16 agosto, 2006

Tv: Murdoch e Provera, matrimonio discutibile


DA ARTICOLO 21

POSIZIONE DI ART 21 SULLA VICENDA IN OGGETTO.
Art.21 è l'associazione che si occupa di informazione e media, fa parte dell'area centro sinistra e in qualche maniera il commento sotto ripreso con alcune varianti potrebbe essere la base ad un ragionamento di merito dell'attuale Governo.

Ha ragione, il Ministro delle Comunicazioni, On. Paolo Gentiloni, la rete infrastrutturale delle telecomunicazioni rimane in ogni modo un asset irrinunciabile del Paese. Concetto analogo ha espresso il Ministro in un recente convegno dell’Associazione ASTRID (maggio 2006)che propone un controllo pubblico delle frequenze, per consentire pari opportunità agli operatori interessati a trasmettere contenuti su tutti i vettori oggi esistenti: La Tv e la radio analogica generalista, la tv Digitale satellitare a pagamento e gratuita, l’IPTV tramite Internet con il p.c. la TV sul telefonino, la TV digitale terrestre, la TV via cavo, la TV ad alta definizione HDTV = MPEG, la Radio digitale.
Il più grande editore mondiale Murdoch e il più grande controllore della rete TLC Telecom Italia, Tronchetti Provera, proprietario dì due reti TV analogiche, cercano di fare degli accordi per sviluppare le rispettive risorse economiche nel settore del digitale. Nella politica della liberalizzazione dell’economia e dei contenuti, questo matrimonio è sicuramente discutibile, poiché l’accentramento di queste due potenze limitano altri imprenditori ad investire in questo settore.

Il digitale è la capacità di trasformare in bit ovvero in messaggi binari codificati, testi, suoni, immagini fisse e in movimento e renderli ricevibili da tutti i mezzi di comunicazione che la società oggi dispone. Queste informazioni binari codificati possono essere combinate, manipolati, immagazzinati nelle teche e trasmessi alla massima velocità possibile con la massima efficienza su qualsiasi rete fissa (cavo) o mobile (via etere) senza che la qualità dei contenuti siano modificati nei vari passaggi, inoltre il valore aggiunto del digitale è la possibilità di avere dei multicanali e l’interattività con gli spettatori.
Per gli operatori telefonici è un’importante opportunità di sviluppo economico, integrare la TV con le TLC, assemblare programmi e servizi, sviluppare la capacità di creazione e produzione di contenuti da poter vendere e diffondere a livello mondiale.
Posiamo quindi, individuare alcuni rischi in questo possibile accordo tra Murddoch e Telecom Italia: Il primo è l’indebolimento della cultura nazionale locale, con la diffusione di contenuti provenienti da altri paesi; per questa ragione già, nel libro “RAI Idea e progetto” del 1998 (editore Liocorno), proponevamo una sinergia tra RAI Servizio pubblico e Radio Tv Locali per produrre e creare programmi che valorizzassero la cultura locale con contenuti pensati per una di diffusione, locale, nazionale, mondiale.
Il secondo rischio è l’affermarsi della TV a pagamento dove lo spettatore consumatore compra quello che vede, accentuando la divisione tra ricchi e poveri e l’accesso alla crescita culturale messo a disposizione solo per chi ha risorse economiche disponibili .
Terzo rischio è soprattutto il controllo dell’accesso allo schermo e alla diffusione di contenuti per tutte le piattaforme ( la TV tematica, il telefono e soprattutto Internet) poiché il soggetto che controllerà l’accesso alla biblioteca mondiale della contemporaneità e possiede i codici del sapere, sarà il “padrone del Mondo, alleato dei grandi e dei potenti”
A questo aggiungiamo la fornitura delle strutture tecniche per la produzione e diffusione dei segnali (contenuti), le forniture delle apparecchiature per la ricezione del segnale (contenuti), la gestione degli utenti finali, tutti modi per controllare la produzione e diffusione di contenuti.
Ancora una volta ha ragione il Ministro delle Comunicazioni On. Paolo Gentiloni, che sostiene che debbano attuarsi politiche per separare la proprietà della rete, dalla proprietà dei contenuti e della loro diffusione.
A questo va sicuramente ripensato un servizio pubblico RAI TV che deve essere un elemento di riequilibrio in un sistema delle reti e dei contenuti, in cui esitano delle regole certe che impediscano al più forte “di avere sempre ragione”, in altre parole di avere una posizione dominante.
In Italia le risorse economiche disponibili in questo settore della comunicazione multimediale non sono molte, se il fatturato di un anno della RAI e pari a quello che la Telecom Italia realizza in 41 giorni. Senza regole certe un accordo Murdoch Telecom Italia, renderà un fatto concreto il predominio culturale monopolista. La politica può solo ripensare a delle scelte che mettano in equilibrio da un lato il Servizio Pubblico RAI, in un sistema che consenta ad una pluralità di soggetti di gestire la Rete, altri che abbiano la possibilità di diffondere contenuti ed altri ancora che pensino e producono cultura.

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