30 maggio, 2011

25 maggio, 2011

Il ricatto della Snai fa la Festa ai dipendenti


Call center • Lavoratori costretti a firmare un accordo siglato da un fantomatico sindacalista della Cisl, pena il trasferimento in un’altra città, lettere di dimissioni scritte sotto dettatura.

Massimo Giannetti
ROMA
Idirigenti della Festa Srl, società del gruppo Snai, non si fermano davanti a nulla. Si sentono dei piccoli Marchionne e sulla scia del modello imposto dalla Fiat a Pomigliano ne stanno combinando di tutti i colori sulla pelle dei dipendenti dei due call center romani di Tor Pagnotta e della Bufalotta.
Non si fanno scrupolo di niente. Sono stati perfino capaci di mettere in mezzo a questa storia gli affetti familiari delle lavoratrici in maternità per costringerle a rinunciare al Contratto collettivo nazionale (fanno riferimento a quello del Commercio) e ad accettare un «accordo sindacale», siglato tra l’azienda e un esponente esterno della Fistel Cisl, del quale hanno saputo dell’esistenza soltanto a cose a fatte.
«O firmate la rinuncia del Contratto nazionale e accettate il nuovo accordo, o sarete trasferite nella sede di Lucca, lontane 350 chilometri da casa. Valutate voi quale sia l’interesse dei vostri figli e se vi conviene firmare o meno», così in sintesi il ricatto aziendale, poi messo in pratica nei confronti di una decina di dipendenti, tutti della Cgil, che non hanno piegato la testa. Una tecnica brutale, basata sull’intimidazione, che ha costretto una giovane dipendente, appena rientrata al lavoro dalla maternità, a firmare una lettera di dimissioni sotto dettatura dei dirigenti aziendali. Roba da codice penale. E infatti, questa «barbarie» come la definisce l’avvocato Pierluigi Panici, legale storico della Cgil, che difende i dipendenti della Festa sbattuti per ritorsione nella sede Toscana è ora finita sul tavolo della procura della repubblica di Roma, dove venerdì scorso è stata presentata una denuncia per estorsione nei confronti dei dirigenti aziendali Armando Antonelli e Luca Maria Petrini, rispettivamente direttore e responsabile del personale dei due callcenter.
Per la stessa ipotesi di reato è stato querelato il sindacalista della Fistel Cisl, Salvatore Capone, firmatario del nuovo «accordo sindacale». «Questo signor Capone, che viene fatto passare come delegato della Cisl, noi in azienda non l’abbiamo mai visto - accusa Ilaria De Angelis, una delle lavoratrici trasferite in punizione a Lucca nonostante fosse in congedo per allattamento del figlio - Non conosciamo neanche come è fatto fisicamente. Perché dovrei sottoscrivere un accordo che fa schifo sotto ogni profilo, che azzera i miei diritti acquisiti in dieci anni di lavoro, e che per di più è stato firmato da un sindacato che non esiste, che non ha neanche un iscritto nel nostro posto di lavoro?».
I «dissidenti», così li chiama ora l’azienda, sono infuriati. E ieri hanno partecipato, chiedendo udienza ai gruppi parlamentari, a una manifestazione di precari davanti a Montecitorio.
Altre ne seguiranno. «In questa storia ci stupisce il silenzio della Snai (concessionaria dello Stato per i giochi e le scommesse legali, ndr), che è proprietaria al cento per cento della Festa Srl - aggiunge Igor Viglione, neodelegato Cgil nel call center di Tor Pagnotta - Dell’accordo che i nostri datori di lavoro stavano facendo con la Fistel Cisl non sapevano nulla. Contrariamente a quanto sostiene l’azienda, non c’è stata nessuna consultazione, nessuna spiegazione dell’accordo da parte del sindacalista che stava trattando con I dirigenti. Hanno fatto tutto di nascosto, siamo stati informati a cose fatte e soltanto per ratificarlo».
E forse non potevano fare altrimenti, i dirigenti della Festa, visto che nei due call center romani (diversamente da quello di Lucca dove invece i sindacati esistono da tempo e le relazioni con l’azienda sono ritenute buone) non hanno mai consentito la presenza delle organizzazioni dei lavoratori.
Questo fino a marzo, quando si è saputo che l’azienda lavorava fitto con un esponente esterno della Cisl spuntato dal nulla, alcuni dipendenti, tutti giovani, si sono guardati intorno e hanno deciso di costituire le Rsa della Filcams Cgil in entrambi call center.
«Abbiamo deciso di tutelarci e avere voce in capitolo - prosegue Viglione - Come Cgil abbiamo chiesto un confronto formale con l’azienda offrendo la nostra disponibilità a discutere del nuovo contratto.Ma la risposta è stata sempre negativa. Anzi, nei colloqui individuali avviati nel frattempo dalla Festa, l’azienda ha ripetuto a tutti lo stesso concetto, e cioè che ‘non c’era niente da discutere, che l’unica proposta in campo era la rinuncia al Contratto collettivo nazionale e l’adesione al nuovo accordo.
La chiusura è stata totale. In ogni caso per noi questo accordo è nullo, anche perché la maggioranza dei dipendenti non lo ha firmato».
«Abbiamo cento motivi per difendere le nostre ragioni e lo faremo in tutte le sedi in cui ci sarà consentito affinché questo accordo non venga applicato - riprende agguerrita Ilaria De Angelis, che proprio ieri è stata reintegrata nel call center di Roma con una sentenza urgente del giudice del lavoro - È un accordo penalizzante sotto ogni punto di vista. La nostra posizione viene retrocessa quasi allo stesso livello dei collaboratori a progetto.
Se passa questo accordo non avremo mai uno stipendio dignitoso». L’accordo contestato prevede meno diritti, più flessibilità e retribuzioni più basse.
I dipendenti a cui è rivolto sono una ventina, quelli assunti a tempo indeterminato e che fanno parte dello staff dell’azienda. Sono una piccola parte rispetto ai circa 150 collaboratori a progetto (cocopro) di cui si avvale Festa per vendere prodotti e servizi per conto di altre aziende (i maggiori committenti sono attualmente Seat Pagine gialle, la multinazionale assicurativa Aegon). A loro, ai precari, l’azienda ha promesso la stabilizzazione ma anche questa con ricatto: solo se accettano anche loro il nuovo accordo e «rinunciano al pregresso», non devono cioè rivendicare nulladel lavoro svolto in passato.
Ma torniamo alla protesta dei dipendenti in pianta organica. Per la ratifica del nuovo modello contrattuale, l’azienda aveva escogitato una procedura singolarissima: li aveva invitati, attraverso una convocazione via email, a recarsi 19 aprile all’Ufficio vertenze della Fistel Cisl di via Palestro 30 - trasformato per l’occasione in una sorta di camera mortuaria del Contratto nazionale - dove avrebbero dovuto appunto firmare un cosiddetto «verbale di conciliazione» nel quale si affermava che il suddetto «accordo sindacale è stato spiegato con dovizia di particolari ai dipendenti dal rappresentante Cisl, Capone», e che «lo stesso atto diviene unica fonte regolatrice del rapporto di lavoro con la Festa srl con rinuncia a ogni pretesa connessa con il Contratto collettivonazionale di lavoro del Commercio».
Nella stessa missiva i dipendenti venivano inoltre informati «che per rendere più agevole» il loro ingresso nella sede della Cisl, l’azienda metteva a loro «disposizione dei taxi gratuity ». Una mezza presa in giro che non ha fatto altro che farli incavolare ancora di più. Su quei taxi ci sono comunque saliti soltanto sette dipendenti, tra cui la moglie di un dirigente e altre due persone di famiglia.
I tredici ribelli Cgil, ottenuto il sostegno non scontato del loro sindacato di categoria, la Filcams di Roma, hanno fatto invece un altro percorso: hanno avviato una serie di azioni legali volte a difendere i loro diritti. Quindi una denuncia per comportamento antisindacale (articolo 28), un ricorso d’urgenza per violazione delle norme sul diritto alla maternità e alla ritorsione (articolo 700) - accolto ieri dal giudice nei confronti di Ilaria de Angelis - e infine la querela penale per estorsione, violenza privata e minacce contro i vertici aziendali e il sindacalista della Fistel Cisl. Denunce a raffica che però non hanno indotto I dirigenti Festa - difesi nelle cause dallo studio di Tiziano Treu, ex ministro del lavoro del primo governo Prodi e attuale vicepresidente Pd della commissione lavoro del senato - a più miti consigli.
Sono infatti andati avanti con i loro metodi come se nulla fosse.
Lo testimonia la denuncia di un’altra dipendente, ultima vittima in ordine di tempo. Si chiama Tiziana Ascenzi, 32 anni, e venerdì scorso avrebbe dovuto riprendere servizio nel call center della Bufalotta dopo un periodo di congedo per maternità. Non le è stato consentito ed è tornata a casa piangendo. I dirigenti di Festa l’hanno infatti convocata nel loro ufficio e le hanno ripetuto ciò che hanno detto a tutti gli altri. «Volevano che firmassi la rinuncia del Contratto nazionale - racconta - Ho risposto che non l’avrei fatto, che non volevo rinunciare ai miei diritti. Loro hanno insistito minacciando che se non l’avessi fatto sarei stata trasferita immediatamente e per sempre a Lucca. Ho risposto che non potevo lavorare lontano da Roma perché ho due bambini, uno di quattro anni e uno di nove mesi. Non hanno avuto pietà: mi hanno fatto prima uscire dalla stanza e dopo unpo’ mi hanno richiamata per dirmi che avevo un’altra alternativa: dimettermi.
Ho avuto paura, ero nel panico.
Pensavo ai miei figli. Ero nella confusione più totale. Mi hanno fatto scrivere la lettera di dimissioni sotto dettatura e me l’hanno fatta firmare. Ma per me quelle dimissioni non sono valide.
Le ho firmate perché ero sotto pressione, sono stata costretta a farlo ». Le sue dimissioni saranno impugnate «perché illegali ed estorte con ilricatto», annuncia l’avvocato Pierluigi Panici.

UNA ANNOTAZIONE DA FARE AL GIORNALISTA DELL'ARTICOLO, IL CONTRATTO (sic) IN OGGETTO
E' STATO FIRMATO ANCHE DA GIORGIO SERAO SEGRETARIO NAZIONALE DI FISTEL QUA TROVATE IL TESTO SOTTOSCRITTO

IL MANIFESTO 24/5/2011 PAG 6

QUA TROVATE IL COMUNICATO DI RISPOSTA DEL FISTEL A QUELLO DI SLC DEL 13 US,PER ME LO HA SCRITTO CICCHITTO!!!!

Festa Comunicato Slc-cgil 25-5-11

19 maggio, 2011

AVEVA LA VISTA LUNGA IL PRIORE......ACQUA..SCUOLA


Proprio all’acqua che deve restare un bene di tutti è dedicato uno degli scritti di don Milani inclusi nel libro. E’ una lettera del 1955 inviata al direttore del Giornale del Mattino Ettore Bernabei. Il titolo è L’acqua è di tutti, ne proponiamo un estratto, da leggere per prepararsi ai referendum del prossimo giugno.

Caro direttore, a rileggere l’articolo 3 della Costituzione, “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale…” mi vengono i bordoni. Oggi non volevo parlarti dei paria d’Italia, ma d’un’altra cosa. C’è questa legge 991 (legge per la montagna che garantisce finanziamenti e agevolazioni fiscali, ndr) che pare adempia la promessa del secondo paragrafo dell’articolo 3: “… è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini”. A te, cittadino di città, la Repubblica non regala un milione e mezzo, né ti presta i soldi. A noi sì. Basta far domanda… Infatti eravamo già a buon punto perché un proprietario mi aveva promesso di concederci una sua sorgente assolutamente inutilizzata e inutilizzabile per lui, la quale è ricca anche in settembre e sgorga e si perde in un prato poco sopra alla prima casa che vorremmo servire. Due settimane dopo, un piccolo incidente.

Quel proprietario ha un carattere volubile. Una mattina s’è svegliato d’umore diverso e m’ha detto che la sorgente non la concede più. Ho insistito. S’è piccato. Ora non lo scoscendi più neanche colle mine. Ma il guaio è che quando ho chiesto a un legale se c’è verso d’ottenere l’esproprio di quella sorgente, mi ha risposto di no. Sicché la bizzettina di quell’omino, fatto insignificante in sé, ha l’atomico potere di buttar all’aria le nostre speranze d’acqua, il nostro consorzio, la famosa 991, il famoso articolo 3, le fatiche dei 556 costituenti, la sovranità dei loro ventotto milioni di elettori, tanti morti della Resistenza (siamo sul monte Giovi! ho nel popolo le famiglie di quattordici fucilati per rappresaglia). Ma qui la sproporzione tra causa ed effetto è troppa! Un grande edificio che crolla perché un ragazzo gli ha tirato coll’archetto! C’è un baco interiore dunque che svuota la grandiosità dell’edificio di ogni intrinseco significato. Il nome di quel baco tu lo conosci. Si chiama: idolatria del diritto di proprietà. A 1995 anni dalla Buona Novella, a sessantaquattro anni dalla Rerum Novarum, dopo tanto sangue sparso, dopo dieci anni di maggioranza dei cattolici e tanto parlare e tanto chiasso, aleggia ancora vigile onnipresente dominatore su tutto il nostro edificio giuridico. Tabù. Son dieci anni che i cattolici hanno in pugno i due poteri: legislativo ed esecutivo. Per l’uso di quale dei due pensi che saranno più severamente giudicati dalla storia e forse anche da Dio?…

Guai se non avremo almeno mostrato cosa vorremmo fare… Peccatori come gli altri, passi. Ma ciechi come gli altri no… Che i legislatori cattolici prendano dunque in mano la Rerum Novarum e la Costituzione e stilino una 991 molto più semplice in cui sia detto che l’acqua è di tutti. Quando avranno fatto questo, poco male se poi non si riuscirà a mandare due carabinieri a piantar la bandiera della Repubblica su quella sorgente. Morranno di sete e di rancore nove famiglie di contadini. Poco male. Manderanno qualche accidente al governo e ai preti che lo difendono. Poco male. Partiranno per il piano ad allungarvi le file dei disoccupati e dei senza tetto. Non sarà ancora il maggior male. Purché sia salva almeno la nostra specifica vocazione di illuminati e di illuminatori. Per adempire quella basta il solo enunciare leggi giuste, indipendente dal razzolar poi bene o male. Chi non crede dirà allora di noi che pretendiamo di saper troppo, avrà orrore dei nostri dogmi e delle nostre certezze, negherà che Dio ci abbia parlato o che il Papa ci possa precisare la parola di Dio. Dicendo così avrà detto solo che siamo un po’ troppo cattolici. Per noi è un onore. Ma sommo disonore è invece se potranno dire di noi che, con tutte le pretese di rivelazione che abbiamo, non sappiamo poi neanche di dove veniamo o dove andiamo, e qual è la gerarchia dei valori, e qual è il bene e quale il male, e a chi appartengono le polle d’acqua che sgorgano nel prato di un ricco, in un paesino di poveri.

Da il fattoquotidiano.it

13 maggio, 2011

CONTRATTI COLLETTIVI FAI DA TE

Comunicato SLC-CGIL Su Accordo Aziendale FESTA Srl


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09 maggio, 2011

A PROPOSITO DI PALIFICAZIONI

Contenuto della mail inviata oggi al servizio aziendale di HRO-H/NE.SP

Con riferimento agli SMS inviati ieri verso i tecnici della regione i sottoscritti Flavio Moro, Fabio Obbia e Alessandro Sarti, in qualità di RLS di Telecom Italia S.p.A., rilevano e segnalano quanto segue:
*-ci preoccupa non poco il fatto che solo a valle di un infortunio sul lavoro che ha visto coinvolto, a quanto ci risulta, un dipendente di un'impresa telefonica in località S.Michele al Tagliamento S.P. 75 km 6- via Morsano- sia stato urgentemente deciso di inviare SMS ai tecnici con l'ordine di non salire su determinati pali in VTR.*

*-prendiamo atto che il palo riferito all'infortunio occorso non è di quelli sui quali è vietata la salita, trattandosi di palo in legno; il chiarimento in tal senso è stato telefonico e si è avuto da personale SPPA.

*-lo strumento utilizzato, che puo' avere una sua efficacia in fase di urgenza, non garantisce, per sua natura, la sicurezza che l'informazione giunga a tutti gli interessati e va quindi immediatamente integrato con altri strumenti informativi certi ed efficaci.

-*come si può notare, da quanto sotto riportato, l'informazione inviata è parzialmente dubbia; infatti nel caso del lotto Silti si fa chiaro riferimento a 600 pali ma, nel caso del lotto Ntet con l'idicazione del solo n. di serie 8606 il riferimento sarebbe a un solo palo (aspetto da chiarire)

SMS INVIATI "Ti segnalo che si sono verificati difetti sui pali in Vetroresina
della ditta NTET (lotto 31774 e *serie **8606*) e SILTI (lotto 26-29/'10
e *serie da 2311 a 2910*)."

"Ti invito a CONTROLLARE SEMPRE la targhetta del palo e di sospendere
qualsiasi attività su questi pali, avvisando immediatamente il Tuo AOT.
Il resp. AOL"

-*ci risulta, infine, che la lettura della targhetta posta sui pali non sia possibile, in quanto la stessa è posta ad una certa altezza dei pali stessi; la disposizione di sicurezza diramata va quindi sostituita/integrata tenendo conto di questo aspetto.

*- restiamo in attesa di conoscere la causa e il previsto effetto della difettosità dei pali che hanno portato a vietarne la salita.

Distinti saluti.
F.Obbia - F. Moro - A. Sarti


p.s.
Segnaliamo anche che il contenuto degli SMS inviati non dice chiaramente di non salire sui pali, anzi, invitando a consultare la targhetta potrebbe invogliare i tecnici ad accedere al palo per la lettura della stessa.
Vi chiediamo di essere precisi e di dare una chiara disposizione che tenga conto anche di quanto da noi segnalato con questa e con la precedente email.

Distinti saluti.
F.Obbia - F.Moro - A.Sarti

05 maggio, 2011

SCIPERO DEL 6 MAGGIO lettera di SUASANNA CAMUSSO ALLE STRUTTURE

L-DirigentiCgil

02 maggio, 2011

VERBALE INCONTRO RLS TOSCANA

Verbale Riunione RLS Toscana - Stress Lavoro Correlato 29 Aprile 2011

01 maggio, 2011