26 luglio, 2007

Una Telecom nel freezer

Link VISION post

di Franco Carlini
26/07/2007

Quel che accade a Telecom Italia: Ruggiero e Buora sono prodighi in dichiarazioni. Ma non rispondono a due quesiti fondamentali: quale pezzo della rete fissa scorporare? E che ne sarà delle Next generation network? Le soluzioni sono ancora lontane.

Slitta, eccome se slitta, il passaggio del controllo di Telecom Italia da Olimpia alla nuova telco fatta da banche e Telefònica spagnola. Se ne parlerà forse a fine agosto. Il che continua a tenere congelata nel freezer la più grande impresa italiana di telecomunicazioni. Particolarmente dannosi sono i rumors che danno per certo il cambiamento totale dei tre uomini oggi al vertice: il presidente Pasquale Pistorio, il vicepresidente esecutivo Carlo Buora, l'amministratore delegato Riccardo Ruggiero.

In questa situazione non è casuale che Buora e Ruggiero, in due giorni consecutivi, abbiano voluto prendere la parola in pubblico, il primo con un'intervista al Sole 24 ore di mercoledì 25, il secondo nel corso di un incontro telefonico con gli analisti. Con questi due interventi i due dicono "ci siamo, lavoriamo tranquilli per il bene dell'azienda". Peccato però che sulla questione delle questioni, ovvero sulla regolazione della rete fissa esprimano punti di vista dissonanti – non necessariamente antagonisti, ma certo con sfumature diverse.

La questione è quella della rete fissa di TI e della sua apertura alla concorrenza. Tema su cui tutti i soggetti interessati sono stati chiamati a esprimere la loro opinione nella consultazione pubblica realizzata dall'Autorità per le Comunicazioni, la quale farà conoscere, nei mesi a venire, le sue decisioni. In concreto sono possibili tre opzioni: lo scorporo funzionale, lo scorporo societario, oppure lasciare tutto così com'è.

Nel primo caso, che si ispira, magari con varianti, al modello inglese OpenReach, la rete fissa resta di proprietà dell'ex monopolista, ma viene gestita da una divisione completamente separata, la quale fattura i servizi sia a TI che a tutti gli altri che vogliano usare quella infrastruttura. Nel secondo caso c'è un passaggio di proprietà di tali assets a una società nuova (di cui TI potrebbe essere socia, insieme ad altri soggetti privati, ma eventualmente anche pubblici). In entrambi i casi TI chiede di avere a quel punto le mani libere nelle sue offerte ai consumatori; sarebbe infatti un soggetto di mercato come gli altri, e sullo stesso piano degli altri e dunque chiede di non dover sottoporre all'Autorità le sue proposte commerciali per un'autorizzazione preventiva; oggi invece deve farlo, dimostrando che quanto essa offre sia replicabile anche dai concorrenti.

Buora sembra incline alla prima opzione, mentre Ruggiero si è spinto più oltre, dicendo di "non avere mai escluso a priori anche una separazione strutturale e magari la cessione di una quota minoritaria" (della rete). Ha anche esplicitamente quantificato ciò che da tempo i manager di TI vanno dicendo: il valore del pezzo finale della rete – il cosiddetto "ultimo miglio" – è attorno ai 15-18 miliardi di euro.

Va detto che restano non affrontati, né dal governo, né dall'Autorità, né dai molti commentatori due problemi. Il primo è quale pezzo della rete fissa sia utile scorporare (per l'economia, la concorrenza e i consumatori). Solo il tratto finale o risalire anche a monte, fino alle centrali di smistamento? E se si tratta solo dell'ultimo pezzo, non resterebbero allora nel pieno controllo da "incumbent" di TI degli elementi strategici e non replicabili? La risposta non è chiara, ma il tema dovrebbe essere affrontato più esplicitamente da tutte le parti in causa.

Il secondo problema, al primo collegato, ha a che fare con gli investimenti futuri. Di solito vanno sotto il nome di Ngn, Next generation network e si riferiscono alla completa trasformazione della rete in digitale con la fibra ottica. La quale fibra arriverà solo agli armadi di strada (e poi via con il cavo di rame), fino ai palazzi (Fttb, fiber to the building) o fino agli appartamenti (Ftth, fiber to the home). Le prestazioni variano sensibilmente e con esse anche i costi.

E qui c'è il vero problema irrisolto, che probabilmente sta sotto alle due diverse sfumature di Buora e Ruggiero: quella nuova rete chiede investimenti aggiuntivi, che TI non potrà fare da sola. Il ministro Bersani ha già accennato alla possibilità di accedere a fondi europei per il digital divide, e in ogni caso questi investimenti – sembra suggerire Ruggiero – sarebbero più facilmente sostenibili da una società nuova, cui TI si candida a partecipare portando in dote una quota.

Come che sia, la soluzione di tutti questi problemi è lontana, roba di molti mesi, accumulando l'Italia un grande ritardo. E tra le due formule – funzionale o strutturale – potrebbe riemergere la terza soluzione, tutto come prima con ritocchi. Anche i concorrenti infatti mentre alzano fuochi di sbarramento contro TI non sembrano davvero molto interessati allo scorporo, specialmente se esso trascinasse per loro nuovi impegni di investimento. Alcuni di loro sembrano semmai agitarlo come pretesto grazie al quale strappare all'Agcom e a TI condizioni per loro più favorevoli all'interno delle regole attuali.

TELECOM: SLC-CGIL “NO A SOCIETARIZZAZIONE RETE”

“Siamo stati contrari alla societarizzazione della rete Telecom quando a proporla fu Tronchetti, siamo contrari oggi che a proporla è l’A.D. Ruggero”. Così dichiara Alessandro Genovesi, Segretario Nazionale SLC-CGIL.

“Se Telecom ha bisogno di risorse le cerchi riducendo le attività finanziarie del gruppo, azzerando ogni politica di dividenti e senza impoverire ulteriormente le strutture industriali del gruppo.
Come sindacati abbiamo proposto una soluzione all’inglese, tramite una separazione funzionale e non societaria, a garanzia sia di una maggiore e più libera concorrenza nel mercato sia a garanzia di una capacità di sviluppo e crescita dello stesso gruppo Telecom, a tutela dei livelli occupazionali e delle professionalità presenti in azienda”.


“Invitiamo – conclude Genovesi – pertanto il management Telecom a non ricercare soluzioni confuse o improvvisate dettate oggi forse più dall’esigenza di continuare in un braccio di ferro tutto interno ai principali operatori del settore che non a delineare le soluzioni migliori per il futuro del gruppo”



Roma, 12 luglio 2007

25 luglio, 2007

Dipendenza ricavi Telecom

Ricavi: nel 2006 l'84% era fatto in Italia, il 79% nel primo semestre 2007 (Telefonica nel 2006 faceva il 37% in Spagna)

EBITDA: nel 2006 il 95% era fatto in Italia, l'89% nel primo semestre 2007 (Telefonica nel 2006 faceva il 45% in Spagna)

Nota: i dati del primo semestre 2007 di Telefonica verranno presentati il 30/7/2007

DA QUINTA'S BLOG

22 luglio, 2007

20 luglio, 2007

PENSIONI: ecco la sintesi dell’accordo

Link DA L' UNITA' ONLINE

Aumento graduale dell'età di pensionamento di anzianità attraverso un mix di scalini e quote dal 2008, nuovi coefficienti a partire dal 2010 e esclusione dall'inasprimento delle regole dei lavoratori impegnati in attività usuranti: l'accordo raggiunto oggi tra Governo e sindacati sulla riforma del sistema previdenziale e la modifica dello scalone costerà dieci miliardi in più rispetto a quanto previsto dalla riforma Maroni nei prossimi dieci anni ma renderà più flessibile il percorso verso la pensione di anzianità. La copertura finanziaria per gli interventi dovrebbe essere trovata nell'aumento delle aliquote contributive dei parasubordinati, nella riorganizzazione degli enti previdenziali e nella sospensione per un anno dell'indicizzazione delle pensioni «d'oro», ovvero quelle superiori a 8 volte il minimo (3.489,12 euro al mese).

Ecco in sintesi cosa prevede la riforma che sarà illustrata a tutte le parti sociali insieme alle altre misure sul Welfare lunedì pomeriggio alle 18.00:

58 ANNI DAL 2008 Nel 2008 i lavoratori dipendenti potranno andare in pensione a 58 anni di età e con 35 di contributi (rispetto ai 60 previsti dallo scalone Maroni). Resta ferma la riduzione da quattro a due finestre per l'uscita dal lavoro prevista dalla legge Maroni (gennaio e luglio) e la necessità di aver maturato i requisiti da almeno sei mesi al momento della finestra. In pratica se si compiono nel 2008 58 anni a febbraio e 35 anni di contributi ad agosto il lavoratore dovrà aspettare per andare in pensione la finestra di luglio 2009 perchè solo in quella data avrà maturato i requisiti necessari da almeno sei mesi.

QUOTA 95 DAL LUGLIO 2009 CON ALMENO 59 ANNI ETÀ;60 ANNI E QUOTA 96 DAL 2011 E 61 CON QUOTA 97 Dal 2013: dal luglio 2009 i lavoratori dipendenti potranno andare in pensione con una somma tra età anagrafica e anni di contributi pari a 95 ma con almeno 59 anni di età. Dal primo gennaio 2011 la quota passa a 96 (con almeno 60 anni di età) mentre dal primo gennaio 2013 la quota diventa 97 (con almeno 61 anni di età). In pratica nel 2013 un lavoratore dipendente nato a maggio 1952 e che abbia maturato 35 anni di contributi a giugno potrà andare in pensione con la finestra che si apre il primo gennaio del 2014. Prima dell'avvio di quota 97 comunque andrà fatta una verifica sui risparmi: se fossero significativi la quota 97 potrebbe essere esclusa.

AUTONOMI SI LAVORA UN ANNO IN PIÙ L'età necessaria alla pensione di anzianità è per i lavoratori autonomi sempre un anno superiore a quella dei lavoratori dipendenti. Quindi nel 2008 si va in pensione con 59 anni e 35 di contributi e la quota 96 con 60 anni scatta dal luglio 2009. La quota 97 con almeno 62 anni di età scatta da gennaio 2011 e la quota 98 con almeno 62 anni dal gennaio 2013. Il meccanismo delle finestre prevede che i requisiti siano maturati almeno 12 mesi prima dell'apertura per l'uscita.

ESCLUSI DA AUMENTO ETÀ 1,4 MILIONI DI LAVORATORI IMPEGNATI IN ATTIVITÀ USURANTI Saranno esclusi dall'aumento dell'età i lavoratori impegnati nelle attività usuranti previste dalle norme del 1999 (come quelli che lavorano nelle miniere e nelle cave) ma anche quelli impegnati su tre turni e quelli con attività «vincolate» (come la catena di montaggio) e quelli addetti a produzione di serie. Il Governo calcola che si tratti di 1,4 milioni di lavoratori complessivi pari a circa 5.000 uscite l'anno.

CON QUARANTA ANNI CONTRIBUTI SI USCIRÀ CON QUATTRO FINESTRE SE SI RECUPERERANNO RISPARMI DA FINESTRE VECCHIAIA Chi ha maturato 40 anni di contributi non subirà la riduzione da quattro a due finestre, prevista dalla legge Maroni, ma potrà continuare a uscire dal lavoro a qualsiasi età con quattro finestre l'anno (gennaio, aprile, luglio e ottobre) se si riusciranno a recuperare i 3,7 miliardi di costi previsti per questa misura (quattro miliardi potrebbero arrivare dalla definizione delle finestre anche per il pensionamento di vecchiaia, una cifra che servirebbe anche a prevedere 5.000 mobilità l'anno).

ETÀ VECCHIAIA DONNE RESTA A 60 ANNI L'età di pensionamento di vecchiaia delle donne resta a 60 anni, ma potrebbe essere prevista l'introduzione di finestre per l'uscita verso la vecchiaia (che significherebbe un ritardo nell'uscita dal lavoro).

NUOVI COEFFICIENTI PARTONO DA 2010 Si partirà dai coefficienti così come modificati dal Nucleo di valutazione della spesa previdenziale (e ancora non applicati), ovvero dalla revisione al ribasso del 6-8%. Questa cifra sarà discussa da una Commissione e potrà essere modificata prendendo una decisione entro il 2008. Comunque l'applicazione dei nuovi coefficienti partirà nel 2010. Da quel punto in poi sarà triennale e automatica. Sono previsti meccanismi di solidarietà in caso di percorsi lavorativi discontinui.

COSTO RIFORMA: 10 MILIARDI IN 10 ANNI Il costo previsto della riforma è di 10 miliardi in dieci anni (7,1 per la revisione dello scalone e 2,9 per il fondo lavori usuranti). Le fonti di copertura saranno trovate nella riorganizzazione degli enti di previdenza (3,5 miliardi in dieci anni), nell'aumento delle aliquote contributive per i lavoratori parasubordinati (3,6 miliardi), nell'aumento delle aliquote dei parasubordinati non esclusivi (0,8 miliardi), nella sospensione per un anno dell'indicizzazione per le pensioni superiori a otto volte il minimo (1,4 miliardi) e nell'armonizzazione dei fondi speciali 0,7 miliardi).

Telecom I.:a breve board ad hoc su scorporo rete (Sole 24 Ore)

ROMA (MF-DJ)--L'a.d. di Telecom I., Riccardo Ruggero, ha consegnato al board l'informativa sullo scorporo della rete.

Lo si legge sul "Sole 24 Ore" che specifica come il dossier dovrebbe essere affrontato in una riunione ad hoc che si terra' "a breve", difficilmente in quella fissata per il 24 luglio che dovra' approvare la semestrale.

Prima del board sui conti, scrive il quotidiano, si terra' in Telecom I. una colazione di lavoro in cui il responsabile della rete, Stefano Pileri, spieghera' ai consiglieri gli aspetti tecnici dell'operazione di scorporo funzionale e soprattutto le caratteristiche del futuro network: il New generation network.

L'obiettivo dei vertici del gruppo e' chiudere il dossier rete prima del cambio di guardia nell'azionariato, che dovrebbe avvenire a settembre con l'ingresso di Telco (Telefonica, Generali, Mediobanca e Intesa Sanpaolo) e l'uscita di Pirelli.

14 luglio, 2007





MERCOLEDI 18 LUGLIO 2007
ORE 17.30 PRESSO L’SMS DI RIFREDI

Via Vittorio Emanuele II 303 (pressi P.za Dalmazia)





Si terrà un seminario sul futuro e la storia delle telecomunicazioni in Italia.


Interverranno:
- Emilio Miceli
Segretario nazionale SLC/CGIL

- Guglielmo Ragozzino
Giornalista de Il Manifesto

- Stefano Quintarelli
Esperto di reti tlc

L’ORGANIZZAZIONE DEL SEMINARIO E’ PARTE INTEGRANTE DI UN PROGETTO PIU’ AMPIO, ATTO A COINVOLGERE PIU’ GIOVANI NELL’ORGANIZZAZIONE SINDACALE.

TUTTI I LAVORATORI TIM E TELECOM SONO INVITATI
.


Durante l’iniziativa verrà offerto un buffet

PER ADERIRE CONTATTARE I PROPRI DELEGATI O LE RSU DI SLC
Ливорно






Comunicato sindacale su ELITEL

Nella giornata di mercoledì 11 luglio ’07 il Ministero per le Attività produttive ha convocato i rappresentanti del Gruppo ELITEL – TELECOM S.p.A. e le Organizzazioni Sindacali di CGIL CISL UIL del settore metalmeccanico e telefonico per capire al meglio la situazione economico/finanziaria dell’azienda al fine di trovare soluzione alle difficoltà occupazionali dei circa 2000 lavoratori che a diverso titolo sono impiegati nel gruppo Elitel che peraltro nei primi mesi dell’anno si era impegnata a stabilizzare i lavoratori presenti nei suoi call center.
L’Amministratore Delegato del gruppo Elitel ha esposto i dati economici del Gruppo evidenziando una situazione, a suo dire, tutto sommato in grado di continuare l’attività imprenditoriale qualora si addivenisse ad una dilazione pluriennale del debito accumulato nei confronti di Telecom. Nei mesi trascorsi si era quasi pervenuti ad un accordo con il fornitore ma la nuova proprietà del maggior gruppo italiano di TLC ha ritenuto che il debito accumulato fosse saldato tutto entro la fine del mese di giugno, ed ora si sta assistendo ad un taglio della fornitura di linee, che determina l’impossibilità ad operare. Contro tale azione l’Azienda ELITEL ha effettuato un ricorso in magistratura con procedura d’urgenza ( ex art. 700) che ha avuto un primo esito negativo; si è in attesa della decisone in appello per metà luglio. Elitel denunciava altresì una azione di retention, a suo dire scorretta, nei confronti dei sui clienti da parte di Telecom.
Le OOSS hanno denunciato uno spostamento di clienti in azienda diversa da Elitel, l’ingiustificata volontà di messa in cig circa 40 lavoratori e evidenziato il fatto che le società di call center hanno commesse tali da poter giustificare il proseguo del’ attività.
Inoltre le OO.SS hanno invitato il Sottosegretario presente alla riunione a far si che il patrimonio di clienti fosse di garanzia per l’occupazione dei lavoratori.
Il Ministero, dopo aver illustrato le, finora inutili, iniziative di pressione nei confronti di Telecom ai fini della riattivazione della fornitura si impegnava a verificare se sussistessero le condizioni legislative per accedere al regime di amministrazione straordinaria, a invitare Telecom ad una ulteriore riflessione su una possibile ripresa del contratto di fornitura, ed in ultima analisi ad interloquire con i possibili acquirenti delle attività o con i committenti delle attività gestite dai call center per evitare ricadute sul versante occupazionale.
Il Gruppo Elitel a fine riunione si è impegnato a non richiede la cig per i 40 lavoratori dispensandoli dal servizio considerandoli però in ferie.
Le OOSS pur ritenendo apprezzabile lo sforzo fatto dal Ministero, anche se allo stato attuale la situazione non è risolta ed appare ancora di non facile risoluzione, ritengono altresì di dovere ulteriormente sollecitare le parti coinvolte al maggiore senso di responsabilità, ricercando peraltro l’interessamento di quei soggetti istituzionali che sino ad ora non hanno mostrato sensibilità ai problemi occupazionali di Elitel nonostante fossero stati espressamente coinvolti. Siamo impegnati ad attivare tutte le iniziative possibili per la difesa del posto di lavoro e terremo informate le Strutture Territoriali ed i lavoratori sugli sviluppi futuri della vertenza.

Segreterie Nazionali
SLC-CGIL FISTel-CISL UILCOM-UIL

11 luglio, 2007

Telecom: In vista incontro tecnico su tempi passaggio 18%

11 luglio 2007 alle 15:57 — Fonte: repubblica.it

I legali degli azionisti di Telco e quelli di Pirelli hanno in programma per i prossimi giorni un incontro tecnico per discutere dei tempi del passaggio da Olimpia alla nuova società del 18% di Telecom Italia.

Secondo il contratto stipulato lo scorso aprile, infatti, il “closing” dell’operazione poteva avvenire una volta ottenuto il via libera dalle autorità europee, e quindi dal punto di vista giuridico questo sarebbe già possibile. Ma i soci di Telco preferiscono attendere anche l’ok, a rigore non vincolante, dell’autorità delle Tlc brasiliane, che potrebbe arrivare, secondo quanto si apprende, entro la fine di agosto. Intanto in Borsa i titoli coinvolti registrano oggi una flessione coerente con la media del listino: Telecom perde lo 0,87% e Pirelli l’1,19%.

AGI

IL SEGUITO AI FATTI PUBBLICATI IL 4/07?

Maxibolletta da 95 milioni, Telecom stacca la linea ad Elitel


Cosa succede se la società che gestisce il servizio telefonico crolla? Nulla, il consumatore resta senza il servizio scelto fin quando non decide di provvedere autonomamente in maniera alternativa.

Questo è quanto è successo ad almeno 250mila utenti italiani che si erano affidati alla Elitel srl, gestore milanese di telefonia fissa ed internet.
La disattivazione del servizio è avvenuta a partire dal 3 luglio ed è ancora in corso in tutta Italia.
La causa è da ricercarsi in un debito di oltre 95 milioni che Elitel ha contratto con Telecom Italia nel 2002 acquistando dal colosso della telecomunicazione senza però pagarli.
Tra gli ignari utenti anche il parroco di Martinego che, ignaro della situazione aveva addirittura affidato alla Elitel il servizio telefonico della sua parrocchia. Come già avvenuto per molti altri utenti già dai primi del mese, ora anche il telefono della parrocchia di Sant’Agata è muto e può solo ricevere, ma dai centraline della società di erogazione, l’improvvisata giustificazione è sempre “Guasto tecnico”.
La spiegazione è giunta solo da Telecom Italia che in una nota avvisa: «Per l'acquisto di alcuni servizi da Telecom nel 2002 – dicono dall'ufficio stampa – Elitel aveva accumulato nei nostri confronti un debito di oltre 95 milioni di euro. Dopo diverse diffide e intimazioni a saldare tale debito, rimaste inevase, ci siamo trovati costretti a disattivare i servizi di Elitel lungo le linee telefoniche. Della situazione ha anche preso atto l'Autorità garante delle Telecomunicazioni, secondo la quale abbiamo agito secondo le regole. Non avevamo altra possibilità. Stiamo però garantendo la massima tutela possibile al consumatore».
La Telecom fa anche sapere che, essendo proprietaria delle linee su cui fa scorrere i vari gestori, permetterà a tutti quegli utenti vittime della truffa di effettuare chiamate anteponendo al numero da chiamare il prefisso 1033.
L’unica soluzione nell’immediato resta però il passaggio ad altro gestore.
Intanto, la Federconsumatori di Bergamo ha già contattato numerosi clienti per verificare la situazione, mentre Elitel non risponde più al telefono. Neppure a dirlo.

INVERSIONE DI TENDENZA

Roma, 10 Luglio 2007




COMUNICATO


In data odierna Telecom Italia e TecnoSIS hanno avviato le procedure previste dalla legge per la cessione d’azienda da TecnoSIS a Telecom Italia: tale operazione stabilisce il rientro in Telecom Italia (previsto non prima del 30 settembre) dei lavoratori di Torino, Milano, Trieste, Genova, Ancona, Roma, Catanzaro, Bari e Cagliari all’epoca esternalizzati con motivazioni opposte a quelle addotte oggi per il loro rientro in Telecom.
Infatti, nella lettera oggi inviata alle OO.SS. si legge che tale operazione risponde “………all’esigenza di ricostruire, in termini di efficacia strategica ed operativa, i rapporti fra le strutture di core business e quelle relative alle attività – ad esse strettamente connesse – specificamente orientate alla tutela e salvaguardia degli asset tecnologici aziendali……..”.
Riteniamo che queste parole rappresentino l’ammissione del fallimento della strategia aziendale degli scorsi anni sul tema delle esternalizzazioni che tanti disagi e sofferenze, in termini sindacali e personali, hanno causato alle lavoratrici ed ai lavoratori che in questi anni hanno subito tali processi.
Nel ricordare che sulle aziende esternalizzate è recentemente partita un’iniziativa sindacale che vuole riportare al centro della discussione la situazione di tutti questi lavoratori, SLC-CGIL FISTEL-CISL UILCOM-UIL ritengono che le ragioni per le quali Telecom Italia sta procedendo alla re-internalizzazione di TecnoSIS siano le stesse per le quali, oramai da anni, stiamo denunciando il fallimento delle “mission” del resto delle aziende esternalizzate.
Pertanto, insieme ai delegati SLC FISTEL UILCOM del neonato coordinamento nazionale delle aziende esternalizzate, questo sarà per noi il punto centrale dell’ormai necessario ed inderogabile confronto con Telecom Italia auspicando che la nuova proprietà aziendale posa essere più sensibile alle denunce del sindacato e possa marcare una netta discontinuità con le politiche fallimentari del passato.


LE SEGRETERIE NAZIONALI
SLC-CGIL FISTel-CISL UILCOM

10 luglio, 2007

DEMAGOGIA X DEMAGOGIA


"L'uso privato del cellulare aziendale
giustifica il licenziamento del dipendente"

Link all'articolo di repubblica online

NOTIZIA CHE FARA' RUMORE IN AZIENDA, COLPISCINE UNO PER EDUCARNE CENTO, CERTO CHE NON HA LO STESSO POCO RISALTO DESTINATO AL NS POST DEL 4 LUGLIO, PASSAGGIO IN TV ECC. ECC. DISPIACE RISCONTRARE CHE UN COLLEGA DOPO 30ANNI DI ONORATA CARRIERA VENGA PRESO A PEDATE COSI'. CONOSCENDO LA REALTA' MERIDIONALE DOVE IL "CAPO" ANZICHE' ESSERE TALE SI SENTE "PADRONE" (E PRETENDE UBBIDIENZA CON IL CAPPELLO IN MANO)QUELLO CHE E' SUCCESSO ERA INEVITABILE, NATURALMENTE SE UNO DEI PADRONI FA QUELLO CHE HA FATTO A QUESTA AZIENDA AVENDOLA IN COMUNE CON ALTRI, QUESTO NON VIENE LICENZIATO, MA VIENE REMUNERATO PERCHE' SE NE VADA.

05 luglio, 2007

TLC: SLC-CGIL “SU BIENNIO ECONOMICO, AZIENDE SIANO RESPONSABILI”

“Dopo quasi tre mesi dall’apertura delle trattative sul rinnovo del biennio economico, dobbiamo registrare l’assoluta indisponibilità delle imprese di TLC a farsi carico delle legittime esigenze salariali dei lavoratori del settore”. Così dichiara Alessandro Genovesi, Segretario Nazionale di SLC-CGIL, il principale sindacato del settore.

“Nonostante tutti gli indicatori, da ultimo l’Istat, confermano il buon andamento del settore, la sua crescita costante in termini di clienti e di remunerazione, con le TLC ai primi posti nella crescita delle spese a consumo delle famiglie, dobbiamo registrare l’attendismo con cui l’associazione delle imprese sta procedendo al confronto. Di fronte ad una richiesta ben ponderata di un aumento al 5° livello di 111 euro – continua Genovesi – le aziende mantengono infatti un atteggiamento di chiusura irresponsabile, che rischia di consegnarci un autunno carico di tensioni e di conflitti.
La pazienza e la disponibilità al confronto che, come organizzazioni sindacali ci contraddistingue da sempre, comincia a venire meno: le aziende siano consapevoli che o nei prossimi giorni maturerà un atteggiamento diverso o come sindacati non potremo che trarne le conseguenze, avviando percorsi di mobilitazione in tutte le imprese di telecomunicazioni”.




Roma, 5 luglio 2007

04 luglio, 2007

Telecom: 4 dirigenti indagati a Roma per bancarotta societa' tlc

LINK ARTICOLO Il SOLE 24 ORE.COM


(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 28 giu - Tre dei dirigenti finiti sotto inchiesta sono funzionari di Telecom Italia - si tratta di Alessandro Talotta, Walter Felice Ibba e Riccardo Delleani, tutti del servizio Network Whole Sale - mentre il quarto, Lorenzo Ferrante, e' un funzionario di Tim. Secondo gli inquirenti i quattro continuavano a erogare crediti telefonici per conto di Telecom e Tim ad alcune societa' (la Tc Spa, gia' Teleque Communications Spa e la Carteque Italia) insolventi, contribuendo a causarne il fallimento e arrecando alle proprie aziende un ammanco di circa 76 milioni. In particolare, per quanto riguarda Talotta, Delleani e Ibba, 'aggravavano - si legge nel decreto di chiusura indagini - lo stato di dissesto della fallita (Tc Spa) facendo lievitare il credito vantato da Telecom Italia fino alla cifra di oltre 70 milioni, pur avendo quella societa' manifestato gia' dall'ottobre 2001 evidenti difficolta' nel pagamento di quanto gia' fatturato da Telecom'. A Ferrante viene invece contestato il concorso nella bancarotta di Carteque Italia perche' ne 'aggravava lo stato di dissesto facendo lievitare il credito vantato da Tim fino alla cifra di oltre 1,6 milioni dopo aver consegnato alla societa' 610 sim card (nella consapevolezza che sarebbero servite per la rivendita a terzi pur non essendo la Carteque operatore autorizzato di telefonia)'. L'inchiesta, partita lo scorso anno ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di 18 persone. Di queste, 12 (Neil Charles Crothall, Cristopher Bruce Chesney, Giuseppe Marotta, Francesco Vanzetta, Sebastiano Galantucci, Valter Iasiello, Mirco Mare, Francesca Tiberi, Luigi Bonotti, Vincenzo Ascone, Andrea Castaldi e Gaetano Saviano) furono arrestate lo scorso 27 febbraio per associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta aggravata 'per essersi associati - si legge nell'atto - allo scopo di commettere piu' delitti di bancarotta documentale e patrimoniale costituendo e rilevando societa' operanti nel settore delle telecomunicazioni (Mediterranea Generale Video Srl, Dialcom Srl, Tc Spa, Rsl Com Emilia Romagna-Marche, Teleque Italia, Carteque Italia e Carrier Italia Network, ndr) delle quali cagionavano il fallimento dopo averle amministrate, contraendo ingenti esposizioni debitorie soprattutto con Telecom Italia e Tim e con altri operatori di telefonia'. Nel registro degli indagati per concorso in bancarotta fraudolenta sono finiti anche Giovanni Antonio Manca (uno dei co-fondatori di Tiscali) e Antonio Masala, funzionario della Banca di Sassari. Dlu-lc-

03 luglio, 2007

Telecom I.: domani termina consultazione Agcom su rete

ROMA (MF-DJ)--Scadono domani i 60 giorni di consultazione pubblica sul futuro della rete di Telecom Italia. In questo lasso di tempo sono stati ascoltati dall'Autorita' per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) tutti i soggetti interessati, dagli operatori alle associazioni dei consumatori, hanno espresso la propria posizione sul documento di consultazione.

L'Agcom sta considerando l'opportunita' di procedere a "una piena separazione funzionale della rete fissa di accesso, attraverso la formazione di una apposita divisione separata (business unit)". L'obiettivo e' quello di garantire la neutralita' della rete e la parita' di accesso a tutti gli operatori impegnati sul mercato. Dopo la scadenza di domani, gli uffici dell'Agcom lavoreranno il materiale per poi portarlo al Consiglio. L'obiettivo dell'Autorita' e' quello di "portare a termine entro la fine dell'anno il nuovo percorso regolamentare".