30 dicembre, 2009

BUON ANNO A TUTTI




CHIUDIAMO QUESTO 2009 CON L'EDITORIALE DEL CARDINALI SUL VERNACOLIERE, SI TRATTA DI SATIRA.......

Senza peli sulla lingua
Il folle e la storia


Sgomento e pena tanta, davanti a quel viso di Berlusconi devastato dal Tartaglia. Ma subito, anche, l’angosciosa involontaria sensazione di qualcosa di già visto. Con l’immediato ricordo di quei servizi, più o meno segreti e più o meno deviati, sempre sospettati di oscure regie e manovalanze nella tragica storia della strategia della tensione, dalla prima strage di Piazza Fontana a Milano nel 1969 fino a quella sul treno Roma – Milano del 1984.

Di certo un inconscio condizionamento della storia, il mio. Di me che a quest’età ne ho già vissuta tanta di storia, e certi ricordi ti restano attaccati anche nei brividi di pelle.

Ricordi però lì per lì fugati, stavolta, dall’immediata proclamazione della “follia” dell’attentatore odierno, il Tartaglia mentalmente squilibrato. Un folle che ha potuto indisturbatamente prendere la mira con quel grosso oggetto contundente visibilmente bilanciato in mano, prima di scagliarlo sul capo del governo senza che nessuna fra le sue tante guardie del corpo lo notasse, tutte con lo sguardo rivolto al sorvegliato e non ai sorvegliandi. Ma tant’è. Che l’attentatore fosse un folle aveva insieme fugato dubbi e consolato coscienze, nella speranza d’un gesto isolato senza strategia alcuna.

Anche se intanto, col capo in ospedale a predicare amore contro l’odio – lui che di odio ne aveva sempre scatenato a fiumi contro i “comunisti” annidati ovunque – subito i seguaci portavoce iniziavano una violenta campagna di criminalizzazione del dissenso. A colpire chiunque – magistrati, politici, giornalisti, centri sociali, opinionisti di web e via e via – si fosse manifestato in qualche modo non ossequiente alla pretesa intangibiltà e sacralità del capo, da rendere comunque libero da colpe giudiziarie, protetto nei suoi macroscopici conflitti d’interesse e giustificato nel disegno di rifare la Costituzione a sua immagine e volontà.

Tutti subito accusati, i colpevoli di dissenso a qualunque titolo manifestato, d’averlo prodotto loro il brodo di coltura dell’infame gesto attentatore del Tartaglia. Di esserne i mandanti, insomma.

Ed immediatamente, a ruota, ecco la bomba sedicente anarchica alla Bocconi di Milano, ed immediato riecco allora il ricordo di quanto già visto e vissuto in altre prontissime presenze di anarchici da subito additare ad autori di attentati e stragi – e basti ricordare Pinelli e Valpreda – compiute invece, com’è poi diventata un po’ storia giudiziaria e un po’ generale coscienza civile, dalla manovalanza d’estrema matrice neofascista coperta da organi istituzionali e manovrata dai servizi segreti cosiddetti deviati, anche con propri infiltrati “anarchici” come nel caso del Bertoli per la strage alla questura di Milano nel 1973. E sempre per creare terrore e caos contro il “nuovo” sociale che avanzava a minare lo statu quo della conservazione politica, finanziaria e religiosa. Terrore e caos da eventualmente poi sedare manu militari.

Ed immediatamente, a far corona istituzionale anche in parlamento all’odierna criminalizzazione berlusconiana del dissenso, ecco ancor più forti e istigatrici le accuse di terrorismo a chi più fortemente dissente, sia nella società civile come Travaglio, sia nella politica come Di Pietro. Fino a criminalizzare perfino la Bindi, nella sua dignità di donna col cervello.

Questo il clima d’oggi. A riportare alla mente quel clima dell’inizio anni ’70 nel quale – mentre si andavano diffondendo le voci d’un progetto di revisione autoritaria della Costituzione per una repubblica presidenziale, proprio come anche ora si teme con le mire autoritario-populiste di Berlusconi – arrivò un secondo tentativo di colpo di Stato, il cosiddetto “golpe Borghese” che riportava nuovi timori per la democrazia dopo il “Piano Solo” del generale De Lorenzo nel 1964.

Ma ora vedrai non saranno più necessarie certe cose. Magari basterà che l’opposizione – cosiddetta – la smetta infine di fare opposizione. Cosiddetta.



Dopo l'infame aggressione
Berlusconi assume
pieni poteri
CHIUSA
LA REPUBBLICA!
Ma no la Repubblica giornale
LA REPUBBLICA
ITALIANA!
Napolitano lasciato fori ar freddo,
Dipietro alla macchia, sparita Rosibindi,
dispersa la magistratura



Drammatici sviluppi dell’aggressione ar prèmie’! Ferito nella faccia ma no nelle palle, Berlusconi l’ha fatte subito sentì! Che appena s’è ristabilito, ha chiamato subito il ministro dell’interno.

- Basta coll’indugi, Maroni! Qui bisogna chiude’ la Repubbria di volata!

– Ganzo! – s’è rallegrato Maroni. – E io chiuderei anche ‘r Corriere e l’Unità, così si legge la Padania sola!

– Ah, ma allora sei propio leghista, sai! Devi chiude’ no la Repubbria giornale, la Repubbria italiana!

– E ‘ndove la trovo?

– Dé, nelle ‘stituzzioni! Te primaditutto vai ar Parlamento, e lo sbarri benebene! Tanto, per quer che serve…

– Ma c’è pieno de’ nostri, dentro!

– Appunto! E te quer giorno ‘un ce li fai andà! Ni telefani ammodino, ni dici restate zitti e boni a casa sennò poi Sirvio vi licenzia tutti… Eppoi vai ar Conziglio Superiore della Magistratura, e stoppini anche quello! Poi corri alla Corte Costituzzionale, e ce li brocchi coll’ermellini e tutto! Poi vai ar Quirinale..

– Ma lì c’è Napolitano! Devo chiude’ anche lui?!

- No, lui lo lasci fori! Con questo freddo, vecchio com’è…

E lì però Maroni s’è ‘mpenzierito. Leghista sì, ma fino a un certo punto!

– A me però mi firmi un foglio, Sirvio! No, sai, tantevorte quarcuno venisse a di’ che questo è un corpo di Stato…

E lì Sirvio s’è arzato a razzo ‘n tutta la su’ statura!

- Lo Stato sono io! – ha principiato a urlà coll’occhi perdifori, no propio come Luigi quattordici ma a Napoleone un po’ ni rassomigliava. – Sono io, che ‘r popolo m’ha eletto! Sono io, l’unto der Signore! Sono io, l’omo della Provvidenza| Sono io, che ho messo Emiliofede ar Tiggiqquattro! No, dimmi te sennò chi ce lo teneva, ‘n quelle ‘ondizzioni!... Eppoi ho messo Vespa a Portapporta, ho piazzato Minzolini ar Tiggiuno… Approposito di Minzolini, ora ni dìo subito cosa deve di’!

Che all’indomani ecco difatti l’editoriale di Minzolini ar Tiggiuno:

– Italiani, l’odio comunista ‘un passerà! Ci penza Berlusconi, ora, a sistemalli tutti per le feste! Basta con tutti vest’oppositori che ‘un fanno artro che armà la mano dell’attentatori! Basta con chi ‘un è d’accordo con tutto quer che dice ‘r Capo e semina zizzagna! Basta co’ giudici che lo vogliano giudià come un bischero valunque! Basta co’ siti interne, ‘ndove onniuno ci pole scrive’ ‘osa ni pare! Basta co’ centri sociali ‘ndove di sociale c’è sortanto i pidocchi di tutti vell’agitatori! Basta colle dimostrazzioni di piazza che levano di rispetto ar Duce…

E lì però Minzolini s’è ripreso:

– Uh, scusate, mi sono un po’ ‘mbrogliato, duce Berlusconi ancora ‘un è mapperò ci siamo guasi!

E co’ telespettatori tutti a boccaperta l’ha finarmente detto:

– Contro tutto vest’odio verso i martiri della libertà, contro l’infami comunisti ‘nfilati dappertutto ne’ tribunali e ne’ partiti e ne’ giornali, contro ‘r vile dissenzo d’un’opposizzione preoncetta che ‘un vole rionosce’ a nessun costo l’atorità di chi comanda, contro tutto questo càosse sociale Sirvio Berlusconi ha finarmente assunto i poteri pieni!

Dé, ‘un l’aveva ancora finito di di’, e Dipietro era già alla macchia! E urlava ma io lo dicevo che Berlusconi è un ber fascista ma noi dell’Italia de’ valori con lui ‘un ci s’azzecca nulla, e c’era Demagistris dietro che ni diceva zitto e corri, se ci beccano ci rifanno novi!

E anche la Bindi, poverina, s’è dovuta rintanà! ‘Un la trova più nessuno! Capirai, con tutto quer che ha avuto ‘r coraggio di dinni, a Berlusconi colla faccia sempre ‘nzanguinata e co’ su’ òmini a urlà colla bava alla bocca è tutta ‘orpa dell’odio dell’opposizzione, che la Bindi n’ha detto perappunto ‘un ti crederai mia che ora a fa’ la vittima ce lo butti ‘nculo meglio, vero?!

Che propio ‘nculo lei ‘un l’ha detto, perbene com’è e speciarmente ora che è doventata presidente der partito demogratio che ‘un è dicerto fatto di gente sboccata com’era prima ‘r proletariato vero, ma ‘nzomma s’è capito uguale!

Come derresto s’è capito anche Bersani, che lui ar capezzale di Berlusconi tutto ‘ncerottato all’ospidale non sortanto ‘un ha detto ‘nculo, ma ‘un ha detto propio nulla der tutto, sarvo aguranni a Sirvio di guarì presto e di ritornà a fa’ come prima!

Come prima ‘na sega! Ora che finarmente comanda tutto lui, ce l’hai bell’e portato un’artra vorta ‘n tribunale! N’ha già fatti chiude’ un buggerío, di tribunali, e doranavanti i giudici che ‘un sono ancora scappati ‘nvece della toga si dovranno mette’ la montura militare!

E chissà anche Larussa ‘ome ci gode!

Piesse – In tutto questo crima di gorpe atoritario s’è però levato arto e forte lo sgomento di Napolitano, che ha detto a me a lasciammi fori dar Quirinale ar freddo è ‘no spregio che ‘un me lo dovevan fa’, m’è venuto a mente di quand’ero comunista all’addiaccio a fa’ la resistenza, che brutti tempi erano ragazzi, eppoi ha ‘nvitato un’artra vorta tutti a vedé d’abbassà la voce perché sennò qui ‘un si dorme nemmen più!

Mario Cardinali
IL VERNACOLIERE

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