25 febbraio, 2008

ALLA FINE ARRIVA ANCHE QUESTA..............

TeleSet, l’operazione perfetta

GIUSEPPE TURANI

Così come esiste la Tempesta Perfetta (al cinema), in piazza Affari esiste l'Operazione Perfetta: la fusione TelecomMediaset. Per molti operatori questa fusione risolve qualsiasi problema italiano.
E' utile persino per la formazione del prossimo governo e, forse, anche per le riforme costituzionali. Si capisce quindi perché molti ne siano assolutamente entusiasti e considerino la cosa come già fatta.
E l'Operazione Perfetta serve anche a disperdere un po' della melanconia che gira intorno ai listino di piazza Affari. Non solo c'è poco lavoro (e quindi pochi soldi), ma sembra quasi che ci si avvii verso la fine di un ciclo.
Non ci sono più grandi movimenti e ci sono segnali di resa. Un solo esempio. Fino a un anno fa si diceva che due sole erano le cose che si erano salvate dalla stagione (breve) della new economy italiana: Fastweb e Tiscali. E era vero.
Solo che Fastweb è stata venduta agli svizzeri e si dice che alla fine verrà addirittura tolta dal listino (gli svizzeri smentiscono con moltissima decisione, ma il flottante è comunque pochissimo .). Tiscali sta correndo (anche se un po' su e un po' giù) sul tabellone perché pare che qualcuno se la voglia comprare (e non si tratta di italiani).
Le banche hanno finito di ammucchiarsi e regna una certa calma (salvo che non scoppi, improvvisa, la fusione MediobancaGenerali .). E quindi non resta che darsi da fare con TelecomMediaset.
L'ipotesi di cui si parla in questi giorni negli uffici dei broker è molto semplice:
Telecom (controllata da un gruppo di banche italiane e dalla spagnola Telefonica) e Mediaset (controllata dalla famiglia Berlusconi) si incontrano e decidono di fondersi, dando vita a un'unica società.
Su questa base (piuttosto esile) il mercato ha poi cominciato a ricamare. L'Operazione, si dice, è fantastica perché nasce un grande (e completo) player italiano. Mediaset ha i contenuti (ha appena comprato anche la Endemol, quella del Grande Fratello) e Telecom ha le linee. Con i suoi cavi la Telecom arriva ovunque, dalla Sicilia al Monte Bianco, e quindi le due società, insieme, possono dare vita a una delle più grandi cabletv del mondo (via Internet).
Grandi affari e soldi per tutti, a palate.
Con in più il fascino della modernità: la "nuova" tv via Internet sarà interattiva, si potrà ricevere sui telefonini e sui palmari.
Insomma, una spolverata di 21º secolo anche per Mediaset, vecchia tv generalista, un po' anni Settanta. Una meraviglia.
Ma non è finita qui. Fatta la fusione, la nuova Telecom venderebbe le sue attività in Brasile a Telefonica incassando 10 miliardi di euro e eliminando la stessa Telefonica dal proprio azionariato. E quindi la Telecom Berlusconi tornerebbe tutta italiana e piena di soldi.
E questo comporterebbe un doppio vantaggio.
Per la Telecom si tratterebbe di essere più libera e con meno debiti. Per il Cavaliere si tratterebbe di un'altra medaglia da aggiungere sul suo petto patriottico, avendo riportato in patria la nostra compagnia telefonica.
Ma c'è di più. Ovviamente, avendo Telecom, a quel punto, il Cavaliere fra i suoi azionisti (sia pure in minoranza, Mediaset vale circa un terzo della compagnia telefonica), alla fine dovrebbe decidersi a vendere la propria televisione, cioè la 7 e Mtv. E questo potrebbe consentire a qualcuno (ma chi? Urbano Cairo?) di entrare nel mondo della tv. E quindi meno duopolio. Non è bello tutto questo?
Ma la cosa più clamorosa è un'altra. Poiché il Cavaliere non sarebbe più azionista di controllo di Mediaset, ma soltanto un azionista (di minoranza, sia pure importante) del nuovo megaplayer Telecom Mediaset, automaticamente verrebbe dissolta anche la questione del conflitto di interesse, e Berlusconi potrebbe finalmente fare il suo governo (se vincerà le elezioni) a testa alta.
E, se per caso non dovesse vincere, sarebbe comunque molto legittimato a elaborare le riforme costituzionali con Veltroni perché, a quel punto, su di lui non graverà più alcuna ombra affaristica.
Insomma, l'Operazione Perfetta che sta facendo innamorare piazza Affari è veramente perfetta: è un buon affare, ma ha anche effetti collaterali (positivi) sulla politica. Al punto che non è facile dire quale dei due aspetti è il più importante.
Tutti pazzi, quindi, per questa mitica fusione.
Mitica perché, per ora, essa vive solo nelle teste e nelle chiacchiere dei broker più fantasiosi.
Dalle parti di Mediaset si dice che la cosa non esiste. E per valide ragioni. La società del Biscione va molto bene. Negli ultimi tempi ha fatto due mosse interessanti. Ha comprato Endemol (che vuol dire capacità autonoma di produrre contenuti, anche per una platea mondiale) e ha investito moltissimi soldi sulla tv digitale terrestre. Cosa, quest'ultima, che la mette già in condizioni, quando se ne avvertirà la necessità e l'opportunità, di fare una tv "diversa", più tematica e interattiva.
Mediaset, cioè, sostiene di essere già avanti, di essere pronta a sostenere le nuove sfide tecnologiche e di mercato. Di Telecom, quindi, non ha alcun bisogno. Si tratta, spiegano, di un business che non conosciamo, difficile da gestire e probabilmente a redditività calante, a meno che non sfondi nella tv (via Internet). Ma noi, dicono a Mediaset, siamo già nella tv.
Anzi, in questo mondo siamo i più bravi. Che si fa, allora? Si entra in Telecom per tornare dove siamo già, e cioè nella tv? E questo perdendo il controllo del nostro business? E dovendo, da quel momento in avanti, discutere ogni nostra decisione con funzionari di banca e morti di sonno?
Noi siamo diventati grandi perché Silvio, decisa una cosa, dopo tre minuti la faceva.
Mica perdendo tempo in comitati a confrontarsi con banchieri che hanno altro per la testa e che del nostro business capiscono poco o niente del tutto.
E sul fronte Telecom che cosa dicono?
Veniamo da anni terremotati, con continui cambi di proprietà e di strategie. Adesso siamo in una fase abbastanza stabile. E ci servono almeno un paio d'anni di quiete per rimettere tutte le cose a posto, per delineare una strategia corretta e per vedere come funziona. Infilarci in un affare del genere (Mediaset) vorrebbe dire solo complicarci ulteriormente la vita e rendere confuso quello che dobbiamo fare. Siamo una buona compagnia telefonica, dobbiamo cambiare (tv via Internet), come tutte le altre compagnie europee, dobbiamo investire molto sulla rete e in tutto questo un'eventuale fusione con Mediaset non ci sarebbe poi di grande aiuto. Anzi.
L'Operazione Perfetta che molti sognano è quindi solo un miraggio, un'allucinazione? O magari il parto di qualcuno che già vede all'orizzonte buone commissioni per le banche d'affari? O, peggio ancora, è solo una trovata per far girare un po' di voci in piazza Affari e per speculare sui movimenti dei titoli interessati?
Probabilmente sono vere un po' tutte le cose.
Per il momento quello che si sa è che l'Operazione è stata disegnata, almeno nei suoi tratti fondamentali. Vantaggi e svantaggi sono stati illustrati. Dopo di che non sembra che i possibili protagonisti si stiano dando tanto da fare. Ognuno di essi, tanto in Mediaset quanto in Telecom, va avanti con i propri progetti. E lascia che a ragionare sull'Operazione Perfetta siano quelli della Borsa. Che tanto non hanno molto altro da fare, se non contare le perdite subite, e guardarsi intorno alla ricerca di qualche affare, anche modesto, per poter portare la famiglia a fare almeno una settimana bianca a Madonna di Campiglio.
Per il resto, buio assoluto. Da dentro Mediaset arriva solo una vocina (dai piani bassi, per la verità) che dice: il presidente Berlusconi è entrato in una fase nuova della sua vita, parla con gli avversari, non grida, è meno ossessionato dai comunisti, sembra più buono. E' un altro uomo. Chissà che cosa gli sta passando per la testa. Magari, un giorno, potrebbe anche decidere che l'Operazione Perfetta ha un senso, che è giusto portare la famiglia lontano dal palcoscenico degli affari, metterla in seconda fila, e potrebbe quindi dare un'accelerata. Potrebbe.
LINK ARTICOLO LA REPUBBLICA.IT

un grazie a S per averlo evidenziato

Mercoledi' sentiro' cosa ha da dire la Cantone in merito.

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