ABBIAMO DECISO DI APRIRE QUESTO SPAZIO PER POTER DISCUTERE DEI PROBLEMI E DELL'ORGANIZZAZIONE DEI TECNICI TELECOM CHE OPERANO IN OPEN ACCESS, QUESTO VUOLE ESSERE UN LUOGO DI DISCUSSIONE E CONDIVISIONE DELLA NOSTRA ATTIVITA'.
"Avere un problema e cercare di risolverlo da soli è avarizia, accorgersi che il mio problema è anche di altri e cercare di risolverlo insieme, questo è politica" DON MILANI
14 agosto, 2006
Tronchetti-Murdoch accordo obbligato
DALL' ESPRESSO
MILANO - Non si sa ancora come finirà la storia dei “contatti” fra il patron di Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, e il gigante internazionale dei media Rupert Murdoch. Non si sa, insomma, chi comprerà chi e che cosa. Oppure se nessuno comprerà niente e tutti resteranno a casa loro. Per ora si sa solo che questi contatti ci sono. E su questo punto si può ragionare, visto che entrambe le parti in causa hanno ammesso l’esistenza di contatti per “discutere sui contenuti”.
Ci si può chiedere, tanto per cominciare, come mai tutti personaggi così diversi come Murdoch e Tronchetti Provera decidono di incontrarsi per esaminare l’opportunità di fare affari insieme. Il primo è infatti il più importante boss mondiale dei media (case cinematografiche, televisioni, giornali, ecc.). Il secondo è tante cose, ma sostanzialmente il patron di Telecom Italia e della Pirelli (pneumatici). Che cosa hanno mai da dirsi?
Cinque anni fa non avrebbero saputo di che cosa conversare e sarebbero stati costretti a parlare del tempo. Oggi invece hanno moltissimo da dirsi, e da fare insieme. Quello che è cambiato non sono i loro interessi o le loro vocazioni, ma la tecnologia. Sta accadendo, cioè, che la televisione come la conosciamo oggi di fatto è già morta, è già una cosa del passato. E probabilmente fra dieci anni sarà solo un ricordo del passato, come le ingombranti radio che subito dopo la guerra troneggiavano nei soggiorni di tutta l’Italia. La tecnologia di oggi consente di far correre la televisione lungo i cavi del telefono grazie ai protocolli di Internet. E questo provoca una serie di rivoluzioni.
La prima (e forse la più imponente) riguarda proprio aziende come la Telecom di Tronchetti Provera. Fra qualche anno i suoi proventi arriveranno soprattutto da Internet e dalle trasmissioni tv che viaggeranno attraverso la sua rete. Al punto che queste aziende di telecomunicazioni pensano già che nel giro di non molto potranno offrire gratis le conversazioni in voce, che a quel punto saranno un business marginale. Le vecchie (e nuove) società telefoniche si avviano a trasformarsi in aziende che trasmettono immagini, film, eventi sportivi, ecc. E’ del tutto evidente, in questo quadro, che quello che conta è avere cose da trasmettere, altrimenti si possono solo affittare i cavi a chi ha quella roba da mandare in rete. Da qui i colloqui di Tronchetti Provera con Murdoch per assicurarsi i famosi “contenuti”, cioè la sostanza del business prossimo venturo.
Ma anche Murdoch è dentro una rivoluzione. Sa benissimo che tutto sta cambiando e sa benissimo che dispone di poche reti. Ha i contenuti, insomma, ma non ha le reti con cui trasmetterli. Si è messo a comprare qualcosa in giro, ma non può arrivare ovunque. Anche perché il suo è un mondo globale (fatto un film lo si vende ovunque), mentre le Telecom sono di solito nazionali. E nemmeno un gigante come Murdoch può pensare di comprarsi Telecom Italia, Telecom France e Deutsche Telecom. Da qui la necessità di fare accordi, di stabilire paletti di confine e protocolli di intesa affinché il nuovo business in arrivo sia conveniente per tutti.
E il nuovo business può assumere dimensioni oggi ancora impensabili. Di fatto con la tv-Internet (detta IPTV) nascerà nel giro di qualche anno una sorta di tv via cavo a dimensione non più regionale o nazionale, ma addirittura planetaria. Dal Canada, volendo, chiunque potrà “entrare” in Internet e vedersi il Tg1 o il Tg5, o la partita della Fiorentina. E la stessa cosa si potrà fare dall’Australia o dal Giappone. Basta solo questo accenno (ma ce ci sono molti altri aspetti, primo fra tutti la interattività) per capire che siamo di fronte a un business che probabilmente si rivelerà come il più grande di tutti i business. Sarà, però, un business fatto di due parti: i contenuti e le reti. Un po’ come le auto sono fatte di un motore e del carburante. Logico, quindi, che i protagonisti di questo nuovo mondo si parlino e cerchino di trovare accordi fra di loro. Come sarà logico che, a un certo punto, ci sia qualche scambio azionario per dare forza agli accordi appena raggiunti. Ma non credo che nessuna delle parti in causa rinuncerà alla sovranità sul proprio territorio. Dovrebbe accadere un po’ quello che è successo con i computer. I costruttori di macchine (i Pc) hanno continuato a fare le macchine, mentre Microsoft e altri hanno fatto il software. Ognuno, insomma, padrone a casa propria, anche se poi di accordi fra una parte e l’altra ce ne sono fin troppi.
Il “nuovo mondo” della tv globale, comunque, non apre spazi immensi solo ai giganti delle tlc e dei media. Con queste nuove tecnologie “fare una tv” e mandarla in onda costerà abbastanza poco. Non dico che si potrà fare in un garage, ma quasi. E già ci sono esempi in rete di piccole iniziative di Tv autosufficienti (con la pubblicità). E quindi avremo la tv dei giganti (che del resto abbiamo già oggi sui nostri schermi), ma anche molte tv fatte dal basso, con mezzi più modesti. Magari più piccanti e interessanti di quelle fatte dai big del settore. Insomma, il nuovo mondo, inesorabilmente, va avanti.
14/08/2006 - 10:15
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento