22 novembre, 2009

Mediaset muove su Telecom Italia per salvare la tv dalla banda larga

Berlusconi sonda Booz Allen. Confalonieri: non me ne occupo

GIOVANNI PONS

MILANO — Si scalda il clima attorno a Telecom e al destino della sua rete. La notizia di un incontro riservato lunedì scorso a Milano tra esponenti del governo come il viceministri Paolo Romani e rappresentanti del gruppo Mediaset, che fa capo al presidente del Consiglio, sul futuro della banda larga ha fatto infuriare l’ad di Telecom, Franco Bernabè. Il quale ha colto l’occasione di un convegno a Palazzo Giustiniani a Roma per un confronto a quattr’occhi con Fedele Confalonieri, durato una decina di minuti. Non è noto il contenuto della conversazione ma all’uscita il presidente di Mediast ha fatto diramare una nota nella quale precisava di «non aver partecipato ad alcun incontro riguardante il gruppo Telecom». Una smentita solitaria in quanto gli altri partecipanti, da Romani a Fernando Napolitano della Booz Allen, a Gina Nieri fino a Francesco Caio, hanno preferito tacere.
L’impressione è che si sia formato un asse che parte da Palazzo Chigi, passa per il presidente di Mediobanca Cesare Geronzi e finisce a Mediaset, che cerca di stringere d’assedio Telecom per piegarla ad alcuni interessi particolari, in nome della difesa dell’italianità dalle mire della spagnola Telefonica.
Soprattutto l’infrastruttura di rete e il piccolo polo tv che fa capo a La7 sono gli asset cui Berlusconi e i suoi vogliono mettere sotto controllo. Nei mesi scorsi sono stati diversi i tentativi di piazzare uomini di fiducia nell’emittente, ma l’opposizione di Bernabè ha fatto salire la tensione. Lo stesso Berlusconi, secondo ricostruzioni attendibili, avrebbe avuto diversi incontri con Napolitano sul tema della rete Telecom a banda larga e sulla sua importanza per Mediaset. Il premier ha addirittura posto un veto sulla cessione a terzi dei multiplex digitali terrestri che Telecom Italia Media aveva messo in vendita. Diktat rispettato dal management rifiutando un’offerta allettante dei fondi americani Highbridge, salvo poi ricorrere contro gli atti del governo per la discriminazione nella distribuzione dei mux in alcune regioni.
Legittime a questo punto le domande del capogruppo Pd Michele Meta in un’interpellanza a Romani in cui chiede di riferire in Commissione «i contenuti dell’incontro riservato con i vertici Mediaset e l’evoluzione della vicenda legata allo sblocco dei fondi per la banda larga. Potrebbe sorgere, altrimenti, un dubbio legittimo circa il legame tra lo stop agli 800 milioni di euro per la banda larga e le ipotesi di rimozione dei vertici dell’azienda per poterne influenzare i futuri assetti ed investimenti». Romani è infatti molto attivo nel promuovere la sostituzione di Bernabè con un manager più malleabile e vicino al governo e al Biscione. Ma i nomi proposti finora, Stefano Parisi e Massimo Sarmi, sono stati bocciati dall’azionista Intesa Sanpaolo. I principali soci hanno confermato la fiducia all’attuale vertice, ma chiedono uno sforzo supplementare per far uscire la società dalle secche in cui è invischiata.

La Repubblica (cartaceo) 20-11-09

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