11 giugno, 2006

Corrado Calabrò: «Il calcolo del Sic è fatto, ora chi sfonda sarà sanzionato»



Da il sole 24 ore


di Anna Marino



L'autorità per le comunicazioni ha reso noto il valore ufficiale del sistema integrato delle comunicazioni, e cioè il paniere che raccoglie tutte le risorse di questo settore.

Secondo la Legge Gasparri, il Sic è il paniere in base al quale si calcola il tetto antitrust del 20% che nessun soggetto può superare, fermo restando il divieto di posizioni dominanti nei singoli mercati che compongono il sistema. In base agli ultimi calcoli dell'Authority il Sic nel 2004 valeva 21,567 miliardi e 22,144 miliardi nel 2005. A gennaio di quest'anno invece il ministero delle Comunicazioni aveva diffuso una stima del paniere, relativa al 2004, che quantificava il valore totale in 23,9 miliardi.

A Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità per le comunicazioni, chiediamo: perché l’Authority ha fatto soltanto ora questi calcoli? Anche noi avevamo fatto una stima in precedenza, ma erano solo ipotesi, gli ultimi dati calcolati dall'Authority hanno invece valore giuridico. Non è importante però solo il dato complessivo, ma i dati relativi alle singole componenti che sono stati perfettamente identificati, per esempio il mercato radiotelevisivo è il primo, ha il 35% del totale, con 7 miliardi e 700 milioni di euro, segue la stampa quotidiana e periodica con il 29,9%, e cioè 6,6 miliardi di euro, è un dato interessante, poi abbiamo la pubblicità su mezzi non classici che raggiunge il 19,5%, 4milardi e 300 mila euro, l'editoria annuaristica ed elettronica anche per il tramite di Internet (2,019 miliardi, pari al 9,1% del totale, così suddivisa: 894 milioni di ricavi per l'editoria annuaristica, 818 per quella elettronica, 307 per le agenzie di stampa). Infine il cinema, pari al 6,5% dei ricavi complessivi del sistema, è l'unico settore in contrazione dal 2001 al 2004 è diminuito dell'8%, mentre la radio e la televisione sono cresciuti del 6%, come la pubblicità sui canali non classici del 2%, la pubblicità sulla stampa è cresciuta dell'1,4%. Più di tutti è cresciuta la pay tv, che è aumentata del 30%.

Lei ha annunciato, insieme al ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni, che entro gennaio 2007 scatterà una fotografia completa di tutte le frequenze in Italia. Come farete a realizzare questo nuovo database?
Noi come primo passo cerchiamo di conoscere la situazione di fatto, perché l'errore più grave in cui il legislatore italiano è incorso in questi anni è quello di dettare una disciplina legislativa senza conoscere la situazione sulla quale si va a incidere. Già a marzo abbiamo deciso questa ricognizione della situazione delle frequenze, non solo sull'assegnazione ma anche sullo stato di effettiva attivazione e sulle reali condizioni di esercizio degli impianti, e ci baseremo sulle dichiarazioni degli interessati ma faremo anche ispezioni in loco. La precedente ricognizione, che risale agli anni '90, infatti venne fatta necessariamente in modo sommario per ragioni di tempo, perché bisognava redigere una disciplina dopo tanti anni trascorsi dalla sentenza della Corte Costituzionale, del luglio del 1976. E in più in questi anni l'utilizzazione delle frequenze in Italia non solo è avvenuta in via di fatto, ma non è stata comunicata all'Itu, (International Telecommunication Union,ndr), all'Ufficio internazionale delle comunicazioni, con la conseguenza che non c'è stata legittimazione dell'autorizzazione delle frequenze fatta nel territorio italiano laddove andava a interferire con gli altri paesi. Da qui nascono i gravi problemi che il governo italiano si trova ad affrontare in questi giorni a Ginevra nella conferenza che si concluderà il 16 giugno. Quindi ci vuole chiarezza e poi determinazioni conseguenti. Perché quando al momento del passaggio al digitale risulterà, in base alla ricognizione che ora facciamo che verrà regolarmente aggiornata in futuro, che certe frequenze non sono utilizzate o non sono utilizzate razionalmente, allora si imporrà la restituzione di queste frequenze.

In base al calcolo del Sic adesso potete sapere chi supera la quota stabilita dalla legge Gasparri del 20per cento? Senza dubbio, noi scatteremo immediatamente. Abbiamo già fatto i nostri calcoli ed adesso stiamo facendo ulteriori verifiche

Quando saranno pronti i primi provvedimenti?
Siamo già pronti, in ogni momento siamo in grado di dire se qualcuno supera il 20% e in questo caso se c'è uno sfondamento interverremo con sanzioni

Nei prossimi giorni?
Sì, sì, siamo già up to date, la situazione è in perfetto controllo

Abbiamo anche problemi di sconfinamento delle nostre frequenze?
Sì, in Italia sono attivi circa 23/24 mila impianti frequenza contro una situazione come quella di Francia e Germania e addirittura della Russia dove le frequenze utilizzate sono meno della metà. C'è una continua sovrapposizione e interferenza con le televisioni dei paesi confinanti.

Come mai in questi anni non è stato monitorato il settore delle frequenze tv in modo adeguato?
Più ancora che monitorato, non è stato comunicato in sede internazionale , in cui risulta ancora che il nostro paese utilizzi solo quelle poche frequenze che la Conferenza di Stoccolma del '61 le ha assegnato.

Il nuovo catasto delle frequenze sarà la base per un'iniziativa legislativa annunciata dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, che introdurrà tetti antitrust al possesso delle frequenze tv da parte dei singoli operatori?
Sì, ma a questo stesso risultato arriviamo noi per altre vie e ad altri fini. il governo e il parlamento prenderanno le decisioni che riterranno. Noi andiamo avanti con gli strumenti a nostra disposizione, innanzitutto con il rispetto dei singoli tetti per la pubblicità, attraverso il Sic. E prima ancora con il garantire l'accesso a fornitori di contenuti indipendenti. Lo abbiamo deciso con una delibera di due mesi fa, e siamo passati alla fase attuativa con un regolamento con cui imporremo condizioni di non discriminazione perché i fornitori indipendenti abbiano accesso al 40% della capacità trasmissiva. Il pluralismo si attua già in questo modo.

Il trading delle frequenze è avvenuto al di fuori di un quadro complessivo del settore?
Non c'è nulla di anomalo nel libero trading delle frequenze che possono essere oggi vendute e acquistate dai privati, in base alla legge 66 del 2001, ribadita dalla Gasparri del 2004, è consentito anche in altri paesi europei. L'incognita maggiore è quante di queste frequenze verranno riconosciute in sede internazionale. E' importante il dato che verrà fuori il 16 giugno da Ginevra, e cioè quante frequenze verranno legittimate in sede internazionale, e quindi quante saranno da circoscrivere perché non legittimate, al solo territorio nazionale.

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