25 novembre, 2009

Il governo toglie la rete a Telecom

Il governo non molla. Siamo già al lavoro sul piano per portare Internet veloce in tutta Italia, ha spiegato il sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, e «appena chiuso faremo la società della rete». Il che, tradotto, significa che l’assedio all’infrastruttura Telecom è più vivo che mai.

Non è la prima volta che Romani interviene sulla questione. Questa volta, però, l’affondo arriva mentre fioccano le indiscrezioni sulle grandi manovre all’ombra dell’ex monopolista. Indiscrezioni che parlano di un piano B per la rete di nuova generazione che vedrebbe il coinvolgimento degli operatori alternativi (Fastweb, Vodafone e Wind) e di Mediaset sotto la regia del superconsulente Francesco Caio. Le stesse voci parlano con insistenza di un possibile avvicendamento ai vertici della società e di una lista di manager già scalpitanti che va dall’attuale ad di Poste Massimo Sarmi fino a quello di Wind Luigi Gubitosi, passando per il numero uno di Fastweb, Stefano Parisi.

Di sicuro, Franco Bernabé non sembra disposto a piegare la testa sul dossier della rete. Anzi, la determinazione con cui ha definito, proprio sulle pagine di Libero, «insensata» qualsiasi ipotesi di scorporo farebbe pensare che l’ad di Telecom preferirebbe sbattere la porta piuttosto che assistere ad uno scippo dell’infrastruttura.

Le parole del sottosegretario, del resto, non lasciano molto spazio all’interpretazione. «La rete di Telecom», ha puntato il dito Romani, «è largamente insufficiente». Questo, secondo l’esponente del Pdl, è dovuto al fatto che «l’ex monopolista investe poco». E se è vero che «i grandi problemi finanziari del gruppo non dipendono dall’attuale gestione industriale», ha detto Romani, «come Stato e governo siamo costretti a intervenire e l’Europa ce lo consente».

Ed ecco la soluzione: la società della rete. «Nessuno scorporo», ha garantito Romani, «ma una newco su cui intervengono i grandi player ma anche Poste e Ferrovie e altri soggetti inseriti nel sistema infrastrutturale». Per quanto riguarda la tempistica, si parte appena finita la crisi. I soldi non sono un problema: «Cassa Depositi e Prestiti ha 100 miliardi e passa da investire». Ma anche «il governo farà la sua parte».

L’intensificarsi del pressing del governo e delle manovre di sottofondo farebbero pensare a un impatto che potrebbe farsi sentire già al prossimo cda del 2 dicembre. Ieri il presidente Gabriele Galateri ha assicurato che sul tavolo del consiglio ci sarà solo l’ordinaria amministrazione, mentre del piano industriale si parlerà a febbraio. Anche sotto il profilo societario, ieri l’ad di Generali, Giovanni Perissinotto, ha detto che la questione di «un rimpiazzo nella compagine di Telco, dopo l’uscita dei Benetton non è all’ordine del giorno». Ma quando si tratta di Telecom abbiamo imparato che i colpi di scena sono sempre in agguato.

Nell’attesa di vedere chi la spunta sulla rete fissa, Bernabé accelera su quella mobile. Ieri Telecom ha avviato la prima sperimentazione della nuova tecnologia Lte (Long Term Evolution)per lo sviluppo della rete ultrabroadband di quarta generazione per i cellulari.

se lo dice uno dei giornali del padrone d'italia.......
vorremmo sentire anche oggi i lamenti di quei volponi che inveivano contro Colaninno, sono stati ben attenti a non dire nulla durante l'epoca Tronchetti e
hanno INNEGGIATO AL LIBERO MERCATO contro il piano ROVATI, TUTTI MEZZI UOMINI....

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