Semplificare i contratti incentivando il lavoro stabile, lotta alla precarietà, modifiche alle misure sulle pensioni. Ma anche un intervento indispensabile e in tempi brevi per ridurre il carico fiscale, trovando le risorse dalla lotta all'evasione. Quanto alle liberalizzazioni, è vero che possono sostenere la crescita, a condizione, però, che non si traducano in un’azione indistinta e improvvisata frutto di una lettura affrettata e ideologica.
Dopo tre anni di crisi è necessario un piano organico per dare sostegno all'occupazione, in particolare con strumenti rivolti ai giovani, alle donne, agli over 50 e al reimpiego dei lavoratori in cassa integrazione e ai disoccupati. Nel contempo, vanno assicurate le risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga anche nel 2012 e successivamente va realizzato un riordino del sistema per assicurare le tutele a tutti, in stretto collegamento con il rafforzamento delle politiche attive del lavoro.
È questo, in sintesi, il senso del documento unitario con cui Cgil, Cisl e Uil si presenteranno al confronto con il governo Monti per la riforma del lavoro. Il via libera dei confederali al progetto diviso in tre capitoli (mercato del lavoro, previdenza, liberalizzazioni) è arrivato nel pomeriggio di oggi, 17 gennaio, dopo un incontro nella sede centrale della Cgil in Corso d'Italia, a Roma. Ora si attende la convocazione dell'esecutivo per gli incontri collegiali che, con tutta probabilità, partiranno dalla settimana prossima.
"Le nostre proposte hanno dignità anche superiore rispetto a chi discute solo in termini accademici", ha osservato il segretario della Cgil Susanna Camusso nella conferenza stampa tenuta subito dopo il vertice sindacale. "Non c'è una soluzione alla crescita che non guardi all'occupazione, ma non c'è una risposta alla crescita che guardi solo alla riforma del mercato del lavoro". Il tempo indeterminato, ha osservato, deve tornare ad essere il modo normale di lavorare. Per questo "vogliamo ridurre le forme precariato". A suo giudizio, le nuove emergenze sono le persone senza lavoro, senza pensioni, senza ammortizzatori sociali che chiedono risposte urgenti. Quelle "vecchie", le 300 aziende in crisi che attendono risposte dal governo. E bisogna affrontarle entrambe.
Senza dimenticare che nel frattempo la situazione si aggrava perché l'Europa non fa scelte di crescita. Anche il tema delle liberalizzazioni, ha osservato, va affrontato in una logica di rispetto per il lavoro. Dell'articolo 18 non si fa menzione nel documento. La leader di Corso d'Italia invita a concentrare l'attenzione sulle proposte unitarie e a sgombrare il campo da un tema, quello dell'articolo 18, che "non c'è. Se il governo - avverte - vuole introdurre questo tema significa che non vuole un confronto vero. Noi non lo consideriamo risolutivo per nessuno dei temi".
Il numero uno della Cisl Raffaele Bonanni ha sottolineato come il governo debba sostenere gli eurobond e la tassa transazioni finanziarie in Europa e al contempo alleggerire il gradone prevideziale e il fisco in Italia. Per il suo omologo della Uil, Luigi Angeletti, "come la moneta cattiva scaccia quella buona, il lavoro cattivo scaccia quello buono, perciò serve il tempo indeterminato".
Nel frattempo la Confindustria rilancia. Quando il ministro del Lavoro Elisa Fornero "deciderà di convocarci, ci siederemo al tavolo senza ideologie e senza pregiudizi, senza dire di no prima di sederci e ci aspettiamo che il sindacato faccia altrettanto". A dirlo è il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, sottolineando come sul tavolo del confronto ci debbano essere i temi della flessibilità in entrata e in uscita e degli ammortizzatori sociali.
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