Ieri sera avevo trovato un intervista al CEo di swisscom (che posto di seguito alla parte sulla trattativa), su Telecom - Metroweb, stasera questo articolo sul Sole24ore che parla di trattativa ed entra in alcuni particolari. Due indizi fanno una prova?
Le prove di dialogo tra Telecom Italia e la Cassa depositi e prestiti sulla rete di nuova generazione possono contare su una prima ipotesi di lavoro che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare. Un'ipotesi che già nei prossimi giorni dovrebbe portare allo stesso tavolo l'amministratore delegato di Telecom, Marco Patuano, e Franco Bassanini, presidente della Cdp (e di Metroweb) in un incontro top secret da tenersi a Roma. Un faccia a faccia che potrebbe costituire un passo in avanti nella difficile trattativa sull'Ngn.
Queste le due azioni "forti" del progetto: il conferimento di Metroweb dentro Opac, quel l'Operatore di accesso all'ingrosso di rete fissa che costituisce per Telecom, come documentato da questo giornale il 4 aprile scorso, l'ipotesi di scorporo più concreta. E quindi l'ingresso sempre in Opac del Fondo strategico italiano con un aumento di capitale da 3 miliardi di euro. Risultato: Telecom manterrebbe la maggioranza del veicolo attraverso il quale la rete è stata scorporata ma con un partner pubblico importante come la Cdp, le cui quote potrebbero (eventualmente) crescere nel tempo.
I giocatori in campo, come è noto, sono due: da un lato l'ex monopolista telefonico, ancora affezionato al vecchio rame e convinto che la soluzione migliore per costruire le autostrade digitali super veloci, almeno per ora, sia portare la fibra fino agli armadietti e non direttamente nella case dei clienti. Per un piano che ha l'obiettivo di coprire con almeno trenta mega 100 città entro il 2014 e 250 entro il 2018. Un approccio graduale e «market driven». Dall'altro lato la cordata Cdp-Metroweb, che già nel marzo scorso aveva annunciato un investimento da quattro miliardi e mezzo per collegare in fibra ottica a cento megabit, entro il 2015, trenta città italiane, piano benedetto dal Governo nel nome dell'apertura e di una rete davvero hi-tech.
Ma qualsiasi discussione che riguardi il network di Telecom Italia non può prescindere dalla sua valorizzazione.
Ed è su questo punto – ovviamente il più complesso – che gli advisor della parti stanno lavorando. Secondo quanto si apprende, un valore della rete che potrebbe far convergere i due diversi schieramenti dovrebbe attestarsi intorno ai 12 miliardi di euro, contro i 15 miliardi messi sul tavolo da Telecom, considerati fino a oggi la precondizione di qualsiasi trattativa. Dodici miliardi di euro significherebbero una valorizzazione per linea di 480-500 euro, contro i 600 euro dell'ipotesi più generosa (su un totale di 25 milioni di linee). Se passasse la tesi di una rete un po' più a sconto Telecom avrebbe il vantaggio di mantenere il controllo di almeno il 65-70% di Opac e quindi del suo network, per quanto scorporato, pur con un "controllo" pubblico importante da parte della Cdp.
Tutto questo nonostante qualche socio "recalcitrante" di Metroweb, come Fastweb. Nel l'intervista al Corriere della Sera di ieri il numero uno della controllante Swisscom, Carsten Schloter, ha dichiarato di sposare il modello di sviluppo dell'Ngn del competitor Telecom Italia, piuttosto che quello di Metroweb, di cui è azionista all'11,2 per cento. Un'esternazione contraddittoria se si pensa che solo nel febbraio scorso Schloter aveva spiegato agli analisti di volere raggiungere con la fibra, entro il 2015, il 30% delle case elvetiche (contro il 10% attuale), quindi circa un milione di abitazioni su un totale di 3,5 milioni. Trenta per cento che equivale esattamente alla copertura in Ftth (Fiber to the home) che Metroweb arriverebbe ad avere cablando le 30 città del suo progetto. Forse incumbent (Swisscom) non mangia incumbent (Telecom Italia)?
Tornando a Opac, sullo sfondo c'è poi il concetto stesso di una potenziale "rinazionalizzazione" della rete Telecom, con verifiche da fare sulla stessa possibilità di "coabitazione" di questa impostazione con le regole europee in relazione agli aiuti di Stato. Il dato "politico" è però un altro: quello che fino a pochi mesi fa sembrava un tabù cioè lo scorporo della rete che richiama alla memoria il vecchio "Piano Rovati" - oggi non solo è un'ipotesi reale alla quale l'azienda sta lavorando ma anche una prospettiva industriale precisa, le cui alchimie sono ancora da studiare nonostante le prime, pesanti fiches stiano per raggiungere il tavolo da gioco.
Ngn, Schloter (Swisscom): "Piano Telecom più concreto di quello Metroweb"
L'INTERVISTA
Il numero uno di Swisscom si schiera a favore del progetto portato avanti dall'azienda presieduta da Bernabè. Una posizione a sopresa considerato che la società controlla l'11% della società della fibra milanese. "Niente duplicazioni di reti e sfruttare al massimo l'esistente". BT: "Servono regole soft per tempi lunghi"
di Mila Fiordalisi
“Qual è il piano con il maggior potenziale per cablare l’Italia con una rete Ngn? Quello di Telecom Italia”: Carlsten Schloter, numero uno di Swisscom, l’incumbent svizzero che controlla Fastweb, a sorpresa si schiera a favore di TI. A sorpresa, se si considera che Swisscom controlla l' 11% di Metroweb, la società a sua volta controllata da F2i Reti Tlc la “newco” del fondo di Vito Gamberale in cui la cassa depositi e prestiti ha deciso di investire (attraverso il Fondo strategico italiano) fino a 500 milioni (già deliberato l’aumento di capitale per 300 milioni).
In un' intervista al CorrierEconomia, il manager del gruppo elvetico accende i riflettori sulla necessità di pragmatismo: “In Italia dobbiamo distinguere tra ciò che viene annunciato e ciò che si farà realmente". E puntualizza che nel corso degli anni “Fastweb è la sola società che ha investito sulla fibra: 6 miliardi di cui 2,5 da quando siamo entrati noi. E nei prossimi tre anni investiremo un altro miliardo". Nel ribadire che Fastweb non è in vendita, né tantomeno è in vendita l’infrastruttura Schloter sottolinea che "una duplicazione della Ngn non ha senso", e che bisogna sfruttare al massimo l'infrastruttura esistente ed inoltre l' Italia "deve recuperare il ritardo e ha bisogno di essere il più pragmatica possibile. Questo vuol dire usare l' infrastruttura esistente ed evitare qualunque duplicazione anche alla luce delle risorse limitate". Swisscom appoggia dunque il piano di Franco Bernabè: “Il progetto di collegare 100 città e 7 milioni di case è credibile, ma deve essere vincolante". Per Schloter, "Metroweb è un buon esempio di apertura della rete esistente agli altri operatori e Milano è un esempio eccellente di come si può usare un' infrastruttura già esistente al meglio".
Intanto in Europa gli investimenti in Ngn continuano a restare al palo. La questione delle regole resta prioritaria. “È molto complicato stabilire investimenti di lungo termine se il regime regolatorio cambia ogni tre anni (l’Ofcom rivede ogni tre anni il prezzo della fibra ndr)”, sottolinea Sean Williams, Strategy director di BT. La telco britannica ha fatto appello al comitato per le comunicazioni dei Lords affinché si prenda in considerazione una regulatory holiday sui prezzi di accesso alle reti in fibra a favore di chi investe nelle nuove reti. “La cosa migliore è non regolamentare il prezzo fino a che non sia garantito un adeguato ritorno ossia in modo da bilanciare il rischio di investimento”, aggiunge Williams. Stando alle stime annunciate dall’azienda per recuperare gli investimenti in fibra sono necessari almeno 20 anni con payback non prima di 12 anni.
Articolo del sole24ore mobile
Articolo corriere delle comunicazioni
Un Grazie a Stefano
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