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ABBIAMO DECISO DI APRIRE QUESTO SPAZIO PER POTER DISCUTERE DEI PROBLEMI E DELL'ORGANIZZAZIONE DEI TECNICI TELECOM CHE OPERANO IN OPEN ACCESS, QUESTO VUOLE ESSERE UN LUOGO DI DISCUSSIONE E CONDIVISIONE DELLA NOSTRA ATTIVITA'.
"Avere un problema e cercare di risolverlo da soli è avarizia, accorgersi che il mio problema è anche di altri e cercare di risolverlo insieme, questo è politica" DON MILANI
Giustizia fiscale e sociale: l'ha chiesta la leader Cgil Susanna Camusso durante il comizio nel corso del quale ha chiesto le dimissioni di Silvio Berlusconi. «Ieri - ha sottolineato Camusso - il presidente del Consiglio ha ricevuto le cedole delle sue aziende e le ha distribuite alla sua famiglia, questo è legittimo; ma perché quei soldi sono tassati al 12% e le nostre retribuzioni al 30%? Chi è ricco continua ad arricchirsi mentre chi è povero continua a impoverirsi».
Riguardo al decreto 'mille proroghe', Camusso ha detto che «per garantire le quote latte a qualche allevatore leghista si tolgono le risorse per curare chi è malato di tumore». In questo contesto, «i diversamente abili hanno bisogno di venire in piazza per non sentirsi un peso per le loro famiglie», d'altra parte persistono «le consulenze del governo e dei Comuni che costano molto di più e non hanno nessuna efficacia per la collettività».
Intanto, ha continuato la segretaria nazionale della Cgil, «dal Consiglio dei ministri viene la necessità di mettere mano alla giustizia: processo breve, lotta alle intercettazioni, immunità, che hanno a che fare con la condizione personale del presidente del Consiglio». «Ma non c'è solo uno che difende sè stesso - ha rilevato - c'è un governo che dice che si deve abolire la libertà di stampa», mentre «la criminalità organizzata influisce sul governo e sull'economia». «L'idea è mettere il bavaglio al Paese - ha concluso - ma non ci imbavaglieranno, perchè parliamo della vita concreta delle persone».
Alierta soddisfatto della gestione. Bernabè: la tv generalista non è detto sia strategica
di GIOVANNI PONS
MILANO — Nel giorno in cui la Borsa torna a scommettere su Telecom Italia (più 5,16% le ordinarie a 1,10 euro) grazie al buon andamento del 2010 e alle previsioni fino al 2013, arriva il viatico di Cesar Alierta, presidente di Telefonica e azionista importante del gruppo attraverso Telco.
«Telecom è sulla strada giusta, manterremo l’attuale posizione, sono molto contento di Bernabè e della sua squadra». In mattinata anche Corrado Passera, ad di Intesa Sanpaolo, aveva commentato positivamente i risultati del gruppo telefonico, ponendo l’accento «sulla discesa dell’indebitamento e sul rafforzamento della presenza in Sudamerica ». I giudizi dei due azionisti forti dovrebbero farsi sentire a breve, quando i soci di Telco discuteranno della riconferma o meno del management da proporre all’assemblea di aprile. Il comitato nomine di Mediobanca (preceduto da quello Unicredit) dovrebbe essere convocato nella seconda settimana di marzo e poi Alberto Nagel, Passera, Giovanni Perissinotto e Alierta tireranno le conclusioni. La conferma di Bernabè sembra scontata mentre qualche dubbio vi è sulla riconferma del presidente Gabriele Galateri, ma tutto si farà di concerto e senza strappi, hanno assicurato i protagonisti.
Nella conference call con gli analisti Franco Bernabè ha espresso la volontà in futuro di crescere ancora in Telecom Argentina, se vi saranno le possibilità, e ha chiarito che non è stato ancora pianificato il buy back da 800 milioni annunciato giovedi, non escludendo comunque una conversione delle azioni di risparmio: «Se guardiamo alla nostra struttura del capitale la conversione è una opzione ragionevole ma oggi è prematuro pensare a tale possibilità ha detto l’ad la nostra priorità numero uno rimane la riduzione del debito».
I numeri del piano al 2013 presentati al mercato sembra abbiano soddisfatto gli investitori: è previsto un free cash flow operativo cumulato di oltre 22 miliardi di euro, una posizione finanziaria netta rettificata di circa 25 miliardi di euro a fine 2013 e un incremento annuo del monte dividendi pari al 15%. Bernabè si è dimostrato fiducioso per il futuro dopo tre anni di gestione «senza fuochi d’artificio» che però hanno rovesciato la situazione del gruppo con 4 miliardi di risparmi sui costi e 5 miliardi di debiti in meno. Le pressioni sulla separazione della rete, arrivate negli anni sia dal centro destra sia dal centro sinistra, sono ormai terminate.
L’unica iniziativa che rimane in piedi è il tavolo Romani che però riguarda soltanto le infrastrutture passive di rete, ma la Newco con gli altri operatori dovrà essere finanziata in base alle condizioni di redditività.
Le novità potrebbero arrivare dal fronte della televisione. A una specifica domanda sulla strategicità di Ti Media (che controlla La7 e Mtv) nel futuro del gruppo Bernabè ha risposto lasciando aperte diverse opzioni. «Siamo interessati all’attività dei video in generale perchè rappresenta una delle più forti componenti del traffico su rete. Se ci deve essere anche una Tv generalista vedremo, le competenze non sono strettamente collegate».
La Repubblica 26/02/2011 pag.35
E I CONTRATTI DI SOLIDARIETÀ?
Lo aveva promesso, ha mantenuto l’impegno e la Borsa si è entusiasmata: il titolo di Telecom sale del 5,16 per cento dopo che l’a m m i n i s t ra t o re delegato Franco Bernabé ha promesso agli analisti che i dividendi aumenteranno (dal bilancio 2010 saranno 1,26 miliardi). A un primo sguardo tutto bene, l’utile è raddoppiato a 3,1 miliardi.
Certo, ci sono un paio di dettagli che dovrebbero mitigare l’eccitazione degli investitori. Primo: quando Bernabé parlò dell’aumento dei dividendi per la prima volta, qualche mese fa, contestualmente annunciò che 30 mila dipendenti entravano in contratto di solidarietà per ridurre i costi. Un flusso di denaro diretto dalle casse del ministero del Lavoro, che integra gli stipendi, a quelle di Generali, Intesa e Mediobanca, i soci forti della Telecom tramite Telco. Secondo dettaglio: in Italia Telecom arranca, mentre i soldi arrivano dal Sud America, da partecipazioni come quella in Telecom Argentina, “il 30 per cento del fatturato è all’e s t e ro ”, dice Bernabé. Per gli azionisti i dividendi non hanno bandiera, ma per gli italiani che aspettano da anni novità come la banda larga (il governo non mette soldi) non è una buona notizia.
IL FATTO QUOTIDIANO 26/02/2011 pag. 13
Telecom Italia: SLC-CGIL “Utili di bilancio siano usati per rilancio azienda, riconversioni ed in prospettiva nuove assunzioni”
“I positivi risultati di bilancio di Telecom Italia, anche se dovuti principalmente alla crescita nel mercato sudamericano, devono essere la premessa più che per nuovi e maggiori dividendi, per chiudere definitivamente con una politica di dismissioni e tagli”. Così dichiara in una nota Alessandro Genovesi, Segretario Nazionale di SLC-CGIL.
“Gli utili devono essere utilizzati non solo per diminuire il debito ma anche per rafforzare la competitività dell’azienda a partire dal mercato domestico. In particolare l’azienda dovrebbe ora accelerare sugli investimenti in nuove tecnologie e servizi, accompagnare ciò con un forte segnale sulle reinternalizzazioni di attività pregiate, sulla riconversione e su nuovi bandi per Telecom Italia ed SSC per la riconversione professionale dei colleghi in solidarietà. Occorre oggi accelerare per un riposizionamento delle professionalità presenti in azienda, domani per una loro valorizzazione. In prospettiva anche tornando a parlare di nuova occupazione nell’ambito di tutto il gruppo Telecom Italia. Finora ancora troppo timidi sono stati i passi fatti da Telecom in questa direzione”.
Roma 25 febbraio 2011
Profitti a 3,1 miliardi grazie al Sudamerica, il debito giù a 31,4. Buy back da 800 milioni
MILANO — Telecom Italia ballail tango e aumenta la cedola. E se per l’amministratore delegato del gruppo, Franco Bernabè, il 2010 è stato un anno di grandi trasformazioni, la nuova faccia della compagnia di Piazza Affari ha sicuramente tratti sud americani. A cominciare dal consolidamento, dall’ultimo trimestre del 2010, della controllata Argentina che ha spinto in alto i conti del gruppo con utili raddoppiati a 3,1 miliardi. Un aumento che senza il Sud America si sarebbe fermato al 18,4%. «Abbiamo accresciuto la nostra presenza in America Latina – ha sottolineano Bernabè – ribilanciando le attività del gruppo rispetto al mercato domestico, migliorando la struttura patrimoniale e recuperando competitività ». Insomma non solo tango, ma anche samba.
Anche perché le attività domestiche sono in continua discesa: sul fronte del fatturato l’incidenza è passata dall’80 al 72,8% che in valore assoluto si traduce in un calo di 1,6 miliardi (-490 milioni la riduzione dell’ebitda casalingo) a 20 miliardi, in presenza di un mercato ormai maturo. In flessione, in particolare, i ricavi consumer (- 11,5%) e business (-5,9%). Un trend che spiega anche la riduzione degli investimenti industriali.
In assoluto sono aumentati di 40 milioni a 4,58 miliardi, ma se in Italia sono calati di 409 milioni in Brasile e Argentina sono arrivati a 1,4 miliardi. A dimostrazione che l’Eldorado di Telecom è sempre più sotto l’equatore seguendo una direzione strategica che ha permesso a Bernabè di raggiungere i target indicati nel piano industriale.
Segnali positivi dal comparto Segnali positivi dal comparto mobile. ridotto del 10% i ricavi a 7,7 miliardi, ma sono tornati a crescere gli abbonati: le linee del gruppo sono circa 31 milioni in aumento dei 162mila unità rispetto a dicembre 2009. Nel dettaglio i ricavi sono aumentati del 2,5% a 27,5 miliardi, grazie ai 798 milioni argentini e all’effetto cambio per l’unità brasiliana. In crescita del 2,7% a 11,4 miliardi l’ebitda. «La capacità di recuperare efficienza – ha proseguito il manager - ci ha permesso di raggiungere gli obiettivi di stabilizzare l’ebitda per il terzo anno consecutivo». I 6 miliardi di free cash flow sono invece serviti per ridurre il debito da 33,9 a 31,4 miliardi di euro.
«Oggi – continua Bernabè – Telecom Italia è un gruppo sempre più solido che può permettersi di guardare al futuro con serenità». Al punto da aumentare il monte dividendi di 160 milioni, portando la cedola per le azioni ordinarie a 5,8 centesimi e quella delle risparmio a 6,9 centesimi. Contestualmente il cda ha anche varato un buy
back da 800 milioni di euro proprio sulle azioni risparmio con l’obiettivo di ridurre i costi finanziari considerando che l’indebitamento ha un prezzo inferiore rispetto allo stacco della cedola.
Pur votando a favore dell’approvazione al bilancio, Luigi Zingales, il consigliere indipendente che in consiglio rappresenta i fondi, si è espresso contro il processo di “impairment test” che valuta il costo dell’avviamento a 43,9 miliardi. Zingales avrebbe preferito che «la società cogliesse l’occasione per effettuare una svalutazione delgoodwill».
Telecom ha inoltre annunciato che nella relazione sul governo societario e gli assetti proprietari fornirà un’informativa sul progetto Greenfield: il rapporto Deloitte sulle cause e le eventuali responsabilità che hanno portato ad alcuni degli scandali che sono nati sotto la gestione Pirelli (Sparkle, Sim False e dossier illegali).
La Repubblica 25/02/2011 pag. 34
SINDACATO LAVORATORI DELLA COMUNICAZIONE
17 MARZO FESTA NAZIONALE???
SI, MA PAGATA DAI LAVORATORI !!!!!
Come noto la furia ideologica del governo di destra di questo paese, non esita a colpire il mondo del lavoro senza esclusione di colpi.
Fedele a questo spirito antilavoratori, il 18 febbraio abbiamo assistito ad un altro scandalo della lunga lista che il governo oramai ci ha riservato in questi anni.
Infatti, il 18 febbraio si è riunito il consiglio dei Ministri che in merito alla festività per i 150 anni dell’Unità d’Italia del 17 marzo, ha stabilito che:
Per il solo anno in corso ed al fine di evitare inopportuni aggravi a carico della finanza pubblica e delle imprese private, per il 150esimo anniversario dell'Unita' d'Italia troveranno applicazione gli effetti economici e gli istituti giuridici e contrattuali previsti per la festivita' soppressa del 4 novembre (che solo per quest'anno non esplica i predetti effetti) così da compensarne gli oneri
Al di là dell’esplicita volontà di non far mai pagare nulla alle aziende e tutto ai lavoratori (in politichese “evitare inopportuni aggravi”), quello che è opportuno sapere è che in ogni azienda la festa del 17 marzo sarà pagata dai lavoratori in modo da “compensarne gli oneri”.
Ovviamente anche Telecom applicherà la legge e dovendo sostituire la festività del 4 novembre con quella del 17 marzo, ci troveremo con 8 ore di EF in meno, che andranno a coprire il giorno di assenza per la “festa nazionale per i 150 anni”.
Si tratta dell’ennesima vergogna che questo governo ci propina e che colpisce sempre e solo il mondo del lavoro e che dimostra ancora una volta che dobbiamo fare di tutto per liberarci prima possibile di chi ci toglie diritti, salario e futuro e che rende il popolo italiano lo zimbello del mondo intero.
Firenze, 21 febbraio 2011
L'invivibilità del 187
In queste ultime settimane, come Segreterie Nazionali di Slc Fistel e Uilcom, abbiamo ricevuto da parte delle nostre strutture territoriali e dalle RSU continue segnalazioni che denunciano un peggioramento del clima lavorativo all'interno del mondo 187 che ha portato, soprattutto in alcune Regioni, l'uscita di comunicati di denuncia e l'avvio delle procedure di sciopero.
Mentre da un lato Telecom si assicura il premio come migliore servizio clienti in Italia, grazie al lavoro dei tanti operatori (malgrado l'invivibilità nel settore per colpa di qualche responsabile), le linee operative oltre ad "asfissiare" quotidianamente con i vari sondaggi i lavoratori in maniera sistematica e continua, oltre a rendere sempre più invivibile l’ambiente lavorativo con continue pressioni per il raggiungimento degli obiettivi, arrogano il diritto anche di venire meno al rispetto del contratto nazionale e degli accordi sindacali. Infatti, sembrerebbe che vengano negate il più delle volte le richieste di permessi a vario titolo, quali Mamma-Papà, permessi EF fino ad arrivare in alcuni casi a negare la fruizione dei permessi per la legge 104!!
A tutto questo, dobbiamo aggiungere la mancata applicazione dell'accordo "60/40" che aveva l'obiettivo di dare tramite job rotation la possibilità al lavoratore di alternare attività di Front End a quello di Back Office.
Le Segreterie Nazionali condannano tutto questo, evidenziando un comportamento sempre più scorretto da parte dei responsabili della Linea 187.
Invitiamo immediatamente l'azienda a porre rimedio a quanto sta accadendo all'interno del settore, ed a convocare subito "la Commissione Benessere" sia del “fisso” (MAI CONVOCATA), sia del “mobile” per riaprire la discussione sulla vivibilità interna dei Customer di Telecom Italia.
LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL
Roma, 21 febbraio 2011
Durante la discussione al Senato del decreto “Milleproroghe” sono stati bocciati gli emendamenti, presentati da alcuni parlamentari, che avrebbero potuto porre rimedio ai gravi danni provocati dalla Legge 122 alle pensioni dei lavoratori elettrici e telefonici.
A nulla è valso il lavoro profuso in questi mesi dal sindacato;a nulla sono valse le migliaia di testimonianze inviate al Parlamento dai lavoratori che, grazie a questo
provvedimento iniquo, vedono gravemente pregiudicato il loro diritto ad una pensione
giusta; a nulla è servito il coinvolgimento delle organizzazioni datoriali di Confindustriache, congiuntamente al sindacato, hanno richiesto un incontro per verificare i correttivi da apportare; a nulla è valso l’aver evidenziato come, senza le opportune modifiche, gli effetti della Legge 122 rischiano di mettere a repentaglio importanti accordi sottoscritti a salvaguardia dei posti di lavoro (accordo Telecom italia).
Sconcertante è stato il silenzio del Governo che, in 5 mesi, non ha trovato il tempo di
incontrare ufficialmente le parti sociali per affrontare il problema.
A questo punto per il Sindacato si apre la seconda fase: contrasteremo in tutti i modi,
a cominciare anche dalla verifica dell’apertura di un ampio contenzioso legale, gli
effetti di questa legge, a tutela degli interessi di migliaia di lavoratrici e lavoratori che rivendicano nient’altro che il diritto ad una pensione giusta.
Le Segreterie Nazionali
Filctem-Cgil Flaei-Cisl Uilcem-Uil
Slc-Cgil Fistel-Cisl Uilcom-UIl
Roma, 14 febbraio 2011
Per Telecom Italia è ora di guardare avanti. Con la cessione del 27% della cubana Etecsa si chiude per Telecom Italia l’era delle cessioni varata dall’ad Franco Bernabè nel piano industriale del 2008.
L’obiettivo iniziale, quello di raccogliere complessivamente 2-3 miliardi circa, non è stato centrato (ma la vendita di Sparkle è rimasta in stand by a causa delle note vicende giudiziarie). Etesca, infatti, è stata valutata 706 milioni di dollari riconosciuti dalla finanziaria cubana Rafin (500 già versati, gli altri verranno pagati in 36 rate), quasi il doppio rispetto al valore di libro (289 milioni di euro), ma una cifra comunque non sufficiente per agguantare l’obiettivo.
Le diverse cessioni effettuate da Bernabè infatti hanno complessivamente raggiunto all’incirca quota 1,5 miliardi. «Si conclude la fase di dismissioni e di razionalizzazione del portafoglio e si apre oggi una fase diversa che vede le partecipazioni in Brasile e Argentina,di cui abbiamo il controllo diversamente dalle altre partecipazioni che erano finanziarie, con una forte potenzialità di espansione. Questo ci restituisce una prospettiva internazionale».
In Piazza Affari la notizia ha lasciato gli investitori tutto sommato indifferenti. Il titolo tlc ha infatti perso 1,5% e ha chiuso a 1,038 euro (da inizio anno tuttavia il bilancio è positivo: +5,8%). L’annuncio in effetti era atteso da tempo ed era nell’aria anche la valutazione della partecipazione caraibica. Ma a penalizzare il titolo ha concorso ieri un report di JP Morgan che ha inserito il gruppo tlc nella sua short conviction list con una raccomandazione a underweight e un target price a 1,15 euro. «Non mi preoccupano i rapporti», ha tuttavia commentato Bernabè. Gli analisti temono il rallentamento sul fronte domestico e soprattutto l’erosione costante della redditività del mobile.Ma ilmanager, il cui mandato scade con l’approvazione del bilancio 2010, risponde e ricorda come in tre anni il gruppo abbia raggiunto un significativo miglioramento e dell’efficienza, il taglio dei costi di 4 miliardi di euro trasferito integralmente ai consumatori in termini di diminuzione dei prezzi e la riduzione dell’indebitamento vicino, in tre anni, ai 5 miliardi di euro. «Oggi possiamo pensare al futuro su una base solida», ha ribadito al manager. Appuntamento quindi al 24 marzo con il bilancio 2010 e, successivamente, con l’assemblea del 12 aprile per il rinnovo
del cda.
AFFARI E FINANZA 01-02-2011 pag. 6