31 marzo, 2011

“Conosco quei reattori, si rischia la catastrofe”

Paolo Ruffatti ha guidato il programma atomico dell'Ansaldo: "Sarà molto peggio di Chernobyl. L'uranio bucherà il terreno e finirà nelle falde e nell'ambiente"

La situazione nella centrale nucleare di Fukushima è fuori controllo. Ieri lo hanno ammesso pubblicamente anche i vertici della Tepco (non c’era il presidente, forse ricoverato per problemi di ipertensione). Il governo giapponese pensa a smantellare i sei reattori dell’impianto contro i quattro, quelli più mal messi, ipotizzati dalla compagnia. E mentre rimbalzano i dati sull’intensità delle radiazioni attorno alla centrale, sulla concentrazione di iodio 131 nell’acqua (ieri stimato in 3.355 volte sopra il valore limite consentito) e sulla nube radioattiva che sta sorvolando l’Europa, la tentazione è di farsi prendere da quell’emotività che tanto disturba gli sponsor del nucleare italiano. Sensazione che prova anche chi di un impianto come quello di Fukushima è esperto. Paolo Ruffatti è l’ingegnere che tra il 1972 e il 1977 ha guidato l’officina meccanica dell’Ansaldo nucleare. La società genovese in quel periodo ha costruito il reattore dell’impianto di Caorso, di due centrali svedesi (Forsmark) e della centrale francese Superphenix. Quello di Caorso, fermato nell’86, è un reattore da 860 Megawatt con tecnologia Bwr: “Esattamente uguale a quello di Fukushima – dice Ruffatti – se non per il sistema di raffreddamento, che nella centrale giapponese è meno evoluto”.

L’ipotesi peggiore è la fusione del nocciolo, rischio sempre più imminente.
Che i noccioli dei reattori siano fusi è garantito, in tutti e tre i reattori attivi. Lo si è capito già nei primi giorni. Si è continuato a tentare di raffreddare l’impianto con l’acqua, ma bastano 12 ore perché inizi la fusione del nocciolo. O si riesce subito a raffreddare il nocciolo o la fusione va avanti.

Ora che può succedere?
Per quanto riguarda l’uranio che sta nelle barre, dopo aver fuso il contenitore primario, 350 millimetri di grafite e acciaio, precipita nel cosiddetto vessel, altro contenitore d’acciaio sul cui fondo c’è una piscina di soppressione, piena d’acqua. Non sappiamo se l’acqua è ancora lì, io dubito. Se non c’è più, il nocciolo buca anche quello e poi la base in cemento quindi va a finire nel terreno, nelle falde e nell’ambiente. Peggio di quel che è successo a Chernobyl, dove c’è stato rilascio di radiazioni più che altro nell’aria, e peggio di Three Mile Island (reattore Usa, incidente del 1979, ndr), lì il nocciolo è rimasto nel contenitore secondario e lo stanno ancora raffreddando. Si rischia di dover sfollare qualche decina di milioni di giapponesi.

Come si può evitare?
Bisognerebbe andare a vedere se le piscine di soppressione sono danneggiate o no, se c’è ancora acqua, ed eventualmente riempirle. Ma teniamo presente che le radiazioni sono tali che nessuno ora può lavorare là senza sacrificare la vita. I tecnici che abbiamo visto in tv al lavoro nella centrale hanno ancora pochi giorni da vivere.

Se il contenitore è danneggiato e manca l’acqua, cos’altro si può fare?
Non esiste alcuna tecnologia per affrontare questo problema. E non è solo quello il problema. A pochi metri c’è un’altra piscina che contiene le barre d’uranio di ricambio e il combustibile esausto. Ho l’impressione che l’esplosione abbia danneggiato anche queste, vuol dire che ci sono le scatolette con le pastiglie di uranio arricchito che sono finite chissà dove. È roba che uccide un uomo in un’ora, ma bisogna trovarle, senza acqua di raffreddamento vanno in fusione anche quelle.

L’Europa ha deciso di fare degli stress test per verificare la sicurezza dei suoi impianti. Servono?
Dipende da cosa si intende per stress test: per esempio, per verificare se un contenitore primario dopo 40 anni è usurato, bisogna metterlo in pressione. È un’operazione costosa, pericolosa e comunque bisogna fermare l’impianto. Gli stress test meccanici ed elettromeccanici che servono richiedono grossi investimenti. Se si intende qualcos’altro, è solo propaganda per tenere a bada l’opinione pubblica

di Marco Maroni

da Il Fatto Quotidiano del 31 marzo 2011

30 marzo, 2011

AUTOSCATTO

25 marzo, 2011

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE


Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali

Premesso che:

dal 1 luglio per effetto del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010 sono state abrogate le norme che prevedevano il trasferimento gratuito per i lavoratori elettrici e telefonici della posizione contributiva presso il regime generale INPS da fondi sostitutivi, esclusivi o esonerativi, ed è stato reso oneroso il ricongiungimento verso l’INPS – in precedenza gratuito;

tale modifica ha comportato di fatto, per tutti i lavoratori elettrici e telefonici, il venir meno della possibilità di ottenere il trattamento più favorevole tra quello calcolato con le regole INPS e quello calcolato con le regole del fondo;

ai lavoratori rimane la possibilità di trasferire la propria posizione contributiva all'INPS, ma saranno costretti a pagare costosi oneri di trasferimento o ricongiunzione;

i lavoratori elettrici e telefonici, e in particolare gli operativi e i turnisti, sono dunque ingiustamente penalizzati dalla normativa vigente, dato che se non pagheranno gli oneri di trasferimento verso l’INPS otterranno trattamenti erogati dai rispettivi Fondi che potrebbero essere molto inferiori a quelli percepiti, a parità di contribuzione e retribuzione, dai lavoratori dipendenti iscritti all'INPS;

ancora più grave è la condizione dei lavoratori assunti presso aziende telefoniche nel periodo che va dal 21 febbraio 1992 al 31 dicembre 1999 o presso aziende elettriche dal 16 novembre 1996 al 31 dicembre 1999. I periodi maturati all’INPS precedentemente all'assunzione in azienda elettrica o telefonica, infatti, non sono riconoscibili gratuitamente al Fondo: con l'introduzione delle norme citate non è più possibile trasferire gratuitamente all'INPS la posizione Fondo;

per maturare il diritto a pensione dunque, questi lavoratori si troveranno nella condizione di essere obbligati alla ricongiunzione o al trasferimento oneroso nell'una o nell'altra direzione oppure ad accontentarsi di un calcolo contributivo molto inferiore ricorrendo alla totalizzazione con un'attesa, rispetto alla maturazione del diritto, di 18 mesi;

stessa sorte infine subiscono i lavoratori che da azienda elettrica sono passati ad azienda telefonica o viceversa. Tali fondi sono infatti impermeabili l'un l'altro e non consentono l'erogazione di trattamenti come i supplementi o la pensione supplementare per gli spezzoni contributivi non valorizzati nella pensione principale;

nel corso della discussione al Senato del decreto “Milleproroghe”, il Governo ha inopinatamente respinto gli emendamenti presentati dall’opposizione che avrebbero potuto porre rimedio alla grave discriminazione subita dai lavoratori elettrici e telefonici a causa dell’applicazione del decreto-legge n. 78 del 2010;

nella discussione del medesimo provvedimento alla Camera è, comunque, stato accolto un Ordine del Giorno (prima firma On. V. A. Fontana) che impegna il Governo a ricercare, mediante un confronto con le parti sociali interessate e con gli enti previdenziali competenti, misure in grado di affrontare e risolvere il problema attraverso una adeguata revisione delle norme in materia di totalizzazione e di allargamento dei suoi effetti;

si chiede di sapere:
se il Ministro, dopo aver ignorato le legittime richieste dei sindacati esposte anche in occasione di audizioni presso le Commissioni Lavoro della Camera e del Senato, intenda intervenire per sanare una discriminazione intollerabile che danneggia migliaia di lavoratori; se il Ministro non ritenga opportuno e necessario convocare al più presto un tavolo con le parti sociali coinvolte per risolvere il problema, per prevenire l’ampio contenzioso legale annunciato dai sindacati per contrastare gli effetti del decreto-legge n. 78 del 2010 e salvaguardare il diritto a una pensione equa per i lavoratori coinvolti.


PASSONI, BLAZINA , ADRAGNA, GHEDINI, NEROZZI

24 marzo, 2011

Interessante risposta di FURIO COLOMBO sul Fatto di ieri


Caro Colombo, leggo che il potere d’acquisto degli italiani è molto diminuito. Anzi, veniamo a sapere, proprio dal settore del commercio, che le famiglie hanno drasticamente ridotto gli acquisti. Non parliamo più di ripresa, d’accordo. Ma è chiaro che il disastro si aggrava, e che è legato alla disoccupazione .
Vittorio

LA LETTERA è molto più lunga, ma ho scelto la parte che ci aiuta a una riflessione che si incontra di rado. Ecco la riflessione. Si è diffusa, anche fra coloro che si occupano di lavoro a sinistra, una persuasione che ha qualcosa di superstizioso. Ti dicono che una minoranza di lavoratori è superprotetta e che quella superprotezione priva i non protetti di minime garanzie. L’idea piace alla Confindustria perché spinge, allo stesso tempo, a una guerra tra poveri e a una guerra tra generazioni. I predoni sono gli operai protetti da un contratto.

E sono gli anziani ancora al lavoro, che godono, nei loro contratti, di benefici che i giovani non hanno e “non avranno mai più”, uno slogan che suggerisce che prima ti liberi dei cosiddetti super-protetti, e meglio è. Ho detto “superstizione” perché ricordo di avere sentito girare queste affermazioni nei vari meeting tipo Studio Ambrosetti, diciamo di venticinque anni fa, e poi in innumerevoli convegni della Confindustria.

Ma in quel periodo vivevo negli Usa, seguivo l’evolversi dei rapporti di lavoro americani e notavo questo: i famosi privilegi dei lavoratori super-protetti erano stati aboliti da oltre un decennio, ma i giovani, i precari, I flessibili, solo in una cosa erano cambiati. Non erano più giovani. Per il resto dalla fine dei sindacati e dalla fine dei “privilegi” (che erano le normali, civili conquiste del lavoro) molti avevano perduto. Ma nessuno aveva guadagnato nulla.

Il vasto paesaggio americano però mi consentiva di vedere meglio, anche attraverso il mare di pubblicità, l’operazione di trasformazione in corso.
Si trattava di separare il lavoratore dal consumatore. Il conflitto non era più fra vecchi e giovani o fra operai tutelati e precari allo sbando.

Il condotto era (è) nella stessa persona. Infatti se si comincia a vivere, come si vede nell'indimenticabile film “Truman Show” nel mondo del consumo, si accetta qualunque cosa pur di poter acquistare il prodotto buono e necessario, si attenua di molto la frontiera fra onesto e disonesto, e si sposta accento e desiderio sulla possibilità di comprare. In questo universo del comprare finisce ogni ingombrante solidarietà e tutto diventa competizione, ognuno contro tutti.

Ciò che adesso fanno sapere le associazioni di commercianti italiani ci racconta la condizione decaduta e disperata di molti lavoratori che avevano smesso da tempo di partecipare ai cortei, ma non possono più essere i consumatori solitari a cui la nuova civiltà li aveva avviati.

A mano a mano che i famosi ipergarantiti perdono le garanzie che avevano, nessuno guadagna di più e tutti di meno. Un solo sentimento si rafforza: quello che rende possibile l’estendersi di manodopera disponibile per mafia, ‘ndrangheta e camorra. I tre sistemi sono i soli, ormai, a garantire che il consumo non diminuisca.

Qualcuno avanzerà una moderna teoria in proposito ?

23 marzo, 2011

LAVORATORI IN MOBILITA' ED ACCESSO ALLA PENSIONE



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21 marzo, 2011

Federalismo, stangata subito sbloccate le addizionali regionali

Si appesantisce la stangata che il federalismo porterà nelle tasche degli italiani. Il nuovo testo sul fisco regionale e provinciale, contenuto nel parere del relatore di maggioranza al provvedimento, Massimo Corsaro (Pdl), scongela anche l'ultimo ostacolo rimasto sulla strada dell'aumento delle addizionali regionali: i governatori avranno mani libere fin da quest'anno. In sostanza quelle Regioni che non hanno sfruttato la possibilità di portare l'aliquota al tetto massimo dell'1,4 per cento adesso potranno farlo liberamente avendo a disposizione un anticipo di un anno rispetto alla precedente stesura del provvedimento che apriva le porte agli aumenti solo dal 2012. Comè noto la corsa dei rincari non si fermerà qui: il decreto conferma la scalettatura delle possibilità di aumento delle aliquote che stabilisce il tetto del 2 per cento nel 2014 e del 3 per cento nel 2015. Secondo uno studio della Uil, se tutte le Regioni si avvalessero della possibilità di portare l'aliquota al 3 per cento nel 2015, l'aggravio sarebbe di 226 euro pro-capite (82,8 per cento) con punte che possono arrivare, per le fasce sopra i 28 mila euro, a 862 euro, Lo scongelamento delle aliquote regionali fa il paio con quello delle addizionali comunali, contenuto nel contrastato decreto sul federalismo municipale: in base a questo testo già da quest'anno sono possibili gli aumenti delle addizionali comunali in quei municipi sotto lo 0,4 per cento (0,2 nel 2011 e 0,2 nel 2012). In totale, se tutti i Comuni facessero scattare i rincari, per il contribuente medio ci sarebbe un esborso di 94 euro (+63,9 per cento). A difesa dei suoi provvedimenti ieri il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha tenuto a sottolineare il senso dell'intera operazione. Non è un esercizio finanziario ma politico e di democrazia, ha detto il ministro a Cernobbio ed ha aggiunto che il federalismo non si fa solo sulle entrate ma anche sulle uscite e ci mette in linea con la morale pubblica. La partita delle tasse tuttavia non è finita. Il nuovo testo del decreto prevede che le Regioni potranno disporre anche delle imposte sulle emissioni sonore degli aeromobili, la cosidetta tassa sul rumore. Arriva anche la possibilità per le Province (così come previsto per i Comuni) di introdurre una tassa di scopo per la costruzione di opere pubbliche. Tra i tributi propri delle Regioni rispunta anche la maxi tassa sui Suv che potrebbe essere applicata riscuotendo 8 euro su ogni kw eccedente i 130: sarà destinata a finanziare il trasporto pubblico locale. La misura potrebbe essere presentata lunedì nel nuovo testo che il ministro Roberto Calderoli si appresta a portare in Commissione e potrebbe essere già oggetto di valutazione nella Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che si riunirà il giorno successivo. Il via libera al federalismo rimane infatti, per le Regioni, condizionato ai finanziamenti per il trasporto pubblico locale: se non verranno ripristinati i 420 milioni tagliati alle Regioni per il 2011, è possibile che queste trasformino il parere sul federalismo in contrario.

ARTICOLO ORIGINALE

17 marzo, 2011

FONDI SPECIALI TELEFONICI ED ELETTRICI

VAI ALLA DOCUMENTAZIONE PREPARATA DA INCA CGIL

Che questo governo veda nel mondo del lavoro, nei pensionati, nei precari e nello stato sociale una lunga serie di nemici da abbattere è cosa risaputa da tutti quelli che leggono e seguono le vicende politiche e le scelte fatte dalla destra al governo.
Di esempi ce ne sono a migliaia.
Uno è particolarmente vergognoso e riguarda la possibilità per tantissimi lavoratori di avere delle pensioni degne di questo nome e soprattutto di mantenere i propri diritti previdenziali.
In attesa di una sintesi esaustiva di quanto può accadere a tanti lavoratori del settore delle TLC (quindi non solo telecom), si rende disponibile a tutti la documentazione preparata dall'INCA/CGIL che spiega nel dettaglio cosa è successo.
Ovviamente come CGIL ci siamo mossi subito e i comunicati che abbiamo fatto dimostrano il nostro impegno per risolvere questa situazione. ... e tanto per cominciare, consigliamo a tutti coloro che sono stati assunti dopo il 20 febbraio 1992 e hanno dei periodi da riscattare di rivolgersialle RSU, ai delegati di SLC/CGIL per sapere come fare per avere il quadro completo della propria situazione individuale e quindi
decidere cosa è opportuno e/o conveniente fare.

NON PRENDIAMO SOTTO GAMBA QUESTA LEGGE VERGOGNOSA PERCHÈ LE PENSIONI DIPENDONO DA TUTTA LA CARRIERA LAVORATIVA E ALLA FINE QUELLO CHE SI È PERSO È PIÙ DIFFICILE RECUPERARLO... ... E COMUNQUE È SEMPRE MEGLIO SAPERE COSA SUCCEDE, PIUTTOSTO CHE NON
AVERE LE IDEE CHIARE....

ELEZIONI TELEMACO VOTO PER CORRISPONDENZA

LA GRANDE RAPINA DEL TFR: IL PARLAMENTO TACE SUI 15 MILIARDI USATI DAL TESORO

di Salvatore Cannavò

L’ indagine della Corte dei Conti con cui è stato scoperto“l’esproprio” ai danni dei Tfr dei lavoratori passa sotto silenzio in Parlamento. Le opposizioni sembrano rassegnate ai meccanismi di “finanza creativa ” del ministro dell’Econo mia Giulio Tremonti, anche se I trucchi vengono scoperti e denunciati, come ha fatto la Corte dei Conti con la sua relazionealle Camere.

PER I MAGISTRATI contabili quella effettuata dal governo è “un’operazione di natura espropriativa senza indennizzo o comunque di prelievo fiscale indiretto nei confronti di categorie interessate a versamenti finalizzati a scopi ben diversi dal sostegno alla finanza pubblica”.
Con la legge finanziaria del 2007 approvata dal governo Prodi fu deciso che le aziende sopra i 50 dipendenti, i quali avessero deciso, alla data del 30 giugno 2007, di non destinare alla previdenza complementare il proprio tfr avrebbero dovuto versare quei fondi all’Inps in un conto a disposizione del Tesoro per interventi infrastrutturali e investimenti pubblici.
La Corte dei conti ha invece scoperto che quel fondo è stato utilizzato per spese improprie: ammortamento mutui per gli enti locali, gratuità dei libri di testo, lavoratori socialmente utili nel comune diNapoli.
Fondi considerevoli: nel 2009 il tfr annuo dei lavoratori dipendenti italiani ha superato i 20 miliardi di euro di cui 5,9 versati al fondo tesoreria dell’Inps, 5,1 miliardi alla previdenza complementare mentre 12,7 miliardi sono rimasti nelle casse delle imprese (quelle sotto i 50 dipendenti non sono obbligate a versarlo all’Inps).
Finora il Tesoro ha prevelato 15,6 miliardi da un Fondo istituito solo quattro anni fa che dunque è stato quasi svuotato.

PRESENTEREMO un'interrogazione parlamentare per sapere quale fondo verrà utilizzato per restituire questi soldi ai lavoratori”, dice al Fatto Antonio Borghesi, vicepresidente del Gruppo alla Camera dell'Italia dei Valori.
Il Tesoro, rispondendo alle osservazioni della Corte dei Conti, ha affermato che non c'è “alcun nocumento” per i lavoratori perché l'afflusso costante di nuove risorse, prelevate sempre dai Tfr, garantirà il pagamento delle liquidazioni in uscita a chi andrà in pensione.
“Il ragionamento del ministero non convince – spiega Borghesi – perché il tasso di sostituzione [cioè la differenza tra quanto versato e quanto prevelato, ndr.] è negativo”.
La trattenuta del tfr, infatti, si rivaluta annualmente secondo un tasso stabilito per legge e quindi alla fine l'importo è più alto.
Più distaccata è la reazione del Pd. Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro (quando fu approvato quel provvedimento), ricorda che più che procurare risorse per la finanza pubblica il suo impegno si concentrò per far decollare la previdenza integrativa.
“Il trasferimento del tfr all'Inps non mi entusiasmò ma almeno fissammo indicazioni tassative per il suo impiego”. Se Tremonti ha potuto aggirare tranquillamente quelle regole, però, vuole dire che così tassative non erano. “Ma questo governo è un maestro di finanza creativa ” dice Damiano ricordando che, per finanziare la Cassa integrazione in deroga, sono stati utilizzati i fondi per le aree sottoutilizzate e il Fondo sociale europeo. “Oppure il fondo per I malati oncologici per finanziare le quote latte”. Però il Pd non chiede conto al governo dell’ “esproprio” nonostante la Corte dei Conti avverta che allo scadere dei 10 anni dall'introduzione del nuovo meccanismo, il prelievo improprio “arriverà a 30 miliardi”.

IL PARADOSSO è che “l'e sproprio” è avvenuto carpendo la fiducia dei lavoratori e la diffidenza nei verso i fondi pensioni integrativi. I lavoratori nel 2007 si sono fidati dell’azienda chiedendo che il loro tfr restasse a portata di mano. Oggi vedono i loro soldi utilizzati soprattutto per interventi tampone.
Senza sapere se e come torneranno indietro.

Il Fattoquotidianoi 17 marzo pag.17

LA RIFORMA un mezzo flop i fondi integrativi

La Finanziaria 2007 (governo Prodi), aveva imposto alle aziende con più di 50 dipendenti di trasferire il Trattamento di fine rapporto (Tfr) dei lavoratori “inoptato”, cioè non destinato alla previdenza integrativa, presso l'Inps a sua volta incaricato di girarlo al Tesoro per spese infrastrutturali.
Nelle imprese più piccole, invece, questi fondi restavano in azienda. Valeva la regola del “ silenzio-assenso”: chi non avesse espresso la volontà di mantenere il fondo in azienda lo avrebbero visto versato nel fondo complementare eventualmente istituito dai contratti nazionali. Ci fu una campagna massiccia per convincere i lavoratori a dare libero corso alla previdenza complementare, benedetta dai principali sindacati.
Nel luglio del 2007, però, un sondaggio Eurisko rivelò che le pressioni sui lavoratori erano servite a poco. Solo un lavoratore su quattro, a sei mesi dall'approvazione del provvedimento, aveva optato per un fondo pensione. Anche contando le adesioni ottenute con il silenzio-assenso, non si arrivò alla metà delle sottoscrizioni. Nelle aziende con meno di 50 dipendenti – la stragrande maggioranza – il 75 per cento dei lavoratori scelse di lasciare il Tfr in azienda.
In quelle con più di 50 dipendenti il 47,7 per cento lasciò il Tfr in azienda (che quindi lo girò al conto tesoreria presso l'Inps) mentre il 10 per cento lo destinò a un Fondo pensione. Circa il 40 per cento non operò nessuna scelta e, quindi, per effetto del silenzio-assenso vide la propria liquidazione andare in un fondo pensione. Secondo la Cgia di Mestre circa 16,5 milioni di lavoratori (76,6 per cento) hanno scelto di mantenere il Tfr in azienda. Scelta saggia visto che, per le rivalutazioni automatiche, questi capitali hanno avuto negli ultimi due anni un rendimento del 4,7 per cento mentre i fondi pensione negoziali solo dell'1,7(mentre telemaco ha superato il TFR). Quelli aperti sono andati in rosso.
Sal. Can.

Bandiera delle Brigate GARIBALDI



« ...contro chi maledetto tradì.

Partigiano di tutte le valli,
pronto il mitra, le bombe e cammina;
la tua patria travolta in rovina,
la tua patria non deve morir... »

(alcuni versi di Garibaldi, brigate d'assalto,)

14 marzo, 2011

A VOLTE RITORNANO




Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo.
Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale.
La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt’al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po’ ridicolo per le sue maniere, i sui atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico.
In Italia è diventato il capo del Governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare.

Qualunque cosa abbiate pensato, il testo è stato scritto da Elsa Morante nel 1945 e si riferisce al Cav. Benito Mussolini.

12 marzo, 2011

CENTRALI NUCLEARI?


CICCHITTO DICE CHE LORO ANDRANNO AVANTI NELLA COSTRUZIONE DELLE CENTRALI.....
IO PLEBEO DICO, LASCERO' AI MIEI NIPOTI (APPENA SARANNO FATTE) IL COMPITO DI ANDARE A PISCIARE SULLA TOMBA DI CICCHITTO

11 marzo, 2011

TFR aziendale: fondo INPS usato per pagare i conti pubblici


Accantonamenti TFR dei lavoratori privati usati per pagare i conti pubblici dello Stato: dal 2007 al 2010 il Governo ha prelevato dal Fondo INPS (i versamenti delle imprese con almeno 50 dipendenti) ben 15,86 miliardi di euro usando le quote di TFR non destinate alla previdenza complementare. Il Fondo Tesoreria TFR gestito dall'INPS è stato infatti usato dal Governo per pagare i conti pubblici e per scopi diversi da quelli previsti dalla legge, senza alcuna reintegrazione.

La denuncia è della Corte dei Conti, con ha presentato una specifica Relazione alle Camere dopo l'allarme già lanciato lo scorso febbraio con la delibera 2/1010/G.

«un'operazione di natura espropriativa senza indennizzo o comunque di prelievo fiscale indiretto nei confronti di categorie interessate a versamenti finalizzati a scopi ben diversi dal sostegno alla finanza pubblica».

Di questo passo, allo scadere dei dieci anni dall'introduzione del nuovo meccanismo del TFR, la quota attualmente di 15,86 miliardi prelevati arriverà a 30 miliardi. Solo il Ministero dell'Interno dal 2010, dopo le contestazioni della magistratura contabile, si è messo in regola non destinando più quote del TFR incassato alla spesa corrente.

IL Fondo Tesoreria, lo ricordiamo, è un fondo statale gestito dall'INPS in cui affluiscono gli accantonamenti dei lavoratori - di aziende con almeno 50 dipendenti - che decidono di mantenere il TFR presso il datore di lavoro invece di destinarlo a forme di previdenza complementare.

Il Ministero dell'Economia ha risposto alle accuse affermando che non c'è «alcun nocumento ai soggetti interessati ai versamenti e ai prelievi» e che il meccanismo produrrà un risanamento delle spese pubbliche finanziando a fondo perduto non solo gli investimenti (capaci di comprtare un ritorno economico) ma anche la spesa corrente, dando vita ad «un trend favorevole almeno decennale».

Punti contestati dai magistrati contabili, per voce di Aldo Carosi e Fabio Viola della Sezione di Controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, che ritengono i dati finanziari esposti parziali, lacunosi e fondati su «statistiche elementari». Nessun ottimismo quindi, anzi, tutto ciò causerà degli squilibri di cui «potrebbero fare le spese i futuri contribuenti e i percettori delle prestazioni pensionistiche». Senza contare poi i possibili «problemi di equità intergenerazionale».

ARIDATELI IL VOTO!!!!

09 marzo, 2011

Telecom I.: in fine settimana vertice Bernabe'-Mediobanca

Si terra' con ogni probabilita' questo fine settimana l'incontro tra l'a.d. di Telecom I., Franco Bernabe', e i vertici di Mediobanca per discutere del riassetto al vertice del gruppo di Tlc.

Lo si apprende da una fonte vicina alla vicenda. La proposta che verra' sottoposta a Bernabe' prevedrebbe la sua nomina a presidente di Telecom con deleghe affiancato da due manager con deleghe per Italia e Sudamerica.

Da quanto si e' appreso inoltre il comitato nomine di Mediobanca e' convocato per domani mattina mentre una convocazione ufficiale del Cda Telco non risulta ancora anche se e' probabile si terra' lunedi' prossimo.

Telecom, via Bernabè per salvare Tronchetti?

L'AD di Telecom Franco Bernabè potrebbe essere allontanato per non scoperchiare alcuni dei vasi di pandora della mala-gestione e anche delle illegalità della passata gestione. Queste le dure parole di ASATI, l'Associazione degli azionisti di Telecom Italia.

L'Associazione degli azionisti di Telecom Italia (ASATI) ha paura che l'attuale AD Franco Bernabè possa non essere confermato per coprire le malefatte della vecchia dirigenza. Pare infatti che Generali e Mediobanca potrebbero far saltare Bernabé non per ragioni industriali o finanziarie "quanto piuttosto quello di assicurare l'impunità, attraverso il mancato esperimento di una azione di responsabilità nei confronti di coloro che hanno governato l'azienda nel periodo 2001-2007". Queste le dure parole scritte dal Presidente ASATI, Franco Lombardi.
Secondo una parte degli azioni dell'azienda infatti l'attuale AD avrebbe rotto con il passato, raggiungendo brillanti risultati per il recupero del debito, mettendo in sicurezza l'azienda e ottenendo l'apprezzamento delle agenzie di rating. Senza contare i buoni rapporti "stabiliti con le Autorità di settore e con le rappresentanze sindacali".

"Franco Bernabè, pur ostacolato in ogni possibile modo anche dentro Telecom, ha avuto il coraggio di scoperchiare alcuni dei vasi di pandora della mala-gestione (Telecom Italia, da Corporation a Scorporation) e anche delle illegalità (Telecom ha di nuovo evaso il Fisco? Allora è un vizio) della passata gestione", scrive Lombardi. "Questa è la colpa che non gli sarà perdonata? C'è da temere ora, come purtroppo era prevedibile, che giunga la vendetta (societariamente parlando) e la ritorsione di coloro che, oggi come ieri, hanno evidentemente solo interesse a coprire gli immani illeciti (Fastweb e Telecom Italia Sparkle in ginocchio) del recente passato e garantire l'immunità per chi, come i passati vertici di Telecom, siede ancora, con immeritato onore, nello stesso salottino buono del capitalismo provinciale di relazione che pretende di comandare in Italia".
Volano stracci insomma, tanto più che un eventuale defenestramento di Bernabè sarebbe visto come in ritorno al passato. "[...] andrà perduta anche la speranza di una sana etica ed efficiente gestione di Telecom che per certo ripiomberà nella palude degli interessi di bassa bottega anche personali di coloro che oggi, da azionisti, stanno solo simulando di perseguire gli interessi di una grande multinazionale come Telecom", continua il presidente.

L'unica mossa intelligente per Asati dovrebbe essere quella di affiancare a Presidente e AD "due direttori generali, scelti all'interno della struttura organizzativa, al fine (come ha affermato un importante Azionista di TI e da Asati condiviso) di sbrigare la routine quotidiana".

FONTE

04 marzo, 2011

QUESTI COPIANO SACCONI


MA le riforme apportate da Sacconi e i suoi questuanti non dovevano farci diventarte come gli USA? A quanto pare erano molto più indietro di questo governo e della classe sindacale corporazionistica italiana

Financial Times
03/03/2011
Aumentano le tensioni per il diritto allo sciopero nell'Ohio

Si sono intensificate le proteste nell'Ohio contro i tentativi dei repubblicani di ridurre i diritti sindacali, mentre la legge dello stato dovrà esaminare una proposta che impone riduzioni legali alla contrattazione collettiva del settore del pubblico impiego e del loro diritto allo sciopero.
Il comitato per il lavoro del senato ha approvato mercoledì la legge che andrà al senato per l'approvazione e poi alla Camera. I repubblicani hanno maggioranze nei due rami del parlamento e John Kasich, governatore repubblicano dell'Ohio, sostiene anch'egli la proposta.
Le tensioni nell'Ohio fanno parte di un'ondata di manifestazioni che attraversano gli stati del Midwest dove le maggioranze repubblicane recentemente elette stanno premendo per far avanzare i loro vantaggi contro i sindacati.
Il cuore della battaglia è Wisconsin, dove il governatore Scott Walker ha portato avanti un piano per porre fine alla contrattazione collettiva per la maggior parte dei lavoratori dello stato. Questo ha trasformato il Wisconsin in una battaglia ideologica tra gli attivisti sindacali e i conservatori. Il parlamento a Madison è diventato il punto di attrazione delle proteste di massa quotidiane.
Le critiche rivolte a Walker e Kasich sostengono che questi vogliano schiacciare i sindacati per ragioni politiche piuttosto che per ragioni fiscali.
I governatori negano questo, affermando che la riduzione della contrattazione collettiva è necessaria per abbattere costi di lungo termine all'interno della lotta ai disavanzi dei bilanci che si pensa si ridurrà di 3.6 miliardi di dollari nei prossimi due anni nel Wisconsin e di 8 miliardi nell'Ohio.
Nel Wisconsin, la proposta è in una situazione di paralisi, dopo che i senatori democratici sono andati nell'Illinois due settimane fa, negando il quorum necessario per l'approvazione della misura.
Nell'Indiana, la legge “diritto al lavoro” che metterebbe fuori legge l'appartenenza al sindacato, ha ugualmente spinto i legislatori democratici ad andarsene piuttosto che consentire l'approvazione del disegno di legge.
Nell'Ohio, tuttavia, diversamente dal Wisconsin e dall'Indiana, la proposta di contrattazione collettiva ha bisogno soltanto di una semplice maggioranza per
approvare la legge, significando che i democratici non sono in grado di emulare la strategia “dell'andarsene”. Hanno presentato centinaia di emendamenti al comitato per cercare di rallentare la procedura, ma si pensa che il disegno di legge farà dei progressi costanti per diventare legge.
Nel Wisconsin, Walker ha proposto questa settimana drastici tagli al sistema scolastico all'interno di un bilancio finalizzato a ridurre la spesa di 4.2 miliardi di dollari o del 6.7% nei prossimi due anni.
Il bilancio di 59 miliardi di dollari svelato martedì, sottolinea il desiderio di Walker di fare i conti con la spesa statale in due anni. Ha ripetutamente detto di essere impegnato a equilibrare il bilancio senza aumentare le tasse o le tariffe. Eppure, le proposte di bilancio del governatore prevedono di spingere circa 439 milioni di dollari nei principali pagamenti dei debiti dello stato nei bilanci successivi, con l'idea di aumentare i pagamenti del debito negli anni futuri.
Il bilancio propone tagli di 834 milioni di dollari agli aiuti statali all'istruzione scolastica, l'8% al di sotto degli attuali livelli di finanziamento, e una riduzione del tetto per l'aumento delle tasse sulla proprietà. Dovrebbe anche ridurre l'aiuto statale alle università di 250 milioni di dollari ,ossia l'11%, e ai governi locali di 96 milioni di dollari, ossia il 12%.
“Questo è un bilancio della riforma”, ha detto Walker. “Si tratta di far lavorare di nuovo il Wisconsin, e per fare questo abbiamo bisogno di far funzionare un bilancio equilibrato”.

Alitalia, raggiunta l’intesa con i sindacati

La Cigs, riferiscono le stesse fonti, potrà durare da un minimo di 12 mesi a un massimo di 48. Al termine dei 4 anni, sono poi previsti, per chi ne abbia i requisiti, i 3 anni di mobilità per andare in pensione.

SETTE ANNI, E IO PAGO..........
da vedere quanto ci mette Alitalia, speriamo che l'accordo sia reso pubblico.