27 aprile, 2010

Prime analisi sul Piano industriale 2010-2012 (Nota SLC)


Sindacato Lavoratori Comunicazione

Bozza non corretta




Prime analisi sul Piano industriale 2010-2012 di Telecom Italia

Quelle che seguono sono alcune prime analisi e prime valutazioni alla luce tanto dei testi presentati alle OO.SS. il 19 Aprile u.s. che soprattutto dei documenti ufficiali presentati da Telecom Italia alla comunità industriale e finanziaria.



Il quadro del 2009 rispetto al 2008

Il cash flow è aumentato di 660 milioni (pesando però l’operazione di anticipo di quota della vendita Hansenet, più l’emissione di un nuovo bond per 4 miliardi circa che ha sterilizzato parte degli interessi).

L’Ebitda è diminuito del 2,1% (il consolidato è pari a 10,1 miliardi); sono stati fatti 0,9 miliardi di risparmi; l’Ebitda di Tim Brasil è cresciuto del 9,6% a 1,289 miliardi; la cessione di Hansenet ha prodotto entrate straordinarie per 0,9 miliardi.

L’utile netto è stato di 1,581 miliardi (681 milioni se scorporiamo la vendita dl Hansenet; 550 se scorporiamo l’utile di Tim Brasil).

Il debito si è ridotto di meno di 600 milioni.

Se si considera che la composizione azionaria di Telecom Italia è fatta per:

13.380.670.771 azioni ordinarie per un dividendo 2010 di circa 669 milioni;
6.026.120.661 azioni risparmio per un dividendo di 361 milioni;

e al netto delle azioni possedute da Telecom Italia Finance e Telecom Italia (124.544.373 detenute da T.I Finanze e 1.272.014 da T.I) il dividendo complessivo produrrà un’uscita di circa 850 milioni.

Ogni ulteriore dividendo – alle condizioni date – brucerà quindi cassa e farà aumentare il debito (da qui la totale impossibilità di garantire dividendi ulteriori e di ridurre il debito agendo sui ricavi!)


In relazione ad un sommario quadro relativo ai parametri di efficienza segnaliamo che:

la CSI è passata dal 2008 al 1° trimestre 2010 da 7,05 punti a 7,56;

la fornitura di servizio è migliorata con una riduzione nello stesso spazio di tempo da 17 a 10 giorni per la fornitura servizi voce, mentre si ha una riduzione da 9 a 6 giorni per quanto riguarda i servizi ADSL (anche se i 6 giorni si sono già raggiunti nel 2009, in coerenza con gli impegni presi con Agcom);

il piano organico (personale) registra una riduzione dal 1 Gennaio 2008 a Marzo 2010 da 64100 dipendenti (gruppo Italia) a 57400 a Marzo 2010.

Evoluzione del mercato italiano

In relazione alle proiezioni di crescita del settore si prevede un aumento del segmento “media” del 6% (13 miliardi di euro come giro di affari), mentre il segmento ICT dovrebbe rimanere stabile (intorno ai 9 miliardi). Nello specifico delle TLC si prevede una crescita del mobile del 2% (18 miliardi) e una diminuzione del 3% della telefonia fissa (13 miliardi), stabile il segmento prodotti (applicativi) intorno a 4 miliardi.

In relazione alla segmentazione clienti non sono previsti aumenti per il segmento consumer (si tratta quindi di una competizione a somma zero tra i diversi operatori) ne per il segmento business e top, con una lieve crescita sono nel segmento media.

In questo scenario Telecom rivendica la continuità della sua strategia sul cambio di modello, che però finora ha ridotto i ricavi da 23,3 miliardi a 21,7 (2008-2009) e che prevede un ritorno alla crescita solo a fine 2012.

Da notare come in termini di ricavi la riduzione complessiva nel 2009 è stata pari al 7% e le previsioni di “miglioramento” per il 2010 prevedono una riduzione più contenuta a – 4/5%.

Una minore perdita sembrerebbe giustificare l’ottimismo sul debito (riduzione di 5 miliardi in 3 anni; vedi punto successivo specifico) e una politica di dividendi crescenti già nel triennio.

Strategie di riposizionamento nei vari segmenti operativi

Le strategie di lavorazione del cliente prevedono un approccio basato sulla centralità della customer care con un unico modello. Questa strategia doveva essere operativa già nel 2009 eppure ancora oggi le integrazioni sull’assistenza (superamento 119, 187, funzione di assistenza per OLO) sono solo sulla carta. Ribadirle nel piano sembra pleonastico, essendo già in ritardo.

In più è da evidenziare come la proposta di ridefinizione dei canali di vendita prevede un ulteriore concentrazione sui clienti ad alto valore e sulla fornitura di servizi di banda larga (BB), trascurando il segmento consumer e quello a valore medio (sono note le nostre critiche sull’eccessiva concentrazione solo su questi segmenti). Le stesse previsioni indicano per quando riguarda la potenziale vendita di nuovi prodotti in 200 mila i clienti che saranno lavorati in house e in 1 milione e 900 mila da associati (esterni).

Del resto la capacità di maggiore penetrazione nei segmenti medi sembra più legata ad un assecondare le attuali tendenze che non di accelerarle: la stessa politica di aumento dell’ARPU in mobilità, legata esclusivamente ad offerte commerciali connesse a terminali PC più evoluti, la dice lunga. La BB in mobilità crescerebbe in termini di ricavi da 1,8 miliardi nel 2010 a 2,3 miliardi nel 2012 esclusivamente per una dinamica già consolidata di utilizzo di servizi web in mobilità ( la previsione è un incremento dell’Arpu da 18,3 euro a circa 20). L’unico aspetto di interesse potrebbe essere quello legato ad eventuali strategie comuni Telecom e Olivetti, oggi impegnata in progetti connessi ai mini-PC. Sarebbero necessari maggiori approfondimenti. La stessa dichiarazione di concentrarsi su la banda larga in mobilità contrasta con la riduzione degli investimenti sulle stazioni radio mobili (si vedano paragrafi successivi): l’unica scelta operativa sembrerebbe quella di concludere l’operazione di condivisione dei siti mobili con Vodafone.

Sui servizi ICT, pur ribadendone la strategicità, si prevede di concentrarsi di meno sull’integrazione servizi ICT- servizi telefonia per il segmento consumer.
Per quanto riguarda il segmento della telefonia fissa la strategia dichiarata è di “consolidare l’attuale segmento abbonati per ridurre ulteriori erosioni”: l’obiettivo è di passare da una perdita del 3,6% di quote di mercato nel periodo 2008-2010 ad una perdita inferiore al 2% delle quote di mercato.

L’incremento del valore dei clienti consumer per la Banda larga rimane confermato legandolo esclusivamente alla maggiore velocità nella tecnologia XDSL (quindi non fibra, ma ulteriore copertura in Ethernet).

Infine in relazione alle strategie sui c.d. “servizi adiacenti” (VAS, soluzioni di rete per clienti aziendali, impresa digitale, ecc.) Telecom prevede di raggiungere una quota di mercato del 17% con ricavi in crescita da 831 milioni a 1, 342 miliardi (e un rafforzamento del portale “Virgilio” con una crescita di 46 milioni di ricavi). Il tutto legato in maniera specifica a particolari campagne pubblicitarie e ad un ricorso maggiore alle soluzioni integrate via web. Rimane evidente la vaghezza sulle strategie di investimento sul personale per l’integrazione e per lanciare una politica efficace di basic ICT service (cioè per aggredire il mercato a medio consumo).

In generale sui servizi trasmessivi le scelte operative riguardano un tentativo di valorizzare i fenomeni comunitari (quindi sul piano delle offerte tariffarie) e una strategia per richiedere (come tutti gli anni) una modifica delle tariffe di passaggio e umbulding (scaricando le attuali asimmetrie sugli OLO).

L’intera strategia sembrerebbe cioè concentrata non nell’acquisizione di clienti a medio valore e consumer, ma esclusivamente sul segmento TOP e in parte Business (una scelta sui “piccoli numeri” per essere chiari).

Rispetto alle dinamiche di consumo più che accelerare una possibile domanda, Telecom si accontenta delle normali evoluzioni negli stili di consumo del Paese. Stesso discorso sulle capacità tecnologiche.

Evoluzione strategie investimenti rete

Si conferma una strategia di mera continuazione nella copertura della rete rame per evitare ridondanze, in contraddizione con le previsioni di riduzione del valore negli accessi alle vecchia rete (soprattutto oltre i 3 km dall’ultimo stadio). Lo sviluppo della fibra fino al palazzo rimane uno scenario su cui investire in maniera selettiva (anche alla luce dell’assenza di certezza – e su questo condividiamo – sulla remunerazione degli investimenti).

L’attenzione ai costi sembra far prediligere investimenti mirati sulla BB in mobilità anche qui in contraddizione però con la scelta di rinviare la copertura delle alte frequenze radio annunciata nel piano stesso. Unico dato interessante (ma insoddisfacente per quantità) è un aumento del backhauling nelle stazioni radio mobile dalle attuali 605 in fibra alle previste 2700 entro il 2012 (lasciando però oltre 5000 unità ancora con nxE1 – la vecchia tecnologia per intenderci).

Per quanto riguarda le strategie sulle piattaforme IT si conferma, in coerenza con una semplificazione delle piattaforme e delle architetture (dato in parte oggettivo), l’obiettivo di riduzione dei sistemi (da 800 a 180), con una trasformazione delle postazioni fisse da 80000 a 40000 presso il cliente e 24 mila in modalità portatile, la riduzione già nota dei server a 2000 unità con la riduzione degli 8 data center a 3 campus data center.

E’ da sottolineare la totale mancanza di visibilità sulla funzione industriale di SSC sia in relazione all’integrazione con il gruppo che in relazione a possibili presenze sul mercato esterno (unica cosa nota è che vi saranno poi ulteriori riduzioni del personale subito dopo il passaggio di ramo). Unico elemento di visibilità generale sono le previsioni sull’evoluzione delle applicazioni IT che vedono ridursi le applicazioni in ambito accesso e voce dall’80% attuale al 72%, mentre aumenteranno le quote relative a banda larga e a personalizzazioni di applicazioni su specifiche piattaforme dei clienti.

Scarsa visibilità si ha anche su T.I Sparkle, cui cambio del management non può però essere un alibi.

All’interno della riduzione complessiva degli investimenti, i tagli agli investimenti specifici sulla rete saranno di circa 500 milioni (su 700), con una diminuzione nel triennio del 20%.

Efficienze sul mercato

In relazioni alle diverse “strategie” sopra analizzate l’obiettivo è giungere nel periodo 2009-2012 a 2,7 miliardi di risparmi, di cui 900 milioni già fatti nel periodo 1trimeste 2009- 1 trimestre 2010.

I restanti 1,8 miliardi sarebbero da raggiungere intervenendo su Network Operations (0,2 miliardi), Market & Distribuzione (0,4), Organizzazione e Processi di supporto (0,2), Information Technology (0,5), Customer Operation (0,1), Delivery e Assurance (0,2), Stabili e spese energetiche (0,2).

Di questi 1,8 miliardi, 1 miliardo e 100 milioni saranno tagli operativi (per cui il taglio al costo del lavoro rappresenterebbe quasi il 40% di tutti i risparmi operativi) e 700 milioni sugli investimenti, tanto che, nonostante i tagli, il rapporto tra costi operativi e investimenti che è oggi così ripartito 53% (costi operativi) – 47% (investimenti) nel 2012 sarà rispettivamente del 58% e del 42%.

Il piano prevede un delta fatto di un aumento delle efficienze aggiuntive (per esempio vendita immobili, risparmi energetici) e risparmi operativi.
Da notare che mentre non tutte le direzioni e aree sono impattate da efficienze “positive”, tutte le aree sono impattate dalla voce “risparmio sul personale”.

I risparmi sul personale ammontano a 0,4 miliardi (su 1,1 complessivi).

Non vi è evidenza (qualora vi fossero) delle efficienze (risparmi) legate alle sinergie più volte dichiarate con Telefonica, in quanto non si ha visibilità di risparmi ne in campo tecnologico che di fornitori internazionali!

Obiettivi dichiarati

Il piano industriale finalizza le strategie ed i risparmi a

1)praticare una crescita della remunerazione degli azionisti (5 centesimi per il 2010, tendenzialmente 6 e 7 per gli anni 2011 e 2012, come da grafico);

2)ridurre il debito di 5 miliardi entro il 2012. Da notare che tra il 2008 e il 2009 il debito è passato da 34,526 miliardi a 33,949 (con una riduzione di meno di 600 milioni);

3)ridurre i livelli occupazionali di 6822 unità di cui 2300 entro dicembre 2010 ed i restanti entro il 2012.

Il tutto proseguendo nella strategia di dismissioni delle attività no core a livello internazionale (praticamente sono rimaste controllate o partecipate solo Telecom Argentina e Cuba, se escludiamo Tim Brasile); riducendo i volumi di attività di assurance & delivery (appalti rete) e di customer sul segmento consumer (i 100 milioni di risparmio non sono da ritenersi, se non in parte, connesse a possibili uscite di personale, soprattutto per il 119 e il 187 consumer, da cui se ne deduce un taglio
di costi operativi connessi a volumi dati in appalto e quindi ad un minor costo per l’area costumer).

Da segnalare che delle 6822 unità, l’azienda ha dichiarato che 2300 sono i restanti esuberi rispetto ai 4000 dichiarati nel Dicembre 2008, da cui si deduce (essendo 470 FTE dichiarati come esuberi stati ricondotti a Contratti di Solidarietà) che 1230 lavoratori circa si siano dimessi volontariamente oltre le procedure concordate di mobilità volontarie.

In più l’azienda ha comunicato che:

890 sono ancora le capienze del piano di mobilità sottoscritto a settembre (ma su cui diverse province hanno esaurito i tetti);
786 sono i lavoratori che potrebbero andare in mobilità per la pensione ma che hanno rifiutato;
559 i lavoratori che hanno già maturato i requisiti per la pensione;
288 i lavoratori che maturerebbero i requisiti con un ulteriore mobilità a dicembre 2010.


Per un totale di 1633 unità.

Rimane ovviamente aperta la questione dei lavoratori dell’ADE in contratto di solidarietà.
Così come rimane aperta la questione relativa ad HRS e alla sua evoluzione tanto in relazione ai lavoratori ex-Tils quanto alle c.d. “altre strutture”.


A cura di Alessandro Genovesi – Segreteria Nazionale



Esplode la crisi di Telecom Italia nel Lazio 2.500 dipendenti in meno Chiesto un incontro il 5 maggio al ministero del Lavoro. Coinvolte le sedi di Val Cannuta e Parco dei Medici
L'allarme dei sindacati: "È il frutto del nuovo piano industriale"

I 15 mila dipendenti Telecom di Roma e del Lazio si preparano ad affrontare una nuova stagione di corposi tagli nel personale, la quarta in un decennio. Una pesante sforbiciata tra i 2 mila e i 2.500 lavoratori tra staff, call center e rete, nei prossimi due anni, secondo le stime dei sindacati. Sono coinvolte le sedi di Parco dei Medici e Val Cannuta, con impatti anche su Pomezia. Gli esuberi sono il frutto avvelenato dell'aggiornato piano industriale presentato da Franco Bernabè il 13 aprile che prevede, a livello nazionale, 6.800 lavoratori in meno entro il 2012 e di questi 2.300 entro il 2011.

Sommati ai tagli degli ultimi due anni, oltre 13mila persone usciranno dal gruppo, il 20% del personale in Italia. La preoccupazione è percepibile nei corridoi di Parco dei Medici dove si rincorrono da giorni le voci ancora non confermate dal management sul numero totale delle fuoriuscite. Di sicuro 774 lavoratori del settore informatico, l'It operation, saranno esternalizzati, ceduti cioè a una società esterna ma del gruppo Telecom, la Ssc srl, che però ha già annunciato ulteriori "efficientamenti di personale". Gli informatici romani temono che questa cessione di ramo d'azienda si trasformi in disoccupazione vera e propria e da alcuni giorni espongono fuori dai cancelli striscioni di protesta visibili anche dalla Roma-Fiumicino. D'altronde la soluzione dei contratti di solidarietà, studiata un anno fa per oltre 100 colleghi del 1254 e del centralino, si sta rivelando un vicolo cieco.

Nessun percorso formativo è stato finora messo in campo e i sindacati hanno chiesto per il 5-6 maggio un incontro presso il ministero del Lavoro per discutere il futuro di questi lavoratori il cui contratto scadrà tra un anno. Nessuno tra loro e degli altri ha i requisiti per il prepensionamento, visto lo svecchiamento già compiuto dall'azienda negli ultimi dieci anni. Così migliaia di lavoratori Telecom, a breve, potrebbero entrare in cassa integrazione per uno o due anni e poi in mobilità per altri tre. "Siamo molto preoccupati e il 29 saremo tutti a Rozzano per protestare in occasione dell'assemblea della Telecom", dice Fabio Opimo della Rsu Telecom Italia Slc-Cgil. "La cosa più insopportabile è che l'obiettivo di Telecom è giungere ad un aumento del dividendo e alla riduzione del debito di 5 miliardi: nessun cliente in più, nessun piano di rilancio, nessun investimento per innovare", aggiunge Emilio Miceli, segretario Slc-Cgil.
la repubblica ROMA

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