24 gennaio, 2007

SINTESI COORD NAZ SLC TELECOM – ROMA – 23 GENNAIO 2007


Oggi si è tenuto il coordinamento nazionale alla presenza di Alessandro Genovesi e di Emilio Miceli per discutere della situazione venutasi a creare in Telecom a seguito della conclusione della vertenza post 11 settembre, con le ultime decisioni assunte dal gruppo sulla riorganizzazione in 4 business unit e sulla riorganizzazione della rete sia per il contratto impresa che per il tema dell’ultimo miglio.
E’ evidente che la situazione sia figlia di questa importante vertenza che ci ha visti impegnati in una battaglia politico-sindacale importante per la salvaguardia della nostra azienda, contro l’ipotesi di spezzatino di Tronchetti Provera – ipotesi dovuta a problemi di natura finanziaria e non industriale.
Quindi, fermo restando il risultato positivo “finale” raggiunto l’11 dicembre tra gruppo e cgil, cisl e uil, ci sono segnali molto preoccupanti sull’inaffidabilità aziendale, proprio a cominciare dalle ipotesi di riorganizzazione interna uscite l’11 dicembre e poi cambiate in corso d’opera fino alla soluzione di questi giorni con 4 BU, per finire alle varie interviste di vari responsabili che ricominciano a parlare di vendita di TIM Brasile e/o di riconsiderazione dell’ipotesi scorporo della rete; è chiaro che tutto ciò non passa inosservato e qualche problema lo pone nella fiducia da dare a questa azienda.
Per Genovesi e Miceli questa situazione si è creata a causa di un evidente scontro interno tra due correnti di pensiero: una, rappresentata da Buora, intende portare avanti il disegno di Tronchetti Provera di risanamento finanziario tramite le dismissioni (si parla di 16 miliardi di Euro di dismissioni, tutto andato ai dividendi e senza un minimo calo del debito), mentre l’altra portata avanti da Ruggero (e Rossi???) punta più sullo sviluppo industriale con relativi investimenti. A questo elemento si associa la strutturale debolezza della proprietà che fino al CdA di aprile (quando avverrà il cambio di tutto il CdA) non sarà risolta: da qui le voci di interesse di soggetti esteri indiani, tedeschi, ecc., e i rumors su partecipazioni finanziarie di vario tipo.
Questi temi, che appaiono così lontani dai nostri tavoli, risultano essere fortemente decisivi su tutta la strategia aziendale dei prossimi anni, proprio perché si tratta di ipotesi fortemente contrapposte; la soluzione adottata di 4 BU ci porta a dire che ancora la “guerra tra bande” non si è conclusa, dato che nell’articolazione in più BU ci sta sia la possibilità di societarizzare (sul modello MTP) sia di tenere unita l’azienda (sul modello Ruggero – che non a caso racchiude sotto di sé tutta la parte operation); d’altra parte l’uscita dei dirigenti provenienti da Pirelli potrebbe significare un ridimensionamento di MTP all’interno dell’azienda.
Al di sotto di questi temi più generali (e complessi) stanno molti problemi: sull’ultimo miglio, ad oggi non chiaramente collocato nella nuova organizzazione e di cui ci chiediamo dove possa stare, la discussione vede tra i soggetti interessati l’autority (quindi il governo) e telecom; non a caso è stato costituito un gruppo di lavoro tra Telecom e autority i cui risultati sono fondamentali per capire quale soluzione potrà alla fine venire proposta. E’ evidente che telecom punta a valorizzare la nuova rete (NGN2) che arriverebbe fino al ripartilinea/secondaria (in fibra ottica) per poi racchiudere nell’ultimo miglio il doppino finale fino alla sede del cliente. Su questa soluzione si addensano nubi di potenziali esuberi, dato che in occasione di importanti convegni si indica nel 30% di quello attuale il personale necessario a gestire una rete/ultimo miglio così configurata.
Miceli ha giustamente provato a indicare quale logica possiamo seguire nel dibattito sull’ultimo miglio, dando due indicazioni importanti; innanzitutto una distinzione fondamentale tra rapporti regolatori e attività industriali, indicando con questa diversità di “mission” la necessità che l’autority si occupi di regolatorio e le aziende di politiche industriali; quel che in pratica NON deve verificarsi è la scelta industriale legata alla scelta regolatoria, sia perché in tal caso resteremo fuori come sindacato da qualunque confronto, sia perché le soluzioni sarebbero più politiche (quindi basate su chi ha migliori “agganci politici”) e meno “industriali” (con potenziali ricadute in termini di concorrenza). La seconda indicazione riguarda la distinzione tra quel che non può essere replicabile e quindi deve essere messo in comune e lasciato nelle decisioni dell’autority (che quindi deve essere di tutti – leggi ultimo miglio) e quel che invece è replicabile e va quindi lasciato alle logiche industriali/commerciali delle singole aziende.
E’ chiaro a tutti che il tema è complesso, tanto che da più parti è stato proposto di provare a creare un tavolo in cui si analizzi il tema (e se possibile anche qualche soluzione).
Anche sul piano industriale vigente (7/11/2005) molto è stato detto.
Innanzitutto ci sono cose che per noi sono fondamentali, a cominciare dalle assunzioni previste (compresa la suddivisione 60/40 tra rete e customer) per concludere agli investimenti (tema che rimane ancora legato alla “guerra tra bande” e alle dinamiche di cui sopra).
Sul piano industriale potrà incidere anche la questione previdenziale dello scalone, che se modificato potrà determinare un incremento di esodi incentivati aggiuntivi a quelli previsti per mobilità volontaria.
Infine, oggi siamo di fronte ad un futuro cambiamento di CdA (aprile 2007) e siamo consapevoli che il vero piano industriale verrà proposto solo dopo quella data; quindi nasce la domanda su come impostare il confronto: si firma un PI leggero fino ad aprile o si resta in attesa? Di sicuro, e non è la prima volta che viene detto, il prossimo piano industriale non lo firmeremo, sia perché l’azienda più di una volta ha dimostrato la sua inaffidabilità, sia perché parlare di piani industriali di 3 anni, con riorganizzazioni del lavoro semestrali, è fuori dal mondo.
Ovviamente anche sull’inquadramento e sulla situazione alla rete sono stati centrati tutti gli interventi. Sul primo tema non va dimenticato che la situazione al 2006 è viziata dalla mancanza di alcuni pezzi importanti, quali i confronti territoriali in merito (che ci ha permesso di considerare unilaterali – quindi non sulla base dell’accordo - i passaggi di livello fatti nel 2006), i passaggi in tecnology e i passaggi dal 3 al 4 livello.
Sul secondo tema, si ripetono problemi di relazioni sindacali pari allo zero e si aggiungono problemi come la modifica del perimetro aziendale e della relazione con l’impresa, della professionalità dei tecnici, delle ricadute in termini occupazionali (soprattutto se connesso alla discussione sull’ultimo miglio), come abbiamo riportato dalla Toscana (vedi Grosseto e Massa).
Visti dalla segreteria nazionale, i problemi aziendali partono dall’alto per chiudersi in basso, ma con un problema complessivo che è il futuro assetto proprietario e le relative scelte strategiche; per questo ad un futuro incontro va rivendicata l’applicazione corretta dell’accordo sull’inquadramento (livelli 3-4 e liv 5 in tecnology), denunciare la nostra contrarietà alle 4 BU e capire cosa accade sugli appalti/terziarizzazioni.
Ciao
Samuele

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