09 giugno, 2006

NUOVO AFFARE?



Dal sole 24 Ore

6 giugno 2006
Decollo lento per la tv sul telefonino
di Pino Fondati



Decollerà la tv sul telefonino? Se sì, quando? E quali sono gli ostacoli? Queste e altre domande se le sono poste i partecipanti a una tavola rotonda organizzata da In Sintesi, società di consulenza per la comunicazione e il marketing.

C’erano operatori tv, responsabili di marketing, docenti universitari ed esperti di comunicazione interattiva che, alla fine del dibattito, hanno tratto una conclusione unanime: la diffusione della tv mobile è rinviato a data da destinarsi. Una conclusione basata soprattutto su fatti. Da anni, alcune aziende (un nome per tutti, Casio) tentano di affermare concetti e prodotti di tv mobile, con risultati commerciali invero deludenti; alla base, soprattutto le resistenze culturali dei consumatori, e tecnologie “in corso d’opera”. Oggi, ci sono stili di lavoro decisamente orientati a una maggiore mobilità, e le tecnologie perché tutto questo si traduca in realtà di mercato.

Basti pensare all’avvento del Dvb-H e alle recenti iniziative di 3 sulla tv sul cellulare, che tanta eco hanno avuto a livello mediatico. Già perché al centro della convergenza dovrebbe essere il telefono cellulare, che diventa sempre più multimediale e sul quale, appunto, convergono tutti i servizi possibili e immaginabili, compresa la tv. Ci siamo, allora, o si tratta di fughe in avanti? A leggere i risultati di alcune indagini presentate nel corso della tavola rotonda (quantitativa a livello mondo, qualitativa per l’Italia, condotte da Tns Infratest, su soggetti di età compresa tra i 16 e i 49 anni, utenti di cellulati, smartphone e Pda), sembrerebbe proprio che per il decollo bisognerà aspettare ancora qualche annetto. Il fatto è che la tv mobile non raccoglie il consenso che ci si potrebbe aspettare; addirittura in quasi tutti i paesi gran parte degli intervistati non ne conosce nemmeno l’esistenza. Gli olandesi sembrano mossi da una vera e propria fobìa, visto che l’85% di essi dice decisamente “no”, e il 10% “non so”.

E, nei paesi dove il servizio è già erogato (per la cronaca, Giappone e Hong-Kong sono i paesi con il maggior numero di utenti), molti di quelli che ne usufruiscono non sono soddisfatti. I motivi? Banalmente, quello che già si sapeva: i costi del servizio, lo schermo troppo piccolo (ma a questo, ahinoi, non si potrà certo porre rimedio), le batterie messe a dura prova, i timori (funzionerà?) circa la qualità audio e video. Il consumatore italiano si pone il giusto dubbio sul motivo per il quale dovrebbe guardare la tv su un desplay microscopico, oltretutto a un costo rilevante. Molti timori sono l’esperienza negativa del servizio di streaming già attivo da qualche anno. Soprattutto, la tv mobile viene visto come un mezzo a sé stante, sul quale trasmettere prodotti dedicati: news e sport, ma in particolare sit-comedy e fiction girate apposta. Insomma, la richiesta è per contenuti ad hoc e, se possibile, on demand. Da qui, la necessità per i fornitori attuali e futuri di sottoscrivere accordi con fornitori di contenuti, e di fare attività di marketing. I mondiali potrebbero dare una spinta all’utilizzo. Così, a naso, gli italiani pensano che l’utilizzo migliore sia in occasione di spostamenti e viaggi, ma non si esclude un uso casalingo, addirittura a letto e in bagno. Il dato che dovrebbe far pensare i fornitori che si avventurano in questo campo ancora inesplorato è che i giovani considerano la tv noiosa e, al limite, da usare come “tappabuchi”, i più adulti una piacevole abitudine casalinga da perpetuare semmai con schermi Lcd sempre più grandi. Tutto questo precluderebbe aprioristicamente larghe fette di mercato alla tv mobile. Dall’altra parte, ancora oggi del cellulare la stragrande maggioranza dei consumatori fa del cellulare un uso limitato, lasciando alla minoranza “ingrippata” il compito di sfruttarne tutte le potenzialità. Ecco, questo è il quadro, che si potrebbe definire tipico di situazioni ancora molto immature. La maturità prevede una serie di fattori concomitanti: quando la convergenza sarà realtà non solo tecnologica e commerciale ma anche culturale, i costi saranno abbordabili, i consumi riprenderanno a volare.

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