08 ottobre, 2011

Banda larga, affondo di Metroweb "La rete ultraveloce la facciamo noi"


ROMA - Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico, voleva essere il padre dell'Internet super veloce in Italia come il premier Berlusconi del Ponte di Messina. Ma entrambi dovranno concentrarsi su altri sogni. Il piano di Romani per una banda larghissima conosce nel mare di Capri, è il caso di dire, il suo naufragio. Al convegno organizzato da "Betweeen" sull'isola dei Vip, ecco Telecom formalizzare il suo addio al tavolo di Romani. Questo tavolo puntava a creare una società mista - al suo interno lo Stato e gli operatori di telefonia - che avrebbe costruito "in esclusiva" la preziosa infrastruttura. "Una cosa fuori tempo e fuori luogo", sentenzia ora il presidente di Telecom Franco Bernabè, "ci alziamo per sempre da un tavolo dove tutti litigano". Un posto che ricorda la vecchia "Iritel", i telefoni di Stato, il medioevo dell'economia.

Con singolare tempismo, morto un piano ne nasce un altro. A Capri, prende la parola anche Vito Gamberale, amministratore delegato di F2i (sigla che sta per Fondi italiani per Infrastrutture). Una corazzata finanziaria. La F2i ha in pancia un gioiellino: si chiama Metroweb ed è la società proprietaria di una rete di cavi lunga 7.000 chilometri tra Milano e la Lombardia. Cavi tutti in fibra ottica di quelli che assicurano alle famiglie connessioni Internet degne di un Paese civile. Dice Gamberale: "Possiamo replicare in tutta Italia quello che abbiamo già fatto, e bene, a Milano e in Lombardia". La rete ultra veloce, insomma, "la
facciamo noi". Vito Gamberale assicura che tutte le società di telecomunicazioni saranno coinvolte nel progetto, mentre lo Stato verrebbe frenato nel tentativo di realizzare una "rete pubblica" come poteva andare di moda 20 anni fa. Insomma. Gamberale prova a mandare questo messaggio: no al Piano Romani - vecchio e statalista - e via libera a un progetto che metta in prima linea risorse, energie private. Gamberale è sincero, ma solo in parte. A guardar bene, anche il suo progetto camminerà grazie a qualche soldo pubblico. La Cassa Depositi e Prestiti - controllata da Tesoro - è sponsor della F2i di Gamberale. E la F2i ha pur sempre in tasca 150 milioni di capitali pubblici (pari all'8,1% delle sue disponibilità).
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