ABBIAMO DECISO DI APRIRE QUESTO SPAZIO PER POTER DISCUTERE DEI PROBLEMI E DELL'ORGANIZZAZIONE DEI TECNICI TELECOM CHE OPERANO IN OPEN ACCESS, QUESTO VUOLE ESSERE UN LUOGO DI DISCUSSIONE E CONDIVISIONE DELLA NOSTRA ATTIVITA'.
"Avere un problema e cercare di risolverlo da soli è avarizia, accorgersi che il mio problema è anche di altri e cercare di risolverlo insieme, questo è politica" DON MILANI
31 marzo, 2012
Campiglio: una riforma infausta
Secondo l'economista Luigi Campiglio la riforma Fornero riduce il reddito delle famiglie e "nasconde il vero obiettivo, che è la riduzione dei salari"
“Non c’è alcuna evidenza statistica seria del fatto che la mobilità del lavoro in Italia nel settore privato sia più bassa di quella degli altri Paesi europei” commenta Luigi Campiglio, docente di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, esperto di consumi e dinamiche familiari. “Semmai la situazione italiana è all’opposto: gli indicatori dell’OECD sulla protezione dei lavoratori occupati (il cosiddetto Employment protection index) nei Paesi monitorati dicono che in Italia il livello di protezione è già il più basso della Francia, della Germania e anche del Portogallo e della Spagna”.
Dunque secondo lei non c’è un problema di flessibilità in uscita? In Italia si fa fatica a licenziare?
“Tutt’altro. Quel poco che sappiamo sulla mobilità del lavoro in Italia è che è più o meno dello stesso ordine di grandezza degli altri Paesi europei e non lontana da quella americana. Se guardiamo a dati ufficiali l’Italia è uno dei Paesi meno protetti sul piano del lavoro”.
Che giudizio dà della riforma Fornero?
“Il mio giudizio è che questa riforma va valutata nelle sue implicazioni. Da quando c’è l’euro i processi di aggiustamento dentro l’Eurozona non sono più gestibili da tutti i Paesi con politiche valutarie”.
Significa che prima dell'euro, grazie alla nostra "liretta" la Banca d’Italia svalutava e le esportazioni riprendevano fiato?
“Esattamente. Questo però significa scegliere tra due strumenti alternativi: o diminuire i salari oppure aumentare la produttività sul piano della qualità dei prodotti. Questa riforma ha scelto la prima soluzione”.
In che modo?
“Con l’aumento della discrezionalità nei licenziamenti. Lo ha scritto autorevolmente anche Luciano Gallino su Repubblica. Le imprese riducono il costo del lavoro sostituendo il lavoratore cinquantenne con uno 25enne, il cui costo del lavoro è la metà. Questo può rappresentare un vantaggio per le aziende che vivono di export. Ma non si può dimenticare che se il giovane e il meno giovane sono un figlio e un padre che condividono il medesimo reddito familiare, licenziare il padre per assumere il figlio a metà salario significa dimezzare il reddito familiare. E quindi ridurre il tenore di vita, impoverire la famiglia e ridurre la domanda per i consumi del Paese, Come se non ne avessimo abbastanza, di famiglie impoverite”.
Il premier Monti non arretra sui licenziamenti economici senza possibilità di reintegro. Sostiene che la riforma del lavoro è necessaria per sostenere lo sviluppo. Che ne pensa?
“Penso che sia infausta, per usare un termine adoperato dal vescovo Bregantini, responsabile della Commissione Lavoro della Cei. Se io prendo il 50enne affermando che esiste la crisi e dico che per ragioni economiche preferisco il 25enne che mi costa la metà ho già motivi sufficienti per licenziare il padre. La crisi infatti esiste. Ma è come dire che devo licenziare qualcuno per via della contingenza: basterà un rialzo dei tassi, una crisi valutaria, un congiuntura sfavorevole, un segno meno nella bilancia dei pagamenti. Tutti fattori “esogeni”, come diciamo noi economisti, scaricati sul povero lavoratore. E, badi bene, restiamo sempre nel campo della ragione economica, perché a quel punto più economica di così…”.
In effetti ci sono aziende che se ne gioverebbero…
“Il punto è che questo ragionamento può funzionare per una singola impresa. Ma quello che può andar bene per una singola impresa diventa un disastro per l’insieme delle imprese. Se tutte le aziende che operano sul territorio nazionale, che lavorano per la domanda interna, fanno la stessa operazione, il risultato è che tutte le famiglie avranno un reddito dimezzato e quindi un potere d’acquisto dimezzato. Si deprimeranno ulteriormente i consumi. Le aziende potranno fare più investimenti, ma si riduce il bacino ei consumatori. La domanda interna diminuirebbe in modo brusco”.
Si è sempre detto che il problema prioritario in Italia è la disoccupazione giovanile. La flessibilità in entrata della riforma è molto migliorata…
“Questa politica nasconde il vero obiettivo di riduzione dei salari reali, anziché l’aumento della produttività. Ma crea una divisione generazionale, un conflitto tra padri e figli che è quanto di più negativo si possa immaginare per il Paese. Padri e figli, per l’appunto, che o vivono nella stessa famiglia o comunque sono strettamente collegati. Questa riforma anziché risolvere il problema dei figli rischia così com’è di mettere i figli contro i padri. Peggio della ruggine che corrode il ferro”.
Luigi Campiglio, docente di Politica economica all'Università Cattolica di Milano.
30 marzo, 2012
Telecom annuncia svalutazioni per 7,3 miliardi: nel 2011 perdite per 4,7 miliardi. Confermato il dividendo
Un anno difficile. La svalutazione dell'avviamento delle attività domestiche di Telecom Italia «non ha impatti di natura finanziaria e non pregiudica, visto l'ammontare di riserve disponibili residue superiori ai 7 miliardi di euro, il rispetto della dividend policy annunciata nel Piano 2012-2014». Così il presidente esecutivo della società, Franco Bernabé, ha commentato l'annuncio delle svalutazioni. «Il 2011 - prosegue Bernabé - é stato un anno difficile per l'economia internazionale e ancora di più lo é stato per l'Italia che é stata investita dalla crisi del debito sovrano».
Continua la lettura sul sole24ore online
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29 marzo, 2012
Spagna, sciopero generale contro Rajoy "La riforma del lavoro va cambiata"
28 marzo, 2012
Pensioni: Inps, difficile dire quanti sono gli esodati
Ci sono difficoltà a definire la platea dei cosiddetti esodati, ma c'è un tavolo al ministero del Welfare che sta lavorando cui partecipa anche l'Inps. Lo dice il presidente dell'Istituto di previdenza, Antonio Mastrapasqua, dopo un'audizione alla Camera. "C'è un impegno che il ministro Fornero ha preso - continua il dirigente riferendosi al decreto entro il 30 giugno -. Il fatto certo è che c'è un tavolo che sta lavorando. Sarà rispettato il mandato del Parlamento".
Difficolta? ma i sistemi informatici delle aziende e dell'INPS sono gestiti da ZX SPECTRUM?
Difficolta? ma i sistemi informatici delle aziende e dell'INPS sono gestiti da ZX SPECTRUM?
26 marzo, 2012
L’ART. 18 NON SI TOCCA
L’art. 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici obbliga le imprese con più di 15 dipendenti a reintegrare il lavoratore licenziato senza giusta causa o giustificato motivo, a differenza delle imprese più piccole che per lo stesso arbitrio vengono punite con una sanzione economica. Il limite dei 15 dipendenti fu un compromesso accettato nel presupposto che nelle piccole imprese il contatto diretto fra imprenditore e lavoratore pretendesse fra i due soggetti un diretto rapporto fiduciario.
E’ solo la forza di quella sanzione che fonda la libertà del lavoratore nel posto di lavoro, che gli consente di esprimersi, di organizzarsi, di rivendicare individualmente e collettivamente i propri diritti. Venendo meno quella sanzione, il lavoratore non ha alcuna possibilità di difesa e resta condannato ad una totale subalternità.
L’art. 18 è figlio della nostra Costituzione. Tutti i suoi articoli che trattano del lavoro, ad iniziare dal primo, divengono lettera morta se l’art. 18 dello Statuto viene manomesso nella sua essenza.
L’art. 18 non è né un privilegio, né un tabù. E’ semplicemente la condizione necessaria per la libertà del lavoro, libertà cui dovranno avere diritto anche coloro che oggi del lavoro sono privi. E’ un principio di civiltà. Coincide pienamente con l’interesse generale del Paese.
Per questi motivi, nella trattativa in corso fra Governo e parti sociali, non abbiamo apprezzato l’invito a trovare “comunque” un accordo a fronte di ipotesi, come quelle prospettate dal Governo, che minano alla radice la libertà del lavoratore e violano lo spirito e la lettera della nostra Costituzione.
I lavoratori hanno già pagato a caro prezzo la crisi, molto più di qualunque altro gruppo sociale. Non è ammissibile che si voglia espropriarli persino dell’unico diritto che nel posto di lavoro, dove si consuma gran parte della loro vita, permette loro di essere e di sentirsi persone libere.
Dichiariamo, perciò, il pieno sostegno alle lotte che i sindacati e le rappresentanze dei lavoratori decideranno, ad iniziare dallo sciopero generale proclamato dalla CGIL, e annunciamo fin d’ora la nostra intenzione di promuovere un referendum abrogativo delle norme che lo dovessero in tutto o in parte compromettere.
Invitiamo alla mobilitazione e alla partecipazione a tutte le inizitive
da chiunque organizzate in difesa dell'art.18
22 marzo, 2012
MICELI SULLA NUOVA NORMA SULLE RETI
Dopo la norma contenuta nel decreto sulle semplificazioni che interviene anche sull'ultimo miglio di rete posseduta da Telecom Italia si riapre il dibattito sulle reti di telecomuncazione. Competizione tra aziende globali, concorrenza, riduzione dei costi e sicurezza dei dati sono gli aspetti di questa tematica. Sullo sfondo la nascita della NGN (Next Generation Network), la rete di prossima generazione che garantira' la crescita della competitivita' del sistema Paese.
21 marzo, 2012
E GLI UNICI DUE OPERAI ELETTI IN PARLAMENTO DICONO:
Lavoro: Boccuzzi e Codurelli, impossibile votare sì
"Pennellate di restauro". O, peggio, "una modifica pericolosa e incomprensibile" dell'articolo 18. Senza metafore, e come era prevedibile, gli operai del Pd bocciano il verbale di intesa sulla riforma del mercato del lavoro frutto della riunione di ieri tra governo e parti sociali. Lucia Codurelli e Stefano Boccuzzi chiariscono anche, di fronte ai 'tormenti' del Pd sull'argomento, che questo tipo riforma non avra' il loro voto in Parlamento. Lo riporta l'agenzia Adnkronos.
Codurelli non ha dubbi: "Il senso di responsabilità del Pd, del mio partito, non potrà dire sì ad un peggioramento tanto pesante delle condizioni dei lavoratori dopo che i provvedimenti presi finora, dalle tasse alle pensioni, hanno pesato più di tutti sulla parte medio-bassa della scala sociale".
Boccuzzi rimette tutto nelle mani di Bersani ("auspico un suo intervento") e ammette: "Mi sorprendono molto i colleghi che definiscono questa riforma una opportunità da condividere e votare. In questo modo non credo sia una riforma condivisibile".
"Pennellate di restauro". O, peggio, "una modifica pericolosa e incomprensibile" dell'articolo 18. Senza metafore, e come era prevedibile, gli operai del Pd bocciano il verbale di intesa sulla riforma del mercato del lavoro frutto della riunione di ieri tra governo e parti sociali. Lucia Codurelli e Stefano Boccuzzi chiariscono anche, di fronte ai 'tormenti' del Pd sull'argomento, che questo tipo riforma non avra' il loro voto in Parlamento. Lo riporta l'agenzia Adnkronos.
Codurelli non ha dubbi: "Il senso di responsabilità del Pd, del mio partito, non potrà dire sì ad un peggioramento tanto pesante delle condizioni dei lavoratori dopo che i provvedimenti presi finora, dalle tasse alle pensioni, hanno pesato più di tutti sulla parte medio-bassa della scala sociale".
Boccuzzi rimette tutto nelle mani di Bersani ("auspico un suo intervento") e ammette: "Mi sorprendono molto i colleghi che definiscono questa riforma una opportunità da condividere e votare. In questo modo non credo sia una riforma condivisibile".
Visco: «Monti voleva offrire ai mercati lo scalpo della Cgil»
Intervista all’ex ministro del governo Prodi sulla riforma del lavoro. «Ci avvicina ai parametri dell’Europa, ma lascia troppa discrezionalità alle aziende sui licenziamenti. Positiva la volontà di ridurre il ricorso ai contratti atipici, ma sull’articolo 18 c’è stata una rigida immotivata: il modello tedesco stava bene anche ai sindacati».
Le modifiche predisposte dal governo la persuadono?
Sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori il governo si è distinto per una rigidità immotivata, come se volesse offrire ai mercati lo scalpo della Cgil proprio nel momento in cui tutte le confederazioni erano concordi su un’ipotesi di cambiamento secondo il modello tedesco. Mi è apparsa eccessiva e sbagliata anche la presentazione decisionista e ultimativa del progetto da parte di Monti, desideroso di rivendicare all’estero un pacchetto di misure prive dall’appoggio di un grande sindacato. Sarà decisivo giudicare le modalità di applicazione delle nuove norme sui licenziamenti per ragioni economiche e per difficoltà oggettive dell’impresa. Ritengo plausibile che il maggior numero di aziende tenderanno ad allargare al massimo simili motivazioni per giustificare lo scioglimento del contratto di lavoro. È compito della politica operare attentamente per una chiara disciplina della flessibilità in uscita: solo in tal modo potremo evitare abusi e arbitri delle imprese nei confronti dei dipendenti ultracinquantenni.
È questa la priorità su cui dovrebbe impegnarsi il Partito democratico?
Senza dubbio. E accanto a una robusta iniziativa per rendere effettive le garanzie dell’articolo 18, il Pd ha il dovere di evitare che si creino buchi pericolosi e gravi lacerazioni nella nuova rete di protezione del lavoratore, affinché venga assicurata una promozione permanente e attiva del lavoro, anche attraverso percorsi di formazione e aggiornamento mirati e puntuali. Voglio tuttavia sottolineare che commetterebbe un errore chi pensasse che dalla riforma in discussione possa scaturire un’impennata degli investimenti produttivi in Italia. Lo sviluppo economico non dipende certo dalle nuove regole sulla flessibilità in uscita, che è già eccessiva nel nostro paese ed è una delle cause degli scarsi investimenti da parte delle stesse aziende.
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Le modifiche predisposte dal governo la persuadono?
Sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori il governo si è distinto per una rigidità immotivata, come se volesse offrire ai mercati lo scalpo della Cgil proprio nel momento in cui tutte le confederazioni erano concordi su un’ipotesi di cambiamento secondo il modello tedesco. Mi è apparsa eccessiva e sbagliata anche la presentazione decisionista e ultimativa del progetto da parte di Monti, desideroso di rivendicare all’estero un pacchetto di misure prive dall’appoggio di un grande sindacato. Sarà decisivo giudicare le modalità di applicazione delle nuove norme sui licenziamenti per ragioni economiche e per difficoltà oggettive dell’impresa. Ritengo plausibile che il maggior numero di aziende tenderanno ad allargare al massimo simili motivazioni per giustificare lo scioglimento del contratto di lavoro. È compito della politica operare attentamente per una chiara disciplina della flessibilità in uscita: solo in tal modo potremo evitare abusi e arbitri delle imprese nei confronti dei dipendenti ultracinquantenni.
È questa la priorità su cui dovrebbe impegnarsi il Partito democratico?
Senza dubbio. E accanto a una robusta iniziativa per rendere effettive le garanzie dell’articolo 18, il Pd ha il dovere di evitare che si creino buchi pericolosi e gravi lacerazioni nella nuova rete di protezione del lavoratore, affinché venga assicurata una promozione permanente e attiva del lavoro, anche attraverso percorsi di formazione e aggiornamento mirati e puntuali. Voglio tuttavia sottolineare che commetterebbe un errore chi pensasse che dalla riforma in discussione possa scaturire un’impennata degli investimenti produttivi in Italia. Lo sviluppo economico non dipende certo dalle nuove regole sulla flessibilità in uscita, che è già eccessiva nel nostro paese ed è una delle cause degli scarsi investimenti da parte delle stesse aziende.
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VECCHIO ART.18 : Mc Donald's licenzia, il giudice reintegra
Hanno lavorato per anni con contratti di somministrazione per Mc Donald's, all'interno dei centri commerciali di Curno e Orio a Bergamo. I loro contratti sono stati prorogati varie volte, per oltre tre anni, fino a che le lavoratrici sono state messe alla porta. Per questo nell'estate del 2011 le due lavoratrici hanno deciso di rivolgersi all'Ufficio Vertenze della Cgil provinciale. E hanno vinto il ricorso ottenendo il reintegro.
Una di loro aveva lavorato nel fast food dal 2 aprile 2007 al 30 giugno 2010, riporta l'agenzia Agi, “con brevi soluzioni di continuità, in forza di cinque contratti di somministrazione e relative proroghe”, mentre l'altra vi aveva lavorato dal 5 febbraio 2008 al 30 settembre 2010, sempre con contratti di somministrazione.
Il giudice Sergio Cassia del Tribunale del lavoro di Bergamo ha accertato per entrambi i casi “la nullità del termine apposto al contratto di lavoro, l'irregolarità della somministrazione” e ha condannato il ristorante a pagare le retribuzioni perdute dalla data di messa in mora sino alla riammissione in servizio, con interessi legali.
“Sono importanti queste sentenze - ha commentato Carmelo Ilardo, dell'Ufficio Vertenze della Cgil di Bergamo - non tanto perché abbiamo sancito l'illegittimità dei contratti di somministrazione, ma perché nel luogo di lavoro in questione è molto diffuso il timore di denunciare contratti poco chiari. Con queste sentenze, ci auguriamo di avere ridato speranza a decine di ragazzi: è ancora possibile avere giustizia nonostante gli interventi dei Governi che mirano a colpire i diritti dei lavoratori”.
Una di loro aveva lavorato nel fast food dal 2 aprile 2007 al 30 giugno 2010, riporta l'agenzia Agi, “con brevi soluzioni di continuità, in forza di cinque contratti di somministrazione e relative proroghe”, mentre l'altra vi aveva lavorato dal 5 febbraio 2008 al 30 settembre 2010, sempre con contratti di somministrazione.
Il giudice Sergio Cassia del Tribunale del lavoro di Bergamo ha accertato per entrambi i casi “la nullità del termine apposto al contratto di lavoro, l'irregolarità della somministrazione” e ha condannato il ristorante a pagare le retribuzioni perdute dalla data di messa in mora sino alla riammissione in servizio, con interessi legali.
“Sono importanti queste sentenze - ha commentato Carmelo Ilardo, dell'Ufficio Vertenze della Cgil di Bergamo - non tanto perché abbiamo sancito l'illegittimità dei contratti di somministrazione, ma perché nel luogo di lavoro in questione è molto diffuso il timore di denunciare contratti poco chiari. Con queste sentenze, ci auguriamo di avere ridato speranza a decine di ragazzi: è ancora possibile avere giustizia nonostante gli interventi dei Governi che mirano a colpire i diritti dei lavoratori”.
Riforma del lavoro, aziende meccaniche ferme ovunque
Ampia e diffusa la mobilitazione in provincia di Brescia. Qui si sono fermate oggi aziende collocate in cinque diverse zone. In particolare, risulta significativo lo sciopero che ha coinvolto, con adesioni superiori al 60 %, i lavoratori dipendenti da tre aziende di Fiat Industrial: Iveco Mezzi Speciali, Fenice e Mac. Le linee di montaggio si sono completamente fermate. In città, hanno scioperato per il secondo giorno consecutivo anche i lavoratori della Oto Melara. Al 70 % le adesioni all’iniziativa di lotta alla Lonati, mentre alla Stefana di Nave le adesioni hanno superato l’85 %.
Sempre nel Bresciano, in Val Trompia, la stessa percentuale è stata raggiunta alla Beretta di Gardone. Qui lo sciopero era stato convocato unitariamente dalla Rsu. Nella zona Palazzolo sono scesi in scioperi i lavoratori di Marzoli, Warcom, Trafilerie Martin, Metelli e Coram. Alla Stefana di Ospitaletto le adesioni allo sciopero hanno raggiunto il 90 %. Forti adesioni anche alla Cavagna Group e alla Metalfer (zona Garda), nonché in diverse aziende della zona Manerbio, tra cui Nord Zinc, S.K.Wellman (70 %), Imp Pasotti (85 %), Tecnotubi (70 %) ed Eural di Ponte Vico (80 %).
A Bologna, dopo le numerose iniziative di martedì 20 marzo, due ore di sciopero sono state proclamate in altre aziende, tra cui Datalogic, Ceam, Beghelli, Panmeccanica, Faac, Tenneco, Anderlini, Gima, Imt, Sidrit, Ima, Donini e Bielomatic.
A Firenze si è svolta un’affollatissima assemblea di lavoratori in sciopero nella mensa del Nuovo Pignone. Un’ora e mezza di sciopero anche in un’altra azienda del gruppo General Electric, la Ge Tansportation.
In provincia di Livorno, dopo le fermate che ieri avevano coinvolto Trw, Magna, Pierlburg, Società Montaggi Industriali, Emt-Brc, oggi è stato effettuato uno sciopero alla Lucchini di Piombino.
Sempre nel Bresciano, in Val Trompia, la stessa percentuale è stata raggiunta alla Beretta di Gardone. Qui lo sciopero era stato convocato unitariamente dalla Rsu. Nella zona Palazzolo sono scesi in scioperi i lavoratori di Marzoli, Warcom, Trafilerie Martin, Metelli e Coram. Alla Stefana di Ospitaletto le adesioni allo sciopero hanno raggiunto il 90 %. Forti adesioni anche alla Cavagna Group e alla Metalfer (zona Garda), nonché in diverse aziende della zona Manerbio, tra cui Nord Zinc, S.K.Wellman (70 %), Imp Pasotti (85 %), Tecnotubi (70 %) ed Eural di Ponte Vico (80 %).
A Bologna, dopo le numerose iniziative di martedì 20 marzo, due ore di sciopero sono state proclamate in altre aziende, tra cui Datalogic, Ceam, Beghelli, Panmeccanica, Faac, Tenneco, Anderlini, Gima, Imt, Sidrit, Ima, Donini e Bielomatic.
A Firenze si è svolta un’affollatissima assemblea di lavoratori in sciopero nella mensa del Nuovo Pignone. Un’ora e mezza di sciopero anche in un’altra azienda del gruppo General Electric, la Ge Tansportation.
In provincia di Livorno, dopo le fermate che ieri avevano coinvolto Trw, Magna, Pierlburg, Società Montaggi Industriali, Emt-Brc, oggi è stato effettuato uno sciopero alla Lucchini di Piombino.
FERMATE SPONTANEE
Art. 18, a Torino si fermano aziende di tutti i settori
Continuano gli scioperi nelle aziende torinesi contro le misure che il governo Monti vorrebbe adottare sul mercato del lavoro. Dopo quelli di ieri, oggi ci sono state fermate nelle aziende meccaniche, della gomma plastica, della chimica, dei tessili e del commercio. Altri scioperi sono previsti domani e venerdì.
Nel settore del commercio lo sciopero indetto oggi all’Ikea ha avuto il 95% di adesione nel reparto logistica, 40% nei reparti vendita e ristorante. Alla Comdata di Scarmagno i lavoratori hanno scioperato un’ora a fine turno; 4 ore di sciopero unitario alla Pirelli di Settimo con corteo, 2 ore di sciopero alla Imt di Riva di Chieri, Cf Gomma, Tss di Torino e Leinì, Air Liquide Italia, Oréal di Settimo, Corcos di Pinerolo-Luserna (tutto il turno), mentre domani è prevista un’ora di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo Michelin. I lavoratori dell’Ips di Alenia di corso Marche si fermeranno 15 minuti a inizio turno..
Art. 18, a Modena fermate spontanee e ordini del giorno
Non solamente fermate spontanee di lavoratori, ma anche numerosi ordini del giorno di Rsu e Rsa aziendali di tutti i settori si stanno verificando in queste ore a Modena e provincia contro la manomissione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori contenuta nella riforma del mercato del lavoro del governo Monti. Lavoratori e Rsu esprimono pieno sostegno al segretario della Cgil Susanna Camusso, che non ha dato il proprio assenso a una riforma che, se votata dal Parlamento, permetterà alle aziende libertà di licenziamento grazie a norme che depotenziano il valore deterrente dell’articolo 18.
Stanno pervenendo in queste ore in Cgil a Modena dichiarazioni di fermate, anche con 1-2 ore di sciopero effettuate fra oggi, domani e venerdì da parte delle Rsu di Smurfit Kappa, Panini, Albertazzi G Spa, Espo&Cartotec, Tosilab, B&P Editori, International Reflective Company Soliera, Ceramica Pastorelli Savignano s/Panaro, Industrie Grafiche Golinelli Formigine, Amcor Flexibles Soliera, Polcart Spa Fiorano, Ondulati Maranello, Coptip.
Comunicati sindacali e ordini del giorno di forte condanna della riforma del mercato del lavoro, e in particolare all’attacco all’articolo 18, sono arrivati anche dalla Rsu di Poste, Emmegi di Soliera, Emilia-Romagna Teatro Fondazione, Gambro Dasco Medolla, Ceramica Opera di Camposanto, Mallinckrodt Dar Mirandola, Cantine Riunite & Civ, Salumificio Villani Spa di Castelnuovo Rangone, Inalca Castelvetro, Grandi Salumifici Italiani, Suincom di Castelvetro, Hera Modena, Ceramica Gruppo Beta di Fiorano, Ceramica Panaria Group di Finale Emilia, Telecom, Neotron Spa, Emilceramica, Comet.
Continuano gli scioperi nelle aziende torinesi contro le misure che il governo Monti vorrebbe adottare sul mercato del lavoro. Dopo quelli di ieri, oggi ci sono state fermate nelle aziende meccaniche, della gomma plastica, della chimica, dei tessili e del commercio. Altri scioperi sono previsti domani e venerdì.
Nel settore del commercio lo sciopero indetto oggi all’Ikea ha avuto il 95% di adesione nel reparto logistica, 40% nei reparti vendita e ristorante. Alla Comdata di Scarmagno i lavoratori hanno scioperato un’ora a fine turno; 4 ore di sciopero unitario alla Pirelli di Settimo con corteo, 2 ore di sciopero alla Imt di Riva di Chieri, Cf Gomma, Tss di Torino e Leinì, Air Liquide Italia, Oréal di Settimo, Corcos di Pinerolo-Luserna (tutto il turno), mentre domani è prevista un’ora di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo Michelin. I lavoratori dell’Ips di Alenia di corso Marche si fermeranno 15 minuti a inizio turno..
Art. 18, a Modena fermate spontanee e ordini del giorno
Non solamente fermate spontanee di lavoratori, ma anche numerosi ordini del giorno di Rsu e Rsa aziendali di tutti i settori si stanno verificando in queste ore a Modena e provincia contro la manomissione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori contenuta nella riforma del mercato del lavoro del governo Monti. Lavoratori e Rsu esprimono pieno sostegno al segretario della Cgil Susanna Camusso, che non ha dato il proprio assenso a una riforma che, se votata dal Parlamento, permetterà alle aziende libertà di licenziamento grazie a norme che depotenziano il valore deterrente dell’articolo 18.
Stanno pervenendo in queste ore in Cgil a Modena dichiarazioni di fermate, anche con 1-2 ore di sciopero effettuate fra oggi, domani e venerdì da parte delle Rsu di Smurfit Kappa, Panini, Albertazzi G Spa, Espo&Cartotec, Tosilab, B&P Editori, International Reflective Company Soliera, Ceramica Pastorelli Savignano s/Panaro, Industrie Grafiche Golinelli Formigine, Amcor Flexibles Soliera, Polcart Spa Fiorano, Ondulati Maranello, Coptip.
Comunicati sindacali e ordini del giorno di forte condanna della riforma del mercato del lavoro, e in particolare all’attacco all’articolo 18, sono arrivati anche dalla Rsu di Poste, Emmegi di Soliera, Emilia-Romagna Teatro Fondazione, Gambro Dasco Medolla, Ceramica Opera di Camposanto, Mallinckrodt Dar Mirandola, Cantine Riunite & Civ, Salumificio Villani Spa di Castelnuovo Rangone, Inalca Castelvetro, Grandi Salumifici Italiani, Suincom di Castelvetro, Hera Modena, Ceramica Gruppo Beta di Fiorano, Ceramica Panaria Group di Finale Emilia, Telecom, Neotron Spa, Emilceramica, Comet.
Riforma del lavoro, intervento di giuslavoristi e avvocati
“Gli organi di informazione riportano oggi che il governo Monti, per far digerire la pillola delle modifiche peggiorative a tutele esistenti per il lavoratori, avrebbe prospettato l’esistenza di due interventi nell’opposta direzione. Entrambe le affermazioni sono false in quanto tali disposizioni già esistono nel nostro ordinamento”. È quanto sostiene in una lettera aperta un gruppo di giuslavoristi, professori universitari e avvocati – Umberto Romagnoli, Luigi Mariucci e Piergiovanni Alleva i nomi più noti – riferendosi al piano di riforma del mercato del lavoro presentato ieri dall’esecutivo.
Gli interventi compensatori sarebbero l’estensione alle imprese sotto i 16 dipendenti dell’istituto della reintegra in ipotesi di licenziamento discriminatorio e la previsione secondo cui i contratti a tempo determinato non potranno essere reiterati per più di 36 mesi, convertendosi, oltre tale limite temporale, in contratti a tempo indeterminato. “Entrambe le affermazioni – sostengono gli estensori della lettera aperta – sono false in quanto tali disposizioni già esistono nel nostro ordinamento”.
La prima “è contenuta nell’articolo 3 della legge 108/90, che testualmente dispone: il licenziamento determinato da ragioni discriminatorie è nullo indipendentemente dalla motivazione addotta e comporta, quale che sia il numero dei dipendenti occupati dal datore di lavoro, le conseguenze previste dall’articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300. La seconda è disciplinata dall’articolo 5 comma 4 bis del dlgs 368/01, il quale recita: qualora per effetto di successione di contratti a termine per lo svolgimento di mansioni equivalenti il rapporto di lavoro tra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore abbia complessivamente superato i 36 mesi comprensivi di proroghe e rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione che intercorrono tra un contratto ed un altro, il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato”.
A prescindere dalle valutazioni che ciascuno vorrà dare dei nuovi provvedimenti che il governo Monti si accinge ad adottare, “è veramente sconcertante – conclude la lettera aperta – il livello di disinformazione (se c’è buona fede) o di spregiudicatezza (se c’è mala fede) di chi vuol fare apparire a milioni di cittadini come concessioni alle organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori quelle che sono tutele già acquisite da anni dalla legge”.
Gli interventi compensatori sarebbero l’estensione alle imprese sotto i 16 dipendenti dell’istituto della reintegra in ipotesi di licenziamento discriminatorio e la previsione secondo cui i contratti a tempo determinato non potranno essere reiterati per più di 36 mesi, convertendosi, oltre tale limite temporale, in contratti a tempo indeterminato. “Entrambe le affermazioni – sostengono gli estensori della lettera aperta – sono false in quanto tali disposizioni già esistono nel nostro ordinamento”.
La prima “è contenuta nell’articolo 3 della legge 108/90, che testualmente dispone: il licenziamento determinato da ragioni discriminatorie è nullo indipendentemente dalla motivazione addotta e comporta, quale che sia il numero dei dipendenti occupati dal datore di lavoro, le conseguenze previste dall’articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300. La seconda è disciplinata dall’articolo 5 comma 4 bis del dlgs 368/01, il quale recita: qualora per effetto di successione di contratti a termine per lo svolgimento di mansioni equivalenti il rapporto di lavoro tra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore abbia complessivamente superato i 36 mesi comprensivi di proroghe e rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione che intercorrono tra un contratto ed un altro, il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato”.
A prescindere dalle valutazioni che ciascuno vorrà dare dei nuovi provvedimenti che il governo Monti si accinge ad adottare, “è veramente sconcertante – conclude la lettera aperta – il livello di disinformazione (se c’è buona fede) o di spregiudicatezza (se c’è mala fede) di chi vuol fare apparire a milioni di cittadini come concessioni alle organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori quelle che sono tutele già acquisite da anni dalla legge”.
Telecom, inchiesta per truffa su sim card Indagati l'ad Patuano e dirigenti
I pm Carducci e Cajani della procura di Milano stanno indagando su un centinaio di dipendenti per associazione per delinquere, ricettazione e falso legate agli "ingiusti profitti" per 231 milioni di euro realizzati dalla società nel 2008.
MILANO - Telecom Italia è indagata dalla procura di Milano in virtù della legge 231 sulla responsabilità degli enti, nell'ambito di una inchiesta su una presunta truffa relativa alle sim card. Un avviso di garanzia è stato recapitato anche a Marco Patuano, amministratore delegato della società, in quanto suo legale rappresentante.
I reati su cui sta indagando la procura di Milano, nell'ambito dell'inchiesta su un centinaio di dipendenti di Telecom Italia per irregolarità nella gestione delle sim card, sono associazione per delinquere, ricettazione e falso. Nel dettaglio, gli iscritti nel registro degli indagati sono 99, di cui 12 manager del gruppo di tlc. Dalle indagini, coordinate dai pm di Milano Massimiliano Carducci e Francesco Cajani, sarebbe emerso che la società ha tratto un ingiusto profitto nel 2008 di circa 231 milioni di euro
L'avviso di garanzia a Patuano appare un atto dovuto in quanto come amministratore delegato della società ne è il rappresentante legale, ma i fatti su cui sta indagando la procura risalgono, a quanto appreso, a prima della sua nomina al vertice del gruppo di telecomunicazioni.
Secondo quanto ricostruito dalla procura, lo scopo della macchinazione operata dagli indagati era l'attivazione di schede telefoniche al fine di ricevere maggiori incentivi, in quanto più sim card venivano attivate più i bonus per i dipendenti Telecom erano elevati. Le schede venivano attivate intestandole a persone inesistenti (con la conseguente falsificazione di documenti) o a persone ignare.
CONTINUA LA LETTURA SU REPUBBLICA ONLINE
Secondo quanto ricostruito dalla procura, lo scopo della macchinazione operata dagli indagati era l'attivazione di schede telefoniche al fine di ricevere maggiori incentivi, in quanto più sim card venivano attivate più i bonus per i dipendenti Telecom erano elevati. Le schede venivano attivate intestandole a persone inesistenti (con la conseguente falsificazione di documenti) o a persone ignare.
Abbiamo sempre ferocemente avversato la politica dei bonus incentivanti, in ogni piccolo reparto si sono realizzate pratiche poco chiare per raggiungere gli "obiettivi", il sindacato ha sempre denunciato questa logica sia a livello nazionale che a livello locale
MILANO - Telecom Italia è indagata dalla procura di Milano in virtù della legge 231 sulla responsabilità degli enti, nell'ambito di una inchiesta su una presunta truffa relativa alle sim card. Un avviso di garanzia è stato recapitato anche a Marco Patuano, amministratore delegato della società, in quanto suo legale rappresentante.
I reati su cui sta indagando la procura di Milano, nell'ambito dell'inchiesta su un centinaio di dipendenti di Telecom Italia per irregolarità nella gestione delle sim card, sono associazione per delinquere, ricettazione e falso. Nel dettaglio, gli iscritti nel registro degli indagati sono 99, di cui 12 manager del gruppo di tlc. Dalle indagini, coordinate dai pm di Milano Massimiliano Carducci e Francesco Cajani, sarebbe emerso che la società ha tratto un ingiusto profitto nel 2008 di circa 231 milioni di euro
L'avviso di garanzia a Patuano appare un atto dovuto in quanto come amministratore delegato della società ne è il rappresentante legale, ma i fatti su cui sta indagando la procura risalgono, a quanto appreso, a prima della sua nomina al vertice del gruppo di telecomunicazioni.
Secondo quanto ricostruito dalla procura, lo scopo della macchinazione operata dagli indagati era l'attivazione di schede telefoniche al fine di ricevere maggiori incentivi, in quanto più sim card venivano attivate più i bonus per i dipendenti Telecom erano elevati. Le schede venivano attivate intestandole a persone inesistenti (con la conseguente falsificazione di documenti) o a persone ignare.
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Secondo quanto ricostruito dalla procura, lo scopo della macchinazione operata dagli indagati era l'attivazione di schede telefoniche al fine di ricevere maggiori incentivi, in quanto più sim card venivano attivate più i bonus per i dipendenti Telecom erano elevati. Le schede venivano attivate intestandole a persone inesistenti (con la conseguente falsificazione di documenti) o a persone ignare.
Abbiamo sempre ferocemente avversato la politica dei bonus incentivanti, in ogni piccolo reparto si sono realizzate pratiche poco chiare per raggiungere gli "obiettivi", il sindacato ha sempre denunciato questa logica sia a livello nazionale che a livello locale
16 marzo, 2012
MICHELE AZZOLA nuovo responsabile AREA TLC per SLC CGIL
Benvenuto a bordo, un augurio di buon lavoro e che ci traghetti fuori da queste secche in cui ci toviamo. (Contratto di settore e contratti di secondo livello)
Un ringraziamento va ad Alessandro Genovesi, che in questi anni ha saputo mantenere la barra a dritta nonostante le tempeste che ci hanno investito ( AD MAJORA).
Gli SCHETTINO li lasciamo alle altre organizzazioni.
Un ringraziamento va ad Alessandro Genovesi, che in questi anni ha saputo mantenere la barra a dritta nonostante le tempeste che ci hanno investito ( AD MAJORA).
Gli SCHETTINO li lasciamo alle altre organizzazioni.
14 marzo, 2012
13 marzo, 2012
Roma: Telecom, no dei sindacati a deregulation manutenzione
“Se il Senato dovesse approvare in via definitiva la norma che separa i costi di affitto della rete telefonica da quelli delle attività di manutenzione e riparazione dei guasti, permettendo agli operatori d’intervenire direttamente o tramite società terze sull’ultimo miglio della rete telefonica, si metterebbero a rischio centinaia di posti di lavoro fra i tecnici della rete Telecom che fanno in esclusiva quel lavoro”. Così Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, Mario Bertone, segretario generale della Cisl di Roma, e Luigi Scardaone, segretario generale della Uil di Roma e del Lazio.
È questo il motivo per cui i sindacati confederali provinciali e regionali sostengono le proposte contro la deregulation dei servizi di manutenzione della rete telefonica avanzate dalle sigle di categoria Slc, Fistel e Uil Comunicazione. “È assurdo – continuano i segretari di Cgil, Cisl e Uil – mettere a rischio centinaia di posti di lavoro con norme dirigiste che non considerano la reale funzionalità del sistema di telecomunicazioni italiano. Una decisione del genere rischia di avere pesanti ricadute non solo sull’occupazione, ma anche sulla qualità dei servizi alla clientela”.
Di Berardino, Bertone e Scardaone non si limitano alla denuncia e invitano le istituzioni locali e tutte le forze politiche presenti sul territorio a intervenire sui rispettivi parlamentari per impedire l’approvazione in via definitiva della norma, “i cui effetti, in termini occupazionali, andrebbero a colpire un tessuto sociale già messo a dura prova dalla crisi. Ci auguriamo inoltre che le forze politiche siano disponibili a organizzare un incontro con i deputati e i senatori eletti nel territorio prima che il provvedimento vada in discussione al Senato per permettere alle organizzazioni sindacali confederali e di categoria di illustrare le ragioni della protesta”.
È questo il motivo per cui i sindacati confederali provinciali e regionali sostengono le proposte contro la deregulation dei servizi di manutenzione della rete telefonica avanzate dalle sigle di categoria Slc, Fistel e Uil Comunicazione. “È assurdo – continuano i segretari di Cgil, Cisl e Uil – mettere a rischio centinaia di posti di lavoro con norme dirigiste che non considerano la reale funzionalità del sistema di telecomunicazioni italiano. Una decisione del genere rischia di avere pesanti ricadute non solo sull’occupazione, ma anche sulla qualità dei servizi alla clientela”.
Di Berardino, Bertone e Scardaone non si limitano alla denuncia e invitano le istituzioni locali e tutte le forze politiche presenti sul territorio a intervenire sui rispettivi parlamentari per impedire l’approvazione in via definitiva della norma, “i cui effetti, in termini occupazionali, andrebbero a colpire un tessuto sociale già messo a dura prova dalla crisi. Ci auguriamo inoltre che le forze politiche siano disponibili a organizzare un incontro con i deputati e i senatori eletti nel territorio prima che il provvedimento vada in discussione al Senato per permettere alle organizzazioni sindacali confederali e di categoria di illustrare le ragioni della protesta”.
12 marzo, 2012
09 marzo, 2012
TESTO DELL'EMENDAMENTO VERGOGNOSO VOTATO ANCHE DAL PD
Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:
2-bis. Al fine di favorire le azioni di cui al comma 1 ed al fine di garantire la massima concorrenzialità nel mercato delle telecomunicazioni, in linea con quanto previsto dall'articolo 34, comma 1 lettera g) del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 211, i servizi di accesso all'ingrosso di rete fissa devono essere offerti agli operatori concorrenti in maniera disaggregata in modo che gli Stessi operatori non debbano pagare per servizi non richiesti e si possa creare un regime concorrenziale anche per i servizi accessori. In particolare, il prezzo del servizio di accesso all'ingrosso di rete fissa deve indicare separatamente il costo della prestazione dell'affitto della linea ed il costo delle attività accessorie quali il servizio di attivazione della linea stessa ed il servizio di manutenzione correttiva. Con riferimento alle attività accessorie, deve essere garantito agli operatori richiedenti anche di poter acquisire tali servizi da imprese terze di comprovata esperienza che operano sotto la vigilanza dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni in un regime di concorrenza. QUALI SONO LE DITTE CON QUESTI REQUISITI?
47. 016. Fava, Caparini,Torazzi ,Vanalli , Bragantini, Tutti LEGA NORD; ma non erano all'opposizione? sono come i ladri di pisa? O dovevano fare un piacere al loro vecchio padrone?
2-bis. Al fine di favorire le azioni di cui al comma 1 ed al fine di garantire la massima concorrenzialità nel mercato delle telecomunicazioni, in linea con quanto previsto dall'articolo 34, comma 1 lettera g) del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 211, i servizi di accesso all'ingrosso di rete fissa devono essere offerti agli operatori concorrenti in maniera disaggregata in modo che gli Stessi operatori non debbano pagare per servizi non richiesti e si possa creare un regime concorrenziale anche per i servizi accessori. In particolare, il prezzo del servizio di accesso all'ingrosso di rete fissa deve indicare separatamente il costo della prestazione dell'affitto della linea ed il costo delle attività accessorie quali il servizio di attivazione della linea stessa ed il servizio di manutenzione correttiva. Con riferimento alle attività accessorie, deve essere garantito agli operatori richiedenti anche di poter acquisire tali servizi da imprese terze di comprovata esperienza che operano sotto la vigilanza dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni in un regime di concorrenza. QUALI SONO LE DITTE CON QUESTI REQUISITI?
47. 016. Fava, Caparini,Torazzi ,Vanalli , Bragantini, Tutti LEGA NORD; ma non erano all'opposizione? sono come i ladri di pisa? O dovevano fare un piacere al loro vecchio padrone?
ORDINE DEL GIORNO UNITARIO
Telecom OdG Coord Unitario RSU 9-3-12
Berec: "L'unbundling è materia di Agcom"
DISAGGREGAZIONE SERVIZI TELECOM
Il presidente dell'organismo europeo Serentschy giudica in contrasto con la normativa Ue la misura che obbliga la disaggregazione dei servizi di accesso all'ingrosso alla rete di Telecom Italia. "L'intervento del Parlamento viola il principio di indipendenza dell'Authority"
di Mila Fiordalisi
“La regolamentazione dell’accesso, dei servizi di unbundling e dell’interconnessione è di competenza delle autorità nazionali di regolazione”: è quanto sottolinea Georg Serentschy, chairman del Berec (European Regulators Group for Electronic Communications) in riferimento all’emendamento italiano al Dl semplificazioni (che ha ottenuto ieri la fiducia alla Camera), che obbliga la disaggregazione dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa di Telecom Italia,
“L’intervento del parlamento nazionale in questa materia viola il principio di indipendenza dell’Authority ed è contro la norma europea”, aggiunge. "Il Berec ha i poteri di valutare l' attuazione delle decisioni sulla regolamentazione delle telecomunicazioni nei mercati regolamentati, compreso i servizi di unbundling".
Sull'emendamento è tornata nuovamente l'Asati, l'asssociazione che rappresenta i piccoli azionisti di Telecom Italia, che chiede la rettifica al Senato. "I parlamentari leghisti Fava e Saglia che hanno proposto l'emendamento sulla separazione dei costi di manutenzione della rete di accesso di Telecom Italia - sottolinea il presidente Franco Lombardi - denotano una totale incompetenza in materia; e plaudono anche all'approvazione (verosimilmente provvisoria) di questo provvedimento con farneticazioni ed argomentazioni che suscitano ilarità - peccato che usino il Parlamento e non un teatrino padano. Sarebbe quindi vano ogni tentativo di spiegare loro fatti tecnici, economici e normativi".
Uilcom Uil, Slc Cgil e Fistel Cisl hanno intanto deciso di convocare i propri organismi di rappresentanza e approvare un ordine del giorno in cui si da pieno mandato alle segreterie nazionali per attivare tutte le iniziative che possono portare a contrastare l’approvazione della norma. "“La messa a rischio con la perdita di migliaia di posti di lavoro in Telecom Italia a seguito della norma approvata nelle commissioni ha posto il sindacato davanti alla responsabilità di sottolineare la leggerezza con cui si affrontano materie delicate, in un momento così difficile per il paese, che rischiano di portare a destrutturare imprese d’importanza nazionale. Materia tra l’altro già normata dall’organismo di vigilanza Agcom, l’unica titolata a intervenire su questa materia”,
Il CORRIERE DELLE COMUNICAZIONI ONLINE
SEMPLIFICAZIONI: EMENDAMENTO TLC; OPERATORI DENUNCIANO A UE
(ANSA) - BRUXELLES, 8 MAR - L' Associazione europea degli operatori di telecomunicazioni (Etno) ha inviato oggi una denuncia al Commissario europeo responsabile del settore, Neelie Kroes, evidenziando l' incompatibilita' dell' emendamento al dl semplificazioni sull' accesso alla rete (unbundling) approvato ieri con il quadro normativo comunitario. ''Il testo dell' emendamento portato all' attenzione della Commissione europea - si legge in una nota - prevede che i servizi di accesso all' ingrosso di rete fissa devono essere offerti agli operatori concorrenti in maniera disaggregata e, in particolare, i servizi di manutenzione e di attivazione di una linea in unbundling possono essere acquisiti da imprese terze''. ''Questa norma - spiega Etno nella lettera - viola le norme comunitarie che regolano il settore delle comunicazioni elettroniche, mettendo a rischio l' indipendenza dell' Autorita' nazionale di regolazione (Agcom), poiche' non rispetta le competenze ad essa assegnate dalla normativa europea in materia di imposizione di obblighi sui servizi regolati di accesso alla rete. La nuova misura - si legge ancora nella lettera - minaccia seriamente l' implementazione del quadro normativo europeo poiche' modifica la definizione di unbundling contenuta nelle direttive''. Il testo dell' emendamento - conclude la nota - e' ora al vaglio dell' esecutivo comunitario, per verificare i profili di incompatibilita'. Se la norma dovesse essere considerata incompatibile, la Commissione potrebbe aprire una procedura d' infrazione nei confronti dell' Italia. (ANSA).
Berec: "L'unbundling è materia di Agcom"
DISAGGREGAZIONE SERVIZI TELECOM
Il presidente dell'organismo europeo Serentschy giudica in contrasto con la normativa Ue la misura che obbliga la disaggregazione dei servizi di accesso all'ingrosso alla rete di Telecom Italia. "L'intervento del Parlamento viola il principio di indipendenza dell'Authority"
di Mila Fiordalisi
“La regolamentazione dell’accesso, dei servizi di unbundling e dell’interconnessione è di competenza delle autorità nazionali di regolazione”: è quanto sottolinea Georg Serentschy, chairman del Berec (European Regulators Group for Electronic Communications) in riferimento all’emendamento italiano al Dl semplificazioni (che ha ottenuto ieri la fiducia alla Camera), che obbliga la disaggregazione dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa di Telecom Italia,
“L’intervento del parlamento nazionale in questa materia viola il principio di indipendenza dell’Authority ed è contro la norma europea”, aggiunge. "Il Berec ha i poteri di valutare l' attuazione delle decisioni sulla regolamentazione delle telecomunicazioni nei mercati regolamentati, compreso i servizi di unbundling".
Sull'emendamento è tornata nuovamente l'Asati, l'asssociazione che rappresenta i piccoli azionisti di Telecom Italia, che chiede la rettifica al Senato. "I parlamentari leghisti Fava e Saglia che hanno proposto l'emendamento sulla separazione dei costi di manutenzione della rete di accesso di Telecom Italia - sottolinea il presidente Franco Lombardi - denotano una totale incompetenza in materia; e plaudono anche all'approvazione (verosimilmente provvisoria) di questo provvedimento con farneticazioni ed argomentazioni che suscitano ilarità - peccato che usino il Parlamento e non un teatrino padano. Sarebbe quindi vano ogni tentativo di spiegare loro fatti tecnici, economici e normativi".
Uilcom Uil, Slc Cgil e Fistel Cisl hanno intanto deciso di convocare i propri organismi di rappresentanza e approvare un ordine del giorno in cui si da pieno mandato alle segreterie nazionali per attivare tutte le iniziative che possono portare a contrastare l’approvazione della norma. "“La messa a rischio con la perdita di migliaia di posti di lavoro in Telecom Italia a seguito della norma approvata nelle commissioni ha posto il sindacato davanti alla responsabilità di sottolineare la leggerezza con cui si affrontano materie delicate, in un momento così difficile per il paese, che rischiano di portare a destrutturare imprese d’importanza nazionale. Materia tra l’altro già normata dall’organismo di vigilanza Agcom, l’unica titolata a intervenire su questa materia”,
Il CORRIERE DELLE COMUNICAZIONI ONLINE
SEMPLIFICAZIONI: EMENDAMENTO TLC; OPERATORI DENUNCIANO A UE
(ANSA) - BRUXELLES, 8 MAR - L' Associazione europea degli operatori di telecomunicazioni (Etno) ha inviato oggi una denuncia al Commissario europeo responsabile del settore, Neelie Kroes, evidenziando l' incompatibilita' dell' emendamento al dl semplificazioni sull' accesso alla rete (unbundling) approvato ieri con il quadro normativo comunitario. ''Il testo dell' emendamento portato all' attenzione della Commissione europea - si legge in una nota - prevede che i servizi di accesso all' ingrosso di rete fissa devono essere offerti agli operatori concorrenti in maniera disaggregata e, in particolare, i servizi di manutenzione e di attivazione di una linea in unbundling possono essere acquisiti da imprese terze''. ''Questa norma - spiega Etno nella lettera - viola le norme comunitarie che regolano il settore delle comunicazioni elettroniche, mettendo a rischio l' indipendenza dell' Autorita' nazionale di regolazione (Agcom), poiche' non rispetta le competenze ad essa assegnate dalla normativa europea in materia di imposizione di obblighi sui servizi regolati di accesso alla rete. La nuova misura - si legge ancora nella lettera - minaccia seriamente l' implementazione del quadro normativo europeo poiche' modifica la definizione di unbundling contenuta nelle direttive''. Il testo dell' emendamento - conclude la nota - e' ora al vaglio dell' esecutivo comunitario, per verificare i profili di incompatibilita'. Se la norma dovesse essere considerata incompatibile, la Commissione potrebbe aprire una procedura d' infrazione nei confronti dell' Italia. (ANSA).
07 marzo, 2012
SEMPLIFICAZIONI: MICELI (SLC CGIL), CON EMENDAMENTO PDL RISCHIO MIGLIAIA DI ESUBERI
DICHIARAZIONE DI EMILIO MICELI,
SEGRETARIO GENERALE SLC CGIL
“Emendamenti di questa natura vanno trattati con grande cautela perché modificano sostanzialmente gli assetti di impresa, peraltro introducendo elementi non presenti in nessun altro paese europeo – così dichiara Emilio Miceli, segretario generale Slc Cgil a commento dell’emendamento al Dl semplificazioni, presentato dai deputati Pdl Paolo Romani e Stefano Saglia.
“Qualora l’emendamento fosse definitivamente approvato comporterebbe il rischio di migliaia di esuberi in Telecom – prosegue Miceli. Per il sindacato, in un momento nel quale l’occupazione deve rappresentare la priorità per tutte le forze politiche e sociali, non sono accettabili modifiche normative che mettono in pericolo migliaia di posti di lavoro. Slc pertanto invita le forze politiche ed il governo a non approvare il testo dell’emendamento a firma degli Onorevoli Romani e Saglia.”
SEGRETARIO GENERALE SLC CGIL
“Emendamenti di questa natura vanno trattati con grande cautela perché modificano sostanzialmente gli assetti di impresa, peraltro introducendo elementi non presenti in nessun altro paese europeo – così dichiara Emilio Miceli, segretario generale Slc Cgil a commento dell’emendamento al Dl semplificazioni, presentato dai deputati Pdl Paolo Romani e Stefano Saglia.
“Qualora l’emendamento fosse definitivamente approvato comporterebbe il rischio di migliaia di esuberi in Telecom – prosegue Miceli. Per il sindacato, in un momento nel quale l’occupazione deve rappresentare la priorità per tutte le forze politiche e sociali, non sono accettabili modifiche normative che mettono in pericolo migliaia di posti di lavoro. Slc pertanto invita le forze politiche ed il governo a non approvare il testo dell’emendamento a firma degli Onorevoli Romani e Saglia.”
05 marzo, 2012
01 marzo, 2012
De Benedetti: “Il dibattito sull’articolo 18? Una puttanata. Il problema è creare nuovi posti”
“Togliamo di mezzo dal dibattito questa puttanata dell’articolo 18. In 54 anni non mi sono mai imbattuto in un caso da art.18. Si combatte su minutaglie irrilevanti come l’art. 18, ma il problema è creare per il futuro posti di lavoro”. Il presidente del gruppo l’Espresso, Carlo De Benedetti, intervenendo alla presentazione del libro ‘Green Italy’ di Ermete Realacci, non usa giri di parole su uno dei nodi al centro della riforma del lavoro. “L’art.18 – spiega De Benedetti – va modificato in termini di efficacia ma lo spirito dell’articolo è da mantenere. Penso ai tempi dei processi, è indecente che un’azienda si prenda a gobbo una persona licenziata dieci anni prima e se lo ritrova in azienda. Neppure lo riconosce”.
IL FATTO QUOTIDIANO
"Togliamo di mezzo questa puttanata del dibattito sull'articolo 18. Io faccio l'imprenditore da 54 anni, non mi sono mai imbattuto nell'articolo 18". A dirlo è Carlo De Benedetti, patron del gruppo L'Espresso. "Quando incontro un amico americano che mi dice che non investe in Italia per l'articolo 18 - osserva ancora l'editore - scopro che non l'ha mai letto". Ne dà notizia l'agenzia di stampa Dire.
A suo giudizio, va invece fatta una modifica normativa che renda la disciplina più efficiente ma non cancelli la ratio del divieto di licenziamenti individuali discriminatori. "Non è indecente che un'azienda debba ritrovarsi al lavoro uno che ha licenziato dieci anni prima? Lo spirito dell'articolo 18 è da mantenere, le modifiche vanno fatte nell'efficienza. Ma vendere questa roba come flessibilità è una solenne menzogna".
Rassegna.it
IL FATTO QUOTIDIANO
"Togliamo di mezzo questa puttanata del dibattito sull'articolo 18. Io faccio l'imprenditore da 54 anni, non mi sono mai imbattuto nell'articolo 18". A dirlo è Carlo De Benedetti, patron del gruppo L'Espresso. "Quando incontro un amico americano che mi dice che non investe in Italia per l'articolo 18 - osserva ancora l'editore - scopro che non l'ha mai letto". Ne dà notizia l'agenzia di stampa Dire.
A suo giudizio, va invece fatta una modifica normativa che renda la disciplina più efficiente ma non cancelli la ratio del divieto di licenziamenti individuali discriminatori. "Non è indecente che un'azienda debba ritrovarsi al lavoro uno che ha licenziato dieci anni prima? Lo spirito dell'articolo 18 è da mantenere, le modifiche vanno fatte nell'efficienza. Ma vendere questa roba come flessibilità è una solenne menzogna".
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