28 novembre, 2006

PREMI PER GLI OBIETTIVI DI VENDITA


Oggi è arrivato un "RUMOR" che in sintesi dice: dal prossimo anno probabilmente i lavoratori dei CSU non avranno piu' l'onere della vendita, ma si occuperanno esclusivamente del lavoro per cui sono nati!!!!!!! Sulle vendite vorremmo fare una riflessione, siamo a fine anno i responsabili dei CSU e dei CSL stanno facendo il FORCING ( a proposito di gioco di squadra........)sul personale per arrivare all'obiettivo. Premesso che chi scrive non ha mai ricevuto nulla di tutto cio', sarebbe interessante conoscere le dinamiche di erogazione del CANVAS di vendita ed allora facciamo due conti così per gioco. Un Canvas puo' valere sui 200 EURO, poniamo che quello sulla vendita valga 400/500 EURO per il lavoratore, mettiamo al CST vadano 700/800 EURO ad un RESPONSABILE CSU 1600/2000 e un responsabile di CSL quanto puo' tirare su? A cazzotto dai 9000 ai 12000.

Non c'è male, un bel Natale

25 novembre, 2006

Considerazioni sullo sciopero del prossimo 21/12



La riunione dell’esecutivo RSU del 20 u.s. ha dato mandato alle segreterie nazionali di procedere con la proclamazione del citato sciopero, un atto dovuto dopo che lo sciopero ben riuscito dello scorso 3 ottobre non ha portato ad aperture di tavoli di confronto né con TELECOM ITALIA né con il GOVERNO, considerando anche che questo era stato indetto in collaborazione e con la partecipazione delle strutture confederali politicamente è da ritenersi grave. Chi ha partecipato alla riunione ci ha ragguagliato sulla rinnovata disponibilità delle segreterie Confederali oltre che al sostegno, anche alla partecipazione alla manifestazione che probabilmente andremo a fare in quel di ROMA. Le argomentazioni che ci porteranno a questa nuova mobilitazione sono praticamente le stesse dell’ultima volta, (escludendo solamente che la parte telefonia mobile rinarra in azienda ).
Leggiamo nel comunicato del 20 novembre:

La decisione di vendere Tim Brasil confermerebbe la volontà del gruppo di proseguire in un indirizzo di politica industriale sbagliato e pericoloso.
La via maestra resta quella di mantenere tutti gli asset aziendali, rilanciare il tema della convergenza tra rete fissa e mobile, ricercare soluzioni finanziarie al fine di far scendere il debito e finanziare gli investimenti anche attraverso la ricapitalizzazione dell’azienda.

La delegazione nazionale RSU sottolineano l’insensibilità del governo, dopo aver contribuito a creare polveroni sulla vicenda industriale di Telecom, non ha ancora ritenuto necessario confrontarsi con le organizzazioni dei lavoratori. Ciò è grave, poiché il destino di un’azienda strategica come Telecom dovrebbe vedere un impegno diretto da parte dell’esecutivo.

Bene, rivendichiamo la ripresa degli investimenti senza che siano ceduti asset per finanziare i progetti della nuova rete (NGN ndr.), per realizzare cio’ “si deve ricorrere a soluzioni finanziarie per far scendere il debito e finanziare gli investimenti” va bene pero’ in questo quadro vorremmo sapere dalle NS strutture alcune piccole sottigliezze che potrebbero far avere un quadro completo del problema e Sarebbe curioso calcolare l'ammontare globale degli utili distribuiti da TI dal 2000 ad oggi, e confrontarlo con la quota in investimenti, e a voler essere pignoli poi si potrebbe comparare il tutto anche con la riduzione dei costi, questa scorporata tra i costi del personale e di gestione. Si otterrebbero sicuramente dei dati IMPORTANTI.

I rapporti con l’Esecutivo: certo qualcuno dopo il polverone mediatico di settembre si è bruciato in diversi punti, ma questo non vuol dire che non deve avere un confronto con i rappresentanti dei lavoratori in merito al settore ed alla vicenda industriale di TI, visto che questa ha in mano asset strategici per il sistema paese. Non vorremmo che qualcuno cosi’ come accadde negli anni 99/2000 pensasse di avere un modello preconfezionato da offrire. E’ di ieri la notizia che il Ministro Gentiloni nei prossimi mesi offrira’ al mercato le frequenze per il WI-MAX lasciate libere dal Min. della Difesa. Legittimo, ma esiste un progetto strategico di TLC? La Gasparri è sufficiente oppure c’è da ridiscutere un piano nazionale che garantisca sia i lavoratori del settore che i consumatori?

Bene sciopereremo stavolta lo faremo per noi, per garantire un futuro dignitoso alle nostre famiglie.

GENTILONI SU KEY4BIZ

23 novembre, 2006

IL FINANCIAL TIMES CONOSCE MOLTO BENE IL NOSTRO PAESE


ROMA, 23 nov - Il Financial Times boccia le ipotesi di investimento del Fondo Blackstone, che ieri ha annunciato un interesse verso Telecom Italia.'Prendere una quota di minoranza in Germania era gia' abbastanza rischioso - scrive il quotidiano finanziario - Ma farlo in Italia, viste le pratiche arcane del capitalismo italiano e le inevitabili interferenze dei politici, e' ancora piu' rischioso'.
COMUNQUE LE NOTIZIE RIPORTATE IN QUESTI GIORNI HANNO FATTO BENE AL TITOLO, E NON SOLO.................CHISSA CONSOB COSA NE PENSA..................

21 novembre, 2006

SCIOPERO TELECOM IL 21 DICEMBRE

Le delegazioni unitarie RSU SLC/FISTEL/UILCOM, insieme alle Segreterie Nazionali, proclamano lo sciopero dei lavoratori e delle lavoratrici TELECOM per la giornata del 21 dicembre e danno mandato alle Segreterie Nazionali di decidere la forma di svolgimento.

Lo sciopero ha l’obiettivo di superare definitivamente la decisione di vendere TIM Italia, societarizzare la rete fissa e trasformare Telecom in una improbabile “media company” e rilanciare la presenza internazionale del gruppo.

La decisione di vendere Tim Brasil confermerebbe la volontà del gruppo di proseguire in un indirizzo di politica industriale sbagliato e pericoloso.
La via maestra resta quella di mantenere tutti gli asset aziendali, rilanciare il tema della convergenza tra rete fissa e mobile, ricercare soluzioni finanziarie al fine di far scendere il debito e finanziare gli investimenti anche attraverso la ricapitalizzazione dell’azienda.

In questo senso lo sciopero del 21 dicembre rappresenta lo strumento per sostenere l’iniziativa del sindacato e per fermare il processo di impoverimento di uno tra i più grandi gruppi industriali italiani e importanti gestori europei di TLC.

SLC/FISTEL/UILCOM e la delegazione nazionale RSU sottolineano l’insensibilità del governo, dopo aver contribuito a creare polveroni sulla vicenda industriale di Telecom, non ha ancora ritenuto necessario confrontarsi con le organizzazioni dei lavoratori. Ciò è grave poiché il destino di un’azienda strategica come Telecom dovrebbe vedere un impegno diretto da parte dell’esecutivo.

Al fine di contribuire a creare un clima di fiducia verso l’azienda che oggi non c’è SLC/FISTEL/UILCOM e la delegazione nazionale RSU reputano necessaria l’apertura di un confronto tra azienda e organizzazioni sindacali per decidere attraverso quali interventi si intende riportare, nel rispetto della privacy dei cittadini e dei propri dipendenti, l’azienda dentro i confini della legalità.

LE SEGRETERIE NAZIONALI

SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL



Roma, 20 Novembre 2006




Telecom Italia chiude tutta in retromarcia. Pesa lo sciopero generale indetto contro cessione di TIM Brasil
TREND-ONLINE

Si conclude sui minimi odierni la seduta di Telecom Italia che sin dalle prime battute ha mostrato una certa debolezza, senza riuscire a beneficiare degli spunti positivi offerti da listino di riferimento che tuttavia è tornato a ridosso della parità nel finale. Le azioni del colosso telefonico hanno terminato la sessione sui minimi a quota 2,3625 euro, con un ribasso dello 0,98% e poco più di 90 milioni di titoli passati di mano.
A pesare sulla giornata di oggi ha contribuito senza dubbio l’annuncio dello sciopero dei lavoratori Telecom indetto dai sindacati confederali per il 21 dicembre prossimo, per protestare contro la possibile cessione delle attività brasiliane.
La protesta ha infatti l’obiettivo di superare definitivamente la decisione di vendere Tim Italia, societarizzare la rete fissa e trasformare Telecom in una media company e rilanciare la presenza internazionale del gruppo.

18 novembre, 2006

AGGIORNAMENTI AL BLOG


SOTTO LA VOCE COLLEGAMENTI NE ABBIAMO INSERITI TRE NUOVI, DAL PRIMO SI PUO' SCARICARE IL CONTRATTO COLLETTIVO TLC IN FORMATO WORD, GLI ALTRI DUE SONO DELLE SLIDES IN POWER POINT REALIZZATE DALLA CGIL NAZIONALE, IL PRIMO IN MERITO ALLA NUOVA NORMATIVA SUL TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO (TFR) ED I FONDI NEGOZIALI (INTEGRATIVI DI SETTORE, APERTI ECC.). IL SECONDO E' RELATIVO AGLI STEP DEI REQUISITI PENSIONISTICI DA ADESSO AL 2014.

16 novembre, 2006

SERVIZI DE "L'INFEDELE" SU LA7


I SEGUENTI LINK SONO UNO STREAMING VIDEO, SE USATE EXPLORER VI SI APRIRA' IL MEDIA PLAYER

SERVIZIO DE L'INFEDELE DEL 15,11,06
SERVIZIO NEL QUALE SI PARLA DI TELECOM IN RELAZIONE ALLO SPIONAGGIO INFORMATICO

SERVIZIO DE L'INFEDELE DEL 27,09,06
SERVIZIO NEL QUALE SI PARLA DI TELECOM E DELLO SCONTRO TELECOM PALAZZO CHIGI

15 novembre, 2006


(U.S.Cgil) –Roma, 13 nov- Alessandro Genovesi e Donatella Perazzi sono i nuovi segretari nazionali del Sindacato dei Lavoratori della Comunicazione della Cgil (SLC). Li ha eletti il Comitato direttivo della categoria alla quasi unanimità (due voti contrari ed un’astensione) riunito per l’esame della situazione politica generale. Guidata dal segretario generale, Emilio Miceli, la segreteria del maggiore sindacato Italiano della comunicazione (circa 95 mila iscritti nel 2005) titolare di importanti contratti nazionali a partire da quelli della telefonia fissa e mobile, dell’editoria e delle poste, risulta così composta da otto membri di cui tre donne. Alessandro Genovesi è oggi il più giovane segretario nazionale di categoria di tutta la Cgil. Autore di diverse pubblicazioni, Genovesi ha, fra l’altro, maturato un’esperienza significativa sui temi del lavoro nero e del precariato presso il dipartimento Lavoro della Cgil nazionale. Donatella Perazzi 49 anni, ha lavorato nelle Poste di cui è stata delegata sindacale in Emilia Romagna, dove ha ricoperto diversi incarichi fino a giungere alla guida della categoria regionale.

13/11/2006 17.27

Alessandro Genovesi

INTERVENTO AD UN CONVEGNO DEL NEO SEGRETARIO CON DELEGA ALLE TLC NON E' DATO DI SAPERE LA DATA, INDICATIVAMENTE NEL 2001 PRIMA DELLA CESSIONE DI TELECOM A TRONCHETTI. EQUIVALE A DIRE UN SECOLO FA'

http://www.nwork.it/largabanda/atti/genovesi.htm copia di google cache

"Cultura industriale e asset internazionale della banda larga italiana"

Il mio intervento sarà brevissimo, perché avendo partecipato anche alla stesura del documento sarebbe, come dire, abbastanza singolare aggiungere riflessioni a quelle fatte da Iodice nella relazione e da Attardi nel suo intervento. Quindi permettetemi di giocare il facilissimo ruolo di "provocatore" con pochi flash molto legati anche alle cose dette finora. La prima provocazione, è rivolta al mio amico Caravella della CGIL e verte sulla sua affermazione che in questi anni non si è fatta politica industriale. Sicuramente io credo che vi è stato un deficit politico nella costruzione di ampie politiche industriali a medio periodo da parte di questo governo, credo che però le contraddizioni siano più ampie e riguardino la stessa Sinistra sociale e anche il Sindacato ed il suo modello di riferimento culturale quando penso ad un modello di sviluppo "pesante". Penso per intenderci ad alcune specifiche circostanze, come la vendita della Pirelli cavo, quel "pezzo" della Pirelli che si occupa della produzione di fibre per il cablaggio; una vendita fatta ad una impresa straniera nel momento in cui si cablava l'Italia, per di più da un imprenditore cosi detto "vicino" che è anche il vice presidente di Confindustria a quindi uno che di mestiere dovrebbe difendere il nostro patrimonio imprenditoriale. La vendita di un settore di punta italiano è passata inosservata: non ci sono stati cortei in piazza del partito, ma non è che la CGIL ha fatto chissà quali mobilitazioni.Perchè?

Penso anche alla vicenda Enel-Infostrada dove un po' tutti ci siamo, come dire, fatti prendere dalla scoperta e dove tra i nostri è prevalsa un’analisi semplicistica dell’operazione. Un’operazione comunque giusta ( io stesso non sono mai stato un fan della Telecom e anzi penso che Colannino rappresenta il primo vero nemico dello sviluppo tlc in Italia) perché limitava il monopolio dell’ex Sip: così abbiamo permesso che si gettassero le basi per un nuovo monopolio. Su questo cosa abbiamo detto?

Ci sono quindi ritardi, ma da parte di tutti. Ma siamo qui per questo anche ed oggi il vero dato politico della giornata che va registrato è una volontà politica molto chiara dei Democratici di Sinistra di reimpostare il lavoro sulla politica industriale in questo paese su tre assi fondamentalmente: nuove figure professionali qualificate da formare, che è il primo asse; sviluppo delle infrastrutture tecnologiche, secondo asse; terzo asse, indicato anche velocissimamente da Michele che forse meriterebbe un convegno apposito, che è lo sviluppo e la difesa della grande industria di contenuti italiani. Tema importantissimo perchè se è vero che senza infrastrutture, i contenuti sono cosa di poco conto, sarebbe una politica "stravagnate" se nel 2005 Italiacavo ha contribuito alla costruzione, al cablaggio di tutta Italia e poi ci accorgiamo però che non passa roba nostra per quei cavi.

Questa è in sintesi la seconda riflessione che vorrei fare: una serie di proposte sulle figure professionali sono state avanzate(abbiamo fatto sulla formazione una serie di iniziative specifiche), per avanzare un ragionamento complessivo sulle infrastrutture ci troviamo oggi e non so se prima o dopo la campagna elettorale apriremo una riflessione sulla politica, sulla grande politica industriale dei contenuti .

Io poi vorrei riportare un'ultima riflessione: nei discorsi fatti finora è mancato, o meglio è stata soltanto accennata una parte importante del ragionamento, se si vuole parlare di politica industriale con la "P" maiuscola. Ovvero in quale prospettiva internazionale noi porremmo la questione dell'asset della banda larga italiana, cioè come le nostre proposte si inseriscono all’interno di uno scenario in parte già determinato? Mentre a Londra abbiamo la concentrazione del più grande nodo della rete e l'asse "digitale" Londra-Amburgo-Parigi si è consolidato, può Italiacavo ( la mia è una provocazione) darsi come mission anche la lunga distanza, capire cioè come intervenire sulla lunga distanza promuovendo una ipotesi di un'asse Berlino-Parigi-Roma o meglio Parigi-Berlino-Milano-Roma-Bari-Napoli-Palermo e fare della Sicilia oltre Londra il secondo nodo verso quei trecento milioni di potenziali consumatori e produttori che sono il nord Africa e il Medio Oriente? Io credo che questo sarebbe, come dire, una vera rivoluzione, un piccola rivoluzione copernicana se poi inseriamo su questo asset internazionale i nostri centri di eccellenza, Milano-Genova-Pisa-Roma, le città della comunicazione Napoli e Catania, i grandi gruppi industriali italiani che potrebbero ricalibrare i modelli di esportazione. Insomma potremmo intorno ad una prospettiva di nuovi assi digitali delle grandi metropoli "fertilizzare" le decine e decine di nostri distretti industriali? Questa operazione "in grande" può portare innovazioni organizzative e culturali nelle piccole e medie imprese italiane? In questo progetto le grandi città diventano i mini snodi, le piazze che consumano, ma anche le piazze che producono, che offrono contenuti oltre che passaggio ai grandi eventi della fibra italiana.

Una riflessione urgente ed una proposta concreta, quella di Italiacavo da mettere subito sul tappeto, anche perché io noto una strana area in Europa, intorno al mondo delle tlc. Gli analisti più attenti la stanno notando (il Financial Time due settimane fa ci ha fatto un articoletto): qualcuno soprattutto nel Centro Destra europeo, nel Partito Popolare Europeo in maniera particolare, sta teorizzando che forse per rispondere agli americani, allo strapotere americano un ritorno al monopolio non sarebbe poi così male; all’interno della Deutsche Telecom per esempio (che ha i problemi di liquidità che ha e che sappiamo tutti) qualcuno già lo teorizza; nel partito gollista si è fatto un seminario tre mesi fa che diceva un po' queste cose; in Italia, senza fare nomi, qualche manager di Stato che stava con noi e si prepara allegramente a passare con il Polo ha firmato un articolo su un giornale di settore che diceva più o meno "tra essere una succursale straniera in libero mercato e ed essere un monopolista che decide non avrei dubbi su cosa fare..".

Immaginate allora uno scenario di ritorno velato dei grossi colossi sotto l’ala protettrice del pubblico, con in più in Italia quella eccezionalità rappresentata dal conflitto di interesse di un possibile Presidente del Consiglio che è anche gestore di telefonia e servizi internet. Sarebbe un incubo e l’unica soluzione, l’unica precauzione sarebbe allora la dimensione internazionale della nostra industria digitale e la scesa sul terreno della competizione di tanti piccoli e agguerriti soggetti. Ecco perché cablaggio e asset internazionale.

14 novembre, 2006

HABEMUS PAPAE

Roma, 13 novembre 2006



A tutte le Strutture SLC-CGIL

Loro Sedi



Cari/e compagni/e,
a seguito degli esiti del Comitato Direttivo nazionale che ha eletto due nuovi componenti la Segreteria nazionale, vi informiamo dell’assegnazione degli incarichi:

Stefania Baschieri: Diritti, Sport e Tempo Libero
Massimo Cestaro: Industria
Silvano Conti: Produzione Culturale
Riccardo Ferraro: Servizi Postali
Alessandro Genovesi: TLC
Donatella Perazzi: Organizzazione
Elisabetta Ramat: Emittenza Radiotelevisiva (dipartimento di nuova istituzione)

Nel corso della Segreteria sono stati decisi alcuni nuovi incarichi:

Marco Del Cimmuto: Industria
Giuseppe Francesco: TLC mantenendo un rapporto di collaborazione con il dipartimento Organizzazione

La Segreteria nazionale procederà nei prossimi giorni alla definizione degli incarichi dell’apparato politico, del quale sarete puntualmente informati.

Cordiali saluti.


p. la Segreteria nazionale

Donatella Perazzi

UN AUGURIO DI BUON LAVORO A TUTTI, CON L'AUSPICIO CHE I NEO INCARICATI SBAGLINO IL MENO POSSIBILE, CONSIDERANDO IL MOMENTO E GLI IMPEGNI IN CUI CI TROVEREMO AD AFFRONTARE NEL COMPARTO TLC

TELECOM: PERQUISIZIONE GDF IN SEDE MILANESE SOCIETA'

Milano, 14 nov. (Adnkronos)- La Guardia di finanza di Milano, nella giornata di ieri, ha effettuato delle perquisizioni nella sede milanese di Telecom nell'ambito dell'inchiesta, allo stato senza indagati, avviata dopo lo scorporo di Tim. In particolare, i militari si sono recati nell'ufficio legale e in quello dell'area finanze di Telecom, dove hanno sequestrato carte e personal computer.

13 novembre, 2006

ESTRATTO DALL’AUDIZIONE DI CORRADO CALABRO’ ALLA VII COMMISSIONE LL.PP. COMUNICAZIONI, del 18,10,2006.


Tra gli argomenti trattati dal Presidente dell AGCOM in relazione al mercato delle TLC e al riassetto del gruppo Telecom, i passaggi fondamentali sono da ricercarsi nei punti che seguono e che dovremo affrontare in sede di confronto con Telecom Italia nei prossimi 12 mesi, quali lo spin off della “RETE DI ACCESSO” ( da stabilire il perimetro) la costituzione della nuova societa’, la dotazione patrimoniale di “start up”, la nomina del management , gli obbiettivi e gli investimenti ( questi concordati assieme all’AGCOM ed al ministero? Che fine fara’ NGN e da chi e come sara’ finanziata ?), ed in un secondo momento gli organici, i parametri di produttivita’ e INQUADRAMENTO.
Nel resto del testo verranno apposte in corsivo e grassetto alcune note relative all’interpretazione operativa di Calabro’.



6. I nuovi scenari e la separazione della rete

Dall’esposizione svolta può evincersi, a nostro avviso, che l’Autorità ha sempre tenuto correttamente la barra sulla rotta istituzionale, senza sbandamenti di sorta. Lo svantaggio di cui Telecom risente è quello ineludibile della puntuale regolazione alla quale è sottoposto l’operatore che ha il dominio della rete.
Questo svantaggio è divenuto via via più avvertibile col diminuire dei profitti
derivanti dalla telefonia fissa e da quella mobile. Nel contempo, come ho detto, l’avvento delle reti di nuova generazione, tutte basate sul protocollo internet, rende sempre meno utilizzabili gli strumenti consueti e mal tollera l’impaccio dei tradizionali vincoli. A tutt’oggi le regole comunitarie (e di conseguenza quelle nazionali) mirano a correggere quelle strozzature (cd. bottlenecks) competitive che si creano sulle reti esistenti. Il problema delle nuove reti è invece quello di definire regole per lo sviluppo futuro delle infrastrutture e quindi del settore. Occorre che la cosiddetta variabile regolatoria sia tenuta in conto nella progettazione di queste reti. Le architetture devono essere aperte, soprattutto per quanto riguarda il segmento dell’accesso, e devono garantire l’effettiva parità di trattamento a tutti i soggetti presenti sul mercato. Questa intuizione è alla base della Communication Review dell’OFCOM, il regolatore britannico, che ha portato ad una effettiva separazione funzionale della rete di accesso dell’operatore incumbent, British Telecom, in una divisione separata denominata OPENREACH, caratterizzata da una gestione indipendente, sia nella definizione del board di controllo sia nella determinazione degli aspetti di incentivazione del management. Nell’incontro con i rappresentanti di OFCOM avvenuto a Roma nei giorni 20 e 21 aprile 2006, abbiamo approfondito questo modello, al quale per suo conto e di sua iniziativa risultava che Telecom avesse rivolto la propria attenzione; peraltro, a un livello di esame assolutamente preliminare.
Si tratta indubbiamente del modello più evoluto che ci sia in Europa, al quale quindi seguendo il metodo delle best practices, dimostratosi così utile per il miglioramento e il progressivo avvicinamento delle regolazioni delle varie Autorità nazionali, appare opportuno guardare, pur tenendo conto delle particolarità di ciascun Paese.
E’ stato per questo che nella mia Relazione al Parlamento del 20 luglio scorso ho
pubblicamente rivolto a Telecom Italia l’invito a “fare un passo avanti sulla strada della separazione tra servizi regolati e non regolati, agendo sulla funzione di governance e di controllo indipendente”, e soggiungendo che “l’esperienza internazionale mostra che questo percorso è più efficace quando l’operatore stesso prende impegni vincolanti”.
[è bene chiarire quali sono i servizi regolati all’interno delle varie strutture aziendali, visto che questi rappresenterebbero il confine della confluenza nella società costituenda]
A questo riguardo la legge Bersani, prevedendo la sanzionabilità della
inottemperanza agli impegni assunti dinanzi all’Autorità, ha ora accresciuto l’ambito di applicazione e l’incisività dei nostri poteri.
L’invito ha incontrato buona accoglienza nel mondo delle telecomunicazioni, nel
quale è stato generalmente anche condiviso il giudizio, da me espresso, che la maggiore trasparenza che ne sarebbe risultata sarebbe valsa altresì “a togliere asprezza al contenzioso ingeneratosi, hic et inde, tra l’operatore dominante e gli operatori alternativi”.
A questo appello ha dato un’esplicita risposta il Presidente Guido Rossi nell’incontro che il Consiglio di questa Autorità ha avuto con i vertici di Telecom Italia il giorno 20 settembre; risposta poi rilanciata pubblicamente dal Presidente Rossi nella sua audizione del 27 settembre scorso, dinanzi a questa Commissione, nella quale ha dichiarato che il Consiglio di amministrazione di Telecom Italia “ha deliberato il percorso verso la creazione di una società separata che contenga la rete di accesso” e che “in questo modo la trasparenza garantita al regolatore sarà massima: le transazioni con il resto di Telecom Italia entreranno nei cicli di fatturazione e saranno esposte nei bilanci. Nella definizione dei contorni di questa nuova società, così come nel recepimento delle altre indicazioni che l’Autorità civorrà dare, il nostro atteggiamento sarà improntato al massimo spirito di collaborazione con il regolatore”.
Abbiamo quindi iniziato a lavorare concretamente nella direzione di una effettiva
separazione funzionale delle attività chiave della rete fissa per garantire parità di trattamento nelle reti di nuova generazione, costituendo, lo stesso giorno 27 settembre, una task force che funga da interfaccia tecnica con Telecom approfondendo le ipotesi regolatorie da sottoporre poi all’esame del Consiglio.
[sarebbe opportuno sapere se in questa fase sono state informate le OOSS nazionali, risultano evidenti le implicazioni politiche ed occupazionali che la creazione della società avrebbero, ci risulta che in fase di costituzione di OPENREACH BT, assieme a BT e OFCOM era presente anche il sindacato CONNECT*]
Sarà un percorso lungo e complesso (durerà almeno 12 mesi) ma faremo di tutto per comprimere i tempi. Capisaldi della separazione sono l’equality of access – ossia l’eguaglianza di tutti gli operatori, compresa la divisione commerciale di Telecom Italia, nell’accesso alla rete locale dell’incumbent [societa’ costituenda ndr.] – e quindi la replicabilità dei servizi, nonché l’incentivazione agli investimenti per il miglioramento delle infrastrutture trasmissive. In questo contesto, tutti gli operatori, in primis Telecom Italia, saranno più liberi di operare, investire e competere, a parità di condizioni, nei mercati a valle dell’offerta di servizi integrati di comunicazione agli utenti finali.
Non sembra che abbiano ragion d’essere alcune preoccupazioni che sono state
adombrate a tal riguardo. La nuova organizzazione e le correlative misure regolatorie non avranno di per sé effetti deprimenti né sulla capacità competitiva né sulla forza finanziaria di Telecom Italia: vorrei evidenziare che British Telecom -che, come detto, è stato sottoposto alla medesima misura regolamentare- è l’unico tra i grandi carrier europei il cui titolo borsistico si è apprezzato nel corso dell’ultimo anno. Inoltre, la separazione funzionale dell’ultimo miglio appare essere il solo modo -specialmente in Italia in cui l’intero settore dipende dalla rete di accesso dell’incumbent- per assicurare la tutela della concorrenza e, al contempo, promuovere gli investimenti nelle reti. Continuare con il “vecchio” approccio di estrema parcellizzazione dei mercati da regolare, vorrebbe dire non tener conto dell’evoluzione tecnologica e di mercato; imboccare una nuova strada di deregulation a favore del campione nazionale (secondo la tentazione che serpeggia in qualche Paese) rappresenterebbe un passo che ci farebbe tornare indietro di dieci anni sul piano della trasparenza e della concorrenza. In entrambi i casi si avrebbero effetti negativi per i consumatori, per la produttività dell’incumbent e dell’intero settore e soprattutto per la tenuta del nostro sistema economico.


7. Le nuove prospettive: le reti per la larga banda

La mia esposizione non sarebbe completa se non toccasse anche altri due argomenti: il ruolo che la larga banda può svolgere per lo sviluppo economico del Paese e l’esigenza di una regolamentazione quanto più possibile omogenea in Europa.
Nella larga banda la situazione d’incoraggiante ripresa dello scorso anno, per la quale abbiamo abbandonato i posti di coda in Europa, registra in questi ultimi mesi un rallentamento.
Gli ultimi dati inducono a riflettere: nonostante veniamo da due anni di crescita
sostenuta, ben al di sopra di quella degli altri maggiori Paesi europei, in cui i prezzi sono calati arrivando a livelli di best practice, la penetrazione della larga banda (pari a circa il 13%) rimane sotto la media europea (superiore al 14%), aggirandosi sui 7,5 milioni di utenti. Questo ritardo ha origini di carattere strutturale, che prescindono in parte da valutazioni di ordine concorrenziale e regolamentare. Nel nostro Paese, la diffusione dei servizi a larga banda incontra delle limitazioni dovute, da un lato, al basso livello di diffusione dei mezzi informatici nella popolazione italiana e, dall’altro, a problemi infrastrutturali che riducono significativamente l’ambito effettivo e potenziale di diffusione del servizio.
Siamo in una situazione di ritardo strutturale a cui il Paese deve assolutamente
trovare un’adeguata risposta, facendo un ulteriore sforzo, uno scatto di reni, per raggiungere e superare il treno europeo.
La larga banda cambia infatti il paradigma produttivo ed ha riflessi, come ho avuto
modo di dire nella relazione al Parlamento, anche sullo sviluppo del sistema scolastico, dei rapporti fra lo Stato fornitore di servizi ed il cittadino, del “colloquio” tra fornitori e produttori nella gestione commerciale della clientela. La modesta crescita economica del nostro Paese rende ancor più necessaria e urgente la modernizzazione delle infrastrutture di telecomunicazioni mediante la diffusione della larga banda.La regolamentazione non può che essere orientata in tal senso. L’Autorità farà tutto il necessario per consegnare al Paese una soluzione regolamentare all’avanguardia nel mondo.
Tuttavia, in questo campo la regolamentazione non è sufficiente. I problemi strutturali non si risolvono nemmeno con la separazione societaria o funzionale della rete di Telecom Italia. Il Paese non può dipendere da una sola infrastruttura di comunicazione.
L’Italia ha perso l’opportunità della cablatura del territorio per non aver compreso che, come nelle grandi infrastrutture di trasporto, nelle telecomunicazioni occorrono una visione di lunghissimo periodo ed opportune politiche pubbliche di sostegno. La dipendenza dal doppino in rame rende il sistema nazionale debole. Infatti in prospettiva, con la diffusione dei servizi convergenti, la rete in rame è destinata, in particolare negli aggregati urbani, a subire rilevanti problemi di saturazione connessi all’interferenza che si crea a livello di centrale.
L’opportunità è ora rappresentata dalla fibra ottica e dall’avvento delle nuove
tecnologie wireless (il Wi-MAX in particolare). In questo quadro, lo sviluppo di
infrastrutture a larga banda ibride -fibra ottica nei centri urbani, Wi-MAX nelle aree rurali- potrebbe soddisfare, da un lato, la necessità di alleggerire l’occupazione della rete in rame,dall’altro l’esigenza d’introdurre una pressione concorrenziale anche nelle reti per la fornitura di servizi broadband di accesso.[Nex Generation Network progetto di Telecom Italia finanziato in che modo?]
Serve il contributo di tutte le istituzioni, a cominciare dalle amministrazioni locali che rappresentano il primo collo di bottiglia nella condivisione di cavidotti e nella costruzione di reti di accesso a larga banda, sia per le autorizzazioni che spetta ad essi rilasciare per i lavori di scavo e per l’occupazione del suolo, sia perché in taluni casi vi è commistione fra amministrazione e gestione. Occorre che tutti gli operatori dispongano di un catasto dettagliato per poter operare scelte consapevoli.
Va valutato positivamente il contributo assegnato dal Governo nel disegno di legge per la legge finanziaria 2007 (articolo 121) alle infrastrutture per la larga banda.
Va nella giusta direzione. Ma certamente non basta. Occorre, come dicevo, fare uno salto di qualità. In questo contesto è inaccettabile il ritardo nella diffusione del Wi-MAX, dipendente dal continuo differimento nella messa a disposizione della relativa banda di frequenza da parte dell’attuale detentore. Il Wi-Max, a differenza del Wi-Fi il cui segnale si estende fino a qualche centinaio di metri dall’antenna, si spinge fino a 100 chilometri e può dunque consentire la copertura di ampie zone del territorio nazionale a prescindere dalle condizioni orografiche e della densità della popolazione.
Il sistema inoltre è molto più economico e pratico da implementare poiché non
richiede il costoso processo di cablatura per far passare cavi e fibre ottiche e garantisce una copertura omogenea anche nelle aree geografiche più remote o svantaggiose dal punta di vista orografico. Ribadisco quindi l’auspicio, già espresso in Parlamento nel luglio scorso, che il Governo, assecondando l’impegno del Ministro Gentiloni, sblocchi finalmente questa situazione, consentendo l’assegnazione delle frequenze Wi-MAX agli operatori. L’Autorità farà la sua parte stabilendo subito le regole di assegnazione delle licenze. Il ricavo di tali assegnazioni potrà valere a tenere indenne da pregiudizi l’attuale detentore.
Siamo in un’epoca in cui da più parti si lamenta la mancata individuazione di missioni nazionali che accomunino le sorti e le speranze dei cittadini. Penso che la
creazione di nuove autostrade dell’informazione a larghissima banda, con tutte le
implicazioni economiche e sociali ad essa connesse (anche in termini di risoluzione dei problemi di digital divide), possa rappresentare una missione in cui tutto il Paese vorrà riconoscersi.


*ndr. Nel Regno Unito non vi e’ la parcellizzazione sindacale che esiste in Italia, le Trade Unions sono divise per settori ed ognuna si occupa del suo settore.
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09 novembre, 2006

Struttura di “Openreach BT”

Openreach, organico di 30000 dipendenti, di questi 25000 tecnici esterni dotati di 22000 furgoni.

Dotazione patrimoniale ereditata da BT, 8MLD di Sterline (12Mld euro), composto da infrastrutture rame, fibra ed altri beni non elettronici componenti la rete di accesso , reddito stimato al 31/12 /2006 (primo bilancio) 4 MLD di Sterline (6Mld euro).

Diritti, i lavoratori confluiti da BT in OR hanno mantenuto i livelli inquadramentali, il fondo pensione di BT ( da notare che in GB i fondi pensione sono aziendali e non di settore), I premi di risultato sono stati variati sull’azienda di confluenza e sugli obbiettivi da essa indicati.

E’ stato lanciato un piano di formazione atto ad un cambiamento culturale ed un codice etico atto a garantire imparzialita’ di fronte ai clienti ( BT, MERCURY,NTT ecc ecc.)

I membri del BOARD o CDA vengono eletti due dalla controllante (BT) e gli altri dall’associazione dei competitor, questi sono tenuti ad eleggere consiglieri indipendenti

Openreach ha la responsabilita’ di gestire (manutenzionare ) quella parte di rete sempre proprieta’ di BT ma non entrata in patrimonio di OR, quindi centrale apparati trasmissivi ed Internet.





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07 novembre, 2006

Tronchetti, aperti a nuovi soci in Olimpia


MILANO, 7 NOV - ''Ho gia' detto che siamo aperti a nuovi azionisti naturalmente se pronti a pagare prezzo corretto''. Cosi' ha risposto Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli, alla domanda su possibili nuovi soci in Olimpia. Oggi il Cda di Pirelli ha deciso di svalutare la partecipazione in Olimpia per 2.110 mln corrispondente a una valutazione delle azioni Telecom a 3 euro (da 4 circa).

06 novembre, 2006

Dichiarazione di Emilio Miceli Segretario generale SLC-CGIL su decisioni CdA Telecom

C’è una palese contraddizione tra le parole rassicuranti sulla situazione finanziaria in Telecom espresse ancora nel CdA di oggi e l’annuncio dell’attivazione della procedura per la vendita di TIM Brasile.
TIM Brasile, va ricordato, non solo è uno dei gioielli dell’azienda situata in un mercato assai promettente ed in continua espansione; ma è anche una delle poche presenze internazionali di Telecom.
E’ chiara la tendenza dell’attuale gruppo dirigente a recintarsi nel mercato domestico e questo è un errore strategico che inciderà pesantemente sulle prospettive di sviluppo di Telecom.
Il nostro è un no chiaro e netto.


Roma, 6 novembre 2006

06 nov 18:45
Telecom: dimesso cda in attesa modifiche statuto



MILANO - Sara' rinnovato l'intero cda. Lo si legge nella nota diffusa dal gruppo Telecom, che rileva: ''preso atto delle immediate dimissioni dalla carica di consigliere rassegnate dal dottor Carlo Buora, i restanti amministratori in carica al fine di dare immediata applicazione alle nuove modifiche statutarie hanno anch'essi presentato le proprie dimissioni con effetto a far data dalla predetta assemblea''. (Agr)

FINALMENTE QUALCHE NOTIZIA

NON SI CAPISCE SE SIANO BUONE NUOVE O CATTTIVE, CERTO QUALCUNO IN AZIENDA AVREBBE PREFERITO LE DIMISSIONI DA TELECOM DI BUORA, MAGARI SOSTITUITO DA PILERI L'UNICO CHE CAPISCE DI TELECOMUNICAZIONI.

Pirelli, Carlo Buora lascia tutte le cariche
L'annuncio in una nota dell'azienda: la decisione per concentrare l'impegno in Telecom Italia dove è vicepresidente esecutivo


Milano, 6 nov. (Adnkronos) - Carlo Buora (nella foto) ha rassegnato le dimissioni da tutte le cariche nel gruppo Pirelli ed in particolare da quelle di amministratore delegato e direttore generale. Lo rende noto la stessa società spiegando che ''tale decisione nasce dalla volontà del dottor Buora di concentrare il proprio impegno in Telecom Italia, dove dal 15 settembre scorso ricopre il ruolo di Vicepresidente esecutivo con le responsabilità già attribuite al dottor Marco Tronchetti Provera, in un momento importante per lo sviluppo del business di tale Gruppo''. ''Pirelli C. -prosegue la nota- esprime al dottor Buora il profondo ringraziamento per la preziosa e fondamentale attività svolta nel corso di tanti anni di lavoro e sottolinea come, pur ricoprendo per un lungo periodo un importante incarico anche in Telecom Italia, abbia sempre contribuito in maniera determinante allo sviluppo del Gruppo Pirelli e alla sua crescita nell'interesse di tutti gli azionisti''.

CHISSA' COSA NE PENSANO I PICCOLI AZIONISTI PIRELLI, CI FARA' FARE LA STESSA FINE?