23 aprile, 2010

SINTESI SULLA SITUAZIONE ESUBERI




E' bene provare a fare un minimo di punto della situazione, con tutte le prudenze del caso...

I dati: l'azienda dichiara 6822 esuberi, articolati come da comunicato nazionale nostro.
Ma come riesce a mandar via tutta questa gente?
Gli strumenti sono molteplici. Innanzitutto ci sono quelli che possono andare in pensione e coloro che possono "attaccare" la mobilità alla pensione: per queste due figure l'azienda chiede da tempo la coattività, cioè chiede di togliere la volontarietà all'uscita... della serie: se puoi andare in pensione o in prepensionamento, non puoi rifiutarti e devi "accettare" (ovviamente con l'esodo incentivato dall'azienda). In tutto per l'azienda queste due figure non contano neanche 1000 lav.

Poi ci sono la cassa integrazione ordinaria (cigo) e straordinaria (cigs), per un totale di 4 anni (2 + 2), a cui attaccare la mobilità (3 anni e 4 anni per le aree depresse, cioè il sud) Questa soluzione gira molto in azienda, ma trattasi di soluzione praticabile secondo legge, cioè telecom, come ogni azienda, può chiedere questa articolazione di ammortizzatori sociali per gestire gli esuberi.
Ovviamente, per i 3/4 anni di mobilità vale quanto abbiamo detto sempre, cioè che in assenza di accordo vanno in mobilità i più giovani, contributivamente parlando, mentre con accordo possono andare quelli vicini alla pensione.

Esiste anche un'altra voce, che è la cosiddetta mobilità lunga (5 o 7 anni): da quello che sappiamo, ma tutto deve essere preso con le molle, pare che il ministero del lavoro (Sacconi) non abbia dato l'avallo alla possibilità di prevedere la mobilità lunga; sempre prendendo il dato con tutti i dubbi del caso, uno dei motivi potrebbe stare nella contemporanea crisi della FIAT e l'impossibilità - anche per un governo come questo - di gestire questa montagna di esuberi (telecom e fiat... per non parlare di altre grandi aziende) con un'applicazione molto distorta della mobilità.

Infine, c'è la solidarietà, che però aleggia, ma molto defilata, pur essendo tra gli ammortizzatori sociali quello più coerente con la gestione di una crisi.

A queste voci, però è necessario contrapporre il vero e unico problema che è la assoluta necessità di garantire non solo chi esce dall'azienda, ma soprattutto chi rimane; premesso che la stessa azienda dichiara di non avere 6822 lav che possono andare in prepensionamento con la mobilità, il vero problema è che anche se riducessimo il numero e riuscissimo a trovare lo strumento per garantire tutti coloro che escono dall'azienda, oggi, differentemente che nel passato, non c'è nessuna garanzia per coloro che rimangono... non a caso il nostro comunicato si conclude dicendo che :

Oggi è in discussione se debba o no avere un futuro la Telecom

Qui il discorso è molto ampio. Portiamo degli esempi. abbiamo perso 4 milioni di sim del mobile in un anno; marco mi raccontava di 34 aziende che hanno chiesto almeno 1000 chiavette e noi non le abbiamo consegnate per problemi vari; la rete molti la conoscono e tutti sappiamo la condizione in cui vive; lo sharing dei ponti radio del mobile con vodafone e wind ci è costato l'ira di dio con il risultato di equiparare la nostra qualità a quella di vodafone e wind (a costo zero per quest'ultime); se lavorate sul crma sapete che bachi ci sono; oggi ho parlato con i colleghi della telefonia pubblica, a cui nessuno crede (fino ad oggi neanche io...) ed ho scoperto che in Francia le cabine pubbliche non solo sono produttive, ma crescono di numero, grazie alla possibilità di collegarsi in internet; devo continuare?
Insomma, quando si parla di necessarie garanzie per chi rimane il discorso si sposta dagli ammortizzatori sociali alle politiche industriali.
E allora è necessario riprendere gli investimenti, come è necessario che telecom guardi ad investimenti all'estero.

insomma bisogna che lavoratori i lavoratori capiscano quale è la vera partita in gioco, che non è come gestire gli esuberi... e questo deve essere uno dei nostri principali compiti in questa fase, perché sennò il rischio è che una volta che le altre organizzazioni sindacali portano il numero da 6822 a 6500 con la cigo/cigs integrata in parte dall'azienda, il problema è risolto... quando invece è solo peggiorato...

Come noto il 26 siamo a Roma, ma solo come slc; infatti, tale data era inizialmente convenuta confederalmente, per un coord naz unitario, ma poi è uscito un comunicato di un organizzazione che tra le righe dichiara che bisogna trattare.
Ovviamente nessuno è contrario a trattare, ma se prima di un coord. Naz. unitario, prima di ulteriori approfondimenti da fare con l'azienda, prima di qualunque ipotesi sindacale, si esce con un comunicato di critica forte, contemporaneamente aprendo alla trattativa, tutto questo significa che il messaggio non è ai lavoratori, ma all'azienda; e il messaggio è chiaro: c'è qualcuno disponibile all'accordo a tutti i costi (un film già visto).

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