26 ottobre, 2006

DICHIARAZIONE DI MICELI SU CDA E COMUNICATO STAMPA TELECOM ITALIA:

Dichiarazione di Emilio Miceli

Segretario generale SLC-CGIL

su decisioni CdA Telecom


Dopo la riunione del Consiglio di Amministrazione di Telecom è necessario che l’azienda presenti in modo dettagliato al sindacato le scelte che intende compiere.
Ovviamente prendiamo atto con soddisfazione che il Consiglio di Amministrazione avrebbe deciso, come richiesto dal sindacato, di riprendere il cammino della convergenza tra rete fissa, mobile, internet e media.
Ci sembra che le decisioni assunte vadano nella direzione di una correzione non lieve delle scelte operate nel Consiglio di amministrazione dell’11 settembre e da noi contestate.
Contro quelle decisioni abbiamo chiamato la categoria allo sciopero generale il 3 ottobre e riteniamo che quelle di oggi siano decisioni assunte anche a seguito della protesta dei lavoratori.
E’ ovvio che ci aspettiamo un piano dettagliato, con una strategia chiara e definita e questo lo si potrà ottenere solo con un confronto serrato con i vertici aziendali e non c’è dubbio che sarà l’esito dell’incontro a decidere delle iniziative che il sindacato intraprenderà.


Roma, 25 ottobre 2006


TELECOM ITALIA CONFERMA LA STRATEGIA DI ACCELERAZIONE, DEFINITA L’11 SETTEMBRE, DELLA CONVERGENZA FRA TELECOMUNICAZIONI FISSE, MOBILI, INTERNET A BANDA LARGA E CONTENUTI MEDIA AVVIATO, IN ACCORDO CON L’AUTHORITY, IL PROCESSO DI TRASFORMAZIONE DELLA RETE D’ACCESSO SARA’ REALIZZATA UNA RETE DI NUOVA GENERAZIONE (“NEXT GENERATION NETWORK”)

LA QUALITÀ DEI SERVIZI AL CLIENTE SARÀ CENTRALE NEL NUOVO PIANO INDUSTRIALE

Il Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia si è riunito oggi sotto la presidenza del Prof. Guido Rossi per esaminare le linee strategiche di riorganizzazione a seguito delle delibere approvate l’11 settembre scorso.

Le decisioni assunte l’11 settembre rappresentano l’evoluzione - alla luce dei cambiamenti dello scenario tecnologico e del contesto competitivo -dell’integrazione, avviata due anni fa, delle attività di telefonia fissa e mobile, i cui frutti sono stati evidenti dal lato del risparmio dei costi, pari a oltre 1 miliardo di euro nel 2005 e nel primo semestre 2006, valutati già positivamente dal Consiglio di Amministrazione.

Telecom Italia, pertanto, conferma l’obiettivo strategico di puntare sulla convergenza fra telecomunicazioni fisse, mobili, Internet a banda larga e contenuti media. In questo quadro la riorganizzazione garantisce l’opportuna flessibilità operativa senza rinunciare ai benefici conseguiti con l’integrazione fisso-mobile e con l’intenzione di cogliere, in pieno accordo con l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, tutte le opportunità offerte dal mercato.

Per questo l’azienda ha intenzione di avviare una importante trasformazione delle reti di accesso in network di nuova generazione, in grado tra l’altro di trasmettere programmi televisivi ad alta definizione, film, musica, video, e di fornire servizi ICT alle imprese e servizi di pubblica utilità (telemedicina, infomobilità, ecc.)

La “next generation network” sarà realizzata anche attraverso la separazione da Telecom Italia della rete d’accesso, secondo un modello che sarà concordato insieme all’Autorità.

L’intero processo di riorganizzazione porrà il cliente al centro; obiettivo specifico è il miglioramento della soddisfazione della clientela, anche grazie al miglioramento della qualità dei servizi di customer care, attraverso un mirato programma di customer relationship management. Per il raggiungimento di tale risultato Telecom Italia intende mettere al servizio di questo progetto tutti gli investimenti necessari.

Il Consiglio di Amministrazione ha preso atto delle dimissioni rassegnate dal Sindaco Stefano Meroi, che ha motivato la propria decisione in base a considerazioni di opportunità, a fronte della partecipazione di Generali Assicurazioni (presso cui il Dott. Meroi opera) al patto parasociale riguardante Telecom Italia, stipulato con Olimpia e Mediobanca lo scorso 19 ottobre. Al Dott. Meroi è subentrato il Sindaco supplente espresso dalla stessa lista di appartenenza del Sindaco dimissionario, vale a dire il Dott. Enrico Maria Bignami, revisore ufficiale dei conti e dottore commercialista in Milano.

Il Consiglio di Amministrazione ha deciso di anticipare dal giorno 7 al giorno 6 novembre 2006 la tenuta della riunione per l’esame dei risultati del terzo trimestre.

24 ottobre, 2006

IL SITO DELLA SOCIETA RETE DI ACCESSO CREATO FUORI DA BRITISH TELECOM E GESTITO INSIEME ALL'AUTORITY


L'HTML DEL BLOG NON CONSENE DI FARE IL LINK DIRETTO, SE SIETE INTERESSATI FARE UN COPIA INCOLLA DEL SEGUENTE LINK www.openreach.co.uk

23 ottobre, 2006

20 ottobre, 2006

Telecom: avanti con le curiosità (Restano da conoscere motivi e responsabilità)

PUBBLICHIAMO COME ORMAI DA ABITUDINE I LUCIDI CORSIVI DI GIACALONE.
Baldi e fieri

I lettori de Il Grande Intrigo sono fra i pochi a sapere delle prodezze di Telecom Italia in Brasile, e ne sanno più dei controllori. Ora arriva la conferma che avevamo visto giusto, che avevamo ragione, il che autorizza qualche curiosità (Telecom Italia, lo ricordo, è quotata, quindi raccoglie il denaro dei risparmiatori). Non c’è nulla di tecnico, nulla di complicato, seguite queste poche righe.
In Italia si dà il felice annuncio che l’Anatel (autorità di controllo brasiliana) ha dato il “via libera” a Telecom Italia. Bella cosa. Però ha dato loro ragione solo perché hanno riconosciuto di avere torto. Sono anni che si combatte una battaglia feroce, a colpi di spie e di cause, coinvolgendo personaggi a dir poco discutibili e pagandoli con pacchi di soldi in contante, perché Telecom pretendeva di avere il comando di Brasil Telecom. Contemporaneamente lanciava, in concorrenza con la BT, di cui è socia, Tim Brasil. Non solo era contro le leggi brasiliane, ma era una visibile dissennatezza, visto che moltiplicava i costi. Delle due l’una, ragionavo: o si esce da BT, vendendo la quota, o si cerca di valorizzare le sinergie. Loro preferirono la guerra a tutto ed a tutti. Dopo avere dilapidato una montagna di quattrini, adesso Telecom Italia dice: vendiamo sia la quota in BT che la Tim Brasil. Le autorità brasiliane rispondono: un accidente, perché quelle due cose sono incompatibili, quindi prima risolvete il problema e poi vendete (questa è la causa della marcia indietro di Rossi, non le solite fanfaluche strategiche). Allora Telecom, ora giustamente, prende la partecipazione in BT e la mette nelle mani di un trust inglese, governato da Credit Suisse. L’Anatel da il via libera ed alla fine della grande guerra gli italiani non contano più un accidente. Un bel successo.
Non è finita, restano i morti e le macerie. Quando qualcuno metterà gli occhi dentro la guerra brasiliana scoprirà quello che non ho potuto scrivere, e sarà magari la magistratura brasiliana a fare quello che da noi si evita accuratamente e da anni. Cirio, Parmalat e Telecom Italia hanno usato il Brasile per spendere troppo ed incassare un fico secco. Telecom Italia ha speso per non acquistare ed ha volutamente ignorato quel che oggi ammette. Si vorrebbero conoscere la ragione ed i responsabili.

www.davidegiacalone.it

19 ottobre, 2006


Dal 20 ottobre 2006 al 31 ottobre 2006 l’astensione collettiva dal lavoro straordinario, supplementare e dalla reperibilità a livello nazionale di tutto il personale di tutte le aziende del gruppo Telecom.

Dichiarazione di Emilio Miceli

Segretario generale SLC-CGIL

su Telecom

Il patto stabilito tra Olimpia, Generali e Mediobanca rafforza l’assetto di controllo di Telecom, comincia a diversificare l’assetto proprietario, ma non risolve nessuno dei problemi dell’azienda.
Il tema di fondo resta, infatti, la necessità di rilanciare gli investimenti soprattutto sulla rete fissa.
Questa necessità è evidentemente incompatibile con un livello di dividendi che di fatto ogni anno azzera gli utili aziendali. Tra l’altro tra il 2007 e il 2008 l’azienda dovrà far fronte a scadenze debitorie, per la stragrande parte in bond, per circa otto miliardi di euro. Per questo le decisioni degli azionisti restano abbondantemente al di sotto delle necessità dell’azienda. E’ necessario che si decida di non procedere, almeno per i prossimi due anni alla distribuzione di alcun dividendo e di revocare le decisioni dell’11 settembre come premessa per la valorizzazione degli asset aziendali. Del resto dall’audizione del Presidente Calabrò è chiaro che la decisione di societarizzare la rete era solo una fuga in avanti non richiesta da nessuno.
Resta obbligata, se si vuole procedere verso il risanamento ed il rilancio, la strada della ricapitalizzazione dell’azienda.In questo senso le decisioni sulle regole di controllo sono assolutamente ininfluenti ai fini di una nuova prospettiva industriale..
Ovviamente, con questa operazione non si pregiudica la possibilità di una proprietà diffusa dell’azienda, attraverso la costituzione di una public company che resta la soluzione più adeguata per una grande utility con Telecom.

Slc-Cgil, non distribuire dividendi per 2 anni

ROMA (MF-DJ)--"Il patto stabilito tra Olimpia, Generali Ass. e Mediobanca rafforza l'assetto di controllo di Telecom Italia, comincia a diversificare l'assetto proprietario, ma non risolve nessuno dei problemi dell'azienda".

Lo ha affermato Emilio Miceli, segretario generale della Slc-Cgil, secondo cui "il tema di fondo resta la necessita' di rilanciare gli investimenti soprattutto sulla rete fissa. Questa necessita' evidentemente incompatibile con un livello di dividendi che di fatto ogni anno azzera gli utili aziendali".

Per questo, anche alla luce delle scadenze debitorie del 2007-2008 per circa 8 mld di euro, "e' necessario che si decida di non procedere, almeno per i prossimi due anni, alla distribuzione di alcun dividendo, e di revocare le decisioni dell'11 settembre come premessa per la valorizzazione degli asset aziendali" conclude Miceli.

18 ottobre, 2006

QUESTA SI CHE E' UNA NOVITA'!!!!!!!!


QUESTO SI CHE E' UN PUNTELLO, MEDIOBANCA E GENERALI..................RICORDATE LA PRIVATIZZAZIONE? CHI ERA L'ADVISOR? 10 ANNI PER RICOMINCIARE?
Telecom, patto Olimpia-Mediobanca-Generali, aperto nuovi soci
mercoledì, 18 ottobre 2006 7.20 Versione per stampa


MILANO, 18 ottobre - Olimpia, primo azionista di Telecom Italia (TLIT.MI: Quotazione, Profilo) con circa il 18% del capitale, Mediobanca (MDBI.MI: Quotazione, Profilo) e Generali (GASI.MI: Quotazione, Profilo) hanno siglato un patto parasociale sul 23,2% del capitale della società telefonica.

Lo dice una nota della società, aggiungendo che gli "aderenti intendono assicurare continuità e stabilità all'assetto azionario e alla governance di Telecom Italia".

Il patto, di durata triennale e che obbliga i partecipanti a consultarsi prima delle assemblee, è aperto all'ingresso di nuovi soci, consente a Mediobanca e Generali di aumentare di un quarto la quota da ciascuna sindacata e a Olimpia di aumentare il capitale, anche con conferimento di azioni Telecom Italia di nuovi soci.

RELAZIONE COMPLETA PRESENTATA DA CUSANI FILE PDF

NAPOLI – 5 e 6 OTTOBRE 2006 – ASSEMBLEA NAZIONALE RSU SLC/CGIL – SETTORE TLC

ARMATEVI DI PAZIENZA A LEGGETE NE VALE LA PENA

Questi di Napoli, sono stati due giorni che ritengo molto interessanti, utili e ben organizzati; molti interventi, molta politica, ma anche questioni specifiche; anche gli interventi delle segreterie e di Epifani hanno, a mio parere, centrato la filosofia dell’assemblea.
Un’assemblea, va ricordato e apprezzato, nata solo e soltanto sull’onda dei tanti no all’ipotesi di accordo sul CCNL e dietro la spinta (legittima e corretta) delle regioni in cui l’ipotesi ha avuto maggiori difficoltà; una scelta difficile da parte delle segreterie nazionali, che mi pare si siano messe in discussione di fronte a tutte le RSU del settore, evitando così le scorciatoie difficili e sempre soggette a critiche delle “delegazioni rappresentative”: avere allargato a tutte le RSU l’invito a partecipare ha evitato qualunque tipo di polemica e reso la discussione più aperta e forse definitiva.
Quindi un’assemblea con al centro i luoghi di lavoro e non gli studiosi, i dirigenti aziendali e/o sindacali.
Purtroppo le vicende Telecom (e in parte la recente finanziaria) hanno monopolizzato gli interventi, riducendo l’importanza di alcuni temi che forse potevano essere maggiormente approfonditi.
Penso alla questione Vodafone, fortemente sentita su alcuni temi al momento della discussione sull’ipotesi di accordo del CCNL, in particolar modo sul lavoro part time; penso alla vicenda di Atesia; penso alla precarietà presente nel settore. Temi discussi e approfonditi, ma la centralità e la contingenza del problema Telecom, li ha posti in secondo piano.
Ha aperto l’assemblea Rosario Strazzullo, che abbiamo saputo uscire dalla segreteria nazionale (quindi dal settore TLC) per andare in confederazione con la Nicoletta Rocchi,
Il settore presenta fatti nuovi: sul piano finanziario, pur in presenza di utili molto alti, i tassi di redditività si riducono in percentuale rispetto al passato a fronte di flussi di investimenti sempre più necessari; sul piano tecnologico l’innovazione comporta politiche ed alleanze strategiche; infine, le ultime vicende confermano il problema della qualità dell’imprenditoria nazionale. Su tutto non si può tacere lo scandalo delle intercettazioni, che pongono all’attenzione di tutti anche la questione etica, la distinzione tra sfera pubblica e privata, la delicatezza di temi che riguardano la democrazia nel nostro paese.
Questo scenario è quello che si prospetta nel nostro futuro sindacale e nel quale dovremo cercare di svolgere il nostro ruolo: quindi – come dice rosario – non lavorare sul tutto o sul niente, ma valorizzare anche il poco che si raggiunge, consci della vera forza che abbiamo, cioè i lavoratori/trici e il fondamentale rapporto con loro e i loro problemi.
Quali sono i capitoli principali su cui centrare il nostro lavoro sindacale? Relazioni sindacali da rendere più efficaci per migliorare la situazione attuale caratterizzata da una “legittimazione forte senza poteri reali” e regole certe, oggi ancor più importanti dato lo sviluppo di nuove forme di comunicazione che svicolano e “scappano” dalle vecchie regole; regole certe perché non va dimenticato che si tratta di un settore di forte rilevanza sociale, economica e di sviluppo del sistema paese.
Le sfide concrete che abbiamo sono sulle politiche industriali (di cui Telecom è l’esempio più attuale) della qualità del lavoro (i part time in Vodafone), della sicurezza del lavoro (i contratti a termine alla RAI) e il grosso problema dei lavoratori in out-sourcing (con il rischio, più volte evocato, della delocalizzazione delle attività). La circolare Damiano (14/6/2006) ci aiuta pur non risolvendo i problemi sul terreno della precarietà, ma ci dovrebbe responsabilizzare nella ricerca di soluzioni che riescano a dare risposte concrete.
Molta attenzione va posta sul tema della professionalità nel nostro settore. Infatti qui (ma aggiungerei che oramai è una prassi costante e comune) il lavoratore è importante per le aziende solo e soltanto fino a che serve; l’esperienza concreta ci dimostra l’utilizzo fatto dalle aziende delle professionalità di ognuno e la necessità di tentare di ricomporle nelle politiche contrattuali; è quello che abbiamo fatto in Telecom con l’accordo sull’inquadramento; è quello che dovremo riuscire a fare nel settore, scalzando le logiche meritocratiche a favore del riconoscimento delle professionalità.
Oltre alla professionalità occorre mettere all’ordine del giorno il tema della sicurezza dei lavoratori, a partire dai call center.
Il dibattito ha toccato diversi temi:
PRECARIATO:Su questo punto il dibattito è andato oltre ai soliti temi sulla legge 30; è stato sottolineato, come il precariato non si risolve con una pseudostabilizzazione tipo Part-Time a 4 ore, soluzione che costringe il lavoratore a trovare un doppio lavoro.
Anche il contratto TLC prevede una percentuale troppo alta di lavoro precario, soprattutto viste le attività sempre più spesso coinvolte, quali i call center (cosa c’è di professionalizzante nel lavoro nei Call Center?); un atteggiamento anche poco coerente con le tesi congressuali.
Il precariato va gestito, regolamentato, utilizzando più strumenti, tipo la volontarietà, non deve più rappresentare la condizione essenziale per trovare un impiego.
Altro fenomeno riguarda il lavoro in out-sourcing e gli appalti: le aziende, distribuiscono commesse ad elastico, e questo rende precario lo sviluppo dell’azienda, sia sui livelli occupazionali che sulla sicurezza (vediappalti di rete) che sulla formazione.
Nel nostro settore, Vodafone sta attuando una politica diversa: dà lavoro ad aziende dove i lavoratori a progetto sono realtà minime e garantendo un flusso stabile di commesse; Telecom non fa altrettanto: porta avanti una gestione ad intermittenza distribuendo lavoro in percentuali variabili tra 187 e Call Center – esemplare il caso di Atesia.
E’ importante che le aziende di TLC tornino ad essere aziende industrializzate, che includono cioè tutto il processo produttivo, dalla nascita delle idee alla produzione, mentre oggi la tendenza è quella di esternalizzare settori, spezzettare il processo. L’esempio della FIAT è stato più volte citato, proprio come contrapposizione tra politiche industriali dettate da logiche finanziarie e politiche invece solo industriali: le prime destinate a “consumare” liquidità per appagare gli azionisti e le seconde che investono sulla qualità, sull’innovazione di prodotto e di sistema, non nel brevissimo, ma nel medio-lungo periodo. Ovvio il riferimento alle ultime vicende in casa Telecom.
Molti sono stati i riferimenti su Atesia, a cominciare dalle ispezioni e dalla circolare Damiano, che rappresenta la risposta ministeriale ad una situazione oramai diventata ingestibile.
Miceli ha ribadito con forza che SLC non è disposta a trattare l’esito delle ispezioni e non ci sarà nessuna apertura preventiva di tavoli negoziali. E’ necessario prima vedere l’esito (la questione è tra azienda e Ministero) poi portare avanti eventuali trattative.

DEMOCRATICITA’ INTERNA ALL’ORGANIZZAZIONE SINDACALE
Da più parti è stata sollevata la questione della democraticità interna, criticità emersa in fase di negoziazione contrattuale, in particolare, in qualche intervento, si è avvertita una certa distanza tra la base ed i vertici sindacali, soprattutto per ciò che riguarda:
-la non emendabilità della Piattaforma Contrattuale,
-il Mandato ai Delegati
-i Metodi di consultazione in assemblea.
Miceli nel suo intervento ha replicato, sostenendo che nella nostra organizzazione si può certamente fare di più, ma siamo avanti rispetto ad altri e rispetto allo Statuto della CGIL, che prevede la consultazione degli iscritti; infatti in alcune realtà è stato possibile anche fare il referendum e comunque la consultazione a voto segreto in assemblea è stata la mediazione – certamente avanzata – raggiunta dalle segreterie unitariamente. Su questo tema, anch’io ho portato l’esperienza della Toscana, dove i percorsi democratici sono stati fatti sia negli organismi che tra i lavoratori, con discussioni anche accese, ma con una finale condivisione di fondo dell’impianto dell’ipotesi di accordo; volendo anche significare che la democrazia sindacale non la può garantire la segreteria nazionale, ma chi sta sul territorio, chi organizza le assemblee, chi fa girare i documenti, chi permette a tutti di esprimersi, chi accetta le critiche e, soprattutto, chi riconosce i propri errori sulla base dei suoi ragionamenti e non su quelli fatti da altri.
Certamente bisogna andare avanti in tale direzione: Miceli ha promesso un processo di maggiore democraticità nella creazione delle piattaforme contrattuali , sentendo preventivamente anche un coordinamento di donne e giovani.
CONTRATTOGli aspetti sui quali sono state sollevate le criticità sono l’aumento salariale e i permessi studio (dato che allo stato attuale le paure manifestate sul tema della durata dell’orario di lavoro settimanale medio è risultato un non-problema, mentre è stato centrato il tema delle 11 ore tra un turno e un altro per la effettiva riduzione della flessibilità oraria). Il contratto ha indubbiamente anche dei punti di forza, vedi Orario (ASSTEL ha perso su tale questione), Armonizzazione del settore, ha la capacità di ricucire, armonizzare realtà diverse, non ci dimentichiamo che Vodafone prima del contratto non aveva potere negoziale sull’orario!!!
L’attenzione è poi caduta sui futuri rinnovi contrattuali sia di settore (Biennio economico) e aziendali (armonizzazioni varie, tra cui Telecom) – anche se non si può prescindere dalla situazione di stallo che vive oggi il settore.
E’ stato sollevato da più parti il problema dell’applicazione della legge 146 nel nostro settore, per evidenziare la scarsa efficacia delle nostre azioni di sciopero a causa della rigidità e assurdità delle norme.
L’intervento di Nicoletta Rocchi a tal proposito e’ stato chiaro: ad oggi non c’è disponibilità a cambiare la legge e la Commissione di Garanzia tende ad ampliare l’ambito di applicazione della precettazione, nell’ottica di conciliare il diritto di sciopero con il diritto dei cittadini di godere di alcuni servizi essenziali.
SITUAZIONE TELECOM ITALIA
Naturalmente tutti gli interventi hanno segnalato la situazione di Telecom Italia, la forte preoccupazione per la ricaduta del riassetto sui lavoratori e sul paese, (in quanto settore strategico per l’economia ed il futuro dell’Italia), con la conseguente svalutazione delle tecnologie e di un patrimonio collettivo.
Degno di grande rilievo l’intervento di Sergio Cusani, in qualità di Presidente della Banca della Solidarietà, organismo incaricato da CGIL di portare avanti uno studio sulla situazione finanziaria di Telecom e la conseguente elaborazione di un progetto di riassetto da portare all’attenzione del CDA dell’azienda (vedi relazione allegata).
L’intervento di Miceli, ha sottolineato il carattere finanziario della crisi di Telecom: in Italia il settore TLC perde velocità ed è fragile, avendo debiti verso le banche; Telecom non cresce più (vedi indicatori di produttività) ha una situazione finanziaria disastrosa che richiede che Tronchetti Provera lasci.
Purtroppo in Italia non ci sono investitori che hanno capitale vero per rilevare la società e per la rilevanza strategica che ricopre sarebbe auspicabile una proprietà diffusa, con una ricapitalizzazione vera, senza ricorrere alle banche. Il sindacato chiede che TIM rimanga italiana e di proprietà Telecom.
Lo sciopero, riuscitissimo, con una partecipazione dell’80% dei lavoratori, nonostante la 146, ci ha dato forza per far sentire la nostra voce. I passi successivi ci vedranno impegnati nello sciopero degli straordinari, della flessibilità, dei cambi turno, il tutto fino al CDA dei primi di Novembre. Se le nostre richieste rimarranno inascoltate proclameremo un ulteriore sciopero nazionale.
Per ciò che concerne l’aspetto illegalità è evidente che in Telecom esisteva una centrale affaristica con componenti statuali ed illegali; SLC si è già costituita parte civile a fianco dei lavoratori intercettati, e sta valutando se non sia il caso di citare l’azienda in giudizio.
Esistono inoltre quattro accordi sindacali sui controlli a distanza, l’azienda è quindi inaffidabile ed è il caso di valutare se dobbiamo disdettarli.
Di particolare interesse, ho trovato l’intervento di Luciano Bianco di Cuneo che ha sottolineato due aspetti: il primo di natura "storica" riguardante il posizionamento della Confederazione su tutto il percorso di privatizzazione della Telecom e in relazione al processo di liberalizzazione del mercato delle TLC, questo al fine di rimarcare l'inadeguatezza delle posizioni della Confederazione stessa (per altro non supportata in modo efficace dalla Categoria): in questo percorso, non aver compreso la complessità del processo in un settore di servizi a rete di pubblica utilità rappresenta un limite che deve essere superato anche in funzione degli analoghi processi in corso (vogliamo parlare per esempio di Poste?).
Il secondo aspetto, strettamente conseguente al primo, riguarda la necessità, più che mai ineludibile, di procedere ad un analisi "tecnologica" della questione della rete in funzione dell'espansione della Larga Banda e dei prodotti/servizi su di essa veicolati e soprattutto veicolabili al fine di dotare culturalmente la struttura sindacale di una conoscenza indispensabile per recitare un ruolo da protagonista sulla partita che si sta giocando sul futuro dell’azienda Telecom e del settore TLC tutto. L'attenzione sulle questioni finanziarie dell'Azienda deve essere accompagnata, adesso non dopo, da un ragionamento riguardante: il problema di una regolamentazione pubblica (decisa dal parlamento della repubblica) dell'accesso paritario di tutti gli operatori alla rete fissa; la definizione di un modello di "Azienda della Rete" appropriato a gestire quanto sopra in una dimensione che preveda un controllo di tipo pubblico super partes; una riflessione seria per giungere alla definizione dell’ultimo miglio dandoci la strumentazione per non accettare supinamente le posizioni del management di Telecom; le prospettive di integrazione e di sviluppo del fisso/mobile che non possono essere impedite per mancanza di condizioni paritarie tra i soggetti (anche qui torna il problema della regolamentazione); il livello di investimenti necessari nel breve/medio periodo per dotare il Paese di una struttura di rete d'accesso adatta a veicolare i 20, 50, 100 Mega. Quando citiamo politiche industriali e d'indirizzo strategico non intendiamo tutto ciò? La difesa dei livelli occupazionali in un settore in espansione (la contrazione attuale è di natura congiunturale a fronte delle enormi possibilità di creazione di alti valori aggiunti in funzione della diffusione dell'IPTV), la tutela delle capacità/conoscenze professionali (tra cui l’esempio dei giuntisti Telecom e d'impresa rappresenta un’ottima metafora) di un personale tra l'altro non sostituibile in quanto non disponibile sull'attuale mercato del lavoro. Sono questi i temi, a mio parere, che essendo meno politici talvolta vengono lasciati colpevolmente in secondo piano, ma forse riuscire a darci anche competenze più tecniche poi ci può aiutare a dare risposte politiche più articolate.
INTERVENTO CONCLUSIVO DI GUGLIELMO EPIFANI
La conclusione dei lavori è stata a cura del Segretario Generale CGIL.
Sulla crisi in Telecom Epifani sostiene che il gioco politico che ha al centro Telecom nasconde in realtà il cuore del problema, vale a dire il futuro di un gruppo con 85000 dipendenti: siamo in presenza di un azionista che ha giocato sul futuro dell’azienda utilizzando gli utili fondamentalmente per rafforzare la proprietà.
E’ opinione comune considerare l’attuale situazione come il risultato della privatizzazione, ma a ben guardare, in giro per il mondo, esistono altre esperienze di privatizzazione riuscite e sono risultati positivi perché affrontate con regole oneste, chiare trasparenti.
Andiamo a vedere il sistema proprietario che ci sta dietro, occorre distinguere tra gli interessi dell’azienda da quelli dell’azionista, (perché Confindustria non fa mai distinguo tra le due figure?)
In Telecom ci troviamo di fronte ad un problema di affidabilità della proprietà, una proprietà che avvia un processo di integrazione con tutti i costi che ciò comporta, costi ed impegno sostenuti anche dal sindacato, per poi fare marcia indietro senza interloquire con noi, anzi sostenendo fino all’ultimo il contrario.
Per non parlare poi delle intercettazioni, quale era il vero obiettivo? Business, spionaggio e perché di fronte ad una tale situazione Confindustria non ha preso posizione?
L’obiettivo di CGIL è l’integrità dell’azienda, un no deciso allo spezzatino, sappiamo benissimo dove porta questa politica, perché vendere Tim Brasile che sta crescendo? Se vendi Tim Italia e Tim Brasile salvi l’azienda? No, salvi solo l’azionista.
Ricordiamoci che non si costruisce un paese più evoluto perdendo pezzi del nostro valore industriale.
L’obiettivo per ciò che riguarda Telecom deve essere quello di allargare la base proprietaria con un nodo finanziario di comando stabile.
E’ così che dobbiamo vedere il futuro, non si possono valutare solo prospettive a breve termine, poi è innegabile, le difficoltà ci sono, sia sul fisso che sul mobile, ma a maggior ragione è necessario un azionariato che pensa a medio e lungo termine: la logica del breve periodo ha altre conseguenze tra cui la precarietà e presuppone necessariamente un rapporto di lavoro a breve.

Su questi contenuti, sinteticamente riportati, in Toscana stiamo attivando un percorso assembleare, che però deve essere attentamente valutato, soprattutto per le ripercussioni che possono determinare tra i lavoratori sull’unità e compattezza del fronte sindacali; quindi l’idea è buona, ma occorre valutarla in tutte le sue ricadute. Stiamo aspettando gli sviluppi, che a breve dovrebbero manifestarsi più chiaramente.
Ciao
Samuele
PS: per questa sintesi ho utilizzato i contributi della compagna Marta Banchi che ha seguito il dibattito prendendo appunti e relazionando al termine sui vari temi della discussione; buona parte di questo lavoro è quindi dovuto al suo impegno e bravura. La parte di Luciano Bianco è scritta di suo pugno: io ho solo provveduto a tradurre il cuneese in italiano…….!!!

16 ottobre, 2006

SAREBBE UN BENE OD UN MALE?

AD UN MESE DAGLI ANNUNCI BELLICOSI DELL'ALLORA PRESIDENTE ANCORA NON RIUSCIAMO A CAPIRE QUALE STRADA SI INTENDA PRENDERE, LE O.O.S.S. PARTECIPANDO AI MASSIMI LIVELLI ALLA MANIFESTAZIONE DI MILANO HANNO MESSO IL CAPPELLO POLITICO SULL'INTERA VICENDA, ABBIAMO ASSISTITO AD UNA PICCOLA MANOVRA IN BRASILE ATTA A SALVARE UN PO' DI CAPITALE AZIENDALE DALL'AUTORITY DI QUEL PAESE. C'E' UNO SCIOPERO DELLE PRESTAZIONI AGGIUNTIVE E DELLA REPERIBILITA CHE INIZIERA' IL GIORNO 20. QUOTIDIANAMENTE LEGGIAMO DI NOMI CHE SAREBBERO INTERESSATI AD ENTRARE NEL CAPITALE ( DI OLIMPIA? DI TELECOM? DI MARX?) SONO SOLTANTO RUMORS, PER NON FAR ANDARE IL TITOLO SOTTO LA SOGLIA "CRITICA", SAREMMO CURIOSI DI VEDERE QUANTI STANNO SOSTENENDOLO, VEDREMO LE REAZIONI CHE AVRANNO I MERCATI ALLA TRIMESTRALE CHE SI PREANNUNCIA NULLA DI BUONO.

UNA PREGHIERA ALLE SEGRETERIE NAZIONALI "SVEGLIA!!!!!!"

Abertis-Autostrade, presto il via libera pensando a Telecom

Roma, 16 ott (Velino) - L’incontro a Madrid fra il primo ministro Romano Prodi e il suo collega spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero rilancia la possibilità che Abertis e Autostrade Spa costituiscano il gruppo autostradale più importante dell’Ue. Il disco verde alla fusione rappresenta, però, soltanto il primo passo per un matrimonio vero e proprio, ma le dichiarazioni rese dal ministro per le Politiche comunitarie Emma Bonino lasciano intravedere che il gruppo Benetton non avrà ancora molti ostacoli. Soprattutto quelli frapposti fino a qualche giorno fa dal ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro che non vuole che i Benetton portino in dote le concessioni ottenute dall’Anas su quasi il sessanta per cento dell’intera rete autostradale italiana. È lo sbocco al quale hanno lavorato i diesse e in particolar modo il ministro per lo Sviluppo economico Pierluigi Bersani, che alla fine degli anni Novanta favorì la privatizzazione della società Autostrade e il suo passaggio nell’orbita Benetton.

Di Pietro, da fermo oppositore al trasferimento delle concessioni alla nuova società che verrà creata dalla fusione italo-spagnola, nelle ultime ore è apparso molto più possibilista. Prodi, infatti, ha già informato i ministri interessati che - se necessario - intende modificare ulteriormente le norme della legislazione italiana per consentire, come chiede d’altro canto la Commissione europea, la presenza di costruttori nel pacchetto azionario della nuova società fra Abertis e Autostrade. Il via libera, ancora nella prime fasi, concesso dal premier alla costruzione del nuovo gruppo autostradale europeo, servirà, comunque, al governo per aiutare Telecom a non finire del tutto in mani straniere. Non è un mistero infatti che i Benetton sono decisi ad assumere un ruolo ancor più da protagonisti nella grande azienda telefonica italiana e che le disponibilità finanziarie che ricaveranno dall’alleanza con Abertis serviranno allo scopo. Proprio come sostengono i diesse - da qualche settimana - per convincere Prodi a intervenire sul ministro per le Infrastrutture.

UNA GRANDE MANOVRA OD UN BRODINO RISCALDATO? CI SI PUO' ASPETTARE QUESTO DA UN GOVERNO SU UN TEMA DI ESTREMA RILEVANZA STRUTTURALE QUALE SONO LE TELECOMUNICAZIONI?VOGLIAMO UN PIANO SERIO, CREDIBILE E DURATURO.

12 ottobre, 2006

ne sentiremo parlare a breve?

BEPPE GRILLO SU TELECOM A REPUBBLICA TV STREAMING VIDEO



Il frazionamento azionario (in inglese stock split), consiste nel frazionamento del capitale sociale con la conseguente sostituzione da parte dell'impresa delle proprie azioni con altre di valore nominale inferiore, senza aumento di capitale. Ogni azionista avrà, senza dover sborsare alcuna cifra, un maggior numero di nuove azioni, ciascuna di valore nominale inferiore alle vecchie azioni.

11 ottobre, 2006

STANNO PUNTELLANDO IL MURO PER QUANTO REGGERANNO?


Telecom Italia comprata a due mani. Le mosse del finanziere Zaleski piacciono tanto al mercato

L’incertezza che sta accompagnando l’indice delle blue chips, che negli ultimi minuti è riuscito comunque a riportarsi a poca distanza dalla parità dopo la flessione iniziale, non influisce in alcun modo sulla performance odierna di Telecom Italia che sta vivendo un mercoledì da leoni, con una delle migliori performance del listino. Ieri il mercato era rimasto sostanzialmente sordo alla notizia relativa al conferimento ad un trust di diritto inglese della partecipazione del 38% in Solpart, la holding che controlla Brasil Telecom con il 51% del capitale. L’operazione di fatto rappresenta il primo passo per l’uscita dalla società, lasciando in piedi invece il discorso relativo a TIM Brasil che rappresenta un’opportunità di crescita e non rientrerebbe nei possibili asset messi dal gruppo telefonico.
Questa mattina invece Telecom Italia sta registrando una vera e propria corsa all’acquisto e dopo un avvio già in territorio positivo e in controtendenza rispetto all’indice di riferimento, ha progressivamente accelerato il passo, tanto da arrivare negli ultimi minuti a segnare un poderoso rialzo del 2,54%, a quota 2,295 euro. Molto sostenuti anche i volumi di scambio che testimoniano una frenetica attività sul titolo, dal momento che sono già transitate oltre 111 milioni di azioni.
A scatenare quest’ondata di acquisti su Telecom stanno contribuendo senza dubbio le notizie riportate dalla stampa in merito alle ultime mosse realizzate da Roman Zaleski. Secondo quanto scrive “Il Sole 24 Ore”, il finanziere franco-polacco, avrebbe fatto il suo ingresso nel capitale del colosso telefonico con un piccolo investimento, con l’obiettivo ora di saggiare il terreno per eventuali movimenti futuri. A dare la notizia sarebbe stato lo stesso Zaleski che avrebbe fatto questa confidenza ad alcuni investitori a Londra nel corso delle passate giornate.
Secondo alcune indiscrezioni, anche la famiglia Ligresti starebbe considerando un impegno nella partita, mentre rimane più distaccato l’atteggiamento delle banche, e ancor più distacco sembra trapelare dalla posizione di Pirelli che appare molto dubbioso sul suo investimento nel gruppo telefonico.
Non dimentichiamo in ogni caso che già nei giorni scorsi si era parlato di un interesse da parte di Mediobanca e Generali che, sempre secondo quanto riferito dal quotidiano finanziario,vorrebbero giocare un ruolo di primo piano nel riassetto di Telecom Italia. Resta più difficile invece un eventuale coinvolgimento di Banca Intesa e Capitalia, e ancor più di Unicredito, ricordando in ogni caso che le banche, se decidessero di entrare in Telecom lo farebbero ai prezzi correnti di Borsa e non certo ai 3 euro a cui Olimpia potrebbe considerare di svalutare la propria partecipazione, in carico a 4,2 euro.
Intanto dagli analisti continuano a giungere giudizi positivi sul titolo del gruppo telefonico, tanto che proprio questa mattina Kepler ha deciso di confermare il suggerimento di mantenere Telecom in portafoglio, con un prezzo obiettivo a 2,4 euro. Gli esperti continuano a preferire questo titolo a Pirelli, convinti che Olimpia non sarebbe destinata a trarre alcun vantaggio dalle operazioni ventilate dalla stampa in merito al finanziere Zaleski.
Una raccomandazione ad acquistare Telecom italia è giunta in queste ore anche da Merrill Lynch, che individuano un target price minimo di 2,4 euro, cui aggiunge un dividendo di 0,14 euro, senza escludere la raggiungibilità di un obiettivo ancora più ambizioso a 2,75 euro. Gli analisti della banca d’affari americana ritengono che il titolo ai prezzi correnti sconti tutti gli scenari negativi, unitamente all’attesa di eventuali cattive notizie sul fronte dei risultati del gruppo.

10 ottobre, 2006

09 ottobre, 2006

Dall'assemblea di Napoli i dati sul reale indebitamento di Telecom Italia

CLICCA QUA PER SCARICARE L'AUDIO DELL'INTERVENTO DI CUSANI A NAPOLI


Era già chiaro che la Telecom portasse in sé le cause del dissesto; era chiaro che si volesse far gravare sui contratti e sui lavoratori la necessità di risanamento.

Grazie ai dati forniti da Sergio Cusani , Presidente della Banca della solidarietà, ora è ancora più chiaro il reale scenario, nascosto all'opinione pubblica, ai lavoratori, alle istituzioni, che ha mosso i passi di Tronchetti.

Sulla base dei dati ufficiali della semestrale al 30 giugno 2006 l 'indebitamento lordo di Telecom Italia spa risulta essere di 45,3 miliardi di euro di cui:

31,5 in bond;
9,3 con il sistema bancario;
1,3 derivati;
vari.

Mentre l'indebitamento netto è di 41,3 miliardi di euro considerando cassa e altre disponibilità liquide equivalenti per 2,9 miliardi di euro, e crediti vari.

Ciò che allarma e stupisce è che al 31 dicembre 2005 la liquidità Telecom era di 10,3 miliardi di euro, mentre al 30 giugno 2006 si è ridotta a 2,9 miliardi di euro: cioè la società ha consumato cassa per più di 7 miliardi di euro in soli 6 mesi. A fronte dei quasi 10 miliardi di dividendi maturati tra il 2002 e il 2005, nel biennio 2006 – 2007 ben 8 saranno i miliardi di perdite da onorare.

Poiché la gran parte dell'indebitamento di Telecom è in bond , sapere quali tipi di covenant regolano all'estero le emissioni di bond è fondamentale anche per capire la fretta con cui l'azionista di riferimento ha deciso di definire il nuovo assetto di Telecom.

Ad analizzare questi parametri si evince che:

il 12 giugno 2006 è stato rimborsato un prestito con scadenza nel 2046 al tasso del 5,6% e al 102% del valore nominale; nel luglio 2006 hanno emesso un bond in dollari con scadenza 2036 al tasso del 7,2%.

Se c'e' una previsione congiunturale negativa bisogna provvedere rapidamente.

Il primo semestre 2006 segna, rispetto allo stesso periodo 2005, una erosione dei margini tanto che l'e.b.i.t.d.a. (il vecchio margine operativo lordo) per segmenti di attività è il seguente:

rete fissa Italia –1,6 % su ricavi per 8,5 miliardi di euro;
rete fissa europea – 216,7 % su ricavi per 427 milioni di euro;
rete mobile Italia (wireless) – 3,1 % su ricavi per 4,9 miliardi di euro;
rete mobile estera (praticamente Tim Brasile) + 115,9 % su ricavi per 1,7 miliardi di euro. (la vogliono vendere.....)

Per salvare quest'azienda, che va assolutamente sanata e rimessa a pieno titolo nel sistema industriale, bisogna rivederne l'assetto proprietario. Il 12,4 % di proprietà dell'azienda non può offuscare né il restante 87,6 % (articolato in capitale diffuso, fornitori e lavoratori) né il valore rappresentato per il Paese.

UN GRAZIE alla Barbara ed alla SEGRETERIA NAZIONALE per averci inviato il testo digitale per e-mail

07 ottobre, 2006

ALCUNE IMMAGINI DELLA MANIFESTAZIONE DI MILANO DEL 3 OTTOBRE

SLC - CGIL Sindacato Lavoratori Comunicazione
FISTel - CISL Federazione Informazione Spettacolo e Telecomunicazioni
UILCOM - UIL Unione Italiana Lavoratori della Comunicazione
_____________________________________________________________________________________


Roma, 9 Ottobre 2006



Telecom Italia S.p.A.

Relazioni Industriali

Corso d’Italia, 41

00198 R O M A

Fax 06 36882244 - 06 36883293

Segretario Generale

Ministero delle Comunicazioni

Viale America, 201

00144 R O M A

Fax n. 06-5942101

Alla Commissione di Garanzia

per l'attuazione della legge sullo

sciopero nei servizi pubblici essenziali

Via Po, 16/

00198 ROMA

Fax n. 06-85986095/6

OGGETTO: astensione collettiva dal lavoro straordinario, supplementare e dalla reperibilità

MOTIVAZIONI: riorganizzazione del gruppo Telecom Italia per le attività di telefonia mobile, rete fissa, telefonia e media, customer care.

.

Le scriventi Organizzazioni Sindacali proclamano dal 20 ottobre 2006 al 31 ottobre 2006 l’astensione collettiva dal lavoro straordinario, supplementare e dalla reperibilità a livello nazionale di tutto il personale di tutte le aziende del gruppo Telecom.

Le scriventi dichiarano di aver esperito con Telecom Italia S.p.A. le procedure di raffreddamento il 13.9.2006 e con il Ministero del Lavoro il tentativo di conciliazione in data 19.9.2006 con esito negativo.

La presente comunicazione vale come preavviso ai sensi della Legge 83/2000 e precedenti ed in base alla Regolamentazione Provvisoria di cui alla delibera della Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali (Seduta del 25 luglio 2002).

Distinti saluti.

LE SEGRETERIE NAZIONALI

SLC-CGIL FISTel-CISL UILCOM-UIL







06 ottobre, 2006

PROSSIMI POST


A BREVE PUBBLICHEREMO LA CRONACA DELL'ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE RSU TENUTASI A NAPOLI , I file "DELL'INTERVENTO (AUDIO) ED IL DOCUMENTO" DI SERGIO CUSANI IN VESTE DI CONSULENTE FINANZIARIO CHE TRAMITE LA BANCA ETICA HA SVOLTO UNA RICERCA SULL'INDEBITAMENTO DEL GRUPPO TELECOM, PER CONTO DEL SLC CGIL NAZIONALE

p.s. TAVAROLI permettendo...................

04 ottobre, 2006



DA ZUES NEWS

Telecom e le bugie al mercato

Tronchetti ritorna sui rapporti avuti con Prodi e ammette che al mercato sono state dette delle bugie.

In un'intervista al Financial Times, Tronchetti ritorna sulla vicenda dei rapporti e di ciò che avrebbe detto a Romano Prodi nei due colloqui avuti con lui, per sostenere di aver messo al corrente il premier di ciò che di lì a poco avrebbe deciso il consiglio di amministrazione di Telecom Italia.

La vicenda sta diventando stucchevole: infatti in tutto il mondo, anche negli iperliberisti Usa, una grande impresa e il governo possono avere motivi di contrasto ma non la fanno così lunga e, soprattutto, non discutono se si siano detti o meno certe cose ma vanno al merito delle questioni.

Ora Tronchetti afferma che avrebbe detto a Prodi che Telecom Italia aveva bisogno di flessibilità e che c'era la possibilità di vendere parte di Tim e parte della rete. Potremmo discutere a lungo del significato del termine "flessibilità" e concludere che forse avrebbe dovuto più correttamente dire: "Ho un sacco di debiti, non so come pagarli, mi viene bene vendere qualcosa" ma ha preferito usare il termine flessibilità e va bene.

Bisogna ammettere che così Tronchetti smentisce ufficialmente il gioco che il presidente Rossi sta cercando di portare avanti con azionisti e sindacati, cioè far credere che lo scorporo in due società separate di Tim e rete non serva alla vendita. Tronchetti invece lo dice a chiare lettere: "c'è la possibilità di vendere".

Quindi o Tronchetti mente, sul fatto di aver detto a Prodi le sue reali intenzioni, o ha mentito ai mercati e alla Consob quando ha negato (più volte) ufficialmente di aver intenzione di vendere la rete o Tim. Non ne esce bene comunque, e anche l'accusa a Prodi di aver rivelato le trattative segrete con Warner e General Electric lascia un po' il tempo che trova: c'è da dubitare che queste trattative non ci siano mai state.

Con Murdoch è possibile che oltre ai contenuti si sia parlato molto di partecipazioni finanziarie, cosa che Murdoch non ha mai assolutamente escluso per un lungo tempo, essendo un prudente uomo d'affari mentre lo fa oggi vista la situazione così intricata.

03 ottobre, 2006

Telecom Italia, con sciopero ribadito 'no' a cessione Tim

MILANO (Reuters) - Il sindacato ribadisce con lo sciopero dei dipendenti di Telecom Italia il suo no alla cessione di Tim e chiede al governo di dare un indirizzo alla gestione del gruppo telefonico.

E' quanto emerge dalle dichiarazioni dei rappresentanti sindacali nel giorno della protesta contro il piano di riorganizzazione, che prevede la divisione delle attività del mobile e della linea fissa.

Secondo Emilio Miceli, segretario di categoria della Cgil, "dai primi dati rileviamo una partecipazione allo sciopero, piuttosto alta, intorno all'80%. Per la prima volta la società ha avuto difficoltà a gestire i servizi".

Per quanto riguarda la partecipazione alla manifestazione "i dati della questura parlano di 5.000 persone", dice Miceli.

I rappresentanti confederali hanno parlato, al termine della manifestazione, davanti alla sede di Telecom Italia.

"Chiediamo al governo di occuparsi di Telecom Italia, anche senza rimettere la società in mano pubblica", ha detto il segretario della Cisl Raffaele Bonanni ai lavoratori. "La società deve avere un indirizzo, non può fare quello che vuole".

L'azienda deve rimanere "unica e saldamente in mani italiane", ha aggiunto.

"Questa azienda appartiene al Paese", ha detto Miceli. "Questa cda ha perso di vista la politica industriale".concludendo la manifestazione, ha annunciato l'intenzione di voler proseguire nell'agitazione in attesa di chiarimenti. ''Quello di oggi è solo il primo sciopero. Chiedermo nei prossimi giorni il blocco degli straordinari e delle prestazioni aggiuntive. Vogliamo andare al prossimo cda compatti e fortemente mobilitati per avere risposte concrete'', ha spiegato Miceli. ''Se non arriveranno - ha aggiunto - torneremo in piazza e bloccheremo ancora Telecom''

© Reuters 2006. Tutti i diritti assegna a Reuters.

Verso patto sindacato Telecom

MILANO - Mentre a Milano è in corso una manifestazione nazionale dei dipendenti di Telecom, resta ancora nebuloso il futuro della prima società italiana di tlc.

I DIPENDENTI PROTESTANO - I lavoratori protestano e sfilano stamane davanti alla sede di piazza Affari contestando il piano di riassetto varato dal cda di Telecom l'11 e 15 settembre e che potrebbe includere la vendita di Tim. "Lo scorporo di Tim da Telecom è una scelta sbagliata che mette a rischio non solo i posti di lavoro ma indebolisce tutto il settore delle Tlc italiane", afferma il segretario generale della Uil Luigi Angeletti, il cui discorso chiuderà la manifestazione. "Per fare una 'media company' si presuppone una convergenza tra rete fissa e rete mobile -sostiene Angeletti- e per questo vediamo la decisione di Telecom nella sua eccezione peggiore. E' solo un tentativo di vendere degli asset e far fronte ai debiti".

NUOVI CAMBI AL VETRTICE ? - Dopo avere smentito le voci di un aumento di capiale, Telecom ieri ha annunciato la nomina di Franco Brescia come assistente particolare del nuovo presidente Guido Rossi. Adesso molti si domandano che se Rossi manterrà la stessa squadra di vertice dell'ex presidente Tronchetti provera o se farò altri cambiamenti in vista della definizione del nuovo piano di riassetto. A rischio potrebbero essere il ruolo del vicepresidente Carlo Buora e dell'a.d. Renato Ruggiero, scrive La Repubblica, che ipotizza un possibile ingresso nella società di Vito Gamberale, ex a.d. di Autostrade da cui è uscito in polemica con i Benetton ai tempi del matrimonio con la spagnola Abertis, e anche uomo di fiducia di Rossi con una passata esperienza in Tim.

OLIMPIA DICE ADDIO ALLE BANCHE - Un cambio ai vertici potrebbe essere un segnale importante anche per gli investitori istituzionali che continuano a penalizzare il titolo in Borsa. E anche per i sindacati che chiedono l'uscita di Tronchetti dall'azionariato di Telecom. Un'ipotesi per ora irrealizzabilre. Anzi, domani Unicredito e Intesa usciranno dalla controllante di Telecom e Tronchetti rileverà le loro quote salendo all'80% di Olimpia, mentre l'altro 20% resterà in mano a Edizione Holding dei Benetton. Liquidare le due banche costerà a Tronchetti 1,2 miliardi di euro. Resta però il problema dell'azionariato e l'ipotesi verso cui sembra che Tronchetti stia lavorando è un patto di sindacato in Telecom con un ruolo di prima fila per mediobanca e generali che hanno già il 2% ciascuna della società.

SMENTITO DA GUIDO ROSSI 03/10/2006 - 15:00
CONFERMANDO PIENA FIDUCIA A BUORA E A MR 300KM RUGGERO DETTO ANCHE STOCK OPTION

02 ottobre, 2006

MARTEDI’ 3 OTTOBRE 2006 SCIOPERO
DEL GRUPPO TELECOM


MANIFESTAZIONE A MILANO

CONCENTRAMENTO ORE 9,00 BASTIONI DI PORTA VENEZIA

COMIZIO ORE 11,00 PIAZZA LUIGI EINAUDI


QUANDO SI DICE BI-PARTISAN
Telecom: domani lo sciopero, tre manifestazioni

ROMA - Sono tre le manifestazioni dei lavoratori Telecom in programma domani, nella giornata di sciopero nazionale contro il piano di riassetto del gruppo telefonico. Un corteo, organizzato dai sindacati confederali, si svolgera' a Milano, dove parlera' il segretario della Uil Luigi Angeletti. I sindacati autonomi Cobas, Flmu/Cub e Snater manifesteranno invece a Roma, e sfileranno da piazza della Repubblica a largo Chigi. Infine l'Ugl ha organizzato un'altra dimostrazione, sempre nella Capitale, che si terra' dalle 10 alle 13 in via Veneto, davanti al ministero del Lavoro. (Agr)

01 ottobre, 2006

TELECOM: LA7 IN SCIOPERO GIA'OGGI, DOMANI MANIFESTAZIONI

(AGI) - Roma, 2 ott - Due giorni di sciopero per i dipendenti dell'emittente televisiva la7, e due manifestazioni di tutti i dipendenti del gruppo Telecom, una a Roma e una a Milano, previste per domani. I lavoratori de La7, che aderiranno allo sciopero proclamato per domani dai sindacati confederali, si sono astenuti anche oggi dal lavoro. Alla base della protesta, spiega una nota della Rsu, "il trasferimento dell'emissione del segnale tv da Roma a Milano, che mette a rischio posti di lavoro, e il ricorso continuo e inspiegabile ad appalti esterni che impoveriscono gravemente l'azienda". I giornalisti denunciano anche "la grave assenza di strategia industriale ed editoriale, il tentativo di marginalizzare l'informazione e il clima difficile creatosi nell'azienda". Restano confermate le due manifestazioni di domani di tutti i dipendenti del gruppo Telecom che protesteranno contro i progetti di riorganizzazione societaria. I sindacati confederali hanno indetto una manifestazione a Milano, mentre Cobas, Cub e Snater scenderanno in piazza a Roma perche' - spiegano in una nota - "riteniamo che sia il Governo a dover dare le risposte e prendere le decisioni necessarie".


DA: LA VOCE.INFO

ALCUNE CONSIDERAZIONI ECONOMICHE SULLE MEDIA COMPANY

Si fa presto a dire media company
Marco Gambaro*


Il piano di ristrutturazione approvato dal consiglio di amministrazione di Telecom Italia sembra molto influenzato da ragioni finanziarie. Tuttavia, può essere utile chiarire i possibili contorni della media company indicata come direzione di sviluppo qualora la società procedesse alla cessione della telefonia mobile e della rete fissa.


Il sistema Iptv

Gran parte delle aziende di telecomunicazioni fisse e mobili cercano di aggiungere alla voce e alla trasmissione dati, ulteriori servizi che usino più intensamente la crescente capacità di trasporto della rete, entrando così in segmenti dove la concorrenza di prezzo sia meno forte e che consentano di aumentare il ricavo per abbonato. I contenuti video si prestano bene a questo scopo perché richiedono molta larghezza di banda, molta varietà di assortimento e hanno una domanda crescente. La strada tipica percorsa da numerose imprese di telecomunicazione è quella di costruire un sistema di Iptv (televisione via Internet) che offra un servizio di contenuti a pagamento simile a quello proposto dalle televisioni via cavo o, in parte, a quello delle televisioni via satellite.
L’operatore di rete acquista sul mercato intermedio una cinquantina di canali e li rivende ai propri abbonati, in parte con un servizio "basic" che include un certo numero di canali, in parte come canali "premium" opzionali. È esattamente il modello di business seguito da Fastweb ed è abbastanza simile all’attività di Sky.
Ai canali del bouquet vengono inoltre aggiunti servizi video on demand, mediante i quali i consumatori acquistano i contenuti, generalmente film o avvenimenti sportivi, titolo per titolo, con prezzi e termini contrattuali simili a quelli dell’affitto di un dvd. Questa componente dell’attività, tuttavia, ha un peso molto limitato sul fatturato, generalmente inferiore al 5 per cento. I consumatori acquistano infatti mediamente uno-due eventi al mese perché i prezzi unitari (5-6 euro) sono molto superiori al costo orario pagato per i canali del bouquet (30-40 centesimi): risulterebbe quindi proibitivo acquisire il grosso dei propri consumi televisivi in modalità on demand.
La Iptv basa dunque gran parte dei propri introiti sulla sottoscrizione degli abbonamenti: anche immaginando una crescita veloce, con il raggiungimento di 3 milioni di abbonati, traguardo che Sky ha raggiunto in dieci anni, i ricavi di una Iptv sarebbero inferiori al 10 per cento della sola telefonia fissa.


Competenze e concorrenza


Le competenze richieste in una media company quale quella che stiamo descrivendo sono molto diverse da quelle tipiche di una società di telecomunicazioni, e la riconversione richiede grandi sforzi organizzativi e culturali. L’avventura di La7 che in sei anni è rimasta attorno al 2 per cento di share, lo stesso con cui era arrivata nel gruppo Telecom Italia, dimostra che gestire la componente editoriale è meno facile di quello che appare a prima vista.
Nel modello statunitense i canali premium di film e sport sono assemblati da editori specializzati, separati dalle piattaforme via cavo che li acquistano. In Europa prevale l’integrazione verticale: le piattaforme per i canali premium acquistano direttamente i diritti di film e sport invece di intermediare canali, mentre nei più numerosi canali basic prevale l’acquisto esterno, cioè l’inserimento nel pacchetto della programmazione dei canali (solitamente offerti anche in chiaro via etere) più popolari.
La Iptv compete con le altre piattaforme di pay-tv per attrarre gli abbonati, mentre la competizione con le televisioni generaliste sul terreno della audience e degli investimenti pubblicitari è assai più limitata, proprio perché raggiunge in media quote di telespettatori molto basse.
La crescita di una media company di questa natura ha un impatto relativamente limitato sulla concorrenza nei mercati dei media. Ad esempio, abbassa la concentrazione del mercato televisivo solo se si considerano assieme ricavi di natura diversa, come quelli pubblicitari e quelli degli abbonamenti. Se si guarda agli ascolti, l’impatto è molto più basso. Infatti nelle piattaforme di pay-tv, la maggior parte degli ascolti viene realizzata con i canali tradizionali della televisione generalista, che solitamente fanno parte del bouquet base. Alcuni eventi (ad esempio incontri sportivi) possono raggiungere punte di audience anche rilevanti, ma rappresentano un piccolo intervallo temporale all’interno della programmazione.
Dal punto di vista degli scambi con l’estero, lo sviluppo di una pay-tv retail si traduce in un aumento delle importazioni dai principali fornitori di contenuti statunitensi, poiché l’industria audivisiva nazionale, abituata a lavorare come contoterzista per i grandi distributori tradizionali, non ha né le dimensioni né la soggettività necessaria per sfruttare e riempire i nuovi canali disponibili. Per rafforzarla forse occorre abbandonare atteggiamenti regolatori sostanzialmente protezionisti come le quote, per guardare all’organizzazione del mercato dei diritti. Ad esempio, limitando la possibilità dei distributori di trattenere in esclusiva i diritti sui programmi che non utilizzano.
In tutto il mondo le imprese dei media sono più piccole di quelle di telecomunicazioni, hanno meno investimenti fissi ed esternalizzano in modo flessibile molte più attività. Un’impresa dei media si avvicina a una dimensione di una decina di miliardi di euro generalmente solo attraverso la presenza in diversi grandi mercati nazionali.
La dimensione economica del gruppo Telecom Italia non sembra quindi, a prima vista, comparabile con sua riconversione in una media company.

Marco Gambaro è Professore Associato presso il Dipartimento di Economia Politica e Aziendale dell'Università Statale di Milano dove insegna Economia dei media.