BLOG DI BRUNO UGOLINI
I contratti e il salario che divide
L’allarme economico reiterato dall’Ocse è connesso a un drammatico allarme sociale. L’occupazione cede e le retribuzioni sono bloccate (uno spostamento dello 0,1% nell’ultimo trimestre). I giornali danno risalto a “esempi” come quelli della British Air dove si chiede ai lavoratori la rinuncia a un mese di salario. E’ la linea della sospensione della paga. Non si invoca tanto in Italia: semmai si punta sulla moderazione salariale, come se da qui passasse una spinta all’economia e ai consumi. E sembra che proprio su questo aspetto si possa fondare l’imminente scontro sui rinnovi dei contratti.
Qui tutto parte dal nuovo sistema concordato dalla Confindustria solo con Cisl e Uil. Uno dei primi appuntamenti interessa i metalmeccanici. Sembrava che si potesse raggiungere una specie di compromesso sindacale unitario teso a risolvere la sola partita salariale, per rinviare il resto al futuro. Non è andata così. Forse anche sotto l’influsso di un documento riservato della Confindustria teso a rivendicare una stretta osservanza agli accordi presi, negando ogni autonomia alle categorie. Fatto sta che ci saranno due piattaforme: una Fiom e una Fim-Uilm. Queste ultime rivendicheranno un aumento di 113 euro in tre anni (nonché un fondo di solidarietà per i lavoratori vittime della crisi).
Susanna Camusso (Cgil) ha ricordato che l’ultimo contratto aveva ottenuto 127 Euro in trenta mesi. E sembra difficile immaginare aumenti integrativi azienda per azienda.
La questione salariale del resto sembra coinvolgere anche categorie dove permangono solidi i legami unitari. E’ il caso dei lavoratori elettrici. Alberto Morselli e Carlo De Masi, dirigenti dei sindacati di categoria, hanno spiegato i dissensi in interviste al “Diario del lavoro” (quotidiano on line).
Esce da questi testi la fiducia della Cisl – già affermata al Congresso – in una prioritaria richiesta riferita agli organismi di “partecipazione”. Il salario verrà dopo. Ed è probabile che simili scenari possano attecchire in altri comparti (vedi alimentaristi, tessili, chimici, edili) dove sembrava possibile una piattaforma unitaria. Mentre rimane diversa la situazione tra i sindacati dell’industria alimentare che procedono per ora senza intoppi verso lo sbocco contrattuale, reso più facile anche dalle condizioni del settore. Del resto anche nel settore pubblico è stato appena siglato il contratto per i lavoratori degli enti locali. Altrettanto nella sanità dove invece un incredibile Renato Brunetta si oppone vigorosamente alla firma unitaria. Esempi che dimostrano come la Cgil ricerchi le intese mentre altri puntano sulla spaccatura.
La scelta di porre in qualche modo un freno alle spinte salariali è spiegata, specie in casa Cisl, con l’esigenza di soddisfare (oltre alle voglie di partecipazione), le richieste dei non garantiti, i precari, i circa due milioni che non hanno protezione e non sono riconosciuti da Silvio Berlusconi. Ha detto un segretario della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, che costoro hanno il problema della prima e non della quarta settimana. Verissimo. Ma come mutare questo stato di cose? Sarebbe necessaria, come in altri tempi, una mobilitazione straordinaria dell’intero Paese. Non il sacrificio temporaneo dei salariati fissi.
Pubblicato da Bruno Ugolini a giovedì, giugno 18, 2009
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