05 febbraio, 2010

Scajola e i vertici di Telecom decidono di prendere tempo

Il ministro ribadisce: «La rete è strategica»
Il presidente del Consiglio su Telefonica:
«Siamo un Governo liberale e in libero mercato»


GAIA GIORGIO FEDI

In giorni di smentite che confermano,anche ieri il copione della politica su Telecom Italia si è ripetuto: nessuno ha ufficialmente parlato di via libera alle nozze con Telefónica mentre è stato ribadito che la rete è strategica. Il primo a parlare, inmattinata, è stato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: pur tornando a confermare di non avere ricevuto «nessuna proposta, nessun progetto » sull’integrazione italo-spagnola, il premier ha sottolineato che «siamo un Governo liberale e viviamo in un’economia di libero mercato ». Dopo le parole di Berlusconi, il titolo Telecom ha immediatamente accelerato in Borsa (poi ha virato in negativo a causa del crollo del mercato, limitando comunque la perdita all’1,81%), avvalorandone l’interpretazione come una sostanziale dichiarazione, se non di via libera, almeno di non ingerenza sulla possibile fusione. Tuttavia, poco dopo il sottosegretario all’Economia Luigi Casero, durante un’interrogazione alla Camera, ha ventilato il possibile ricorso da parte dell’esecutivo alla golden share, sottolineando subito dopo che la «rete è strategica». Un ritornello che viene ripetuto, con parole identiche, da diversi giorni, avvalorando l’ipotesi che sia ormai quello il nodo principale sul quale si tratta per ottenere il via libera di Palazzo Chigi alla fusione con Telefónica. Tant’è che, appena qualche ora dopo, il concetto è stato ribadito anche dal ministro Claudio Scajola, dopo l’incontro con l’ad Franco Bernabè e il presidente Gabriele Galateri. Il ministro ha detto che si è parlato della necessità di sviluppare la rete di nuova generazione, e che il Governo manterrà l’impegno di superare il digital divide sulla banda larga.
Dichiarazione vaga, ma non incompatibile con l’ipotesi di scorporare la rete Telecom in una newco, aprirla ad altri investitori e far finalmente decollare la Ngn. Quanto ai rapporti con gli spagnoli, a Scajola è stato detto che Telecom prosegue «nella realizzazione del proprio progetto industriale, comprese le sinergie con Telefónica» e che il Governo sarà informato tempestivamente «di ogni elemento che ne dovesse modificare il corso».

FINANANZA E MERCATI VENERDI 5 FEBBRAIO PAG 7


Le pressioni su Bernabé

di Alfredo Faieta

Per l’amministratore delegatodi Telecom Franco Bernabè suona la campana dell’ultimo giro? Dopo le fiammate in Borsa e le ridda di voci sul via libera governativo a un’integrazione tra Telecom Italia e la spagnola Telefónica, che costringerebbe il manager all’uscita, il governo sembra far quadrato intorno alla società italiana. Prima il sottosegretario all’Economia Luigi Casero, rispondendo a un’interpellanza di Paolo Gentiloni, Pd, alla Camera,ha ricordato che “qualora dovessero verificarsi i presupposti per la concreta realizzazione dell’operazione di
integrazione si potrà valutare, d'intesa con il ministro dello Sviluppo economico, se e in quale misura esercitare i relativi poteri speciali” derivanti dalla golden share, tuttora considerata valida nello statuto della società nonostante l’opposizione dell’Ue. Poi lo stesso ministro Scajola, al termine dell’incontro con l’ad Bernabè, programmato già da tempo e incentrato sul piano industriale, ha ribadito in una nota che l’infrastruttura della rete è “strategica per lo sviluppo del paese” e che “vanno assicurati nel tempo gli interventi necessari per garantire a tutti i cittadini l’accesso alla banda larga, superando il digital divide”. Quindi gli investimenti in quel campo non dovranno venire meno, qualunque sia l’assetto di controllo del gruppo. Lo stesso Scajola l’altroieri aveva affermato alle maggiori agenzie di stampa internazionali, mentre i mercati erano in piena euforia da fusione, che Telecom è una “società privata”, in grado di “agire liberamente” senza che il governo intervenga su questioni che riguardano i suoi assetti di controllo. E queste dichiarazioni sono state rafforzate dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che ieri ha detto: “Non ho avuto ancora nessuna proposta e nessun progetto che riguarda Telecom: per quanto riguarda la sostanza di una qualche proposta ricordo che siamo un governo liberale ”. Il messaggio sembra quindi essere che il governo è pronto ad “autor izzare” un’integrazione tra le due società, nella pienezza delle regole del mercato, solo a condizione che gli impegni per lo sviluppo e l’ammodernamento della rete siano cogenti. Se Bernabè, convinto assertore dell’indipendenza della società italiana, non è d’accordo, può sempre andarsene.e vai, lo trattano come fece baffino

Il Fatto Quotidiano venerdi 5 febbraio pag 10

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