30 giugno, 2006

ASSEMBLEE 187 TOSCANA

Ecco l'esito delle assemblee al 187 della Toscana

FAVOREVOLI 61

CONTRARI 39

ASTENUTI 8

29 giugno, 2006

RUMORS AZIENDALI


RUMORS AZIENDALI DANNO PER IMMINENTE (ENTRO LA FINE DELL'ANNO)IL PASSAGGIO DI ALCUNE LAVORAZIONI A CANONE VERSO ALTRE AZIENDE, NON SI RIESCE A CAPIRE SE SARANNO SOLO LE LAVORAZIONI, RAME..CAVETTI.RTG OPPURE ANCHE I LAVORATORI CHE SONO LEGATI AD ESSE......CONSIGLIAMO DI ANDARE A RILEGGERE IL POST DEL 25 maggio, 2006 INTITOLATO
UN SASSO NELL’ ACQUA.
SE QUESTI RUMORS FOSSERO VERI, L'ACQUA CITATA NEL POST SAREBBE UNA COSA DI BEN ALTRA CONSISTENZA ED ODORE..........


SVEGLIA

MEMORIE STORICHE

Viviamo in un paese dove la memoria è debole, a volte non ricordiamo o non vogliamo ricordare il passato per convenienza, salvo poi ricordarlo solo in fase di recriminazione tenendo il solito atteggiamento infantile che ci contraddistingue..........

Estratto da; Patto per l'Italia - Contratto per il Lavoro 2002
1 Politica dei redditi e dì coesione socialeil Governo e le parti sociali convengono che una efficace politica dei redditi, secondo quanto previsto dal Protocollo del 23 luglio 1993, è lo strumento principale per dare stabilità e forza alla crescita economica, assicurare il perseguimento dell'equilibrio della finanza pubblica compatibilmente con gli impegni del Patto di stabilità e di crescita così come in ultimo definiti nel Consiglio Europeo di Siviglia, salvaguardare il potere d'acquisto delle retribuzioni, conseguire l'innalzamento del tasso di occupazione secondo quanto deciso dal Consiglio Europeo di Lisbona.
La politica dei redditi derivata dagli accordi del 1992 e del 1993 ha contribuito a controllare la dinamica del tasso di inflazione e a realizzare il risanamento finanziario, condizioni fondamentali per garantire un sano e duraturo sviluppo del reddito e dell'occupazione. Tali accordi si sono rivelati uno strumento importante per condurre l'Italia nell'Unione Economica e Monetaria.
L'accordo sulla politica dei redditi e di coesione sociale che si realizza oggi dovrà accompagnare il conseguimento degli obiettivi di Barcellona e di Lisbona realizzando una virtuosa convergenza tra crescita economica, competitività, incremento dell'occupazione e inclusione sociale.
La riduzione del tasso di inflazione verso i livelli medi europei è destinata a continuare nel 2003. Obiettivo del Governo è quello di rafforzare questa tendenza individuando tassi di inflazione programmati in linea con gli andamenti dell'economia e con i risultati da perseguire. Il Governo concorre al contenimento dell'inflazione attraverso comportamenti coerenti in materia di tariffe, prezzi e salari, attivando gli organi istituzionali preposti, nei limiti delle competenze di legge e delle regole di mercato. Il miglioramento della produttività e la progressiva riduzione del cuneo fiscale sul lavoro potranno contribuire ulteriormente a fare crescere il reddito disponibile delle famiglie.
Questo con altri punti fu Firmato con il governo DEL NANO DI ARCORE da CISL E UIL, cercando in ogni modo di frammentare o distruggere la CGIL che in propria difesa porto’ a ROMA
3 MILIONI di LAVORATORI, ed involontariamente si trovò UNICO SOGGETTO POLTICO


Giugno 2006 14 Congresso UIL

Angeletti ha detto che la Uil si accinge a dare la disdetta formale dell'accordo del '93 e pensa che «alla fine Cgil e Cisl si convinceranno della realtà». «L'accordo nei fatti non viene applicato da due-tre anni - ha osservato Angeletti - ma ogni volta viene usato come pretesto. Ci accingiamo a darne disdetta formale in modo che tutti si accorgano che servono nuove regole».

E’ certo che l’accordo in se stesso è divenuto carta straccia, ma è anche evidente che qualcuno ci ha messo del suo………………….

ULTIMA PERLA
Sospensione da parte di UILCOM dello sciopero in Vodafone di seguito le considerazioni di strazzullo alle strutture e l’ultimo passaggio del comunicato della segr. Nazionale di SLC:
Care/i compagne/i, nella giornata odierna Alla base di tale decisione vengono addotte presunte novità che vi sarebbero in ordine alla posizione di Vodafone per la vertenza in corso. La Segreteria Nazionale SLC-CGIL non condivide tali motivazioni sia nel merito, sia nel metodo. Tale decisione non ha neanche precedenti nel lavoro unitario che da anni si sta portando avanti. Vi inviamo copia del comunicato che conferma tutte le valutazioni già svolte. Vi invitiamo a continuare il lavoro di preparazione per una piena riuscita dello sciopero proclamato.


Non aiutano certamente a questo proposito gli atteggiamenti aziendali. Non sono utili anche incertezze o il ritiro dallo sciopero di una singola organizzazione rispetto ad una mobilitazione organizzata da tempo ed unitariamente dal sindacato confederale e dalle RSU.

Dal comunicato del 26/6 della segreteria naz.le del SLC

I creditori hanno più memoria dei debitori.

27 giugno, 2006

DIARIO DEL SACCHEGGIO


Il post seguente è la recensione fatta dall'autore di un documentario sull'ARGENTINA degli ultimi 30 anni, è molto interessante, ma la cosa piu' interessante è che se letto collocandolo nel nostro paese oppure nell'azienda in cui lavoriamo, suscita un naturale confronto e le possibili evoluzioni che si potrebbero realizzare se quel modello fosse o si volesse applicare anche a noi.

La tragedia che noi argentini abbiamo vissuto con la caduta del governo del presidente Fernando De La Rua mi ha spinto a tornare alle origini, quando la ricerca di una identità politica e cinematografica e la resistenza alla dittatura militare mi convinsero, negli anni Sessanta, a realizzare L’ora dei forni (1968).

Ora, la situazione è cambiata. In peggio.
Come è possibile che nel “granaio del mondo” si soffra la fame?
L’Argentina è stata devastata da una nuova forma di aggressione, silenziosa e sistematica, che ha lasciato sul campo più vittime di quelle provocate dalla dittatura militare e dalla guerra delle Malvine.
Nel nome della globalizzazione e del più selvaggio liberismo, le ricette economiche degli organismi finanziari internazionali hanno portato al genocidio sociale e al depauperamento della nazione.
Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, assieme ai loro mandanti,
sono stati i principali complici dei governi di Carlos Menem e di De La Rua.

Nel tentativo di accaparrarsi le straordinarie ricchezze dell’Argentina, hanno imposto piani neorazzisti che sopprimevano i più elementari diritti sociali, condannando milioni di persone alla denutrizione, ad una vecchiaia prematura, a infermità incurabili.

Si è trattato di un crimine contro l’umanità in tempo di pace.
Ancora una volta, la realtà mi ha obbligato a ricontestualizzare le immagini per comporre un affresco vivo su ciò che abbiamo subìto negli ultimi trent’anni: dalla dittatura del generale Videla alla rivolta popolare del dicembre 2001.
Ho iniziato lavorando ad una struttura tematica che, vista l’ampiezza dell’argomento, consta di due grandi parti. La prima Diario del saccheggio, affronta la crisi argentina e i suoi responsabili; la seconda, le vittime della devastazione, i milioni di poveri e di disoccupati e i modi da questi utilizzati per affrontare la crisi.
Non ho ancora terminato questo secondo canto, intitolato Argentina latente. Racconta storie molto forti, di uomini e donne che hanno resistito con solidarietà e speranza. Ogni capitolo è dedicato ad un personaggio - protagonista che narra la sua personale lotta per la sopravvivenza.
Per molti mesi, in fase di montaggio, ho lavorato alla progressione drammaturgica di Diario del saccheggio, dividendolo in capitoli. Desideravo che la narrazione risultasse cristallina, che lo spettatore potesse ricostruire la storia a suo piacimento, come se si trattasse di un puzzle. Cercavo inoltre di riprendere la ricerca del film - saggio, storico e ideologico, iniziata ai tempi de L’ora dei forni.
Il film colpisce non solo per la sua carica emotiva ma anche perché narra storie vere: le trame segrete della mafiocrazia argentina e l’alleanza spuria tra le corporazioni politico - sindacali, il potere giudiziario, le banche, le multinazionali e gli istituti finanziari internazionali.
E’ una vicenda universale che non tocca solo l’Argentina. Il pubblico vuole comprendere ciò che accade nel mondo contemporaneo e, proprio per questo, il film funge da “acceleratore” delle questioni. E’ una sorta di lotta della memoria contro l’oblio. La globalizzazione, infatti, impone la banalizzazione dell’informazione, disperde, confonde, crea pericolose zone di amnesia collettiva.
L’opera ha una decisa vocazione pedagogica. Credo sia la sua forza. E’ concepita come un viaggio, una deambulazione attraverso l’allucinante realtà argentina. La macchina da presa si muove in maniera oggettiva, cercando di descrivere gli astratti scenari del potere: banche, corridoi, saloni, la Casa Rosada, il Congresso... Sebbene si narrino fatti noti, il materiale d’archivio e il montaggio sembrano svelare una storia sconosciuta ai più.
Questa volta ho raccontato un periodo storico di cui sono stato uno dei protagonisti. Nel 1989, per primo, ho denunciato il tradimento del presidente Menem nei confronti dell’elettorato argentino e gli atti aberranti commessi in nome delle privatizzazioni. E nel 1991, per aver divulgato le mie idee, ho anche subìto un attentato.
Memoria del saccheggio è il mio personale contributo al dibattito internazionale attualmente in corso, certo come sono che “un altro mondo è possibile” di fronte ad una globalizzazione sempre più disumana e disumanizzante.


Fernando Solanas (2004)

21 giugno, 2006

IL 25 ed il 26 GIUGNO VOTA NO



ORGOGLIOSI DI ESSERE INDEGNI

CLICCARE SULL'IMMAGINE PER ACCEDERE AL SITO


« Dietro ogni articolo di questa

Costituzione, o giovani, voi dovete

vedere giovani come voi, che

hanno dato la vita perché la

libertà e la giustizia potessero

essere scritte su questa Carta».

Piero Calamandrei,
agli studenti milanesi, 1955

Quel che anch'io giudico inaccettabile è, invece, il voler dilatare in modo abnorme i poteri del Primo Ministro, secondo uno schema che non trova l'eguale in altri modelli costituzionali europei e, più in generale, lo sfuggire ad ogni vincolo di pesi e contrappesi, di equilibri istituzionali, di limiti e di regole da condividere.
Quel che anch'io giudico inaccettabile è una soluzione priva di ogni razionalità del problema del Senato, con imprevedibili conseguenze sulla linearità ed efficacia del procedimento legislativo; una alterazione della fisionomia unitaria della Corte costituzionale, o, ancor più, un indebolimento dell'istituzione suprema di garanzia, la Presidenza della Repubblica, di cui tutti avremmo dovuto apprezzare l'inestimabile valore in questi anni di più duro scontro politico.

Giorgio Napolitano, discorso al Senato, 15-11-2005

18 giugno, 2006

UNA NUOVA FIGURA PROFESSIONALE NEI PROFILI DI TELECOM ITALIA


Si tratta del “ESODABILE” , è quel lavoratore che per ragioni di una possibile uscita dall’azienda in mobilita’ oppure in incentivazione alla pensione, perde TUTTI i diritti garantiti dal CCNL.
Si dira’, ma non è vero fino a che è in azienda i suoi diritti sono garantiti, sulla carta certamente, ma nella realtà l’unica garanzia che ha è quella di non essere licenziato.Andando a leggere bene la azioni che definiscono il mobbing queste si hanno solo in presenza di persecuzioni sistematiche ripetute ed oggettivamente documentate.

È possibile individuare gli elementi che sono indispensabili a connotare una serie di azioni come mobbizanti:
1. Elemento soggettivo: quello dell'intenzionalità, il fatto che il collega o il datore di lavoro mette in atto con l'intenzione di "colpire" il lavoratore. E' proprio, quindi, in base alla finalità che quel comportamento intende perseguire che potrebbe parlarsi di mobbing sul lavoro a danno di un soggetto
2. Elemento temporale: quello della reiterazione del comportamento. Il comportamento perpetrato dev'essere sistematico, ripetuto, come affermano e confermano i dati dei ricercatori, settimanalmente per un periodo prolungato di più mesi.
3. Elemento dannoso: ciò che si vuole provocare al lavoratore è proprio un danno, che può addirittura arrivare fino alle dimissioni.
Il punto uno dell’intenzionalita’ è lampante , infatti al lavoratore viene precluso qualsiasi tipo di incentivazione, passaggio inquadramentale o premio individuale al suo operato (sappiamo bene che un incremento salariale negli ultimi 3 o 4 anni prima della pensione è vantaggioso per il calcolo del rateo).

Al punto due, la reiterazione dei comportamento, sappiamo che è sistematico, infatti l’obbiettivo è solo uno la firma delle dimissioni, questa firma comporta il raggiungimento di obbiettivi a varie strutture aziendali.

Sul punto tre c’è da dire che è la somma dei commenti ai precedenti punti, una bella firma in sede di UNIONE INDUSTRIALI…….

A volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta una vita per scordare un attimo.Jim Morrison

16 giugno, 2006

MARONI ? SI BELLI CALDI


Dichiarazione di Emilio Miceli
Segretario generale SLC-CGIL
su Circolare del Ministero del Lavoro sui “Call Center”



Seppur nella forma di indicazioni operative” ai servizi ispettivi dell’Inps, dell’Inail, dell’Enpals, oltrechè alle Direzioni provinciali e regionali del lavoro, la circolare sui “call center”, emanata dal Ministro del Lavoro, ha un valore politico importante che imprime una accelerazione al dibattito sulla precarietà.
Con un atto amministrativo si è stabilito di chiarire che tutti i lavoratori che non hanno la padronanza del loro tempo, dei ritmi di lavoro, e che dunque non possono gestire né pianificare la propria attività, sono lavoratori subordinati. Detta così, una banalità; che però l’impeto deregolatorio del precedente Ministro e del Governo non hanno consentito di mettere in chiaro.
Dietro questa decisione ci sono decine di migliaia di lavoratori che svolgono attività “inbound”, finora lavoratori a progetto pagati con compensi irrisori.
Per questo la circolare del Ministro Damiano è importante, perché comincia a fare chiarezza ancorandosi ai principi fondamentali del diritto del lavoro. E’, questo, un piccolo passo avanti verso il superamento della precarietà. Con un semplice atto amministrativo! A scanso di equivoci, i problemi della precarietà nei call center non sono superati, tutt’altro! Ma è un piccolo passo in avanti.
Ovviamente abbiamo dovuto, negli incontri che hanno preceduto la stesura della circolare, superare le resistenze del mondo delle imprese; però credo che alla fine si è dato un contributo per fare diventare il lavoro nei call center, almeno in parte, vero lavoro; e le imprese, vere imprese.
Ecco, se poi affronteremo, così come concordato, il tema dei costi e quindi degli appalti, io penso che alla fine riusciremo ad imprimere una regolazione vera ad un mercato sorto spontaneamente e terreno di scorribanda di speculatori.
E’ un giudizio troppo ottimistico? Credo molto modestamente che si sia svolto un buon lavoro.
Roma, 15 giugno 2006

NELL'AREA COMUNICATI REGIONALI IL TESTO ORIGINALE DI MICELI E LA CIRCOLARE DEL MIN. LAVORO ONLINE DAL 17 06

15 giugno, 2006

POCHI MALEDETTI E SUBITO?



PDR GIUGNO

LIVELLI TOTALE

7Q ------> 1364,52
7--------> 1.275,47
6--------> 1.234,76
5--------> 1.093,71
4--------> 1.010,31
3--------> 829,55
2--------> 592,79
1--------> 564,39

Certo a occhio sembrerebbe una bella cifra.........solo vorrei vedere cosa ne faranno
le famiglie monoreddito......ICI, BOLLI, ASSICURAZIONI................
LA NECESSITA' OLTRE A QUELLA DEL RECUPERO ATTRAVERSO LA FISCALITA' E LA RESTITUZIONE DEL FISCAL DRUG, E' ANCHE QUELLE DI OTTENERE FINALMENTE QUESTI PASSAGGI INQUADRAMENTALI, A QUESTA AZIENDA ABBIAMO DATO, RICEVENDO IN CAMBIO COSA? ANCORA STIAMO ASPETTANDO........

14 giugno, 2006

Self service Telecom

Ultimo post
DALL' ESPRESSO
Da principio, la riunione sembrava dovesse svolgersi già negli ultimi giorni di maggio. Poi si è preferito attendere che venisse completata l'ispezione coordinata da Focaroli. Del resto non è la prima volta che il comitato di controllo affronta questo argomento scottante. Già alla fine di marzo, ai quattro consiglieri era stata sottoposta una relazione del management aziendale in cui veniva riepilogata la posizione del gruppo sul tema delle intercettazioni. In pratica si riaffermava che l'unica attività in questo campo era quella prestata a favore della magistratura. E che gli unici ipotetici abusi erano da ricondurre a interventi esterni sulle strutture periferiche. Secondo Telecom, insomma, erano possibili solo intercettazioni di tipo artigianale mediante l'installazione di apparecchiature di ascolto nelle migliaia di centraline disseminate su tutta la rete telefonica. Il comitato presieduto da Ferrarini era anche stato informato dei nuovi incarichi affidati a Tavaroli dopo il suo coinvolgimento (maggio 2005) nell'inchiesta giudiziaria milanese. L'ex capo della security era stato formalmente dirottato a occuparsi della Pirelli Romania. Allo stesso tempo, come venne spiegato ai componenti del comitato di controllo, Tronchetti Provera, con la "disposizione organizzativa numero 213", aveva disposto che Tavaroli avrebbe curato per il gruppo "l'analisi e l'implementazione delle più opportune iniziative per la prevenzione e la gestione delle eventuali crisi collegate ai rischi di terrorismo internazionale". Quindi, il manager ha continuato a essere il punto di riferimento dei servizi segreti all'interno del gruppo Telecom.

Adesso, rispetto a quell'ultima riunione del comitato di controllo, lo scenario appare profondamente cambiato. A Milano, la Procura è riuscita a decrittare l'archivio informatico di Emanuele Cipriani, l'investigatore privato fiorentino, amico d'infanzia di Tavaroli, a cui per anni Pirelli e la controllata Telecom hanno affidato un gran numero di incarichi nell'ambito della sicurezza del gruppo. Cipriani, titolare dell'agenzia Polis d'Istinto, conservava nel suo computer decine di migliaia di file. Una sorta di enorme schedario in cui sono state raccolte informazioni di ogni tipo, comprese quelle patrimoniali e sul traffico telefonico, riguardanti una fetta importante della classe dirigente del Paese. Lo 007, finito anch'egli sotto inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla violazione della privacy e alla corruzione di pubblici ufficiali, è legato da stretti rapporti d'amicizia non solo a Tavaroli, ma anche a Marco Mancini, il direttore della prima divisione del Sismi, quella che si occupa di controspionaggio e antiterrorismo.

Venerdì 2 giugno, in un'intervista a 'Repubblica', Cipriani ha negato di aver mai ricevuto o passato informazioni a Tavaroli o a Mancini. "Mi rendo conto", ha detto, "che è difficile crederlo, ma è così". Proprio questo è uno degli interrogativi fondamentali attorno a cui ruota l'inchiesta dei pm di Milano. Il sospetto è che negli anni si fosse consolidata una stretta collaborazione tra i tre amici. A tal punto da poter condividere notizie e dati utili alle loro attività. In altre parole, questa l'ipotesi degli investigatori, una parte dell'immenso archivio di Cipriani potrebbe essere stato alimentato dagli uffici della security di Telecom. Come pure un altro flusso di informazioni avrebbe preso la strada del Sismi di Mancini. Di certo il fondatore della Polis d'Istinto ha svolto una gran mole di lavoro per il gruppo guidato da Tronchetti Provera. Un'attività che data sin dal 1997 e avrebbe fruttato almeno 14 milioni di euro, di cui 11 accreditati su un conto lussemburghese. Anche su queste fatturazioni la compagnia telefonica ha condotto un audit interno per verificare l'emissione di regolari fatture.

Nell'intervista a 'Repubblica', Cipriani ha affermato che i compensi non sarebbero stati versati alla Polis d'Istinto, ma a due società con base a Londra: la Worldwide consultant security ltd (in sigla Wcs) e la Security research advisor ltd (Sra). Da un controllo presso il registro societario londinese emerge però che solo la seconda azienda citata risulta effettivamente iscritta e attiva. Della Worldwide consultant security invece non c'è traccia. Neppure tra le ditte cancellate negli anni scorsi. Peraltro, secondo i dati depositati, la Security research advisor presenta un bilancio ridotto ai minimi termini, con attività per poche sterline almeno fino alla fine del 2004, ultimo bilancio disponibile. In questa società non compare il nome di Cipriani. Né tra gli amministratori, che sono due fiduciari con base all'isola di Man, né tra gli azionisti. La proprietà infatti risulta intestata a una finanziaria schermo del Liechtenstein. È possibile, in teoria, che Cipriani facesse riferimento a società registrate altrove, ma con conti bancari e uffici a Londra. Non sarebbe la prima volta. Dalle indagini infatti è emerso che all'investigatore privato fiorentino era riconducibile anche un'altra sigla con sede nel paradiso fiscale delle Isole Vergini britanniche, la Plus Venture Management. Comunque, per capire punti di partenza e di arrivo del denaro, la Procura di Milano, dopo le segnalazioni delle strutture antiriciclaggio dell'Ufficio italiano cambi, ha già avviato una serie di rogatorie.

Società off shore, paradisi finanziari, conti esteri. Ne ha fatta di strada l'indagine sulla Polis d'Istinto di Cipriani cominciata a Milano quasi due anni fa con una semplice denuncia per violazione della privacy. A presentarla fu un manager della Coca- Cola. Si era accorto di essere pedinato e quando erano intervenute le forze dell'ordine ecco la prima strana scoperta. Gli uomini che seguivano il manager erano poliziotti poi risultati in contatto con l'investigatore privato fiorentino. Sembrava una cosa da niente. Ma allo sfortunato dirigente, sospettato d'infedeltà aziendale, qualcuno aveva anche pensato di recapitare in busta anonima un cd rom contenente la registrazione delle sue telefonate. Un po' troppo perché l'inchiesta venisse presa sotto gamba. E, infatti, il lavoro dei magistrati conduce ben presto a nuove clamorose scoperte.

Anche a Roma l'intervento del Garante della privacy che ha portato alla delibera contro Telecom prese le mosse da una storia simile. Il ricorso di un cliente Tim che in brutto giorno del 2005 ha trovato nella casella della posta un plico in cui c'erano i dati del traffico telefonico in entrata ed uscita dal suo cellulare: affari di cuore, sembra. Sta di fatto che da lì parte l'inchiesta dell'Authority. Dai primi accertamenti emerge che quei tabulati non sarebbero stati domandati da nessuno. Nei computer dei vari call center quella richiesta di dati semplicemente non risulta. I tecnici di Pizzetti cominciano così a porsi qualche domanda. E scoprono che in Telecom c'era chi poteva rubare informazioni riservate senza lasciare traccia.

12 giugno, 2006

Self service Telecom


DALL' ESPRESSO

Prima parte
Self service Telecom
di Peter Gomez
e Vittorio Malagutti
Troppo facile violare gli archivi delle telefonate. Senza lasciare tracce. Lo ha accertato il Garante della Privacy. Che impone all'azienda controlli più rigidi

Il Garante della Privacy ha bussato alle porte di Telecom Italia la mattina di martedì 23 maggio. Un'ispezione lampo, meno di due giorni per arrivare a una prima, importante conclusione: la più grande compagnia telefonica italiana non ha protetto a sufficienza i dati sul traffico dei cellulari dei propri clienti. In sostanza, i tecnici del Garante, dopo aver trascorso ore e ore negli uffici di via Torrerossa 66 a Roma, uno dei più importanti centri per la telefonia mobile del gruppo, si sono resi conto che alcuni funzionari di alto livello, chiamati in gergo 'addetti IT' o anche amministratori di sistema (meno di un centinaio in tutta Italia), potevano consultare ed estrarre i tabulati telefonici degli utenti quasi senza lasciare tracce. L'apparato informatico, infatti, era congegnato in modo da segnalare il loro ingresso, ma non le operazioni compiute. In caso di controlli successivi, quindi, era impossibile sapere quali fossero le informazioni richieste. I vertici del gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera hanno risposto ai rilievi dell'Authority attribuendoli a problemi di natura strettamente tecnica. E hanno assicurato di essersi già mossi per risolvere la questione nel più breve tempo possibile.

Queste prime spiegazioni di Telecom, però, non hanno soddisfatto il Garante. Ecco perché, secondo quanto 'L'espresso' è in grado di rivelare, il primo giugno è stato emesso un provvedimento ufficiale per richiamare all'ordine il gruppo. Il documento prescrive tre interventi urgenti, da attuare entro sei mesi, per ripristinare una corretta gestione dei dati di traffico telefonico. In primo luogo vanno introdotte soluzioni informatiche che consentano di individuare sempre e comunque l'identità di chi interpella la banca dati. Perché finora, come ha rilevato l'Authority, spesso non si capiva bene chi avesse messo le mani nel database e per fare che cosa. In secondo luogo il Garante ha ordinato che vengano definiti con precisione i cosiddetti 'profili di autorizzazione'. In altre parole, Telecom deve stabilire a quali informazioni sensibili possono accedere i propri funzionari sulla base del ruolo ricoperto. Infine, il documento notificato nei giorni scorsi chiede alla compagnia telefonica di creare una sorta di firma digitale indelebile che permetta, anche a distanza di anni, di risalire a ogni intervento nella banca dati.

La presa di posizione dell'autorità presieduta da Francesco Pizzetti è arrivata in una fase a dir poco delicata. Le vicende di cronaca, ultima della serie quella dello scandalo calcistico, hanno portato alla ribalta il tema dell'uso, e dell'abuso, delle intercettazioni telefoniche. E Telecom Italia è stata anche costretta ad affrontare il contraccolpo causato dalle dimissioni del suo ex responsabile della sicurezza Giuliano Tavaroli, finito sotto inchiesta a Milano perché sospettato di aver messo in piedi una sorta di intelligence parallela approfittando del proprio ruolo. Ma mentre sul fronte penale continuano le indagini affidate ai pm Fabio Napoleone, Stefano Civardi e Letizia Mannella, una nuova tegola è piovuta su Telecom. Già, perché le verifiche interne sollecitate dall'intervento del garante della Privacy hanno portato a un'altra scoperta: l'esistenza di sistemi ad hoc per scaricare tabulati di traffico telefonico a piacimento senza lasciare tracce. Una scoperta inquietante che, almeno sulla carta, avrebbe potuto legittimare i peggiori sospetti. A dar conto di questo problema è stata una relazione preparata dagli uffici sicurezza della telefonia mobile, da anni affidata all'ex poliziotto Adamo Bove. Nel giro di poche ore, dai vertici della multinazionale telefonica è arrivato l'ordine di procedere a una verifica ancora più approfondita. L'indagine è stata affidata all'auditing interna guidata da Armando Focaroli. Il rapporto, redatto a tempo di record, è ormai completato.

A questo punto Tronchetti Provera e i suoi più stretti collaboratori stanno valutando i prossimi passi. È possibile che lo staff legale del gruppo presenti in Procura a Milano un esposto sull'intera vicenda. Sull'argomento non si registrano conferme ufficiali, ma il fatto che non venga escluso il ricorso all'autorità giudiziaria lascia pensare che l'auditing sia riuscita a individuare le tracce di possibili abusi nella gestione dei tabulati. Intanto, la questione è destinata a passare al vaglio anche del comitato di controllo interno di Telecom, composto, come prescrivono le regole sulla governance societaria, da quattro amministratori indipendenti: Guido Ferrarini, che lo presiede, Francesco Denozza, Domenico De Sole e Marco Onado.

11 giugno, 2006

SPY STORIES 2


DALL' ESPRESSO
SECONDA PUNTATA, seguira' una terza

Il tariffario dell'illegalità
Informazioni anche dai precari di call center: prezzi tra 80 e 1.500 euro

Gli spioni Nell'inchiesta della Procura di Milano che ha portato nel marzo scorso all'arresto dei detective privati Pierpaolo Pasqua e Gaspare Gallo (gli spioni del cosiddetto Storace-gate) emerge un fatto inquietante. I dati di traffico dei clienti Telecom non sono acquisibili soltanto dai dipendenti della compagnia, ma anche dai semplici collaboratori di società terze. Basta leggere la richiesta di arresto firmata dai pm milanesi Fabio Napoleone e Luca Civardi per scoprire che una semplice operatrice di call center, Alessandra P., era in grado di sapere tutto: nome, data di nascita, documento di identità e soprattutto i tabulati. Alessandra digitava il numero del telefonino o il nome della persona sul computer e forniva in tempo reale tutto alla sua amica investigatrice Laura Danani (poi arrestata). Solo in un caso Alessandra dice: "Non ho fatto in tempo a vedere se la linea è attiva perché è passato l'assistente".

I soldi L'uso dei dati telefonici per incastrare il coniuge fedifrago non è una novità. L'inchiesta milanese dimostra però i rischi del cosiddetto 'outsourcing', cioè l'uso da parte dei colossi della telefonia di società terze. Secondo i pm, Alessandra P. "sarebbe una dipendente della Atesia Spa, società svolgente attività call center in favore della Tim e/o Telecom". In realtà, chiamando al telefono il centralino di Atesia, rispondono che Alessandra P. è una semplice collaboratrice come la gran parte delle operatrici. Atesia è un colosso del settore. Fattura 53 milioni di euro e possiede 1422 postazioni che gestiscono 300 mila chiamate al giorno. Ci lavorano 4 mila precari con un turn-over elevato. Cosa può fare una collaboratrice del call center? Alessandra P. lo racconta all'amica Laura: "Posso vedere l'intestatario, il traffico, i numeri amici, e tutti i numeri chiamati anche se asteriscati nelle ultime cifre fino a tre mesi prima". Alessandra chiede 80 euro a nominativo, ma i dati valgono di più. Ed è proprio Laura Danani, in una intercettazione, a fornire il tariffario: per sapere l'utente di un telefonino si pagano dai 150 ai 250 euro, mentre i dati delle chiamate in entrata e uscita di un determinato numero, nell'arco di due mesi, costano 1.500 euro, più 300 euro per gli sms.

QUANTO PAGA LA FEDELTA'? ALADINO >7 SETTE EURO; VDT VENDITA >7 EURO 6,5, NOLEGGIO EURO 6; ADSL FREE >7 EURO 4; ADSL FLAT >7 EURO 14

Corrado Calabrò: «Il calcolo del Sic è fatto, ora chi sfonda sarà sanzionato»



Da il sole 24 ore


di Anna Marino



L'autorità per le comunicazioni ha reso noto il valore ufficiale del sistema integrato delle comunicazioni, e cioè il paniere che raccoglie tutte le risorse di questo settore.

Secondo la Legge Gasparri, il Sic è il paniere in base al quale si calcola il tetto antitrust del 20% che nessun soggetto può superare, fermo restando il divieto di posizioni dominanti nei singoli mercati che compongono il sistema. In base agli ultimi calcoli dell'Authority il Sic nel 2004 valeva 21,567 miliardi e 22,144 miliardi nel 2005. A gennaio di quest'anno invece il ministero delle Comunicazioni aveva diffuso una stima del paniere, relativa al 2004, che quantificava il valore totale in 23,9 miliardi.

A Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità per le comunicazioni, chiediamo: perché l’Authority ha fatto soltanto ora questi calcoli? Anche noi avevamo fatto una stima in precedenza, ma erano solo ipotesi, gli ultimi dati calcolati dall'Authority hanno invece valore giuridico. Non è importante però solo il dato complessivo, ma i dati relativi alle singole componenti che sono stati perfettamente identificati, per esempio il mercato radiotelevisivo è il primo, ha il 35% del totale, con 7 miliardi e 700 milioni di euro, segue la stampa quotidiana e periodica con il 29,9%, e cioè 6,6 miliardi di euro, è un dato interessante, poi abbiamo la pubblicità su mezzi non classici che raggiunge il 19,5%, 4milardi e 300 mila euro, l'editoria annuaristica ed elettronica anche per il tramite di Internet (2,019 miliardi, pari al 9,1% del totale, così suddivisa: 894 milioni di ricavi per l'editoria annuaristica, 818 per quella elettronica, 307 per le agenzie di stampa). Infine il cinema, pari al 6,5% dei ricavi complessivi del sistema, è l'unico settore in contrazione dal 2001 al 2004 è diminuito dell'8%, mentre la radio e la televisione sono cresciuti del 6%, come la pubblicità sui canali non classici del 2%, la pubblicità sulla stampa è cresciuta dell'1,4%. Più di tutti è cresciuta la pay tv, che è aumentata del 30%.

Lei ha annunciato, insieme al ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni, che entro gennaio 2007 scatterà una fotografia completa di tutte le frequenze in Italia. Come farete a realizzare questo nuovo database?
Noi come primo passo cerchiamo di conoscere la situazione di fatto, perché l'errore più grave in cui il legislatore italiano è incorso in questi anni è quello di dettare una disciplina legislativa senza conoscere la situazione sulla quale si va a incidere. Già a marzo abbiamo deciso questa ricognizione della situazione delle frequenze, non solo sull'assegnazione ma anche sullo stato di effettiva attivazione e sulle reali condizioni di esercizio degli impianti, e ci baseremo sulle dichiarazioni degli interessati ma faremo anche ispezioni in loco. La precedente ricognizione, che risale agli anni '90, infatti venne fatta necessariamente in modo sommario per ragioni di tempo, perché bisognava redigere una disciplina dopo tanti anni trascorsi dalla sentenza della Corte Costituzionale, del luglio del 1976. E in più in questi anni l'utilizzazione delle frequenze in Italia non solo è avvenuta in via di fatto, ma non è stata comunicata all'Itu, (International Telecommunication Union,ndr), all'Ufficio internazionale delle comunicazioni, con la conseguenza che non c'è stata legittimazione dell'autorizzazione delle frequenze fatta nel territorio italiano laddove andava a interferire con gli altri paesi. Da qui nascono i gravi problemi che il governo italiano si trova ad affrontare in questi giorni a Ginevra nella conferenza che si concluderà il 16 giugno. Quindi ci vuole chiarezza e poi determinazioni conseguenti. Perché quando al momento del passaggio al digitale risulterà, in base alla ricognizione che ora facciamo che verrà regolarmente aggiornata in futuro, che certe frequenze non sono utilizzate o non sono utilizzate razionalmente, allora si imporrà la restituzione di queste frequenze.

In base al calcolo del Sic adesso potete sapere chi supera la quota stabilita dalla legge Gasparri del 20per cento? Senza dubbio, noi scatteremo immediatamente. Abbiamo già fatto i nostri calcoli ed adesso stiamo facendo ulteriori verifiche

Quando saranno pronti i primi provvedimenti?
Siamo già pronti, in ogni momento siamo in grado di dire se qualcuno supera il 20% e in questo caso se c'è uno sfondamento interverremo con sanzioni

Nei prossimi giorni?
Sì, sì, siamo già up to date, la situazione è in perfetto controllo

Abbiamo anche problemi di sconfinamento delle nostre frequenze?
Sì, in Italia sono attivi circa 23/24 mila impianti frequenza contro una situazione come quella di Francia e Germania e addirittura della Russia dove le frequenze utilizzate sono meno della metà. C'è una continua sovrapposizione e interferenza con le televisioni dei paesi confinanti.

Come mai in questi anni non è stato monitorato il settore delle frequenze tv in modo adeguato?
Più ancora che monitorato, non è stato comunicato in sede internazionale , in cui risulta ancora che il nostro paese utilizzi solo quelle poche frequenze che la Conferenza di Stoccolma del '61 le ha assegnato.

Il nuovo catasto delle frequenze sarà la base per un'iniziativa legislativa annunciata dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, che introdurrà tetti antitrust al possesso delle frequenze tv da parte dei singoli operatori?
Sì, ma a questo stesso risultato arriviamo noi per altre vie e ad altri fini. il governo e il parlamento prenderanno le decisioni che riterranno. Noi andiamo avanti con gli strumenti a nostra disposizione, innanzitutto con il rispetto dei singoli tetti per la pubblicità, attraverso il Sic. E prima ancora con il garantire l'accesso a fornitori di contenuti indipendenti. Lo abbiamo deciso con una delibera di due mesi fa, e siamo passati alla fase attuativa con un regolamento con cui imporremo condizioni di non discriminazione perché i fornitori indipendenti abbiano accesso al 40% della capacità trasmissiva. Il pluralismo si attua già in questo modo.

Il trading delle frequenze è avvenuto al di fuori di un quadro complessivo del settore?
Non c'è nulla di anomalo nel libero trading delle frequenze che possono essere oggi vendute e acquistate dai privati, in base alla legge 66 del 2001, ribadita dalla Gasparri del 2004, è consentito anche in altri paesi europei. L'incognita maggiore è quante di queste frequenze verranno riconosciute in sede internazionale. E' importante il dato che verrà fuori il 16 giugno da Ginevra, e cioè quante frequenze verranno legittimate in sede internazionale, e quindi quante saranno da circoscrivere perché non legittimate, al solo territorio nazionale.

09 giugno, 2006

QUALE IL MOTIVO DELL’USCITA DI SALA?


Recentemente con la consuetudine degli ordini di servizio siamo venuti a conoscenza che il Dott. Sala, elegantemente era stato destinato ad altri incarichi. La stessa metodologia era stata riservata al dott. De Benedetti, un metodo molto conforme per non dover dare conto agli azionisti ed i dipendenti di quello che sta succedendo. Non è che noi pensiamo che quello sia un mondo governato dalle Orsoline e tantomeno dalle Carmelitane Scalze, ma almeno che chi ha ruoli di direzione d’impresa non si ostini a perpetrare questo continuo terremoto a cui è sottoposta Telecom Italia dai piani piu’alti fin ai seminterrati. Questa azienda ed i lavoratori che vi operano hanno bisogno di certezze che consentano loro di svolgere le loro attività con tranquillità ed efficienza.
Tornando all’argomento, i rumors aziendali danno alcuni spunti sulle possibili cause dell’allontanamento, la prima di queste sarebbe di uno scontro con il Dott. Ruggero (Mr. 311 kmh)che si trascinava ormai da molto tempo, e che alla luce di un insuccesso aziendale quale la perdita della commessa consip e cnapi a favore di Fastweb ci sia stata una “resa dei conti”.
Emblematica l’offerta di Fastweb ha offerto un ribasso del 70% sul valore della commessa!!!!
Vedremo nel primo anno di gestione la qualità del servizio che saprà garantire a quei costi.
Un'altra chiave di lettura potrebbe essere data dall’arrivo dei berluscones nei posti di comando di telecom, sia con l'obbiettivo di impadronirsi del potere (improbabile ad oggi), oppure con l'obbiettivo di condizionarne le scelte (integrazione contenuti televisivi/ telefonia cellulare) relative al Dvb-H, Mediaset ha investito centinaia di milioni per accaparrarsi i diritti di trasmissione (anche per questa tecnologia) legati al calcio.
E’ probabile che quanto scritto sia la somma o una parte degli argomenti e fatti che hanno provocato l’uscita del dott. Sala, in ogni caso il debito del gruppo è sempre tale da far tremare i polsi a chiunque, i prestiti sono sempre concessi dalle banche ( da Open, concesso prestito da 750mln in due anni………..) il personale viene accompagnato alla pensione, ma un disegno complessivo di quello che sarà non è neanche abbozzato…………

Torna alla mente la video conferenza dell’allora A.D. Bernabè (noto bolscevico) nel passaggio concernente i manuali economici americani ed alla creazione del debito che si sarebbe accumulato arricchendo le banche, ed i gruppi che avrebbero preso il controllo della Telecom.

NUOVO AFFARE?



Dal sole 24 Ore

6 giugno 2006
Decollo lento per la tv sul telefonino
di Pino Fondati



Decollerà la tv sul telefonino? Se sì, quando? E quali sono gli ostacoli? Queste e altre domande se le sono poste i partecipanti a una tavola rotonda organizzata da In Sintesi, società di consulenza per la comunicazione e il marketing.

C’erano operatori tv, responsabili di marketing, docenti universitari ed esperti di comunicazione interattiva che, alla fine del dibattito, hanno tratto una conclusione unanime: la diffusione della tv mobile è rinviato a data da destinarsi. Una conclusione basata soprattutto su fatti. Da anni, alcune aziende (un nome per tutti, Casio) tentano di affermare concetti e prodotti di tv mobile, con risultati commerciali invero deludenti; alla base, soprattutto le resistenze culturali dei consumatori, e tecnologie “in corso d’opera”. Oggi, ci sono stili di lavoro decisamente orientati a una maggiore mobilità, e le tecnologie perché tutto questo si traduca in realtà di mercato.

Basti pensare all’avvento del Dvb-H e alle recenti iniziative di 3 sulla tv sul cellulare, che tanta eco hanno avuto a livello mediatico. Già perché al centro della convergenza dovrebbe essere il telefono cellulare, che diventa sempre più multimediale e sul quale, appunto, convergono tutti i servizi possibili e immaginabili, compresa la tv. Ci siamo, allora, o si tratta di fughe in avanti? A leggere i risultati di alcune indagini presentate nel corso della tavola rotonda (quantitativa a livello mondo, qualitativa per l’Italia, condotte da Tns Infratest, su soggetti di età compresa tra i 16 e i 49 anni, utenti di cellulati, smartphone e Pda), sembrerebbe proprio che per il decollo bisognerà aspettare ancora qualche annetto. Il fatto è che la tv mobile non raccoglie il consenso che ci si potrebbe aspettare; addirittura in quasi tutti i paesi gran parte degli intervistati non ne conosce nemmeno l’esistenza. Gli olandesi sembrano mossi da una vera e propria fobìa, visto che l’85% di essi dice decisamente “no”, e il 10% “non so”.

E, nei paesi dove il servizio è già erogato (per la cronaca, Giappone e Hong-Kong sono i paesi con il maggior numero di utenti), molti di quelli che ne usufruiscono non sono soddisfatti. I motivi? Banalmente, quello che già si sapeva: i costi del servizio, lo schermo troppo piccolo (ma a questo, ahinoi, non si potrà certo porre rimedio), le batterie messe a dura prova, i timori (funzionerà?) circa la qualità audio e video. Il consumatore italiano si pone il giusto dubbio sul motivo per il quale dovrebbe guardare la tv su un desplay microscopico, oltretutto a un costo rilevante. Molti timori sono l’esperienza negativa del servizio di streaming già attivo da qualche anno. Soprattutto, la tv mobile viene visto come un mezzo a sé stante, sul quale trasmettere prodotti dedicati: news e sport, ma in particolare sit-comedy e fiction girate apposta. Insomma, la richiesta è per contenuti ad hoc e, se possibile, on demand. Da qui, la necessità per i fornitori attuali e futuri di sottoscrivere accordi con fornitori di contenuti, e di fare attività di marketing. I mondiali potrebbero dare una spinta all’utilizzo. Così, a naso, gli italiani pensano che l’utilizzo migliore sia in occasione di spostamenti e viaggi, ma non si esclude un uso casalingo, addirittura a letto e in bagno. Il dato che dovrebbe far pensare i fornitori che si avventurano in questo campo ancora inesplorato è che i giovani considerano la tv noiosa e, al limite, da usare come “tappabuchi”, i più adulti una piacevole abitudine casalinga da perpetuare semmai con schermi Lcd sempre più grandi. Tutto questo precluderebbe aprioristicamente larghe fette di mercato alla tv mobile. Dall’altra parte, ancora oggi del cellulare la stragrande maggioranza dei consumatori fa del cellulare un uso limitato, lasciando alla minoranza “ingrippata” il compito di sfruttarne tutte le potenzialità. Ecco, questo è il quadro, che si potrebbe definire tipico di situazioni ancora molto immature. La maturità prevede una serie di fattori concomitanti: quando la convergenza sarà realtà non solo tecnologica e commerciale ma anche culturale, i costi saranno abbordabili, i consumi riprenderanno a volare.

03 giugno, 2006

SALVIAMO LA COSTITUZIONE



CLICCARE SULL'IMMAGINE PER ACCEDERE AL SITO

« Dietro ogni articolo di questa

Costituzione, o giovani, voi dovete

vedere giovani come voi, che

hanno dato la vita perché la

libertà e la giustizia potessero

essere scritte su questa Carta».

Piero Calamandrei,
agli studenti milanesi, 1955

Quel che anch'io giudico inaccettabile è, invece, il voler dilatare in modo abnorme i poteri del Primo Ministro, secondo uno schema che non trova l'eguale in altri modelli costituzionali europei e, più in generale, lo sfuggire ad ogni vincolo di pesi e contrappesi, di equilibri istituzionali, di limiti e di regole da condividere.
Quel che anch'io giudico inaccettabile è una soluzione priva di ogni razionalità del problema del Senato, con imprevedibili conseguenze sulla linearità ed efficacia del procedimento legislativo; una alterazione della fisionomia unitaria della Corte costituzionale, o, ancor più, un indebolimento dell'istituzione suprema di garanzia, la Presidenza della Repubblica, di cui tutti avremmo dovuto apprezzare l'inestimabile valore in questi anni di più duro scontro politico.

Giorgio Napolitano, discorso al Senato, 15-11-2005

PROVIAMO A RAGIONARE DI INQUADRAMENTO


Dal comunicato del nazionale riceviamo un primo passaggio dell’incontro del 23 us sulla trattativa in materia di passaggi di livello così come riportato dall’accordo del 3/12/2005.
L’accordo prevede il passaggio di livello dal 4° al 5° di 10500 lavoratori dal 2006 al 2008, attualmente si sta discutendo il primo step relativo ai passaggi del 2006, 3000 passaggi., ulteriori negoziati verranno effettuati annualmente.
Per cominciare l’azienda è disponibile a trasformare in due step i lavoratori del 119 inquadrati al 3° portandoli a 4° con scadenze giugno 2006 e settembre 2006 (ribadito sul tavolo regionale da Dario Onnis).
Passaggi dal 4° al 5°.

TECNOLOGY
Le strutture coinvolte sono NOA, sale regia/supervisioni e Platform Operation per un totale di 400 lavoratori che nel 2006 prenderanno il livello 5°
I 400 lav coinvolti nel passaggio di livello sono circa 300 dal NOU, e 100 provenienti dalle ex-sale regie (ora Control Room) di TIM, collocate a Roma (40 lavoratori), Milano (30) e Napoli (30) - negli anni successivi saranno coinvolti i restanti lavoratori delle ex-sale regie terriotoriali (ora Operation) – tra cui ad esempio Firenze.
Organici
Il NOA (ex-NSU + rete TIM) è composto da 236 provenienti da ex-TIM e da 1666 ex-wireline, la parte supervisione è composta da 250 lav ex-Wireline e 476 da ex-TIM, la parte PO ha un totale di circa 200 lavoratori: in tutto 2854 lavoratori/trici.
Figura professionale
- disegnano una figura onnicompetente che sa tutto di tecnico e di rapporti con il personale. Le attività sono: conoscenze integrate fisso-mobile; ricomposizione del processo end to end; conoscenze integrate di processo (es. Creation e Maintenance); capacità di svolgere attività operative complesse e coordinarle; conoscenza delle disposizioni in materia di Security & Safety e capacità di applicazione nei contesti operativi; capacità di supportare il responsabile sull’adeguatezza delle conoscenze/competenze del restante personale; capacità di coordinamento operativo relativo al materiale di scorta, dotazioni e strumenti.

FIELD SERVICE
I passaggi di livello previsti in questa struttura sono 1600 (per il 2006)
Organici
10400, di cui 900 del FOM Business e 9500 tecnici SAT (quando si parla di organici si parla dei livelli 4 appartenenti alla struttura coinvolta nello sviluppo inquadramentale: in questo caso FOM.B e CSU; le altre strutture - CSL, SG, ecc. non sono coinvolte dall'accordo… anche perché già prevedono il livello 5).
Nel CSU sono 1800 coloro che hanno le caratteristiche tecniche tali da rientrare nel perimetro "alto" della piramide; nel FOM Business sono 215 (NB i passaggi alla fine del 2006 saranno 1600)
Quindi sono state individuate delle caratteristiche professionali che sono:
CSU

Le attività che danno la possibilità di maturare il livello 5 nel CSU, sono le seguenti, in ordine di complessità: ADSL delivery ed assurance + impianti evoluti trasmissivi (MUX, rigeneratori, ecc.); ADSL base, con permute o senza permute, impianti fonia e portanti fisici. L'azienda (come si vede nella slide 11) mette insieme le attività che considera più pregiate e al quarto livello della piramide traccia una linea di confine, sotto la quale colloca le attività trasmissive, l'adsl senza permuta e gli impianti fonia e portanti fisici, che non prevede l’acquisizione del livello 5.
FOM B
Nel FOM Business non siamo più su logica-attività, ma su logica-prodotto: coloro che lavorano su prodotti dati di alta specializzazione sono potenzialmente coinvolti nel passaggio al livello 5; gli altri ne sono esclusi.
COSTUMER CARE
Tra questi coloro che, rientrando nel perimetro “alto” della piramide, matureranno il livello nel 2006, sono 490 (Business, di cui circa 350 del premium e i restanti 140 dal middle care – slide 19), più 310 (consumer ex 187 e 119) e circa 200 dall’AOT (187.3/5) – il totale come detto è di 1000 complessivi.
Organici
Nel Customer (COP) le strutture interessate sono 3: Business (191 + AO), Consumer (187 + 119) e Tecnical Service (187.3/5) per un totale di 9900 lavoratori, (6000 da ex-wireline e 3900 da ex-TIM).
Caratteristiche professionali individuate
Ognuna di queste hanno una sua piramide costruita su attività diverse: Business (middle care e OA) e Consumer (187 e 119 consumer) comprendono le seguenti attività: front end, back office, retention e outbound (in ordine di priorità aziendale); la quantità di queste attività svolte dà la potenziale possibilità di maturare il livello. Al TS (187.3/5) le attività sono: fonia, dati, supporto prima istanza su adsl e servizi innovativi; coloro che, invece, lavorano sui servizi fonia non concorreranno alla maturazione del livello 5 – in pratica chi lavora sulla coda 5 raggiungerà il livello nel 2006, gli altri no.
All'interno dei singoli perimetri "alti" delle 3 piramidi ci sono rispettivamente 970 lavoratori (Business, di cui 621 Premium Care ex-Wireline e 349 Operation Corporate ex-TIM), 1600 (187/119) e 870 (TS).

L'azienda ha presentato anche una bozza di profilo professionale di livello 5 per la rete e per il customer che hanno diversi difetti; per la rete si parte dall'assunto che sia solo l'integrazione fisso/mobile a dare quella dose di professionalità utile per il raggiungimento del livello, snaturando l'origine stessa della nostra richiesta, basata sul dato di fatto che per 4 anni il settore non ha visto crescita inquadramentale a dispetto dell'evoluzione tecnologico-professionale dei lavoratori; inoltre, questa impostazione cancella dal percorso di crescita tutte le profesionalità “storiche” quali i giuntisti, i portanti fisici, ecc.
Per il customer la declaratoria del profilo è talmente ampia e generica che ci rientra tutto di tutto: in pratica è il profilo del responsabile!!!!
IL TESTO SOPRASCRITTO, E' LA TRASFORMAZIONE DI UNA SINTESI PER ADDETTI AI LAVORI, RESA IL PIU' POSSIBILE ACCESSIBILE A TUTTI.
RESTA INTESO CHE QUESTO E' IL PUNTO DELLA TRATTATIVA, I GIORNI 8 E 9 CM PROSEGUIRA' A ROMA.CI AUSPICHIAMO CHE APPENA IL QUADRO SARA' DELINEATO IN UNA CERTA DIREZIONE SI PREVEDANO DEI PASSAGGI INFORMATIVI PRIMA DI UN'EVENTUALE IPOTESI DI ACCORDO.

02 giugno, 2006

SPY STORIES ?



ARTICOLO DA http://www.repubblica.it/2006/05/sezioni/cronaca/spionaggio-calcio/parla-007-privato/parla-007-privato.html
Emanuele Cipriani, l'uomo dei fascicoli segreti su manager e politici
"De società a Londra, dal gruppo Tronchetti ho avuto 11 milioni di euro"
Parla l'uomo dei dossier
"Così spiavo per Telecom"
di CARLO BONINI e GIUSEPPE D'AVANZO
ROMA - Emanuele Cipriani, 46 anni, ex-funzionario della Banca Nazionale dell'Agricoltura, è "l'uomo dei dossier Telecom", per usare una formula giornalistica. Guai, però, a chiamarlo "spione". "Spione mi sembra un'insinuazione malevola. Io sono un imprenditore della sicurezza privata".
Riepiloghiamo per i lettori. A Milano, lei è indagato, con Giuliano Tavaroli, fino a pochi giorni fa capo della sicurezza aziendale Telecom e quindi Pirelli, per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di pubblici ufficiali per l'acquisizione di notizie "sensibili". "Alcuni dei reati che mi hanno contestato li comprendo. In altri non mi riconosco".
È un fatto che presso un collaboratore della sua agenzia di investigazioni "Polis d'istinto" è stato trovato un dvd da cui, per il momento, sono state estratte 35 mila pagine di informazioni riservate. Secondo alcuni, è solo una parte dei dossier che, per altri, sarebbero addirittura 100 mila. Cominciamo da qui. Quanti sono questi benedetti dossier? Quanti i file? "Devo chiarire che non potrò rispondere alle domande che sono state oggetto dei miei tre interrogatori secretati. È un impegno che ho preso con il pubblico ministero e intendo rispettarlo. Vengo alla vostra domanda. Solo una piccola parte del contenuto del dvd è riservato. Non ricordo il numero dei file contenuti in quel dvd, protetto da un codice crittografico alfanumerico che io ho aperto fornendo ai magistrati la password. Posso dire che vi sono decine e decine di migliaia di pagine di testo elettronico. I dossier raccolgono più file e, per quello che posso ricordare in questo momento, saranno centinaia".
Si è detto che i dossier sono costruiti secondo un protocollo che raccoglie dati anagrafici, patrimoniali, partecipazioni in società, relazioni personali. Lo può confermare? "È vero. Nel corso degli anni abbiamo messo a punto un format che utilizzavamo per sintetizzare al cliente le conclusioni della nostra inchiesta".
Ci può dire quali erano le singole voci del "format"?
"A questa domanda non posso rispondere".
Il dvd raccoglie comunque le indagini delle sua Polis d'istinto? E che significa poi "Polis d'istinto"?
"È diventata Polis d'istinto per un errore burocratico della segretaria del commercialista. Doveva essere Police d'istinto. Comunque, no. Il dvd raccoglie non le indagini della Polis d'istinto, ma di due mie società di investigazione privata registrate all'estero".
Quali?
"La "Worldwide Consultant Security ltd." (Wcs) di Londra, prima, e la "Security Research Advisor ltd." (Sra) sempre di Londra, dopo. La stampa ha parlato della "Plus Venture Management" (Pvm) delle Isole Vergini, ma non è una società operativa".
Queste due società e la Polis d'istinto fornivano servizi a Pirelli e Telecom?
"Diciamo che Polis d'istinto dipendeva per il 45-50 per cento del fatturato dalle commesse di Pirelli e Telecom. Wcs e Sra per il 75-80 per cento".
Quindi, i dossier all'esame della Procura di Milano sono lavoro di Polis d'istinto o di Wcs e Sra?
"Polis d'istinto, oggi di fatto in liquidazione, ha tutto in regola. Sono indagato per il lavoro svolto con le due società estere".
Quindi il denaro che le è stato sequestrato all'estero appartiene a queste due società estere? "Esatto. E ammonta a circa 11 milioni di euro".
Si sospetta che lei abbia fatto da vettore per la creazione di fondi neri o provviste personali di dirigenti Telecom all'estero e dunque che parte di questi 11 milioni non siano suoi. "È una sciocchezza. Quel denaro è mio. L'ho guadagnato con il mio lavoro, che è sempre stato riconosciuto come eccellente. Forse il migliore che fosse possibile reperire sul mercato italiano. Non ero un investigatore con gli occhiali neri e la macchina fotografica al collo che si dà da fare per documentare tresche e corna. Il nostro mondo si è molto evoluto. Oggi, devi essere capace di raccogliere informazioni in Sud America e in Africa. E se ti azzardi a dire riunione, invece che "staff meeting", o telefonate, invece che "conference call", appari uno sprovveduto".
Le due società estere, lei ha detto, hanno lavorato per gran parte a vantaggio di Pirelli e Telecom. Chi le commissionava le indagini? "Il direttore della Security di Pirelli e di Telecom".
Giuliano Tavaroli?
"Negli ultimi anni, sì. Ma non solo lui. Prima, altri direttori della sicurezza".
Da quanto tempo conosce Giuliano Tavaroli?
"Da trent'anni. Eravamo quindicenni e giocavamo insieme all'oratorio di Albenga, dove allora lavorava mio padre, direttore di banca. Giuliano era stato molto sfortunato. Aveva, a quella tenera età, perso entrambi i genitori e mio padre si legò a lui come a un figlio. Da allora, la nostra amicizia non è mai venuta meno. Quando Giuliano era all'Anticrimine dei carabinieri di Milano, si fermava a Firenze ogni volta che poteva. L'ultima volta che l'ho visto è stato a febbraio dello scorso anno, al funerale di mio padre. Questo pasticcio era già cominciato. Da allora, se si escludono gli auguri di Natale, mi ha mandato un sms il giorno della nascita di mia figlia, 35 giorni fa".
Quindi era Tavaroli che le chiedeva il lavoro di informazione.
"Sì, anche lui. Aveva portato prima in Pirelli e poi in Telecom una ventata di innovazione. Un metodo. Il metodo Tavaroli aveva trasformato annoiati impiegati in intraprendenti e attivissimi funzionari della sicurezza, capaci di sorveglianza societaria e finanziaria in ogni angolo del mondo in cui quelle società avevano un qualche interesse. Oggi, se dici Pirelli non ha senso pensare soltanto ai pneumatici e ai cavi".
Lei ha lavorato per la Telecom di Colaninno, mentre lavorava per la Pirelli di Tronchetti. Quando Tronchetti ha acquisito Telecom di Colaninno, per chi dei due ha lavorato?
"Sollevai subito con Telecom e con Pirelli il mio possibile conflitto di interesse. Entrambi mi rassicurarono e, in quel periodo, Telecom mi mise a lavorare su questioni internazionali".
In quel momento decisivo per le sorti delle due aziende, immaginiamo che buone informazioni fossero merce preziosa. Possibile che non le fu chiesto nulla?
"Non mi è stato mai chiesto di tradire la fiducia dei miei committenti".
Nei file contenuti nel suo dvd, ci sono dossier che riguardano i vecchi proprietari di Telecom, come Gnutti e la sua Hopa o Consorte e la sua Unipol?
"Posso dire che né Gnutti né Consorte sono stati, in modo diretto, "soggetti di interesse" del mio lavoro. Non posso escludere che nei file ci siano riferimenti casuali alle società di Gnutti o ad Unipol".
Nel dvd ci sono dossier su politici?
"Non posso continuare a rispondere. Posso solo dire che ci sono file che riguardano persone fisiche e giuridiche".
È un fatto certo che ci sia un lavoro di investigazione su un arbitro di calcio: Massimo De Santis. Da chi le fu commissionato?
"Dalla Pirelli".
Da chi in Pirelli?
"Non, come ho letto, dal dottor Tronchetti Provera che non ho mai incontrato. Fu un incarico come gli altri".
E si chiese il motivo di quell'obiettivo così eccentrico? Immaginò che fosse un lavoro per l'Inter? "Non facevo domande. Mi preoccupavo soltanto di dare risposte. Puntuali e sollecite".
A un amico come Tavaroli, una domandina la si poteva fare.
"Non conoscete Giuliano. L'amicizia è la prima cosa che accantona quando si lavora. Mi è toccato più di una volta subire, anche in pubblico, qualche sonoro cazziatone".
Ha investigato su altri personaggi del mondo del calcio?
"Non ricordo nel dettaglio, ma lo escluderei".
Un altro dossier di cui si favoleggia è quello che riguarda Afef, la moglie di Marco Tronchetti Provera. Nel dvd-archivio ci sarebbero informazioni che la riguardano.
"Questa è un'infamia. Io sono un professionista corretto. E mi sale il sangue alla testa se mi si dice che ho tradito la fiducia di chi me l'ha concessa offrendomi del lavoro. Non ho mai raccolto informazioni sulla signora, che non conosco personalmente. Come, ripeto, non conosco il dottor Tronchetti Provera. Diffondere queste menzogne mi danneggia in modo irreparabile. Peraltro, ce n'è un'altra in giro dannosissima".
Quale?
"Che io avrei subappaltato le investigazioni contro Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini. Non è vero. È un'assurdità. Per fortuna, degli autori di quella iniziativa io non ho neanche i biglietti da visita, né mi è mai capitato di incontrarli ad un congresso di security".
Rimaniamo su Afef. Che tipo di file ci sono sulla signora nel dvd?
"Nessuno. Solo brevi riepiloghi delle prestazioni da noi fornite per la sicurezza sua e del dottore. Era soprattutto un lavoro di tutela: la partecipazione a un congresso, una sfilata di moda. Nulla di più. Nessuna torbida informazione. Soltanto il resoconto del servizio svolto".
Torniamo al suo rapporto con Tavaroli e ai dossier preparati per suo ordine. Che tipo di informazioni le forniva Tavaroli sul "soggetto di interesse"?
"Nulla. A volte soltanto un fax o un biglietto da visita. E io partivo da lì per il mio lavoro. Al più, se si trattava di una società di cui si doveva valutare la solidità, le schede o le informazioni elaborate dalla direzione commerciale di Telecom o Pirelli".
Avrà pure ricevuto delle indicazioni su che cosa concentrarsi?
"No. Il più delle volte c'era il nome e una scritta sotto: "Tutto"".
Che significa "tutto"?
"Significa tutto. Tutto quel che è possibile sapere su una società o una persona. Un lavoro a 360 gradi, come diciamo noi".
Questo "tutto" prevedeva anche qualche manovra borderline?
"Sentite, se in questo momento mi trovo in questa situazione è perché il 20 per cento delle informazioni da me procurate erano riservate. Oggi non lo rifarei".
Cioè, il modo di acquisire quelle informazioni era illegale?
"Lo accerterà la magistratura".
Di che si trattava? Di accessi abusivi a banche dati?
"Di questo non posso parlare, fa parte dell'accertamento giudiziario".
Le chiediamo ancora: Tavaroli le ha mai offerto a sostegno della sua attività tabulati telefonici o, addirittura, intercettazioni?
"Mai".
Non vorrà dire, Tavaroli a parte, che in Italia sia così difficile procurarsi abusivamente tabulati telefonici? "Non sto dicendo questo. Fino a quando ho lavorato io, il mercato dei tabulati telefonici era addirittura florido. Io dico che Tavaroli non me li ha mai forniti, né io li ho mai cercati. Anzi, ricordo un episodio: nel 2003, passeggiando nel centro di Milano, mi propose un'operazione per stroncare quel mercato. Mi chiese di fare da esca. Di chiedere in giro e comprare tabulati, per smascherare i dipendenti infedeli che ne facevano commercio. Il progetto era appoggiato anche da Adamo Bove, allora uomo della sicurezza Tim. Osservai che acquistare tabulati comportava dei rischi. Tavaroli mi rassicurò, dicendo che ne avrebbe parlato all'autorità giudiziaria prima di mettermi all'opera. Poi, della cosa non se ne fece nulla. Racconto questo episodio per dire che, non solo io non ho mai utilizzato tabulati o intercettazioni, ma che il mio committente, Tavaroli, era impegnato a stroncare quel traffico illegale".
Pare che la maggior sorpresa del suo archivio elettronico la riservino gli accertamenti patrimoniali all'estero. È così facile ficcare il naso nei conti esteri degli italiani?
"Ci sono società estere specializzate in intelligence patrimoniale. Questo lavoro, che si costruisce con gli anni, era svolto anche dai miei corrispondenti all'estero. Miei collaboratori insomma. Brava e ben pagata. Come per altro accadeva anche in Italia, dove potevo contare su analisti, consulenti, giornalisti...".
Giornalisti?
"Sì lavoravano per me due giornalisti specializzati in terrorismo e crimine organizzato che, ora, mi risulta abbiano collaborazioni con Telecom. L'ex vicedirettore di "Famiglia Cristiana" Guglielmo Sasinini e Francesco Silvestri, già direttore di "Narcomafie". Li pagavo con regolare fattura. Erano molto bravi ad analizzare gli scenari mondiali. Anche complessi".
Lei conosce Marco Mancini, numero due del Sismi? "Marco l'ho conosciuto alla metà degli anni '80, quando lavorava con Giuliano all'Anticrimine dell'Arma dei carabinieri di Milano. Ho avuto con lui e con la sua bellissima famiglia, un rapporto molto intenso e profondo. Sono molto affezionato ai Mancini".
Il suo lavoro ha tratto vantaggio da questo rapporto di amicizia?
"Non dovete mescolare l'amicizia al lavoro. Marco ha una forte sensibilità istituzionale che sa tenere ben distinti l'amicizia da questioni di altro tipo. Mai ho approfittato del nostro rapporto né lui me l'avrebbe consentito".
Ammetterà che è difficile credere che voi tre - lei, Giuliano Tavaroli, Marco Mancini - tre ragazzi cresciuti insieme che fanno, per organizzazioni diverse, lo stesso mestiere al mercato delle informazioni non si danno una mano scambiandosi, di tanto in tanto, qualche notizia o dossier riservato.
"Mi rendo conto che è difficile crederlo. Ma è così".
Dicono che tra i suoi amici ci sia anche un altro ingombrante personaggio, Licio Gelli. "È un'altra sciocchezza. Non conosco Licio Gelli, anche se mi è capitato di incontrarlo in circostanze non felici, come il funerale di sua figlia. La verità è che da oltre 15 anni sono amico di suo figlio Raffaello e della moglie Marta".
Lei è massone?
"No. Né frequento circoli. Da un anno e mezzo conduco vita ritirata e peraltro nessuno si affanna a venirmi a trovare".
In effetti, anche il suo amico Tavaroli oggi la definisce "avido" in un colloquio con il Sole-24 Ore.
"Avido io? Potrei dire che è lui troppo disinteressato all'aspetto economico. Voglio credere che ci sia stato un eccesso di sintesi. Di Giuliano penso e voglio pensare solo bene".

(2 giugno 2006)

01 giugno, 2006

ACCORDO ALL. CCNL INQUADRAMENTO


CLICCARE SULL'IMMAGINE PER INGRANDIRLA