare meglio le quote di solidarietà negli altri reparti (il 20% che circola è forse la proposta aziendale, tutta da discutere nelle sedi proprie che sono il tavolo di trattativa). Per noi quel 20%, qualora fosse, può ancora scendere attraverso una migliore distribuzione della solidarietà;
- servono corsi di riconversione veri e finalizzati, da discutere con il sindacato, così come servono corsi di aggiornamento per il maggior numero possibile di lavoratori (per prevenire una possibile obsolescenza professionale);
- per facilitare la riconversione chiederemo che l’azienda integri salarialmente al 100% le giornate di solidarietà dedicate alla formazione;
- servono segnali chiari su reinternalizzazioni e riconversioni: l’azienda deve dare un segnale chiaro sulle riconversione nelle Directory Assistance, sull’informatica e da subito anche nei settori impattati dalla solidarietà;
- servono tavoli sindacali territoriali di confronto e verifica sull’andamento gestionale di riconversione verso la rete, possibili triangolazioni, ecc. con gruppi di lavoro nazionali che monitorino costantemente il tutto;
- su SSC l’eventuale proposta di una solidarietà al 35% non è sostenibile: va ridotta sensibilmente. Anzi servono garanzie vere sull’integrazione industriale dell’azienda rispetto al ciclo produttivo di Telecom Italia, verifiche reali ed esigibili sulla riduzione dei consulenti e sulle internalizzazioni. Soprattutto l’azienda deve dimostrare di credere realmente in SSC e nei suoi lavoratori, chiudendo positivamente le varie partite aperte (PDR, Premio Annuo, Relazioni Industriali, contrattazione aziendale, ecc.).
E sia chiaro che l’azienda Telecom Italia deve sapere che altri temi sono ancora sul tavolo: modifica dei turni del 119, verifica sui passaggi al 5° S, accordo sulle professionalità “70/30”, applicazione di alcune normative contrattuali di 2° livello.
Tutti questi punti sono da discutere e per SLC-CGIL sarà il tavolo di trattativa con il Coordinamento Nazionale delle RSU l’unica sede deputata a decidere.
Su questo ci auguriamo che prevalga il senso di responsabilità di tutti, l’unitarietà tra le organizzazioni sindacali (unità a cui non rinunceremo facilmente essendo per noi un valore quando fondata sul merito), dell’azienda e delle diverse “linee operative” in casa Telecom Italia.
Questi punti, molti dei quali già condivisi nel comunicato unitario delle Segreterie Nazionali, saranno i punti che ci guideranno nel confronto con Telecom Italia e non rinunceremo a portarli avanti nell’interesse delle donne e uomini in carne ed ossa che ci onoriamo di rappresentare.
La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL
04 ottobre, 2010
Sviluppo, Berlusconi lascia l'interim Romani ministro
CESARE HA NOMINATO IL SUO CAVALLO SENATORE
TRAVAGLIO NE PARLA COSI'
02 ottobre, 2010
20 settembre, 2010
17 settembre, 2010
DANTE ? TROPPO AVANTI.......
citazione dal VI canto del Purgatorio di DANTE ALIGHIERI
15 settembre, 2010
Scioperi: Bonanni, finche' c'e' crisi solo di sabato o di sera
Roma, 13 set. (Adnkronos) - Finche' perdurera' una situazione di crisi via libera agli scioperi solo di sabato o di sera. A rilanciare la proposta il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. "Non faremo piu' perdere soldi ai lavoratori", spiega presentando la manifestazione sul fisco indetta assieme alla Uil per il 9 ottobre prossimo, sabato appunto. "Certo dipendera' dalla gravita' della situazione che ci troveremo davanti perche' non si puo' dire che aboliamo gli scioperi", si affretta a spiegare ribadendo come la proposta, "una esercitazione dialettica", serva essenzialmente "a differenziare il sindacato da chi proclama, in un momento di crisi, 11 scioperi di fila", prosegue con un chiaro riferimento alla Fiom, le tute blu della Cgil. "Finche' potremo lo faremo solo di sabato o di sera ma dipendera' dalla situazione", insiste.
ADNKRONOS
QUESTO SI FUMA LA....... MAGGIORANA !!!!!
14 settembre, 2010
11 settembre, 2010
10 settembre, 2010
22 agosto, 2010
Le voci di crisi per Endemol
E ’ crisi o non è crisi? La storia del caso Endemol è strana:un giornale on line americano, il Daily Beast, scrive nella notte del 18 agosto che Endemol sarebbe sull’orlo di una crisi di liquidità, prossima al collasso tanto che la
banca d’affari Goldman Sachs (azionista della società) e il fondatore John De Mol starebbero lavorando a un piano di ristrutturazione per salvare il salvabile.
Oltre a Goldman, l’altro grande azionista della casa di produzione olandese famosa per aver inventato il Grande Fratello, è Mediaset. La Borsa italiana reagisce e punisce
Mediaset: -1,6 per cento nel giorno successivo alla notizia.
Eppure, per ora, non sembra esserci molto di fondato:la società ha smentito di essere in difficoltà, nonostante i 3 miliardi di debiti (ma l’azienda ne vale di più,
nel 2007 il consorzio guidato da Mediaset ne ha rilevato il 75 per cento per 2,63 miliardi). La fonte del reporter del Daily Beast, Peter Lauria, è anonima e non ha fornito prove documentali. Lo stesso Lauria lascia intendere che i problemi per la casa olandese non sono tanto quelli di oggi, quanto quelli di prospettiva: i reality show non funzionano più come una volta e Endemol dovrà reinventarsi se vuole mantenere i successi dei primi anni duemila.
La vicenda, comunque, sembra lasciar intravedere un certo nervosismo degli investitori intorno al titolo Mediaset.
Nel primo semestre ha avuto un risultato netto di 240 milioni, superiore ai 180 dello stesso periodo del 2009.
Quindi, nell’immediato, nessun problema. Ma sul suo futuro strategico ci sono alcune incertezze: manterrà la presa sul digitale terrestre (con il pacchetto Premium) o
Sky ne insiderà il primato? La televisione via Web sarà mai una minaccia oppure il governo riuscirà nell’intento di sottrarre la rete in fibra ottica a Telecom Italia (coinvolgendo anche Mediaset nella sua gestione)?. In questo contesto,Endemol non è il primo dei pensieri per il presidente del gruppo Pier Silvio Berlusconi.
il fatto quotidiano 22 08 2010 pag 10
20 agosto, 2010
ECCO DOVE VORREBBERO PORTARCI
Operai sempre più poveri e più precari
Così torna in borsa General Motors
L'azienda fa ancora utili, ma Detroit è peggio di Pomigliano. La GM ha inventato i lavoratori a chiamata, senza la piena copertura sanitaria e senza anzianità
Il complimento forse più importante Barack Obama l’ha ricevuto dal’ Economis che in un editoriale oggi propone di “chiedere scusa” al presidente Usa per le dure critiche al suo piano di salvataggio che ha permesso lo scorso anno a General Motors, Ford e Chrysler di evitare o superare la bancarotta.
L’azienda simbolo della crisi americana, la General Motors, si appresta infatti a tornare in Borsa. Ha chiesto l’ammissione al listino di New York e di Toronto con un’offerta pari a circa 16 miliardi di dollari in modo da permettere di ridurre più velocemente la partecipazione del governo nella società automobilistica, che attualmente è al 61 per cento (il fondo pensione Veba al 17,5 e il governo canadese all’11,7 per cento). General Motors prevedeva di tornare in Borsa nel 2011 – il titolo fu eliminato dal listino proprio causa bancarotta – e l’anticipo sui tempi è una prova di forza che la compagnia di Detroit può permettersi in forza dei risultati ottenuti nella prima metà del 2010. Utili nel primo trimestre pari a 865 milioni di dollari saliti a 1,3 miliardi nel secondo trimestre 2010.
Meno ferie, meno bonus e meno soldi
I complimenti dovrebbero però essere girati anche ai lavoratori del colosso Usa dell’auto. Furono infatti il presidente e il vicepresidente del sindacato Uaw – United Automotive Workers – della General Motors a dover scrivere a tutti i dipendenti del gruppo per spiegare la necessità di arrivare a un nuovo “accordo” che si facesse carico della difficoltà e consentisse all’azienda di provare a recuperare competività e risorse. L’accordo è stato ovviamente firmato e poi approvato dal 74 per cento dei lavoratori anche se circa 30 mila di loro, compresi 6000 “white collar”, cioè gli impiegati, e il 35 per cento dei dirigenti, sono stati messi fuori. Per chi è rimasto si è trattato di rinunciare, almeno fino al 2015, a una parte delle ferie, ai bonus produttività, ad alcune festività e poi di sottoporsi alla riduzione della pause di lavoro (40 minuti su 8 ore), e in particolare ad assistere a un indebolimento della loro forza contrattuale con due passaggi importanti: l’istituzione di una specifica categoria “Flex Employers” cioè gli impiegati flessibili, lavoratori a disposizione part-time per i picchi di produttività ma senza la piena copertura sanitaria e senza poter accedere ai requisiti di anzianità; e poi l’introduzione di un contratto diverso, con minor stipendio e minori garanzie (12-15 dollari contro i 20-30 dollari l’ora garantiti finora) per i nuovi assunti.
Pensionati e azionisti
Ma quello che ha pesato di più nella disponibilità del sindacato è stata la trasformazione del Fondo Veba (Voluntary Employees Beneficiary Association), cioè il fondo per garantire assistenza sanitaria ai pensionati, in un azionista della società stessa. I circa 20 miliardi di dollari che la Gm avrebbe dovuto versare nel Veba si sono così ridotti a 10 miliardi con quest’ultimo che si è invece trovato a possedere il 17,5 per cento di azioni della Gm oltre a detenere un 6,5 per cento di azioni privilegiate con la distribuzione di un dividendo annuo del 9 per cento. Questa revisione ha fatto sì che gran parte delle prestazioni sanitarie agli assistiti siano state ridotte o eliminate, come le cure dentarie, e che il fondo Veba dipenda esclusivamente dalle prospettive economiche dell’azienda per dare una garanzia ai suoi dipendenti.
Quando General Motors ha annunciato il ritorno all’utile, il sindacato Uaw ha espresso orgoglio e soddisfazione: “Siamo lieti di aver contribuito al risanamento della Gm – ha detto il presidente Bob King - gli impegni, i sacrifici e il duro lavoro dei membri della Uaw alla Gm occupa un ruolo enorme in queste notizie positive che giungono dalla compagnia”.
L’ispirazione per Marchionne
Musica per le orecchie di un manager come Sergio Marchionne che con la Uaw ha avuto a che fare nel momento in cui la sua Fiat è entrata nel capitale di Chrysler. E che sta cercando di applicare il “metodo Gm” anche in Italia, a cominciare dallo stabilimento campano di Pomigliano d’Arco. Con l’intervento di Obama, 6 miliardi di dollari, il governo Usa è diventato il primo azionista della terza “casa” americana. Fiat è al 20 per cento ma con l’opzione di arrivare al 35. Marchionne ha potuto contare su un accordo con la Uaw analogo a quello di General Motors: diminuzione delle garanzie sindacali, trasformazione del fondo pensioni in azionista dell’azienda, introduzione di una seconda categoria contrattuale e, addirittura, la garanzia fino al 2015 di non subire scioperi contro gli accordi economici. Insomma, un sindacato di cui fidarsi, del tipo proposto con insistenza dalla Cisl di Raffaele Bonanni.
Per salvare l’industria dell’auto
Basterà tutto questo a salvare l’auto? Lo stesso Economist, nel suo editoriale di oggi, non ci scommette del tutto. Gli analisti statunitensi che ieri hanno commentato il ritorno in Borsa di Gm hanno messo l’accento sul fatto che la crisi è tutt’altro che finita. Il mercato delle auto è fermo, Gm continua a perdere quote di mercato (anche in Cina dove è scesa dal 17,8 al 17,6 per cento in un anno mentre negli Usa sta per essere superata da Ford), il cambio di direzione – l’amministratore delegato Ed Whitacre sarà sostituito da settembre da Dan Akerson – potrebbe produrre scompensi. Come rilevava ieri l’agenzia Bloomberg, i profitti della seconda metà del 2010 non saranno al livello di quelli del primo. Tutti elementi che non creano un buon ambiente per collocare le azioni sul mercato.
Da Il Fatto Quotidiano del 20 agosto 2010
06 agosto, 2010
Roma, 6 Agosto 2010
COMUNICATO SINDACALE
TELECOM: ACCORDO QUADRO POSITIVO, GESTIONE E IMPLEMENTAZIONE LE SFIDE D’AUTUNNO PER SLC-CGIL
La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL giudica positivamente l’accordo raggiunto in sede di Ministero dello Sviluppo Economico, rappresentando una buona mediazione tra le rivendicazioni del Sindacato, contenute nell’Ordine del Giorno del Coordinamento Nazionale delle RSU di Telecom (giugno 2010), e l’esigenza di tenere aperto un confronto sul futuro delle reti (il Tavolo presso il Ministero dello Sviluppo Economico sulla NGN continuerà a Settembre, con la partecipazione del Sindacato di categoria e confederale).
Rimangono aperti ancora punti importanti, a partire dal volume di investimenti sulle nuove reti e sulle strategie di sviluppo a livello internazionale del gruppo, su cui il confronto in sede di Governo deve portare a soluzioni di sistema per dotare il Paese di una grande infrastruttura avanzata, ma il risultato raggiunto in termini di garanzie sul perimetro, sulle reinternalizzazioni, sul principio della ricollocazione e riconversione come strada maestra alternativa agli esuberi, segnano un successo delle mobilitazioni delle lavoratrici e lavoratori di Telecom Italia, cogliendo di fatto la maggioranza dei punti rivendicati nella piattaforma sindacale.
Politicamente è inoltre da evidenziare come l’accordo raggiunto rappresenta un modello di relazioni industriali diverso e alternativo da quello che in diverse realtà, anche grandi imprese, si punta ad affermare come modello generale.
Di fronte all’arroganza di chi (come FIAT per esempio) pensa di poter risolvere le vertenze occupazionali con le deroghe al CCNL e l’abolizioni di diritti e tutele fondamentali, SLC-CGIL insieme FISTEL-CISL e UILCOM-UIL hanno dimostrato che esistono altre strade.
Su questo punto lo stesso Governo dovrebbero riflettere, cogliendo che senza il consenso del sindacato tutto e della CGIL in particolare, non è possibile governare processi complessi e dal forte impatto occupazionale.
Nello specifico l’accordo rappresenta un’intesa quadro che dovrà essere gestita, implementata e tradotta operativamente in autunno, con un confronto costante tra Sindacato e Azienda.
Perimetro e volumi attività: si sancisce che le customer operation interne a Telecom Italia S.p.A. non saranno oggetto ne di societarizzazione ne di esternalizzazione (mettendo così fine al progetto aziendale della “grande Telecontact”), rinviando ad un confronto sindacale successivo il tema del miglioramento produttivo del settore (come del resto indicato anche nel documento della stessa Segreteria nazionale di SLC-CGIL). Analoghe garanzie sulla non vendita/esternalizzazione riguardano SSC e HRS, riconosciute parte integranti delle strategie di sviluppo di Telecom.
A settembre vi sarà inoltre uno specifico confronto durante il quale l’azienda comunicherà i volumi, tempi e criteri per la reinternalizzazione di attività sia in ambito customer, rete che IT. Per la prima volta da diversi anni vi sarà cioè un processo di reinternalizzazione di attività, dopo anni di fuoriuscite anche sensibili.
Esuberi: rispetto al Piano industriale che prevedeva 6822 uscite in Telecom Italia più 645 uscite da SSC (ridotte poi a 450 circa a seguito dei bandi) l’accordo prevede fino ad un massimo di 3900 uscite volontarie in mobilità fino al 31 dicembre 2012, con il criterio della non opposizione (volontarietà). In più l’azienda riconosce la maggiorazione degli importi dal termine della mobilità alla decorrenza dell’eventuale trattamento pensionistico (a seguito dello slittamento delle vecchie finestre, previsto dal decreto 78/2010, si vedano anche i comunicati e le note passate), facendo così salvi i diritti salariali futuri in caso di “buchi” tra il termine della mobilità e il reale riconoscimento dei trattamenti pensionistici.
Ricollocazioni e contratti di solidarietà: viene riconosciuto il principio della riconversione professionale come strumento alternativo agli esuberi.
In particolare 1100 esuberi dichiarati divengono lavoratori da formare nuovamente e da riconvertire verso altre aree aziendali (con particolare attenzione alle riconversioni verso la rete), accompagnati da strumenti di integrazione al reddito durante il periodo di formazione (contratti di solidarietà) garantendo a tutti la ricollocazione dentro l’azienda. Ovviamente si aprirà un vasto e articolato confronto per definire progetti formativi, tempi, scadenze, modalità di attuazione, ecc. facendo dei “tavoli” di Settembre momenti molti importanti per dare efficacia all’accordo quadro (definizione realtà per realtà dei corsi, richiesta risorse, comitati di pilotaggio, ecc.) chiedendo a tutti, a partire dalle RSU e dal Coordinamento, un protagonismo contrattuale molto forte.
Anche perché evidente sarà il nesso tra riconversione, reinternalizzazioni di attività, ricollocazione dei lavoratori, tempi e modi.
Importante è il fatto che dentro questo percorso di riconversione e ricollocazione è riconosciuta priorità ai colleghi di SSC (vedi punto specifico) e soprattutto delle Directory Assistance, su cui l’azienda aveva invece chiuso fino a qualche mese fa (si veda comunicato dopo l’incontro al Ministero del Lavoro nel mese di maggio).
SSC: pur rappresentando un punto di mediazione e consapevoli che la vertenza dovrà continuare anche in relazione ai molti problemi aperti (Premio Annuo, PDR, orari, ecc.) è importante che l’azienda abbia riconosciuto strategica la funzione dell’informatica all’interno delle strategie industriali e la valenza del patrimonio professionale dei lavoratori di SSC. Così come importante sarà agire sulle reinternalizzazioni e sulla riduzione del ricorso a consulenze esterne per mettere ancor di più in garanzia i livelli occupazionali e le prospettive di crescita di SSC.
In relazione agli impatti occupazionali si prevede prima di tutto di procedere a una mobilità volontaria all’interno dell’azienda, quindi ad un processo di riconversione e ricollocazione con sostegno al reddito con l’utilizzo dei Contratti di Solidarietà per i rimanenti (da qui la definizione “fino ad un massimo di 450”). Un confronto permanente tra le parti dovrà accompagnare l’intero processo.
Lavoratrici e lavoratori già in mobilità (prima di giugno 2010) e che il decreto 78/2010 penalizza con lo slittamento delle uscite in pensione: dopo una lunga trattativa si è ottenuto l’impegno scritto da parte di Telecom Italia a farsi garante della copertura economica dei mesi in più (rispetto a quando si è andati in mobilità calcolando la pensione con le “vecchie finestre”) fino al riconoscimento del trattamento pensionistico. L’impegno riguarda i circa 3400 lavoratori già usciti in mobilità e che si sarebbero trovati scoperti per diversi mesi (fino a 9-12 in alcuni casi) a seguito del cambio della norma,
avvenuto dopo la loro uscita.
Mobilità territoriali collettive non potranno esserci se non volontarie (questo a tutela anche dell’eventuale discussione sulle possibili chiusure delle piccole sedi di customer).
Per i lavoratori ex TILS arriva finalmente a positiva conclusione una situazione drammatica che da oltre un anno ha visto i colleghi della formazione impegnati in stretto contatto con il sindacato in una vertenza durissima per la riconquista del lavoro perduto.
Infine l’accordo consegna alle lavoratrici e lavoratori di Telecom un periodo di “tranquillità” rispetto alla continua e costante pratica aziendale di annunciare nuovi esuberi ogni 3-4 mesi.
L’accordo stabilisce infatti che sono “esauriti” gli interventi occupazionali per gli anni di piano 2010-2012. Ovvero sia fino al 31 dicembre 2012 non vi saranno ulteriori interventi di riduzione occupazionale.
Come Segreteria Nazionale riteniamo doveroso informare al massimo i lavoratori di Telecom Italia sull’accordo raggiunto, procedere alla massima diffusione dei suoi punti e soprattutto “attrezzarci” per la gestione operativa e per i confronti che si apriranno a Settembre, anche avanzando proposte specifiche e mirate ai diversi settori.
Anche per questo sarà convocato i primi giorni di Settembre il Coordinamento Nazionale delle RSU di SLC-CGIL, invitando già adesso Fistel-Cisl e Uilcom-Uil a organizzare subito dopo una sessione unitaria del Coordinamento stesso.
La Segreteria Nazionale di SLC-CGIL
04 agosto, 2010
ACCORDO MOBILITA'
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LETTERA MOBILITA TELECOM
SINTESI ACCORDO MOBILITÀ – 4 AGOSTO 2010
Stamani abbiamo firmato l'accordo. Dal testo si capiscono gli aspetti tecnici che meritano alcuni approfondimenti.
Vediamo da dove siamo partiti.
L'azienda ha dichiarato 4350 FTE in esubero nel dicembre 2008; nel luglio 2009 abbiamo fatto i contratti di solidarietà per 470 lav della directory assistance (ADE e 1254), all'inizio del 2010 l'azienda ha dichiarato 6822 esuberi, fino all'attivazione della procedura di licenziamento per mobilità per 3700 lavoratori fino a giugno 2011 (metà piano industriale).
Tralascio le analisi sindacali sul (finto) piano industriale che si possono trovare nei comunicati nazionali e regionali e vediamo i numeri.
L'azienda è partita dichiarando da subito la volontà di mandare in pensione o mobilità coatta tutti coloro che hanno maturato i requisiti o che li avrebbero maturati nel periodo di mobilità (per l'azienda c'erano 674 che potevano andare in mobilità secondo l'accordo del 2008; 786 lav in mobilità fino al 2011; 546 pensionabili al 12-2009 e 285 pensionabili al 12-2010: tutti numeri ruotati apparentemente senza logica alcuna).
Dopo l'apertura della procedura di licenziamento abbiamo aperto le procedure per lo sciopero che abbiamo fatto in tutta italia, anche se in date diverse, con ottimi risultati di partecipazione (almeno in toscana).
E' intervenuto il governo che è riuscito a far ritirare la procedura all'azienda, anche se solo per 15 giorni.
Ieri è cominciata la trattativa dopo alcuni incontri tutti inutili.
Riporto in estrema sintesi l'andamento della trattativa, conclusa stamani alle 7,00.
Per noi al tema degli esuberi si è da sempre sommato i problema dei lav andati in mobilità con l'accordo del 2008 e che hanno avuto uno slittamento della pensione di 12 mesi grazie alla manovra vergognosa del governo: in tutto più di 3000 lavoratori che si trovano ad oggi a dover aspettare 12 mesi prima di riscuotere la pensione.
Poi c'è da parte nostra la disponibilità a parlare di mobilità, ma solo se volontaria, e a gestire i 1300 lavoratori dichiarati in esubero dall'azienda con strumenti alternativi agli ammortizzatori sociali e abbiamo da subito proposto la mobilità professionale a seguito di percorso di formazione; siamo invece stati sempre indisponibili alla mobilità/pensione coatta per 920 lavoratori e alla mobilità territoriale.
Inoltre ci sono i problemi della solidarietà alla DA (1254, ade, ecc.) e il problema dei 646 esuberi (poi “trasformati” in 407 contratti di solidarietà dall'azienda) di SSC, cioè i colleghi dell'informatica esternalizzati.
A questo punto i licenziamenti dichiarati dall'azienda fino a giugno 2011 sono: 3700, di cui 1300 “senza paracadute”, più 470 del 1254/ade, più 407 di SSC, più 920 coatti, per un totale di circa 5500 licenziamenti.
Rimangono i temi industriali che abbiamo sempre portato avanti con l'azienda e che si ritrovano nell'accordo.
L'accordo prevede i seguenti punti:
1) 3900 in mobilità volontaria, di cui 200 sono lav che sono rimasti esclusi dall'accordo del 2008 per la dichiarazione sbagliata da parte dell'azienda delle aliquote provinciali e 200 “presi” dai 1300 “senza paracadute” che quindi diventano 1100;
2) percorso formativo per 1100 FTE mediante l'utilizzo della solidarietà: tale solidarietà è diversa da quella applicata al 1254/ade, in quanto non prevede una riduzione oraria, ma solamente che parte dell'orario viene dedicato alla formazione e pagato tramite la solidarietà; sul tema è previsto un incontro tecnico dopo le ferie per analizzare dove si applica, per quanti lavoratori e con che modalità;
3) ai circa 3000/3500 lavoratori già in mobilità (ex-accordo 2008) l'azienda riconoscerà la copertura economica per il periodo di scopertura dovuta alla manovra del governo, salvo che non se ne faccia carico il governo (e sarebbe la prima cosa che fa...)... l'azienda ha dichiarato che questo “giochino” costa 55 milioni di euro;
4) nessun pensionamento/mobilità coatta;
5) Per 1254/ade e SSC si prevede lo stesso percorso formativo e solidarietà con l'obbiettivo di reimpiegare i lavoratori formati in altre strutture per quanto riguarda il 1254/ade e di riutilizzare i lav ssc in attività oggi svolte da personale esterno (consulenti);
6) a sostegno di questi numeri c'è la dichiarazione di non esternalizzare, né societarizzare nessun pezzo dell'azienda, comprese le attività dell'informatica che rimangono dentro il gruppo; rimane in sospeso la questione della “grande TCC” (tele contact center, il call center del gruppo telecom) che ad oggi è bloccata, ma ancora non in maniera definitiva;
7) l'accordo vale fino alla fine del 2012.
Importanti sono anche la definizione del perimetro aziendale e dell'internalizzazione delle attività sia alla rete, che al customer che in IT/SSC; per quanto ri guarda le sedi piccole che dal 2008 l'azienda vuole chiudere, l'azienda utilizzerà la mobilità professionale sia verso la rete che verso il telelavoro.
L'accordo esclude la mobilità territoriale/trasferimenti collettivi.
Su alcuni punti dovremo fare delle verifiche previste dall'accordo che serviranno per gestire al meglio tutte le situazioni.
Faremo le assemblee a settembre per spiegare come stanno le cose.
Ciao
samuele
Dichiarazione di Emilio Miceli
risultato per i lavoratori di Telecom e per il sindacato tutto. Abbiamo
dimostrato che si possono gestire situazioni difficili con equilibrio e
senza ricorrere ai licenziamenti.
L'accordo e' basato sulla volontarieta' della mobilita' per
i lavoratori e trova nella scelta strategica dello strumento della formazione la soluzione migliore per rispondere a problemi obiettivi di riorganizzazione
dell'impresa. E' un accordo contro la logica spietata del
licenziamento facile, della mobilita' selvaggia in uscita.
Forse quest'accordo varra' la pena di leggerlo per capire che altre
strade, rispettose dei bisogni e dei diritti dei lavoratori, possono essere
percorse.
Dichiarazione di Emilio Miceli
Segretario generale Slc/Cgil
L'accordo con Telecom e' anche un modello possibile di relazioni industriali
e di gestione nuova, moderna, degli esuberi. Mettere al centro la formazione
professionale, significa cominciare anche a cambiare la cultura in azienda,
in fabbrica. Anche Telecom avrebbe potuto delocalizzare, a est, nel sud
magrebino, in Argentina come ha fatto la Fiat con Termini Imerese. L'accordo
di oggi e' anche una sfida dell'impresa italiana che vuole mantenere, in un
quadro competitivo non minore di quello dell'auto, piedi e testa in Italia.
E' una scelta più' difficile, non c'e' dubbio, ma e' una scelta anche
nell'interesse del proprio paese. Bisognerebbe guardare con maggiore
curiosita' ed attenzione a questo accordo. Di mezzo c'e' un pezzo della
cultura e delle relazioni industriali di questo paese.
Roma, 4.8.2010
Accordo sugli esuberi Telecom: «mobilità volontaria» per 3900 dipendenti
L'accordo siglato con la Slc-Cgil, la Fistel-Cisl, la Uilcom e l'Ugl - spiegano i sindacati - prevede l'avvio della mobilità volontaria per circa 3.900 lavoratori nel 2010-2012, destinata soprattutto ai dipendenti che potranno raggiungere i requisiti pensionistici. Inizialmente, invece, i piani di Telecom prevedevano circa 6.800 esuberi complessivi nel triennio. Resta inoltre invariato il perimetro aziendale e di gruppo e non ci saranno nuove esternalizzazioni.
La formazione e i contratti di solidarietà coinvolgeranno circa 2.200 persone. In particolare, per i 1.300 lavoratori senza protezioni sociali è previsto un piano che porterà alla riqualificazione e a un reimpiego in altri settori aziendali. Per gli addetti della Ssc si attivano circa 470 contratti di solidarietà associati alla formazione, mentre per il servizio «1254» (call center ndr...) è prevista una proroga dei contratti di solidarietà per altri due anni e un piano formativo di riqualificazione, insieme a un ulteriore utilizzo del telelavoro.
Per i lavoratori ex Tils (Telecom Italia Learning Services), inoltre, grazie anche ai percorsi formativi previsti per i colleghi di altri settori o aziende, c'è l'impegno di riassunzione in Hr Services. Altri circa 3mila dipendenti già in mobilità per una vertenza precedente, che con la manovra economica hanno visto slittare in avanti la data utile per ricevere la pensione, si è ottenuta la copertura del 90% della retribuzione per i periodi eventualmente scoperti.
il sole 24 ore
Telecom Italia, raggiunto l'accordo con i sindacati
Per altri 2.220 lavoratori verranno adottati invece percorsi di formazione con contratti di solidarietà. La firma dell'accordo sarà ufficializzata alle 12. Grande soddisfazione per l'accordo raggiunto con Telecom è stata espressa dalla Cisl.
L'intesa "in un momento di grave crisi occupazionale salvaguarda posti di lavoro, dà concrete prospettive di sviluppo all'impresa e attraverso i contratti di solidarietà e i corsi di formazione professionale limita di molto gli esuberi dando continuità lavorativa a migliaia di persone", ha commentato a caldo Annamaria Furlan, segretario confederale della Cisl.
Mentre la Uilcom osserva che nell'accordo è stato mantenuto "saldo il principio della volontarieta'" e l'azienda è stata impegnata "ad attuare una vera politica di reinternalizzazione delle attività specificatamente nell'ambito del settore rete".
La Uilcom, ha precisato il segretario generale Bruno Di Cola, ha fortemente spronato l'azienda circa l'utilizzo della formazione quale strumento moderno ed efficace, nonché come ammortizzatore sociale che permette di riqualificare e quindi reintegrare a pieno titolo migliaia di lavoratori nel ciclo produttivo non depauperando l'immenso patrimonio professionale di cui l'azienda dispone.
A piazza Affari il titolo Telecom Italia scende però come il mercato dello 0,97% a 1,02 euro. Ieri, durante la conference call per la presentazione dei dati, il management di Tim Brasil, controllata da TI, ha ribadito gli obiettivi per il 2010, in linea con le attese degli analisti.
Il management ha inoltre confermato che la strategia del gruppo continuerà a essere focalizzata unicamente sulla telefonia mobile, ambito che rappresenta grandi opportunità di business. Intanto fonti di stampa riportano trattative di Telecom Italia per restare nel capitale di Sofora a fianco della famiglia Werthein: oggi potrebbero esserci maggiori dettagli insieme ai risultati trimestrali di Telecom Argentina.
Milano Finanza
SIAMO IN ATTESA DEI TESTI DA PARTE DEL NAZIONALE, SI PRESUME CHE ARRIVINO NEL POMERIGGIO
TELECOM: PARTI PIU' VICINE, VERSO ACCORDO DOMANI SU ESUBERI
(AGI) - Roma, 3 ago. - Intesa piu' vicina tra Telecom e sindacati sugli esuberi: secondo quanto si apprende la firma dovrebbe arrivare domani in tarda mattinata. La trattativa al ministero dello Sviluppo Economico, dopo quasi 12 ore, e' ancora in corso ma le parti avrebbero superato uno dei punti piu' critici: Telecom, come hanno annunciato i sindacati, ha aperto sulla mobilita' volontaria. Si discute anche sul piano industriale. Alla firma dovrebbero essere presenti anche il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e il viceministro dello Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani.
L'accordo dovrebbe riguardare la mobilita' volontaria per 3.500 dipendenti e percorsi di formazione con il ricorso di contratti di solidarieta' per circa 2.100 persone. .
AGI
03 agosto, 2010
Telecom Italia apre su mobilità volontaria per esuberi
Lo hanno detto i sindacati uscendo per un breve break prima di riprendere la trattativa con la compagnia telefonica.
"C'è stata una totale apertura dell'azienda rispetto alla nostra richiesta di affrontare le questioni del personale solo con lo strumento della mobilità volontaria", ha detto Emilio Miceli segretario generale del sindacato lavoratori comunicazioni SLC.
Oltre ai 3.000 dipendenti già in mobilità, Telecom ha annunciato per il triennio fino al 2012 la necessità di alleggerirsi di altri 5.720 dipendenti. Per 3.700 di questi l'azienda a metà luglio aveva inviato le lettere di messa in mobilità. La procedura è stata poi congelata per fare spazio alla trattativa sollecitata dal governo.
I sindacati, in un documento presentato la settimana scorsa, hanno chiesto all'azienda che la gestione dei 3.700 esuberi sia affrontata con la mobilità volontaria e un piano straordinario di formazione professionale.
A Telecom Italia è stato anche chiesto di pagare ai 3.000 lavoratori, già in mobilità, un altro anno di indennità perchè, a causa dello slittamento delle finestre previdenziali disposto in manovra, rischiano di rimanere senza stipendio per 12 mesi.
routers ore 16.49
Telecom,Trattativa-fiume su esuberi, tavolo continua a ministero
Azienda ha aperto su mobilità volontaria,si cerca chiudere intesa
Roma, 3 ago - Trattativa-fiume per il tavolo tra Telecom, Governo e sindacati sulla questione esuberi. L'incontro al ministero dello Sviluppo economico va avanti dalla tarda mattinata e, dopo l'apertura aziendale sulla mobilità volontaria nel pomeriggio, si cerca di raggiungere l'accordo. L'attenzione è ora concentrata soprattutto sugli elementi del piano industriale, con la richiesta dei rappresentanti dei lavoratori di garanzie sul perimetro aziendale e sulle societarizzazioni.
In particolare la Slc-Cgil, pur apprezzando i "passi in avanti", ha chiesto di chiarire alcuni punti chiave, come il destino dell'informatica. E sono indispensabili poi, secondo la Cgil, garanzie precise sul perimetro aziendale.
Il tavolo prosegue a oltranza e i tempi del negoziato sembrano prolungarsi ancora, ma se si dovesse arrivare a un accordo nella notte - spiegano fonti ministeriali - per il Governo dovrebbe giungere il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi.
APCOM
Telecom: verso mobilità volontaria, trattativa prosegue
Apertura totale alla mobilità volontaria, la trattativa sugli esuberi alla Telecom va avanti. Lo riferiscono i sindacati in una pausa del confronto che si tiene al ministero dello Sviluppo economico tra rappresentanti dell'azienda, del governo e delle organizzazioni sindacali. A darne notizia è l’agenzia Agi. “C’è l'apertura totale dell’azienda sulla mobilità volontaria”, dice il segretario generale di Slc Cgil Emilio Miceli. “Ci sono i presupposti per andare avanti”, gli fa eco Vito Vitale della Fistel Cisl. Per la Telecom sono presenti il responsabile del personale, Antonio Migliardi e il responsabile relazioni industriali, Onofrio Capogrosso.
rassegna.it
31 luglio, 2010
BERNABÈ VA AVANTI COL PIANO ESUBERI. MA HA 4 MILIARDI DA DISTRIBUIRE AGLI AZIONISTI
di Alfredo Faieta
Il prossimo 5 agosto suonerà nuovamente la campana per gli investitori finanziari che hanno in portafoglio azioni Telecom Italia. Per quel giorno sono in calendario, infatti, i risultati del secondo trimestre del 2010, che sommati a quelli del primo quarto dell’anno daranno la visuale sui conti del gruppo al giro di boa di questo esercizio. Due giorni prima è invece previsto un nuovo tavolo al ministero dello Sviluppo economico – il quinto dall’annuncio dei 3700 esuberi – alla presenza del viceministro Paolo Romani che proprio il giorno seguente, stando a voci di Palazzo, dovrebbe essere nominato ministro del dicastero lasciato vuoto dopo le dimissioni di Claudio Scajola.
Tavolo sindacale e risultatidi bilancio sono due eventi non solo temporalmente legati, ma anche intrinsecamente concatenati in questa calda estate dell’ex monopolista delle telecomunicazioni. Sì, perchè l’accusa che i vertici di Telecom Italia vogliano migliorare i risultati di gruppo solo grazie a drastici tagli dei costi, per poi distribuirli agli azionisti sotto forma di corpose cedole, è un refolo che si è fatto via via vento e potrebbe gonfiarsi in tempesta, se i tagli dovessero essere confermati tout court senza sicurezza sui gli investimenti, su altre forme di ammortizzatori sociali e senza, soprattutto, investimenti in riqualificazione del personale come chiedono a gran voce i sindacati.
Il ritornello è antico, e lo stesso Beppe Grillo durante l’ultima assemblea dei soci ha usato toni forti: “Se nonostante le cessioni operate in tutti questi anni il debito che è rimato è 34 miliardi, la domanda da ragioniere che vi pongo è: dove sono finiti i soldi? Sono finiti in stock options, in dividendi agli azionisti del salotto buono, che hanno spolpato viva la Telecom” ha gridato con la sua carica Grillo. Ma l’invettiva è più da riferirsi alle passate gestioni che non all’ultima, targata Gabriele Galateri di Genola – Franco Bernabè, rispettivamente presidente e amministratore delegato. Durante la quale le cedole si sono abbassate anche drasticamente: se relativamente al bilancio 2007 Telecom ha pagato un dividendo di 8 centesimi di euro per le azioni ordinarie e 9,1 centesimi per i titoli di categoria “risparmio”, con un payout dell’86 per cento (ovvero l’86 per cento dell’utile netto è stato distribuito ai soci) nel 2008 gli azionisti hanno percepito rispettivamente 5 e 6,1 centesimi per quota, con un payout del 70 per cento. Misura poi ripetuta in relazione al bilancio 2009, che ha pagato proprio a maggio di quest’anno, con payout del 74 per cento. Il monte dividendi totale è stato nei tre anni rispettivamente pari a 1,61 miliari di euro circa nel 2007, e 1,03 miliardi nel 2008 e 2009.
Un calo che si riflette in quello degli utili, ma anche nella volontà di cercare di abbassare i debiti, come ha affermato lo stesso Bernabè durante la revisione del piano industriale dello scorso 13 aprile, al fine di tornare a pagare cedole più alte in futuro: “L’efficace gestione del capitale di esercizio e degli oneri finanziari e l’andamento dei flussi di cassa” ha detto Bernabè in quell’occasione” consentirà di ridurre il debito di 5 miliardi, che al 2012 sarà inferiore a 28 miliardi. Sarà l'andamento del debito a dare flessibilità a Telecom che così riuscirà a proporre un dividendo in aumento a partire da 2011”, aggiungendo che “i dividendi aumenteranno nel lungo termine” e che “si sarebbe potuto innalzare le cedole già questo anno, ma abbiamo avuto il problema di Sparkle e così abbiamo deciso di non aumentarle per sicurezza”.
La volontà di aumentare le cedole in futuro è dunque chiara, ed espressamente legata alla riduzione del debito, voglia o meno il primo azionista della società, quella Telco dove siedono oltre a Telefonica anche Mediobanca, Generali e IntesaSanpaolo, che ha il 22,5 per cento delle quote e che ha incassato nel 2007 circa 230 milioni di euro, quota scesa a 150 milioni nei due anni seguenti. I soci mugugnano e chiedono di più, viste le perdite in conto capitale accumulate per il calo del prezzo dei titoli (Telco ha investito a 2,6 euro per azione mentre ora il prezzo è sotto l’euro). Bernabè, pur consapevole che non sarà facile estrarre ulteriori utili senza una gestione efficiente, dovrà cercare di accontentarli in futuro, se vuole restare ancora in sella alla società.
La tentazione di agire sugli esuberi potrebbe diventare forte, così come quella di diminuire gli investimenti sulla rete per monetizzare tutti i risparmi: la speranza è che il governo si faccia carico di accompagnare la società in un percorso virtuoso dove si trovi un equilibrio tra soci e dipendenti. Il 5 agosto si saprà se i numeri stanno dando una mano.
IL FATTOQUOTIDIANO 31/07 PAG.10
30 luglio, 2010
COMUNICATO STAMPA SEGRETARI GENERALI SLC-FISTEL-UILCOM
DICHIARAZIONE DI EMILIO MICELI, SEG. GEN. SLC/CGIL, VITO VITALE, SEG. GEN. FISTEL/CISL, BRUNO DI COLA, SEG. GEN. UILCOM/UIL SUL NEGOZIATO IN CORSO CON TELECOM ED IL GOVERNO
Il confronto in atto con il Governo e Telecom ha bisogno di uscire dalle disponibilità generiche per diventare concreto e fruttuoso.
In questi giorni ciascuno ha esposto le proprie ragioni ed il Governo ha chiarezza dell’insieme delle posizioni in campo.
Abbiamo chiesto, nel periodo di validità del piano industriale, garanzie sul perimetro dell’azienda ed una esplicita dichiarazione che escludesse processi di societarizzazione.
In Telecom c’è spazio per reinternalizzare mantenendo inalterata la struttura dei costi.
C’è bisogno, inoltre, di prendere atto che l’attuale manutenzione della rete in rame è insufficiente ed il management deve impegnarsi affinché la rete con la quale milioni di italiani ogni giorno si connettono sia resa più affidabile e più efficiente.
Al tempo stesso si impone una soluzione per tutti quei lavoratori che nel corso di questi anni hanno utilizzato gli accordi di mobilità volontaria e che la nuova normativa, appena approvata dal Parlamento, riporta nell’incertezza a causa del prolungamento delle finestre d’uscita pensionistiche. Questi lavoratori, che hanno dato fiducia al sindacato ed all’azienda, non possono rimanere un anno senza salario.
Al tempo stesso va verificata la disponibilità di un leggero allungamento, a titolo oneroso per l’impresa, del periodo di mobilità definito dalla legislazione vigente per permettere una soluzione positiva del negoziato.
Riteniamo necessario, infine, un esito del tavolo governativo che impegni l’azienda e consenta di avviare un grande piano di riconversione professionale che faciliti i processi di mobilità e riqualificazione di lavoratori che rischiano di essere espulsi o demansionati, soprattutto nelle aree strategiche, a partire dall’informatica e dalla rete.
Roma, 29 Luglio 2010
Care compagni e compagni,
il Governo ha convocato per il giorno 3 Agosto alle ore 10,30 il Tavolo sulla vertenza Telecom Italia. Per quanto ci riguarda la riunione del Coordinamento SLC-CGIL (aperto ad un rappresentante SSC per territorio), convocato per lo stesso giorno, è confermato sempre alle ore 10,00.
29 luglio, 2010
COMUNICATO STAMPA SLC SU BT Italia
COMUNICATO STAMPA
BT ITALIA: SLC-CGIL “AVVIATA UNILATERLAMENTE CIGS PER 220 LAVORATORI. AZIENDA IN UTILE, LICENZIA PER PORTARE SOLDI A LONDRA E MAGARI PAGARE LIQUIDAZIONE AD AMMINISTRATORE DELEGATO”
“Una vergogna si aggira per l’Italia. E’ il caso di BT Italia, azienda che dopo anni di sacrifici fatti pagare ai lavoratori torna in utile ed invece di rilanciarsi mette in Cassa Integrazione Straordinaria, per di più unilateralmente, 220 lavoratori. Il tutto magari per pagare la liquidazione di un Amministratore Delegato che ha fallito su tutta la linea e che, voci sempre più insistenti, danno già fuori dall’azienda. Che ne sarà di BT Italia? Qualcuno pensa ad uno spezzatino, alla vendita a qualche altro player? Nulla si sa se non che BT Italia è la filiale che in Europa rende più di tutti per la casa madre inglese, che dopo anni torna in pareggio rinnovando importanti contratti commerciali, che però di questo non vuol dare riconoscimento ai lavoratori, anzi li penalizza”. Così dichiara in una nota Alessandro Genovesi, Segretario Nazionale di SLC-CGIL
“BT Italia aveva firmato accordi per gestire il rilancio aziendale, con sacrifici da parte dei lavoratori ed impegni (ricollocazione, riconversione, ecc.) da parte del management. I sacrifici sono stati fatti, gli impegni sono stati disattesi. Non abbiamo parole e allo stupore – continua Genovesi – va sempre più sommandosi rabbia ed indignazione da parte dei lavoratori, che giustamente evidenziano come la scelta aziendale non a caso si sia concretizzata approfittando di Agosto e delle ferie di molti dipendenti”
“Si annuncia un autunno di fuoco per BT, che si assume oggi di fronte ai lavoratori al Paese e alle Istituzioni una responsabilità totale delle scelte fatte. Invitiamo tutte le parti in causa, Governo compreso, a far sentire la propria voce. E’ possibile che un’azienda straniera che opera con licenze italiane, per grandi clienti italiani possa fare utili e portagli a casa, mentre qui licenzia e disperde professionalità?”
Dalle poche notizie che abbiamo la liquidazione percepita da Ruggero a suo tempo, facendo le debite proporzioni è una sciocchezza a quella che si prospetta !!!!