27 giugno, 2009

SINTESI 1° INCONTRO X RINNOVO CCNL – 25 GIUGNO 2009 – ROMA

Come in ogni primo incontro, la forma la fa da padrona.
ASSTEL, con il suo presidente Guindani, il suo prossimo sostituto Stefano Parisi e il Direttore generale Raffaele Nardicchione, ha presentato la situazione del settore.
Se volessimo sintetizzare il messaggio che ci hanno voluto trasmettere, si può dire che siamo in piena crisi, quasi sull'orlo di un precipizio e che solo abbassando il costo del lavoro si può uscire dalla crisi.... un ritornello abbastanza usuale di questi tempi...Se volessimo polemizzare potremmo dire che la Cgil l’aveva detto da tempo....
Essendo la realtà più articolata, vediamo nel dettaglio: Il settore cresce, sia in termini di ricavi che in valore, seppur in misura minore del passato; gli investimenti sono al palo sia sul fisso che sul mobile, i prezzi per il consumatore sono calati, risultando inferiori ai prezzi del 2000, il mercato del mobile è saturo; il regolatorio (AGCOM) svolge un'azione incisiva tutta a difesa dei consumatori e questo fatto viene visto positivamente da ASSTEL (ma mi piacerebbe sentire che ne pensano i rappresentanti delle singole grandi aziende); le attività di customer care (call center), di cui la stragrande maggioranza date in outsourcing, producono fatturati per 1 miliardo di euro; sul futuro della rete poche parole, forse perché si tratta di un tema dalla forte valenza aziendale (telecom) e su cui le opinioni sono troppo distanti.
In questo quadro, ASSTEL non è in grado di analisi di prospettiva, ma il messaggio di una grave situazione economica ed industriale è stato lanciato.
Sul tema contrattuale Guindani ha “solo” ribadito che verrà applicato l'accordo interconfederale del 15 aprile 2009 (in applicazione dell'accordo quadro del 22 gennaio 2009 non firmato dalla CGIL).
I 3 segretari hanno risposto all'analisi di ASSTEL con sfumature parzialmente diverse, ma mi pare che tutti abbiano rimesso al centro il lavoro come leva per far crescere tutto il settore; ovviamente non sono mancati cenni sugli investimenti e sulla ricerca di nuovi spazi e nuovi servizi commerciali.
In particolare mi ha colpito la dichiarazione di Giacomassi (CISL) che ha sollecitato tutti ad una riflessione seria sulla validità del concetto di crescita, intesa da tempo e solo come crescita dei ricavi e/o del PIL: è stato cioè riproposto il tema dello sviluppo qualitativo e non solo quantitativo, se vogliamo banalizzare, dello sviluppo sostenibile anche all'interno del settore delle TLC; ragionamento non solo valido in termini puramente economici, ma anche in prospettiva di nuovi paradigmi vertenziali.
Tema in parte legato alla riflessione di Genovesi (SLC/CGIL) che ha impostato il suo ragionamento di critica all'analisi di confindustria/ASSTEL, cercando di far capire che l'importanza in questa fase di enorme possibilità di crescita e sviluppo (basti pensare al fatto che solo il 50% delle famiglie hanno il computer, mentre la media europea è del 74%... ed è evidente lo stretto legame tra computer e settore TLC. Peraltro il settore si caratterizza per la continua perdita di investimenti in ambito internazionale e dal fatto che, eccetto telecom, i grandi gestori sono in mano a società straniere....!!!) non è solo quanti adsl o voip si vendono, ma dove restano le “intelligenze”, criticando la mancanza di ricerca e le strategie portate avanti nel settore, in particolare da Telecom (vendita di TILS, abbandono dell'IT e delocalizzazione di alcune attività di customer care).
La nostra posizione di fondo – da tutti ripresa seppur con sfumature diverse – è chiaramente opposta a quella di confindustria: come ridare fiato al settore? Come ci possiamo dimenticare di esercire un servizio essenziale e strategico per il paese? E quindi come non parlare di “sistema paese”? E ancora come non dare risalto al ruolo dei lavoratori di tutto il settore?
Non ci siamo dimenticati delle decine di migliaia di lavoratori che operano nei call center, esempio concreto di politiche industriali virtuose e che non sopravvivono se si rincorre la semplice riduzione dei costi (dumping contrattuale), come dimostra la forte e clamorosa presa di posizione di ASSOCONTACT (associazione di categoria di confindustria che raccoglie le grandi aziende di call center in outsourcing) nel momento in cui poste italiane (azienda pubblica !!!!) fa una gara di appalto al massimo ribasso con una proposta complessiva più bassa anche del solo costo del lavoro della commessa.... e questo proprio perché se la rincorsa è sui costi e quindi senza regole che valgono per tutti, alla fine tutti sono spacciati.... nel mondo c'è sempre qualcuno disposto a lavorare per un euro in meno....
In sintesi: alla foglia di fico della crisi che giustifica la cassa integrazione e i licenziamenti e ora anche la riduzione dei salari e dei diritti, abbiamo contrapposto un ragionamento a 360° sul settore e sul sistema paese come unica chiave di lettura delle nostre scelte.
Scelte che si trovano nelle piattaforme che sono state illustrate, con delle stonature sinceramente fuori luogo quanto inutili, in particolare sulla bilateralità e su un velato “giustificazionismo della crisi” che in alcuni interventi è venuto fuori.
Nel complesso un incontro in cui “industrialmente” esiste molta più unità di quella contrattuale, vista la nota presenza di piattaforme separate tra noi e la cisl. Cisl che continua a non dire nulla sull'aumento salariale richiesto. Ci siamo aggiornati al 16 luglio pv.

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