03 febbraio, 2010

Affare Telecom - Telefonica. Quell'italianità a giorni alterni

di Roberto Rossi

Nel caso Telefonica-Telecom c’è qualcosa che sfugge. Un non detto. Che è questo: perché il governo ha speso tre miliardi di euro per ritardare la cessione di Alitalia ad Air France, in nome della difesa dell’italianità, e, invece, nulla muove contro l’ipotesi di un passaggio dell’ex monopolista dei telefoni agli spagnoli guidati da Cesare Alierta? Di certo Alitalia non è meno strategica di Telecom. Un vettore che fa rotta sull’Italia lo si trova sempre. Ryanair nel 2010 raggiungerà i 22 milioni di passeggeri e supererà la malandata compagnia di Roberto Colaninno. Una società che investe pesantemente in tecnologia, be’, quello, invece, è più difficile. Telecom è una grande società. Fa ricerca come nessun altro in Italia. I suoi livelli di investimento superano dieci volte la media nazionale, ed è un calcolo per difetto. Tra l’altro presidia un settore che non è proprio di nicchia. È vero, come ci ricordano ogni giorno gli analisti, che il mercato delle telefonia mobile è saturo, ma è anche vero che in una «società di informazione» come la nostra un paese industrializzato non può permettersi di perdere terreno. Inoltre, Telecom possiede un bene fondamentale per uno Stato: la rete. A chi andrà? Non è un aspetto secondario. Sulla rete, pagata tra l’altro da tutti noi, transita ormai la crescita del Paese. Telefonia, Internet, banda larga, non è ipotizzabile pensare uno sviluppo senza ampliare e investire proprio sulla rete telefonica. È chiaro che un eventuale arrivo di Telefonica alla guida di Telecom non è un fatto drammatico. La compagnia spagnola non azzererà quello che fin qui è stato costruito. Ma resta il dubbio su cosa farà in caso di necessità. Per capirsi, in vista di un’altra grande crisi economica, che negli ultimi anni si intensificano come le piogge d’autunno, quali saranno i lavoratori che verranno sacrificati per primi? Quelli spagnoli e quelli italiani? E dove Telefonica tirerà la cinghia, ridurrà gli investimenti, dimezzerà gli organici? In Italia o in Spagna? Non è la prima volta che una multinazionale estera decida di abbandonare un settore di produzione in Italia. È successo per le società a più basso contenuto tecnologico, come la ThyssenKrupp tanto per fare un nome, ma è stato anche il caso di società fortemente specializzate, come la Ericsson-Marconi di Roma. Allora, di dubbio in dubbio, si torna all’argomento di partenza. Perché Alitalia sì e Telecom no? Forse, si potrebbe ipotizzare, perché Berlusconi da questa operazione ha da guadagnare. Come? In primis con uno scambio. Telefoni italiani, contro televisioni spagnole. Telefonica in Italia, Mediaset in Spagna. Ma, cosa più importante, entrando nella partita della gestione della rete. Se sarà scorporata, come si dice, Mediaset potrebbe avere voce in capitolo nei nuovi assetti. La voce del padrone.
03 febbraio 2010

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