30 gennaio, 2012

ART.18: I GRANDI GIORNALI E I TABÙ SUL LAVORO


Guglielmo Epifani

Il confronto tra governo e parti sociali sul riordino del mercato del lavoro è oggetto di forti pressioni da parte dei due principali giornali del Paese. L’editoriale di ieri del «Corriere della sera» invitava il governo a procedere speditamente per non dare l'impressione di usare due pesi e due misure nei confronti delle costituency sociali di centrodestra e centrosinistra.

L’abolizione della cassa integrazione e il superamento dell’articolo 18, insomma, dovrebbero riequilibrare gli interventi sulle liberalizzazioni.
Si tratta evidentemente di una tesi senza capo né coda: infatti I durissimi interventi sulle pensioni come e dove andrebbero collocati?
E l’inopinato aumento delle accise sui carburanti con il conseguente effetto sull’inflazione?
E come si può pensare di fare un confronto prescindendo dal merito e dal rapporto che questo ha con la condizione dell’occupazione, su cui la crisi continua a incidere, o con l’assenza confermata dal governo delle risorse necessarie per una profonda riforma che allarghi le tutele e non le riduca?

Ma anche Eugenio Scalfari su Repubblica ha ripreso ieri il tema della responsabilità del sindacato in occasione delle più gravi crisi del Paese, invitando la Cgil e le altre confederazioni a fare anche adesso la loro parte e a sostenere lo sforzo del governo. L’esortazione di Scalfari è comprensibile, ma meno convincente è mettere assieme stagioni politiche e sociali tanto diverse e soprattutto non affrontare i temi di merito e la natura delle questioni che possono dividere sindacati e governo.

Entrambi gli articoli in realtà sono figli di una medesima preoccupazione ma rimuovono il merito, mentre sarà proprio questo a segnare l’esito del confronto, tanto più necessario in quanto non è la concessione a un rito nostalgico o alla difesa di interessi corporativi, bensì il rispetto che si deve a chi da tre anni, giorno dopo giorno, è impegnato a governare crisi, ristrutturazioni e licenziamenti.
C'è infatti una grande distanza tra gli schemi astratti e la realtà che si vive.


Ad esempio: superare la cassa straordinaria in questa crisi vuol dire licenziare centinaia di migliaia di lavoratori. Si vuole questo? Si abbia il coraggio di dirlo. Non lo si vuole? Allora si discuta.

La stessa questione della precarietà che va sradicata deve partire dal superamento delle 46 forme e tipologie di contratti oggi esistenti e dai differenziali di costo che rendono troppo conveniente il loro uso. In sostanza bisogna affrontare I punti di merito del documento unitario Cgil, Cisl, Uil e poi lavorare per trovare le soluzioni condivise.
Circola una strana teoria del tabù. Può qualcuno spiegare perché, a proposito diesperienze europee, nessuno mai fa riferimento al modellotedesco (che nella crisi ha persomeno lavoro e tiene i lavoratori in azienda, riducendo gli oraridi lavoro con lo Stato cheintegra le retribuzioni)?
E ancora: se si aumenta l’età dipermanenza al lavoro, quandosi affronta il tema della seniority e cioè delle nuove tutele e possibilità dei lavoratori ultrasessantenni per evitare che le aziende li mettano fuori dall’organizzazione produttiva?
E quando si parla di mobilità a cosa ci si riferisce? Ai licenziamenti? Alla mobilità di un lavoratore sardo o siciliano?


A una presunta rigidità del lavoro italiano, magari a causa dell'articolo 18? Perché, se fosse così, è evidente la clamorosa inversione tra cause ed effetti nel leggere la situazione produttiva e sociale italiana.
Altri sono i temi da affrontare più utilmente: la formazione, la formazione permanente, l’apprendistato per i giovani e I contratti di inserimento per le persone svantaggiate, la flessibilità nell’organizzazione del lavoro. Tutti temi che possono far crescere la produttività aziendale insieme con gli investimenti e l’innovazione di prodotto.

Il governo ha di fronte a sé due strade: aprire un confronto vero, ascoltare le ragioni di chi giorno dopo giorno si sforza di governare gli effetti di una crisi devastante, ricercare le migliori soluzioni che su questa material sono quelle condivise; oppure procedere secondo le proprie convinzioni, magari dopo una serie di incontri rituali. In queste ultime settimane il Paese è stato attraversato da tanti e complessi movimenti di protesta, molti dei quali tuttora in corso. L’Italia non ha bisogno di altre divisioni e conflitti, semmai di coesione e giustizia nei sacrifici. Ci vuole perciò responsabilità e misura anche in questa occasione e in questo confronto. Anche perché una divisione sociale più profonda non lascerebbe inalterato lo stesso quadro politico.

L'Unità 30 Gennaio 2012 pag.8

27 gennaio, 2012

25 gennaio, 2012

17 gennaio, 2012

Riforma del lavoro, ecco la ricetta dei sindacati

Semplificare i contratti incentivando il lavoro stabile, lotta alla precarietà, modifiche alle misure sulle pensioni. Ma anche un intervento indispensabile e in tempi brevi per ridurre il carico fiscale, trovando le risorse dalla lotta all'evasione. Quanto alle liberalizzazioni, è vero che possono sostenere la crescita, a condizione, però, che non si traducano in un’azione indistinta e improvvisata frutto di una lettura affrettata e ideologica.

Dopo tre anni di crisi è necessario un piano organico per dare sostegno all'occupazione, in particolare con strumenti rivolti ai giovani, alle donne, agli over 50 e al reimpiego dei lavoratori in cassa integrazione e ai disoccupati. Nel contempo, vanno assicurate le risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga anche nel 2012 e successivamente va realizzato un riordino del sistema per assicurare le tutele a tutti, in stretto collegamento con il rafforzamento delle politiche attive del lavoro.

È questo, in sintesi, il senso del documento unitario con cui Cgil, Cisl e Uil si presenteranno al confronto con il governo Monti per la riforma del lavoro. Il via libera dei confederali al progetto diviso in tre capitoli (mercato del lavoro, previdenza, liberalizzazioni) è arrivato nel pomeriggio di oggi, 17 gennaio, dopo un incontro nella sede centrale della Cgil in Corso d'Italia, a Roma. Ora si attende la convocazione dell'esecutivo per gli incontri collegiali che, con tutta probabilità, partiranno dalla settimana prossima.

"Le nostre proposte hanno dignità anche superiore rispetto a chi discute solo in termini accademici", ha osservato il segretario della Cgil Susanna Camusso nella conferenza stampa tenuta subito dopo il vertice sindacale. "Non c'è una soluzione alla crescita che non guardi all'occupazione, ma non c'è una risposta alla crescita che guardi solo alla riforma del mercato del lavoro". Il tempo indeterminato, ha osservato, deve tornare ad essere il modo normale di lavorare. Per questo "vogliamo ridurre le forme precariato". A suo giudizio, le nuove emergenze sono le persone senza lavoro, senza pensioni, senza ammortizzatori sociali che chiedono risposte urgenti. Quelle "vecchie", le 300 aziende in crisi che attendono risposte dal governo. E bisogna affrontarle entrambe.

Senza dimenticare che nel frattempo la situazione si aggrava perché l'Europa non fa scelte di crescita. Anche il tema delle liberalizzazioni, ha osservato, va affrontato in una logica di rispetto per il lavoro. Dell'articolo 18 non si fa menzione nel documento. La leader di Corso d'Italia invita a concentrare l'attenzione sulle proposte unitarie e a sgombrare il campo da un tema, quello dell'articolo 18, che "non c'è. Se il governo - avverte - vuole introdurre questo tema significa che non vuole un confronto vero. Noi non lo consideriamo risolutivo per nessuno dei temi".

Il numero uno della Cisl Raffaele Bonanni ha sottolineato come il governo debba sostenere gli eurobond e la tassa transazioni finanziarie in Europa e al contempo alleggerire il gradone prevideziale e il fisco in Italia. Per il suo omologo della Uil, Luigi Angeletti, "come la moneta cattiva scaccia quella buona, il lavoro cattivo scaccia quello buono, perciò serve il tempo indeterminato".

Nel frattempo la Confindustria rilancia. Quando il ministro del Lavoro Elisa Fornero "deciderà di convocarci, ci siederemo al tavolo senza ideologie e senza pregiudizi, senza dire di no prima di sederci e ci aspettiamo che il sindacato faccia altrettanto". A dirlo è il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, sottolineando come sul tavolo del confronto ci debbano essere i temi della flessibilità in entrata e in uscita e degli ammortizzatori sociali.

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15 gennaio, 2012

Pensioni Decreto Monti Slides INCA CGIL istruzioni d'uso

Decreto Monti x 9.1.12

04 gennaio, 2012

Ichino: ci sono protezioni migliori dell'articolo 18

ELEZIONE PER TUTTI AL PARLAMENTO?

MODIFICA DELLA TIPOLOGIA CONTRATTUALE E SALARIO MINIMO

In questi giorni non si fa che parlare della riforma della tipologia contrattuale, chi la vuole alla Ichino, chi con il maggioritario secco e chi con il doppio turno con scappellamento a destra. Comunque vada questo governo la farà, la farà perchè serve a chi comanda, come serviva la riforma delle pensioni più efficente d'europa ( intervista ad un economista a radio capital ieri) COME la farà anche questo oramai è un dettaglio, visto che non si vuole concertare ( come per la previdenza) si convocano i sindacati uno ad uno e gli si dice COSA si fara'.
La cosa che salta agli occhi e che oltre ad un ipotesi potrebbe diventare realtà e che con l'attuale sistema previdenziale, ed una riforma dei contratti intesa a poter licenziare liberamente,si otterrebbero ancora risultati ipereclatanti, nell'ordine di:
Lavoratore con 58/60 anni spremuto, buono ormai solo per essere passato a salciccia, in attesa dei requisiti, viene licenziato e gli viene corrisposto un assegno da parte del welfare, i contributi che gli mancano vengono registrati come figurativi (con il retributivo per avere una pensione piu' alta bisogna che ciò che viene versato sia costantemente in incremento).Risultato? l'azienda si toglie di colpo un peso morto che gli costa prende un ragazzino lo tiene tre anni e poi lo ricambia con un altro.
E questa è la riforma che volete? Bersani è questa è la riforma dei RIFORMISTI? Sembrerebbe di più una bella riformina da REAZIONARI del 1900 !!!!

03 gennaio, 2012

Michel Martone

VICEMINISTRO DI FORNERO

E’ stato consigliere giuridico del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione. Ha redatto, per conto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, il “Codice della partecipazione”, presentato dal Governo il 7 luglio 2010. E’ stato componente della Commissione scientifica per la semplificazione amministrativa e la riforma della disciplina del rapporto alle dipendenze della E’ stato segretario della Commissione scientifica per la redazione di uno Statuto dei lavori istituita, presso il Gabinetto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con decreto ministeriale del 4 marzo 2004. E’ stato nominato "Former Aspen Junior Fellows" dall’Aspen Institute Italia ed è stato selezionato per partecipare agli Aspen Seminar for Leaders di Aspen (Usa).

DOPO LE PENSIONI.........ADESSO TOCCA AI CONTRATTI

Dopo aver fatto cassa con le pensioni, aver regalato alla Mercegaglia diversi miliardi di euro a titolo di sostegni, è in preparazione il sostegno dei sostegni un bel regalino alle Imprese sui Contratti, e come riuscirci? Semplice utilizzando il metodo Sacconi, da una parte chi ci sta sempre e dall'altra chi vuole discutere sul come fare le cose. Emblematiche le dichiarazioni del duo lescano riportate qua sotto (riprese dal fatto quotidiano online), aspettano solo il "COME" per il "QUANDO" non ci sono problemi.

"A quanto pare, si tratterà di una serie di incontri bilaterali che gestirà in prima persona il ministro per il Lavoro, Elsa Fornero, il che significa solo una cosa: non ci sarà alcun tavolo comune o di “concertazione”. Dalle riunioni con le sigle sindacali, del resto, dovrebbero giungere soltanto indicazioni e suggerimenti, poi spetterà all’esecutivo la valutazione nel merito e l’eventuale presentazione alle Camere.

Le parti sociali, però, non condividono questa strategia, rilanciando la richiesta di condivisione delle scelte. In primis la Cgil, che questa mattina è tornata a chiedere, dalla sua pagina Twitter, che non ci siano “incontri separati, stile Sacconi, che rendono tutto più complicato e più lungo”. “Troverei curioso che la discussione sia fatta senza chi deve applicare quelle regole” ha detto il segretario della Uil, Luigi Angeletti, secondo cui “bisogna cambiare le norme sul mercato del lavoro coinvolgendo anche le imprese”. Più articolata la posizione del leader della Cisl Raffaele Bonanni. “Noi non ci prestiamo a questo clima surreale dove tutti gridano che bisogna fare qualcosa per andare avanti ma nessuno vuole rendere trasparente davvero il da farsi” ha detto Bonanni, secondo cui “senza concertazione il Paese andrebbe allo sbando. Monti deve fare un salto di qualità. Andare avanti così, senza discutere con la politica, senza consultare i sindacati, mettendo la fiducia susciterebbe un clima torbido”. Esposta la tesi, Bonanni è passato alle richieste e in tal senso la proposta non cambia: servirebbe un patto tra il governo con imprese e sindacati. Quanto al nodo dell’articolo 18, invece, il segretario generale della Cisl non entra nel merito, ribadisce la posizione “di chi non ha mai posto veti e non accetta veti da parte di nessuno” e si dice disponibile a “una discussione a tutto tondo senza soluzioni preconfezionate”."

In ultimo ma non l'ultimo, ai lavoratori non piace l'atteggiamento del maggior partito di opposizione che anziche'prendere una posizione univoca, ondeggia tra le sue varie anime in nome di non si sa quale valore, l'unico valore per i lavoratori e i cittadini di questo paese è il valore del LAVORO, che va tutelato ed incrementato. Basta con queste barzellette del riformismo, riformismo del nulla, che agli occhi dei lavoratori sembra più il NEOCONSOCIATIVISMO che già una volta ha distrutto i diritti dei LAVORATORI, e ci ha portati all'oggi

QUALE RIFORMA DELLE PENSIONI ? Nota epslicativa di INCA CGIL

Nonostante le pressioni esercitate unitariamente dalle Confederazioni sindacali di CGIL, CISL e UIL, in sede di conversione in legge le richieste di modifica avanzate in materia pensionistica non sono state recepite.
Pertanto, come già espresso nella nostra prima nota n. 135 del 12 dicembre u.s., ribadiamo la nostra valutazione negativa sul provvedimento di legge, che non appare ispirato a criteri di equità e non interviene sui privilegi.
A nostro avviso, si continuano a sottrarre ingenti risorse dal sistema previdenziale per far fronte al debito, senza tenere in considerazione le conseguenze negative per i lavoratori che sono i maggiori contribuenti del sistema pensionistico obbligatorio.


PR11141

01 gennaio, 2012

BUON 2012